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L'esodo istriano e le foibe giorno del ricordo 2014

Date post: 01-Jul-2015
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Inquadramento storico, foto e testimonianze della difficile e sofferta storia del confine orientale italiano. www.arringo.wordpress.com
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Prof.ssa Cristina Galizia www.arringo.wordpress.com
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Prof.ssa Cristina Galizia

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Fine 1800

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Prima della I a guerra mondiale

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1920: l’Italia ottiene l’Istria

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L’italianizzazione forzata

Inizia l’italianizzazione (come anche in altre zone di confine italiane) che andrà avanti per tutto il ventennio fascista (1921-1943): •no lingua slava in pubblico; •italianizzazione cognomi; •italianizzazione toponomastica; •cancellazione dei prestiti linguistici.

Da ogni regione, piovono funzionari e impiegati pubblici, che sostituiscono i locali. La lingua ufficiale, anzi, quella obbligatoria, diventa l’italiano, e dialetti e lingue dei popoli presenti sul territorio sono vietati, proibiti. Gli slavi si trovano stranieri in casa propria (Approfondimenti:Wikipedia)

NASCITA DI UN SENTIMENTO ANTI-ITALIANO

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1924: l’Italia ottiene Fiume

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1924-1941

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1938: le leggi razziali

In questa zona d’Italia, oltre alla penalizzazione e alla deportazione degli Ebrei, altre discriminazioni vengono attuate: anche gli slavi e i croati vengono considerate razze inferiori agli “italiani puri”

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1941-1943: l’occupazione italiana

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Provincia di Lubiana

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La Jugoslavia terra di stragi

La Croazia diventa un regno “indipendente”, con primo ministro Ante Pavelic, un fascista feroce e sanguinario, amico di Mussolini, e come Re un cugino di Vittorio Emanuele III, Aimone di Aosta. Il partito fascista e razzista croato, gli Ustascia, formato da fanatici religiosi (cattolici) e nazionalisti, appoggiati dal vescovo di Zagabria e primate di Croazia Stepinac, iniziano fin da subito una opera di pulizia etnica nei confronti di Serbi e altre minoranze, spesso spalleggiati dalle truppe italiane. L’intera Jugoslavia diventa territorio di stragi e di crudeltà. (da qui)

Pavelic e Mussolini alla stazione Ostiense (Rm)

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Deportazioni nei lager Le deportazioni della “inferiore razza serba” furono massicce, e decine di migliaia di ex soldati o di cittadini serbi fu avviata ai campi di sterminio tedeschi o a quello della Risiera di San Sabba, a Trieste, assieme con ebrei ed altre minoranze. Ricordiamo altri lager: Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab. Furono creati campi anche in Italia, per esempio a Gonars (Udine), a Monigo (Treviso), a Renicci di Anghiari (Arezzo) e a Padova.

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Lager

Arbe

Fossoli

Gonars (Udine)

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1943-1945: l’Istria è tedesca

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1943: dopo l’armistizio, le prime foibe

Il fenomeno iniziò nell'autunno del '43, subito dopo l’armistizio, nei territori dell’Istria, abbandonati dai soldati italiani che li presidiavano e non ancora sotto il controllo dei tedeschi, quando i partigiani delle formazioni slave, ma anche gente comune, per lo più delle campagne, fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, bollati come "nemici del popolo". Il numero delle vittime non è quantificabile con precisione. Il numero delle vittime si aggira tra i 500 e 700. (Approfondimento)

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Si acuisce il conflitto nazifascismo-comunismo slavo

In Jugoslavia, a partire dal 1937, il croato Josip Broz (Tito) capeggia un esercito di partigiani comunisti (titini) per l’affermazione del partito comunista in Jugoslavia. L’eco delle prime foibe accentua l’odio tra i nazifascisti italiani e tedeschi e il comunismo jugoslavo.

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1945-1947: gli Jugoslavi avanzano

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Bombardamento e rappresaglie a Zara

Il 31 ottobre 1944 la città di Zara, che nel frattempo era stata distrutta da ben 54 bombardamenti aerei alleati promossi da Tito e che uccisero circa 2.000 persone, fu conquistata dall'armata partigiana jugoslava e nuovamente si ripeterono rappresaglie verso gli italiani considerati occupanti e collaboratori dei tedeschi. Un numero imprecisato di italiani venne arrestato e poi annegato in mare. Tali episodi vengono considerati tra i primi veri e propri eccidi delle foibe.

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Il conflitto degenera ulteriormente: l’eccidio di Porzûs

Febbraio 1945: in un contesto simile, di guerra mondiale, di cambio d’alleanza, di dominazioni che si susseguono in quei territori, il sentimento anti-slavo e quello anti-italiano, che fino ad allora avevano contrapposto nazifascisti e comunisti slavi, ora si estende anche i partigiani italiani (Brigata Osoppo) che non volevano allinearsi con partigiani titini, cedendo i territori alla Jugoslavia. La Brigata Osoppo, a tal fine, avrebbe preso contatti coi fascisti; per questo motivo, altre brigate garibaldine uccisero 18 partigiani comunisti. (Articolo; post). E’ la guerra di tutti contro tutti, dove l’etnia, la politica, i vecchi rancori, le diverse speranze seminano morti.

Partigiani brigata Osoppo

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40 giorni d’inferno: l’infoibamento massiccio

Le foibe, ebbero la loro massima intensità nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, dall'aprile fino a metà giugno '45, quando gli anglo-americani rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito. Tra marzo e aprile, anglo-americani e jugoslavi si impegnarono nella corsa per arrivare primi a Trieste. Giunse per prima la IV armata di Tito che entrò in città il 1º maggio alle 9:30. Era il preludio alla carneficina, che non risparmiò nemmeno gli antifascisti di chiara fede italiana, nemmeno i partigiani antifascisti. Ci fu una vera e propria caccia all'italiano, con esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti. In quel periodo solo a Trieste furono deportate circa ottomila persone: solo una parte di esse potrà poi far ritorno a casa. I crimini ebbero per vittime militari e civili italiani, ma anche civili sloveni e croati, vittime di arresti, processi farsa, deportazioni, torture, fucilazioni. La mattanza si protrasse per alcune settimane, sebbene a Trieste e a Gorizia fra il 2 e il 3 maggio fosse arrivata anche la seconda divisione neozelandese del generale Bernard Freyberg, inquadrata nell’VIII armata britannica. Finì il 9 giugno quando Tito e il generale Alexander tracciarono la linea di demarcazione Morgan, che prevedeva due zone di occupazione – la A e la B – dei territori goriziano e triestino, confermate dal Memorandum di Londra del 1954. È la linea che ancora oggi definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione degli italiani, però, durò almeno fino al '47, soprattutto nella parte dell'Istria più vicina al confine e sottoposta all'amministrazione provvisoria jugoslava. (tratto da qui)

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Foto

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L’inizio dell’esodo

La popolazione giuliano-dalmata, in realtà, aveva già iniziato a fuggire, per diversi motivi. Di certo, la nuova ondata di violenza fece precipitare la situazione. “Si consideri che nella prima metà del 1946 il Bollettino Ufficiale jugoslavo pubblicò ordinanze secondo le quali si conferiva al Comitato Popolare locale il diritto di disporre delle case e di cederle ai cittadini croati; si sequestravano tutti i beni del nemico e degli assenti; si considerava nemico e fascista, quindi da epurare, chiunque si opponesse al passaggio dell'Istria alla Jugoslavia” (Gian Luigi Falabrino, Il punto sulle foibe e sulle deportazioni nelle regioni orientali (1943-45)

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Foto

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Testimonianze

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Link

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1946: Strage di Vergarolla

La strage di Vergarolla fu causata dall'esplosione di un deposito di materiale bellico, avvenuta il 18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla a Pola. L'esplosione provocò la morte di non meno di 80 persone. Pola apparteneva alla zona A, italiana. Quella mattina sulla spiaggia c’era una manifestazione sportiva, interpretabile come occasione di manifestazione di orgoglio italiano, non gradito ai titini della zona B. La strage è oggetto ancora oggi di discussioni

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1947-1954: il confine Italia- Jugoslavia

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Trieste: territorio libero

La città di Trieste rimane sospesa tra i due confini: già dal ‘46 viene dichiarata”libera”, ovvero territorio libero, sotto il controllo ONU.

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Continua l’esodo, anche di italiani dalla zona B

A Pola, la motonave Toscana, messa a disposizione degli esuli dal governo italiano, intraprende il suo primo viaggio. Ne farà altri dodici tra Pola e Venezia e Pola e Ancona fino al 20 marzo, data dell’ultimo trasporto.

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1948: Il partito di Tito estromesso dal Cominform: titini contro comunisti

italiani Il partito comunista di Tito è accusato di non riconoscere la guida del partito comunista russo di Stalin e viene espluso dal comitato di partiti comunisti europei. Inizia una lotta tra comunisti staliniani e titini. Quest’ultimi trascineranno nei campi di concentramento molti comunisti di nazionalità italiana che, dopo aver subito processi sommari, conoscono la durezza del sistema repressivo titino attraverso la prigionia nelle carceri jugoslave e la deportazione nel lager di Goli Otok, l’ Isola Calva, dal quale una gran parte di essi non fa mai più ritorno.

Stalin e Tito

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1954-1975: Trieste italiana

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1954: Memorandum d’intesa: Zona A all’Italia, Zona B alla Jugoslavia

A Londra è firmato tra i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Jugoslavia il Memorandum d’Intesa che assegna la Zona A all’Italia e la Zona B alla Jugoslavia. Inizia il grande esodo degli italiani dalla Zona B, che si concluderà soltanto nel 1956.

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10 novembre 1975: l’accordo definitivo

A Osimo, nei pressi di Ancona, il governo italiano e quello jugoslavo siglano un accordo che sancisce il definitivo superamento del Territorio Libero di Trieste, riconoscendo l’appartenenza della ex Zona A all’Italia e della ex Zona B alla Jugoslavia.

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1991: la fine della Jugoslavia

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Non dimentichiamo.

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