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Libere, disinibite, opportunità - Stato Quotidiano · 2017-03-08 · Il giro d’Italia delle...

Date post: 09-Aug-2020
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Ph: fixabay.com EDIZIONE SPECIALE FESTA DELLA DONNA • WWW.STATODONNA.IT • 8 MARZO 2017 Nonostante sia quasi certo che l’8 marzo sia un riuscitissimo falso storico - come dimostrato da Tilde Capomazza e Marisa Ombra, redattrici rigorosamente femministe di un libro edito da ‘Utopia’ dedicato ai riti della giornata internazionale della donna- la liturgia delle tristi mi- mose sta per compiersi. Avevo giurato a me stessa che mai più mi sarei interessata di donne così come ho fatto negli ultimi dieci anni della mia onorata carriera dedicata alle pari op- portunità! Sapevo bene che quel giuramento dissimulava il desi- derio di raccontare di una rivo- luzione di vedute che sul tema si era consumata in me. Par- tiamo da tutto quello che non si può discutere e che sembra sia ancora lontano da un’epifania femminile. di Rosa Cicolella PAG. 4 Dieci anni dedicati alle pari opportunità 8 marzo: un cambio di prospettiva verso le donne reali Libere, disinibite, alternative: le donne delle radio anni ‘90 Libere, disinibite, alternative: le donne delle radio anni ‘90 PAG. 2 CULTURA Erano gli anni Novanta. Noi, trentenni di oggi, eravamo allora ado- lescenti, guardavamo Festivalbar, Top of The Pops e Beverly Hills 90210, ci innamoravamo di Dylan o di Brandon, alcune avevano in camera un poster dei Take That e nello zaino di scuola una Smemo sulla quale incollavamo di tutto, perché fosse più spessa possibile. Dentro c’era anche l’etichetta dei nostri primi Levis 501 – pretesi dai nostri genitori per dimostrare di non essere più delle bambine – e ritagli di giornale che parlavano degli Oasis o dei Nirvana, poi testi di canzoni e dediche delle amiche. di Valentina Sapone PAG. 2 Passione e “capatosta”, la ricetta d’impresa di Daniela Eronia PAG. 3 LAVORO
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Page 1: Libere, disinibite, opportunità - Stato Quotidiano · 2017-03-08 · Il giro d’Italia delle donne im- prenditrici, organizzato ogni anno, ha fatto tappa a Fog-gia due volte, nel

Ph: fixabay.com

EDIZIONE SPECIALE FESTA DELLA DONNA • W W W.STATODONNA. IT • 8 MARZO 2017

Nonostante sia quasi certo che l’8 marzo sia un riuscitissimo falso storico - come dimostrato da Tilde Capomazza e Marisa Ombra, redattrici rigorosamente femministe di un libro edito da ‘Utopia’ dedicato ai riti della giornata internazionale della donna- la liturgia delle tristi mi-mose sta per compiersi. Avevo giurato a me stessa che mai più mi sarei interessata di donne così come ho fatto negli ultimi dieci anni della mia onorata carriera dedicata alle pari op-portunità! Sapevo bene che quel giuramento dissimulava il desi-derio di raccontare di una rivo- luzione di vedute che sul tema si era consumata in me. Par-tiamo da tutto quello che non si può discutere e che sembra sia ancora lontano da un’epifania femminile.

di Rosa Cicolella

PAG. 4

Dieci anni dedicati alle pari opportunità8 marzo: un cambio di prospettiva verso le donne reali

Libere, disinibite, alternative: le donne delle radio anni ‘90

Libere, disinibite, alternative: le donne delle radio anni ‘90

PAG. 2

CULTURA

Erano gli anni Novanta. Noi, trentenni di oggi, eravamo allora ado-lescenti, guardavamo Festivalbar, Top of The Pops e Beverly Hills 90210, ci innamoravamo di Dylan o di Brandon, alcune avevano in camera un poster dei Take That e nello zaino di scuola una Smemo sulla quale incollavamo di tutto, perché fosse più spessa possibile. Dentro c’era anche l’etichetta dei nostri primi Levis 501 – pretesi dai nostri genitori per dimostrare di non essere più delle bambine – e ritagli di giornale che parlavano degli Oasis o dei Nirvana, poi testi di canzoni e dediche delle amiche. di Valentina Sapone

PAG. 2

Passione e “capatosta”, la ricetta d’impresa di Daniela Eronia

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LAVORO

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a tutte le donne, per due ore l’8 marzo, un gelato gratuito al Bar Impero

Restauro d’auto d’epoca Acquisto auto sinistrateVerniciatura

Photo merge di foto dal web

www.STATODONNA.it • MARZO 2017

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(Continua)Ascoltavamo molto più di oggi la radio, spesso per registrare sulle audiocassette i nostri brani preferiti.Le abbiamo ascoltate così, per la prima volta, le donne delle radio: libere, disinibite, alter-native e mondane allo stesso tempo. Intervistavano i nostri idoli, scherzando con loro con una disinvoltura che a noi era estranea persino con i nostri brufolosi compagni di classe in tuta in acetato pronti per l’ora di educazione fisica. Le immaginavamo bellissime, le donne che parlavano alla radio, anche se non le avevamo mai viste. Qualcuna la conoscemmo dopo, quando sbarcò in tv: Fe-derica Panicucci, per esempio, alla quale in molte abbiamo invidiato anche i lunghissimi capelli che aveva allora. Molte di noi la ricordano quando era già molto nota, alla conduzione di Festivalbar.Insieme a lei ci innamorammo

Libere, disinibite, alternative: le donne delle radio anni ‘90In occasione dell’8 Marzo, un omaggio ad alcune delle voci femminili radiofoniche più note degli anni Novanta

CULTURA

della sua storia d’amore, nata tra i microfoni di Radio Deejay, con il famosissimo DJ Fargetta, poi coronata dal matrimonio e dall’arrivo dei figli. Ormai adulte, con i nostri impegni, le nostre storie in sospeso, i miti dell’adolescenza ridimen-sionati, in poche abbiamo segui-to con pari partecipazione, poi, lo scorso dicembre, la notizia della separazione tra i due.Già dalla fine degli anni ’80 alla stessa Radio Deejay era approdata, dalle radio locali, la voce calda e sensuale di Mila Jelmini, che per tutti sarà poi Mila by Night, condut-trice di un talk show radiofon-ico molto seguito che riguar-dava la “sfera dell’intimo”. Molte sono le foto che la ritrag-gono in mise anni ’80 e anni ’90, in giubotto di pelle, bustier dalle coppe decorate, retine, giacche con le frange. In una foto è as-sieme alla celebre band svedese degli Europe, quasi a emblema

di una generazione. Mila con-tinua, oggi, a far sentire la sua bellissima voce non solo in al-cune tra le più importanti emit-tenti radiofoniche, ma anche at-traverso l’attività di doppiatrice (ma è anche autrice di trasmis-sioni e giornalista).Negli anni Novanta, inoltre, ap-proda alla radio, dal mondo del rap, Orsola Branzi, La Pina. Di lei è stato scritto: “glamour e cazzimma, femminismo e leg-gerezza, la Pina è quel cap-potto rosa a cui nessuna donna sarebbe in grado di rinunciare, così eccessivo, così chiassoso eppure così effimero e squisi-to.” (E. Mariani su Rockit.it)Fiorentina, figlia di un notissi-mo architetto, si iscrive a Scien-ze dell’Educazione a Bologna, dove frequenta il centro sociale “Isola nel kantiere”. Qui riunisce una crew, tutta al femminile, “Le Pine”, da cui poi deriva il nome d’arte. Mol-la l’Università e prosegue nel

campo della musica, finché il collettivo che frequenta viene invitato a partecipare a un pro-gramma di Radio Deejay. Sarà questa la scintilla che darà il via alla sua brillante carriera come speaker radiofonica.Negli anni Novanta attraver-savano una fase matura della propria carriera anche speaker radiofoniche storiche, come Luisella Berrino, classe 1945, figlia di un noto pittore ligure, la quale ha trascorso ben 45 anni consecutivi ai microfoni di Radio Montecarlo, o la com-pianta Liliana dell’Acqua, che, ai microfoni della stessa Radio Montecarlo salutava gli ascolta-tori con il motto: “A tutti voi un bacino sulla punta del nasino”. Liliana era stata la segretaria di Don Backy e anche lei, come la Panicucci, aveva incontrato l’amore all’interno della radio, nel collega Antonio Devia, da cui in seguito aveva, però, di-vorziato.Molti altri i nomi femminili ce-lebri delle radio anni ’90 – ma molti di più quelli maschili -, quasi tutti ancora oggi attivi ai microfoni radiofonici o televisi-vi, o nelle discoteche e nei club più importanti d’Italia.Tanti anche i nomi nuovi che si stanno facendo strada in questi anni, a dimostrazione che la ra-dio continua a esercitare il pro-prio fascino anche sulle ragazze più giovani.Alla radio si passeranno, quindi, nuovi brani, giungeranno nuove tendenze, saranno commentate nuove notizie alla luce di un pensiero rinnovato, si scatteran-no nuove foto da inserire negli annuari e, dietro i microfoni, forse, nasceranno anche nuovi amori.

di Valentina Sapone

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braceria ristorante con menu interamente mi-rato al femminile

a Foggia - Assistenza alle automazioni civili e industriali

8 MARZONUOVA APERTURA A

TRANI!!

www.STATO DONNA.it • MARZO 2107

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ATTUALITA’

Passione e “capatosta”, la ricetta d’impresa di Daniela Eronia“Puglia creativa è un network per aumentare l’occupazione”

Foggia. Un programma per le donne vittime di violenza inti-tolato “yazida” come le donne combattenti curde contro l’Isis. Finanziato a novembre scorso dalla Regione Puglia, coin-volge il centro antiviolenza di San Severo ‘Filo d’Arianna’, la Camera minorile di Capitanata, l’associazione ‘Lavori in corso’. E’ stato redatto da Cia’T srl, la società di consulenza territoria-le, comunicazione istituzionale e che si occupa anche di fondi europei, di cui è amministrato unico Daniela Eronia. Nel 2016 ha compiuto 10 anni, sono nati una nuova pagina facebook, grafica e logo rinnovati, ed una home page per festeggiare que-sto compleanno. Anni di lavoro nel campo dell’imprenditoria femminile senza mai mollare, anche di fronte alle difficoltà. Ex blogger del Mattino di Fog-gia con il suo ‘Controverso’, il suo ultimo pezzo è stato‘Ciao Mamma, questo sud non fa per me’ in cui immagina un figlio che lascia una terra che “l’ha cancellato”, il sud appunto. Ha ottenuto oltre 48mila like. Le sue amiche la tratteggiano come una persona che “lavora e va avanti con determinazione ”, lei sintetizza certe animate dis-cussioni ai tavoli che contano: “Quando riesci a vincere perché le cose le sai è una grande sod-disfazione”.Il giro d’Italia delle donne im- prenditrici, organizzato ogni anno, ha fatto tappa a Fog-gia due volte, nel 2009 e nel 2015, segno di una città che si fa valere. Per il 2017 è in previ-sione una staffetta da nord a sud, un open day in cui si cercherà di coordinare il lavoro femminile.Si divide fra Bari e Foggia, collabora con l’Università del Salento, è membro della con-

sulta Pari opportunità al Co-mune di Foggia, coordinatrice regionale del comitato impren-ditoria femminile Unioncamere Puglia, presidente comitato dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio, membro del tavolo sul turismo di Confindustria regionale per la piccola industria.

Fra le tante cariche sei stata eletta da poco coordi-natore del settore produttivo (creative driven) del distretto ‘Puglia creativa’. Che espe-rienza è e quanto è importante per le aziende?Ho battuto Lecce 10-4, una bel-la esperienza con cui dovremmo dare la sveglia al territorio di Foggia perché ne facciano par-te. E’ una palestra per stringere relazioni e moltiplicare le pos-sibilità di lavoro. A Foggia ter-remo una riunione il prossimo 9 febbraio per raccogliere richie-ste. Con l’assessore regionale Capone abbiamo discusso di bandi, di attività produttive, di turismo culturale. In Capitanata ci sono molti festival, attività editoriali, imprese che produ-cono software. Serve un net-work creativo per condividere un processo e mettersi in gioco facendo squadra.

Qual è la portata innova-tiva del programma ‘Yazida’?Formiamo le operatrici e le donne che si rivolgono al Cav accompagnandole verso il la-voro, il riavvicinamento ai figli. Coinvolge per 24 mesi anche ai maltrattanti. Il filo d’Arianna ha già a disposizione una sede per avviare un percorso di ria-bilitazione con il supporto degli avvocati e dei servizi sociali. Se uno va in carcere per violenza contro una donna non ne esce

Daniela Eronia, ph: facebooksarebbe stato più difficile, ma io non scoraggio mai le donne dall’intraprendere questa attivi-tà. Devono seguire le loro pas-sioni con i piedi per terra, non pensare di partire alla grande subito perché bisogna imparare. Va capito quel ‘fattore critico’ che ti può dare il successo e di fronte al quale capita che anche i laureati in economia siano disorientati. Se resistiamo un motivo ci sarà, la capatosta sempre, i progetti li scrivo io, li studio, poi mi prendo un po’ di svago… dopo che hai organiz-zato i piani sociali di zona e gli studi di fattibilità per 8 comuni della Capitanata, è normale. La-voriamo sul mondo immateriale delle idee che poi si applicano e dopo 50 anni raccogliamo frutti del nostro lavoro.

di Paola Lucino

migliorato.

Difficile far decollare un’impresa a Foggia?Sì, e non penso alla criminali-tà, ai rapporto con le banche e ai commercialisti ma a come sono gestiti i centri delle città, poco attrattivi, svuotati, con la logistica che non funziona, la sicurezza urbana che scarseg-gia. Basterebbe elementi mini-mi che farebbero tanto. Non abbiamo un turismo nel centro storico come in altre città, una caratterizzazione culturale, un tessuto su cui far decollare nuove attività. E dove stanno quelle microimprese innovative che si occupano di digitale, per esempio?

Cosa servirebbe e quali intralci per le aziende fem-minili?Serve cultura d’impresa, ali-mentare il circuito di informa-zione, sostegno a chi si avvia: è vero che la burocrazia è masto-dontica ma molti non hanno ben chiaro nemmeno il processo. Affidarsi a persone esperte. In-cide anche negativamente la forte concorrenza fra associa-zioni, che pullulano, e imprese, per cui ti rivolgi alle une o alle altre senza tener ben conto delle competenze. Le aziende fem-minili hanno difficoltà a posizio-narsi a livello internazionale, si tratta di riuscire a stare in am-biti che contano da parte delle donne, fuori dalla associazioni di categoria non hai peso. Non ne siamo moltissime, c’è sem-pre un divario da colmare ma uno non si lagna e va avanti.

Consiglieresti ad una donna di fare l’imprenditrice?Ho una figlia grande, se aves-si avuto dei bambini piccoli

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l’8 Marzo, Caffè Bra-manthe offrirà un caffè a tutte le donne

Rosa Cicolella, ex presidente Cpo Puglia Ph: foggiatoday.it

ha realizzato questo numero di Stato Donna

www.STATODONNA.it • MARZO 2017

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Partiamo da tutto quello che non si può discutere e che sembra sia ancora lontano da un’epifania femminile. Ad esempio la fatica di quelle donne normali a vivere il quotidiano fatto di un lavoro spesso poco retribuito, di ris-trettezze economiche, di figli disoccupati e lontani, di com-pagni amati e disattenti, di geni-tori anziani a cui questa società- che impegna la metà della sua proposta culturale in convegni, associazioni, documenti, inizia-tive a favore del genere e delle pari opportunità- sembra guar-dare come ad un un ricco menù a cui attingere, ma solo per un lauto convivio. Io stessa sono stata una delle più interessate commensali.Le ricordo le lettere che in arriv-avano in commissione regiona-le per le pari opportunità. Par-lavano soprattutto di dignità. Di lavoro e dignità. Di sfregio alle competenze e al merito che venivano umiliati da capi attraverso metodi che hanno a che fare con la miseria del ge-nere umano e non solo del ge-nere maschile. Proposte ricatto fatte ad una donna in cambio dell’assunzione, di un aumento di stipendio, sotto la minaccia di un licenziamento da parte di un superiore. Richieste di aiuto per molestie,una costante gene-ralizzata che avvelena l’aria e svilisce la lavoratrice. Ma anche lettere di donne che vedevano mortificato il loro impegno po-litico in amministrazioni in cui le giunte non avevano rispettato la quota di genere. Sacrosanto. La rappresentanza è un tema se-rio. Forse uno dei pochi che può

incidere davvero sul cambia-mento. Ma spesso qui ci siamo fermate e soffermate. Facendo ruotare tutto intorno a noi. Si sono fatte battaglie e affermate certezze che tengono fuori chi prova a dire che non concorda. L’arroganza ideologica che schiaccia e annulla inesorabil-mente il vero senso dell’essere donna. Il femminismo ha preso tante strade giuste ma tante le ha anche sbagliate. E chi la pensa così è dalla parte delle donne. Basta con i copyright. Il pen-siero della differenza è una delle strade sbagliate. Perché sostenere una naturale diversità nel carattere e nella personalità di uomini e donne significa an-nullare anni di condizionamenti culturali che hanno plasmato le idee di”femminilità” e “mas-colinità” e che tutt’oggi si pre-sentano come modelli obbligati, limitando la libertà di essere se stessi di ognuno di noi e ri-ducendo ogni individuo entro schemi predefiniti. Ciò significa negarne l’individualità e la sog-gettività. Abbiamo dimenticato le donne reali e abbiamo rin-corso interessanti temi surreali. Posso dire che abbiamo dedi-

cato tempo prezioso del nostro impegno per i diritti delle donne a parlare di doppia preferenza, di grammatica della differenza, di medicina di genere, di cucina di genere, di stereotipi di genere rendendo tutto scontato e ritrito, e in più condito con la sup-ponenza di chi ritiene di essere depositaria della verità e guarda con aria compassionevole le “povere donne” che ancora non sono state evangelizzate dalla cultura della differenza. Basta, mi sottraggo alla farsa. Per l’8 marzo è stato indetto un giorno di sciopero? Non so quante ade-riranno, molte di loro non pos-sono permettersi di perdere 100 euro sul loro stipendio. Serve un cambio di prospettiva: le donne non votano le donne? E perché dovrebbero? Se un uomo ha sensibilità di genere e compe-tenze il problema non si pone, se anche nella legge regionale sulla doppia preferenza aves-simo avuto meno lacci “ideo-logici” forse avremmo portato a casa il risultato. Invece ci siamo relegate in un ostinato pensiero della differenza, in una gram-matica di genere che pensa-vamo portasse ad un cambio di mentalità in stereotipi peggiori di quelli che vogliamo combat-tere. Dopo un lungo percorso in questo campo, riattraverserei tutto il mare ma con un corag-gio diverso: il coraggio di es-sere donna rivendicando libertà di scelte e autodeterminazione senza la censura per cui, se non agisci secondo quel rituale, sei fuori.

di Rosa Cicolella

L’EDITORIALE ...continua da pag 1

Inserto di Stato Quotidiano

Registrazione al Tribunale di Foggia n. 28 del

05.10.2009

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