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Le nuove declinazioni della tv3

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Convergenza e neotelevisione Analisi dei nuovi modelli di fruizione della televisione Tesina di Sociologia della radio e della televisione di: Lorenzo Muro e Francesco Piccolo
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Page 1: Le nuove declinazioni della tv3

Convergenza e neotelevisione

Analisi dei nuovi modelli di fruizione della televisione

Tesina di Sociologia della radio e della televisione di:Lorenzo Muro e Francesco Piccolo

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L’età della convergenza

“Benvenuti nella cultura della convergenza, dove vecchi e nuovi media si incontrano, dove forme mediali generate dal basso e dall’alto si incrociano, dove il potere della produzione mediale e quello del consumo interagiscono in modi imprevedibili”

(Jenkins, H., Convergence culture, where Old and New media collide, New York University Press, 2006)

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L’età della convergenzaDalle comunicazioni intercontinentali alla trasmissione (e dunque condivisione) di enormi quantità di dati, oggi è possibile allestire una programmazione di video in flusso o on-demand, a tal punto che demarcare il confine tra comunicazione televisiva, audience, medium e produzione di contenuti diventa sempre più difficile.

Il concetto di convergenza presenta due paradigmi:

• Convergenza tecnologica: la tendenza a riunire tutti gli apparati tecnologici (medium) in un unico apparecchio multifunzione

• Convergenza dei soggetti: il meccanismo di ibridazione e rivisitazione tra audience, produzione e trasmissione di contenuti come conseguenza sociale e culturale della trasformazione dei media

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L’età della convergenzaLa prima definizione di convergenza ci è stata data da De Sola Pool, che scrisse già in era pre-digitale:

“Un processo chiamato convergenza delle forme di comunicazione sta offuscando le linee di demarcazione tra i media, nonché quelle tra le comunicazioni interpersonali (come la posta, il telefono, il telegrafo) e le comunicazioni di massa (come la stampa, la radio e la televisione). Un solo mezzo fisico – fili, cavi o onde radio – può farsi canale di trasmissione di messaggi che in passato erano forniti per vie distinte. Così il rapporto biunivoco che esisteva un tempo tra le diverse forme di comunicazione (i diversi media) e i diversi canali di trasmissione si sta logorando: è quanto si intende quando si parla di convergenza di forme di comunicazione.”(De Sola Pool, I., Tecnologie di libertà: informazione e democrazia nell’era elettronica, UTET, torino 1995)

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Televisione: alla ricerca dell’interattività

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Il digitale terrestreIl digitale terrestre (DVB-T) rappresenta un’innovazione per la televisione; il suo ingresso nel mercato è partito nel 2007 ed la sua entrata nelle case degli italiani è in atto ancora oggi. Il fenomeno della digitalizzazione delle frequenze presenta diverse ragion d’essere:

• Si tratta di un adeguamento del nostro sistema televisivo alle norme nella Comunità Europea in materia di telecomunicazioni, in linea con il progetto di legge che sancisce un “Testo Unico della televisione”, approvato dal Senato il 2 dicembre 2003.

• In secondo luogo, si sta passando al digitale per ridurre la dimensione delle frequenze e per ampliare l'etere: la trasmissione attraverso le frequenze digitali è infatti molto più leggera e supportabile della trasmissione attraverso l’etere (le radiofrequenze). Ciò dovrebbe permettere una maggiore disponibilità delle risorse per la trasmissione, e dovrebbe favorire la nascita di nuovi programmi per ampliare l'offerta televisiva e di conseguenza anche la quantità di contenuti accessibili al pubblico.

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Il digitale terrestre“L’affermarsi della nuova tecnologia digitale, quindi, modifica i presupposti stessi per la regolamentazione della trasmissione televisiva terrestre: grazie al digitale lo spettro elettromagnetico, sebbene invariato, potrà veicolare un numero maggiore di canali, ridimensionando la scarsità di frequenze posta alla base della legittimazione dei monopoli pubblici radiotelevisivi prima, e alla disciplina antitrust di settore in seguito. Ancora, le nuove tecnologie di trasmissione e ricezione mettono a disposizione nuove opportunità di offerta e spianano la strada a inedite modalità di fruizione: i nuovi operatori si discostano notevolmente dall’impostazione generalista della televisione tradizionale per offrire servizi sempre più personalizzati (pay-tv, pay-per-view tv. Video on-demand), mirando ad una progressiva interazione con l’utente finale.”

(Gardini, G, “Aspettando il digitale: l’eterna transitorietà”, In Le regole dell’informazione, Bruno mondadori, Milano, 2009. pp. 147-150)

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Il digitale terrestreDalle parole di Gardini si nota meglio come anche il mondo della televisione si sta avviando verso un’offerta pluralista, più frammentata e meno generalista.

Inoltre, in futuro il digitale ci permetterà un minimo d'interazione con il flusso televisivo, consistente nella maggior parte dei casi con delle pratiche di televoto (probabilmente tramite i quattro tastini colorati del telecomando digitale).

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Il ruolo del servizio pubblico• Garantire un flusso di contenuti sicuro e di qualità è ancora un impegno istituzionale ed etico, oppure conviene lasciare il pubblico “abbandonato a sé stesso”?

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L’istituzionalità del mezzoTra gli aspetti del poliedrico mezzo televisivo è di fondamentale importanza quello istituzionale. Oltre che instaurare un preciso tipo di rapporto con il pubblico, durante la loro storia i media (e i loro medium) diventano tramiti tra i cittadini e le istituzioni. Alcuni network infatti hanno la responsabilità di rappresentare il versante istituzionale di un paese. Lo sapeva bene il primo direttore generale della BBC, John Reith, il quale affermò che:

“Bisogna dare al pubblico ciò di cui ha bisogno, e non ciò che desidera. Ma non solo, il servizio pubblico ha la responsabilità di portare nel numero più ampio possibile di case il meglio di ciò che è stato formulato in ogni area della conoscenza umana. C’è necessità di educare informare, intrattenere”

L’ importanza e l’imprescindibilità di una guida istituzionale sembra dunque essere, almeno per quanto riguarda i network d’informazione statali, un’esigenza che non si può negare, anche perché è inevitabile che nell’ampissima sfera dell’audience vi siano persone che non sappiano gestire l’enorme quantità di contenuti, sia statici che in flusso.

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Perché considerare il digitale terrestre quasi come un “new media”

Sebbene sia di fatto un’espansione della tv, un congegno da applicare alla normale televisione, il digitale terrestre merita forse di essere considerato quasi come un nuovo media, poiché:

• Ha influito notevolmente sulla produzione televisiva, anche a livello di propaganda (l’intensiva campagna pubblicitaria multicanale che nei giorni scorsi descriveva il meccanismo di installazione e funzionamento del decoder)• Ha allontanato, speriamo temporaneamente, quella parte di pubblico meno tecnologicamente alfabetizzata (come gli anziani), diffidente nei confronti delle nuove tecnologie e poco istruita sul funzionamento e sull’installazione delle apparecchiature• Si riscontrano problemi di sintonizzazione e di trasmissione del canale anche in regioni dove lo switch-off delle frequenze analogiche è avvenuto da alcuni mesi (come Roma e Lazio)

Il decoder digitale dunque presenta alcune problematiche interessanti che potrebbero essere equiparabili a quelle che si riscontrano alla nascita di un nuovo media.

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Web 2.0: dalla 56k allo streaming

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Le prime interconnessioni di internet e tvDalla seconda metà degli anni '90 sino ai primi anni del nuovo millennio, il mondo di internet è stato utilizzato come un‘ ”ancora” per la televisione.

Il flusso di contenuti, pregio e allo stesso tempo difetto della tv, veniva reso statico in una pagina web. Si pensava ad internet come estensione della "realtà mediatica", un luogo di approfondimento dei contenuti specialistici, sfruttato soprattutto in ambito pubblicitario e per alcuni format ben definiti (come ad esempio il "Grande Fratello").

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La tv via web

La pagina internet di Rai nel suo primo periodo d’uscita, settembre 1996

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Il Web 2.0Dall'inizio del 2000 si diffonde la banda larga, meglio nota come ADSL, che permette una rapida velocità di trasferimento dati e dunque un maggior potenziale del medium computer.

Si delinea quello che verrà chiamato Web 2.0 e si inizia a pensare ad internet non più come piattaforma supplementare, ma come strumento autonomo o semi-autonomo, anche per la trasmissione di filmati.

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Nel febbraio 2005 nasce Youtube (letteralmente tradotto come "Il tuo canale", che presenta il motto "Broadcast Yourself"). Si tratta di un servizio attraverso il quale è possibile caricare dei video autoprodotti per condividerli con chiunque abbia accesso alla rete. Il servizio permette anche di caricare dei video registrati dalla televisione.

La semplice possibilità di fare l'upload di video prodotti con normali webcam e di essere "visti" da altri utenti ha reso youtube un sito quotato miliardi e in seguito comprato dal colosso google. Il sito è stato al centro di molte vicende sia legali che etiche, fra le quali possiamo certamente citare la causa milionaria Youtube - Mediaset. L'azienda televisiva chiese una somma esorbitante come risarcimento per i diritti d'autore violati dagli utenti di youtube. Da qui possiamo vedere come la televisione si sia in breve interessata a internet; in questo caso si accusava il sito di rubare audience alla televisione.

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Altre piattaforme di broadcasting

Ciò che era solo teoria negli anni 90, l'epoca dei primi software di condivisione peer to peer, diventa realtà grazie ad un medium finalmente costituito (e nel corso degli anni testato). Altre società sviluppano piattaforme simili, ed i più famosi oltre al già citato canale sono "MySpaceMusic", per la condivisione e diffusione di musica autoprodotta e "Megavideo", per la diffusione in streaming di pellicole cinematografiche e programmi trasmessi in tv (a volte anche protetti dal copyright e al limite della legalità).

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Difficoltà di definizione del pubblicoda parte dei network

Esistono però contesti di fruizione per i quali non è possibile controllare le modalità di accesso ; ci riferiamo in particolare ai particolari servizi di video “on-demand”, come ad esempio i servizi riservati agli utenti della tv a pagamento o alla fruizione di video su canali come Youtube. Questi canali difatti non presentano la classica “logica del flusso”, caratteristica principale della televisione classica. In tal modo è possibile vedere e rivedere qualsiasi contenuto in qualsiasi ora della giornata. Risulta difficile, per un produttore o un network, stabilire:

• Cosa osservano gli utenti• Quando lo osservano• Per quante volte• Dove

La tendenza del pubblico è quella di incentrarsi maggiormente su contenuti “soft”, è cioè non impegnativi (lo si può verificare con l’esponenziale crescita delle soft news sulle principali testate giornalistiche); il pubblico preferisce dunque saziare “lo stomaco” e non “la testa”.

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L’interesse della tv al web

La visione di contenuti tramite il web rappresenta ancora un prodotto destinato ad una, seppur cospicua, minoranza, poichè il medium presenta forti barriere all'accesso (l'alto costo dei pc, la connessione non ancora disponibie in tutta italia, la difficoltà nell'uso del computer e dei browser di internet). Essa rappresenta però una quota di mercato in forte ascesa e vanta di una considerazione sempre maggiore da parte dei produttori televisivi. Sempre di più la televisione abbandona la propria autoreferenzialità per trattare anche di Internet. Basti pensare che tra il 2005 ed il 2006 Rai, Odeon e La7 hanno acquistato un canale ufficiale per la trasmissione dei propri contenuti su Youtube.

Essa rappresenta però una quota di mercato in forte ascesa e vanta di una considerazione sempre maggiore da parte dei produttori televisivi. Sempre di più la televisione abbandona la propria autoreferenzialità per trattare anche di (e su) Internet.

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L’interesse della tv al web

I Canali ufficiali di Youtube (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/YouTube)

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La mobile-tv: un prodotto prematuro?

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Il fenomeno (limitato) della mobile-tvPrecisamente tra il 2006 e il 2009 uno dei maggiori provider di telefonia mobile italiana (la 3hg Italia) ha proposto ed immesso sul mercato una variante innovativa del telefono cellulare, il Tv-fonino, che oltre alle consuete caratteristiche del dispositivo mobile permette di vedere anche la televisione (pagando un piccolo canone).

Esistono poi dei minitelevisori che permettono la visione della tv anche in auto o fuori casa,ma sono evitati per via del loro alto costo.

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Le ragioni del flop della mobile-tvQuesto tipo di prodotti ha però delineato un target davvero esiguo ed estremamente di nicchia (principalmente parliamo di businnessmen o di persone che per ragioni di lontananza dall'abitazione e da qualsiasi altra fonte televisiva non vogliono rinunciare alla fruizione). Le ragioni di questo flop sono plurime: • In primis, vi sono delle ragioni tecniche: i supporti mobili come i cellulari (ma anche i recentissimi netbook) sono dotati di uno schermo davvero troppo piccolo per poter guardare un filmato per più di due minuti. Inoltre la qualità degli schermi e dei ricettori non sono sufficienti a trasmettere audio e video di media qualità. • In secondo luogo, ma non meno importante, vi è il problema del costo di accesso al servizio: i canali televisivi tradizionali sono beni a domanda "verticale ed anaelastica" (sono prodotti, cioè, che all'aumentare del costo riducono fortemente la domanda). Il pubblico, soprattutto quello italiano, sembra non voler pagare un soldo in più per utilizzare un servizio che potrebbe avere gratis da altre fonti, un po’ come successe con il servizio di news sul cellulare.

(per una maggiore delucidazione sulla teoria dell’offerta verticale, confrontare Lanzi, D. Economia Politica, Roma, Laterza, 2003, capitolo 5: “La teoria della scelta del consumatore e della domanda”)

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Le ragioni del flop della mobile-tv“I primi servizi sperimentali di news sul cellulare arrivano in Italia nel 1999. Partono l’Ansa, tra le agenzie e la Poligrafici editori tra i quotidiani. Il servizio della Poligrafici Editoriale, nella sua fase sperimentale, è limitato all’area di Bologna. […] Gli utenti iscritti al servizio sperimentale gratuito sono 3200 […[ in una seconda fase il servizio viene esteso agli altri due quotidiani del gruppo: “La Nazione” ed “Il Giorno”. Il servizio, nella forma gratuita, raggiunge in breve 120000 utenti. Persone a cui ogni giorno le notizie arrivavano in tasca. Un primo tentativo di trasformare la fase sperimentale gratuita in un servizio per abbonati a pagamento avviene tra il maggio ed il giugno 2000. […] L’iniziativa non incontrò però il facore del pubblico. E’ un’emorraggia: pochissimi abbonati acquistano la news card in edicola. Gli altri preferiscono disattivarsi”

(Pratellesi, M., New Journalism, Bruno Mondadori, Milano, 2004)

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Possibili visioni del futuro: il PanopticonLo svolgimento culturale e quello mediatico, attuati in maniera simbiotica e complementare durante questi ultimissimi anni, hanno contribuito a trasformare le tecnologie, modificando la cultura in funzione delle ampissime possibilità che abbiamo di interagire con la realtà che ci circonda.

L'universo mediatico a nostra disposizione ci permette infatti di (avere la sensazione di) controllare tutti gli aspetti della nostra realtà da un'unico punto focale della nostra casa.

I sociologi della convergenza hanno assuntocome metafora il Panopticon (letteralmente, “colui che osserva il tutto”), il carcere ideale Ideato da Jeremy Bentham nel 1791: una struttura ideata in modo che un solo guardiano potesse controllare tutti i prigionieri.

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Il panopticonEcco dunque i medium di comunicazione di massa del futuro, dei veri e propri Panopticon grazie ai quali potremmo tenere d'occhio qualsiasi cosa ci interessi dell'universo tanto frammentato e specializzato della futura realtà mediatica. Speriamo solo che non siano dei macchinari mostruosi ed inquietanti come questo.

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Problematiche di fondoIl panorama mediatico che abbiamo delineato, esaltando il valore della convergenza, ci pone di fronte a degli interrogativi che meriterebbero un ampio approfondimento;

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Convergenza o divergenza?“Un paradigma della convergenza deve, perciò, considerare che, a differenza delle previsioni essa significa pluralizzazione, divergenza, complessificazione sul piano delle modalità distributive e fruitive.”(Scaglioni M., Sfardini A., Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza, Carocci, 2008, p.45)

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Moltiplicazione dell’offerta e specializzazione dei contenuti

La convergenza contribuisce allo sviluppo della teoria del paradosso, che si sviluppa in due direttrici opposte: ha come conseguenza, per l’appunto, la convergenza di tutti i mezzi tecnologici in un unico medium, ma d’altra parte vengono prodotti contenuti sempre più diversificati, frammentati e specialistici.

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L’utente e la multi-Tv• In che modo dunque l’utente deve rapportarsi con la nuova realtà mediatica? Sarà capace di gestire da solo un insieme di contenuti statici e separati dal flusso? Saprà ricavarne la prospettiva di realtà migliore a fronte del limitato tempo che ha a disposizione?

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Come orientarsinell’oceano di contenuti: la scelta

Il futuro panorama mediatico sembra dunque nascondere un grande paradosso. L'offerta si moltiplicherà esponenzialmente all'aumentare della disponibilità, e dunque aumenterà di molto anche il numero di reti e di programmi mandati in onda attraverso i vari medium.

Diversificando l’offerta, i vari network alimenteranno la via della frammentazione o specializzazione dei contenuti, e di fatto sarà impossibile per l’utente seguire tutti i contenuti senza rinunciare a nulla.

Anche se ci sarà una maggiore offerta, il tempo a disposizione del singolo utente rimarrà sempre lo stesso, e dovrà quindi scegliere quali canali seguire, e quali porre in secondo piano.

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Convergenza: processo in corso e non un punto di arrivo

Lo scenario odierno si presenta in fondo come un insieme variegato e diversificato, che presenta un futuro complesso ed imprevedibile per alcuni aspetti. L’approccio profetico e spesso catastrofista di alcuni autori nell’affrontare la questione non ha uno sguardo sufficientemente ampio per comprendere l’intero fenomeno. Bisogna concentrarsi invece sugli aspetti salienti e visibili di questa tendenza ancora in atto, ovvero: la sempre maggiore ibridazione delle forme mediali e la moltiplicazione dei contenuti. Questo processo non esclude però le classiche occasioni di interazione ormai naturalizzate da tempo.

“Un processo congiuntivo piuttosto che sostitutivo”, ovvero segnato dalla sovrapposizione di forme televisive plurali. L’aspetto saliente non sta tanto nell’affiancarsi di queste forme e modalità, quanto nella loro sempre più marcata fluidità.” Tuttavia è impossibile tracciare un quadro completo senza considerare il contesto storico-geografico.(Scaglioni M., Sfardini A., Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza, Carocci, 2008 p.39)

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Riflessione etica sulla fruizione dei mediaPremettendo che la tutela del pubblico rimane un argomento di materia, oltre che deontologica ed etica, anche legislativa, e che ogni network ha assoluta capacità di gestione e controllo dei contenuti che circolano su di esso, dobbiamo considerare che nell’età della convergenza, dove ogni fruitore è un potenziale produttore e i confini si fanno più indistinti, ogni spettatore dovrebbe essere autonomo, oltre che attivo. Ogni spettatore dovrebbe porsi a tutela di sé stesso e dei membri del proprio nucleo abitativo. Questo diventa un assunto di base quando, in contesti come le web tv, lo spettatore è estremamente attivo, e dovrebbe interrogarsi sull’utilità delle sue modalità di consumo.

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Una valida alternativa:Essere “cittadini bene informati”

Alfred Schütz (1899 – 1959) delinea, in un suo saggio del 1943, una semplice ma efficace tipologia di “esseri sociali”:

• L’uomo della strada

• Il cittadino bene informato

• L’esperto

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“Vengono presentati l'uomo della strada, il cittadino e l'esperto come tre classi di attori competenti. L'uomo della strada possiede una conoscenza pratica di molti settori di vita quotidiana, che affronta utilizzando manuali, libretti d'istruzioni, ricettari, ed un sapere memorizzato personale ("ti preparo una torta come faceva la nonna"), ha insomma uno stock di conoscenze pratiche sufficienti ad un'azione che non richiede particolari studi o esperienze (anche di lavoro). L'esperto ha una conoscenza ristretta ad un settore particolare, specifico, un sapere approfondito e specialistico: si fonda su asserzioni verificate, su testi autorevoli, su ricerche considerate valide, "scientifiche" dalla comunità degli esperti (appunto) alla quale, almeno per un settore, può dire di fare parte. Il cittadino ben informato si colloca in una posizione intermedia: sa praticare una conoscenza per ricette o manuali, ma possiede un insieme cognitivo più articolato che combina il sapere pratico ("si fa così") con riflessioni ed esperienze personali, non possiede una conoscenza "esperta" ma vuole pervenire a opinioni ragionevolmente fondate, giustificabili razionalmente - e in caso di necessità, conoscendo appunto i propri limiti, ricorre all'esperto.”

(Citazione da Protti, M., Studi tedeschi: la sociologia da Weber a Schütz, Mimesis, 2008)

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Il nuovo cittadino

Nelle ormai già lontane parole di Schütz vi è una risposta alla frammentazione della neotelevisione. Non essere più telespettatori passivi, uomini della strada, nè fruire unicamente e totalmente di contenuti specialistici: essere esperti è utile solo nella propria ristretta cerchia di esperti. Ma essere cittadini ben informati. Saper essere versatili per porsi tra globalizzazione e glocalizzazione, per informarsi con spirito critico sugli eventi lontani che la televisione ci porta nel nostro appartamento, per riflettere anche sulla realtà locale. Se la maggior parte del nuovo pubblico cercherà di porsi nell'enorme quantità di contenuti che ci aspetta con lo spirito del cittadino ben informato, la frammentazione dei contenuti non sarà un problema insormontabile, ma diverrà un'enorme opportunità per l'audience.

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Bibliografia

• De Sola Pool, I., Tecnologie di libertà: informazione e democrazia nell’era elettronica, UTET, torino 1995 • Gardini, G, Le regole dell’informazione, Bruno mondadori, Milano, 2009

• Jenkins, H., Convergence culture, where Old and New media collide, New York University Press, 2006

• Pratellesi, M., New Journalism, Bruno Mondadori, Milano, 2004

• Protti, M., Studi tedeschi: la sociologia da Weber a Schütz, Mimesis, 2008

• Scaglioni M., Sfardini A., Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza, Carocci, 2008

Per la ricerca di immagini d’archivio e di tabelle informative:• www.wikipedia.org• www.webarchive.org


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