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Le stagioni della vita - ilcrocevia.it filee quel sole ce l'hai dentro il cuore sole di primavera...

Date post: 18-Feb-2019
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1 www.ilcrocevia.it Le stagioni della vita N..B. - I titoli contrassegnati da asterisco si riferiscono a testi di canzoni.
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Le stagioni della vita

N..B. - I titoli contrassegnati da asterisco si riferiscono a testi di canzoni.

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Fiore di maggio*

Tu che sei nata dove c’ è sempre il sole

sopra uno scoglio che ci si può tuffare

e quel sole ce l'hai dentro il cuore

sole di primavera

su quello scoglio in maggio è nato un fiore.

E ti ricordi c'era il paese in festa

tutti ubriachi di canzoni e di allegria

e pensavo che su quella sabbia

forse sei nata tu

o a casa di mio fratello non ricordo più.

E ci hai visti su dal cielo

ci hai trovato e piano sei venuta giù

un passaggio da un gabbiano

ti ha posato su uno scoglio ed eri tu.

Ma che bel sogno era maggio e c'era caldo

noi sulla spiaggia vuota ad aspettare

e tu che mi dicevi guarda su quel gabbiano

e stammi vicino e tienimi la mano.

Tu che sei nata dove c'è sempre il sole

sopra uno scoglio che ci si può tuffare

e quel sole ce l'hai dentro il cuore

sole di primavera

su quello scoglio in maggio nasce un fiore.

Fabio Concato

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Pioggia

Va per la strada una bambina

con un ombrello di sette colori.

Sotto la pioggia grigia cammina

con quel piccolo arcobaleno

ma nel suo cuore c’ è sempre sereno.

Gianni Rodari

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* * *

Mi nascondevo, ricordi?

fra le tue gambe sotto la scrivania

del tuo studio, tempio

della potenza tua che m’abbagliava

d’amore. Soave

era l’attesa del momento quando

mi scoprivi, scalciando dolcemente

e chiedendo: chi è? . E io allora

volavo fra le tue braccia,

sulle tue ginocchia,

soli finalmente soli,

tutto il resto del mondo

dietro la porta

chiusa.

Marina Magaldi

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La mia bambina

Canta ai miei piedi come un uccel fra i rami

la bimba, come zolla a primavera,

per lei la stanza olezza di ciclami.

Parla con la sua bambola e la culla

con miti atti materni, e con lei ride.

Nulla mirai di così dolce, nulla

udii che avesse la freschezza alata

di questa voce: aura tra foglie, vena

garrula d’ acqua, musica sognata ...

Testina bruna e bocca di sorriso,

cuore che vivi di felicità,

io penso intenta e scolorata in viso

all’ avvenire che fra le nebbie sta.

Ada Negri

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Ritratto della mia bambina

La mia bambina con la palla in mano,

con gli occhi grandi colore del cielo

e dell’ estiva vesticciola : Babbo

- mi disse - voglio uscire oggi con te .

Ed io pensavo : Di tante parvenze

che s’ ammirano al mondo, io ben so a quali

posso la mia bambina assomigliare.

Certo alla schiuma, alla marina schiuma

che sull’ onde biancheggia, a quella scia

ch’ esce azzurra dai tetti e il vento sperde;

anche alle nubi, insensibili nubi

che si fanno e disfanno in chiaro cielo;

e ad altre cose leggere e vaganti.

Umberto Saba

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La fanciulla

Chi vede te vede una primavera,

uno strano arboscello, che non reca

fiori, ma frutti.

Un giorno ti tagliavano i capelli.

Stavi, tra il tuo carnefice e la mamma,

stavi ritta e proterva;

quasi un aspro garzon sotto la verga,

a cui le guance ira e vergogna infiamma,

luccicavano appena i tuoi grandi occhi;

e credo ti tremassero i ginocchi

dalla pena che avevi.

Poi con quale fierezza raccoglievi

quel tesoro perduto,

quel magnifico tuo bene caduto,

i tuoi lunghi capelli.

Io ti porsi uno specchio. Entro la bruna

chioma vi tondeggiava il tuo bel volto

come un polposo frutto.

Umberto Saba

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* * *

Questa che ancor se stessa ama su tutto

ha bei capelli d’ oro,

e le riveste un oro

impalpabile il corpo come un frutto.

E’ bella quanto può così acerbetta

esser bella fanciulla.

Non è fatta di nulla

la sua grazia? Non è la mia Chiaretta?

Vedi come al sapore della lode

le s’ imporpora il viso.

Io le dico: Narciso.

Si specchia nell’ ingiuria ella, e ne gode.

Fortunata creatura! Ma gli anni

mutano affetti e voglie,

e l’ aerea una moglie

sarà, la madre dura negli affanni.

Umberto Saba

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Mattino della pigra fanciulla

Il vento di marzo è sul balcone,

picchia ai vetri con unghie d’uccello;

dalla nuvola rompe il sole,

traversa l’aria come un biondo ruscello.

Il sole è nella stanza, sul piccolo letto

dove dorme la pigra fanciulla:

una rosa, un tenero candor di mughetto,

una ciocca nera su la tempia azzurra.

Non dorme. Le braccia si drizzano, sciolte

nell’ oro bianco, ricadono lievi:

le mani si colmano d’un tepor dolce

di sangue che batte a fior dei seni.

In fondo alla carne s’aprono lenti

moti ansiosi, come di radici

dentro la terra; brividi ardenti

corrono le molli membra felici.

Supina, immota, a occhi chiusi,

chiusa tutta come nella morte,

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ella dona i suoi sensi confusi

alla vita che dentro la morde.

DiegoValeri

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Adolescente.

Su te, vergine adolescente,

sta come un’ ombra sacra.

Nulla è più misterioso

e adorabile e proprio

della tua carne spogliata.

Ma ti recludi nell’ attenta veste

e abiti lontano

con la tua grazia

dove non sai chi ti raggiungerà.

Certo non io. Se ti veggo passare

a tanta regale distanza,

con la chioma sciolta

e tutta la persona astata,

la vertigine mi si porta via.

Sei l’ imporosa e liscia creatura

cui preme nel suo respiro

l’ oscuro gaudio della carne che appena

sopporta la sua pienezza.

Nel sangue, che ha diffusioni

di fiamma sulla tua faccia,

il cosmo fa le sue risa

come nell’ occhio nero della rondine.

La tua pupilla è bruciata

del sole che dentro vi sta.

La tua bocca è serrata.

Non sanno le mani tue bianche

il sudore umiliante dei contatti.

E penso come il tuo corpo

difficoltoso e vago

fa disperare l’amore

nel cuor dell’uomo!

........................................

Vincenzo Cardarelli

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Cussì bela tu geri

Cussì bela tu geri e cussi nova

el rie de fantulina 'pena nata

e l'alba su la boca tova

la se verzeva candida e beata.

Cussì t'hè vista in fior,

albero zoveneto de sariese,

ne l'aria de l'avril duta splendor

co in t'i urti se infiora le vanese.

El vecio cuor a quela luse sorto

a quela festa de la nova vita

el s'ha 'ncantào: fiurisse in t'el gno orto

ridente al sol, un fior de margherita.

Biagio Marin

Così bella tu eri.

Così bella tu eri e così nuova / il ridere di fantolina appena nata / e l'alba sulla bocca tua

/ si apriva candida e beata.

Così ti ho vista in fiore, / albero giovinetto di ciliegie, / nell'aria dell'aprile tutta lume /

quando negli orti si infiorano le aiole.

Il vecchio cuore a quella luce sveglio / a quella festa della giovane vita / si è incantato:

fiorisce nel mio orto / ridente al sole, un fiore di margherita.

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Fanciulla snella e bruna ...

Fanciulla snella e bruna, il sole che crea la frutta,

quello che incurva le alghe e fa granire i grani,

creò il tuo corpo gaio, i tuoi occhi di luce

e la tua bocca che sorride col sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso ti si avvolge a ogni filo

dei tuoi neri capelli, quando stiri le braccia.

Tu giochi con il sole come con un ruscello

e due oscuri ristagni lui ti lascia negli occhi.

Fanciulla snella e bruna, niente a te mi avvicina.

Tutto da te mi scosta come dal mezzogiorno.

Tu sei la gioventù frenetica dell'ape,

l’ubriachezza dell’onda, la forza della spiga.

Eppure, tenebroso, il mio cuore ti cerca:

amo il tuo corpo gaio, la tua voce svelta e lieve.

Farfalla bruna, dolce e definitiva,

come il frumento e il sole, il papavero e l'acqua.

Pablo Neruda

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Maria bionda

Com’ eri bella, o giovinetta, quando

tra l’ ondeggiar de’ lunghi solchi uscivi

un tuo serto di fiori in man recando,

alta e ridente, e sotto i cigli vivi

di selvatico fuoco lampeggiante

grande e profondo l’ occhio azzurro aprivi!

Come ‘l ciano seren tra ‘l biondeggiante

or de le spiche, tra la chioma flava

fioria quell’ occhio azzurro; e a te d’ avante

la grande estate, e intorno, fiammeggiava;

sparso tra’ verdi rami il sole ridea

del melogran, che rosso scintillava.

Al tuo passar, siccome a la sua dea,

il bel pavon l’ occhiuta coda apria

guardando, e un rauco grido a te mettea.

Giosuè Carducci.

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Doride

La bella si assopisce. Lieve

palpitano le palpebre,

poi calano e quete si posano,

come foglie di rosa.

Breve il sonno. La bella, ora, s è desta,

ride dai grandi occhi di giada.

Diego Valeri

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Idillio

Per una stradetta ombreggiata

fra due muri di pietre rugginose

da cui spuntavano pampani

soleggiati,

vidi un giorno, in Liguria,

(oh incontro inatteso!)

una giovane contadina

ritta sil limite del suo vigneto.

Era la via romita,

l’ ora estuosa.

Mi guardò, mi sorrise,

la villanella.

Ed io le dissi, accostandomi,

parole che udivo salire

dal sangue,

da tutto il mio essere, in lode

di sua bellezza.

Sotto il rossore del volto imperlato

dall’interrotta fatica

la bocca sua rideva luminosa.

Era scalza. Una scaglia

d’argilla dorata

rivestiva i suoi piedi usi ai diurni

lavacri della fonte.

Gli occhi, infocati e lustri,

di gioventù brillavano,

solare e profonda.

E dietro a lei, così terrosa e splendida,

l’ombre cognite e fide

della domestica vite

parevan vigilarla.

Tutto era pace intorno

e silenzio agreste.

Vincenzo Cardarelli

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Questa è la donna che un tempo cuciva

seduta alla finestra.

Nell'ago era maestra,

e l'occhio, l'occhio nella via fuggiva.

E’ la sartina. Ufficio oggi ha diverso,

e altrimenti è nomata.

Ma è pur la stessa. Amata

risana, langue se amore l'è avverso.

E’ la stessa. O mutata è sì, ma in parte

piccola veramente.

L'occhio un giorno sfuggente

oggi affissa. E di segni empie le carte.

Ma chi la vede per la via passare

sul ben calzato piede,

nella vita più fede

sente, e in se stesso. E si volge a mirare.

Umberto Saba

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E viene un tempo...

E viene un tempo che la tua persona

si fa maturando più dolce, si screzia

il tuo volto di bruna come i fiori

che ami, i garofani e i gerani

dell’umida primavera di qui.

Gli anni sono passati, sull’intonaco

inverdito di muffa luce e ombra

si baciano, a quest’ora che volge,

con tale disperata tenerezza

il tempo prolungando dell’addio.

Attilio Bertolucci

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L’ alibi

Si guardò nella vetrina scura della strada solitaria

e così, colpita da un lato dalla luce mattutina

e dall’ altro dal suo sorriso amaro,

apparvero le rughe profonde intorno agli occhi.

Invecchio disse; e sentì una dolce paralisi

nelle membra.

Allora aprì la borsa per mettere un’ elemosina

sul palmo del mendicante. Ma nessun mendicante

si vedeva nella strada. Scorse nella vetrina

il proprio gesto - probabilmente un’ inversione

un’innocente, nobile illusione - forse un’ impostura -

e sorrise di nuovo alla sua immagine. Allora estrasse il pettine

e prese a pettinarsi tranquilla, certo come un alibi.

Se non esisteva più una strada per qui o più lontano,

c’ erano nel fondo della vetrina scura le sue rughe illuminate

come una piccola scala dritta. Poteva salire.

Ma se dietro al vetro, se proprio dietro alla sua immagine

la osservasse, invisibile, l’impiegato del negozio?

Ghiannis Ritsos

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Bellezze di un tempo

Queste signore della Fiera, anziane, con i labbri appassiti,

le guance rilassate,

sono quelle che amammo negli anni fuggiti,

le care, le adorate?

Sono queste le giovani cose seriche e rubiconde

cui ci votammo, e giurammo,

nelle feste d’ estate, nascosti sulle sponde

del Froom e di Budmouth?

Ricorderanno esse le gaie note che s’ intrecciava

là sull’ erba abbracciati,

sinchè la luna sul prato irradiava

splendore di broccati?

Oh, esse hanno scordato, scordato, non sanno

quello che già furono,

o la memoria le trasfigurerebbe, mostrandole

belle come già furono.

Thomas Hardy

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Pensiero d'autunno

Fammi uguale, Signore, a quelle foglie

morbide, che vedo oggi nel sole

tremar dell'olmo sul più alto ramo.

Tremano, sì, ma non di pena: è tanto

limpido il sole, e dolce il distaccarsi

dal ramo, per congiungersi alla terra.

S'accendono alla luce ultima, cuori

pronti all'offerta; e l'agonia per esse,

ha la clemenza d'una mite aurora.

Fa' ch'io mi stacchi dal più alto ramo

di mia vita, così, senza un lamento,

penetrata di Te come nel sole.

Ada Negri


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