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Le organizzazioni di significato personale [modalità ... · Ecco perché Guidano può ... nostri...

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Le organizzazioni di significato personale Una lettura costruttivista e una psicoanalitica Idipsi, Gennaio 2010 Mirco Moroni
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Le organizzazioni di significato personale

Una lettura costruttivista e una psicoanalitica

Idipsi, Gennaio 2010

Mirco Moroni

Alla base di tutto ci sono le interazioni sociali

� Un concetto basilare del costruttivismo riguarda il considerare scopi, piani e sistemi di credenze, nonché sentimenti ed emozioni dell'individuo, come strutture mantenute unicamente attraverso l'interazione sociale. Viene definita la presenza di un feedback reinventivo che organizza l'attività mentale (e di conseguenza i singoli comportamenti), correlandola al contesto relativo in cui il soggetto si trova a vivere.

Il processo di conoscenza

� Dal momento che il processo di conoscenza si caratterizza e si sviluppa dalla continua interazione dell’uomo con il sistema a cui appartiene, allo stesso modo è lecito supporre che anche la conoscenza di se stessi segua le stesse vie; come afferma Guidano: <> (Guidano, 1992). In questo senso l’uomo (sistema conoscitivo individuale) è concepibile come un continuo processo di attribuzione di significati derivabili dalla relazione in atto e dalla struttura percepita delle relazioni passate.

Il sé è un processo che si costruisce nelle relazioni

� Il Sé passa dall’essere definibile da un insieme di attributi psicologici, come lo intendevano gli psicologi classici, ad essere concepito come un ‘processo’ in continua relazione con il mondo e con se stesso. Ecco perché Guidano può affermare che il Sé ed il significato personale sono “due facce di una stessa moneta”. Con ciò si introduce anche un secondo elemento di riflessione: il Sé, lungi dall’essere definito nei suoi attributi base dalla biologia del soggetto, è ‘costruito’ nella dimensione relazionale ed è plastico alle continue nuove interazioni tra il soggetto e gli altri, quindi esso è storico e attuale allo stesso tempo.

Il futuro è importante come il passato

� Questo è uno dei concetti più interessanti del nuovo modo di intendere l’identità personale, in quanto solo considerando la personalità come un processo è possibile rendere conto della natura proattiva del comportamento umano. Noi siamo influenzati da ciò che siamo stati, da ciò che siamo e da quello che pensiamo diventeremo; i nostri sogni, le nostre illusioni e le nostre speranze influenzano quindi il nostro essere nel mondo tanto quanto il nostro passato.

Siamo già…. a domani

� Secondo Guidano il Sé si dipana dalla continua interazione tra il Me, inteso come il ventaglio ‘coerente’ di rappresentazioni passate che abbiamo di noi stessi, e l’Io che è il me stesso presente e attuale. In realtà però l’Io non è semplicemente la percezione di sé stessi nel momento attuale, esso va oltre a questa concezione piuttosto statica in quanto ciò <<… che esperisce e agisce è sempre un passo avanti rispetto alla valutazione in corso della situazione>> (Guidano, 1992).

Le emozioni: una finestra sul futuro

� L’idea che abbiamo del nostro possibile futuro dovrebbe quindi essere percepita non come un sottoprodotto della nostra esperienza passata e presente ma come parte del processo in continua interazione. Ciò che rende attuale ed esperienzialmente percepibile questo continuo processo è principalmente l’esperienza emotiva.

Le emozioni sono pre-visioni

� Attraverso il vissuto emotivo il bambino impara a prevedere che in certe situazioni simili può mettere in atto comportamenti ai quali gli adulti accudenti reagiranno in modo da allontanare la sensazione di pericolo o di dolore, favorendo così un adattamento il più efficace possibile.

Schemi motori regolatori delle attese e del futuro

� I bambini piccoli, sebbene sembrino sprovvisti di capacità cognitive di tipo ipotetico deduttive per mezzo delle quali sarebbe possibili prevedere le possibili conseguenze di un atto futuro, sono certamente dotati delle cosiddette ‘qualità primarie emotive’ (basic feelings) e della capacità di manifestarle attraverso schemi motori.

L’attaccamento

� Le esperienze di reciprocità che instauriamo nei nostri primi momenti di vita determinano, quindi, il peculiare modo di ognuno di noi di strutturare le sensazioni di base in schemi emotivi che definiranno la nostra tonalità emotiva personale e specifica.

Attaccamenti sicuri e investimenti sul futuro

� In questo senso è possibile ipotizzare che in condizioni strutturali simili, quanto più le relazioni di attaccamento primarie consentiranno al bambino e poi all’adolescente di sentirsi sicuro e di esperirsi come capace, tanto più la sua organizzazione di significato personale sarà articolata e adattiva.

Le organizzazioni di significato personale

� Nella teoria cognitivista post-razionalista le organizzazioni di significato personale possibili sono limitate numericamente ed attualmente quelle accreditate dalla teorizzazioni di Guidano sono quattro: l’organizzazione depressiva (DEP), l’organizzazione fobica (FOB), l’organizzazione tipo disturbi alimentari psicogeni (DAP) e l’organizzazione ossessiva (OSS).

L’organizzazione depressiva

� Spiccata propensione a rispondere con disperazione e rabbia a eventi discrepanti anche minimi, come risultato di un’attiva organizzazione di tali eventi in termini di perdita e delusione

� Perdita di un genitore

� Non ottenimento di un attaccamento stabile e sicuro

� Figli genitoriali

Organizzazione fobica

� Bisogno di protezione da un mondo percepito pericoloso e contestuale bisogno di libertà e indipendenza all’interno dello stesso mondo

� Interferenza o limitazione indiretta del comportamento esploratorio autonomo del bambino

� Iperprotettività parentale

� Se ti allontani per esplorare ….mi perdi

Org. Tipo disturbi alimentari psicogeni

� Percezione di sé vaga e indefinita organizzata su confini antagonisti fra bisogni assoluti di approvazione e timori assoluti di disconferma da parte di persone significative

� Stile familiare ambiguo e indefinito, formalismo e attenzione alle apparenze sociali; rapporto di “compensazione” invischiante con figura di attaccamento e delusione adolescenziale verso la stessa figura

Organizzazione ossessiva

� Percezione di un senso di sé ambivalente e dicotomico, oscillante sui confini del tutto o nulla:certezza assoluta versus totale perdita di controllo

� Ambivalenza parentale: ostilità latente camuffata da facciata di dedizione e interessamento

La relazione terapeutica contamina

� Da ciò ne deriva inevitabilmente che le interazioni, soprattutto quelle soggettivamente esperite come importanti, entrano a fare parte del processo di significazione personale attuale, al punto da rendere possibile ‘contaminare’ con la relazione terapeutica la visione del Sé del paziente.

Il ruolo della terapia

� Lo spazio della terapia è dunque quello dell’instaurazione di rapporti di reciprocità emotivamente significativi che siano in grado di aggiungere nuove tonalità del sentire del paziente.

Perturbazione e riordinamento

� Questa perturbazione dovrebbe servire a facilitare un ri-ordinamento dei pattern di coerenza di significato personale, portando il paziente ad ampliare la flessibilità e la variabilità del processo di significazione personale;

Il paziente cambia sè stesso

� In definitiva ne discende che è il paziente che cambia sé stesso e non, come accade nelle psicoterapie cognitive classiche, che è il terapeuta l’agente attivo della cura del paziente….

Pazienti inward

� I soggetti che hanno conosciuto nella infanzia un atteggiamento più chiaro e definito da parte del care giver, sperimenteranno pattern emozionali ben definiti, sviluppando l’attitudine a valutare se stessi basandosi sul proprio “interno”, cioè su proprie emozioni e cognizioni. Appartengono a questo gruppo le organizzazioni fobiche e depressive.

Pazienti outward

� Al contrario, chi avrà sperimentato nella infanzia un atteggiamento del care giver più ambiguo e indefinito avvertendo esperienze più vaghe e contradditorie svilupperanno l’attitudine a interpretare i propri stati interni basandosi sull’esterno e cioè sul modo in cui si vedrebbero e si osservassero dal di fuori…. Appartengono a questo gruppo le organizzazioni ossessive e quelle dei disturbi alimentari.

Pazienti field-dipendent

� I soggetti con figure genitoriali poco prevedibili ( futuri fobici o dap) sviluppano una attitudine a regolare la relazione personale sulla base dell’atteggiamento che l’altro ha di volta in volta…..

Pazienti field- indipendent

� Al contrario, gli individui con atteggiamento genitoriale più prevedibile , ossia i futuri soggetti con organizzazione depressiva e ossessiva svilupperebbero la capacità di costruire una configurazione di assieme del comportamento altrui e si baserebbero più sulle proprie valutazioni che sul comportamento che l’altro ha momento per momento…

Org.Fobica Org. Dap

Org. Depressiva Org. Ossessiva

InwardDa dentro

OutwardDa fuori

Field- dependentGenit imprevedibili

Fi

Field independentGenit. prevedibili

Corrispondenze tra attaccamento, stile di conoscenza e D.D.P.

Att. Sicuro – Stile cognitivo ricerca attiva –assenza D.D.P.

Att. Insicuro – evitante – Stile cognitivo immunizzazione – Odd-eccentric cluster

Att. Insicuro – resistente – Stile cognitivo evitamento – Anxious-fearful cluster

Att. Disorganizzato – stile cognitivo ostilità –Dramatic-emotional cluster.

Corrispondenze: Lorenzini Sassaroli

Attaccamento Stile di conoscenza

Disturbo di personalità

Insicuro evitante

Immunizzazione Odd-eccentric cluster

Insicuro resistente

Evitamento Anxious-fearful cluster

Disorganizzato Ostilità Dramatic-emotional cl.

Sicuro Ricerca attiva Assenza di DDP

La posizione della psicoanalisi

� “…Il gruppo è un contenitore che trasmette conoscenza….L’istituzione ( attraverso il linguaggio paradigmatico e la “razionalità”) ne assorbe le conseguenze, in modo che il gruppo non ne sia distrutto”

( W. Bion)

� “La ragione è schiava delle emozioni ed esiste per razionalizzare le esperienze emotive”

� Si “pensa” attraverso precognizioni “insature”

Invalidazioni e sistemi poveri.

� Le invalidazioni, essendo cruciali per l'aumento della conoscenza, dovrebbero essere accolte con soddisfazione, ma non è sempre così. Soprattutto i sistemi poveri possono percepirle come minacce per il mantenimento di una possibilità predittiva seppur minimale. Il fallimento comporta una diminuzione della quantità di conoscenza che il sistema supponeva di avere, indipendentemente dal suo costituire premessa per un possibile successivo sviluppo di conoscenza. Il sistema povero necessita quindi di strategie di neutralizzazione dei possibili effetti delle invalidazioni.

Il gruppo è una mente estesa che pensa e sogna….

� Bion afferma che i bambini cominciano a pensare quando cominciano a sognare.

� E’ il sogno la prima forma di pensiero

� Il sogno è sempre l’associazione di un desiderio e di una difesa

� Ogni situazione di gruppo è vissuta come realizzazione immaginaria di desideri e, al tempo stesso, come fonte di angoscia…

La réverie o il pensiero sognante

Un bisogno fondamentale del bambino (ma anche degli adulti) è quello di ritrovare i propri “pensieri”, le proprie intenzioni, nella mente delle persone che si occupano di lui.

Chiamiamo questa competenza dei genitori,(o degli operatori) questa capacità di leggere le intenzioni delle persone di cui ci si prende cura “riflessività”o réverie.

La rèverie come “editing”

� Chiamiamo con questo termine la capacità, l’attitudine innata delle figure materne di “prestare” i pensieri ai propri bambini.

� La rèverie è la base della intersoggettività e della reciprocità. E’ sogno e pensiero insieme. Ed è la base di quello che chiamiamo “attaccamento”

Nella rèverie il senso del futuro

� “ Chiamo istituzione il corpo che governa la società….

� …nel campo del pensiero gli corrisponde la “disposizione pre-esistente” o “pre-concezione”.

� Funzione della società è quella di rendere un’ idea (messianica) accessibile ai membri del gruppo……

Chi sta male psichicamente …..

� E’ una società, una istituzione, un gruppo, una famiglia, un individuo che, per eccesso di “saturazione” , non ha più pre-concezioni, non può pensare il futuro.

� …..E si satura di “certezze artificiali” per evitare il dubbio, l’incertezza e il dolore, per cui smette di “pensare”: sente il dolore e lo può infliggere…. ma non lo “soffre”. Lo “agisce” e non lo “pensa”.

� Può sentire il dolore, ma solo come frustrazione insormontabile, non come occasione di cambiamento….

L’elusione del dolore mentale

� Bion mette in guardia contro i rischi di quei meccanismi ( es. scissioni ) che tendono a eludere l’esperienza del dolore mentale, in quanto ritiene che questa operazione coincida con l’abolizione della capacità di pensare e quindi con l’esposizione a una maggior quota di sofferenza

La cognizione …del dolore

� La intensità del dolore del paziente contribuisce alla sua paura di soffrire il dolore

� Soffrire il dolore comporta rispetto per il dolore, proprio o di un altro. Il paziente che non soffre il dolore non ha questo rispetto e di conseguenza non rispetta alcuna procedura interessata all’esistenza del dolore

� Frustrazione e dolore intenso vengono equiparati� Il dolore viene inflitto o accettato, ma non

sofferto

La negazione delle emozioni

� L’emozione viene sostituita da una “non emozione”

� Ciò può significare o assenza totale di sentimento o un’ emozione ( come la collera) il cui scopo è quello di negare un’altra emozione

� Il tempo, come luogo in cui le emozioni erano collocate, viene annientato insieme alle emozioni.

� Si crea in tal modo un regno del non esistente.

Saturazioni difensive

� “Il paziente nevrotico si preoccupa di mostrare che gli elementi nevrotici del proprio comportamento sono razionali e fa del proprio meglio per razionalizzarli.

� Lo psicotico può “vedere” come ogni azione abbia un significato simbolico e come la congiunzione degli elementi non sia fortuita, ma possegga un significato che per lui è chiaro. Ciò gli riesce possibile a patto di avere distrutto ogni legame con qualsiasi cosa dimostri che la congiunzione è fortuita e priva di significato….”

� W. R. Bion

Il ruolo del terapeuta

� Consentire di tollerare il vuoto, il dolore, in analogia alla rèverie materna

� Entrare in una dimensione diadica della coscienza, ai limiti della “allucinosi”

� Consentire a entrambi pre-concezioni e implicitamente, apertura al futuro: consentire la memoria del futuro…

La coscienza diadica

� “Il modello di espansione diadica ipotizza che esistano significati mutevoli,non statici, a ciascun livello: nel corpo, nelle azioni, nell’inconscio dinamico,nel non conscio e nel livello conscio.

� …Ognuna di queste forme di significato porta il passato nel presente, dà un significato al posto occupato dall’individuo nel mondo e orienta le azioni e le formazioni di significato future…”

� (E. Tronick)

Il cambiamento

� “…avviene quando si comunicano e si condividono stati di coscienza, cosicchè gli stati di coscienza del singolo riescono ad aprirsi al processo disordinato e imprevedibile di formare un nuovo significato, mentre aumentano la coerenza e la complessità di ciascun soggetto…”

� ( E. Tronick)


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