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Libro 50anni

Date post: 06-Apr-2016
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Cinquant'anni di storia della Polisportiva Giovanni Masi
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50 anni di ...Polisportiva G. Masi

50 ANNI DI POLISPORTIVA G. MASI a cura di Federico Forte, Giacomo Ventura, Marino Mascagni, Martina Paone

Ricerche, testi e immagini a cura di Federico Forte, Giacomo Ventura, Marino Mascagni, Martina Paone.

Fotografie e digitalizzazione a cura di Federico Forte.Impaginazione e grafica a cura di Lorella Nerozzi.Copertina di Mauro Raspadori.Stampa a cura di Grafica Stadio.

Si ringraziano per i lavori di ricerca storica precedenti Francesco Borsari, Marino Mascagni e Paolo Lambertini.

Si ringraziano tutte le persone che hanno partecipato alle interviste e alle ricerche negli anni passati, alcune delle quali purtroppo scomparse.

Si ringraziano inoltre tutte persone che hanno voluto lasciare la propria testimo-nianza scritta o orale in questi mesi e coloro che, in corso d’opera, ci hanno donato documenti e immagini: Alessandro Ghermandi, Alessio Tenani, Andrea Fini, Andrea Ventura, Angelo Pozzi, Annalisa Sgarzi, Antonio Nassetti, Barbara Cioppi, ChiaraCampazzi, Cinzia Cardano, Claudio Baldoni, Claudio Maccaferri, Daniele Zanardi, Daniela Zanni, Danilo Benini, Elisa Sgarzi, Emanuela Ferro, Fabio Bencivenni,Fabio Monari, Fausto Giorgi, Franca Labanti, Francesco Amorese, Francesco Borsari, Giacomo Savorini, Giancarlo Barbuti, Giuseppe Calzolari, Ketty Maffeo, Laura Carluccio, Lorella Nerozzi, Luigi Iaconeta, Marino Mascagni, Marisa Bernagozzi, Maurizio Sgarzi, Maurizio Ventura, Mauro Raspadori, Melania Lo Conte, Miriam Masi, Morena Diamantini, Nadia Ventura, Oriana Gasperini, Paolo Lambertini, Pietro Paterna, Roberto Magli, Roberto Ventura, Sergio Albertazzi, Silvano Natalini, Silvia Bargellini, Simona Burnelli, Stefano Sartini, Umberto Bonfà, Valentino Valisi, Vito Cardano.

Fonti: Archivio della polisportiva G. Masi, Archivio del Comune di Casalecchio di Reno, Casalecchio Notizie, Casalecchio News, Informasi, l’Unità, Il Resto del Carli-no, Il Domani, Filodiretto.

Un ringraziamento particolare a Adele Credi per il suo contributo alla realizzazione.

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Stampato in occasione del 50° anniversario della fondazione della Polisportiva Giovanni Masi a.s.d. in distribuzione gratuita ai Soci - 22 marzo 2014 -

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Indice

50 anni di Masi… e non sentirli, di Simone GamberiniCinquant’anni ben portati, di Piero Gasperini Un libro, una storia, di Valentino Valisi Cinquant’anni di immagini, emozioni e stimoli, di Marino Mascagni Il mazzo di chiavi, di Martina Paone Dentro un archivio, di Giacomo Ventura Fare per crescere, di Federico Forte

Premessa

1956: Prima di cominciare, la Centro B pag. 171964-1969: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese pag. 221970-1979: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese pag. 301980-1989: Ripartire da... Giovanni Masi pag. 521990-1999: La Pol tra sport e impegno sociale pag. 922000-2009: La forza dei valori condivisi pag. 1282010-2014: Il presente e il futuro pag. 168

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Sembra una ragazzina, ma di anni ne sta per compiere 50, la polisportiva “Gio-vanni Masi”, una delle società sportive più longeve e importanti del nostro ter-ritorio che conta oggi quasi 8.000 soci di cui oltre 7.000 iscritti ai corsi e i restanti costituiti da dirigenti, personale, istrut-tori, soci organizzatori di circa 30 disci-pline sportive dall’attività in piscina, alle arti marziali, dal basket alla danza, dal pattinaggio, alla pallavolo, al basket, e molto altro ancora. Una società che, in-sieme alle altre numerose realtà sportive d’eccellenza presenti a Casalecchio, in-carna la filosofia dello sport della nostra Amministrazione, uno sport “per tutti”, per tutte le fasce di età, per donne e uo-mini, per agonisti e neofiti, all’aria aper-ta e indoor, per chi ama lo sport tradi-zionale o per chi desidera misurarsi con discipline innovative. Dal 1964, quando nasce con il nome di polisportiva “Baldo Sauro”, passando per il 1979, anno della sua intitolazione al fondatore “Giovan-ni Masi” scomparso proprio quell’anno, arrivando fino ai giorni nostri, di strada ne è stata fatta tanta. Sia come fondatore della polisportiva “Baldo Sauro” sia come funzionario pubblico dell’Assessorato allo Sport, Giovanni Masi si adopera,

insieme all’Amministrazione comunale, per dotare Casalecchio di un’impian-tistica sportiva adeguata allo sviluppo demografico e ad una città moderna. In poco più di una decina d’anni avvengo-no cambiamenti radicali, da un’offerta minima con i due campi da calcio Ce-roni e Nobile e la palestrina della scuola Carducci, in città si contano a fine anni ’70 numerosi campetti e piste all’aper-to, 6 palestre scolastiche, 1 pista coperta di pattinaggio, 3 piscine (più il cantie-re della King già aperto), un Palazzetto dello Sport secondo solo al PalaDozza e a Imola, un Bocciodromo tra i più gran-di della regione, un Centro tennis a tre stelle. Alla base di tutto la convinzione, condivisa dall’Amministrazione comu-nale, che lo sport sia un ottimo stru-mento per favorire l’integrazione sociale, l’aggregazione, la solidarietà, le relazioni umane, per diventare cittadini miglio-ri e consapevoli. Con un’impiantistica all’altezza vengono incentivate nuove at-tività e discipline sportive. Grazie a una visione anticonformista e lungimirante, Giovanni Masi e i suoi giovani collabo-ratori abbandonano l’idea che lo sport sia solo calcio e si concentrano sulla promozione del nuoto, del pattinaggio,

di Simone Gamberini, sindaco di Casalecchio di Reno

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della pallavolo, della ginnastica artistica e dalla metà degli anni ’70 in poi anche di molte altre discipline. Da questa pas-sione e impegno incessanti nasce quindi quella organizzazione straordinaria che oggi è la polisportiva “Giovanni Masi”, tra le più grandi della Regione Emilia-Romagna. Oltre al progressivo aumen-tare delle attività e del numero dei soci, si sono create nel tempo sinergie sempre più significative con l’Amministrazione comunale: pur mantenendo una strut-tura e una vocazione associazionistica, la polisportiva gestisce infatti gli impianti sportivi di proprietà pubblica, i centri estivi, l’educazione motoria e i servi-zi di pre-post scuola, l’organizzazione di camp estivi e invernali, gite, vacanze per famiglie, weekend culturali. In tem-pi più vicini a noi le nuove scommesse della società sono il “Progetto Handi-cap” che ha lo scopo di avvicinare i di-versamente abili all’ambiente acquatico e di palestra nella convinzione che in tali ambiti si possano realizzare finalità di integrazione, di diritto al movimento e di diritto allo sviluppo, e “CasaMasi”, progetto che nasce con l'intento di in-tegrarsi e affiancarsi alle istituzioni at-traverso una serie di iniziative a favore delle categorie più deboli o svantaggia-te. Rilevante anche il contributo nella Masi sul piano dell’occupazione, in un periodo ancora contraddistinto da crisi lavorativa soprattutto giovanile, la so-cietà sportiva ha recentemente assunto a tempo indeterminato una ventina di giovani. Tutti questi esempi dimostrano come la polisportiva sia stata in grado in

questi anni di leggere e soddisfare i biso-gni del territorio mantenendo costante l’attenzione ai valori della nostra comu-nità. Una Polisportiva che ha sempre investito nella formazione permanente dei propri dirigenti e quadri tecnici ed ha mostrato quella forte disponibilità per fornire ai soci e ai cittadini, spesso in collaborazione con l’Amministrazione, risposte in termini di qualità e di acces-sibilità alla pratica sportiva per tutti che sono un tratto distintivo di Casalecchio di Reno. Un percorso evolutivo radicato nei valori associativi, solidali e volonta-ristici fondamentali intorno ai quali la Polisportiva è nata 50 anni or sono – ri-assunti nella frase “Insieme nello sport” che accompagna il logo – facendola di-ventare un punto di riferimento nella promozione dello sport pulito, attento ai diritti ed al welfare, un valore aggiunto che contribuisce al benessere della no-stra comunità. Ed è proprio perché Gio-vanni Masi, figura centrale dello sport casalecchiese, incarnava perfettamente questi princìpi, che l’Amministrazione comunale ha intenzione, in occasione di questo anniversario, di dedicare uno spazio della città al fondatore da indivi-duare insieme alla Polisportiva. Da par-te dell’Amministrazione comunale non possiamo quindi che concludere con i migliori auguri di buon compleanno, con un sentito ringraziamento al Presi-dente Valentino Valisi e a tutti i dirigenti che hanno fatto parte in questi anni del Consiglio Direttivo, grazie a tutti i soci, e…come si dice in queste occasioni: 100 di questi giorni!

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Cinquant’anni ben portati

Nel 2014 la polisportiva Masi festeg-gia i cinquant’ anni di attività e presenta ancora oggi, agli occhi dei suoi iscritti e frequentatori vari, un aspetto decisamente giovanile, che si manifesta con una grande voglia di fare. Non potrebbe essere diver-samente, essendo nata nel 1964, a metà di quegli anni sessanta che hanno forse sintetizzato al meglio l’ incontro fra uno dei momenti più positivi della crescita economica non solo locale e la capacità, tipica dei nostri luoghi, di mettersi in gioco, non solo come singoli, ma come membri di una collettività o di una co-munità. La crescente vitalità dell’ intero territorio (quello che sta per diventare area metropolitana) si manifestò in tanti campi, dalla crescita economica, dai lavori iniziali della tangenziale, dal contributo della politica locale al nascente welfare chepotenziava le possibilità lavorative del mondo femminile nel circuitoproduttivo , lo sviluppo dell’ Universitàe, perché no, i successi sportivi professio-nistici, con il Bologna che vinceva lo scu-detto. Questo mettersi in gioco ‘collettivo’fu canalizzato alla riappropriazione di tanti luoghi e spazi non solo fisici dove si può manifestare la personalità di ciascuno di noi, ivi compreso la cura del proprio corpo e del proprio tempo libero, fina-

lizzato a momenti ludici salutari ed edu-cativi. Non so cosa pensassero GiovanniMasi e i suoi primi collaboratori, ma certo la visione del mondo che avevano (fosse il mondo Casalecchio oppure una visione più ampia) conteneva già in sé il seme della missione che negli anni è stata affinata con il lavoro, lo studio, la dedi-zione, la progettualità e direi l’ amore che ognuno ha messo nell’ organizzazione di questa Polisportiva che oggi annovera oltre settemila iscritti, di ogni fascia di età. Mi piace fantasticare su questa nascita, come se si fosse aperta la valigia di Mary Poppins e fossero iniziate a uscire, tem-po dopo tempo, idee, iniziative, progetti (anche impegnativi), azioni nel sociale, ma sempre guidato il tutto da un sogno: l’ individuo al centro del progetto con il rispetto dovuto a ciascuno che si avvici-ni alla pratica sportiva di base. Quando sono venuto a vivere a Casalecchio, ormai trent’ anni fa, una delle prime conoscenze fu proprio la Masi, forse con la Galaverna. Non immaginavo certo che a distanza di anni l’avrei conosciuta anche istituzionalmente, partner affidabile e trainante, insieme all’ intero mondo associativo sportivo della città, della qualità della vita, non solo sportiva di Casalecchio. Grazie e avanti verso i prossimi cinquanta!

di Piero Gasperini, assessore allo Sport di Casalecchio di Reno

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Un uomo zoppica e si sta ugualmente avvicinando a me con fare deciso e ra-pido; ormai è a pochi passi da me, mi allunga la mano dicendomi: “Ciao, tu devi essere Valentino...”. La frase sfuma nei ricordi, pensando a quella stretta di mano, decisa quel tanto che bastava a farti capire che lui c’era e che non vo-leva perdere tempo in convenevoli oltre lo stretto necessario. Dinamico, deciso, risoluto, un po’ prevaricatore ma capace di grande ascolto, è questa la prima im-magine di Giovanni che la memoria mi riporta e che, purtroppo, ho conosciuto per troppo poco tempo: avrei imparato un mondo. Allora la Polisportiva era un’adolescente tredicenne, ma con già una sua storia importante; per chi, come me, giungeva a Casalecchio per la prima volta, era spesso il primo gruppo che si incontrava, perché era già il gruppo del fare. Un fare variegato che permetteva ad ognuno di ritrovare qualcosa da seguire o qualcosa da praticare; difficile starne fuori o lontani. Ora sono il presidente di questa bellissima associazione e quando strinsi quella mano, con forza e piacere, non immaginavo certo cosa avrebbe significato la Masi per il resto della la mia vita. La mia storia è comune a tanti e tanti hanno contribuito a far sì

Un libro, una storia

che questa storia continuasse nei migliore dei modi. La scelta di fare questo libro deriva dal desiderio che avevamo, di mettere una specie di prima pietra su cui costruire il nostro nuovo futuro. Un libro da toccare, da soppesare, da sfogliare, da leggere, per farci ritrovare, tutti assieme, anno dopo anno, in una sorta di mappa dei ricordi, per fermarci un attimo a ricordare, a riflettere e ad assorbire quanto di buono è stato fatto, per continuare a tenere le radici ben salde nellanostra storia. Provate a fermarvi un attimo e, attraverso questo libro, pensare di fare un tuffo nel passato, per ricordare tanti momenti belli e ricchi di storie da ascoltare e da raccontare. Vi ritroverete più ricchi e con un bel sorriso che arriva dal profondo, magari vi sfuggirà anche un “bello, voglio provare anch’io a scrivere un pezzo del prossimo libro…”. Riponendolo sullo scaffale, vi riprometterete di contribuire a sostenere e riaffermare quei valori che questo libro vuole rappresentare, in occasione di questo magico compleanno. Buon compleanno POL, altre avventure e altre storie ci attendono…

di Valentino Valisi, presidente della Polisportiva Giovanni Masi

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Cinquant’anni di immagini , di emozioni e di stimoli a migliorare

di Marino Mascagni, curatore e riordinatore dell’archivio

storico di Polisportiva

Quando sono entrato nella Polisporti-va Baldo Sauro avevo poco meno di 17 anni ed era l’estate del 1965. Tentavo di giocare al calcio, anche se preferivo la corsa di fondo, ma non c’erano mol-te alternative. Ci sono rimasto fino al 1968, il tempo per vedere l’inizio della trasformazione in Casalecchiese. Fu una bella esperienza di crescita, anche per i positivi rapporti instaurati con Giovan-ni, ma anche con Emilio Rossi e Claudio Maccaferri. Al mio rientro nel 1974 la Polisportiva era cresciuta. Nel frattempo anch’io avevo imparato che, a differenza della lettura di un libro di storia, “nella società non si può essere neutrali” e oc-correva fare delle scelte pur rimanendo distinto e distante da qualunque forma di dogmatismo. Da allora non ne sono più uscito, quindi è un pezzo di vita troppo grande per riuscire a parlarne in modo diretto senza perdermi in digres-sioni personali. Quando comunque un sodalizio raggiunge i 50 di vita significa che, non solo che gli obiettivi posti in partenza sono stati raggiunti, ma che ne sono stati riproposti di nuovi. Di con-

seguenza, sono stati superati anche gli ostacoli che si erano frapposti alla rea-lizzazione dei progetti. Sono sicuramen-te questi gli elementi che hanno fatto sì che quella piccola Polisportiva “Baldo Sauro”, abbia potuto diventare, come “Pol. G. Masi”, un indiscutibile “valore sociale” nel territorio in cui opera. Supe-rare i 50 anni di vita di una associazione è uno di quei passaggi che richiedono contemporaneamente una celebrazione e una analisi sui fattori che ne hanno determinato la vitalità per un periodo così significativo. Entrambe le operazio-ni presentano elementi positivi e nega-tivi. Si può scadere nella retorica cele-brativa e nel contempo “dimenticare” quelle persone che, anche solo per poco tempo, vi si sono dedicate con impegno. Le analisi sono utili per valutare il pro-prio passato, ma se non sono proiettate per il futuro diventano un mero esercizio storiografico fine a se stesso. Quando si è posto il problema di celebrare l’anniver-sario con uno strumento che rimanes-se a disposizione di tutti e raccontasse in modo più completo possibile questi

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Cinquant’anni di immagini , di emozioni e di stimoli a migliorare

cinque decenni, il problema di come farlo si certamente posto. Si è preso co-munque atto che condensare la storia di una associazione come la PolMasi in un libro di meno di 200 pagine fosse arduo e velleitario.

Attraverso il vecchissimo criterio di smettere di teorizzare e cominciare a la-vorare nel concreto, l’operazione che è stata alla base di questa pubblicazione èil riordino per tempo e spazio della documentazione che ha fatto la storia della Polisportiva. Si è partiti da una si-tuazione non ottimale, di pura e sempli-ce conservazione protratta nel tempo e in spazi ristretti e inadatti, passando per l’integrazione con fondi acquisiti recen-temente e anche in corso d’opera, fino ad arrivare alle interviste a numerosi soci che hanno contribuito alla vita associati-va. L’ampia analisi fatta sui materiali da parte di chi ha scelto di cimentarsi nel lavoro, ha immediatamente fatto emer-gere due elementi significati: delle emo-zioni e degli stimoli di approfondimento che andavano ben oltre alla elaborazio-ne di un eventuale testo di storia della Polisportiva. Sì, emozioni. Ogni docu-mento, foto, intervista audio e in alcu-ni casi anche oggetti, hanno generato delle emozioni sui soggetti che li hanno analizzati. Emozioni diverse, perché di-versi erano gli eventi e diverse erano le emozioni che questi avevano prodotto a suo tempo, e in modo diverso si erano conservate, sfumate o accresciute. Emo-zioni, anche per chi non aveva mai co-nosciuto in dettaglio alcuni eventi, che però nella vita dell’Associazione hanno

determinato valori e relazioni. Anche in questo caso emozioni variegate e in con-tinua evoluzione, favorite dalla moltepli-cità degli spunti e dalla dinamicità della realtà attuale. Cinquant’anni di vita, ol-tre cento discipline sportive e non (alcu-ne vive e vitali, altre nate, vissute, cessa-te, rinate...), alcune decine di migliaia di persone coinvolte negli anni attraverso lo sport ci hanno trasmesso le loro emo-zioni . Sarebbe bello poterle trasmettere in queste pagine, perché riescano ancora ad infonderci quella carica emozionale capace di contrastare questi momen-ti grigi. L’altro elemento che con forza è uscito dalla polvere delle carte è stato lo stimolo, o meglio, gli stimoli ad appro-fondire e migliorare su vari argomenti. Ciascun elemento di testimonianza ha prodotto elementi di conferma di una vitalità sociale ma nel contempo ha svi-luppato anche innumerevoli domande. Queste sono risultate molto articolate, sia nella complessità che nella piccola curiosità. Domandandosi la data esattadi un evento, il motivo della fine di una iniziativa importante, oppure interrogandosi su perchè non siano rimaste notizie e documenti di attività importanti, si è realizzato questo proget-to. Domande a cui questa pubblicazione risponderà solo in piccola parte, come non risponderà in modo esaustivo sui numerosi documenti di cultura spor-tiva prodotti negli anni e che hanno determinato scelte importanti della vita associativa. La pubblicazione, ma princi-palmente tutto il materiale esaminato e quello che verrà ulteriormente acquisito,sarà uno strumento per ulteriori

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Cinquant’anni di immagini , di emozioni e di stimoli a migliorare

approfondimenti di conoscenza stori-ca ma sarà anche spunto per i progetti futuri. Questo lavoro, ognuno potrà utilizzarlo nella maniera che riterrà più opportuna, ma sarebbe bello che fosse un punto di partenza per comprendere meglio una esperienza sportiva, cultura-le e sociale unica nel suo genere. Questa pubblicazione è dunque una fonte di esperienza umana e documen-taria da analizzare e leggere. Gli spunti che, nel tempo, non hanno avuto un’espressione completa, potranno

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essere raccolti dalle esigenzee dalle competenze delle nuove generazioni e potranno riani-mare quell’energia necessaria per fare nascere nuove piante e nuovi progetti destinati a migliorare l’esistente fino ad orarealizzato. In fondo, è come appoggiare la mano sulla spalla di qualcuno per dirgli: “ci sarebbeun’opportunità, molto inte-ressante, con poco impegno, massimo un’oretta al giorno...”

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Il mazzo di chiavi

Quando sono nata la Polisportiva aveva già ventiquattro anni di vita sulle spalle. Lo Zerosei invece, chiamato con questo nome, aveva solo un anno, e i miei ge-nitori scelsero quel posto per farmi in-contrare l’acqua, il gioco e gli altri. In principio si andava senza costume e sen-za cuffia; almeno, i neonati ci andavano tutti nudi perchè all’epoca non esisteva nulla di simile a costumi contenitivi, pannolini da acqua o mute per lattanti. Se i bimbi stavano con il culetto per aria, anche i genitori si sentivano liberi, coi capelli al vento, senza strati siliconici a trattenere le chiome, e le fotografie veni-vano molto ma molto più belle di quel-le che si scattano adesso! Fino a 6 anni sono rimasta lì, percorrendo diligente-mente tutto il cursus honorum previsto, fatto di giochi, canzoni, tuffi, fontanelle, docce, feste dei colori, trucchi, tempere, merende, corse e amici. Quello che mi ricordo di più, sono alcuni suoni e al-cuni odori: l’odore premonitore della pi-scina, avvertito già distintamente men-tre corro giù per la discesa di cemento che porta al salone d’ingresso; il rumore

di Martina Paone, curatrice

della corsa, rimandato indietro e molti-plicato dal rimbombo contro le pareti; lo stesso odore del cloro ma più forte e tiepido, riscaldato dall’ingresso nel salo-ne; poi, su per le scale, di là dalla porta con l’oblò tondo - che adesso non c’è più- la voce “al latte” di Paolo e la voce sorridente e squillante della Cinzia. Con un “trauma” positivo di questo genere, è inutile dirlo, sono tornata in quel po-sto da grande e ho addirittura insegnato insieme a chi aveva insegnato a me da piccola. Del mio ritorno, mi ricordo un sacco di emozioni belle e poi un mazzo di chiavi colossale, che Paolo porta sem-pre con sè. Tutte quelle chiavi servono ad aprire la quantità di porte che ti trovi davanti, in Polisportiva: la porta della piscina, quella della palestra, quella della segreteria, quella del magazzino, quella del pullmino, la porta della formazione, delle nuove esperienze, dell’amicizia, della scoperta, dell’insegnamento... Il custode delle chiavi mi ha accompagnato per mano sulla soglia di tante porte, e tante altre sono ancora in attesa di essere aperte.

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Il mazzo di chiavi

Una delle soglie che ho varcato per ul-tima, è quella polverosa dell’archivio della Polisportiva. Sembra uno stanzino piccolo e poco illuminato (e lo è! Non è che non lo sia...), ma sugli scaffali e den-tro gli scatoloni ho trovato un mondo intero: 50 anni di storie. Dopo alcuni mesi di studio, conosco quasi a memoria racconti di momenti che non ho vissuto, so dire il nome di persone che non homai incontrato e posso descrivere avvenimenti senza esserci stata. La lunga storia che comincia tra poche pagine, l’ho letta nei documenti, l’ho guardata nelle foto, l’ho ascoltata nelle interviste, l’ho vista nei filmati, l’ho incontrata

nelle persone che hanno voluto raccontarne un pezzettino. Ho sentito tante cose diverse ma anche tante cose uguali, sempre le stesse, come se certi ricordi si fossero impressi nella mente con uno stampino: le arance e il fango alla Galaverna, la fermezza e la dolcezza di Giovanni, la psicomotricità che ha dato scalpore, la Croce e il centro, la mitica Pol di via Marconi, la mano sulla spalla. Vale la pena che questo gomitolo di storie sia raccontato anche a voi. Il libro che state sfogliando diventa l’ennesima chiave che aprirà forse un’altra porta ancora: quella della memoria. Entrate pure, è aperto.

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Dentro un archivio

Dentro un archivio finiscono tante cose. Ci finiscono volantini, giornali, libri, manifesti, opuscoli, fotografie e adesivi. E in quello della Polisportiva, una picco-la stanza del magazzino di via Cavour, ci finiscono anche magliette e calzoncini. Ci finiscono per fare spazio ad altro, per liberare cassetti, librerie, mobili, soffitte, garages. Eppure (per quanto a volte, possa sembrare strano) c'è qualcosa in quei documenti che li differenzia dalle cose che vengono buttate. Sono lì "per dire" qualcosa. E stanno lì ad aspettare. Ad aspettare qualcuno. Durante la Festa degli Aquiloni, Roberto Magli e Marino Mascagni, suggeriti da Miriam Masi, seguendo una tradizione ormai consoli-data in Polisportiva, mi hanno messo la loro mano sulla mia spalla e mi hanno chiesto di fare questo libro. Ho detto, non pensandoci troppo, "sì". Così, in-sieme ad alcuni amici, siamo andati a dare un po' di aria a quello stanzino e a sentire cosa volevano dirci quelle cose. Abbiamo trovato documenti e fotografie che ci hanno fatto ridere e altri ci han-

di Giacomo Ventura, curatore

no fatto commuovere. Altri ancora ci hanno fatto pensare che la Polisportiva sia cambiata moltissimo, alcuni invece che in fondo non è cambiata per niente. Abbiamo capito che dentro un archivio ci finiscono i ricordi, quei ricordi che ti dimentichi di ricordare, come quei bi-glietti di un treno, un autobus o di un aereo che, finiti in fondo ad una tasca di una giacca, ritrovi dopo anni riportando in mente momenti, persone e voci. Il libro che avete tra le mani è nato così. Intrecciando voci, immagini, racconti e pagine abbiamo pensato che sarebbe venuta fuori una storia. Una storia di una Polisportiva attraverso i ricordi delle persone che l'hanno fatta e la fanno vivere oggi. Una Polisportiva che per cinquant'anni ha segnato molte storie e molte vite degli abitanti di Casalecchio, la città che amo. Abbiamo incontrato tante persone in questo viaggio e ognuna di loro ci ha lasciato qualcosa ma a termine di questo lavoro vorrei raccontare anche io quando a mio modo ho conosciuto la

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Dentro un archivio

Polisportiva. Il primo ricordo che ho della Polisportiva è senza dubbio un adesivo. Un adesivo che, quando avevo circa quattro anni, avevo attaccato in diverse stanze della mia casa. Sotto la scritta "POL. MASI" è raffigurato in acqua un uomo di mezza età, grassissimo, che però come per ma-gia invece di affondare, riesce a gal-leggiare come se fosse un pallone. L’"uomo palla" (così l’avevo chiamato)ha una faccia perplessa, si sta

facendo parecchie domande (e a ben ragione: nonostante sia così grosso vola sull'acqua) ma allo stesso tempo va avanti, deciso. Leggero. E pensandoci oggi, non posso fare a meno che vedere nell'"uomo palla" un' immagine perfetta della Polisportiva Masi. Una persona grossa, sulla cinquantina e che non smette di avere dubbi e farsi domande e che conserva, forse proprio per questo, una leggerezza magica, felice e libera.

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Fare per crescere

Premessa: sono più abituato a giocare con i numeri che con le parole e quindi mi sento un po’ a disagio nello scrivere una prefazione. Ma proba-bilmente queste piccola premessa è il riassunto migliore della mia storia in Polisportiva. Ho iniziato a frequentare i corsi di nuoto fin da piccolissimo, mi han-no detto che ho fatto anche un corso di acquaticità ma non mi ricordo, probabilmente perchè temevo e odiavo l'acqua e la piscina. Ma incontrai gli istruttori della Masi e grazie allo loro professionalità, disponibilità e comprensione riuscii ad apprezzare il gusto dell'acqua. Degli anni in piscina ricordo la merenda fina-le: schiacciatine tocciate nel the bollente e soprattutto la maglia da istruttore che invidiavo e desideravo. Appena raggiunsi l'età minima mi iscrissi al corso di tecnico educatore di nuoto. Mi immaginavo ad insegnare ad un gruppo di ragazzi e non mi sentivo adat-to a stare in mezzo ai bimbi, invece mi innamorai del mondo Zerosei e grazie a Paolo (lui mi disse che avevo frequentato

di Federico Forte, curatore

un corso di acquaticità e si ricordava ancora il mio nome) iniziai a giocare alle XXV Aprile. Ho avuto la fortuna di incontrare per-sone che hanno avuto fiducia in me e mi hanno aiutato a crescere e ad affrontare novità e sfide. Come questa prefazione e questo libro. Abituato a correre dietro ad un frisbee o a giocare in piscina, sono finito in magazzino dove ho trascorso nottate, combattendo la stanchezza e la polvere, cercando il calore di un ricordo e l'emozione di un momento passato. Non penso di essere la persona più adat-ta alla costruzione del libro ma mi è stata data questa opportunità e ho potuto ascoltare gli aneddoti e la storia di alcune delle persone che hanno costruito una Polisportiva da 8000 soci.Quindi vorrei concludere con un grazie: grazie a chi ci ha condiviso con noi i suoi ricordi; grazie a chi ogni giorno, con la sua passione, porta avanti la storia della Masi e soprattutto un grazie alle persone che ti danno fiducia, ti sono vicine e ti spronano a fare. Ah, un grazie anche a chi ci leggerà.

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50 anni di ...Polisportiva G. Masi

Premessa

Il libro che vi trovate tra le mani nasce dalle immagini e dai documenti che sono stati raccolti per anni e anni all’interno di una stanzetta nel magazzino di via Cavour. Noi siamo entrati in quell’archivio e abbiamo cercato di “leggere una storia” suggerita dai materiali che abbiamo consultato. Questo libro non ha la pretesa o la volontà di produrre una storia completa e rigorosa di Polisportiva. Un’impresa del genere sarebbe impossibile a oggi in quanto la documentazione pervenuta in archivio è frutto di un accumulo casuale puramente conservativo, che è soprattutto mancante di alcune parti e di alcuni settori. Non solo, il vissuto di chi ha curato la realizzazione di questo libro e di chi ha offerto la propria testimonianza, è entrato prepotentemente nella realizzazione, facendo emergere alcuni aspetti piut-tosto che altri. Inoltre la nostra esperienza non sarebbe bastata per narrare i 50 anni di vita di Polisportiva e, per raccontare fatti ed eventi a cui non avevamo partecipato, abbiamo accostato immagini e documenti alle testimonianze di tantissime persone. Queste interviste sono state raccolte in gran parte tra fine 2013 e inizio 2014; altre provengono da precedenti lavori di ricerca effettuati dal 1993 al 2009. Compaiono inoltre alcune voci di persone che non ci sono più ma che vogliamo ricordare con affetto attraverso le loro parole. Ricordiamo infine che le interviste sono testimonianze emotive che ripercorrono il tempo e possono riportare imprecisioni storiche ma questo fa parte della scelta redazionale che ha preferito questa impostazione al freddo incrocio di date, persone eventi.

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50 anni di ...Polisportiva G. Masi

1956: Prima di cominciare, la Centro B

Giovanni Masi nasce a Bazzano nel 1921, primo di sette fratelli, in una famiglia che vive grazie alla gestione di una modesta trattoria e alla rivendita del carbone. Nell'infanzia contrae la poliomelite che gli provoca l'accorciamento di una gam-ba di alcuni centimetri. Le scarse risorseeconomiche e l'impossibilità di miglio-rarle, dal momento che la famiglia non è aderente al P.N.F., non gli permettono il proseguimento degli studi oltre la quinta elementare. L'ambiente antifascista della famiglia fonda sicuramente le scelte ideali e politiche che Giovanni sosterrà sempre con coerenza e determinazione, e che di-venteranno i cardini dei suo forte carat-tere. Masi aderisce al Partito Comunista e partecipa alla Resistenza con la “Brigata Bolero”, svolgendo l’attività militare nel-la zona di Bazzano; poi si sposa e ha una prima figlia di nome Mara, che nasce nel 1945. Poco dopo, Giovanni si trasferisce a Casalecchio di Reno, insieme alla don-na che sarà sua compagna inseparabile per il resto della vita, la signora Franca, da cui avrà una figlia Miriam (1959). Come lui, molto numerose sono le persone che negli stessi anni decidono di

lasciare gli appennini, le montagne o laprovincia, per immigrare verso Casalecchio, ricostruita e rinata negli anni del dopoguerra. Dopo aver compiutotentativi analoghi a Bazzano, Giovanni Masi comincia ad organizzare lo sport a Casalecchio tra i giovani del suo quartiere. In quegli anni a Casalecchio lo sport era praticato in varie forme: si praticavano le Bocce, La Pesca, il Ciclismo, la Boxe, il calcio al campo “Ceroni” (Esso) e al campo della “Gioventù Italiana” (Nobile), la Caccia, un pò di Tennis in un campo privato. Esistevano alcune società con già una vita pluriennale tra lequali il “Casalecchio Calcio”, che svol-gevano le proprie attività con esperienza e serietà. Erano però i giovani di nuova inurbazione che avevano i problemi più grandi e che cercavano delle risposte concrete. La società non era insensibile a tali tematiche e alcune risposte, seppure parziali, arrivavano dai soggetti più disparati: osti e baristi, inclini per professione a organizzare l’aggregazione giovanile, volenterosi cappellani, attivisti dei più svariati partiti politici e operatori degli Enti di Promozione Sportiva che iniziavano ad affermarsi. Giovanni Masi si inserisce come soggetto fondamentale all’interno di questo panorama variegato,nasce così la squadra di calcio juniores del quartiere “Centro B”, che partecipa ai tornei estivi con le partite disputate al campo “Ceroni”. Sarà la moglie di Masi in persona, la signora Franca, a saldare le prime spese della “società”. Questa prima esperienza sul campo fornisce a Giovanni le capacità per affrontare le sfide del mondo giovanile che si manifesteranno pochi anni più tardi.

Giovanni Masi con la figlia Mara

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1956: Prima di cominciare, la Centro B

Le primissime partite di calcio del Centro B Questa è un’origine, sono le radici, un antefatto, come lo volete chiamare. Io vado un po’ per induzione: nel ‘56 Giovanni aveva fatto una squadra per far partecipare anche il quartiere in cui abitava al Torneo di Casalecchio. Ecco, se volete potete considerarlo come embrione di una società che poi avrebbe sviluppato dal 1964 in avanti. Quello è stato il primo accenno della sua attività sportiva da quando è arrivato a Casalecchio dalla sua natia Bazzano. Il Centro A era, diciamo così, via Marconi, il quartiere Volpi, tutta quella parte lì, il Centro B era di là dal ponte, fino a Villa Chiara.

Claudio Maccaferri

Documento d’identità rilasciato a Giovanni Masi dal Ministero

dell’Italia occupata

La squadra Centro B durante il Trofeo Città di Casalecchio

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1956: Prima di cominciare, la Centro B

Primo incontro con GiovanniMi ricordo contatti di amicizia, di buon vicinato. L'impressione che mi ha dato Giovanni Masi è stata quella di essere di una persona che avesse la mente molto aperta.

Claudio Maccaferri

Io conoscevo alcuni ragazzi e conoscevo Giovanni perchè io facevo attività nel partito e anche lui; anzi lui per primo, e poi anch'io. Infatti ci siamo conosciuti lì, nella sede.

Giuseppe Calzolari

Il trofeo al campo CeroniIl campo sportivo di Ceroni era il vecchio campo sportivo a Casalecchio di Reno. E’ uno spiazzo che c'è tra la rotonda Biagi e la USL che stanno costruendo adesso. Claudio Maccaferri

Calcio in cifre: pagella di Maccaferri che giudica la prestazione dei giocatori

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La Centro B impegnata sul campo Ceroni (oggi Parco Rodari)

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1956: Prima di cominciare, la Centro B

Questa è la cronaca di un ragazzino di diciassette anni. Ero uno che leggeva tutti i giorni lo Stadio e la Gazzetta.

Claudio Maccaferri

Il ricordo più nitido è che fece fare le maglie verdi con polsini bianchi da una magliaia che stava vicino a noi; mise lei la lana, fece tutte le maglie che erano dieci o quindici, alla fine nessuno pagò, dovetti pagarle tutte io queste maglie! (intervista registrata il 15/12/1993)

Franca Anderlini

Cronaca di Claudio Maccaferri della quarta giornata di Trofeo

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1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

La Polisportiva che oggi conosciamo nasce cinquant’anni fa grazie alla volontà di Giovanni Masi che, nel 1964, riuscì a dar vita a una Società cui venne dato il nome di “Baldo Sauro” in ricordo di un partigiano casalecchiese caduto nell’ambito della guerra di Liberazione.La Polisportiva si impegnò inizialmente nel calcio giovanile e in sporadiche espe-rienze di atletica leggera e tennis tavolo.Nella seconda metà degli anni Sessanta, l’amministrazione Comunale concretiz-zò una importante scelta a favore della pratica motorio - sportiva con l'avvio del piano generale degli impianti sportivi.A sua volta, la “Baldo Sauro” elaborò un progetto molto ambizioso per lo sviluppo dello sport di base. Per fare sport in maniera seria, oltre alle strutture adeguate, occorrevano anche persone qualificate che insegnassero le discipline in modo corretto: gli Istitutidi Educazione Fisica preparavano eccellenti professori di E. F. . Così, sostenuto dall’allora Unione Italiana Sport Popolare e dal C.O.N.I., Giovanni Masi individuò in questo mondo le persone che potevano portare al successo il progetto. L’impegno e la buona volontà dei pri-missimi anni furono affiancati da com-petenze specifiche; inoltre la Polisportiva diventò una struttura di base della UISP.L'ampliamento degli obiettivi e

della base sociale portò a una modifica della denominazione dellasocietà, che trasformò il suo nome in un più estensivo “polisportiva Casalecchiese”.Un buon progetto doveva basarsi su strutture forti e solide ma nel contempo doveva essere aperto a tutta la popolazione giovanile. L’ospitalità presso un partito po-litico certamente ostacolava questo obiettivo, così la sede venne spostata da via Giordani 5 a via Marconi 75, in una struttura di uso pubblico.Mentre l’attività sportiva superava il vecchio campo “Ceroni” (detto anche campo dell’Esso) per iniziare a utilizzare la nuova impiantistica sportiva in progressiva costruzione, per l’attività di Ginnastica Correttiva fu determinante la collaborazione della Cooperativa dei Consumatori, sia per il locale messo a disposizione che per le primarie attrezzature.Oltre alla Correttiva, nacquero nuove attività come Atletica Leggera, Pallavolo, Pallacanestro e Tennis, coordinate dal Centro di Formazione per l'Avviamento allo Sport sostenuto da UISP e CONI.Questa scelta rispondeva alle reali esi-genze di una popolazione giovanile inurbata in gran numero, infatti in po-chi anni iniziò a produrre i primi frutti.

Timbro della Società Baldo Sauro Centro Olimpia Atletica Leggera

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1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

Nasce la Baldo SauroQualche anno dopo la Centro B, Giovanni ha trovato dei ragazzi che frequentavano la sede del Pci e ha deciso di indirizzarli nello sport; lo sport nei suoi concetti era una maniera per toglierli da altri pericoli che potevano esserci per la strada. A quel tempo c'erano solo calcio e ciclismo che appassionavano. Allora, per invitare i giovani a non frequentare la cellula politica solo la sera, Giovanni si era fatto l'idea di occupare i ragazzi anche nel tempo libero: “invece che andare a prendere la droga o robe simili, gli facciamo fare una partita di calcio”. Era proprio la sua mentalità. In questa idea ha coinvolto me ed Emilio Rossi, che eravamo in ottimi rapporti: con Emilio, perchè lavorava in Comune come Giovanni, e con me, perchè nel frattempo eravamo sem-pre rimasti in contatto e poi dopo era venuto ad abitare proprio di fronte a casa mia, quindi ci vedevamo spesso. Io andavo delle volte in casa di Giovanni e lui mi faceva vedere delle creazioni di quadri, perchè amava dipingere. Ad un certo punto mi ha detto: "Claudio, vorremmo fare una squadra di calcio. Mi vieni a fare da dirigente?" e allora è cominciato così, questo è quello che so io. Il nome Baldo Sauro era quello di un partigiano a cui faceva riferimento la cellula del Pci che è tutt'ora in via Giordani, in cui ci trovavamo.

Claudio Maccaferri

Giovanni Masi al lavoro nel 1963

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1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

Un giocatore racconta...Nella zona in cui abita-vamo noi, di là dal ponte, ci venne fatta la proposta di istituire una squadra di calcio di ragazzini; noi avevamo tutti sui dieci, do-dici, tredici anni. Giovanni mi coinvolse nell'andare a cercare gli altri ragazzi che nel quartiere potevano partecipare a questa squad-ra, e poi cercando di fare tutta la preparazione. Noi facemmo la preparazione sportiva nel salone di via Giordani, lui era il nostro maestro di ginnastica e ci diri-geva in maniera precisa e professionale nel fare gli esercizi, sempre nell'attesa di poter poi giocare a pallone. Quando vennero convocati tutti i vari giocatori, che eravamo noi, vogliosi di fare questo mitico campionato provinciale UISP, ci venne assegnato il compito di dire che tipo di divisa volevamo, che tipo di maglia: naturalmente noi scegliemmo - dico naturalmente per l'epoca - la maglia del Brasile che era la squadra più in voga. Ecco, quella maglia non l'abbiamo mai vista! Dopo sono arrivate altre maglie però...Da lì la squadra si è concretizzata e da lì la Polisportiva prese piede...poi è diventata quello che è diventata, non solo in ambito calcistico.

Athos Gamberini

Una delle prime foto della Baldo Sauro.

La Baldo Sauro nel settembre del 1966, in una amichevole compresa nel programma di una gita turistica in Umbria.

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1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

Allenamenti e partiteCi allenavamo al campo Nobile, in fondo a via Garibaldi, nei primissimi anni c'era la squadra juniores e la squadra allievi. Beppe Calzolari, che allora era un ragazzino e giocava dentro la squadra, dopo ha continuato a fare attività dentro la Polisportivaperchè credo che abbia fatto anche l'allenatore di pallavolo. Al Trofeo Città di Bologna, nel 1964-65 , abbiamo partecipato come Baldo Sauro e abbiamo vinto! Claudio Maccaferri

Si giocava al campo di Ceroni, sembrava un campo arato per dir la verità, e poi eravamo già contenti quando ce lo davano!

Emilio Rossi

Il dopo-partitaFinito di giocare andavamo a casa sporchi come dei maiali... Le docce c'erano lì al campo Nobile, però noi andavamo a giocare anche nei campi comunali dove non c'erano, e non c'era neanche l'acqua calda. C'era il famoso campo della Berretta Rossa: erano campi comunali dove non si pagava ed erano poi tutti a Bologna. Perchè noi qua a Casalecchio non giocavamo quasi mai perchè il Nobile era il campo dove giocava la prima squadra.

Giuseppe Calzolari

Mi ricordo che un giorno i ragazzi sono venuti in casa mia a trovarmi e mi hanno regalato una bambola che ho ancora in casa: hanno detto che era un regalo per mia moglie e che invece di farlo a me lo facevano a mia moglie, perchè avevano rubato del tempo a lei.

Claudio Maccaferri

Per lavar le maglie, prima le lavava la moglie di Masi, le portava a casa e le lavava lei, poi quando i ragazzini diventavano un pò più grandini, si prendevano a casa la loro maglietta coi calzettoni e se la lavavano, perchè le possibilità erano pochissime. Si facevano i salti mortali. Emilio Rossi

Emilio Rossi, Giovanni Masi e Claudio Maccaferri

La squadra Baldo Sauro calcio insieme a Remo Bizzarri, allo stadio U. Nobile

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1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

Bianco e verde...o azzurro?I colori sociali erano bianco e azzurro una volta. Quando poi diventarono polisportiva Casalecchiese, cambiarono...

Giuseppe Calzolari

C'è stato un momento in cui volevano mettere i colori della bandiera di Casalecchio e allora tirarono fuori dagli archivi del Comune una bandiera, che però era molto vecchia e l'azzurro era diventato verde, stando lì negli anni. Quindi, venne fatta verde e bianca anche se era azzurra.

Miriam Masi

Attentato al giudice di gara!Mi sa che probabilmente l'atletica è iniziata con i giochi della gioventù… mi ricordo che ero più piccola, al campo, non partecipavo però trotterellavo dietro a mio babbo e c'erano i giochi della gioventù: c'era Atos Garelli che faceva il giudice di gara. A un certo punto appoggiò la pistola per dare il via alle gare lì sul tavolo, io son passata e... è partito un corpo! Ho sfiorato l'occhio di Atos Garelli, che se era un pò più in qua, era cieco adesso! E' partito sto colpo che per fortuna non ha colpito nessuno...

Miriam Masi

Tesserino della Società

Documento degli archivi comunali in cui è indicata la residenza e il nominativo di Giovanni Masi, come referente per la Società Baldo Sauro. Sulla seconda colonna si possono leggere le attività svolte

allora dalla Baldo Sauro: il calcio, e l’atletica e il nuoto, aggiunti successivamente.

Giovanni Masi presenzia ai Giochi della Gioventù

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Scattini e nuove attività!Dicevano che gli scattini erano quelli con le rotelle e invece i pattini erano quelli con la lama.

Ketty Maffeo

Il fatto di aver avuto l'incarico di Consigliere comunale delegato allo sport, fu quello che diede a me la possibilità di dire a Giovanni: "Boia d'un mond, qui gl'è tant da fer" , perchè Casalecchio aveva solo quel campo da futbal lassù, il caffè Esso. E così cominciammo pensare: "Giovanni boia d'un mond, a i è la maniera di fare un po' ed pallacanestro ed pallavolo. Adesso prou-vam!” (intervista registrata il 21/10/1993)

Remo Bizzarri

Perchè poi a Casalecchio c'era già il Casalecchio e il Ceretolo che facevano attività di calcio e quindi la Baldo Sauro non reggeva più la concorrenza. Allora poi subentrò appunto l'atletica e la ginnastica correttiva. La ginnastica la facevano nel salone della Coop, dove c'era la sede, sotto, in via Marconi. Giovanni aveva un'idea, diciamo, fissa: voleva far fare sport a più gente possibile.

Giuseppe Calzolari

1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

Lettera all’Assessorato allo Sport in cui la Società comunica i propri corsi per l’anno sportivo 1968-69

12 Novembre 1967: l’Assessorato allo Sport, in collaborazione con l’UISP, promuove le attività

della Polisportiva Baldo Sauro

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1964-69: Dalla Baldo Sauro alla Casalecchiese

Progetti per il futuro...Eravamo ancora nella vecchia sede di via Giordani 5. Giovanni ci convocò per parlare delle prospettive per andare avanti nelle attività sportive. Non era unariunione di calcio e lui era arrivato con un pacco di plichi, disegni e progetti delle scuole che sarebbero state fatte a Casalecchio. All’interno c’erano le palestre che dovevano essere realizzate attraverso un grosso progetto di costruzione delle scuole perché Casaleccchio dal 1959 al 1963 si era ingrandita moltissimo.Quando vidi questa massa di materiale rimasi abbastanza scettico, dissi la mia opinione , che spesso non corrispondeva con quella di Giovanni: “le vedranno i miei figli”. Invece fui clamorosamente smentito perché qualche anno dopo, nel 1974, quasi tutti quegli impianti erano stati realizzati.

Marino Mascagni

13 Settembre 1968. la Polisportiva, col nuovo nome di Polisportiva Casalecchiese, organizza la prima gara podistica Trofeo Cavazza, in occasione del Festival dell’Avanti

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Negli anni Settanta, anche grazie all'impegno e alla volontà di Giovanni, fu completata la costruzione degli impianti sportivi a Casalecchio di Reno, permettendo lo sviluppo di nuove discipline come Pattinaggio e Nuoto, ma anche Scacchi, Ginnastica Adulti e molte altre. Furono gli anni dello sport all'aria aperta e di manifestazioni come le Galaverne, di cui la Casalecchiese rap-presentò uno dei principali organizza-tori. Gli anni Settanta rappresentano gli anni dell’entusiasmo e della parteci-pazione, certamente non solo in ambito sportivo. Era il momento in cui, a par-tire da un bisogno, scaturiva velocemente un progetto ed erano pochi quelli che si sottraevano all’impegno per realizzarlo. Le varie attività sportive iniziarono a darsi obiettivi che andavano ben oltre le attività corsuali con il saggio a fine anno: si intensificò la partecipazione ai tornei e campionati nell’ambito locale e provinciale e i Giochi della Gioventù divennero la piattaforma per realizzare molto altro. Per fare questo, occorrevano accompagnatori per le trasferte, supporti di ogni genere per le iniziative organiz-zate, e qualcuno che potesse “far di conto” per la gestione dei magrissimi bilanci dei primi settori sportivi. A molti capitò di portare la bambina al corso pattinaggio o

il pargolo a quello di nuoto, e dopo solo qualche settimana trovarsi a dirigere il piccolo settore di riferimento, oppure a delimitare il percorso di una gara. In questo modo si diede l’avvio ad un’organizzazione di Polisportiva costituita da grandi autonomie interne, regolate, a loro volta, da un contrappeso sostanziale determina-to da una forte mutualità globale. Così lapolisportiva Casalecchiese ebbe mododi consolidarsi nel territorio avviando un rapporto proficuo sia con l’amministrazione Comunale che con quella scolastica. Inoltre, l’autonomia organizzativa permise l’affrancamento dall’UISP provinciale, passando da strut-tura di base dell’ente di promozione a una vera e propria società autonoma e responsabile. Alla fine del decennio, terminava prematuramente anche la vita di Giovanni Masi. Un uomo che, pur avendo iniziato una carriera da semplice centralinista, ha lasciato in coloro che lo han-no conosciuto il vivo ricordo di una persona capace, determinata, di acuta intelligenza, in grado di concretizzare l’impegno politi-co per trasformare un atto amministrativo in muri, attrezzature e servizi. Il 5 ottobre 1979 l'Assemblea della Polisportiva decise di aggiungere il nome di Giovanni aquello della società, che divenne “polisportiva Casalecchiese Giovanni Masi”.

In attesa della partenza, alla prima

Galaverna

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Una piscina troppo desiderataQuando aprì la piscina Carmen Longo, Giovanni si rivolse alla UISP, a Bruno di Monte, per sapere se c'erano dei giovani disponibili a iniziare a fare attività di volontariato, che avessero le com-petenze. Allora la UISP organizzava corsi per istruttori di nuoto e io ero una di quelli che stavano finendo il corso. E così dopo l'esame che superammo, iniziai alla Carmen Longo. Serena Frascaroli

Il nuoto è nato dopo che hanno costruito la piscina, la Cavour. C'era già Pozzi veh, era appena arrivato, perchè lui era un milanese.

Giuseppe Calzolari

Il bisogno della piscina era talmente sentito che, a un certo punto, fummo costretti a interrompere alcune attività di nuoto adulti. Infatti, venne riscontrato che fra il nuoto che facevano le scuole la mattina, il nuoto che facevano i ragazzini al pomeriggio e poi gli adulti che andavano dopo le otto, le macchine che dovevano pulire l'acqua non ce

la facevano in tempo perchè la mattina tutto fosse di nuovo in buone condizioni igieniche!

Marino MascagniLa piscina fa male!Ippolito, l'ufficiale sanitario, era fanatico, diceva che le piscine facevano male, la piscina faceva male ai bambini, non faceva bene. Quindi arrivava lì, tutte le volte che veniva a fare una cosa, e diceva: “questa piscina è da chiudere!” e la chiudeva. In realtà c'era un sacco di cloro, non credo ci fosse nessun tipo di germe, era un'acqua… molto piena di cloro! Era disinfettata bene! Mi ricordo che stavo lì un intero pomeriggio e alla fine del pomeriggio vedevo... tutto uno sbarluginio... le luci le vedevo con l'alone intorno... poi sai che cosa? C'era il soffitto molto basso, quindi non c'era ricambio d'aria per niente, non c'era aria a sufficienza. Infatti quando siamo andati nella piscina grande sembrava un lusso! Fabio Monari

Casalecchio Notizie 1976: risultati positivi del nuoto

Storica foto degli istruttori di nuoto dell’anno sportivo 1972-1973, all’interno della piscina

C. Longo (ora Cesari)

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

La parola agli allieviSono entrato in Pol nel lontano 1972 all'età di 6 anni, quando la mia mamma si era stancata di lottare con me per farmiil bagno e quindi ha deciso di iscrivermi ad un corso di nuoto e di farmilottare con qualche sfortunato istruttore.Così ho iniziato a frequentare i corsi alla "micropiscina" Cavour (oggi Cesari) dove, dopo i canonici 10 minuti di

ginnastica di riscaldamento che facevamo tutti sul piano vasca attorno alla piscina, ci mettevano in acqua tentando di non farci stare aggrappati a quel corrimano che chissà quanti bambini della prima corsia hanno adorato. Poi un giorno non so chi o cosa abbiano notato in me, ma qualcuno ha deciso che sarei dovuto passare nella squadra agonistica, da dove ancora oggi nessuno è ancora riuscito a fami andare via. Inutile dire che ricordo ancora perfettamente quel giorno in cui mia mamma mi accompagnò al mio primo allenamento e Pozzi mi fece entrare in acqua insieme a quelli che poi sarebbero diventati i miei migliori amici con i quali passai un sacco di anni bellissimi. Entrai in acqua e qualcuno degli altri mi disse: "e tu chi sei? Stai pure dietro". Ovviamente non vi dirò mai nemmeno sotto tortura chi fosse, ma solo che era una pazza bambina magra magra, di poco più piccola di me.

Maurizio Ventura

Agonistica alla Cavour: problemi di lunghezzaPer fare cento metri bisognava fare sei vasche...che erano poi 99 metri, non cento!

Andrea Ventura

Sicuramente si imparava a virare bene, però quando arrivavano le vasche da 50 metri loro partivano a scheggia, poi però erano pronti a finire e invece erano ancora a metà vasca...spiegarglielo non era mica facile. C'era questo problema!

Fabio Monari

Dopo, poi, quando le gare le ho organizzate io, erano tutte sui 25 metri, e hanno vinto eh! Angelo Pozzi

Gruppo di bimbi alla piscina Carmen Longo

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

La mitica GalavernaIl gruppo podisti di Casalecchio è nato insieme all'organizzazione della Galaverna, c'era l'austerità delle macchine, non si poteva girare, si doveva andare per forza a piedi, e allora è venuta fuori questa idea qui. I primi anni si parlava di diecimila persone, che poi venivano tutti in autobus da Bologna e da tutta la provincia, perchè non erano tutti di Casalecchio.

Vito Cardano

Ognuno aveva un compito: c'era chi preparava il percorso, c'erano i cacciatori lungoil percorso, le guardie, chi faceva il servizio scopa, chi doveva preparare le arance…

Marino Mascagni

Giovanni era l'anticipatore dello sport destrut-turato. Era una visione molto moderna: la Galaverna è stata utile a rendere dignitose le casalinghe e quelli del bar, che uscivano di casa per andare a mettersi una tuta e un paio di scarpe.

Gino Santi

Giovanni Masi e Gino Santi verificano il percorso della prima Galaverna, nel 1973

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Giovanni Masi e Gino Santi verificano il percorso della prima Galaverna, nel 1973

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Istruzioni per l’uso, precauzioni ed effetti collateraliDovevi andare con calma, c'erano dei punti dove non si stava in piedi... quando si era nel bosco si perdevano le scarpe... in tanti venivano scalzi, perchè non trovavano più le scarpe dentro alfango!

Vito Cardano

Io mi ricordo del gran fango, del gran fango… era bellissima, era proprio famosa, non se ne saltava una, di Galaverna. Io mi ricordo ancora i pentoloni di cioccolata: mia mamma lavorava lì e mescolava la cioccolata calda.

Ketty Maffeo

Si scivolava, c'era un'acqua. Si andava su e giù per il fango...a volte si faceva a sedere! Nadia Ventura

Cioccolata calda per i corridori

Giovanni Masi verifica il percorso della prima Galaverna nel 1973

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La medaglia di partecipazione alla prima galaverna

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Fango a profusioneMe lo ricordo, era così davvero, la Galaverna era un percorso di guerra.

Andrea Ventura

Credo che fosse la Galaverna ‘80 o ’81, erano i primi anni che non c’era Giovanni Masi. Al Comitato provinciale dei Podisti fu portata una proposta che era scaturita a Casalecchio e che avrebbe previsto la partenza della manifestazione da via Marconi anziché dal Parco Talon. Si trat-tava di percorrere un tratto di via Marconi e il ponte sul Reno prima di entrare nel parco. Fum-mo sommersi da una sfilza di improperi

riguardanti la proposta. La Galaverna era talmente caratterizzata dal fango che, tra le controproposte più o meno attuabili, ci fu quella di predisporre qualche camionata di fango in via Marconi.

Marino Mascagni

L’importante è non perdere le scarpe!

1974. Volantino della Galaverna

Partecipanti soddisfatti

1974. Un passaggio particolarmente accidentato della Galaverna

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

La corsa campestreEra la Campestre Casalecchiese, che veniva organizzata all’interno del Parco Talon nel periodo autunnale indirizzata ai ragazzi dei Corsi di formazione, sullo sfondo si vedono i resti della Villa . E’ stata una delle prime foto che ho scattato dopo il mio secondo ingresso in Polisportiva. Sono presenti Giovanni Masi e Nadia Ventura, e dietro i ragazzi si nota un signore in giacca, è il signor Dossola. In quel periodo Nadia si occupava della preparazione dei ragazzi dell’Avviamento allo Sport mentre Dossola allenava la Squadra di Atletica Leggera. Lui era un carabiniere in servizio a Bologna e in quel periodo, sul piano strettamente culturale, era abbastanza

eccezionale che potesse collaborare con la Casalecchiese.

Marino Mascagni

L’importante è... cadere sul morbidoC'era una questione: il padre di Gabrielli faceva il materassaio. Noi di materassi avevamo solo quei due più scuri, che erano verdi, e con due materassi così non era sufficiente. Allora con tutta l'altra serie di materassi da letto, si riusciva a fare il salto in alto in maniera quasi decente! Questa foto è significativa perchè vuol dire che si facevano molte cose... artigianalmente. Marino Mascagni

Novembre 1974. corsa campestre a Villa Talon in occasione dei giochi della gioventù

Atletica 1975. Luca Gabrielli e i materassi del papà

Atletica 1975. Gruppo di allievi con l’istruttore Castellari

Atletica: logo del settore

Atletica 1976. Atleti in corsa

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Da uno sport all’altro, tutto è possibile!Come ho fatto ad allenare la pallavolo, partendo dal calcio? Una parte di quei ragazzi che facevano i corsi di pallavolo, a un certo punto erano diventati bravini e le altre società ce li stavano rubando. Io l’anno prima ero nei militari e aiutavo il professor Pallotti che era quello che, diciamo, ha creato la pallavolo a Casalecchio, che purtroppo è morto. Io lo aiutavo perchè quando ero più giovane giocavo nella squadra della scuola, nonostante la mia altezza! E allora successe che a luglio o agosto, Giovanni mi fa: “ci sono questi ragazzi qua che rischiano di an-dare via perchè non hanno uno sbocco” e allora fa: “qua per tenerli bisogna fare una squadra” e allora mi chiese di allenare pallavolo.Praticamente dovetti comprarmi tutti i libri di pallavolo… però vincevano! Ah vincevano sì, cavolo, io studiavo! Praticamente io, i primi allenamenti, li facevo come se giocassero a calcio, facendo esercizi tipici del calcio. Non ero ancora arrivato a studiare… Allora i ragazzi mi dicevano: "ma questi non sono mica allenamenti di pallavolo..." e io dicevo: “Ehm, ma questo ci vuole... un pò più avanti...” giusto il tempo di studiare!Mi ero comprato i libri, a mie spese, con teoria e stretching: allora c'erano i primi libri di streching che erano americani. Poi pian piano abbiamo fatto un capionato UISP imbattuti, un altro campionato UISP imbattuti, perchè Giovanni non voleva che andassimo a fare i tornei del Coni, perchè c'era questa questione un po’ politica. Solo che io praticamente feci un aut-aut, dico: "i ragazzi vanno via”! E ottenni di iscrivermi alla Fipav, alla federazione di pallavolo. Facemmo un’ accesa discussione: non era difficile discutere con Giovanni, però ho vinto.

Giuseppe Calzolari

Pallavolo 1975. Seconda edizione del Torneo della Resistenza.

Pallavolo 1975. La grinta delle ragazze.

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Una vera squadraCon i miei ragazzi avevo un rapporto molto buono e li portavo anche a sciare, e ci vede-vamo anche fuori dalla pallavolo. Mi piaceva proprio come si suol dire "fare squadra”, e quindi ci tenevo molto che fosse una squadra vera, con i rapporti che andavano anche

fuori dalla pal-lavolo. E infat-ti, una volta un ragazzo della squadra più o meno a mezza-notte o all'una di notte, mi viene a suonare a casa, perchè aveva una ragazzina che aveva perso l’ultimo treno per andare a Castel San Pietro, e allora

ho accompagnato la sua ragazza fino là. Un'altra volta anche Marchetti, dato che suo fratello era andato fuori strada sulla Bazzanese, alla famosa curva della Muffa, era venuto a suonare a casa mia.

Giuseppe Calzolari

Pallavolo 1975. squadra femminile

Pallavolo 1975. Squadra maschile.

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Un progetto faraonicoLa notizia del finanziamento per costruire la piscina arrivò prima delle elezioni del 1975. Penso che per Giovanni quella sia stata una grandissima soddisfazione perchè finalmente vedeva cambiare Casalecchio con qualcosa di veramente importante.

Nadia Ventura

Avevano fatto quel progetto, che avevo io in ufficio, e c'era la vasca fuori, la vasca coperta da tremila posti a sedere, una cosa del genere. Ma ovviamente sono passati tre o quattro anni e quei soldi che furono annunciati in campagna elettorale diminuirono.

Angelo Pozzi

A forza di aspettare si era rimpicciolita! Andrea Ventura

Pozzi incontra MasiIo lavoravo in comune all'ufficio imposte di consumo, il vecchio dazio. Dato che il dazio fu abolito, a un certo punto siamo stati ridistribuiti. Allora mi han mandato lì: "prova lì, roba di sport...". Io sono andato lì tranquillo, invece sono arrivato in un posto, con Giovanni, che al pomeriggio dovevi lavorare, alla sera dovevi lavorare, alla domenica non ne parliamo! “Ho preso bene” ho pensato. Poi dopo come è andata? Sono andato lì alla piscina Cavour e Giovanni mi fa: “non hai mezz'oretta ogni tanto?” , così anche la piscina mi son beccato!

Angelo Pozzi

Immagine del cantiere della futura piscina

M. L. King

Casalecchio Notizie 1975. Il progetto della piscina comunale viene approvato e finanziato

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Sgarzi incontra MasiMi sono presentato a Masi nel cortile del vecchio comune nel ’74: eravamo in dieci ragazzi, cacciati fuori dalla parrocchia per un volantino a favore della tesi “divorzista”. Sono andato in comune una mattina e ho chiesto se era possibile parlare con l'ufficio sport; mi hanno fatto entrare e sono andato da Masi. Gli ho detto: "guarda, siamo un gruppo di dieci ragazzi, cacciati dalla parrocchia, avremmovoglia di fare qualcosa”. E poi gli ho detto ancora - strumentalmente ma giustamente - "stanno costruendo l'impianto XXV Aprile, io spero di diventare presto insegnante di educazione fisica (pensa che dovevo ancora cominciare l’università, addirittura dovevo ancora essere ammesso!). Insomma, vorremmo fare qualcosa". “Puoi venire oggi pomeriggio in Polisportiva?" Mi fa Giovanni. Io non sapevo neanche cos'era la Polisportiva ma ho detto: "Sì, va bene", e allora sono andato in via Marconi. Il pomerig-gio stesso, Giovanni ha detto: "va bene, io mi fido ". Non so se nel frattempo avesse chiesto informazioni, anche perchè non avevo delle gran referenze, visto che mio nonno è stato segretario della Dc di Casalecchio, figurati... Sta di fatto che la settimana dopo

ci chiamò tutti e dieci e disse: "queste son le chiavi delle XXV Aprile, gestitele". Così, di fatto io sono diventato il responsabile della Croce ap-pena abbiamo c o m i n c i a t o .

Maurizio Sgarzi

Gruppo di allievi alla piscina XXV Aprile

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Angelo Pozzi, Giovanni Masi, Maurizio Sgarzi

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La vita in Pol Stavo pensando a come funzionava il legame tra gli allenatori, perchè comunque qualunque iniziativa ci fosse, c'eravamo tutti. Non so, facevi la Galaverna ed eravamo tutti alla Galaverna con tutti i nostri bimbi; andavi alle feste di piazza ed eravamo tutti gli allenatori con i loro ragazzi. Stavo cercando nella memoria come avveniva il contatto fra tutti... Io ho un ricordo mio: quando avevo sedici-diciassette anni, la Pol in via Marconi era in realtà un punto di incontro. Tu in qualunque momento, anche se avevi un attimo dicevi “vado in pol”. C'era tutto l'ufficio di Presidenza, tutte le segreterie, tutti passavano di lì e stavano lì ecco. Era un modo per confrontarsi, perchè era piacevole stare lì, perchè c'era sempre qualcuno. Vedevi gli altri allenatori e discutevi dei problemi, ti infilavi nei discorsi degli altri... era un posto...vivo e c'era sempre un mucchio di gente.

Miriam Masi

Mi ricordo questa frase: “devo andare in Pol”. Andavi in pol anche solo per fare delle chiacchiere, poi saltava fuori qualcos'altro...

Ketty Maffeo

Sai cosa c'era? C'erano meno iscritti, quindi quando c'erano le iscrizioni non è che ci fosse il segretario; gli allenatori andavano lì e facevano le iscrizioni. Facevi tutto, quindi avevi modo di incontrare gli altri allenatori che stavano iscrivendo quelli del basket o delle altre discipline e quindi entravi in relazione per forza. Era bellissimo quel casino, c'erano dei momenti durante l'anno in cui ci si incontrava tutti per forza.

Miriam MasiC'era un casino infernale.

Giuseppe Calzolari

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1976. Ginnastica adulti

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Gruppo podistico: una delle prime immagini

Calcio 1978. Gemellaggio con gli amici di Sanpierdarena

Tennis Tavolo anni ‘70. Volantino delle attività

1976-1977. Logo non ufficiale progettato dall’atletica leggera

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

La rivoluzione di GiovanniLe figure come Giovanni Masi sono legate a un elemento di evoluzione di tutto il tessuto sportivo fatto di impianti che, all’epoca, non esistevano, per cui ci siamo inventati i centri di formazione, i centri di avviamento allo sport. Si facevano queste cose all'interno di strutture assolutamentenon dedicate ma che sono servite a cambiare l'immaginario collettivo della gente, rispetto a quello che era l'attività motoria e lo sport. Cioè si è dato al genitore il patrimonio culturale che l'ha messo in condizione di diventare un elemento di forte spinta nei confronti delle amministrazioni, in un periodo in cui le spese per lo sport erano addirittura facolta-tive. Il lavoro fatto da Giovanni Masi e da

altri è stato proprio questo: cambiare la cultura della gente comune, per quel che riguarda l'attività motoria, soprattutto in relazione ai bambini. Questo è servito a costruire la rete degli impianti sportivi, quelli che ci sono oggi sono quasi tutti legati a quel periodo lì. Giovanni Masi era un interprete di questo modo di intendere la questione.

Gino Santi

Giovanni Masi all’esterno del palazzetto Cabral

Giovanni Masi allo stadio U. Nobile, durante la premiazione dei Giochi della Gioventù

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Il pattinaggioSapevo che c'era un corso di pattinaggio, avevo una bambina piccola e sono andato ad iscriverla in Comune. Così ho conosciuto Giovanni Masi. Dopo i primi due, tre giorni che portavo i bambini a Romainville, mi ha chiamato Giovanni e mi ha detto: "da questo momento in poi tu sei dirigente". Mi ha fatto subito dirigente! C'erano 9 bambini e c'era solo da prendere la quota e accompagnare i bambini nel frattempo che stavano là ad

allenarsi con l'allenatrice Rossella Passeri.(intervista registrata il 28/01/1994) Vincenzo Maffeo

Nel Settanta, è cominciato il pattinaggio, quando hanno fatto la pista Romainville abbiamo cominciato noi. La pista è quella stretta e lunga col tondo, che è una pista per modo di dire.

Miriam Masi

Lo Sbarco di Venere è un saggio folkloristico di pattinaggio all'avanguardia: prati-camente eravamo tutti vestiti di colori argento e addirittura avevamo delle antenne con delle lampadine in cima a un certo punto del saggio, dovevamo accenderle: cioè dentro al reggiseno, dove avevamo la pila, dovevamo attaccare il filo alla batteria. E c'era anche l'astronave, mio fratello era l'astronauta. Fu un successone, arrivammo secondi ai campionati nazionali. Un altro saggio molto interessante era la Rivoluzione francese: avevamo fatto una ghigliottina e abbiamo anche mozzato una testa di un manichino, proprio con la lama che scendeva e la testa che rotolava! Io facevo una povera che puliva il sangue delle teste tagliate. Ketty Maffeo

Io invece mi ricordo un saggio che abbiam fatto, quello degli arabi, che abbiamo lavorato io, la Ketty e sua mamma, a casa della Ketty. Abbiamo tinto cento vestiti a mollo nel pentolone, perchè una volta non c'era la coloreria: il pentolone sul fuoco, con venti di un colore, dieci di un altro, li abbiam tinti tutti. Abbiamo lavorato dieci giorni, credo tutti i giorni. Miriam Masi

Pattinaggio 1972. Giovanni Masi premia Vincenzo Maffeo, dirigente e amico

Il momento trucco nei camerini

Pattinaggio anni ’70. Lo Sbarco di Venere

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Luglio 1978. Le parole autografe di Giovanni, indirizzate alla leva militare Francesco Borsari

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Luglio 1978. Le parole autografe di Giovanni, indirizzate alla leva militare Francesco Borsari

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1970-79: L’affermazione della polisportiva Casalecchiese

Luglio 1979. Articolo comparso su “l’Unità”.

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Gli ultimi mesi con GiovanniUn posto dove si facevano le riunioni fu an-che l’ospedale. Una riunione l'ho fatta in ospedale, al Sant'Orsola. Andavamo a trovare Giovanni, dopo l’ennesimo intervento al ginocchio. Mi ricordo che andammo là in due o tre, andammo per fargli una visita, ma alla fine si fece una riunione di Polisportiva.

Marino Mascagni

Cameranesi che lo visitava costantemente, in marzogli ha detto: "hai tre mesi di vita: o ti fermi o muori”. Tre mesi sono stati. E mio padre disse la famosa frase: “meglio un giorno da leoni che cento da pecora”. Sono ancora incazzatissima, però ognuno sceglie di vivere come vuole.

Miriam Masi

Non voleva assolutamente mollare, abbiamo litigato tante di quelle volte... Veniva sempre in Polisportiva e invece doveva stare a riposo. Ma veniva sempre.

Giuseppe Calzolari

11 luglio 1979. Ricordo di Miriam Masi

Giovanni e Franca, sua moglie

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La Pol di GiovanniEra tutto volontariato, lo facevo perchè mi piaceva e poi per l'amicizia che avevo con Giovanni.

Giuseppe Calzolari

La Pol era quasi il cortile di casa. Ketty Maffeo

C’erano tre o quattro cose insieme: c’era l’hobby, lo stare in compagnia, fare ciò che ti piaceva, nello stesso tempo dovevi organizzare delle iniziative sul sociale in cui credevi.

Marino Mascagni

C’era il senso di fare qualcosa che servisse. Miriam Masi

Non potrò mai dimenticare la camminate con lui in mezzo al fango, quasi nella neve: ci arrabattavamo su in mezzo ai calanchi per cercare le stradine, i passaggi, ed era veramente commovente l'impegno che ci metteva, perchè per lui era una cosa bellissima. Poi mi ricordo i campeggi estivi di Borgo Capanne: Giovanni trovava il modo, in estate, dopo aver contattato questa località delle nostre colline qui dell'Appennino, di portare i ragazzi sotto le tende, facendo vivere a loro questo momento, diciamo così, ludico, di vita all'aperto. E’ stato molto bello.

Sergio Fanti

Sergio Santi e Beppe Calzolari a Borgo Capanne

21 settembre 1979. Invito del Presidente Sgarzi alla commemorazione ufficiale

per Giovanni

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50 anni di ...Polisportiva G. Masi

“ Facciamo si che tutti i ragazzi possano esprimere liberamente quello che il loro corpo vorrebbe dare”

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1980-89: Ripartire da... Giovanni Masi

Negli anni Ottanta, la società sviluppò ampiamente le attività acquatiche, grazie all'apertura della piscina M. L. King, ma ebbero modo di svilupparsi anche realtà come il Gruppo Arcobaleno, le Danze Popolari, l'Acquaticità per piccolissimi che si trasformerà poi in Zerosei. Inoltre, viene dato spazio a nuove iniziative rivolte a tutti i cittadini come la Festa degli Aquiloni ma anche ad altri momenti dedicati ai Soci, come la Festa per i 25 anni della Polisportiva. La Pol.G.Masi inizia a darsi anche delle vere e proprie strutture di informazione verso i Soci. Negli ultimi mesi del 1979nasce “Filodiretto”, realizzato in collaborazione con altri tre soggetti operanti nel campo della cultura e della scuola. Nel dicembre del 1983 va in stampa il numero zero della rivista che prenderà il nome di “Informasi”, organo informativo autonomo della polisportiva

Masi (il periodico ha ormai raggiunto e superato il traguardo dei 30 anni), che sicuramente rappresenta una delle pub-blicazioni non istituzionali più longeve di Casalecchio di Reno. Questi sono anni di espansione ma anche di qualificazione degli interventi sportivi enon solo sportivi; sono anni di impegno nella direzione di una maggiore integrazione tra le diverse visioni di fare sport che convivono in Polisportiva. A questo proposito, saranno unificate alcune esperienze nate con concezioni di-verse a Casalecchio e alla Croce, mentre altre potranno svilupparsi liberamente, raccogliendo le istanze ideali e pratiche che si manifestano in quel periodo. Da questo impasto di persone e idee prenderanno vita iniziative di grande valore morale e aggregativo come le staf-fette per la Pace, le più note a Roma, a

1987. Il gruppo Arcobaleno al parco nazionale d’Abruzzo

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1980-89: Ripartire da... Giovanni Masi

Grenoble e a Ginevra. Iniziative come queste riflettono il bisogno urgente di serenità sociale, costantemente nega-ta dalle tensioni interne ed esterne al Paese (dalla strage di Bologna all’ultimo lungo decennio di guerra fredda).Verso la metà della decade, si speri-menta l’integrazione con altre esperienze sportive nate sul territorio e, allo stesso tempo, si rinuncia a proseguire l’attività per alcune discipline che presentano problematiche irrisolte tra i valori della Polisportiva e l’esasperazione del professionismo sportivo. E’ questo il caso del calcio giovanile, esperienza che proseguirà all’interno di altre compagini sportive locali.Grande impulso verrà dato alla formazione degli operatori sportivi, i quali potranno sperimentare, tra i primi in Italia, l’attività inedita di Psicomotricità Relazionale realizzata con il Gruppo Lapierre.

Infine, gli anni Ottanta furono contrassegnati da alcune polemiche che coinvolsero la Polisportiva: per esempio,l’uso delle palestre “integrato”, cheprevedeva che gli impianti venisserofrequentati da adulti e bambini e per qualcuno pareva una soluzione del tutto improponibile. Un’altra contestazione riguardò la Festa degli Aquiloni all’interno del Parco Talon, criticata per i danni che arrecava all’ambiente; la protesta era condotta da soggetti eterogenei e si attenuò nel tempo, anche attraverso un forte impegno da parte della Polisportiva per la reale salvaguardiae fruibilità, dell’importante patrimoniodi verde pubblico rappresentato dal Parco della Chiusa.Il termine del decennio fu caratterizzato, invece, dalle prime esperienze concrete di gestione dell’impiantistica sportiva, insieme all’amministrazione comunale.

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1980-89: Ripartire da... Giovanni Masi

Il consiglio direttivo propone di modificare il nome della Polisportiva e di intitolare anche la futura piscina King (ancora senza nome) a Giovanni

Filodiretto riporta la notizia del cambio di nome di Polisportiva.

Il gruppo podistico organizza la prima camminata Giovanni Masi

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1980-89: Ripartire da... Giovanni Masi

Dalla lettera di dimissioniNon sono più disponibile ad assumermi per il futuro la carica di Presidente pur riconfer-mando il mio pieno appoggio e lavoro alla Polisportiva. In questi due anni il volto della Polisportiva è cambiato enormemente, si è trasformata, non solo per i suoi 3500 iscritti, in un’enorme società sportiva. Il governare un’entità di questo tipo è sempre più difficile ed obbliga ad impegnarsi costantemente in modo esclusivo. La molteplicità di interessi che ho via via maturato mi impediscono di continuare a dare in modo costante, come è necessario, il mio contributo come Presidente. Inoltre, la diversa impostazione di gestione tra Croce e Casalecchio, la diversa considerazione che si ha tra queste due entità dell’attività sportiva, se pur tutte e due condivisibili, hanno fatto sì che il desiderio di rimanere a contatto con una realtà che si è vista nascere e sviluppare sia molto forte.

Filodiretto annuncia le dimissioni di Maurizio Sgarzi

Filodiretto annuncia l'elezione di Valentino Valisi come nuovo presidente

Nei numeri seguenti di Filodiretto vengono riportati gli interventi e le dichiarazioni di Valentino Valisi e di Maurizio Sgarzi

(presidente dimissionario)

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1980-89: Ripartire da... Giovanni Masi

Va in stampa FilodirettoQuesto è il grande giornale nato da un'idea della Croce: unire insieme scuola, sport e cultura. Dentro c'era la Polisportiva come sport, poi c'era il gruppo cultura della Croce, come attività culturale, e la scuola, con dei genitori che facevano parte della scuola. Il tutto si faceva in quartiere, alla Croce.

Maurizio Sgarzi

Settembre 1979. Frontespizio del primo numero di Filodiretto

Gennaio 1980. Manifesto programmatico illustrato di Filodiretto

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Scacco mattoIl bello è che abbiamo giocato - non quella volta, perchè a gennaio giocavamo al chiuso - mettendo tutti i tavoli in piazza Zampieri. Poi abbiamo chiamato uno che

sapeva giocare, e giocava contro tutti. C'erano trenta bambini, ragazzi e adulti; lui passava velocemente all'interno di questo rettangolo, era una cosa bestiale, e poi vinceva contro tutti. Va beh: c'era gente che aveva appena cominciato, però giocare con quaranta, trenta persone, non era mica facile!

Maurizio Sgarzi

La Polisportiva al di là del fiume: la sezione CroceLa Croce e il Centro erano due entità molto separate e assolutamente autonome.

Annalisa Sgarzi

A quei tempi c'era la Croce e il Centro. Andrea Ventura

La Croce quando ha cominciato? Io ho fatto ginnastica correttiva alla Croce. Però quando ci stavo io, quando facevo ginnastica e avviamento allo sport, non aveva ancora una sua identità precisa. Ha cominciato a formarsi quando sono cresciute le attività nella nuova palestra e nella piscina, quelle attività particolari come lo Zerosei.

Nadia Ventura

Il corso di scacchi organizzato in Polisportiva annunciato su

Filodiretto.

Campagna di abbonamento a Filodiretto

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1980-89: Ripartire da... Giovanni Masi

Sempre all’avanguardiaL'attività di psicomotricità relazionale era il primo approccio sull'importanza di realizzare col bambino un’attività educativa che partisse dalla conoscenza del proprioio, il rapporto con gli altri, un'educazione corporea, ecco. Qui non c'era nulla quando cominciammo a riportare questa esperienza, che poi era legata anche all'attività in acqua, al rapporto del babbo e della mamma col corpo del bambino findalla nascita, al parto in acqua... Di tutta questa attività, in Italia non si sapeva nulla; noi imparammo che c'erano, da un lato, i Lapierre che portavano avanti quest'esperienza di psicomotricità relazionale a livello europeo e in modo particolare francese, dall'altro, questa esperienza unica al mondo, nel 1974, a Praga, col professor Ock. Allora Giovanni - proprio non c'era limite, quando Giovanni decideva, si riusciva a fare! Perchè lui ci credeva fino in fondo - dice:"dobbiamo andare. Voi dovete andare a Praga". Beh, insomma, tanto si fece, tanto riuscì a fare, partimmo con un pullmino con Gino Santi, Vechietti, Carboni, Pozzi, io, tutto organizzato. Si riuscì a fare tutto, tra l'altro erano momementi bruttissimi, la primavera di Praga, ci sequestrarono tutto... però una volta arrivati là, è stata un'esperienza, un lavoro stupendo, incredibile. Vedemmo per la prima volta questa cosa stupenda del parto in acqua e poi tutta l'attività psicomotoria con i bambini, fin da piccolissimi.

Serena Frascaroli

Curiosa visita di una delegazione giapponese presso la Polisportiva,

documentata da Filodiretto

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La festa di piazzaLa chiamammo festa di piazza perchè la facevamo proprio in piazza Zampieri, era un raduno. Ne facemmo tante, anche in altre occasioni, per esempio, in occasione della Festa degli aquiloni: da piazza Zampieri, tutti insieme andavamo dal quartiere Croce

fino al parco Talon.

Maurizio Sgarzi

Facevano delle sfilate bellissime.

Nadia Ventura

Quando c'era la Festa degli aquiloni al parco talon, la Croce partiva dal quartiere Croce, con una vecchia 600 che avevano segato col flessibile. L'avevano tutta dipinta, era diventata una spider. Non so come facessero a farla girare per strada ma a quei tempi si poteva far tutto. E così arrivavano al parco.

Andrea Ventura

Immagine della Festa di Piazza 1980

Immagine della Festa di Piazza 1980, Fiammetta e Serena Frascaroli

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Costruire gli aquiloni!Nel ‘78 o ‘79 la facemmo a villa Gregorini, dove c'è il parco Zanardi, e invitammo le scuole. Cominciò come una festa così, nacque perchè l'anno prima avevo fatto un festa simile a Rimini con gli handi dell'Anffas, e così, per fare una festa, pensammo agli aquiloni. Non c'entra niente, non c'è un perchè, come nelle migliori cose, non c'è mai un perchè. Cercare un motivo per me è assolutamente inutile. In realtà gli aquiloni piacevano a me. Questo spirito missionario messianico, del "faccio le cose per gli altri" secondo me è una grandissima bufala. Sono fortemente dell'idea che è un alibi, una forma di timidezza, ognuno fa quello che gli pare e che gli piace.Inizialmente la festa l'avevamo fatta lì perchè era il posto più vicino alla piscina: lo facemmo come attività del nuoto piccolissimi.Comprammo le canne, ci tagliammo tutti le dita. Allora li facevamo con le canne di fiume, che si schiacciavano, si aprivano, ci si tagliava le dita, ci si tagliava tutti, si facevano gli archetti e il sistema e il kit era brevettato da un bagnino di Marina di Ravenna.

Stefano Sartini

Allora si facevano gli aquiloni con il nonnino che ci veniva a rompere coi piedi le bacchette di canna. Così si spaccavano in quattro e con quelle si faceva il telaio degli aquiloni.

Valentino Valisi

Da ragazzini - non so perchè Maurizio ci dava tutte le pesche - gli aquiloni li faceva-mo noi. Figurati, con gli archetti e cose così, noi facevamo gli indiani. Una sera siamo andati avanti fino alle tre di notte, a giocare agli indiani al piano di sopra di via Bixio, tirandoci le frecce dietro la segreteria. Ne avremo rotti 200... "erano difettosi"...

Paolo Lambertini

Foto della prima Festa degli Aquiloni

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Danzammo dentro al parco Talon. In questa foto dalla villa si vede il circolo. Giancarlo Barbuti

La foto è scattata dalla terrazza del rudere, che allora era ancora agibile.

Francesco Borsari

Un momento di danza durante la festa degli aquiloni

Grandi marionette alla festa degli aquiloni

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Un momento di danza durante la festa degli aquiloni

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Viva la libertà e la diversitàL'istruttore è senza cuffia. Assolutamente sì. La libertà innanzitutto. Si girava senza casco in moto e in piscina senza cuffia. Venivano anche le scuole. Quando venivano giù i bimbi di Monteveglio si abbassava il cloro...erano fantastici! Quando entravano nell'acqua, praticamente si asciugavano, era una cosa...erano spor-

chi in una maniera! Ad un certo punto andavo a dare su alla pompa del cloro! Erano dei cinni fantastici. Portavano per merenda due ciliegie a testa. Avevano delle ciliegie grandi grandi…C'era ancora una divisione, una differenza tra città e campagna, quei cinni erano la fine del mondo.

Stefano Sartini

Dai banchi di scuola alle piste d’atleticaL'atletica era un gruppettino, erano tutti compagni di scuola. Sono rimasti anni e anni sempre loro, più altri che sono entrati. Ma il gruppo storico era quel gruppo lì. E Cechet, che era allenatore, è stato un campione di basket di serie A, giocava a Udine, poi divenne campione di atletica. Lui faceva i cento metri a ostacoli che erano la sua specialità, però faceva anche salto in lungo.

Francesco Borsari

Il gruppo è cominciato con Castellari. Quando Castellari smise arrivò Paolo Cechet, anche lui era insegnante di educazione fisica ed essendo un ex atleta, cercò subito una qualche attività.

Oriana Gasperini

L'ideatore della Festa degli Aquiloni, Stefano Sartini, alla piscina XXV aprile con i suoi allievi

Oriana Gasperini in corsa (1981)

Paolo Chechet dirigente dell'Atletica leggera in volo

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Un nuovo logoQuesto l'ha fatto Cechet, insieme al fratello che lavorava nella città di Trieste. Fu il primo ad introdurre elementi informatici, computer, ‘ste robe qui, eccetera.I quattro rombi erano la stilizzazione dei cinque cerchi olimpici.

Valentino Valisi

Ecco, questo è il più brutto logo della Pol, non si sa cosa guardare. Stefano Sartini

Logo della Polisportiva Giovanni Masi realizzato ad opera di Cechet

Paolo Cechet in una caricatura

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Giovani allieve della ginnastica artistica

Allenamento della ginnastica artistica alla palestra XXV Aprile

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Se la piscina King si fosse chiamata...GiovanniVolevamo chiamare la nuova piscina comunale "Giovanni Masi" ma dissero che non era possibile perchè, in quegli anni lì, avevano deciso di dedicare tutti gli impianti sportivi a importanti personaggi a livello mondiale: King, Luxemburg, Cabral…

allora non potevano chiamare Giovanni Masi la piscina, che era un’opera così importante! E ci diedero come contentino la pista di via Don Gnocchi.

Maurizio Sgarzi

Una piscina che cambia la vitaIl ricordo più forte e significa-tivo è quello di quella mattina di inizio marzo 1980. Ero tra

la folla, appoggiato alla vetrata di ingresso della

piscina King. Durante i discorsi delle autorità sbirciavo dentro, inconsapevole che quella grande struttura che si stava inaugurando sarebbe stata di lì a poco e per i dieci anni seguenti  la mia seconda casa, dove avrei passato fino a dieci ore al giorno, stretto belle amicizie, divertito e stancato da morire. Quella piscina, così fortemente voluta da Giovanni, che non riuscì a vederla finita. Quella piscina, che avrebbe cambiato la storia della Polisportiva e per sempre la mia vita. Francesco Borsari

Articolo di Casalecchio Notizie

sull'inaugurazione della piscina Martin Luther King.

1980. Il sindaco Floriano Ventura all'inaugurazione della King

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Magliette e costumiLa foto è in bianco e nero quindi non si vede, ma quella maglietta da istruttore era verde, di puro acrilico; la mettevi e dopo tre secondi avevi un'ascella impestata che non si affrontava, sai quelle magliette che ti togli e fanno... elettricità statica… si vedevano le scintille. Andrea Ventura

Quelli erano i bambini che facevano i corsi alla Cavour. Avevano il costume sociale blu e verde.

Fabio Monari

Bambini pronti per il tuffo inaugurale

Prima richiesta per l'utilizzo della King da parte del settore nuoto

Alla piscina King iniziala stagione 1982-83

Andrea Ventura, durante una lezione in vasca piccola

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Istruttori di nuoto adulti, stagione 1983-84

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Pallanuoto maschile

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Le donne non stanno in panchina!La pallanuoto femminile nasce così: c'era la pallanuoto maschile e molte fidanzate dei giocatori guardavano la pallanuoto. Però dicevano "Sì ma che palle stare qui a guardare la pallanuoto". Allora con Silvano han fatto la squadra. In Italia ovviamente c'era già da un po’ la pallanuoto feminile, ma non era molto diffusa, quindi erano in serie A fin dall'inizio!

Andrea Ventura

Michele Mordelli ha iniziato con profitto gli allenamenti della squadra maschile di pallanuoto, inizialmente formata da istruttori tra cui il sottoscritto, e il già dottore Fabio Monari, ma soprattutto da ragazzi più giovani provenienti dalla squadra agonistica, tutti inesperti ma pieni di entusiamo e grandi potenzialità. È in questo contesto entusiasta e creativo che nasce, per germinazione spontanea,   la squadra femminile di pallanuoto. E’ un  mercoledi di marzo  del 1982. Dalle ore 19 alle 20.30 l’intera vasca è a disposizione della pallanuoto, ma la squadra maschile è in trasferta; un gruppetto di istruttrici ex nuotatrici decide allora di approfittarne per montare la porta e mi chiede: ”Silvano, vogliamo provare a giocare a pallanuoto, ci dai qualche dritta?! SOLO PER QUESTA SERA!!! ... ” La storia invece andò avanti per 6 anni! Che  fosse nata una squadra di pallanuoto femminile diventò subito notizia: il Resto del Carlino mandò un fotografo e subito ne uscì un articoletto sulle pagine locali. Ricordo anche che l’allora presidente del Comitato Regionale della Federazione Itali-ana Nuoto commentò pubblicamente: “ le donne, invece di giocare a pallanuoto,

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1983-84. La leggendaria squadra di pallanuoto femminile

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sarebbe meglio che  lavorassero la maglia ai ferri”.Tale dichiarazione ottenne il risultato di ... rafforzare la motivazione delle ragazze (e dell’allenatore) e aumentare la le richieste di adesione. In realtà a livello nazionale tut-to il movimento pallanuotistico si stava muovendo per allargare il gioco anche alle femmine, la FINA aveva appena annuncia-to che la pallanuoto femminile avrebbe fatto parte del pro-gramma gara dei campionati del mondo e prima o poi sarebbe diventata disciplina olimpica (cosa avvenuta a partire dalle Olimpiadi di Sidney del 2000).

Silvano NataliniVolantinaggio...agonisticoPenso a tutti quei pomeriggi passati con i miei amici della piscina, quando andavamo a distribuire i volantini per le iscrizioni ai corsi. Già, perchè quando si avvicinava il periodo delle iscrizioni, si doveva fare pubblicità, visto che non esisteva ancora internet. Quale miglior modo per fare pubblicità poteva esistere se non mandare in giro per tutta Casalecchio un gruppetto di 4 o 5 ragazzini del nuoto agonistico a riempire tutte le buchette delle lettere? E così il buon Pozzi (già, sempre lui) veniva a chiederci cosa avevamo da fare e ci rifilava qualcosa come 4 o 5000 volantini e per una settimana non si faceva altro...prima ci si trovava per piegarli tutti e poi si partiva alla conquista di Casalecchio con le nostre borse della Coop piene di foglietti e con un rastrel-lamento a tappeto, riempivamo ogni buchetta

di ogni  condominio e di ogni casa... Ma la cosa più bella è che ci divertivamo pure! Poi con gli anni mi sono reso conto che questa cosa mi ha fatto sentire di aver fatto qualcosa di utile per la Pol anche se avevo solo 12 o 13 anni. Maurizio Ventura

Fabio Monari e i suoi bimbi in gara

Aspettando il cambio

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Fare agonisticaE’ stata una bella esperienza, aver visto tante persone crescere. L'altro giorno guar-davo la televisione e c'era questa che nuota in mare, la Martina Grimaldi, l'allenatore della Martina Grimaldi è Fabio Cuzzani. Ero stato io a portarlo avanti nell'agonistica! Mi ha fatto impressione.Noi non abbiamo mai fatto un'agonistica esasperata.

C'è l'agonistica che seleziona solo il potenziale campione scartando tutti gli altri e l'agonistica che, cerca di dar spazio al campione ma soprattutto cerca di far gareggiare tutti quelli che magari hanno meno doti ma hanno volontà di impegnarsi. Ed era sostanzialmente la nostra idea. Era poi alla fine l'idea giusta perchè non ti snatura però ti insegna che c'è un metodo e che bisogna impegnarsi, che è una palestra di vita, non c'è niente da fare. Poi anche una palestra di amicizia, perchè è stato omunque un gruppo di persone che si sono volute bene e hanno continuato a volersi bene anche dopo, e soprattutto sono loro che adesso portano avanti i progetti.

Fabio Monari

Foto di squadra all’asciutto

Relax a bordo vasca

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Estate... in compagniaEro appena entrata all'Isef e feci qui il corso per istrut-tore di nuoto. Conoscevo Giovanni e mi disse "fai questo così inizi a lavorare con noi" allora non erano tante le cose che si facevano: c'era il nuoto, la ginnastica correttiva...Poi dopo è venutol'avviamento allo sport, il patttinaggio non so se ci fosse già in quegli anni...non c'erano moltissime altre attività.

La Polisportiva per me allora era un gruppo di amici, un modo di stare insieme e tanta festa. Ricordo questa estate alla piscina Lido, con il gruppo che hai visto prima...si facevano i corsi, poi si mangiava, poi si usciva insieme, magari c'era anche l'aggiornamento o la riunione, ma era proprio un modo di stare insieme per stare bene. Nadia Ventura

GemellaggioQuesta è Romainville. Grandioso. Era un gemellaggio organizzato dal Comune, con scambi culturali e sportivi: si partiva e si andava, eravamo uno squadrone, un treno, tutto pieno di gente e si andava a dormire ospiti, ciascuno dal suo francese, e viceversa. Noi aspettavamo il gemellaggio come un'avventura! Intanto perchè ti schiodavi da casa, prendevi il treno, facevi un viaggio! Poi eravamo sbarbi. Con degli inciuci...arrivavi là e c'erano le femmine francesi e viceversa, era un divertimento! L'ormone spingeva di brutto: non si faceva una mazza di niente ma era solo il gusto di dire "oh, mi corre dietro alla stazione, mi viene dietro, mi scrive le lettere…" A casa credo di avercene ancora: una volta le rileggevo e sono scritte in “franciliano” o “italiese”, che tutt'ora non so cosa significhi, però era divertente da matti! Bello! Andrea Ventura

Istruttori e bagnini alla King

I bagnini Borsari e Nadalini Nuoto anni 80. Fabio Monari e gruppo di atleti a Romainville, in occasione del gemellaggio

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Settore Croce: un’altra idea di sportC’era chi pensava che lo sport dovesse essere fine a se stesso e non avesse nes-suna flessione di tipo agonistico. C'era chi invece pensava che insomma, proprio perchè era sport, avrebbe dovuto anche contemplare una base agonistica. Non esasperata, come magari si faceva in certi aspetti, e che magari potesse essere anche alla portata di chi magari non aveva doti particolari. Cioè, non era una cosa molto selettiva, la nostra squadra non è mai

stata una squadra che ha selezionato solo il campione. Ha cercato di dare spazio al campione però anche agli altri, nel senso che non è mai stato un ambiente esclusivo. C'erano anche filosofie diverse: la filosofia diciamo non agonistica, assolutamente non agonistica della Croce e invece quella agonistica ma non in modo esasperato. Un pò di sana agonistica. Noi non eravamo assolutamente esasperati, poteva gareggiare chiunque, bastava che si impegnasse. Alla Croce invece non bisognava gareggiare per nessun motivo. Alla fine concludemmo che ognuno poteva fare quel che voleva, ognuno poteva liberamente cercare di esprimere i propri obiettivi.

Fabio Monari

Quanto lo abbiamo dibattuto quel tema in quegli anni! Solo che Giovanni era molto sul fatto di limitare l'agonismo, l'agonismo precoce, e di dare la possibilità a tutti di fare attività senza bisogno di puntare a fare emergere qualcuno. Quindi ci sono stati degli anni in cui non si facevano gare con fine ago-nistico, perchè Giovanni puntava lì. Si facevano delle gare che invece di vedere chi arrivava primo, dovevano correre per venti minuti indipendentemente dal per-corso che facevano, e non doveva esserci classifica. C'è stato un periodo, anche al Uisp, in cui si lavorava in quel modo. Poi, quando Giovanni non c'è più stato, il discorso è tornato fuori e sono emerse le diverse istanze. Nadia Ventura

Dal discorso dell'agonismo e del non agonismo nasceva anche tutto il discorso della precocità, su cui si è fatto molto. Fare quindi un' attività molto varia, finchè non si aveva una certa età, invece di anticipare il momento dell'entrata nel mondo agonistico. Annalisa Sgarzi

1981-82. Allievi del Basket allenati da Maurizio Sgarzi

Lo Yearbook 1980 del Basket femminile sezione Croce

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La pallacanestro a CasalecchioIntorno al ‘78 eravamo ancora separati. Poi, di due società ne abbiamo fatta una sola: c'era il Casalecchio Basket e il Cvd,“ci vogliamo divertire”, poi c'era pallacanestro alla Croce e pallacanestro a Casalecchio. Si sono unite le due pallacanestro Masi, e poi nell'86 la Pallacanestro Cvd e la Masi hanno fatto la fusione. Roberto Ventura

Questo è il primo campionato provinciale che ha vinto la Masi. Eravamo nell'83o nell’ 84. Io allenavo. Danilo Benini

“Saranno Famose”. Le ragazze del Basket femminile sezione Croce (Yearbook '82)

Primo numero del periodico “Time out” ad opera del settore Basket

Squadra maschile 1982-83 in azione allo Sferisterio

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Allenarsi al palazzettoIl palazzetto di Casalecchio era uno dei migliori di Bologna allora. Venivano con i pullmini da bologna, per fare l'allenamento qua: non c'era ancora il parquet, c'era il fondo verde.

Danilo Benini

1982-83. Squadrone Basket maschile

Anni 80, ragazzi del Basket in azione

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Trasferte pericolose!Sono entrato all’età di 12 anni, sono passati più di 40 anni. In seguito alla costru-zione della palestra delle XXV Aprile, con tanti ragazzi della Croce che avevamo iniziato a giocare a basket nel campetto limitrofo ci siamo iscritti alle squadre di Pallacanestro. Di quegli anni ricordo le prime eroiche trasferte come quella al Pilastro con partenza in autobus alle 7,30 di una fredda domenica mattina, perché non c’erano accompagnatori che volessero prendere l’auto, in quel periodo era una zona più che malfamata, erano tempi preistorici.

Danilo Benini

Cifiello e Giorgi sistemano i canestri

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Come e perchè nasce InformasiEra necessario dare l'informazione legata alla presentazione dei programmi delle attività sportive perchè non ci si stava più dietro. Era necessario avere un nostro strumento, perchè oramai le attività erano talmente tante e la gente era talmente tanta...facemmo un concorso per scegliere il titolo del mensile.

Annalisa Sgarzi

Videoscrittura, che novità!Una cosa da dire è che veniva scritto con una macchina da scrivere "a margherita", dove ci si metteva dentro i fogli mano-scritti o dattiloscritti da qualcuno con la macchina da scrivere, poi c'era questa macchina da scrivere che funzionava così: ti scrivevi e compariva nel display quello che stavi scrivendo, poi toccando un tasto

trascriveva le tue righe. Era una roba tecnologica da matti, e si stava lì molto tempo, devo dire che io per un certo periodo della mia vita ho trascritto molte cose, ma c'era chi lo faceva di più. Valentino per esempio era uno che stava lì molto a scrivere. Mi insegnò lui ad usare la macchina da scrivere a margherita.

Andrea Ventura

Arrivò una macchina per fare Informasi, non solo elettrica, di elettriche avevamo già quelle altre, a testina rotante, tipo delle Brigate Rosse…Arrivò una macchina elettrica che aveva un display alto e lungo,in cui apparivano tutte le cose chescrivevi! Mamma mia, non ci potevi credere! Queste macchine poi son durate pochissimo, perchè nel giro di quattro o cinque anni son venuti fuori i computer e queste son sparite. Neanche il tempo di dire “che bello!”, che era già passato. Francesco Borsari

Numero “0” di ...... Informasi non sa ancora come si chiama!

Informasi “1”. Il nome è stato proposto da tre soci: Emanuela De Bernardini, Mirko Danielli e

Piergiorgio Testi

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Marino Mascagni

Vent’anni di PolisportivaPer i vent'anni della Polisportiva piantammo venti alberi dentro al parco Talon.

Roberto Magli

La Polisportiva compie 20 anni. Festa organizzata al bocciodromo

comunale Rosa Luxemburg

Franca, la moglie di Giovanni, riceve un riconoscimento da Valentino

Grandi professionalità e... dilettanti allo sbaraglio.Come Direttore Responsabile c’era il grande Mauro Donini, giornalista che scriveva per diverse testate, un pezzo importante per la cultura di Casalecchio in quegli anni. Ha coperto questo incarico fino al 2005, anno della sua scomparsa. Per la parte tecnica fu determinante la grande professionalità nelle arti grafiche di Vittorio Bassini. Avviò la testata e creò una struttura operativa efficace e a prova di volontari impreparati che avrebbero dovuto lavorarci.

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A piedi, in bicicletta e in... camper!Andammo io e Valentino a preparare tutto il percorso. Andammo via un sabato e una domenica col camper, andammo a fare tutto il percorso facen-do i vari passaggi vedendo dove si poteva mangiare, dove si poteva dormire, dove si poteva sostare, dove si poteva fare i cambi…Quella lì l'abbiamo fatta sulla via Cassia, quindi tutta su una via percorribile, giorno e notte, podisti, ciclisti...credo non ci fossero i pattinatori. Siamo andati a Roma da Pertini a consegnargli il messaggio di pace. Quello lì che corre è Sergio Fanti, che era stato assessore allo sport.

Annalisa Sgarzi

Che tirata, quella lì, ragazzi credo che in tre giorni, avremo dormito due ore. Io ero in camper e il mio camper era attrezzato da Fanti, con un portabiciclette davanti, con tanto di lampeggiante. L'aveva costruito Sergio stesso, perchè, nel caso io fossi dovuto intervenire col camper da qualche parte - noi viaggiavamo di scorta al podista ovviamente per coprirlo, nel caso fosse successo qualcosa - se ci fossimo dovuti fermare… lui saltava giù, sganciava la bicicletta, partiva e si metteva in coda al podista col lampeggiante.

Valentino Valisi

Noi l'abbiamo fatta con il camper al seguito, con la pallacanestro. Abbiamo fatto il torneo là con due camper, e la squadra e i ragazzi sul camper.

Danilo Benini

Staffetta “Corro per la Pace”, Roma 1984

Un cambio durante la Staffetta

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Attraverso le AlpiA Echirolles ci andammo a inaugurare i giochi mondiali della pace. Nella foto in basso a destra eravamo su per il Monginevro.

Roberto Magli

C'erano anche delle pause, non so, per andare a Grenobles, a Grugliasco c'era un momento di ricevimento. Ci si fermava e poi si ripartiva. Però la notte si andava. C'era chi faceva il turno di notte, mezz'ora di corsa oppure un'ora di bici, c'erano i pulmini che seguivano.

Paolo Lambertini

Locandina della leggendaria staffetta Triathlon (Pattinaggio, Ciclismo, Podismo): Casalecchio

di Reno-Échirolles, 17-19 Giugno 1985

Percorso della staffetta

Ciclisti in partenza

Cambio tra podisti e ciclisti sotto la pioggia

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Podisti contenti

Il gruppo della staffetta

Vincenzo Maffeo e sue pattinatrici che effettuano un cambio

Vincenzo Maffeo e le ragazze del pattinaggio durante la staffetta per la Pace Casalecchio

di Reno-Ginevra (1986)

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Atletica leggera anni Ottanta: un atleta realizza un irresistibile volantino

Scatto finale verso l’arrivo

In pista con la divisa Masi

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Avviamento all’atleticaQuesti erano i corsi che facevamo io e Gianluca, alla palestra delle Marconi,coi bambini, e lo chiamavamo avviamento.

Oriana Gasperini

Atletica on the roadUna cosa che sicura-mente mi ricordo

dell'atletica, erano le nostre trasferte, in giro per l'Italia, mi ricordo che andammo anche a fare un campionato di campestre a Roma. Naturalmente dovendo spendere sempre il meno possibile, andammo a dormire nel magazzino di uno zio di GianlucaGabrielli, che commerciava materassi, e dormimmo sui materassi incellofanati, perchè non si potevano assolutamente sballare. Quindi potete pensare! La notte prima della gara, che uno dovrebbe anche riposare tranquillamente, eravamo in questo magazzino sul cellophane! Il mattino presto sempre lo zio ci diede in prestito un pulmino, eravamo tutti stipati lì dentro, e a Paolo Cechet disse : "mi raccomando, sei a Roma. Suona sempre e passa col rosso perchè se no fai un incidente". Oriana Gasperini

1982-83. Gruppo di Atletica leggera

1986: prima edizione di “Un salto in piazza”

Esibizione durante “Un salto in piazza”

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Insieme nello sportFacevamo allenamento tutti insieme, i grandi con i piccoli. Io mi sono divertita molto per parecchio tempo. E poi avevo 12 anni e alla fine ho conosciuto le amiche che adesso sono le mie amiche del cuore. Passavamo tanto tempo insieme!

Morena Diamantini

La cosa bella era anche che il gruppo non fosse omogeneo, eravamo tutti diversi per età.

Melania Lo Conte

C'era comunque un'unione di squadra, anche se non si gareggiava insieme. Oriana Gasperini

Per quella che è stata la mia esperienza, ho fatto all'inizio la Masi e poi sono passato alla Francesco Francia a sedici anni. Le differenze erano due: la prima era che final-mente aveva la pista in plastan. Poi la seconda era che alla Francesco Francia eravamo divisi per gruppi, a seconda dell'età e della specialità. Quindi il senso di eterogeneità che c'era alla Masi si era perso.

Andrea Fini

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Festa degli aquiloni 1984, locandina

Uno scatto della Festa degli aquiloni 1986, gli aquiloni volano!

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Locandina di uno Stage di Psicomotricità relazionale. La collaborazione con Andrè La Pierre ha inizio nel 1982, e proseguirà

in varie forme per tutti gli anni '80

Non tutti i mali vengono per nuocereIl gruppo Arcobaleno è stato merito di Sarti Ivan. Sarti Ivan era un mio alunno, il quale mi sfidò nei cento metri, su a Ceretolo e allora facem-mo questa sfida, perchè lui insisteva. Lui aveva vinto le fasi di istituto della scuola e si apprestava ad andare ai provinciali, come rappresentante della scuola. E sosteneva che fosse più forte di me. Allora ci siamo sfi-dati e io gli sono passato davanti, mi sono girato e gli ho detto " hai visto chi vince?". Appena ho detto così: uno strappo pauroso, mi ero riscal-dato pochissimo. Sono stato 40 gior-ni con la gamba immobilizzata. E in quei 40 giorni non sapevo cosa fare, mi è toccato stare a letto 40 giorni, con la gamba su un baldacchino, un affare di legno su cui appoggiavo la gamba, col cuscino. E lì scrissi i quattro punti del gruppo arcobaleno. Nacque così, ma il gruppo c'era già,

era esattamente il gruppo del giornalino, il gruppo che faceva le attività delle Feste di Piazza...io pescai da quel gruppo lì.

Maurizio Sgarzi

Presentazione del Gruppo Arcobaleno (nato nell'anno 1983-84)

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La psicomotricità in Europa e a CasalecchioSiamo partiti con la psicomotricità rivolgendola alle maestre di Casalecchio, pen-sando ad un corso di aggiornamento. Quindi sono venute le maestre ma in realtà era qualcos'altro, perchè si lavorava a livello molto più profondo. Dopo le cose andarono avanti con le persone che lo volevano fare. Era un'organizzazione internazionale, perchè venivano dalla Francia, dalla Spagna e da tutta Italia. E i corsi venivano orga-nizzati da altre parti in Italia e in Europa e si andava in giro a fare questa formazione personale che era molto impegnativa. E' stato un progetto molto lungo, è durato molti anni.

Annalisa SgarziEra una cosa molto all'avanguardia, dicevano, io non ci ho mai capito niente di questa roba qui. Non chiedermi il significato! Veniva gente da tutta Italia. Non è il mio forte questa roba qui, ma era molto rinomata.

Danilo BeniniQuesta educazione corporea, che avevamo visto dai Lapierre e a Praga, l'abbiamo riportata qui: abbiamo iniziato questo progetto, continuando la formazione specifica con i Lapierre, che poi abbiamo portato qua, e poi a quel punto tentammo questa

sperimentazione nella scuola. Il risultato fu che cominciarono a chiamarci da tutte le parti e i bambini chiedevano : “Signorina, per favore, giochiamo alla ginnastica?”.

Serena Frascaroli

Copertina della pubblicazione che raccoglie le esperienze di psicomotricità svolte nelle scuole

materne di Casalecchio di Reno

Un momento della attività di psicomotricità proposta nelle materne

Un momento della attività di psicomotricità proposta nelle materne

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La psicomotricità, che scandalo!La consigliera comunale, che diceva che eravate degli sporcaccioni, che vi toccavate: “Cosa fan lì dentro? Si toccano?!”

Angelo Pozzi

Sono usciti degli articoli di giornale che dicevano: uomini seminudi con danze tribali…del resto era vero che si spogliavano!

Francesco Borsari

Noi avevamo messo i fogli di carta sui vetri, perchè la scuola non vedesse quello che facevamo. Solo al palazzetto ci siamo messi in costume.

Maurizio Sgarzi

Cifiello mi dice “Veggio se riesci, vai a gonfiare i palloni al palazzetto…”. Io vado al palazzetto: per fare quel corso lì avevano messo tutti i giornali contro i vetri...non si vedeva niente! Solo che io avevo le chiavi, allora sono andato dentro. Vado dentro per gonfiare i palloni e li vedo: erano tutti nudi che si correvano dietro uno con l'altro…per conoscere il corpo, tutti dipinti di verde. Completamente! C'erano dei fogli di carta per terra e si rotolavano! Dalla mia parte ho visto solo degli uomini nudi… perchè appena sono entrato mi ha visto Sgarzi e mi ha detto: "Vai via!". Ma io non lo sapevo, dovevo gonfiare i palloni...

Roberto Ventura

Iniziativa del Gruppo ambiente: “Un parco azzurro e verde lungo il fiume

Reno”, 1986-87

Il gruppo ambiente nasce nell’anno 1984-85L’iniziativa portò alla costruzione di una grande mostra, documentaria e fotografica, sul Fiume Reno. Che, strutturata in modo itinerante, per due anni girò per la provincia e fu visitata da alcune decine di migliaia di cittadini. Alla realizzazione parteciparono numerosi Soci e diverse Associazioni locali e fu di grande stimolo culturale sulle risorse e le problemache del fiume e fu propedeutica per altre inizia-tive che avevano il Reno come protagonista principale. L’argomento è comunque ancora di grande attualità per i problemi che compor-ta, e che faticano a ridiventare una “risorsa”, come sono sempre stati i fiumi e loro aeree golenali. Marino Mascagni

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Il trofeo della resistenzaPer tutti gli anni settanta, per il 25 aprile, organizzavamo questo torneo, invitavamo varie squadre della zona di Bologna. Giovanni lo chiamò torneo della resistenza e non della liberazione, forse perchè lui era proprio un resistente. Ed era l'unico torneo della zona, in quegli anni.

Francesco Borsari

Locandina del Settimo Trofeo della Resistenza, 25-27 aprile 1980 1985-86. Pallavolo, 1a divisione Fipav

1987. Pallavolo, Under 16 Fipav

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Scioperi e proteste a favore dei diritti degli atleti ! Già da grande, insegnavo a delle ragazze la sera, sui 13-14 anni, forse di più, e dovevamo fare un saggio di pattinaggio. Loro non gradivano alcune cose che gli facevo fare e si mettevano in cerchio per terra e scioperavano "adesso scioperiamo perchè questa cosa non la vogliamo fare". Io andavo giù di melone!

Ketty Maffeo

L’aneddoto che ricordo più piacevolmente della mia “carriera” da allenatore di nuoto, riguarda un pomeriggio in cui i miei allievi entrarono in sciopero! Avevo avuto una giornata un po’ impegnativa al lavoro e invece che allenare col solito buonumore ero abbastanza arrabbiato e ben poco comunicativo. A un certo punto, alla fine di una serie, uscirono tutti insieme dalla vasca! Li guardai allibito, e ancor più arrabbiato ordinai di rientrare. Anziché eseguire il mio comando, la Robbi disse a nome di tutti: “o hai litigato con la tua fidanzata, o col padrone del bar...ma noi non centriamo niente! Ti calmi, diventi come le altre volte, o noi non nuotiamo più!”. Mi sentii invadere da un impeto di rabbia, ma nel vederli tutti col broncio, le braccia conserte o le posizioni più indifferenti al mio atteggiamento nervoso...scoppiai a ridere! Li abbracciai tutti, li ringraziai e non mi ricordo se facemmo lezione o se giocammo.

Daniele Zanardi

1986. estrose pattinatrici in posa

1987. Giovani pattinatrici ai Campionati Europei

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La piscina XXV Aprile in onda in prima serataLa storia di Genova è la storia della piscina Zerosei. Nel 1976, la Rai di Bologna ci telefonò e ci disse: "possiamo venire a fare una ripresa della vostra esperienza che sap-piamo che è la seconda in Italia dopo quella di Torino?". Sono venuti. L'esperienza era sia quella dello Zerosei, sia dell'attività di nuoto. Allora facevamo la ginnastica prenatatoria. Inizia il filmato con me, circondato dai bimbi, che faccio gli esercizi prenatatori per andare poi in acqua. Due anni dopo, nel 1978, Italia-Argentina. L' Italia vinse 1-0 e la partita fu mandata in differita di mezz'ora. In quella mezz'ora, hanno mandato il nostro filmato! Il giorno dopo Masi ricevette una telefonata da Genova. Era Carla Barzaghi che è diventata poi una mia amica. Disse "abbiamo visto il filmato, siamo molto interessati, vorremmo venirvi a trovare". Giovanni mi passò la telefonata...questo è successo a giugno! A settembre, 50 genovesi scesero al palazzetto dello sport. Abbiamo fatto uno scambio di esperienze e abbiamo detto: "tutti gli anni facciamo così: ci incontriamo e prima voi venite da noi, poi viceversa".

Maurizio Sgarzi

Settore Zerosei: bimbi e istruttori

Anche la doccia è un gioco

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Pochi materiali e tanta fantasiaLe condizioni della piscina e i materiali erano molto diversi da quelli attuali. La piscina della Croce non era affrescata con i bei disegni che ci sono ora e la temperatura dell'acqua era freddina per questo tipo di attività (29-30 gradi). Come materiali avevamo una cassetta da frutta con dentro dei semplici giocattoli di plastica e qualche materassino di quelli che si usavano in palestra. Però anche allora l'attività era bella, giocosa, coinvolgente e molto molto canterina...avendo pochi materiali e con l'acqua così fredda avevamo necessità di muoverci, di cantare e di inventare storie fantastiche per coinvolgere i bambini. Ricordo che avevamo costruito uno scivolo: una decina di tavolette impilate disposte sul bordo vasca e un paio di materassini della palestra appoggiati sopra. Essendo uno scivolo molto rudimentale, per utilizzarlo c'era bisogno di tanta fantasia e dell'aiuto di tutti gli istruttori presenti. Intanto che uno era impegnato a tenere faticosamente insieme questo ammasso di materiali per non far perdere quel minimo di illusione che fosse uno scivolo un altro doveva prendere i bambini, appoggiarli in una determinata e precisa posizione e spingerli dolcemente in modo che lo scivolo non si disfacesse facendo cadere rovinosamente tavolette, materassini e specialmente bambini. Poi un altro educatore doveva accogliere i bambini in acqua.

Cinzia Cardano

Noi li prendevamo da 18 mesi in avanti: “deambulare, dire no e scappare”. Questi erano i parametri di difesa basilare: la fuga e il rifiuto.

Stefano Sartini

Settore Zerosei: una vasca molto “minimal”

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Settore Zerosei: alla scoperta del secchiello

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Con gli anni Novanta, la Polisportiva raggiunge la maturità: nascono nuove discipline come Orienteering e Danza orientale, se ne ampliano altre come le Arti Marziali e i Linguaggi del Corpo. Proprio in questi anni, gli associati superano largamente i 6000. Il GruppoPodistico rilancia lo spirito della Galaverna Casalecchiese trasportandolo nella Camminata Pol.G. Masi, mentre il Coni assegna alla Polisportiva la Stella di Bronzo al Merito Sportivo, per le attività che l’associazione svolge nel complesso.Il livello dell'intervento nello sport è già elevato ma deve essere qualificato a livelli superiori, con un ulteriore impegno nella formazione e nell’aggiornamento dei tecnici e dei dirigent. Riguardo la gestione degli impianti sportivi, attra-verso il consolidamento di accordi con altre società e grazie alle convenzioni con gli enti locali, viene mantenuto soddisfa-cente il livello tecnico dell’impiantistica sportiva, nonostante un periodo in cui allo sport viene riservata una priorità in-feriore, all’interno dei bilanci delle pub-bliche amministrazioni. I tempi sono estremamente diversi: allenarsi in una palestra che presentava un paio di colonne esattamente al centro - come avveniva nel 1967 - è semplicemente

impensabile; anche avere una sede sta-bile diventa una esigenza ineludibile. Nell’ambito dell’acquisizione della sede in via Nino Bixio, viene ufficializzato il nome “semplificato” della società - del resto già consolidato - che ora si chiama “Polisportiva Giovanni Masi”, anche se per tanti è già solo “PolMasi”. Anche l’informazione che si rivolge ai soci, basata fino ad ora sulla buona volontà dei singoli, sente il bisogno di strumenti di continuità e di maggiore professionalità. A fianco al consolidato Informasi, si pongono le basi per un’informazione moderna, che verrà attuata con una segreteria efficiente, un ufficio stampa e tramite l’uso dei nuovi strumenti, compreso il sito web.L’ultimo decen-nio del secolo consolida il mutualismo interno tra le varie discipline, che aveva già prodotto l’importante intervento a favore dei portatori di handicap, e che ora si rivolge ad altro. I tragici fatti del Salvemini e le crisi internazionali portano a riflessioni profonde ma anche ad atti concreti. Nascono così inizia-tive di solidarietà di vario genere che, se iniziano in modo episodico, poi vengono consolidate nel tempo fino ad assumere la forma di segnale forte e certo. Diverrà costante la partecipazione alla Marcia della Pace e nascerà il Gruppo “Quelli che….” , per unire il piacere di stare insieme alla solidarietà diretta. Mentre la Pol si affaccia agli anni zero, al suo interno si avvia una attenta riflessione su quei valori che hanno contraddistinto l’associazione nata dalle idee di Giovanni, fino a trasformare la Polisportiva stessa in valore sociale che caratterizza il territorio casalecchiese.

Iniziativa di solidarietà durante la Festa degli Aquiloni

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La comunicazione prima di tutto!Avevamo 105 ragazzi, a un certo punto. Quindi il giornalino serviva per far sapere agli altri quello che faceva ciascun gruppo, ci trovavamo in momenti diversi e allora per mantenere i contatti c'era il giornalino.

Maurizio Sgarzi

I disegni sono di Brusco. Il Font è del computer di Fabiano. I comunicati nascevano istituzionalmente: un giorno Maurizio aveva detto: "una volta al mese si fa il comunicato" e nessuno aveva mai osato mettere in discussione la sua decisione. Era lo strumento che si usava per comunicare alle famiglie, in particolare. E in realtà dava visibilità al gruppo, era il modo di comunicare.

Paolo Lambertini

Uno tra i tanti comunicati “politici” del gruppo Arcobaleno

In partenza per un’escursione

Al Parco Nazionale d’Abruzzo

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Il gruppo arcobaleno scende in piazza

Festeggiare per ripartireA settembre si organizzava questa festa che era la ripresa delle attività di tutti i gruppi. Era il momento in cui ci si ritrovava, si raccoglievano nuove energie, si facevano programmi e raccogliere due soldi. L'obiettivo era fare cassa, con crescentine, cose varie.

Paolo Lambertini

1991. Manifesto di invito alla quinta festa dell'Arcobaleno

Foto di gruppo nel verde

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Un’istituzione: la festa al CalzavecchioQuando sei bimbo vedi le cose con una semplicità clamorosa e spesso corrispondono all'emozione che ti lasciano. Ho dei flash di quando facevamo la festa del nuoto ago-nistico al vecchio Hotel Calzavecchio. Per tre o quattro anni, forse an-che di più, è stato il posto in cui facevamo la festa dell'agonistica e il posto in cui io andavo quando avevo sette, otto o nove anni. Per me da bimbo, il luogo rappresentativo della Polisportiva era l'Hotel Calzavecchio! Era il luogo dove vedevo quelli che erano i dirigenti della Polisportiva: per me la Polisportiva era Angelo Pozzi, una volta. La Polisportiva era lui, questa “entità su-prema” che era vista quasi con terrore, che era anche presa un pò in giro da noi bimbi, perchè era quello che tirava i “tomelloni” quando veniva a parlare alle feste dell'agonistica, però era anche quella persona che ti consegnava la coppa se avevi vinto qualcosa, era quello che parlava al microfono...Ero bimbo e ambivo fortemente alla festa sociale anche perchè era l'occasione in cui ti davano il premietto, la medaglietta o la coppetta; era il momento in cui veniva riconosciuto quello che avevi fatto l'anno prima. E poi il Calavecchio era il postodove ti davano da mangiare gratis, quindi per me la Polisportiva era l'Hotel Calzavecchio. E’ un luogo a cui sono rimasto affezionatissimo e mi è dispiaciuto un sacco quando abbiamo smesso di fare la festa sociale lì.

Alessandro Ghermandi

Festa sociale del nuoto agonistico all’Hotel Calzavecchio

Premiazione durante la festa sociale del nuoto agonistico

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Atleta e allenatoreQuando senti crescere dentro di te il desiderio di trasmettere ad altre persone le cose che ti sono state insegnate e hai la convizione di poterlo fare altrettanto bene, in quel momento lì ti scatta dentro la testa il desiderio di allenare. Il desiderio evolve negli anni fortunatamente: all'inizio è una cosa molto istintiva, poi pian pianino prende delle basi tecniche soprattutto di insegnamento. Però è il desiderio di voler trasmettere agli altri qualcosa; ho scoperto, negli anni, che tutte le emozioni che io ho vissuto da agonista - sono delle emozioni che io non dimenticherò mai, sguardi di persone, condivi-sione della felicità - assomigliano molto a quelle che provo quando alleno. Allenare è una cosa molto simile, soprattutto allenare dei bimbi. Ti dà delle emozioni che sono al pari delle vittorie

oppure le stesse emozioni che avresti se fossi tu a fare quelle gare. C'è chi questa cosa non la sente. E invece godere delle gioie degli altri, per come sono fatto io, è quasi più importante che godere delle gioie mie personali. Quando vedo delle persone che sono serene, felici, contente, soddisfatte di quello che stanno facendo, provo un'emozione che è indescrivibile.

Alessandro Ghermandi

1994. Ilaria Antilli è campionessa Italiana (categoria cadetti) nei 200 farfalla

1991. Odaldi in gara, campione italiano 200 rana (categoria cadetti)

Un simpatico adesivo della Polisportiva che circolava

negli anni Novanta

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Il trio Matteo Cortesi, Alessandro Ghermandi e Enrico Colliva con il

loro allenatore Fabio Cuzzani

Enrico Colliva è secondo ai campionati italiani (categoria Senior) nei 200 dorso

1998. Staffetta campionati nazionali invernali, Imperia.Benassi, Cortesi, Ghermandi, Colliva

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Manifesto dell'iniziativa carnevalesca di autofinanziamento per il percorso

salute

Percorso salute al parco Talon

1992. Trionfale pagina di Informasi! Il percorso salute è di nuovo agibile!

Risanamento del Percorso Salute al Parco della Chiusa L’iniziativa coinvolse numerosi Soci delle due organizzazioni sia per reperire le risorse che per l’impegno umano organizzativo.La soddisfazione per il lavoro durò poco tempo. Negli anni successivi si manifestarono svariati problemi, tra i quali anche il progressivo abbassamento del pubblico civismo.L’impianto fu eliminato e tuttora nel Parco si possono incontrare alcune tracce di pura testimonianza “archeologica”.

Marino Mascagni

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1992. Prima camminata “Giovanni Masi”

Panorama della Marcia

Podisti alla Marcia per la Pace, Perugia-Assisi

L'organizzazione prevede i fondamentali conforti per i podisti

1993. Programma della Marcia per la Pace

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Da San Romedio a Quelli cheIo è trent'anni che faccio una gita che è la Ciaspolata. Tutti gli anni portavo quelli che venivano, e li porto ancora...la faccio anche quest'anno, a San Romedio che è un santuario. Era diventato un tormentone! Con questi amici, un anno, andammo al famoso santuario. Solo che il santuario alle sei di sera chiude. Eravamo arrivati tardi ma dato che eravamo molto in confidenza con il frate custode, gli dicemmo "dai, aprici dopo cena, ci fai un vin brulé e poi ci racconti tutta la storia di questo San Romedio”. E così fece. Allora lì decidemmo di chiamarci "Amici di San Romedio". Tanto è vero che l'anno dopo facemmo fare delle sciarpe e dei cappellini, e li abbiamo regalati, lassù.Facevamo delle iniziative, gite, cene, e quant'altro ed il ricavato lo davamo in solidarietà, sul territorio di Casalecchio. Mi ricordo che il primo intervento fu pagare la dentiera a uno che era dentro a una casa di riposo. Era da solo, non riusciva più a mangiare, e noi gli pagammo la dentiera. Dopo, in Polisportiva, chiamarci "gli amici di San Romedio" non ci sembrava adatto, e allora ci chiamammo “Quelli che”.

Roberto Magli

Gruppo di ciaspolanti... o ciaspolatori Due agili atleti sulla neve

Con le ciaspole ai piedi, pronti a partire

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Un parco che unisceLa Festa degli aquiloni, il primo di Maggio, è la cosa che penso quando penso alla Pol. Perchè lì trovi diversi settori, diverse dinamiche, persone chemagari lavorano solo dietro alla scrivania di soli-to, che però lì si mettono in gioco. Contemporaneamente trovi manifestazioni agonistiche, dall'agonismo alla promozione, bimbi, adulti, stand gastronomici,stand legati alla solidarietà, alla disabilità, secondo me quello lì è la Polisportiva, ci sono tutti, dal presidente all'ultimo dei soci che si è iscritto il giorno prima, a persone che si affiancano, che vengono lì curiose a provare quello che c'è. Alessio Tenani

Crescentine in mezzo alla natura!Quello lì sembrerebbe quasi uno stand della Festa degli aquiloni quando potevamo far da mangiare. Mi ricordo che i primi anni facevamo le crescentine sotto il ginkgo biloba. Alla fine erano un po' unte le foglie del ginkgo biloba!

Franca Labanti

Sotto l'albero più vecchio che c'è al parco Talon ci facevamo le crescentine!Danilo Benini

Tra i vari studi per la creazione del volantino ecco come avrebbe presentato la Festa degli Aquiloni

Lupo Alberto (1996)

1993. Una classica immagine della festa degli Aquiloni

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Si aprano le danze... le origini del settore danze e balliIncominciammo con un corso di danze popolari tenuto da Vaccari Giuliano dell’associazione CEMEA. Tra gli allievi il nostro presidente Valentino e consorte, Maurizio, Barbuti e consorte più ovviamente altri. Ci fu anche un saggio di fine corso, quasi uno spettacolo al Palazzetto Cabral, grande successo di pubblico e di critica. Qualche anno dopo si diede vita al settore Danze Popolari che consenti l’organizzazione di corsi in forma regolare e di organizzare un gruppo di ballerini per attività sul territorio.

Umberto Bonfa’

Danze Popolari anni 80: saggio di fine anno al palazzetto Cabral

1994. Il gruppo danze popolari alla festa degli

Aquiloni

Il ballo dei gobbi

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Ballare .. ma non solo!La prima persona che mi ha coinvolto è stato Gianni Devani, mio professore di tecnica alle superiori. In quel periodo venivano fatti dei laboratori alternativi durante il pomeriggio a scuola, e tra questi c’era quello di danze Popolari. Io scelsi quello e dopo aver concluso il percorso mi venne proposto di far parte dell’allora Gruppo Teamballo. Successivamente mentre frequentavo l’Isef Michela Bolelli mi disse che cercavano alla polisportiva Masi una istruttrice di aerobica e di attività motoria a scuola. A parte la parentesi con il Teamballo, i primi settori in cui sono entrata sono stati la Ginnastica Adulti, Progetto Scuola e Ginnastica Artistica, dove ho cominciato come istruttrice. Emanuela Ferro

Carnevale...o quasiEra una festa di carnevale, che però veniva fatta non sotto Carnevale perchè non si trovava mai la sala. E' stata fatta agli albori allo Chalet, anni '80, sopra e sotto, era murato. Sotto c'erano i ragazzini, sopra gli allenatori eccetera. Danilo Benini

Minaccia ChimicaQuesto è Pera. Era di sera. Questa foto si intitola “La minaccia chimica”. Era per un concorso fotografico interno alla Polisportiva. Paolo Lambertini

Locandina di invito a una festa in maschera

Copertina di Informadanza, periodico del settore Danze popolari

Uomo mascherato alle XXV Aprile

L’Informadanza andava ben oltre le informazioni interne alla polisporti-va: fungeva da bollettino informativo riguardo le danze di tutta la provincia. E’ stato il precursore dei social network.

Marino Mascagni

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I punti cardinaliSono andato ad un corso di aggiornamento ed ero seduto, senza saperlo, vicino al presidente della federazione Orienteering, che era stato un mio compagno di classe all'Isef. Eravamo seduti insieme a chiacchierare. L'oratore non arrivava. Allora ad un certo punto uno degli organizzatori viene da noi e ci dice "mi dispiace ma l'oratore che doveva venire oggi ha perso l'aereo e quindi non c'è. Siamo un pò imbarazzati perchè non sappiamo cosa fare". Allora il mio compagno dell’Isef si alzò e disse "io avrei un'idea: ho una cassetta di uno sport nuovo che nessuno conosce e ve lo faccio vedere. Ed era l'Orienteering".La prima gara di orienteering l'abbiamo organizzata al parco Talon con una cartina in bianco e nero fatta fare da un tecnico ambientale.

Maurizio Sgarzi

Maurizio, colto da entusiasmo, propone l'orienteering a scuola, al mitico gruppo Arcobaleno della Polisportiva e organizza con la FISO un corso interregionale per docenti. Io e Massimo Balboni lo frequentiamo ed è passione a prima vista: entriamo a fare parte dei tesserati FISO della Polisportiva. Il settore stava nascendo e sono stata in parte dirigente, sia per la Pol che per la Federazione. Sono stata in parte atleta, con qualche titolo italiano master ormai dimenticato alle spalle, e in parte tecnico, sia allenatrice sia organizzatrice di gare, sia cartografa. Insomma un tutto-fare, come sempre accade in fase di avvio di attività e prima che la struttura prenda il sopravvento. Comunque l'entusiasmo la faceva da padrone e la mia vita ha ruotato attorno all' Orienteering per parecchi anni.

Silvia Bargellini

1994. L'Orienteering ai campionati di Francia

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Una lanterna “illumina” il cammino di AlessioQuando Balboni venne alle elementari a raccontare cosa si faceva alla scuola media di Castello di Serravalle e spiegò l'Orienteering, io me l'ero immaginato tutt'altra cosa, tipo che ti chiudevano in una stanza buia e dovevi trovare la porta giusta usando la bussola...! Quindi ho scelto le medie per l'orienteering, perchè mi aveva affascinato ma poi era tutt’altro.Pensavo: "beh dai, ti mettono lì, c'è ‘sta parete stellata, con questa bussola trovi la porta". “Mamma voglio andare a Castelletto perchè c'è l'Orienteering!”. Poi ho visto che era tutt'altra cosa ma ho visto che ero abbastanza capace comunque. Mi piaceva, e siccome avevo i nonni che abitavano in campagna, correvo un pò nelle parti sterrate. Così, da lì mi sono tesserato Masi, e ho continuato, fino a che non sono entrato in forestale, qualche anno dopo.

Alessio Tenani

1993. Alessio Tenani e Chiara Sergenti in staffetta

1993: Il settore Orienteering in Svizzera

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Giocatori... super star!Si chiamava Masi Nimax perchè uno di quelli che giocava nella squadra aveva uno zio

che aveva questa ditta e ci ha sponsorizzato per un mucchio di anni. Poi questo padrone è morto e ha lasciato detto che avrebbe volu-to continuare la sponsorizzazione. Ci hanno sponsorizzato ancora per un tot di anni, fino a che non hanno rivenduto ancora l'azienda. Il primo anno che ci ha sponsorizzato, li allenavo io, siamo andati a vedere la fabbrica a Natale, eravamo le star della festa aziendale di Natale! C'era il comico, a tutte le mogli e le fidanzate dei giocatori hanno regalato dei braccialetti, agli uomini bocce di champagne, e poi ci han fatto visitare tutta l'azienda, face-vamo la promozione, eravamo ignobili, e lì invece eravamo le star, andavamo a dare la mano, uno a uno, a tutti i dipendenti della ditta. Era l'86, c'era un tavolo tondo centrale con tutti gli altri intorno, noi stavamo lì a

mangiare ed eravamo gli special guests della serata.

Danilo Benini

Basket femminile è campione provinciale

1996. Masi Basket maschile promossa in C

Basket 1994. Partita della squadra femminile che dalla Promozione andrà in C

Una caricatura della squadra Amatori del Basket

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Velasco, che passioneMi ricordo che era un affabulatore fantastico...quanto mi piaceva! Franca Labanti

Pallavolo 1994-95

1999. Pallavolo Masi in Serie C

Aggiornamento del settore Pallavolo con Julio Velasco allenatore Nazionale Maschile

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Azione di gioco

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Tante, troppe emozioniEra un’emozione continua quando erano in gara: io tiravo tutti i muscoli, li tiravo io per loro, saltavo io per loro, per me è sempre stato un'emozione continua, il loro sport. L'ho sempre vissuto anche un po' troppo, a dire la verità.Perchè lo sentivo molto. Quando stavano sulla trave, io ero lì con tutti i muscoli tirati, per star su io, capito? Era come se, tirando io, loro stessero su. Per cui quando finiva una gara era come se l'avessi fatta io, ma moltiplicata per sette, perchè loro erano in sette, otto, quelle che erano. Ero molto coinvolta. Diciamo che c'era un clima per cui loro mi vedevano come una seconda mamma. Ancora adesso alcune mi chiamano “mami”. Mi telefonavano a casa, mi dicevano le loro cose...c'era un rapporto molto stretto. E poi l'attività era esclusivamente femminile. Però non va bene così. Bisogna essere più distaccati. Perchè diventa difficile questo tipo di rapporto. Quando io ho capito che era il momento di lasciare, non è stato facile. Ma ho capito che era giusto così.

Franca Labanti

1994. Ginnastica Artistica

Piccoli talenti della ginnastica

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1994: Gruppo allenatori, dirigenti e atlete della Ginnastica Artistica alle palestre Ciari.

1994. Atlete e Allenatrici al lavoro

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Una festa per GiovanniMasinfesta fu una delle iniziative che proponemmo per celebrare i primi 30 anni di Polisportiva. L'intento era quello di far fare la festa di fine stagione a tutti i settori.

Roberto Magli

Il mio momento è sta-to quei due anni che facevo dalla mattina alle sette alla sera a mez-zanotte. Ho vissuto laPolisportiva in quel modo lì. E ho ritenuto che era giusto farlo così. Io ho fatto una cosa a cui tenevo molto. E lì mi sono trovato dentro alla Polisportiva, perchè c'erano tutti!

Giancarlo Barbuti

Bencivenni si fece dare una vasca da sub gigan-tesca e la gente si but-tava in acqua lì dentro. Era tutta trasparente: era proprio un acquario gi-gante! Tu andavi dentro e tutta la gente da fuori ti vedeva mentre andavi giù tre metri. ci sarannostati migliaia di litri

d'acqua. Francesco Borsari

1994. Prima Masinfesta, evento pricipale delle celebrazioni del trentennale

La Polisportiva compie i suoi primi 30 anni!

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La borsa dei desideriIo ricordo con estrema precisio-ne quando venne fatta la borsa per celebrare i trent'anni della Polisportiva. Io avevo 14 anni:regalarono la borsa ai dirigenti, credo; mi faceva rabbia un sacco questa cosa, secondo me era bellissima quella borsa, adesso non mi ricordo neanche com'era fatta, però mi ricordo che la volevo. E invece non mi spettava, ed era una cosa per cui sono rimasto male, a suo tempo. Quando la

mamma mi portava in piscina, in macchina, io vedevo delle borse della Polisportiva, in giro, e la mia mente selettiva di quel momento lì – secondo me la Polisportiva era solo l'aspetto nuoto, a quattordici anni non avevo la coscienza del fatto che la Polisportiva fosse anche orienteering, pallavolo, basket – si focalizzava su quel ragazzetto, quella mamma con la borsa della Polisportiva, e da dentro macchina la seguivo con lo sguardo fino a quando non la perdevo, perchè cercavo di capire chi fosse, e se per caso avesse la borsa dei trent'anni che io non avevo!

Alessandro Ghermandi

1994. Squadra di calcio in campo per celebrare il trentennale

Prototipo per la tessera Masi

Tessera Masi, modello definitivo

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La mano sulla spalla funziona sempre!Io mi ricordo che Angelo mi mise la famosa mano sulla spalla e mi disse: "te, che hai la figlia che fa ginnastica, cosa ne diresti di entrare in consulta?". E io: "ma veramente non saprei neanche… " e lui - "ma sì, una volta ogni due mesi vieni lì…". Oh, io ci sono stata per quattro o cinque anni!E dopo la mano sulla spalla per la consulta, mi mise una mano anche su quell'altra e mi disse: "cosa ne diresti di fare la presidente del settore?" e poi mise tutte e due le mani e mi propose di fare anche la segretaria di Polisportiva!

Franca Labanti

In pratica succedeva che Angelo, che era all’epoca il responsabile di vasca, iniziava a parlarmi delle varie iniziative e mi chiedeva se ero disponibile a supporto di tal manifestazione e intanto che parlava in tono confidenziale e amichevole, la sua mano finiva sulla tua spalla. Non ho mai capito se era un gesto premeditato, francamente credo di no, ma sono convinto che a partire da quel preciso momento si creava una sorta di legame che via via diventava sempre più forte  che per me è durato molti anni  e anche adesso anche se non ho più un ruolo attivo,  sento ancora.

Silvano Natalini

Ricordo con esattezza la prima convention a cui partecipai. Piccolo Paradiso, settem-bre ‘96, Presidente Angelo Pozzi. Franca Labanti, Presidente del settore ginnastica

artistica, mi presentò ad Angelo Pozzi che, con una semplicità disarmante, senza conoscermi prima, mi prese sotto braccio, mi disse che era molto lieto del mio arrivo, che ero il benvenuto in Polisportiva e che mi augurava grandi soddisfazioni. Beh’, forse perchè ero giovane o non so che altro, mi sentii on-orato, accolto e apprez-zato.

Giacomo Savorini

Articolo di Bologna Sport su Angelo Pozzi, presidente di Polisportiva

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1995-96. Programma delle attività del settore Formazione e Aggiornamento

Educatori del Nuoto Ragazzi aggiornati e affamati!

Un momento di formazione al parco Talon

Educatori del Nuoto Ragazzi in aggiornamento

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Dalla quarta di copertina di “Non restare alla finestra”L’idea di questo libro nasce da un amico di Giovanni e trova consenso in altri amici, contagiati dalla voglia di fare. La prima parte è dedicata a lui e alla sua storia, privata e pubblica nello stesso tempo, mentre la seconda è la testimonianza di come oggi riusciamo a tradurre in pratica il suo insegnamento attraverso la formazione dei tecnici e degli istruttori. Il contenuto della seconda parte rappresenta il bagaglio minimo che dovrebbe avere un istruttore di Polisportiva e vuole essere il primo significativo documento del lavoro prodotto in questa direzione.

Scale... mobiliQuesto è il palazzetto quando aveva ancora le scale. Quelle scale lì le facevamo per allenamento! Fausto Giorgi

1999. Frontespizio della pubblicazione “Non restare alla finestra”, in occasione

del ventesimo anniversario della morte di Giovanni Masi

1996. Atletica, Ragazzi scattanti

1994. Ginnastica Adulti

1994. Convivialità per la Ginnastica Adulti

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Concentrazione e affidabilitàLavorare con gli adulti ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi, però in verità è bello: quando entro in palestra, è l'unico momento in cui stacco completamente la spina – io sono una che di solito pensa, pensa, pensa – invece in quel momento lì io non penso a niente, mi concentro su quelle persone che ho lì, e dò tutto quello che ho. Che tu stia bene o che tu non stia bene, in quel momento lì comunque vuoi far vedere alla gente che sei a loro disposizione. Vengono lì per quello, è giusto che tu dia tutta te stessa. Infatti poi quando torno a casa, Mauri mi dice : "non hai mai voglia di parlare", no! E' che parlo talmente tanto durante le ore di lezione, durante i corsi, che quando torno a casa non vedo l'ora di sentire silenzio. Con alcuni metti su dei rapporti di amicizia, ti prendono come punto di riferimento, a volte capita che tiprendano quasi per medico, perchè alcuni arrivano da me a chiedermi delle diagnosi, allora io faccio presente che so delle cose ma non sono la persona che stanno cercando. Poi quando vedi che gli piaci, ti danno sempre delle grandi gratificazioni. Barbara Cioppi

Ginnastica Adulti, addominali in due

Ginnastica Adulti, addominali in quattro

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1990-99: La Pol tra sport e impegno sociale

A ognuno la sua parteEro un genitore attento a quello che succedeva ma mai invadente soprattutto per quanto riguardava le scelte tecniche dell’allenatore in pista. I rapporti erano buoni fra noi genitori e anche con gli allenatori! La cosa che mi è piaciuta di più è che si faceva subito gruppo soprattutto per aiutare e spalleggiare le idee (ogni tanto folli) dell’allenatore per creare le scenografie e costumi…c’era una specie di accordo tacito. Noi papà ci occupavamo delle scenografie e le

mamme invece facevano i body, ricordo che mia moglie ha anche imparato a cucire per dare una mano! Era una specie di grande famiglia: ognuno faceva qualcosa! La mia idea di Polisportiva è molto varia, un luogo su tutti che simboleggia l’emblema della Polisportiva per me è il palazzetto Cabral dove per quasi 15 anni ho fatto da spola per portare le mie figlie ad allenamento fino a che non hanno preso la patente e sono riuscito a essere un po’ più libero! Luigi Iaconeta

1993. Pattinaggio “Per non dimenticare”: manifestazione organizzata in ricordo

delle vittime dei SalveminiInstallazione in ricordo delle vittime del

Salvemini, in occasione della festa degli aquiloni

Pattinatrici schierate in gran forma

1993. Pattinaggio “Per non dimenticare”

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1990-99: La Pol tra sport e impegno sociale

1998-99. T'ai Chi Ch' Uan, il primo da destra è il maestro Remo Testoni

Remo Testoni impegnato con i suoi allievi

Esibizione al parco Talon

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Sequenza di combattimento con bastone

Karate

La squadra di Karate con il maestro Cacciatore

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Gli scherzi delle ginnasteIo ho sempre portato in giro le bimbe e c'erano due o tre riti che facevano. Noi andavamo spesso via con il pullmino e c'era il rito dello spavento ai casellanti: loro si nascondevano e poi dopo quando pagavamo, al casello, uscivano e facevano un gran verso! Si divertivano tantissimo! Era una roba! Con dei versi! Franca Labanti

1990-99: La Pol tra sport e impegno sociale

Ginnastica Artistica: momenti di svago

Gruppo di giovanissime atlete

Ginnastica Artistica: ponte

Ginnastica Artistica: progressione didattica di una verticale

Ginnastica Artistica: progressione didattica di una verticale

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Divertirsi in piscina!Nel settore nuoto ero allieva, tra tantissimi allievi e quindi tantis-simi amici, dentro e fuori la vasca. Mi ricordo un sacco di feste di compleanno spettacolari, serate e nottate di chiacchiere dalle com-pagne di allenamento che erano diventate quasi sorelle da quanto tempo abbiamo passato insieme. Mi ricordo degli allenatori-ani-matori che ci facevano davvero divertire, con giochi e scherzi super, e le trasferte alle gare diventavano gite indimenticabili. Laura Carluccio

1994. Ginnastica in acqua

1995-96. Gruppo istruttrici della ginnastica in acqua

1999. Le ragazze del Nuoto Sincronizzato

1997-98. Prime immagini del Nuoto Sincronizzato

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E se l’acqua fa paura...?!L’attività dei princi-pianti terrorizzati era una cosa che già dal nome, creava un pò di tensione. “Oddio...di che cosa si tratta?" E invece fu la grande complicità e il grande desiderio da parte mia e di Daniele, in particolare, che riuscì a far partire questo corso. Erano adulti,

terrorizzati anche già a fare la doccia. Avevano un contatto con l'acqua estremamente negativo, ma venivano in piscina a imparare a nuotare.

Fabio Bencivenni

Gli adulti terrorizzati mi affascinavano: persone che si mettevano in gioco a 30-50-70 anni con qualcosa che fino a quel momento era sempre stato più forte di loro, e tu, istruttore, eri il punto di riferimento. Eri l'esempio della pace interiore, colui che il mostro non lo vede affatto. Era un rapporto strano, che aveva davvero poco a che fare con l'acqua, ma più con l'atteggiamento alla vita, alle proprie paure e ai propri limiti.

Sergio Albertazzi

Francesca si era infiltrata tra gli iscritti (facendo quindi finta di essere impaurita), per raccontarmi le emozioni degli allievi, così che io poi sapessi come comportarmi nelle lezioni seguenti. Michela Zannini, psicologa della Polisportiva, diede il via alla professionalità del corso con il suo lavoro.

Daniele Zanardi

Principianti terrorizzati al lavoro 1998. Daniele Zanardi e i principianti terrorizzati

1998. Gruppo istruttori del nuoto adulti in formazione a Pianoro

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Un supereroe di nome ZazàZazà è stato questo personaggio che aveva inventato Stefano Cesari, che era una figu-ra mitologica, che praticamente era un super eroe, ma invece che essere un supereroe positivo, era un supereroe birichino, che entrava dentro lo spogliatoio, metteva in disordine i vestiti e tutte le cose dei bimbi, e poi scappava. E allora c'era Stefano che aveva creato un'aura intorno a questo personaggio: se ti raccontano una favola da bimbo, ci credi tantissimo. Stefano gliela montava talmente tanto, ‘sta storia qua, che prima della festa sociale, lui si travestiva da Zazà, con questo vestito giallo e blu, e poi si metteva a correre fuori dalla piscina, e si faceva intravedere dai bimbi attraverso la vetrata. Quando i bimbi uscivano dalla vasca e andavano in spogliatoio, trovavano tutta la roba per aria: "ah! E' stato Zazà, è stato Zazà!!" e il tutto culminava quando, alla festa sociale, Zazà faceva la sua apparizione e i bimbi andavano giù di testa, lo rincorrevano e impazzivano per questa figura qua. Se tu vai a chiedere a tutti i bimbi che hanno vissuto il racconto di Stefano, capisci che lui con i bimbi era fenomenale, riusciva a dare un senso di appartenenza ai bimbi, una cosa che era fenomenale. Sapeva raccontarti e sapeva anche insegnare a nuotare.

Alessandro Ghermandi

1999. Squadra del nuoto Master

Gruppo Leve in riunione

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In acqua per giocoAndrea Ventura mi propose di cambiare modo d’insegnare…mi ricordo gli sguardi di Luna e Paolina quando gli dico “Ok, oggi potete giocare, fare quello che volete”, furono le mie prime insegnanti del “Metodo Masi”. Ma anche i giochi sui tap-peti con Mauro Zanichelli, Monica Busi, Tiziana Paltrinieri, Alice Bignardi, Davide Bizzarri, i bimbi che finalmente si potevano esprimere e l’insegnamento che divenne un divertimento. Una volta ascoltai un genitore dire al proprio figlio “se non fai i compiti, non ti porto in piscina”. Certo, discutibile, ma era la prima volta che “il nuoto” era visto dai bimbi come qualcosa di divertente!

Daniele Zanardi

Sotto la superficieSi chiama scuola di formazione H2O , l’ho lanciata in Polisportiva nel 2005. E' un'idea legata ai giovani: ho sempre alcuni ragazzini che sono dei delfinotti di 11-12 anni, ai quali insegno ad andare sott'acqua e quando sono in acqua con loro, vedo proprio dai loro occhi, dalle loro espressioni del corpo, una voglia e una felicità incredibile. Me lo dimostrano in piscina, me lo dimostrano quando vengono a teoria, me lo dimostrano in mare. Vanno a casa, dopo questa immersione in mare, veramente felici, contenti, perchè insieme all'emozione di stare dentro all'ambiente acqua, vivono l'emozione di vedere la flora e la fauna, la natura e i pesci che ci sono sott'acqua. Quindi questa è una cosa che mi ricarica, mi dà delle energie incredibili.

Fabio Bencivenni

Mini sub

Lo Zerosei visto dal basso

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Un pullmino carico di... imprevisti divertenti!Un anno stavamo trasportando i bimbi sul pullmino per andare a fare una passeg-giata a Cesenatico, facevamo di fretta perchè c'erano dei bambini che ci stavano aspettando là, io dovevo scendere e stare con loro, mentre Manuela faceva la spola avanti e indietro per andare a prendere gli altri gruppi. Insomma, all'inizio non si toglieva il freno a mano perchè i ragazzi del basket avevano usato il pullmino e lo avevano tirato così tanto che noi , in due, non riuscivamo più a toglierlo. Abbiamo dovuto chiamare un ragazzo del basket che venisse ad aiutarci: lui era scalzo e camminava sulla ghiaia bucandosi tutti i piedi. Non ti dico quello che diceva! Poi finalmente partiamo: arriviamo là, scendo giù, dalla fretta io apro lo sportellone e intanto la Manu stava già ripartendo, quindi la scena era la seguente: la Manu che parte di volata – per quel che può fare il pullmino, si intende, non facevamo i cento – con lo sportellone aperto e i bambini che erano con me che la guardavano con gli occhi sgranati, chiedendomi: "... ma è arrabbiata?"

Barbara Cioppi

Anni '90. Tennis Tavolo Masi

1994-95. Educatori e ragazzi del Pre-Post Scuola in gita

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Le manifestazioni importantiD'istinto mi verrebbe da pensare alle migliaia di cittadini che ogni giorno vivono la Masi in tutte le sue forme, ma, se dovessi consigliare a qualcuno di capire qualcosa di questa società, lo porterei alla 24 ore di basket, alla festa degli aquiloni, al Last minute market, alla Vasca lunga un giorno, al Trofeo Ghermandi, all'evento "Per non dimenti-care i ragazzi del Salvemini"... sono questi, e sicuramente tanti altri, i momenti in cui il cuore Masi batte più forte. Giacomo Savorini

Per me poi il mondo Zerosei è stato anche un modo per venire a conoscenza ed avvicinarmi al mondo della disabilità . I bambini disabili che ho incontrato nei corsi Zerosei sono stati per me un eccezionale momento di crescita e credo fortemente che siano una grande risorsa per la nostra attività e per tutti quelli che ne fanno parte (bambini, genitori ed educatori). Cinzia Cardano

1996. Immagini della prima Vasca lunga un giorno

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1996. Vasca lunga un giorno. Fabio Bencivenni è già in prima fila.

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1990-99: La Pol tra sport e impegno sociale

Le mitiche frasi dei bambini che ti fanno capire la loro percezione delle cose- un bimbo dopo circa 30 minuti che è in acqua e gli lanci uno spruzzo ti dice: “Ma no dai che mi bagni!”- alla fine dell'ora nel momento in cui aiuti un bimbo a mettere l'accappatoio ti dice: “Lo sai che sei brava a mettere l’accappatoio? Ma hai fatto un corso di accappatoi?- una bambina dice al Babbo Natale che è venuto in piscina a portare i doni: “Ma tu porti i regali proprio a tutti i bimbi?” E alla risposta “Sì certamente” replica “Ma anche ai bimbi morti?”- un bimbo ha detto a me (sua educatrice già abbondantemente oltre i 30 anni) che non ero una bambina, ma ero già molto grande “sì tu sei già molto grande avrai già 14 anni”- a un bimbo ho chiesto se secondo lui ero alta (!???!!) e lui mi ha risposto: “Sì sei abbastanza alta. Sarai alta 2km”- un bambino nello spogliatoio mentre mi cambiavo il costume mi ha visto svestita e mi ha detto: “Anche mia mamma ha le titte … però le sue sono molto più grandi”.  Raccontate così adesso forse non significano molto, ma fanno comunque parte di

quell'insieme di mondo che è stato ed è il settore dei bam-bini Zerosei. Così come fanno parte di questo mondo tuttele relazioni che si sono intrattenute con i genitori dei bambini. Anche a distanza di anni incontro genitori dei miei bimbi che ricordano con piacere e con affetto (e magari anche con un po' di fatica) il bel periodo passato coi loro bambini e con gli educatori nell'acqua della piscina XXV Aprile. Ed anche io li ricordo con lo stesso piacere.

Cinzia Cardano

Un altra performance delle Favolesse durante la festa degli aquiloni. Tutto esaurito!

Primo maggio 1999. Alla Festa degli aquiloni

debutta il Gruppo Favole della Polisportiva con

la storia “Il drago timido”

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Nei primi anni Duemila, la Polisportiva si cimenta in iniziative corali di grande impegno come l'organizzazione dei Campionati Europei di Pattinaggio Gruppi Show, nel 2001, continuando nel 2002 con alcune edizioni di Masinfesta e con dieci edizioni di Renofolkfestival addirittura, che vive tuttora come Blogosfolkfestival.Nel contempo, grazie alla pluridecen-nale esperienza e affidabilità acquisita nel campo motorio ed educativo, la Polisportiva è impegnata in attività di supporto alla scuola come il “Pre-Post”, conduce progetti di Attività Motoria nelle scuole per l'infanzia e nelle elementari, organizza Centri Estivi e Vacanze per i ragazzi attraverso una collaborazione positiva dell’amministra-zione comunale e degli istituti scolastici.La maturità della Polisportiva trova riscontro nella continuità che l’associazione garantisce alle persone che le si sono avvicinate, fin dagli anni Sessanta e Settanta, allora giovani, permettendogli di crescere, diventare genitori e poi nonni, senza mai smettere di frequentare le palestre e le piscine,concretizzando così il concetto di

“famiglia sportiva”. Questa immagine, condensata in un riuscito manifesto, viene disegnata da un socio che ha avuto modo di percorrere un bel pezzo di quella strada in Polisportiva, all’interno del gruppo Arcobaleno. I classici impianti al chiuso non sono più i soli spazi dove si pratica sport: anche i parchi di Casalecchio diventano luoghi importanti per fare movimento. Alle due consolidate attività all’aperto come Podismo e Orienteering, si affiancano il Nordic Walking, una rinata attività di Escursionismo e trekking ed infine l’Ultimate Frisbee.In questi anni iniziano però anche le forti difficoltà gestionali della finanza pubblica, che mette a repentaglio la regolare gestionedell’importante patrimonio di impiantistica sportiva che era stato costruito negli anni ’60 e ’70.Con uno sforzo notevole sul piano culturale ed economico, la Polisportiva si rende disponibile, insieme ad altre società, ad affiancare l’amministrazione comunale per un restyling straordinario, effettuato su numerosi impianti sportivi.

Una famiglia... polisportiva

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

2002. Quelli che... in gruppo

2000. Ristoro durante la camminata Giovanni Masi

Masinfesta 2002. il programma

Il gruppo cucina di Masinfesta

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Stare insieme...a Masinfesta!La Festa che mi piacque di più in assoluto fu Masi&friends nel 2004. Allora ero notevolmente attivo all’interno della Pol, conoscevo tutti, il settore del quale ero responsabile cresceva bene, il rapporto con gli istruttori era buono: il lavoro era di-vertente! Avevo anche degli amici! Fui molto attivo in quella festa, partecipai fin dalla costruzione degli stand! Ma era proprio lo spirito di collaborazione e solidarietà che aleggiava all’interno della Polisportiva, che mi faceva sentir parte di qualcosa di grande, unito, utile, forte e divertente! Masi&friends fu, secondo me, l’evento della Polisportiva.

Daniele Zanardi

Tutti a mangiare! Masinfesta 2004. Il settore Pallavolo è appesantito dalle fatiche della tavola

10 giorni è durata, fu massacrante. 10 giorni di festa, di attività sportive, di cene, 10 giorni di cose da fare, 10 giorni da essere là, 10 giorni di fatica.

Valentino Valisi

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

2004. Convention in occasione del quarantennale

Settembre 2004: Manifesto dell'iniziativa, “Coloriamo la piazza di Masi”

Logo dei 40 anni di Polisportiva

I tre presidenti della Pol. al taglio della torta di compleanno

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Settembre 2004. Ginnastica artistica a “Coloriamo la piazza di Masi”

Settembre 2004. Pattinaggio in piazza

2000. Teamballo in esibizione

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Settembre 2004. Esibizione delle Danze popolari a

“Coloriamo la piazza di Masi”

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Non solo danze: il Renofolk, Sette Passi e Danza TrekkingSicuramente le cose più emozionanti che ho avuto modo di vivere sono state l’istituzione del RenoFolkFestival nel 2002 e nel 1986 la costituzione del gruppo Teamballo. Nel 2002 era Presiden-te del settore Mauro Burnelli e ci volle tutta la sua determinazione per mettere in piedi il primo dei 10 festival; era l’anno del progetto Masin-Festa che vedeva tutta la Polisportiva impegnata per una settimana a fare bella mostra di sè. Una scommessa molto impegnativa e importante. Ci fu da parte di tutti un grande sforzo e una grande energia per mettere in piedi quelle mitiche giornate; un vero e proprio clima da epopea. Ci mettemmo tutti in gioco e vincemmo la sfida. Umberto Bonfa’

Dal 2003, all’interno delle danze popolari, il gruppo Animazione Sette Passi offre ai ballerini la possibilità di far valere le capacità di danza e di aggregazione, partecipan-

do attivamente ad occasioni di festa con coinvolgimento del pubblico. Grazie a periodici incontri con gli insegnanti del settore, l’obiettivo è quello di apprendere danze strutturate e danze-gioco adatte ad ogni tipo di pubblico: adulti, bambini e diversamente abili. La caratteristica del gruppo è condivi-dere esperienze attraverso la danza.

Daniela Zanni

2003. Locandina del Renofolk Festival

Quando la danza chiama... bisogna rispondere!

Il gruppo originario dell’Animazione Sette Passi

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Dal 2006 facciamo anche Danza Trekking: una domenica per ballare

suonare, musica dal vivo, e poi la grigliata! Una formula che regge da 9 anni. La prima edizione a Montovolo, dicono che sia stata una bella festa. Dicono che sia sta-ta una bella pensata. Io dico sem-plicemente che chi c’era, ed è stato entusiasta d’esserci, aveva voglia di

esserci così, com’è stato. In un modo semplice e pieno d’armonia, come si spera di tro-varsi quando ci si affida a degli amici. Nel 2007 inizia la collaborazione con il grup-po "Quelli che..." che prepareranno per noi ottimi pranzetti. E ancora alla Scola, alla Lodala, tra i castagni di "Castel del Rio " per approdare a Tole’: un appuntamento, la prima domenica di Aprile, dove piu' di 120 persone si sono sempre ritrovate in questi anni per camminare, ballare, suonare e mangiare.

Daniela Zanni

Danza Trekking a Montovolo: anche la pancia vuole la sua parte

A passo di danza o a passeggio?

2006. Renofolk in marcia per Casalecchio

2004: Danza del ventre

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Si parte!Sicuramente gli episodi più belli sono quelli legati alle vacanze con i ragazzi, dal 1986 organizzo e vado in vacanza con i ragazzi nel periodo estivo. Penso che le vacanze in montagna organizzate insieme a Franco Pilotti siano indimenticabili, ma sicuramente al primo Camp a Cesenatico nella gita a Mirabilandia, vedere saliresull’autosplash una vettura con due dei nostri bambini e vederla ridiscendere vuota è un ricordo che oggi ci fa sempre ridere con gli educatori di allora, ma che al momento ci ha creato un forte panico. Durato poco, per fortuna!

Danilo Benini

2000-2009: La forza dei valori condivisi

2001. Bimbi dei centri estivi pronti per un’escursione acquatica

2001. Centri estivi, all’arrembaggio!

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Anche in vacanza, con la Pol!Penso ai miliardi di soggiorni vacanza che ho fatto insieme a tanti bambini che sono diventati ragazzi e qualcuno di loro e già genitore. Sono andata a partire proprio dal primo, fatto a giugno del 1996 a Cervia con il gruppo agonistico della Ginnastica artistica, per tredici anni consecutivi tra soggiorni al mare e vacanze sulla neve, per finire con l’ ultimo che ho fatto a settembre del 2013 a Coredo sempre con le mie bambine!

Emanuela Ferro

2002. Vacanze di gruppo

2005. Festa dei centri estivi in piazza

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Memorie di un podista: la staffetta per la Pace, il giorno dopo Era il 5 Maggio del 2000. Cominciamo dalla fine. Dopo le intense emozioni (quasi sempre positive) che tanto mi avevano gratificato, non me l'ero presa più di tanto per il nubifragio che ci aveva accolto all’arrivo generando fughe disperate e riducendo l’applauso da ovazione all’abbraccio di pochi “ eroici reduci” delle associazioni par-tecipanti. Sarebbe stato come vincere alla lotteria e brindare con lo champagne che pagano gli amici. Vediamo di riepilogare. Iniziamo con le emozioni negative: Dalila che saluta in lacrime la nostra partenza (una malandrina caduta in moto le impedisce di unirsi a noi come previsto); a Valtopina le tracce ancora ben visibili della furia di mamma Terra con le macerie e la chiesa e il municipio ancora puntellati; il ciclista che sulla sfiancante salita alla Croce ai Mori oltre 950 msl viene bloccato da una crisi di freddo ed infilato vestito nel sacco a pelo per far sì che si riprenda (sono le 2 del mattino : forse abbiamo sbagliato alimentazione); Dalila ci accoglie ancora in lacrime all’arrivo. Ecco le emozioni positive. Oltre a tutte le altre: ritrovo al piazzale per la partenza; Valtopina con il sindaco che ci accoglie con la moglie e ci mette a disposizione il palazzetto con lettini per tutti e la cucina annessa; che Rosanna fa immediatamente produrre; le “piccole” del pattinaggio che sotto l’occhio attento del loro “chioccia” Pino uniscono immediatamente i 6 lettini per stare più vicine e chiaccherare per ore. E ancora: la consegna dei messaggi di PACE dagli estensori alla più giovane degli staffettisti; l’undicenne “Fede” il nome è un programma, la troupe Campazzi-Spisni che fornisce conforto alimentare e si sciroppa pure un paio di frazioni in appoggio agli escursionisti con Richy ,Betta ,Vanna; la Forza Pubblica di Arezzo che viene incontro alla frazione delle cicliste e Barbapapa che , ci guida al ristoro bloccando con corse e rincorse il traffico agli incroci; Simona Marco e famiglia che ci accolgono al Palazzetto offrendoci la possibilità di una doccia e successiva tavolata ; il sindaco di Londa che ci tiene aperta la Casa del Popolo per riscaldarci con thè ed altro (normale? Ma sono le tre di notte!) ; il sindaco di Vicchio che ha fatto preparare un punto di ristoro in piazza e contraccambia il mes-saggio donandoci anche una apprezzata medaglia ricordo fatta coniare appositamente

Volantino della staffetta per la pace Perugia-Casalecchio

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dal G.S.Marciatori del Mugello ; due donne sole al comando sulla Crocetta 817 msl sotto l’occhio vigile di Sergio; il sindaco di Castiglion dei Pepoli ci offre ristoro e complimenti; la Pubblica Assistenza di Sasso che non soddisfatta di averci tranquil-lizzato con la sua costante ( e gratuita ) presenza ci sfama a pochi km. da casa. A Sasso Marconi, altro ristoro al Mausoleo di G. Marconi (permettete e scusate: rischiamo di trasformare il 2000 in anno di “Pance”!). Come ho detto all’inizio , l’arrivo al parco dove a mollo nell’erba fradicia ci sono gli immancabili amici “Masi” e per terminare e non è un controsenso , Dalila che ci accoglie in lacrime.Concludendo sono stato strafelice di aver potuto contribuire alla realizzazione di questa manifestazione credo personalmente di aver realizzato un arricchimento che non immaginavo neppure lontanamente all’inizio di questa avventura.

Fausto Giorgi

2007. Gruppo podismo

2005. Vito si riposa

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2007. Italiani di Pattinaggio al Palamalaguti. Logo dell'evento

2007. Italiani di Pattinaggio al PalaMalaguti. Le pattinatrici Masi in pista

2001. Un immagine degli Europei di pattinaggio

Locandina degli Italiani organizzati dalla Polisportiva al PalaMalagutiLocandina degli Europei

organizzati dalla Polisportiva al PalaMalaguti

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Tutti per uno!Uno dei momenti che mi ha colpito di più è stata l’organizzazione di un campionato europeo di pattinaggio, svolto al palazzo dello sport di Casalecchio di Reno. Mi ha colpito molto che una società sportiva potesse fare ciò che normalmente spetta ad una Federazione sportiva o ad un Ente Statale. Trovare tanti volontari, componenti di tutti i settori impegnati per aiutare un singolo settore, mi ha fatto capire bene la parola Polisportiva. Antonio Nassetti

2007. Europei di Pattinaggio al Palamalaguti. Controllo entrate

Europei di Pattinaggio al Palamalaguti. Un gruppo di provati organizzatori

2005. “Per non dimenticare”

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Insegnare allo ZeroseiIl luogo che vedo quando chiudo gli occhi e penso alla Polisportiva è ovviamente la piscina e la segreteria della Croce. Ho praticamente vissuto lì una parte della mia vita. E se penso a quel luogo di Polisportiva penso ad accoglienza, a coinvolgimento, a relazione con le persone e ad un posto dove le persone possono venire a praticare un'attività sportiva o ricreativa con serenità e con piacere. Come operatore di Polisportiva non ho mai considerato l'attività che ho svolto come un lavoro. Cer-tamente l'ho svolta con lo stesso impegno e lo stesso senso di responsabilità di un lavoro, ma l'ho sempre praticata con passione, con il sorriso e l'ho sempre considera-ta uno svago. Per circa 30 anni ho insegnato in piscina, ho svolto attività in segreteria, ho partecipato a feste di settore e sociali, a corsi di aggiornamento. Non ho mai pen-sato o detto, nemmeno una volta, “vado a lavorare”. Come diceva un educatore dello Zerosei: “venire qui in piscina è meglio che andare un'ora dallo psicanalista” - Dopo stai meglio e non hai neanche speso dei soldi”.

Cinzia Cardano

2006. Il carro della Polisportiva al Carnevale di Casalecchio

2005. Educatori Zerosei al Carnevale di CasalecchioOrsi al carnevale !

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

I brividi dell'orientistaQuando organizzavamo le gare c'erano (e ci sono) sempre tante cose da fare e quindi, soprattutto mentre lavoravamo in fretta e sotto stress, rischiavamo, quando non c'erano le tecnologie per stampare, di trovarci anche a fare le ore notturne per offrire un lavoro di qualità. Proprio durante l'organizzazione di una gara, dovevamo stampare la carta di Ferrara in formato A3, c'era solo una vecchia stampante a getto d'inchiostro che non prendeva bene i fogli. Quindi ogni foglio bisognava star lì a farlo scendere...avremmo fatto trecento stampe, quindi trecento fogli, per ore e ore in due dandoci sempre il cambio!Prima c'era sempre la parte epica di fare le notti, adesso è tutto più lineare e molto più facile. Ormai sono a 1000 gare, chiaramente ho corso da delle garette promozionalissime fino a correre i mondiali quindi la scala è davvero ampia! Credo che finchè ci sarà quel brivido di quando sei lì in partenza a fare una gara, ne vorrò sempre fare! Alessio Tenani

2004. Orientisti laureati ai Campionati Italiani

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2003. Foto di gruppo dell'orienteering Masi

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

La vera integrazione attraverso lo sportLa scuola è diventata internazionale con l'ingresso di Abdul Sghir, che è marocchino. Ciò ha fatto sì che diverse persone del Marocco e del nord Africa frequentassero i corsi nostri, aumentando quello che può essere un aspetto sociale dell' integrazione. Noi siamo stati ospiti perchè ho tenuto un seminario a Rabat dove anche i ragazzi del Tae kwon do sono venuti, e anche quello è servito come maggiore collante tra le due cose perchè l'integrazione attraverso lo sport è un viatico sicuramente leggero e facile da condurre.

Pietro Paterna

2001. Aikido Masi alla festa degli aquiloni

2001. Atlete del Karate Masi in azione

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

2004. Bimbi del Karate ai giochi di Natale 2001. Masi Vela!

2001. Masi Vela!

2004. Dimostrazione di Aikido all’aria aperta

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

I casi della vita!In un pomeriggio del maggio 1996 metto piede per la prima volta al palazzetto

Cabral: di fronte a mele atlete del gruppo agonistico del quale sa-rei diventato istruttore, le insegnanti del settore ginnastica artistica e la Presidente del settore Franca Labanti (colei che mi ha cercato e al quale devo tutto).Per pura casualità, quel pomeriggio rappre-senta una svolta nella mia vita, nel vero senso della parola, oltre alla passione sfrenata per la ginnastica artistica e per i valori che essa rap-

presenta, alcune di quelle atlete, oggi, sono insegnanti del settore. Alcune di quelle insegnanti, oggi, sono dipendenti della Polisportiva e Franca Labanti, mamma di Cristiana (anche lei insegnante), oggi, è la nonna delle mie due bambine Anna ed Elena.

Giacomo SavoriniIl tempo passa, i legami restanoQuest'anno ci siamo ritrovate a festeggiare il matrimonio di una di queste ragazze, ed è stato un bel ritrovarci. Credo che questa sia la cosa più bella: i legami che

rimangono. Non ti vedi per un anno, poi quando ti rivedi sembra che non sia passato neanche un giorno! Vent'anni di emozioni, e poi quando ci penso mi emoziono ancora.

Franca Labanti

2004. Ginnastica artistica ai giochi di Natale

2004. Ginnastica artistica ai Giochi di Natale, in compagnia di due Babbi Natale in persona!

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Ginnastica artistica a Sport in piazza

Ginnastica artistica a Sport in piazza

2005. Locandina di Sport in piazza

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Pattinaggio a Sport in piazza

Pallavolo a Sport in piazza

Basket a Sport in piazza

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Nuovi istruttori in arrivoIl mio ingresso in Polisportiva è stato abbastanza casuale: non abito a Casalecchio di Reno. Da bambino ho praticato il calcio e successivamente il ciclismo, dapprima a livello agonistico e poi a livello amatoriale. Per tenermi in forma nei periodi inver-nali frequentavo corsi di nuoto presso l’impianto di S.Giovanni in Persiceto. Dopo qualche inverno, il mio istruttore mi suggerì la possibilità di frequentare un corso da istruttore di nuoto. Mi informai e mi consegnarono un volantino della UISP e tra i corsi piu vicini nella mia zona vi era proprio quello organizzato dalla Polisportiva. Sinceramente non ero molto convinto di frequentare il corso, non pensavo potesse essere un mia vocazione o una passione sportiva, anche perché non avevo un passato agonistico nel nuoto e quindi mi sentivo anche un po’ fuori luogo, ma alla presentazione andai comunque anche e non solo per curiosità. Beh, la prima persona che incontrai della Polisportiva fu Paolo (Lambertini) e subito nel suo modo di fare e raccontare, mi sentii accolto e stimolato. L’aria informale, le sue informazioni e ilfatto che spiegasse fin da subito che essere istruttore non significava essere uncampione di nuoto, ma avere e imparare quelle doti da educatore necessarie ad entrare nella sfera emotiva ed educativa di un bambino, mi avevano incuriosito. Partecipai al corso che ora posso dire essere stata una delle esperienze piu belle della mia vita. Ho svolto il tirocinio in vari impianti, ma subito ho capito che era a Casalecchio che avrei desiderato lavorare. Mi son dedicato a varie discipline inerenti il nuoto, dai bambini, agli adulti terrorizzati, al mondo dei disabili. Paolo nel tempo è sempre stato ed è tutt’ora la persona a cui mi ispiro. Quando devo prendere una decisione il mio pensiero è sempre: “Cosa farebbe Paolo in questo momento?” Questo, per descrivere gli stimoli e i principi di “Polisportiva” che incarna la prima persona che ho conosciuto in qui dentro.

Antonio Nassetti

2005. Il podio del trofeo Stefano Cesari

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Ritratto di Stefano, disegnato da uno dei suoi allievi

Inaugurazione della rinnovata piscina Carmen Longo intitolata a Stefano Cesari

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Gioco di squadraUno dei momenti più emozionanti e belli nella mia vita in Pol è stato da “atleta”. Nuoto nei Master Masi e quest’estate a Olbia (estate 2013) siamo riusciti ad arrivare secondi come squadra ai Campionati Italiani UISP. Lo spirito, la compattezza, l’unione di questo gruppo che spingeva ognuno di noi a sgolarsi e a tifare per i compagni anche se pochi minuti dopo avremmo dovuto gareggiare e la gioia di un risultato mai

raggiunto prima hanno reso questa trasferta davvero indi-menticabile. Grazie a compagni di squadra fantastici ed emozioni bellissime mi sono sentito orgoglioso di appartenere ad un grup-po e ad una squadra.

Francesco Amorese

Un contributo importante!Io lavoro in Polisportiva perchè la Polisportiva ti dà senso di partecipazione a qualcosa di più grande di te. Cioè: io sono un contributo. Quando tu sei il contributo a qual-cosa, sai perfet-tamente che tutto quello che fai, sia in positi-vo che in nega-tivo, influisce positivamente o negativamente nel grande in-sieme, ma sai anche che non è fondamentale; non è che sposti degli oceani, dei

2005-06. Nuoto Master Masi

2005-06. Staffetta femminile 4X50 medaglia di Bronzo

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

mari o delle terre. Però sei un contributo. Quindi io ho senso di partecipazione nei confronti della Polisportiva e secondo me è una cosa che uno può raggiungere dopo tanti anni, dopo aver conosciuto i meccanismi, i pregi e i difetti della Polisportiva. Dopo che, di una cosa, conosci i pregi e i difetti e a prescindere decidi di farne parte, allora lì arrivi al concetto di famiglia, con la differenza che una famiglia uno non se la sceglie ma se la trova, la Polisportiva invece la scegli. Volendo puoi anche decidere di non farne parte, no? E quindi la scelta di farne parte è ancora più importante, perchè è una scelta di volerci stare.

Alessandro Ghermandi

2005. Gruppo Senior del Nuoto sincronizzato

2005-06 Forlì. Gruppo allenatori del nuoto agonistico al completo

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Viva la palestra!Se dico Pol. penso a ... palestra. Io sono infatti un “animale da palestra” perché dagli 8 ai 28 anni, ho trascorso 4/5 sere alla settimana a giocare a basket in palestra. Se dico

Pol inoltre penso ad amicizia, perché grazie alla squadra in cui giocavo ho conosciuto le mie più grandi amiche di sempre con cui ho costruito legami splendidi.

Chiara Campazzi

2006. “24 ore Basket”

2005. Basket. Squadra femminile campione d'Italia

2007. Fausto Giorgi e Danilo Benini, anime della “24 ore Basket”

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

2005. Basket. Trofeo Sara Baroncini, in ricordo di Sara, scomparsa nella strage del Salvemini

2006. Ferdinando Cifiello, storico dirigente del settore, è premiato alla “24 ore Basket

2006. “24 ore Basket”

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Divertimento sotto reteQuando facciamo le feste del minivolley al Cabral, riusciamo ad allestire una rete lunga 40 metri, ci facciamo sei campi e giù nel campo ci sono centoventi bambine che giocano in contemporanea; sono più le bambine che giocano rispetto ai genitori che guardano sulle tribune. È una festa, nel senso che non c'è il risultato, non c'è classifica, non c'è niente, è solo un modo per giocare tutti assieme. È una cosa che ti riempie l'anima, vedere le ragazze che sono in palestra, che sono seguite, che stanno bene e fanno amicizia tra di loro ma soprattutto si divertono perchè è proprio questo l’animo vero dello sport...divertirsi!!

Mauro Raspadori

2000-2009: La forza dei valori condivisi

2009. Foto in volo alla ... pallavolo!

Un campo grande come un palazzetto

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Benvenuti al nuoto ragazziFui chiamato ad insegnare nel settore Nuoto Bambini e Ragazzi appena finito il corso da istruttore. Ricevere la maglietta con la scritta “istruttore” era un vero sogno. Avere una mia squadra di bambini è stato emozionante, non privo di una sana ansia da prestazione. Una cosa è il tirocinio, un’altra è essere il conduttore effettivo della squadra e quindi avere la responsabilità sui bambini. Erano i primi anni in cui il settore sperimen-tava attraverso alcuni istruttori e istruttrici un modello didattico che arrivava a costruire un gesto tecnico attraverso il gioco e questo mi divertì molto, anche se ho dovuto lavorare molto su me stesso, perché non avendo figli e avendo fatto il corso sui trent’anni non avevo molta capacità di espressione e di gioco, che è fondamentale per essere credibile ed efficace con i bambini. Il rapporto con gli istruttori fu molto bello fin da subito, anche se mi son reso conto che entravo in un gruppo abbastanza

2006. Festa di fine corso del Nuoto Ragazzi

2006. Festa di fine corso del Nuoto Ragazzi.

Federica “La Spoo” Rambaldi coordina i giochi

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

ristretto rispetto ad oggi. Però mi son sentito accolto ed accettato. Il mio ricordo dei primi anni è legato in modo particolare ad un istruttore che purtroppo non c’è più: Bergonzoni Gabriele. Una persona che da subito appariva scontrosa e distaccata, ma col tempo ho scoperto solo essere la sua maschera…forse per timidezza. Una persona molto colta, divertente, appassionata per ogni cosa che svolgeva, quasi fosse un rito maniacale. Con lui abbiamo portato i bambini a scoprire i segreti dei boschi e della natura, con lui abbiamo toccato temi come il rispetto per l’ambiente e l’educazione ad una vita sana e rispettosa. Non dimenticherò mai i suoi racconti ai bambini. Un’altra persona molto importante è stata l’allora responsabile di settore: Daniele Zanardi. E’ stato un forte motivatore e mi ha saputo infondere sicurezza quando le mie qualità da istruttore erano tutte da costruire…anche attraverso sonore strigliate. Ma direi che sono servite.

Antonio Nassetti

Progetti per il logo del settore Nuoto Ragazzi, candidati al concorso per scegliere il logo ufficiale

2007. Festa degli aquiloni. Istruttori del Nuoto Ragazzi alle prese con il laboratorio aquiloni

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Progetti per il logo del settore Nuoto Ragazzi, candidati al concorso per scegliere il logo ufficiale

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Il premio... fedeltà!I miei a forza di nuotare alla Cesari per tanti anni, avevano legato molto con l'istruttore e il resto della squadra. Una volta, per l'ultimo giorno di corso, portarono in piscina alla Cesari - di nascosto - un pesce rosso che liberarono in vasca. Tutti si misero a ridere, qualcuno sosteneva che sarebbe diventato un pesce “bianco” per il cloro, ma dopo una caccia col retino finì nel laghetto in giardino della mia bisnonna. Nel frattempo per me la King era diventato il centro del mio mondo, conoscevo tutti, mi sentivo speciale perchè agonista (dai discreti risultati) e perchè ormai erano 10 anni che calcavo il piano vasca. Anche i miei genitori hanno sempre continuato a nuotare, tanto che alcuni anni fa ad una cena di fine corso organizzata con l'istruttore, il responsabile del nuoto adulti Fabio Bencivenni li premiò con una targa per 15 anni di continua attività con la Masi di tutta la famiglia.

Sergio Albertazzi

2005. Vasca lunga un giorno. Thomas e le cariche istituzionali si apprestano alla vasca di solidarietà

2005. Vasca lunga un giorno

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Una vita in piscinaDa bambina e ragazzina ho nuotato come allieva, poi ho fatto il corso da istruttore e da bagnina. Ho insegnato nuoto ai ragazzi ed adulti e ho fatto attività di acquaticità con i bambini da 0 a 6 anni per 27 anni. Per non spezzare il filo che lega la mia vita a quello dell'acqua, ora che non insegno più, sono iscritta ai corsi della piscina Martin Luther King per ricominciare a nuotare. E poichè ho insegnato per tanti anni e ho avu-

to tanti bam-bini che nel f r a t t e m p o sono diven-tati giovani istrutturi di nuoto.. .non potevo che avere come insegnante un mio ex allievo!

Cinzia Cardano

2007: Nuoto adulti

Momento di spiegazione durante un corso di nuoto adulti

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Storie d’amore tra il bordo vasca e gli spogliatoiSe chiudo gli occhi, la prima cosa della Polisportiva che mi viene in mente è l'Irene, mia moglie. Io l'ho conosciuta all'interno di un corso da istruttore di nuoto, è stata una mia allieva in quel corso, è stata una mia allieva nel corso da bagnino di sal-vataggio. È partita la scintilla e...ci siamo messi insieme ed è nata Caterina. Sono riuscito a portare Irene in Polisportiva perchè lei era una mia istruttrice e ragioniera e in Pol c'era bisogno di qualcuno che mettesse a fuoco l'amministrazione in modo un pochettino più giovane, diciamo così, e quindi anche lei è diventata dipendente della Polisportiva. Nei momenti di difficoltà in Pol, per esempio ci facciamo coraggio l'uno con l'altro. Mi viene in mente sicuramente lei, perchè lei è la persona che mi compensa. .A quel famoso corso istruttori dissi subito: “questa è la donna della mia vita”. dopo un pò glielo dissi e lei fece il contrario, cioè si allontanò. La cosa la paralizzò poi dopo ci fu un momento di studio, diciamo alla lontana, e poi, sempre attraverso la Polisportiva, perchè lei insegnava nel nuoto adulti, il martedì e il venerdì in vasca piccola, con i principianti, ebbi modo di chiarirmi con lei e poi…

Fabio Bencivenni

2002. Volantino di inizio dell'attività Masi alla piscina di Zola

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

2007. Arriva una nuova disciplina ad arricchire l’offerta per gli adulti: passeggiata di Nordic Walking oraganizzata durante le attività estive di ginnastica nei parchi in collaborazione con le

altre associazioni del territorio e il comune

2007. Gruppo del Nordic walking a Monte Sole, con i caratteristici bastoncini della camminata nordica, originaria della Finlandia

Ginnastica all’aria apertaLa ginnastica nei parchi, in collaborazione col Comune, vede coinvolte soprattutto le persone della terza età. Secondo me è un’attività molto bella, è un’attività gratuita quindi possono formarsi gruppi anche disomogenei tra loro; dà la possibilità a persone anziane e non, di stare in gruppo, socializzare e continuare i corsi anche d’estate, nonostante il fatto che l’attività nelle palestre finisca a maggio.

Barbara Cioppi

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I dischi volanti!Da bambini feci una gara di nuoto, la mia prima, alla King. Vinsi per premio un piccolo, piccolissimo frisbee giallo trasparente col vecchio logo Masi in mezzo, decisamente un segno del destino. Poi al liceo, ricordo che vedemmo qualche ganzo più grande giocare a Frisbee. In casa ne avevo uno con cui io e i miei genitori gioca-vamo al parco nelle sere d'estate, ma non si fidavano a lasciarmelo; così presi quello piccolo e giallo che avevo vinto tanti anni prima. Fu una scelta sofferta: era rimasto sulla mensola per anni come un trofeo... inutilizzato. Quando lo portai la prima volta, ricordo di aver detto a tutti quanto ci tenessi. Nonostante ciò, dopo solo 10 minuti era già graffiato e imbarcato e onestamente non volava neanche troppo bene. Decidemmo di fare una colletta per comprarci un frisbee tutti insieme e il mio trofeo tornò sulla scrivania un po' più vissuto. Mi piacque subito tantissimo, questa cosa che volava quasi per magia per distanze incredibili, la spettacolarità dell'azione, il rapporto di squadra che da buon atleta singolo faticai a concepire all'inizio. Tutto ciò mi lasciò estasiato. Proprio in quel periodo il CUSB stava cercando di promuovere lo sport favorendo la nascita di squadre in periferia e Piero Pisano era uno di quegli atleti della prima squadra CUSB che avrebbe potuto sostenere dal punto di vista tecnico una nuova realtà. Lui aveva le competenze e io conoscevo l'ambiente in cui si sarebbero potute manifestare. Proposi la cosa a Valentino (in qualità di presidente) il quale ci offrì l'appoggio per 1-2 anni lasciandoci la possibilità decidere in qualsiasi momento di fare una società a parte, qualora l'avessimo ritenuto opportuno. Tale ipotesi non sfiorò mai il gruppo: la squadra era impostata sui principi Masi, era solo

Una delle prime immagini della squadra di frisbee, durante i campionati italiani, divisione mista

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

una disciplina nuo-va in cui la filosofia di Polisportiva si applicava alla grande. Per Piero era un'opportunità di far conoscere lo sport che amava a più persone e con-tribuire alla diffu-sione, per me era riproporre ad altri l'ambiente che mi aveva fatto da casa fuori dall'acqua. Si

stentò a decollare, ci prefiggemmo degli obiettivi e li correggevamo sulla base del confronto coi ragazzi. La situazione non sempre era leggibile dall'esterno, così mi sono iscritto anch'io come atleta e ho ripreso la passione di lanciare il disco. Ci sono stati momenti in cui il morale della squadra ha vacillato, di fronte all'ennesimo abbandono dei più forti. O di fronte alla gestione della prima Lega in cui non fu tenuto in debito conto il patto educativo. Ma poi i risultati sono arrivati!

Sergio Albertazzi

Presa di Federico Forte

Gli Alligators Masi

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Un arrivo da campioni!Un episodio curioso che riguarda la Polisportiva ma non il mio settore di apparte-nenza che è il nuoto, si riferisce ad una staffetta svolta nel 2009 per promuovere un messaggio di pace. Il tragitto è stato da Casalecchio di Reno fino a Roma. Il messaggio è stato consegnato personalmente dal sindaco di Casalecchio Simone Gamberini e da tutti i componenti della staffetta alla presenza del funzionario di stato che in quel momento rappresentava il Presidente della Repubblica, in quel momento assente per una visita di Stato. L’aneddoto particolare si riferisce agli ultimi chilometri della staffetta che dalla periferia di Roma doveva portarci al Quirinale. Si sono presentati 4 vigili motociclisti che avevano l’incarico di guidarci nel centro di Roma. Ebbene a sirene spiegate ci hanno scortato noi ciclisti attraversando incroci, passaggi riservati, in pieno centro in piena mattinata con lo stupore deipassanti, degli automobilisti, dei turisti che ci hanno visto passare con le bandiere e i furgoni che inneggiavano il nostro messaggio.Un’emozione che ricorderò per sempre! Un’accoglienza degna di capi di Stato...o di corridori al Giro d’Italia.

Antonio Nassetti

Settembre 2011. Staffetta per la pace: pronti alla partenza

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Cinque punte di soddisfazioneQuesto riconoscimento, assegnato secondo criteri piuttosto severi, è una grande sod-disfazione per le nostre squadre sportive agonistiche. La Masi in realtà non ha mai voluto mettere tra i propri obiettivi primari il successo ad ogni costo. I titoli e i trofei  sono giunti  ugualmente, come naturale conseguenza di una pratica sportiva svolta con serietà e  passione in un ambiente sereno e capace di non chiedere ai propri atleti quella dedizione assoluta al risultato a scapito del divertimento, del piacere di gareggiare con i propri compagni, di sentirsi bene con se stessi e con gli altri. Davvero una bella soddisfazione vedere oggi la Stella d’Argento appesa in cornice nell’atrio della sede di via Bixio e sapere che  appartiene un po’ a tutti noi.

Francesco Borsari

Stella d’argento assegnata dal Coni alla Polisportiva nel 2009

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50 anni di gagliardetti

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

Lo spettacolo per i 30 anni dalla morte di GiovanniLa cosa che mi ha emozionato di più è stata fare lo spettacolo in teatro nel 2009. E' stato veramente coinvolgente perchè ci abbiamo lavorato insieme per un sacco di tempo. Anche quando facevamo le prove, c'erano dei momenti dove si ricordava Giovanni. Questa è l'esperienza che mi ha emozionato più di tante altre. Non solo per il ricordo di Giovanni ma anche per il lavoro fatto insieme agli altri. Alcune persone le conoscevo solo di vista, però abbiamo condiviso questa cosa molto bella. Tra l'altro il teatro era pieno, c'era un sacco di gente, inaspettata. Per fare lo spet-tacolo abbiamo chiesto alle Ariette. Ed è stato bello come l'abbiamo costruita questa cosa qua, come è venuta fuori. perchè abbiamo cominciato a fare… niente. Della serie ci muoviamo, facciamo un gioco con la palla. E loro scrivevano.. ma cosa scrivevano…?! Poi loro dicevano"la prossima volta portate la vostra musica preferita, la vostra foto preferita" insomma delle cose tue. E poi ci mettevamo lì. Ascoltiamo la musica di Andrea, ascoltiamo la musica di Angelo. E per sei mesi avanti così. E ogni tanto dicevo "ma cosa facciamo?" e magicamente loro hanno messo insieme tutto quanto, ma bisogna essere capaci!

Andrea Ventura

Daniela Zanni impegnata in una scena di “La mano sulla spalla”

Andrea Ventura impegnato in una scena di “La mano sulla spalla”

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2000-2009: La forza dei valori condivisi

La situazione più emozionante e coinvolgente degli ultimi anni è stata la creazione della pièce teatrale in occasione del trentennale della morte di Giovanni Masi (2009). La condivisione di profondi e sinceri sentimenti personali che il lavoro e la rappresentazione hanno stimolato ha creato una conoscenza ed una "complicità" con alcuni altri "attori" che penso sarà difficilmente ripetibile e spero che rimanga intramontabile. Grazie a tutti gli amici che ci sono stati.

Silvia Bargellini

Un'altra cosa bella: i trent'anni della morte di Giovanni Masi, lì mi è piaciuto un sacco, ho fatto parte del gruppo del teatro insieme con Paolo Lambertini, Andrea Ventura. C'era Borsari, c'era quel matto di Silvano...sono stati dei momenti molto belli e mi è piaciuto molto farlo.

Marisa Bernagozzi

Scena di gruppo tratta dallo spettacolo, ancora visibile su youtube (suddiviso in 5 sequenze)

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2010-2014: Il presente e il futuro

Il secondo decennio del nuovo millen-nio non rappresenta certo l’entusiasmo che si respirava negli anni ’60; il degrado culturale e la penalizzazione della cultura, della ricerca e dell’innovazione” hanno depresso l’economia, portando l’Italia all’impoverimento generalizzato. In una situazione simile, a fissare calen-dari e programmi non ci sono più i sogni di grande respiro ma la dura realtà. Quel patrimonio positivo del territorio fatto di impegno, ideali, maniche rim-boccate, che in più di 40 anni è stato costruito e consolidato, sta dando ora un contributo significativo per superare questa impasse, che colpisce i soci della Polisportiva e più in generale tutti i cittadini casalecchiesi e la popolazione italiana. In questa direzione è riscontrabile il forte impegno di Casamasi nel razionalizzare gli interventi solidaristici, sia nei campi storicamente seguiti dalla Polisportiva, sia in quelli ancora inediti, che purtroppo il degrado sociale ci propone ogni giorno.Con quello stesso spirito di chi “non è

è abituato a stare alla finestra”, si è affrontato un intervento problemati-co e piuttosto difficile per mantenere aperto il Centro Giovanile “Blogos”: la gestione della struttura ha consentito di mantenere in funzione un luogo che, altrimenti, avrebbe faticato ad avere autonomia; allo stesso tempo, il nuovo impianto di piscina scoperta ha potuto godere del servizio di bar del Centro Giovanile, che ha favorito una migliore accoglienza del pubblico estivo.Mentre nuove problematiche vengono sollevate, occorre guardare al domani, facendo affidamento su indagini e ricerche come quella condotta dall’Università di Cassino; occorre guardarsi intorno, attraverso il confronto con realtà diverse, come è successo durante il progetto europeo ISCA per il buon governo nello sport di base. Grazie a questa visione “binoculare” sarà forse possibile attrezzarsi alle sfide del futuro, con gli strumenti di formazione in cui la PolMasi ha sempre creduto.

Vista dalla croce del Corno alle Scale, durante la vacanza trekking 2012

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2010-2014: Il presente e il futuro

Nasce il settore Casamasi: attività di mobilizzazione in un centro diurno condotta da Michela Bolelli

Nasce il settore Casamasi: il gruppo dell’ atelier motorio in un momento di condivisione

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2010-2014: Il presente e il futuro

Nasce Diana e ... CasamasiIo ed Elisa siamo state contattate da Danilo per questa idea del progetto “Casamasi”. Ricordo che andavamo incontro all’estate, Elisa era incinta ma siamo partite subito con una grande energia, con qualche incontro a casa di Silvia e numerosi incontri a casa di Elisa, anche con la sua bimba piccola piccola. Da lì abbiamo iniziato a lavorare con una forte passione, abbiamo contattato Servizi Sociali, Comuni, Asc, Associazioni del territorio e ci siamo costruite un’incredibile rete di contatti, grazie alla quale sono nate molteplici attività. Ciò che ci fa essere felici è che siamo riuscite a creare un gruppo bello, coeso, attivo, con progetti importanti e splendidi volontari.

Chiara Campazzi

Sono in Polisportiva da quando ho tre mesi, ce ne sono tanti di momenti importanti, emozionanti, faticosi, appaganti, divertenti! Forse però il meglio, a livello personale, e' arrivato in questi ultimi anni lavorando per Casamasi. In primis, per la super collega con cui mi sono trovata a lavorare, Chiara, e poi per la gratificazione che ti danno le persone che aiutiamo. 

Elisa Sgarzi

Nasce il settore Casamasi: i laboratori di riuso e riciclo danno i loro frutti!

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2010-2014: Il presente e il futuro

Settembre 2008. Inaugurazione del nuovo ingresso alla piscina comunale M.L. King

Esibizione di Tae Kwon Do

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Un elefanteTempo fa descrivevo la Polisportiva come un pachiderma, non particolarmente agile ma inarrestabile, che ha un'inerzia, non la riesci a fermare se sta andando avanti, non la riesci a muovere se è ferma, fai fatica a fargli cambiare rotta, io l'ho sempre immaginata come enorme pachiderma.

Paolo Lambertini

Giochi di Natale

Esibizione di pattinaggio

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2010-2014: Il presente e il futuro

Un’altra nuova disciplina entra nel club: l’arrampicata sportiva. Foto scattata in occasione del Campionato Paraclimbing

Settembre 2011. Spettacolare azione di pallavolo Under18

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2010-2014: Il presente e il futuro

AmiciMi vengono in mente gli amici: in primis Melania, Matteo, Paolo, Michi, tutti loro. E poi, in generale, gli amici e i momenti belli che ho passato con loro. Qualsiasi festa o iniziativa che abbiamo fatto insieme me la ricordo bene perchè è legata a loro. Le cene dei corsi, le lezioni, i corsi di aggiornamento, i viaggi in macchina... Alla fine

vai a casa e dici: "sto bene, sono stata bene, ridendo e scherzando, con le persone che ho a fianco". Alcune persone fanno parte proprio della mia vita. Poi ti dico, magari fuori da qua non le avrei mai conosciute, ma non potrei pensare di stare qua senza di loro.

Barbara Cioppi

Atleta Ultimate in caduta libera, durante i campionati italiani maschili

Basket in carrozzina durante la “ 24 ore Basket”

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50 anni di ...Polisportiva G. Masi

2010-2014: Il presente e il futuro

FiduciaSe io penso alla Masi, la prima cosa che mi viene in mente è fiducia. Quando io, con tutta l'umiltà ho messo piede per la prima volta qui dentro, non ho dovuto reclamizzare le mie doti... "insegno questo, faccio quell'altro"...non ho dovuto fare nessun battage pubblicitario. Non hanno voluto sapere neanche come ci si vestiva...La Polisportiva senza neanche guardarmi in faccia, ha stanziato allora, me lo ricordo, circa sette milioni di lire, per comperare un tatami, affinchè io potessi esercitare la disciplina. Se non è fiducia questa, non saprei cos'altro la possa rappresentare. Ecco. E io ho nel cuore questo. Per me la Masi è una famiglia che mi ha accettato senza neanche guardarmi in faccia.

Pietro Paterna

Danza del ventre in esibizione al Teatro Comunale

Una delegazione di Arti Marziali in trasferta Giapponese

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La mammaLa pol è una persona, tipo una mamma, una seconda mamma, nel senso che, io sono approdata qua, quando ho cominciato, nel 1990. I primissimi anni era per la gioia dell'acqua, facevo subacquea. Quando ho avuto dei momenti di difficoltà, però c'era la mamma Pol, nel senso che io mi sono buttata a pesce nella ginnastica in acqua, nell'insegnare ai bimbi... La pol è non dico una seconda famiglia ma quasi… sì, si può dire di sì! Io qui ho trovato i bimbi che non ho! Marisa Bernagozzi

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Le piccole nuotatrici mostrano la cuffia di gara

In un mare di palline

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Il Nordic attraversa anche i sentieri più impervi

Giovane promessa della pallacanestro

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Un posto dove crescereIo credo che un momento vissuto intensamente sia stato quando mi sono trovato a sentirmi responsabile di quel che offrivo ai miei figli, in termini sportivi, motori, di corsistica. Nel senso che a un certo punto l'Anna è andata a fare i corsi preparto, poi Marcello allo Zerosei,

poi Benedetta, poi Marcello alla Pallacanestro... ti senti responsabile di fronte ai tuoi figli di quello che fino a quel momento hai cercato di sostenere, di fare al meglio, a cui hai dedicato una parte di vita. E' stato un momento di grande impatto emotivo.

Paolo Lambertini

Capriola in progress!

Orientarsi verso il futuro

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Un universoAdesso, tornando indi-etro, guardando indietro si può vedere qualcosa. Invece, avanti per vedere il presente, non sarei riuscitoad immaginarmelo. LaPolisportiva è una dimensione omnicomprensiva, globale. Stefano Sartini

Il gruppo si prepara a rientrare in campo

Coreografia della ginnastica artistica

Podisti ai blocchi di partenza

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La festaSe dici Polisportiva mi vengono in mente più cose: la festa degli aquiloni, lo Zerosei, la Croce... Non solo sport quindi... ma momenti legati alla festa, ai sorrisi dei bambini, al divertirsi insieme... Probabilmente perché sono cresciuta così!

Elisa Sgarzi

Atleta di nuoto sincro in volo

Golfisti sul campo

La concentrazione e la fatica dell’orientista

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I grandi giochi delle leve

L’abbraccio della squadra

Due amici e allenatori

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Trio di ginnaste

Correre in palestra, su gambe e su ruote

Correre per Casalecchio

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La patria della PolSe dici Polisportiva penso ovviamente al mio settore, ma non solo. Penso a tante persone che in tutti questi anni ho conosciuto, incontrato e che continuo a incontrare, di tutti i settori e di tutte le età. Credo che non ci sia un luogo particolare che mi ricorda la Pol se non tutta Casalecchio. Sì, credo che se dici Polisportiva mi venga da pensare a Casalecchio. E' come se la Polisportiva fosse una parte di tutti noi, di tutte quelle persone che vivono o hanno vissuto a Casalecchio.

Maurizio Ventura

Tante facce diversePer me la Polisportiva non è un luogo, non è un oggetto, non è un episodio o un momento, ma sono le persone. Sono le persone che fanno della Polisportiva ciò

che è nel bene e nel male. Per me la Polisportiva ha i colori e le sfuma-ture di tutte le per-sone che ci sono al suo interno e che negli anni si sono succedute.E quando arrivo in sede e guardo le foto appese alle pareti, vedo davvero la Polisportiva per come la conosco: una Polisportiva fatta di persone e dalle persone. Melania Lo Conte

Battuta in salto

Tiro in salto

Presa in salto

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Certe nottiUna cosa felice è chiudere la Polisportiva, di notte. Io ho sempre chiuso la Polisportiva. Questi orari qua, molto poco consapevolmente, mi sono sempre piaciuti. Finire una riunione e dire: adesso facciamo le chiacchiere, qui si decide il destino del mondo, il futuro del mondo non si decide nella riunione, si decide nelle due ore successive, quan-do tutti vanno a casa e chi rimane qui... è selezionato. Quelli che rimangono qui... secondo me hanno un futuro. E questi incontri qua, io me li ricordo da quando sono entrato in Polisportiva: avevo 14 anni e mio padre sapeva che ero fuori a degli orari impensabili ma lui era sereno perchè sapeva che ero in Polisportiva. Paolo Lambertini

Danza Afro

Aiutanti di Babbo Natale alla festa al Cabral

Centri estivi in piscina

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Un lavoro creativoIo vengo in Polisportiva per-chè il lavoro che faccio qui me lo sono, in gran parte, creato. Nel ‘91 la Polisportiva mi diede questa possibilità quan-do mi assunse come primo dipendente. Non ce la facevo più a stare dietro a tutte le at-tività che erano nate dall'83 al ‘91. In quel momento fu Pozzi Angelo, con Valentino e Magli, che caldeggiarono la mia assunzione. Io non ho mai la stessa passione: tutti i giorni è nuova. Ogni giorno ho dellecose nuove, delle cose da esplorare, delle cose che mi danno carica. Il mio non è un lavoro piatto. Il mio è un lavoro che è iniziato stamattina, alle sette e tre quarti ero già in pisci-

na, poi sono arrivato qua in Pol alle dieci, con tutta una serie di mail da controllare; poi il responsabile della formazione che mi chiama e mi chiede di organizzargli un corso su primo soccorso; poi alle cinque e mezza ho appuntamento con il consulente del lavoro; al pomeriggio sono in vasca ad insegnare la subacquea per i bambini e i ragazzini... Non sto mai fermo un minuto; non c'è un momento dove ho delle incertezze sul mio lavoro in Polisportiva. Ecco, quando sono in macchina che vado a casa, penso sempre se posso inventare dei nuovi corsi, delle nuove realtà, senza delegarle, mi metto io in gioco in prima persona per vedere di organizzarle, pro-

muoverle, stimo-larle. E questo io lo devo alla Polisportiva che non mi ha mai frenato, anzi, mi ha sempre detto: "vai".

Fabio Bencivenni

Agosto 2013. Gruppo escursionismo sulla via Francigena

Una tresca con accompagnamento musicale dal vivo, Guarda chi si rivede: Beppe Calzolari, giocatore della Baldo Sauro,

allenatore autodidatta di Pallavolo, ora ballerino!

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Badminton: il nuovo arrivato

Sub in azione a Pianosa

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Vacanza trekking

Un’esibizione colorata

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Volontari Casamasi accompagnano due nonne alla spesa

Un gruppo di camminatori nordic fa allenamento invernale in palestra

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Oro e sorrisi ai campionati italiani

I meravigliosi giochi dello Zerosei

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Emozioni, pensieri e vitaLa Polisportiva rappresenta per me un grande puzzle composto da tante e diversis-sime emozioni, tante sensazioni che ho provato e provo da genitore, da istruttore e da atleta…

Francesco Borsari

Festa degli aquiloni

Festa dei colori

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Lo sport insieme agli altriSe devo pensare ad un luogo o un evento che simboleggi la Polisportiva istintivamente penso al 1 maggio, al parco Talon (ora della Chiusa). A quelle giornate memorabili, ricche di avvenimenti, di presenze, di umanità, di colori, una vera epropria festa dello sport e dello stare insieme. Due delle cose che sappiamo fare meglio. Poi a caduta ci sono tante altre iniziative ma, questa è quella che a mio parere, rende più chiara ed esplicita la filosofia (oggi si dice mission) della Polisportiva: fare dello sport, farlo bene, farlo con la gente e per la gente.

Umberto Bonfa’

2013. Gara di orienteering alla festa degli aquiloni

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Vasca lunga un giorno

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L’idea felicePoi uno si domanda cosa è stato e cosa rappresenta… Mentre parlavate, pensavo un pò alla sindrome di Peter Pan. Avete visto Hook, Capitano Uncino? Ecco, mi è venuto in mente Peter Pan, quando non riesce a volare. E quand'è che riesce a volare, finalmente? Quando trova la sua idea felice. L'idea di un filo conduttore. Qual è l'idea felice della Pol? Che è poi la sua ragione d'essere. Qual è il filo conduttore della storia? Qual è l'idea felice che può far volare la Polisportiva? Questo lo potete dire voi. Io non lo so. Può venire fuori dalla sintesi, dalla gente che sentirete qua. Alla fin fine, tutto il sistema, il buridone, vola; come un aquilone. Quindi anche la Pol ha una sua idea felice. E mi domando quale sia stata la mia.

Stefano Sartini

La Polisportiva sulla spiaggia

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