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Libretto prova

Date post: 09-Mar-2016
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fabrzio d'elia
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Fabrizio D’Elia CATE(TE)RING Una lenta riflessione su lentezza e (ri)flessione del nostro mondo.
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Fabrizio D’Elia

CATE(TE)RING Una lenta riflessione su lentezza e (ri)flessione del nostro mondo.

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01. Il Marinaio/Lato A

Sono al mare adesso Sono in mare aperto Attendo che qualcuno mi prenda e mi riporti a riva Ma per adesso Mi guardo intorno e sono in mare aperto. Nel mio mare resto Come un marinaio Che naviga da solo con le provviste nella stiva Ma per adesso Mi guardo intorno e vedo mare aperto. Il Marinaio è un uomo E molto spesso è solo Di notte la paura gli passa Se non parla delle sue promesse Di quello che farebbe e non farà Testo, musica, arrangiamenti: FD

Il Marinaio è un duro Non parla con nessuno Come se fosse muto, delle sue avventure sporche Come del resto Sta facendo proprio adesso Sono al mare adesso sono in mare aperto Attendo che qualcuno mi prenda e mi riporti a riva Ma per adesso Mi guardo intorno e sono in mare aperto

Photographer: Pierfrancesco Uva

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02. Odore di djambe

Il mio treno si fermerà a Roma Che è diventata ormai tappa obbligatoria.

Lì ci vivono un fratello e i miei amici Quindi è un po’ come tornare a casa.

Lucrezia mi guarda, è come se non fosse Mai partita.

Questo viaggio chi l’affronterà?

Barcellona passeggia di notte Caratteristica la multi etnicità

Tante culture diverse che si uniscono Colori, lingue e profumi di bahia.

Oh Giuliana, con quegli occhi da bambina Che non pensa

‘Questo viaggio chi l’affronterà?’

Balla Sardegna, passando per l’Abruzzo È stato un viaggio che è finito giù in

Salento. Vuoto, noioso, ha tolto solo tempo

A cose nuove e migliori, potevo stare qua. Ma la notte per Sonia è un po’ umida,

con il dolore del viaggio, chi l’affronterà?

Ahi Ahi Ahi sento odore di djambe Alla fine del viaggio, che sarà di me?

In questi ultimi giorni ho scoperto di Cercare invano qualcosa che mi parlasse di te

Il mio ultimo viaggio, per la precisione, è stato fatto nel camper di un cantautore. Siamo partiti da Bisceglie coi liquami nel cesso Che se ci penso la puzza la sento ancora adesso. Mentre Giulia si cambiava per andare in spiaggia La folla per questo viaggio, ma chi l’affronterà? Il viaggio non è altro che continuo stupore, come qualcuno che nasce e qualcuno che muore. E la musica rompe il silenzio del viaggio, sembra strano che faccia rima con miraggio. E Giustina ha viaggiato lontano nel tempo Da ritrovarsi da sola nel mezzo del vento E si ritrova da sola, purtroppo non sa Questo indomito viaggio, chi l’affronterà? Ahi Ahi Ahi sento odore di djambe Alla fine del viaggio, che sarà di me? In questi ultimi giorni ho scoperto di Cercare invano qualcosa che mi parlasse di te. Sento odore di djambe Alla fine del viaggio, che sarà di me?

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03. Cate(te)ring Quando quell’odore s’insediò nei nostri nasi, delicato Come nettare divino, buono come zucchero filato Noi si sciolse in bocca la finzione di una torta e parimenti Certo si sperava che dal tavolo cadessero alimenti Per quanto ne paghiamo già abbastanza a mogli, figli ed avvocati Si studiava il modo di riuscire a intrufolarsi da infiltrati Per gustare a fondo e in un minuto quel teutonico sapore Che ti rende buona la giornata se non prendi la pensione. Come poter dire adesso alle generazioni Di non badare ai sentimentalismi? Qui si rischia solo di arrivare a quarant’anni E di aspirare a un posto per badanti E sistemare Cate(te)ring! Il badante è un ottimo mestiere, potrei essere contento C’è chi preferisce ad ottant’anni farfugliare in Parlamento. Pillole, pasticche, donne giovani, ministri e deputati Che si fanno in quattro per trovare il posto ai meno fortunati. Ma i meno fortunati sono figli di qualcuno d’importante E noi che siamo figli di nessuno siamo già senza badante. Quando arriverà il momento di goderci la nostra pensione Ci sorprenderemo a domandarci chi sia stato più coglione.

Come poter dire adesso alle generazioni Di non badare ai sentimentalismi? Qui si rischia solo di arrivare a quarant’anni E di aspirare a un posto per badanti E sistemare Cate(te)ring!

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04. Voglio vivere piano con te Voglio vivere piano con te Canteremo sempre insieme Ogni notte dormiremo sotto a un velo Sarà come fosse il nostro cielo. Voglio vivere piano con te E l’inverno sarà magico E l’estate sarà fresca e diversa Passeranno le stagioni ma non conta perché Voglio vivere con te Magari ti serve un uomo che ti faccia stare bene e che ti faccia ridere Voglio vivere con te Magari chissà davvero sono io quell’uomo che potrà portarti lì. E ti giuro sono serio Se ti chiedo tutto questo È perché lo sento per davvero Una cosa così grande non succede sempre. Spero di svegliarmi ogni mattina con te accanto Di poterti accarezzare ogni volta che vorrai. Vorrei tanto fossi mia Tra mezz’ora passo sotto casa tua e ti porto via.

Voglio vivere con te Magari ti serve un uomo che ti faccia stare bene e che ti faccia ridere Voglio vivere con te Magari chissà davvero sono io quell’uomo che potrà portarti lì.

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05. La libera uscita Ho scoperto di essere un uomo capace, un uomo tenace E ho l’audacia di guardare in faccia la pace, la croce, col sangue che cuoce. Ho scoperto di essere fiero, di credere di esser sincero Ascoltando le voci, ascoltandole poi sottovoce. E ho scoperto l’amore, poi ho scoperto il dolore. Ma scoprendoli quasi per caso ho capito di essere quasi finito. E mi piace pensare di avere scoperto ogni cosa, di averci tentato Se poi non ci riesco… mi piace pensare anche al resto. Nonostante l’assenza costante di un ruolo che sia definito Ho scoperto la vera mediocrità e, devo ammetterlo, resto colpito. Sarà tardi, rimango lo stesso seduto, la fronte bagnata Sarà tardi, ti dico, ne sono sicuro, stanotte sarai fortunata. E ho scoperto il rancore, poi ho scoperto il pudore Ma scoprendoli senza peccato ho capito che forse non sono finito. E mi piace inventare ogni giorno l’ennesima scusa, la libera uscita Se poi non ci riesco… mi piace pensare anche al resto.

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06. Mistero Come ti guardo? Se ti nascondi, dimmi Come ti guardo? Come ti ascolto? Se non rispondi, dimmi Come ti ascolto? Dimmi che è vero Che mi rilassa ancora Che mi spaventa Come un celato mistero Parlami ancora, sono sincero Ora. Ora che tutto va bene, che non c’è più tempo per fare le cose insieme. Ora che sogno di giorno, che vivo il mattino, più dolce e sereno cammino. Ora che stringo le mani, che non ho bisogno, che non ho paura se penso al ritorno. Se penso a domani, ritorno semmai nelle notti di ieri Confuso sull’erba, disteso sull’erba, lontano dagli occhi indiscreti degli altri Coperto di alberi e fasci di luce, confuso di terra Cercando la pace interiore per me

In te.

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07. Livello serenata Ho la voce, ora servono parole Mai ci crederò. Per il modo in cui riflettono da sole Non le dirò. Non ti dico quanto bene stai facendo Né per quanto tempo. È da tanto che non scrivo, si fa per dire, e mi pento. Non mi fido ciecamente quasi mai So benissimo che è un limite Ho imparato a interpretare i movimenti E ovviamente non ci prendo mai. Non ti chiedo di restare, parlerei Preferisco non rischiare. Ho imparato a interpretare le parole E ci indovino sempre. Non sono al pari di nessun grande cantante Sono a livello serenata. Ma di parole, quelle sì, ne ho scritte tante E quante di facciata. E sapessi quante cose vorrei dire… E ti spaventi quando pensi a un animale Che sia lui a darti la felicità di cui hai bisogno, per adesso.

E mi spavento quando penso a una cascata Potrei buttarmi ma ci penso Terra ferma o abisso, tu sei come me. Così lontana, ma ci provo a starti dietro Sai benissimo che non vorrei rincorrere l’ennesimo uragano. Ma se c’è una cosa che mi fa star bene, non la dico apertamente Te la scrivo, io lo vedo un po’ più conveniente. Non sono al pari di nessun grande cantante Sono a livello serenata. Ma di parole, quelle sì, ne ho scritte tante E quante di facciata. E sapessi quante cose vorrei dire…

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08. Finestrino e controllore Metti insieme i pezzi di un giornale Come fossero fogli di vetro. Appoggia il sole sul comodino È da un po’ che non c conosciamo. Così mi spieghi, la guerra è finita. E non sapevo che fosse iniziata, strana la vita. Prendili tu la coscienza e il pudore Ed avvicinati verso di me. Così mi spieghi la differenza tra uno specchietto retrovisore E la magia dell’indifferenza che proprio ieri temevi già. Io non sopporto le indulgenze al posto del dolore Così ti fermi un momento a pensare a quanto ancora hai da fare. Così stasera saremo lontani E lasceremo che il tempo ritiri i suoi piani. E non lasciare la porta nemmeno socchiusa Perché socchiusa la tenevi già. E lascerò le tue cose in salotto E mangerò nel tuo piatto Poi correrò tutto il pomeriggio Per non pensare al mio viaggio. Non vedi, guarda come picchia il sole

Sembra di essere a mezzogiorno Immezzo a campi di grano e frumento Immezzo a strade e cemento. Ma non ascolti com’è bella la sera Con le sue luci sembra quasi vera Ché non possiamo dimenticarci Né tantomeno incontrarci. E anche stasera saremo lontani E lascerò che il tuo tempo distrugga i miei piani. E non lasciare la porta nemmeno socchiusa Perché socchiusa era già. E rivedrò la mia falsa partenza Dopo una chiacchiera col controllore. Mi siederò vicino al finestrino E del treno sentirò il rumore. E anche stasera saremo lontani E lascerò che il tuo tempo distrugga i miei piani. E non lasciare la porta nemmeno socchiusa Perché socchiusa era già.

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09. Ridi Ridi Il tempo diventa più facile Tu ridi Che stai per concludere l’attimo Non troverai ostacoli Eviterai gli alberi e i rami Non dovrai più smettere Non ci sarà bisogno d’interrompere. Vedi La voglia ritorna da sola E credi Che il giorno alle volte consola Potrai nuovamente scegliere Decidere di sorprendere gli occhi. Non ci potrà essere La necessità di fingere forza E sudore. Ridi Se non vuoi essere triste Tu ridi Se non puoi fare a meno di toccare Le mie labbra con i tuoi pensieri

Tu ridi. Sentirai com’è semplice Proverai nuove formule magiche. Saprai quant’è stata inutile La tua fantasia di escludere i suoni Ridi Ora che le tue paure sono mani E le tue gambe sono forti Tu ridi Ora che corri Tu ridi.

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10. St Post Ancora un altro po’ Non si potrebbe fare E mentre dormo, parlo Racconto delle cose, tante cose Non è proprio così Che avrei trattato gli unici Momenti, vuoti attimi Avrei provato ancora, riflettendoci. Ancora un altro po’ Vorrei ricominciare E se finisse ancora Sarebbe da scartare. Come farò Ad asciugarmi le caviglie Come farò? Ancora un altro po’ Ancora non lo so Non è bastato Non è bastato Sapere la verità Non è bastato E allora adesso

Cosa mi resta? Ancora un altro po’ Vorrei ricominciare E se finisse ancora Sarebbe da scartare.

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Semplice così Non l’avevi detto mai Ti vesto di buono, nell’aria rimani tranquilla. La negazione è indiscutibile La volontà di sentirti è innegabile Dentro e fuori come una lama attraversami. Cerco di essere forte, convincimi Se hai sbagliato o negato, riprendimi

Come se Le mie orecchie fossero mute Come se Le carezze non ricevute, e mai ritrovate Ma come se Un brevissimo cenno d’estate Fosse arrivato da solo. Complice così Non ti avevo scelta mai Mi vieni in aiuto se non ho bisogno, ma Splendida così Forse non importa ma L’idea che rimane è solo un’idea.

Come se Le mie orecchie fossero mute Come se Le carezze non ricevute, e mai ritrovate Ma come se Un brevissimo cenno d’estate Fosse arrivato da solo. Come se Una musica sempre più dolce Mi penetri l’anima e Rimanga lì Dentro Me.

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2. G-vanni Fari, lastroffa. Come sai fare bene l'aragosta, la vista. L'hai vista quella tosta sulla pista, callista. Non perderla di vista con la fiesta cicciosa Vai avanti, corri a prenderla G-Vanni. Frizzi? Starindi. Non è per Trumillare ma che c'entra sto mare? Ce ne dobbiamo andare che il tirusto ci aspetta Fai presto, va di fretta Non cantare, maccimbesto Come dici? Non mi freghi più G-vanni. Non è per contrastare la tua vena più creativa ma capiscimi, consepri se non c'è la prospettiva Aspettativa? che c'entra? ma mi hai capito bene? Che se vuoi te lo ripeto, ma stai attento non lo faccio più G-vanni. Quindi dicevamo, scappellotti di seconda mano come la strunnetta che pulisce, cos'hai detto, aspetta? Il fatto è che non segui, ti stai concentrando male Sono chiaro, non lo senti l'istambore, supercazzola G-vanni.

Stai più attento ascolta bene, poi lo ripetiamo insieme (Non tentarmi) Come hai detto sono anni che ricevi supercazzole G-vanni. Come i bambini ti fanno le domande tu sorridi spensierato senza ponte col gelato freddo, nubido, frillazzi, ma non mi hai capito ancora come posso fare a non fermarmi ora, supercazzola G-Vanni Stai più attento ascolta bene, poi lo ripetiamo insieme (Non tentarmi) Come hai detto sono anni che ricevi supercazzole G-vanni.

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13. Fiaba

Strumentale Musica, arrangiamento: FD

Photographer: Ilaria Francia

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14. Due anni fa Due anni fa nascevi tu Che sei più piccolo di me Che sei più piccolo di tutti quanti Ma le tue mani sono belle grandi Due anni fa nascevi tu E ti sei proclamato re Di questo regno che da allora tiene Soltanto quando stiamo bene insieme Due anni fa eravamo lì Sul nostro piccolo divano Ad aspettare che venissi fuori Per dare un senso a tutti quei pensieri Qualche anno fa non eri qui Ma dici a tutti che non è così Vuoi farmi credere che ci sei stato Persino quando io non ero ancora nato. E adesso che sei qui ne approfittiamo Per fare un girotondo e prenderci per mano Per metterci con le ginocchia a terra Per far capire a tutti che la guerra qui non c’è.

Ma com’è piccola la vita Che ci può dare tanti guai Che ci può fare anche dei bei regali Come l’averti qui con noi i Natali. Natale scorso zio non c’era Era partito per un po’ Seguiva cieco quella sua chimera Come un gabbiano su una mongolfiera Due anni fa però era qua Ad aspettare la felicità Che gli facesse aprire porte chiuse Incatenate da persone stufe Due anni fa nascevi tu Che sei più piccolo di me Ma il cuoricino te l’hano fatto enorme Due anni fa eri un bimbo piccolo che dorme. Per metterci con le ginocchia a terra Per far capire a tutti che la guerra qui non c’è. Per cantare tutti insieme i-a-i-a-o.

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15. Paralisi di mentalità Hai mai pensato che il tuo problema sia Nel tuo modo di parlare, di comunicare Forse hai difficoltà, vorresti esprimere Ciò che pensi, forse vorresti migliorare Dicevo migliorare la comunicazione Parlare molto senza esprimere la tua opinione Non è difficile, magari provaci Potresti dire ciò che esattamente pensi Pensaci. Hai mai notato che se dai importanza a chi Non la merita ti senti sempre peggio Prova a distinguere chi prova a prenderti Da chi vuole solamente che lo provochi. Il maschio è debole, la donna è immobile Prima di dare la fiducia, la pretendono Hai mai notato che bisogna perdere Un poco prima per pretendere di vincere. Quello che veramente temi è il tuo stesso potere Quello per cui tremi è la tua collera, è l’ossessione di avere Mai ragione solo torto, ti fa sentire meglio, dopo uno sbaglio Ma senza mai sapere, senza costringermi a fare quello che voglio.

Senza considerare le mere convinzioni Tutte le giovani paure che si fanno azioni Tutte le mode che sono passate già E che non torneranno prima di un’eternità. Che differenza fa voler discutere O rimanere fermi sulle proprie posizioni Su quelle convinzioni che non convincono Su quel terrore che ti limita la mente. Quello che veramente temi è il tuo stesso potere Quello per cui tremi è la tua collera, è l’ossessione di avere Mai ragione solo torto, ti fa sentire meglio, dopo uno sbaglio Ma senza mai sapere, senza costringermi a fare quello che voglio. (E’ la paralisi di mentalità, ti fa sentire poca roba una nullità)

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16. Capelli a caschetto Caterina che sei sveglia come me La mattina ti rispecchi nel caffè Caterina, ti rigiri nel tuo letto Senza spettinare i tuoi capelli a caschetto Caterina che ti lavi bene il viso Che ti fai la barba, poi sorridi un po’ Caterina che ti guardi nello specchio E ti sorprendi delle tue rotondità Caterina vieni qua È troppo presto per andare Dammi un altro bacio dai La tua pelle sa di sale Non capisci che ti voglio Ma non farmi soffocare Coi capelli, come sudi Te li devi tagliare. Caterina, Caterina, Cate La Cicciona sta chiamando, devi andare Ma tu sbatti i pugni al muro E poi alzi gli occhi al cielo Non lo vedi che sei bello per davvero?

Caterina, Caterina, Cate I tuoi amici, loro scherzano con te Ma non sanno quanto soffri Quanti battiti ha il tuo cuore Son due anni che non ti chiamano per nome. Caterina vieni qua È troppo presto per andare Dammi un altro bacio dai La tua pelle sa di sale Non capisci che ti voglio Ma non farmi soffocare Coi capelli, come sudi Te li devi tagliare.

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17. (Quel che resta di) Un marinaio Sono al mare adesso Sono in mare aperto Attendo che qualcuno mi prenda e mi riporti a riva Ma per adesso Mi guardo intorno e sono in mare aperto. Guardo fino infondo Guardo tutto il mondo Fin quando vedo terra, prendo i remi E sfido il vento, vado senza freni Dritto verso la salvezza. Supero le sponde, salto sulla riva Provviste nella stiva non ce ne sono più da giorni Ma fame e sete sfumano così nei miei ricordi. Il marinaio vive di passioni, di saggezza e solitudine La sabbia di quest’isola è perfetta ma Non credo mi soddisferà. Torno in mare adesso Sono in mare aperto Non s’è visto nessuno che mi prenda e mi riporti a riva Così per questo Mi guardo intorno e sono in mare aperto.


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