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L'informale

Date post: 23-Mar-2016
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periodico d'informazione calabrese
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| anno 2 1 | Marzo/Aprile 2010 www.linformale.it STAMPATO E DISTRIBUITO IN 30.000 COPIE POLITICA ELEZIONI REGIONALI: RUSH FINALE CHI FARASCACCO MATTO TRA: CALLIPO, LOIERO E SCOPELLITI? LOTTA ALLE MAFIE L’impegno a 360° e la determinazione della Par- lamentare Angela Napoli Da anni in prima linea nella lotta alla criminalità e al malaffare a pag. 24 e 25 CONFINDUSTRIA E’ Nuccio Caffo il nuovo Presidente dei giovani Imprenditori Calabresi Esorta i giovani a fare impresa in Calabria a pag. 23 PROVINCIA Il Presidente De Nisi tira le somme dei primi due anni del suo mandato << Tanti i segnali che potrebbero indurre ad un cauto ottimismo>> a pag. 22
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| anno 2 n° 1 | Marzo/Aprile 2010www.linformale.it

STAMPATO E DISTRIBUITO IN 30.000 COPIE

POLITICA

POLITICA ELEZIONI REGIONALI: RUSH FINALECHI FARA’ SCACCO MATTO TRA: CALLIPO, LOIERO E SCOPELLITI?

LOTTA ALLE MAFIE

L’impegno a 360° e la determinazione della Par-lamentare Angela Napoli

Da anni in prima linea nella lotta alla criminalità e al malaffare a pag. 24 e 25

CONFINDUSTRIA

E’ Nuccio Caffo il nuovo Presidente dei giovani Imprenditori Calabresi

Esorta i giovani a fare impresa in Calabria a pag. 23

PROVINCIA

Il Presidente De Nisi tira le somme dei primi due anni del suo mandato

<< Tanti i segnali che potrebbero indurre ad un cauto ottimismo>> a pag. 22

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| 2EDITORIALE

LA PAROLA AL POPOLO SOVRANO

Siamo alle battute finali di una campagna elettorale priva di smalto e di vigore, dove i più hanno detto e ridetto le solite cose che sentiamo da anni: sviluppo occupazione, lotta alla criminalità. Un refrain stantio, polveroso, da sotto il vestito niente. L’unica aggiunta al già detto e al già visto è il livore che regna tra le parti,segno questo del clima che si respira nel paese, dove le contrapposizioni politiche si intrecciano con quelle personali. Ma anche segni di un tempo buio, dove la saggezza sembra essere ormai patrimonio solo ed esclusivamente dei poeti e dei contadini.I tre condottieri stanno per chiudere tende,tendine,megafoni,telecamere,microfoni,siti internet e quanto altro offre la scena, per poi affidarsi al giudizio del popolo sovrano, che dovrà decidere a chi affidare per i prossimi cinque anni il governo della regione. La scelta è ristretta a tre nomi, che ormai oltre che sugli schermi televisivi, campeggiano sui muri, su camper colorati, nel cielo, nell’aria e giocoforza persino nei pensieri delle persone. Agazio Loiero(appoggiato dal Pd e da altre cinque liste vicine al centrosinistra), presidente uscente, politico da sempre, uomo dalle mille risorse, protagonista indiscusso della vecchia balena bianca e del dopo, che ad un certo punto della

sua storia personale e politica –dopo il tam tam che lo dava ormai cotto - si è visto incoronare dagli stessi compagni di partito che nei mesi precedenti aveva-no tentato di “accopparlo”con ogni mezzo; Peppe Scopelliti(sostenuto dal Pdl, dall’Udc e da altre cin-que liste), sindaco di Reggio Calabria, un passato brillante da giovane missino con un seguito senza in-famia e senza lode come amministratore regionale e con un futuro ancora tutto da scrivere; Pippo Callipo con “Io Resto in Calabria”(appoggiato da tre liste, tra cui Italia dei valori ), imprenditore, inventore del-la Tonno Callipo, fascinoso difensore dell’orgoglio calabrese.Tre uomini, tre storie diverse, tre mondi distanti tra loro. Da questa rosa - come dicevamo- tra qualche giorno uscirà il nuovo governatore della Calabria. Contemporaneamente verrà fuori il nuovo consiglio regionale e,quindi,gli assessori e poi tutto il resto: presidenti di qua e di là,dirigenti, capi vari, cerimo-nieri, collaboratori, segretari, operatori vari. Un uni-verso di gente scelta – se varrà rispettata la prassi - tra i “devoti” del vincitore. Perchè la minestra girala come la vuoi è sempre la stessa, perché la storia dif-ficilmente non si ripete e perché il destino aiuta sem-

pre gli audaci sottocoda e non gli audaci idealisti.Ma non disperiamo. L’inversione di rotta, al di là di chi andrà a governare, è possibile, purchè in ognuno di noi prevalga il buon senso e l’onestà delle azioni. Al popolo sovrano che vive e lavora onestamente il compito di fare squadra, denunciando le storture, il malaffare,le mafie, le arroganze e mettendo sempre al primo posti i diritti e i doveri.Ma attenzione.Quando i messi di una città in rivolta dissero a Carlo D’Angiò che l’insurrezione era opera dei pazzi”, il re chiese : “Ma i savi che facevano?. Già i savi che fanno? I pazzi ci furono, ci sono e ci saranno sempre, così come ci saranno sempre i diso-nesti e i ruffiani pronti a vendersi al primo politico di turno. Ma dalla risposta dei savi, degli onesti e dei calabresi veri dipende il nostro futuro. Altrimenti resteremo sempre la regione degli ultimi, dei giovani senza futuro che scappano,della vacca da mungere in campagna elettorale, delle filastrocche incantate buone a fare poesia ma non a salvarci dal primo treno che parte e,infine, la terra del sole e del mare che però fino adesso non ci ha salvato né dai la-droni, né dalla povertà che quotidianamente si vede e si tocca con mano.

di Vincenzo Varone

CALABRIA VERSO IL VOTO. LO SPRINT FINALE DI LOIERO, SCOPELLITI E CALLIPO

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di Lidia Ruffa

Qualora lei venisse eletto gover-natore della Calabria dovrà la-sciare la sua poltrona da sindaco e inevitabilmente i suoi cittadini. Reggio Calabria quindi come ha preso questa sua decisione?Credo che la città condivida questa scelta, perché sa molto bene che andare a governare la Regione è un compito molto difficile e tutto que-sto può servire a fare in grande ciò che abbiamo fatto in piccolo.Come sarà la Calabria targata Scopelliti?Una Calabria giovane che vuole guardare al futuro. Una Calabria dove che ha professionalità e qua-lità potrà trovare spazio.Questa regione necessita di un nuovo ordine sociale, va costruito sia attraverso il superamento delle emergenze, sia con la redazione di un progetto complessivo sul futu-ro di questa terra: Un piano che tenga conto dei giovani, delle im-prese, degli anziani, delle vecchie e nuove povertà; un progetto teso ad eliminare l’intermediazione po-litica sul territorio; che consenta alla Calabria, per la sua posizione strategica, di porsi al centro tra il Paese e il Mediterraneo.L’alleanza con l’Udc le fa sentire

la vittoria in tasca?No, ma credo che l’Udc ci possa aiutare a raggiungere il traguardo del successo, anche se noi la partita ce la dobbiamo giocare fino in fondo. Dobbiamo essere pronti per l’appuntamento del 28 e 29 Marzo, lavorando bene in maniera seria e dando il massimo contributo da parte di tutti. Quale sarà il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata?Tra le priorità dell’auspicato nuovo or-dine sociale c’è la lotta alla ‘ndranghe-ta. Un compito che non spetta solo alle forze dell’ordine ed alla magistratura, ma coinvolge tutte le altre componenti sociali:dalla politica all’imprenditoria, dal mondo dell’associazionismo al pia-neta sindacale, dalla scuola alla società civile e naturalmente a quanti sognano di restare nella loro terra natia, liberi, final-mente, dal timore di dover emigrare in cerca di lavoro. Solo se uniamo insieme le forze sarà possibile sconfiggere questa dolorosa piaga.Cosa dire quindi all’elettore calabre-se?E’ ora di cambiare, ed insieme possiamo affrontare questa sfida per vincerla, ce lo impone la nostra storia, convinti come siamo che l’orgoglio dei calabresi ed il coraggio che contraddistingue le nostre scelte costituiranno la chiave di volta per inaugurare una nuova stagione, final-mente positiva.

SCOPELLITI ILLUSTRA LE SUE IDEE PER LA RINASCITA DELLA CALABRIA

IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA ALLA PRESIDENZA SI MOSTRA OTTIMISTA E SI DICE PRONTO A SPENDERSI PER LA SUA TERRA

POLITICA - VERSO LE REGIONALI

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Come sarà la Calabria targata Callipo?Sarà senz’altro diversa da questa. Noi arriveremo con una squadra nuova, fatta di gente pulita, onesta e che si impegna a lavorare per la Calabria. Noi di tutto quello che andremo a fare una volta al governo, garantiremo una rendicontazione dettagliata. Biso-gna tenere sempre presente che io ho una formazione mentale da imprenditore, il mio obiettivo quindi non è quello di fare il politico ma quello di amministrare la Calabria. Penso sia necessa-rio prima di tutto apportare un cambiamento radicale a quello che è il sistema Calabria e questo significa meritocrazia, trasparenza, uguaglianza dei cittadini e rispetto della dignità dei calabresi. Cose queste, che non sono affatto speciali ma che sono state per troppo tempo trascurate. La nostra sarà una rivoluzione, paci-fica e civile per riportare la Calabria alla normalità. Io paragono spesso la Calabria ad un S.p.a dove i Calabresi sono i soci che nominano gli amministratori i quali poi devono dare conto ai loro soci.Com’è Pippo Callipo quando chiude la porta dell’ufficio e si dedica alla sua vita privata?E’ sicuramente un uomo dal carattere cordiale, allegro, molto attaccato ai propri figli,per nulla distaccato da quelli che sono i problemi della casa o della famiglia. Comunque una persona nor-male. Non mi reputo una persona fuori dal comune. Vede io ho un carattere che mi porta ad avere molta fi-ducia nel prossimo, e mi sono trovato sempre bene. Poi ho una grande rispetto per la gente e non ho mai fatto distinzioni basati su classi sociali, conti correnti bancari ecc... Anche se la mia malattia cronica è che io sono profondamente inna-morato di questa terra, non la cambierei per nessun altro posto al mondo e vedo che ci sono tutte le pos-sibilità affinchè la Calabria possa rinascere.In un’intervista rilasciata dall’On.Angela Napoli per la trasmissione Annozero, ha affermato che la “ ‘ndrangheta sta cercando di salire su quello che pensa sia il carro dei vincitori…”. Secondo Lei è veramente così?Loro non hanno alcun bisogno di schierarsi anzi cer-cheranno di salire dopo sul carro dei vincitori per-ché devono continuare a gestire. Io non parlo solo di ‘ndrangheta, faccio riferimento anche a quelli che io definisco “prenditori” che oggi stanno alla finestra e aspettano, che prima hanno fatto affari con Chiara-valloti e poi hanno continuato con Loiero ma perché

interessava anche a questi due elementi o a chi stava intorno a loro portare avanti certi tipi di affari. E so che qualora noi dovessimo vincere, dovremo stare al bordo del carro per chiedere a chiunque voglia salire non solo il certificato penale ma il certificato morale. Proprio per questo motivo sin da subito, io ho detto

“no” a finanziamenti a Pippo Callipo perché poi in cambio non sai mai cosa ti chiedono.Secondo me questa rivoluzione è possibile farla, d’altro canto noi diciamo: “Noi faremo la rivoluzio-ne e chi non è con noi la subirà”, nel senso che subi-rà il cambiamento.Lei è presidente di un importante squadra di pal-la volo e ha fatto si che la Volley Tonno Callipo ar-rivasse a competere a livelli nazionali. Pensa che questo possa rappresentare qualche punto in più per la sua candidatura?Assolutamente no. Non è mia intenzione strumen-talizzarla anche perché questa squadra rappresenta una bella realtà, apprezzata da tutti i Calabresi e so-prattutto da quelli che sono fuori e che ci seguono numerosi durante le trasferte. E poi io non ho creato questa squadra perché mi serviva come strumento per la campagna elettorale. La Volley Tonno Callipo infatti esiste dal 1992.

«Amo profondamente questa terra, e vedo che ci sono tutte

le possibilità per farla rinascere»

PIPPO CALLIPO, UN IMPRENDITORE AL SERVIZIO DELLA SUA TERRA

“NOI FAREMO LA RIVOLUZIONE E CHI NON È CON NOI LA SUBIRÀ”

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“PER CREARE OCCUPAZIONE NELLA NOSTRATERRA, BISOGNA PUNTARE PRINCIPALMENTE

SU UN TURISMO DI QUALITÀ”di Cristina Iannuzzi

Di sicuro sarebbe diventato un bravo avvocato se non fosse stato per il padre che un bel giorno deci-se di affidargli un ruolo di grande responsabilità. Il lavoro lo entusiasma sin da subito al punto da farlo diventare uno dei più importanti imprenditori della Calabria. Poi un gruppo di amici lo convince a scen-dere in campo per la conquista del comune di Pizzo. E’ il 1993. Inizia la sua avventura e la sua inarresta-bile ascesa.Ama viaggiare, ma ama farlo insieme alla sua fami-glia.La politica lo appassiona, ma ancor di più il suo la-voro. Sogna in grande per la sua terra. Suggerisce la sua ricetta per debellare la piaga della disoccu-pazione: dalla costruzione di nuovi posti letto, alla realizzazione di campi da golf , fino ai nuovi approdi per il porto di Vibo Marina. Progetti ambiziosi, ma non utopici. Parola di Francescantonio Stillitani che si racconta in questa intervista.Quando è iniziata la sua carriera politica?La mia discesa in campo è iniziata nel Novembre del 1993, quando sono stato candidato a sindaco di Pizzo. Eravamo in cinque a contenderci la prima poltrona di Palazzo San Giorgio. Da indipendente nella lista della democra-zia cristiana, in piena bu-fera tangentopoli, divenni sindaco della città.Si sente più imprendito-re o più politico?Più imprenditore che poli-tico, anche perché ritengo che la politica sia solo un momento passeggero del-la vita. Ho iniziato a lavo-rare ai tempi dell’univer-sità quando mio padre mi affidò prima la gestione del distributore di una stazione di servizio Agip per poi assegnarmi una piccola parte dell’azienda agricola familiare. Re-sponsabilità talmente sod-disfacenti che ho deciso di dedicarmi totalmente al mondo imprenditoriale, abbandonando l’ attività forense che avevo intra-preso a Catanzaro supe-rando anche l’esame di procuratore legale.Stillitani nasce come imprenditore. Oggi è segretario provinciale del-l’Udc, vice presidente del consiglio regionale, presidente del consiglio comunale di Pizzo con delega ai lavori pubblici, nonché candidato alle prossime regionali. Perché ha deciso di scendere in campo?Nel 1993 quando sono stato invitato a candidarmi a sindaco della mia città , il consiglio comunale era stato sciolto per “illegalità diffusa” e tutti additava-no Pizzo come esempio di gestione negativa. Questo ha solleticato il mio orgoglio di pizzitano facendomi accettare la sfida di guidare, assieme ad altri amici,

la città. A detta di molti questa sfida è ben riuscita. Lo hanno anche dimostrato gli invidiabili risultati conseguiti.Si è mai chiesto “ma chi me l’ha fatta fare”?Per la verità no. Non vivo di politica, né le maggiori soddisfazioni le ricevo dalla politica. Per cui potrei in ogni momento decidere di smettere senza che que-sto mi sconvolga più di tanto la vita. Faccio politica per passione e non ho pertanto alcun diritto di lamen-tarmi per le amarezze che tale attività indubbiamente qualche volta mi può dare.Ma in tutto questo tran tran, c’è posto per la sua famiglia?Anche se mia moglie e i miei figli non saranno d’accordo su quanto sto per affermare, ritengo di non essere uno schiavo della politica e di dedicare parec-chio tempo alla mia famiglia . Riesco a far comba-ciare la mia passione per i viaggi con il piacere di stare con loro. Viaggio molto e sempre e solo con moglie e figli al seguito.C’è un progetto che ha realizzato e di cui va fie-ro?L’essere riuscito a trasformare l’azienda agricola

familiare in impresa agricola, avviando l’attività da semplice produzione di merce ad attività complessa di lavorazione, spedizione e commercializzazione dei prodotti della mia azienda e di quella di molte altre in Italia e all’estero. Vado anche fiero di aver avuto l’intuito di riconvertire l’attività da agricola a turistica realizzando dal niente il più grande villag-gio turistico della Calabria.Qual è stata in tutti questi anni la sua soddisfazio-ne più bella?L’avere ascoltato, senza essere notato, un gruppo di persone che non conoscevo esprimere giudizi posi-

tivi su di me.Cosa si augura per il prossimo futuro France-scantonio Stillitani?Poter continuare a vivere serenamente accanto alla mia famiglia e tra il sorriso della gente.Il Vibonese. Quale futuro si prospetta per questo nostro territorio?Il vibonese ha tutte le potenzialità e gli elementi per poter decollare dal punto di vista economico.Se si sapranno sfruttare le risorse pubbliche messe a disposizione, si sceglieranno i politici che dovranno guidare il territorio, guardando soprattutto alle loro capacità Se ogni esponente politico non pretenderà di essere un esperto dei problemi solo per il fatto di essere stato eletto, nel vibonese si potrà eliminare la disoccupazione puntando sulle fenomenali possibili-tà turistiche che il territorio offre. Ci vogliono scelte coraggiose quali: la realizzazione di nuovi porti tu-ristici, nuovi posti letto, l’adeguamento del porto di Vibo Marina a scalo per navi da crociera e a terminal delle autostrade del mare e la realizzazione di nuovi campi da golf, si potranno creare, entro i termini del-la prossima legislatura, almeno 7 mila nuovi posti di lavoro diretti e altrettanti nell’indotto.Come ha impostato la sua campagna elettorale?Proponendo dei programmi concreti e cercando di convincere gli elettori che non sono utopie e che sono nelle condizioni di realizzarli.Cosa pensa dei suoi avversari?I miei avversari politici sono solo avversari e non ne-mici. Cerco di mantenere con tutti rapporti personali buoni, alcuni hanno anche la mia stima. Purtroppo, soprattutto in campo locale, non tutti hanno il co-raggio di confrontarsi lealmente sul piano politico e amministrativo. Qualcuno pensa anzi che sia corret-to coinvolgere la mia attività imprenditoriale nella competizione politica nel vano tentativo di danneg-giarmi.

L’Identikit:data e luogo di nascita: 26.09.53 Roma (RM)segno zodiacale: Bilanciaprofessione: imprenditorefigli: 3titolo di studio: laurea in giurisprudenzahobby : viaggiareultimo libro letto: fumetti (dylan dog, martin miste-ro, zagor)trasmissione tv preferita: Geo& Geo, Atlantideprecedenti in politica: sindaco di Pizzo, assessore re-gionale ai trasporti.

«nel vibonese si potrà eliminare la disoccupazione puntando sulle fenomenali possibilità turistiche che il

territorio offre»

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A TU PER TU CON L’ON. STILLITANI, CANDIDATO PER L’UDC AL CONSIGLIO REGIONALE

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Cos’è che le fa credere fortemente nel progetto Scopelliti?La politica è passione, entusiasmo, emozioni; sen-timenti in assenza dei quali l’impegno pubblico è privo di significato e povero di successi. Ma a que-sti sentimenti devono seguire i fatti, e nessuno cre-do possa oggi affermare che Peppe Scopelliti non è l’uomo del fare. Il connubio passione – azione sta alla base di quel modello Reggio che ha fatto della città dello stretto il cuore pulsante del Mediterraneo, lo stesso modello contribuirà domani a rilanciare l’immagine della Calabria. Per la prima volta abbiamo un candidato governato-re espressione di questa terra che conosce le proble-matiche perché li vive sulla propria pelle giorno per giorno. La sua è una candidatura che, contrariamente a quanto è avvenuto in passato, non è imposta dalle vecchie liturgie politiche, ma esplode tra la gente. La Calabria sta attraversando un periodo difficile, le cause, certo, per una parte sono ascrivibili alla crisi economica mondiale, ma credo che politiche sba-gliate di una classe dirigente distratta ed incapace abbiano contribuito ad accentuarla in questa Regio-ne più che nel resto d’Italia.Sanità, turismo, edilizia, commercio, agricoltura, ambiente, artigianato, servizi sociali in ognuno di questi settori incombe la scure della disoccupazione solo il coraggio e la determinazione di alcuni addetti ai lavori hanno, per il momento, evitato il crollo. C’è bisogno quindi di invertire la rotta, fare scelte coraggiose, anche se queste appaiono in prima bat-tuta impopolari. Peppe Scopelliti sta dimostrando di avere coraggio, non disdegna infatti di ribadire in ogni uscita pubblica che bisogna rinnovare la classe dirigente partendo da un presupposto che, personal-mente, anche se garantista, ritengo sia indispensabi-le: evitare candidature di persone che hanno giudizi in corso o rinvii in giudizio per collusione con am-bienti malavitosi.Chi occupa ruoli istituzionali e rappresenta lo stato deve apparire distinto e distante da certi ambienti se vuole essere di esempio per i cittadini. Cosi come condivido l’applicazione del metodo del-la meritocrazia, specialmente nel mondo della sani-tà, laddove non ci possiamo permettere il lusso di continuare a distribuire primariati e ruoli di comando secondo il metodo della monocromia politica.Per tutti questi motivi il Progetto Scopelliti è l’unico in grado di dare garanzie al futuro della Calabria. Grazie all’accordo regionale Pdl-Udc la destra Calabrese ha già la vittoria in tasca?Vede…faccio politica dal 1983, da quando cioè ave-vo 16 anni, ho partecipato a decine di campagne elettorali, se dovessi sintetizzare attraverso la mia esperienza l’insegnamento che ho tratto da ciascuna di esse direi che: le maggiori insidie nascono dalla convinzione di aver già vinto. Non v’è dubbio che la decisione di candidare il Sindaco di Reggio Cala-bria, considerata la grande visibilità e popolarità di cui oggi egli gode, è stata provvidenziale, e certa-mente agevolerà la corsa del centrodestra a palazzo Campanella; cosi come l’alleanza con l’UDC è un valore aggiunto che oltre ad arricchire la coalizio-ne di idee e progetti validi per la Calabria, ci farà affrontare la campagna elettorale con maggiore ot-timismo. Ma guai a credere che la vittoria sia già un fatto acquisito, sarebbe questo un errore imperdona-bile che Loiero , da veterano della politica quale egli è, saprebbe sfruttare a pieno. Dobbiamo incontrare

i cittadini in ogni angolo della Calabria, e più che parlare dobbiamo essere in grado di ascoltare i loro consigli, le loro difficoltà e preoccupazioni, ciò ci consentirà di svolgere con maggiore scrupolosità il nostro ruolo domani.

Lei giocherà in questa partita con un ruolo da protagonista non pensa che questo possa togliere del tempo alla sua cittadina che Lei amministra in qualità di Sindaco?Faccio politica a tempo pieno. Da quando sono Sin-daco della mia cittadina ho dedicato tutto me stesso, e, grazie all’impegno, e alla determinazione perso-nale e dei miei consiglieri, oggi con orgoglio posso affermare che siamo riusciti a strappare Gerocarne dal decadentismo in cui era sprofondata. Dopo tre anni di azioni concrete e mirate, tutte rivolte a ren-dere vivibile il nostro centro urbano, oggi è arrivato il momento delle grandi opere. Gerocarne avrà luo-ghi dove promuovere la cultura, lo sport, il tempo libero, momenti di svago e di aggregazione. Inter-venti che muteranno la vita sociale e l’aspetto della mia cittadina, e credo miglioreranno la qualità della vita dei miei concittadini, ai quali confermo la mia totale dedizione, qualunque sia il ruolo politico, che domani sarò chiamato a svolgere.Come vede la Calabria targata Scopelliti?Scopelliti ha tanti meriti, fra questi ha anche quel-lo di aver acceso nei cittadini Calabresi l’ottimismo ma soprattutto la speranza che una Calabria diversa è possibile. La Calabria con Scopelliti governatore sarà la terra del “Mediterraneo da scoprire”, per evo-care un illuminato spot pubblicitario in voga negli anni novanta, riacquisterà quel prestigio che la storia gli ha riservato, una terra ricca di fascino e cultura, tornerà ad essere la regione del mare cristallino, del-le montagne amene, e dell’ospitalità.Una Calabria in grado di mettere a regime queste peculiarità e farne di loro il motore per sviluppo e l’opportunità occupazionale per i nostri giovani.Vedo una Calabria moderna che saprà svolgere nel mediterraneo un ruolo da protagonista rispetto al contesto Europeo. Tra i tanti aspiranti del partito ad essere candida-ti a fianco di Peppe Scopelliti, uno tra i prescelti è stato proprio Lei. Secondo il suo parere cos’è che ha fatto ricadere la scelta su Alfonsino Grillo?Voglio immaginare che la scelta sia ricaduta sulla

mia persona perché, oltre a rientrare nel modello di rinnovamento della classe dirigente, a cui facevo ri-ferimento, e su cui intende puntare Peppe Scopelliti per rilanciare la nostra Regione, si è voluto premiare il percorso politico di un uomo di destra , che si è caratterizzato, in ogni ruolo ricoperto, per la sua coe-renza, il rispetto del prossimo, l’impegno e le azioni a favore della collettività e per i risultati raggiunti. Spero di riuscire ad acquistare la fiducia e le atten-zioni di quanti, uomini e donne, considerano questi valori, riferimenti imprescindibili all’esercizio di rappresentanza. Di cosa hanno bisogno la Calabria e la provincia di Vibo Valentia per uscire dalla fase stagnante, sia politica che sociale, in cui si trovano?La nostra terra ha delle risorse incredibili, delle pe-culiarità esclusive, una storia millenaria, tutti ele-menti che non sono stati mai valorizzate, e che la politica miope degli anni 70, condotta dal governo di allora, immaginando la Calabria industriale, ha messo in secondo piano, per dare vita al “pacchetto Colombo”. Cioè ad una serie di provvedimenti, che prevedevano fra gli altri la realizzazione di insedia-menti industriali a Gioia Tauro, Saline Joniche, a S. Leo, a S. Eufemia, e a Castrovillari, andando contro natura e abbandonando quelle che invece erano le specificità e i punti di forza di una terra che è chiara-mente a vocazione turistica.Quelle furono scelte, a mio parere, scellerate che ol-tre ad accumulare perdite di tempo hanno prodotto uno sperpero ingente di economia.La Calabria ha bisogno solo di valorizzare le sue specificità. Primo fra tutti il suo mare. La vera e pro-pria risorsa che invece di essere tutelata e valorizzata è stata sfruttata e abbandonata.Il mare in Calabria, ma particolarmente nella pro-vincia di Vibo Valentia, può rappresentare la pietra miliare su cui vale la pena ancora investire per riat-tivare l’economia e incrementare l’occupazione, a condizione però che non diventi tema di discussione che si accompagna al canto delle cicale.Bisogna avere il coraggio di avviare una politica seria di controllo del territorio, piuttosto che fare campagne denigratorie che proiettano un’immagine distorta della realtà.Bandire qualsiasi forma di’inquinamento organico e inorganico, l’abusivismo edilizio, l’uso improprio delle acque dei nostri fiumi che, per la maggior parte sono inquinati, deve essere un’ imperativo catego-rico.In questo contesto diventa imprescindibile ad esem-pio, dotare tutti gli insediamenti antropici, dell’entro terra e delle coste, di un sistema di depurazione al-l’altezza. Cosi come imprescindibile è dotare il nostro terri-torio di un sistema d’infrastrutture viarie all’altez-za, non è infatti pensabile che un turista che decide di venire in Calabria è costretto a catapultarsi nelle nostre strutture ricettive, sicuramente ospitali, e a ri-manere rinchiuso per giorni senza avere la possibili-tà di gustare le nostre tradizioni ed arricchirsi della nostra cultura, o fare trekking sui nostri altipiani e montagne, o lungo le distese dei boschi del Parco Regionale delle Serre, della Sila e dell’Aspromonte protendendo lo sguardo sui panorami mozzafiato.Per il turismo che, quindi, è la chiave di Volta per questa terra, ogni sforzo, ogni proposta politica, ogni iniziativa deve essere finalizzata a valorizzare, pro-muovere e creare sviluppo sostenibile.

“MI IMPEGNERÒ PER DARE ALLA CALABRIA LO STESSO CONTRIBUTO CHE HO DATO ALLA MIA CITTÀ”

INTERVISTA A TUTTO CAMPO AL SINDACO DI GEROCARNE ALFONSINO GRILLO, CANDIDATO ALLE REGIONALI TRA LE FILA DEL CENTRODESTRA

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di Lidia Ruffa

In che direzione va la politica regionale?Certamente va nella direzione del centro destra, nel senso che la candidatura di Giuseppe Scopelliti or-mai si presenta come una candidatura forte, autore-vole, assolutamente innovativa. Sul piano più pretta-mente politico, l’accordo con l’Udc rafforza questa candidatura, quindi credo che proprio che andiamo a gonfie vele verso la conquista della Regione Ca-labria.Cos’è che Le fa credere fortemente nel progetto Scopelliti?Sono tanti gli elementi. Intanto dobbiamo valutare questi 5 anni di disamministrazione Loiero che pesa-no in maniera forte sulle spalle di ogni cittadini cala-brese e bruciano sulla pelle di tutti quanti noi. E già questo è il primo elemento, noi ci soffermiamo sul nome di Loiero am in effetti si tratta del fallimento globale di tutto un centro sinistra che ha dimostrato di non saper governare la Calabria. La candidatu-ra di Scopelliti intanto è una candidatura nuova di un giovane autorevole, preparato che sa il fatto suo ma soprattutto di una persona che ha già dimostrato nei fatti di saper fare buona amministrazione. Reg-gio Calabria ha cambiato volto da quando Giuseppe Scopelliti è alla guida di quella città. Credo quindi che seil modello Reggio che poi è il modello Scopel-liti, sarà applicato per come noi riteniamo che sia, al-l’intera Regione Calabria, davvero potremo porci al centro del Mediterraneo come una regione, in gradi di alzare la testa e di essere orgogliosamente rappre-

sentativa delle proprie radici. Qual è la prima cosa che chiederebbe al futuro presidente della regione per la provincia vibone-se?Basta con il clientelismo. Basta con la mortificazio-ne dei cervelli giovanili. E’ ora di dire basta a un vecchio sistema di fare politica è ora di introdurre a livello politico nuove dinamiche per lo sviluppo del territorio. E’ ora di dire basta a quei politici che finora hanno fatto finta di governare i nostri terri-tori. E’ ora di dire basta a quei politici che devono semplicemente vergognarsi per aver costretto intere generazioni, ad inginocchiarsi davanti al potente di turno, in attesa di un posto definitivo che si è rivelato un precariato, un lavoro socialmente utile, o comun-que un lavoro che ha ammorbato il cervello di un giovane che avrebbe potuto utilizzare la sua attività in altre direzioni, mettendo su un’impresa e facendo crescere se stesso.La sua associazione in tutto questo contesto che ruolo intende giocare?L’associazione “Progettare il Futuro”, opera sul territorio vibonese da tre anni, è nata da un’idea di un gruppo di amici, tutti provenienti dalle fila del centro destra che si sono messi insieme per scardi-nare questo vecchio sistema di fare politica. Negli scopi statutari in effetti ha come suo obiettivo quello di diffondere il senso d’identità e di appartenenza, affinchè i cittadini sentendosi effettivo cardine del-la comunità in cui vivono, possono partecipare più attivamente e possono sentirsi veramente parte in-tegrante del territorio e della comunità. “Progettare

il Futuro” è un’associazione che si pone a fianco di Giuseppe Scopelliti, si pone assieme a lui in questa campagna elettorale e lo sosterrà fino alla fine. Parliamo adesso delle comunali. Che aria si re-spira a Vibo?E’ di una città, di un territorio, di cittadini che chie-dono normalità. Purtroppo quello che è accaduto e che sta accadendo in termini di vivibilità urbana, di degrado ambientale, di criminalità che ha alzato il tiro in maniera impressionante in questi ultimi tempi, non lascia ben sperare. L’aria che tira in questo pe-riodo non è particolarmente gioiosa e speriamo che anche qui possa tornare la primavera.Lei nelle manifestazioni contro la criminalità or-ganizzata è sempre costantemente in prima linea. Ma per uscire da questo stato di cose non pensa che oltre a queste manifestazioni simboliche oc-corra anche una presa di coscienza corale di tutte le forze politiche?Questo è fuori discussione. Intanto credo che queste manifestazioni giochino un ruolo importante, perché è indispensabile che i cittadini si uniscano tra di loro per fare un muro che non sia di gomma, ma un muro serio affinchè tutti questi gesti vengano respinti. E già in questo senso si può fare veramente tanto. Poi la magistratura e le forze dell’ordine stanno facendo il loro lavoro e mi permetto di ricordare che il gover-no Berlusconi ha fatto e sta facendo moltissimo nella lotta contro la criminalità organizzata, assumendo dei progetti legislativi importanti che hanno consen-tito alla magistratura di operare arresti eccellenti e retate importanti.

MARIA LIMARDO CANDIDATA AL FIANCO DI SCOPELLITI DICE BASTA AL CLIENTELISMO E

ALLA MORTIFICAZIONE DEI CERVELLI GIOVANILI

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Quali sono le motivazioni su cui poggia la sua de-cisione di candidarsi alla Regione Calabria? «Rispondere a questa domanda è molto facile, perché la politica per me è sempre stata passione e impegno, da quel lontano 1962, anno in cui mi iscrissi al Par-tito Socialista Italiano. Da allora, ho sempre cercato di rimanere coerente con le mie idee, coltivando una concezione della politica intesa innanzitutto come at-tività di totale dedizione al bene comune e agli inte-ressi pubblici. In particolare, le persone più deboli mi hanno visto sempre al loro fianco, soprattutto quan-do c´era da affermare principi di giustizia sociale. A Pizzo ho rivestito in passato la carica di assessore, quindi i miei concittadini hanno già avuto modo di vedermi in azione come amministratore pubblico e in molti ricorderanno certamente l´abnegazione e lo spirito di sacrificio con cui svolsi quel ruolo. Non a caso il mio motto è “La voglia di fare”, lo stesso che mi guida oggi nella campagna elettorale per il rinno-vo del Consiglio regionale».La sanità rappresenta il settore che assorbe la stragrande maggioranza delle risorse della Re-gione, eppure la Calabria non eccelle né per as-sistenza ospedaliera né per servizi domiciliari, tanto che molti malati preferiscono ricorrere a strutture in altre regioni italiane. Quali sono le responsabilità della politica in questa situazione e quali le soluzioni?«La commistione tra sanità e politica rappresenta purtroppo uno dei maggiori limiti alla crescita socia-le dell´Italia. In linea di principio, la politica non do-vrebbe esprimere alcuna ingerenza nel campo della sanità pubblica, che per definizione non può dipen-dere da scelte discrezionali dettate da esigenze poli-tiche, ma dovrebbe poter contare soltanto su fattori oggettivi, come la professionalità degli operatori, e l´efficienza dei manager, la formazione del perso-nale. Invece, puntualmente, ad ogni cambiamento dello scenario politico corrisponde uno speculare avvicendamento ai vertici delle strutture sanitarie, a cominciare dalle Asl, spesso considerate come veri e propri bacini elettorali da coltivare mettendo le per-sone “giuste” al posto giusto. Un fenomeno, questo, estremamente dannoso per la sanità, non soltanto in termini di qualità del servizio prestato, ma anche per le gravissime ripercussioni sulla spesa pubblica de-stinata a questo settore. Per quanto riguarda la sanità Calabrese, in partico-lare, c´è da evidenziare che nonostante esistano in-discusse eccellenze (pensiamo, ad esempio, alla car-diologia, all´ematologia e alla branca dei trapianti),

queste non vengono supportate da adeguate struttu-re ospedaliere. Fortunatamente, nell´ultimo anno il presidente Loiero è riuscito a promuovere un piano sanitario grazie al quale verranno sbloccate risorse per 700 milioni di euro, da destinare alla costruzione

di nuovi ospedali e all´ammodernamento delle strut-ture già esistenti. Il punto di partenza per una nuova politica sanitaria calabrese, dunque, potrebbe essere proprio questo importante piano, da attuare con il massimo rigore e con la maggiore trasparenza pos-sibile».

Qual è la sua ricetta per ridare slancio e fiducia all’economia calabrese?«Per risollevare le sorti economiche della Calabria e proiettarla verso un avvenire di sviluppo e di crescita è necessario valorizzare al massimo le immense ri-sorse di cui disponiamo, a cominciare dall´ambiente e dal millenario bagaglio culturale. Turismo, cultura

e artigianato, infatti, rappresentano i capisaldi irri-nunciabili di qualunque programmazione che punti davvero alla crescita di questa terra. Una pianifica-zione che non può prescindere, però, dal coinvol-gimento diretto delle imprese e degli operatori dei vari settori, perché le scelte per essere davvero effi-caci devono essere largamente condivise, soprattutto quando l´apporto dei capitali privati è irrinunciabile come nel comparto turistico. In un´ottica di sviluppo di questo tipo, è fondamentale che contestualmente venga salvaguardato l´ambiente naturale, attraverso un controllo oserei dire addirittura ossessivo del ter-ritorio, imponendo il rispetto assoluto delle leggi in materia senza lasciare zone franche».Tra i temi sociali maggiormente percepiti in Ca-labria, c’è senza dubbio il fenomeno dell’emigra-zione, che nel secolo scorso ha duramente segnato la società calabrese. Ritiene che questa problema-tica sia ancora attuale?«Dopo l´esodo epocale che segno gli Anni ´50 e ´60 dello scorso secolo, il fenomeno dell´emigrazione è calato progressivamente d´intensità, per poi ripren-dere vigore negli ultimi 10-15 anni. Ma questa volta a partire non sono braccianti e contadini, operai e impiegati, ma giovani laureati che a centinaia di mi-gliaia hanno lasciato la Calabria probabilmente per non tornarvi più a vivere. Si tratta di un´emigrazione ancora più nociva per la nostra regione, perché sot-trae le forze e le intelligenze migliori, pregiudicando il futuro stesso della Calabria. Fermare questa emor-ragia di risorse umane è prioritario, ma sarà possibile soltanto se si combattono le cause, offrendo cioè ai giovani concrete opportunità di lavoro e di crescita professionale, rendendoli così protagonisti del loro e del nostro futuro. La strada da percorrere, a mio parere, è quella che ho indicato prima: valorizzare al meglio la risorsa turistica e ambientale, orientandol´economia calabrese in questa direzione»Qualora venga eletto, il suo impegno sarà ovvia-mente rivolto a tutti i calabresi. Ma Pizzo è la sua città: in che modo ritiene di poter contribuirealla sua crescita?«Se gli elettori mi daranno fiducia con il proprio voto saprò far valere le ragioni di Pizzo, che nel contesto regionale rappresenta una delle principali mete tu-ristiche e come tale merita un posto di primo piano nelle dinamiche socio-economiche della Calabria. D´altronde, chi mi conosce sa bene quanto sia rpo-fondamente legato alla mia città, un affetto sincero e incondizionato che guiderà sempre la mia azione umana e politica».

RAFFAELLO MOLÈ, CANDIDATO ALLA REGIONE CON LOIERO PRESIDENTE

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Lei si candida la governo regionale con il simbolo “Slega la Calabria”, in che modo quindi pensa di slegare tutti i nodi che soffocano questa regione? E’ una bella domanda. Noi innanzi tutto pensiamo di contribuire a slegare i lacci e i lacciuoli che la Cala-bria ha, tentando di introdurre candidati che abbiano passione, competenza e capacità; che conoscano il senso della politica. Pensiamo che ci sia bisogno di una politica di qualità, una politica che non sia un contenitore dove dentro c’è tutto. La nostra regio-ne oggi è molto appesantita da una cattiva efficienza burocratica, amministrativa, le pratiche sono troppo lente, sono farraginose, si creano spazi d’ombra, spa-zi dove poi possono anche emergere atteggiamenti che sfociano nel malaffare e nella corruzione. Il no-stro quindi sarà un contributo volto a migliorare que-sta regione.Lei si candida con Loiero presidente. Se-condo Lei c’è qualcosa da cambiare nel suo modo di governare o è giusto conti-nuare su questa scia?E’ chiaro che se nasce un movimento nuo-vo come “Slega la Calabria”, nasce perchè evidentemente non siamo assolutamente contenti di come sia stata portata avanti da un lato l’azione amministrativa e dall’altro l’azione di governo della regione Calabria. Pensiamo che ci siano delle ombre ma an-che delle luci. Per parlare delle cose posi-tive, mi piace ricordare che dopo la dram-matica esperienza della giunta Chiaravalloti, il presidente Loiero si è trovato davanti al disimpegno automatico dei fondi, nel piano operativo regionale infatti, era stato impe-gnato il 50% della spesa e realizzato il 30%, mentre invece voglio ricordare che a Dicem-bre 2009, Bruxelles ha assegnato 95 milioni di euro di premialità alla regione Calabria per aver raggiunto gli obiettivi di servi-zio. Credo inoltre, che Loiero abbia avuto grande coraggio e determinazione, seppur nell’ultimo scorcio di legislatura, nell’in-dividuare due tecnici ai quali ha assegnato l’assessorato all’ambiente e alla cultura. Due amministratori che hanno operato bene e che hanno segnato la strada su cui bisogna continuare. E’ ovvio che è necessario mette-re mano ad una vera e propria riforma della pubblica amministrazione con l’obiettivo di snellirla, dando più servizi ai cittadini e alle imprese, utilizzando al meglio i fondi messi a disposizione dal Por 2007/2013. Questo

significherebbe per la Calabria intera, poter utilizza-re risorse per un ammontare pari a 6,8 miliardi di euro per i prossimi anni.Lei viene dalla grande scuola della cooperazione, secondo il suo punto di vista quindi, una coopera-zione tra politici è possibile?La cooperazione tra politici non so se è possibile ma so che bisogna perseguirla e credo inoltre che ci sia sempre più bisogno di collaborazione tra tutti i li-velli istituzionali della regione e tra tutti coloro che rappresentano, ognuno a proprio modo, gli interessi delle imprese e delle associazioni presenti su tutto il territorio calabrese. Solo così sarà possibile voltare pagina e costruire la Calabria che vogliamo.Siamo alle battute finali di questa combattuta campagna elettorale. La compagine che supporta

la candidatura di Loiero teme gli altri candidati, ovvero Peppe Scopelliti e Pippo Callipo?Credo che le liste a supporto di Loiero siano delle buone liste. Il governatore uscente pare che negli ul-timi sondaggi sia andato in rimonta. E’ chiaro che rispetto al candidato di centro destra, per motivi che forse è meglio non ricordare, Loiero si è messo in campo un po’ tardi, ma sono comunque sicuro che questa rimonta si concretizzerà domenica. Sono dell’idea che Callipo avrebbe potuto dare un gran-de contributo per la cultura imprenditoriale di cui è portatore e penso che bene avrebbe fatto o ad accet-tare la proposta del governatore Loiero di diventare presidente del consiglio regionale o addirittura di ac-cettare le primarie di coalizione per proporsi come presidente della regione Calabria. Bisogna ricordare

infatti che la legge elettorale regionale non consente al terzo classificato nella corsa a governatore di entrare nel consiglio re-gionale e quindi votare Callipo purtroppo rischia di diventare un gesto insignifican-te. Per quanto riguarda Scopelliti, io me lo ricordo assessore della giunta Chiaravalloti ma devo dire che quell’esecutivo, valutan-do i risultati prodotti, è stata per la Cala-bria, un’esperienza molto triste.Qualora dovesse essere eletto consigliere regionale quale sarà il suo apporto alla provincia di Vibo Valentia?La provincia di Vibo Valentia, lo dico con amarezza, avrebbe tutto per essere una del-le prime province d’Europa e invece si tro-va tra le ultime e nonostante la ricchissima dotazione di risorse naturali, di località tu-ristiche come Tropea, Vibo Marina, Pizzo, per non parlare della montagna, prodotti tipici di straordinaria fattura, tradizioni popolari e religiose. Una popolazione che nell’ultimo quinquennio è scesa da 180 a 172 mila, una provincia dove sono state in-vestite ingenti risorse economiche e ciò no-nostante questo territorio non è mai riuscito a decollare. Ora credo che vada assicurata un’azione di governance di sistema met-tendo in campo un progetto organico che partendo dalle vocazioni, dalle peculiarità e dalle specificità, riesca a contrastare le criticità e ad interloquire efficacemente riu-scendo a trovare le risorse finanziare per un piano di sviluppo che punti sulla creazione e il rafforzamento del sistema dei servizi sociali ed economici.

LELLO GRECO E IL SUO SOGNO DI “SLEGARE LA CALABRIA”

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Editore:Filippo Bardari

Direttore Responsabile:Maria Passalacqua

Vicedirettore:Lidia Ruffa

Direzione, Redazione, Amministrazione:Via S. Aloe, 40 89900 Vibo Valentia (VV)Telefax: 0963/[email protected]@[email protected]

Stampa:STIEM - Soc. Tipografica Editoriale Meridionale S.p.a. - Milano

Periodioco registrato presso il Tribunale di Vibo Valentia n. 846/2009 del 23/12/2009.

Questo numero è stato chiuso inredazione in data 25/03/2010

Grafica: Giuseppe Brasca

Foto:Franco GrilloFrancesco Mazzitello

Concessionaria Pubblicità:Active Media Italia

Resp. Commerciali:Ornella BrosioAnna PintimalliDomenico Talesa

Collaboratori:Vincenzo Varone - Cristina Iannuzzi - Pino Brosio - Concetta Schiariti Domenico Mantella - Francesco Iannaci - Sergio Muzzopappa - Nicola Rombolà - Pino Currà - Giusy Fanelli - Vincenzina Perciavalle.

di Vincenzo Varone

Quattro i candidati a sindaco. Oltre seicento gli aspi-ranti consiglieri. Un esercito di uomini e di donne che per oltre un mese si sono dati battaglia a suon di parole, santini, manifesti, buone intenzioni, pre-ghiere, litanie, visite a domicilio, cappuccino con cornetto alla mattina per i frequentatori mattutini di Piazza Municipio, succo all’arancia con dolcetto il pomeriggio per le casalinghe impegnate e fare spe-sa. E per chiudere la giornata,cena a base di pesce congelato e di vino tirato fuori per l’occasione per i

portatori di voti riuniti la sera intorno al tavolo della sapienza e delle strategie.I timonieri,in queste ore, stanno spendendo le ul-time energie. L’affanno si sente. Anche i cellulari danno segnali di evidente stanchezza. I nomi de-gli aspiranti alla carica più altra, comunque andrà a finire sono ormai entrati a pieno titolo nelle storia politica cittadina. Ma ricordiamoli. Michele Soria-no (centrosinistra), sostenuto da sette liste; Nicola D’Agostino,candidato del Polo della Libertà, appog-giato da tre liste; Antonino Daffinà dell’Udc che ha dalla su parte cinque formazioni; Nicolino La Gam-

ba che guida la lista civica “Patto per il vibonese” .Uno dei quattro tra pochi giorni, o tra poco più di quindici se si andrà al ballottaggio, sarà incoronato sindaco della città,ovvero della poltrona fino adesso occupata da Franco Sammarco, Elio Costa, Alfredo D’Agostino, tanto per citare solo gli ultimi sindaci. Ovvero la Mecca, il sogno, l’ambito traguardo.Che vinca il migliore! Ovvero chi ha le idee più chiare, la passione giusta e la voglia di lavorare per una città che aspetta da anni il suo “decollo”, il suo “futuro”e la sua promozione sul campo di città capo-luogo di provincia.

ALLA CONQUISTA DI PALAZZO LUIGI RAZZAIn lizza: Soriano, Daffinà, La Gamba e D’Agostino.Oltre seicento gli aspiranti consiglieri

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Il suo nome è arrivato, parlando in termini calcistici quasi al 90mo ri-spetto agli altri candidati che si sono fatti avanti molto tempo prima. Pensa quindi di partire con qualche punto di svantaggio?Assolutamente no. Anche perchè noi come centrosinistra siamo fortemente radicati nel territorio e comunque abbia-mo delle liste i cui candidati sono perso-ne impegnate in politica e non prestate all’ultimo istante. Per cui ritengo che abbiano più capacità di aggregazione ri-spetto ad altri. Alla luce di questo il suo pronostico qual è?Io sono convinto, e non lo dico per darmi delle arie, di vincere al primo turno. Son-daggi miei personali ci danno tra il 51 e il 53 per cento. Lei un medico affermato, primario del reparto di ortopedia alla Jazzolino. Un lavoro che comunque Le porta via molto tempo. Perchè quindi ha deciso di intraprendere questa strada?Perchè io sono convinto che questa città abbia bisogno di ina scossa, di una spin-ta e di un cambiamento radicale. Io mi vanto di essere un uomo molto pratico, concreto, attanto alle cose e attento ai bisogni della gente proprio perchè sono medico e il vedere questa città versare in grandi difficoltà mi ha dato l’imput di candidarmi. Io a proposito del tempo, ri-tengo che la città non abbia bisogno di un sindaco impiegato, Vibo ha bisogno di un sindaco che programma, poi ci sono i di-rigenti e gli assessori che devono essere di stimolo e che soprattutto devono lavo-rare. Una buona amministrazione è tale se ha degli amministratori capaci. Sulla macchina burocratica infatti, io farò una rivoluzione generale.Quindi qualora Lei venisse eletto sin-daco cercherà di far conciliare le due attività?Lo valuterò dopo i primi mesi di lavoro.Quali sono i punti di forza del suo pro-gramma?Sono cinque i punti per me fondamentali. Il primo è il piano strutturale comunale, la difesa del territorio e dell’ambiente. Il secondo è la viabilità e i parcheggi. Il terzo è il recupero del patrimonio ar-cheologico, il rilancio culturale, come la realizzazio-ne del teatro che devono rendere questa città appeti-bile. Il quarto punto è il sociale e quindi la difesa dei deboli, degli anziani, dei diversamente abili gente di cui noi ignoriamo completamente l’esistenza. Io a tal proposito ho intenzione di fare un osservatorio che monitori i bisogni della povera gente e le assicuro che c’è molta gente povera in questa città. Anziani che non hanno neanche una persona a cui chiedere di farsi fare una puntura o comprargli un chilo di pane.

Il quinto è la sanità. Molti si chiedono cosa possa fare un sindaco in questo campo e questo è quanto han-no pensato i sindaci che mi hanno preceduto che si sono disinteressati. A me invece piace ricordare che per legge, il sindaco ha la massima autorità sanitaria del comune. E’ logico che non avrò responsabilità dirette sulla sanità ma vi assicuro che mi batterò e mi adopererò per dare a questo paese una sanità mi-gliore. Queste sono le cose che se fatte renderebbero questa città vivibile. Non dobbiamo fare grandi cose, solo riportare Vibo alla normalità. Le grandi barche che entrano nel porto di Vibo marina le lasciamo agli altri, noi puntiamo ad un recupero del pennello e ad un rilancio del porto. Se riusciamo a rendere questa

città normale abbiamo vinto la scommessa.La criminalità organizzata sta rialzando il tiro nel vibonese. Qualora venisse eletto sin-daco della città quale sarà il suo impegno per contrastare questa dolorosa piaga?Il ruolo del sindaco nel combattere la crimi-nalità organizzata è minimale. Il sindaco però può fare molto per la diffusione della cultura della legalità. Io in questo senso ho anche pre-so un impegno davanti all’associazione “Li-bera” e cioè che tutti gli appalti, passeranno attraverso la stazione unica appaltante, perchè checchè se ne dica non sono le fiaccolate che combattono la criminalità organizzata ma bi-sogna tagliare i viveri alle cosche mafiose q queste come si sa hanno interessi sui lavori pubblici. Quando noi riusciremo ad eleminarli dai lavori e dagli appalti pubblici allora noi avremo dato una grossa mano nella lotta alla criminalità organizzata.Che aria si respira a Vibo?Di confusione. La città è confusa, la gente è sempre più sgomenta ma quello che mi da molto fastidio è vedere che la gente si abitui a questo tipo di cose, si rassegni facilmente, mentre secondo me è importante continuare a combattere e a lottare per le cose a cui si tiene.Perchè tra i vari aspiranti alla candidatura di sindaco tra le fila del Pd alla fine ha vin-to il suo nome?Qualcuno direbbe che è stato perchè sono il più forte. Io invece dico che il motivo è il fatto che io sia riuscito a far coagulare la maggio-ranza dei consensi del partito e probabilmente perchè gli altri hanno visto in me una persona capace e in grado di poter portare avanti un progetto di rilancio di questa città. Mi è stata quindi riconosciuta capacità e competenza.L’amministrazione Sammarco lascerà in eredità al futuro sindaco qualcosa di posi-tivo?Si, anche perchè secondo me quello che ha fat-to Sammarco non è tutto negativo. Io qualora dovessi diventare sindaco so che troverò una montagna di soldi da spendere. Perchè Vibo ha ricevuto un sacco di finanziamenti che ancora non sono stati spesi e quindi ci sarebbe la pos-sibilità di trasformare nel giro di un anno Vibo in un grande cantiere di opere pubbliche.

il candidato del centrosinistra ottimista:«la partita sarà nostra»

MICHELE SORIANO NON TEME I SUOI AVVERSARI

IL SUO PRONOSTICO: «VINCERÒ AL PRIMO TURNO»

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La campagna elettorale è alle battute fi-nali qual è il suo pronostico?Ballottaggio ormai certo, con la possibilità di arrivare prima degli altri.Perché l’elettore vibonese dovrebbe sce-gliere Tonino Daffinà?Perché rappresento la vera novità. Perché parliamo di un progetto nuovo, che vuole dare ai cittadini vibonesi una città dignitosa, decorosa e che possa offrire anche a chi vie-ne da fuori tutto il decoro e quella dignità che merita.Quali sono i punti di forza del suo pro-gramma?Il vero punto di forza intanto è il fatto che io ho piena autonomia di scelta all’interno della mia squadra. Una squadra che rappre-senta certamente la vera forza per poter por-tare avanti i nostri programmi che partono soprattutto dal ripristino dell’ordinario e dei servizi che ormai da qualche anno vengono sempre meno. Ciò che mi preme di più è il rilancio della città attraverso una valorizza-zione del porto di Vibo marina, attraverso la ripresa del piano strutturale comunale e quindi la messa in sicurezza del territorio.Cosa lascia in eredità al futuro sinda-co della città, il primo cittadino uscente Franco Sammarco?Io penso che tutto sommato qualcosa di buono questa amministrazione potrebbe an-che averla fatta, quindi è necessario prima verificare che tipo di attività positive sono state intraprese e poi di sicuro le prendere-mo in considerazione, le integreremo e ri-partiremo. Questo è necessario per cercare di non perdere tempo. Io sono nelle condi-zioni – grazie anche all’esperienza che ho acquisito nei quasi tre anni e mezzo di am-ministrazione - di capire dove intervenire subito, anche perché, lo ribadisco, ho gran-de autonomia all’interno del mio gruppo, a differenza degli altri candidati che invece hanno legami particolari, problematiche al-l’interno dei partiti e mi riferisco al Pd e al Pdl, parlo di beghe interne e scissioni varie che naturalmente non consentono di far par-tire subito l’attività amministrativa.

Che aria si respira ora a Vibo?Aria di cambiamento. Io lo percepisco e sono sicuro che vibo risponderà bene anche perché l’elettore vibonese è molto intelligente e saprà certamente valutare chi deve votare per avere da subito una città diversa. Una Vibo che possa rilan-ciare l’economia che possa stare vicino alle famiglie e ai giovani, che si occu-pi di sport, di cultura e di tempo libero. Quindi una Vibo che deve recuperare la brillantezza del passato, presentandosi alla gente nel modo più vivibile possi-bile. La criminalità organizzata nel vibone-se sta alzando il tiro, quale sarà il suo impegno da sindaco per contrastare questa dolorosa piaga? Intanto io utilizzerò tutti gli strumenti che avrò a disposizione per combattere appunto la criminalità organizzata e per poter operare all’interno dell’attività amministrativa in maniera trasparente e chiara ma soprattutto legale. E’ necessa-rio reagire con forza a tutte queste atti-vità criminali, interagendo anche con le associazioni che operano in questo set-tore come “Libera”, per dare un contri-buto serio affinché si possa allontanare dall’attività amministrativa la presenza della criminalità organizzata che alcune volte impedisce lo svolgimento di alcune attività importanti.Chi gliel’ha fatta fare?Alcune volte me lo chiedo anch’io. Sì, chi me l’ha fatta fare, e me lo chiedono anche in molti. Io sono amante della mia città, delle cose belle e voglio trasfor-mare Vibo Valentia in una città che sia apprezzabile veramente da tutti e sono altresì convinto che nei primi cento gior-ni un minimo di cambiamento riuscirò a darglielo, per passare poi alle grandi progettualità, con il coinvolgimento di tutti gli enti territoriali perché sono con-vinto di avere le potenzialità per poter trasformare questo territorio fortemente penalizzato da mille rivoli e da mille ne-

gatività che ci fanno apparire nella varie classifiche sempre agli ultimi posti.

«Voglio trasformare Vibo Valentia in un centro che sia apprezzabile da tutti»

IL CANDIDATO A SINDACO TONINO DAFFINÀ PARLA DEI SUOI OBIETTIVI PER DARE NUOVO SLANCIO AL TERRITORIO

«RILANCIARE LA CITTÀ ATTRAVERSO LAVALORIZZAZIONE DEL PORTO DI VIBO MARINA»

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Scuola elementare “G. Morabito” - Mi-

di Angela Bentivoglio

Quali sono le motivazioni che l’ hanno portata a scendere in campo?Vibo, purtroppo, è diventata una città anonima che non ha mai avuto lo sviluppo sperato aldilà degli impegni che ogni candidato, di volta in volta, ha as-sunto e che poi per varie vicissitudini sia politiche che interpersonali, non ha mantenuto e alla fine a pagare dazio è sempre stata la comunità. La nostra è una città che non ha realizzato nulla, che ha perso la dignità di capoluogo, che se non ha decollato, non ha avuto alcuno sviluppo è anche colpa di impegni politici non rispettati.. Quali sono i punti fondamentali del suo program-ma?Questa è una piccola città capoluogo a cui le diatri-be politiche hanno tolto la possibilità di ampliare i propri confini. Se vogliamo vederla crescere è necessario allargare il canale dei finanziamenti, ampliare i confini della conurbazione territoriale, stipulare accordi di pro-grammaziona con tutti i paesi limitrofi, realizzare nuclei industriali con una localizzazione e una per-tinenza ben specifica al fine di creare infrastrutture viarie e favorire lo sviluppo. Questo è il progetto che intendo attuare.Se dovesse essere eletto, tirerà fuori dal cassetto un suo vecchio progetto che le sta molto a cuore, quello della metropolitana in superficie?Ho disegnato una proiezione di sviluppo della città che partendo dalle marinate, passa per le stazioni, fino ad arrivare a Vibo città. Ogni via piena di albe-ri, fontanelle, piste ciclabili, con un lungomare che parte dalla zona Capannina di Vibo Marina fino a Trainiti, protetto a monte con frangiflutti e un altro lungomare che va dal lido Proserpina fino a Pizzo dove si può creare un molo d’attracco per le navi da crociera. Della metropolitana in superficie si parla-va quando ero consigliere comunale con l’ ammi-nistrazione D’Agostino e con la giunta successiva, presieduta dal dr Elio Costa si è deciso, di concerto con il responsabile del Ministero dei Trasporti, di ac-cantonare l’idea per gli alti costi di gestione. Anche la Regione Calabria ha contribuito al progetto defini-tivo. Esiste un protocollo d’Intesa che ho sottoscritto con tutti i comuni interessati. L’opera parte da Vibo Marina, passa per Pizzo, percorre il vecchio tracciato della cosiddetta Littorina fino ad arrivare a Mileto con una grande area parcheggio all’aeroporto di Vibo Valentia. Il mio intento è quello di poterla realizzare. Mi preme ringraziare il Pres. Della Provincia Fran-cesco De Nisi che mi ha da poco informato di aver finanziato con 18 mln di Euro un’altra mia opera: la funivia che collega Vibo città a Vibo Marina.Che tipologia di persone ha accolto nella sua li-sta?Le persone che ne fanno parte appartengono a tutti i ceti sociali. Dal professionista al disoccupato, alla casalinga, all’operaio. Da gente che vive la quotidia-nità e vuole avere una qualità della vita migliore con un orizzonte diverso da quello che finora le è stato prospettato. Fare una lista non è stato facile. Candi-darsi e dare la propria disponibilità è prova di grande coraggio in una città che non offre nulla. Sarà gen-te che saprà esprimere i propri pensieri, innalzerà, sicuramente, la qualità del dibattito con un decoro che, purtroppo, è andato perso con l’attuale Consi-

glio Comunale.Con Nicolino La Gamba Sindaco , Vibo ritornerà “Giardino sul mare”?Sicuramente ritornerà ad essere “Giardino sul mare”. Mi hanno sempre affascinato i racconti dei miei non-ni e dei miei genitori su quello che era lo splendore di Vibo Valentia. E’ un progetto ambizioso ed è una sfi-da che lancio a me stesso, poter iniziare dalle piccole cose. Mi auguro con un congruo finanziamento poter riasfaltare tutte le strade della città e delle frazioni. Piantare tanti oleandri colorati lungo la strada che porta a Vibo Marina. Iniziare, dunque, dalle cose che sono tangibili.

La politica corre sul web e Nicolino La Gamba non rimane indietro. Perchè la scelta di fare un sito internet?Perchè ritengo che il manifesto non paghi molto, è temporaneo. Il sito internet mi dà la possibilità di comunicare direttamente e di far conoscere meglio quella che è la mia storia politica, cosa ho realizza-to di buono in questa città, quali saranno i progetti futuri. La mia famiglia è di origine vibonese e dopo cinquant’anni sono il primo vibonese candidato a sindaco di questa città. Nel mio sito www.nicoli-nolagamba.it esiste una finestra “ Comunicazioni” che in qualsiasi momento dice cosa sta accadendo, dove sono, cosa ho intenzione di fare e il modo in cui voglio realizzarlo e chiunque ha la possibilità di contattarmi. Qualunque cosa dicano di me le persone diventa vangelo, perchè senza di loro non vado da nessuna parte.

« Vibo ritornerà ad essere giardino sul mare. E’ un progetto ambizioso, una

sfida che lancio a me stesso »

NICOLINO LA GAMBA SOGNA DI RIPORTARE IL TERRITORIO

VIBONESE AI FASTI DEL PASSATO

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Umberto Zanotti Bianco

POLITICA

Un bilancio delle attività portate avan-ti in questi due anni di legislatura. «Siamo quasi arrivati al giro di boa dei due anni di consiliatura e il bilancio di quanto programmato e realizzato non può che essere parziale. Innanzitutto abbiamo rimesso in moto l’Amministrazione pro-vinciale dopo un lungo periodo di stallo, focalizzando l’attenzione sulle priorità da affrontare, a cominciare dal taglio dei co-sti, passando per la riorganizzazione de-gli uffici e dei servizi erogati all’utenza. Molti validi progetti avviati dalla prece-dente Amministrazione sono stati portati in dirittura d’arrivo, come il Nuovo Pa-lasport di Vibo Valentia o le numerose opere stradali già cantierizzate. Siamo intervenuti con decisione nella manuten-zione dei corsi d’acqua a maggior rischio esondazione, nei limiti ovviamente delle risorse disponibili, a cominciare da quel-le stanziate a questo scopo dopo l’allu-vione del 2006. Siamo riusciti a condurre in porto la concertazione per la costitu-zione del Sistema turistico locale, che rivoluzionerà il modo di gestire questa fondamentale risorsa locale, esprimendo strategie di sviluppo largamente condivi-se tra i soggetti pubblici e privati coin-volti nel comparto. Abbiamo prestato particolare attenzione al settore dell’edi-lizia scolastica, intervenendo con opere di ammodernamento e adeguamento in-frastrutturale laddove fosse necessario e programmando la costruzione di nuovi edifici che possano ospitare gli istituti di nostra competenza. Insomma, abbiamo massimizzato gli sforzi cercando di otti-mizzare le risorse, che – è bene ricordarlo - restano assolutamente insufficienti ri-spetto alle competenze che la legge affida alle Province. Una situazione resa ancora più gravo-sa dalla crisi economica che ha determinato un’ulte-riore contrazione delle entrate». Da quando Lei è presidente della provincia, il territorio ha fatto qualche passo avanti? «Non ho la presunzione di attribuirmi meriti così netti ad appena due anni dall’inizio del mio manda-to, ma di certo il territorio non è arretrato. Anzi, sono tanti i segnali che potrebbero indurre ad un cauto ottimismo sulla futura crescita socio-economica di questa provincia. A cominciare da un rifiuto sempre

più consapevole ed esplicito della cultura mafiosa. Il 2009 è stato un anno terribile per numero di inti-midazioni e attentati perpetrati nei confronti di am-ministratori pubblici, dirigenti e imprenditori. Ma la reazione della politica e della società civile a questi episodi è sempre più sincera e inequivocabile. La criminalità organizzata è ancora molto potente in Calabria, ma comincia a farsi strada tra la gente la convinzione che sconfiggerla è possibile, riappro-priandosi così della propria libertà».Di cosa ha bisogno la provincia di Vibo Valentia per risollevarsi dalla fase stagnante, sia politica

che sociale, in cui si ritrova? «La stagnazione politica e sociale è un fenomeno che riguarda l’inte-ro Paese, e per certi versi l’intero mondo occidentale. Da molti anni ormai non c’è tensione verso il fu-turo, non ci sono grandi ideali in grado di motivare le nuove gene-razioni. Dalla fine degli Anni ‘90 il mondo vive una svolta epocale che però non si compie mai com-pletamente, tranne che nel campo tecnologico. Se questo è il conte-sto generale, una piccola provincia come quella vibonese, per giunta in una delle regioni meno sviluppate d’Italia, non può certo esprimere grande fermento sociale e politico. Per superare questa impasse, che io ritengo prima di tutto cultura-le, occorre riacquistare fiducia nei propri mezzi e nelle enormi poten-zialità di questo territorio, soprat-tutto con riferimento alle risorse ambientali e turistiche».A giorni l’assetto politico regionale cambierà, quan-to influirà questo sulla vita politica della provincia? «Influirà inevitabilmente, come è ovvio che sia per un Ente sovra-comunale che ha come suo prin-cipale interlocutore istituzionale proprio la Regione. L’auspicio è che qualunque sia il risultato che uscirà dalle urne, la Regione rie-sca ad interpretare al meglio il suo ruolo, offrendo alle Province calabresi le stesse chance, senza favoritismi determinati dall’appar-tenenza territoriale dei singoli rap-

presentanti istituzionali che siederanno in Consiglio e in Giunta». Cosa si aspetta dal futuro governo regionale? «lo ribadisco: mi aspetto che non vi siano sperequa-zioni tra territori. E che la provincia vibonese venga finalmente percepita come una risorsa dell’intera Calabria».Che consigli si sente di dare al futuro sindaco del-la città?«Dipende da chi sarà il sindaco... c’è tempo per i consigli».

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE: AL GIRO DI BOA DEI DUE ANNI DI LEGISLATURA

IL PRESIDENTE DE NISI TIRA LE SOMME DELLA SUA ATTIVITÀ

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Durante questi tre anni che l’hanno vista impe-gnato come presidente di Confindustria Giovani Vibo Valentia, che obiettivi è riuscito a raggiun-gere e cosa invece avrebbe voluto fare e non ci è riuscito?Sono riuscito nel mio intento principale ovvero, quello di costituire un gruppo molto operativo che riuscisse a lavorare nell’ottica di una crescita comu-ne. Abbiamo instaurato ottimi rapporti con gli altri gruppi di Confindustria giovani sia in Calabria e che a livello nazionale. Grazie a questo lavoro oggi i gio-vani imprenditori di Vibo sono presenti nei comita-ti nazionali che si occupano di sviluppo d’impresa, economia, energia e ambiente ecc. Siamo riusciti ad ottenere anche un posto nel “consiglio centrale regioni imprenditori” con diritto di voto, questo è un obiettivo che Vibo non aveva mai raggiunto e io sono uno dei 15 membri elettivi a livello nazionale nel consiglio centrale che sostiene Federica Guidi, presidente nazionale di Confindustria giovani.Naturalmente si può sempre fare di più ma dobbiamo tenere presente la realtà in cui viviamo, dove tutto diventa più difficile, anche perché i giovani impren-ditori sul territorio vibonese non sono tanti, quindi tutto quello che abbiamo realizzato lo abbiamo fatto sottraendo anche del tempo alle nostre aziende. Re-centemente abbiamo realizzato inoltre, una pubbli-cazione che s’intito-la “Da grande farò l’imprenditore”, rivolto agli studenti delle ultime classi delle scuole supe-riori, che attraverso questo libro posso-no capire come co-stituire un’impresa in Calabria. Una spiegazione sche-matica e semplice allo stesso tempo, che riporta quel-la che è la nostra esperienza sul cam-po, tesa a spiegare ai giovani che fare impresa in Calabria non è la stessa cosa che fare impresa in Lombardia.

L’imprenditore calabrese deve cambiare mentali-tà rispetto al modo di fare impresa?Più che la mentalità dell’imprenditore deve cambiare quella delle istituzioni e il modo di fare degli uffici pubblici, la burocrazia deviata è spesso anche peggio della delinquenza perché fa perdere tempo e molte opportunità. Poi sicuramente ci rapportiamo con un territorio carente dal punto di vista infrastrutturale che limita di molto l’attività delle imprese, senza dimenticare i rischi dal punto di vista della sicurez-za, quindi risulta, purtroppo, normale che per fare impresa al Sud, l’imprenditore debba essere pronto ad uno sforzo maggiore rispetto ai colleghi di altre regioni. Diciamo però che questa può essere anche una palestra.Il fenomeno della criminalità organizzata nella maggior parte dei casi mette in ginocchio le no-stre aziende, questo oltre a scoraggiare chi già fa impresa da anni, spaventa i giovani che avreb-bero il desiderio di mettersi in proprio. A questi ragazzi, Lei da imprenditore che consigli si sente di dare?Io consiglio di iniziare, anche perché come dice il proverbio “chi non risica non rosica” e piuttosto che stare perennemente in attesa che succeda qualcosa o che arrivi il posto fisso, è meglio rimboccarsi le ma-niche decidendo di mettersi in proprio. E’ necessario però, che le istituzioni siano vicine e accompagnino passo dopo passo i giovani che decidono di affron-tare questa sfida in cui l’imprenditore mette in gioco tutto e rischia non solo a livello economico. Che proposte ha avanzato Confindustria giovani affinché le istituzioni cambino modo di fare e stia-no più dalla parte dell’imprenditore?Per sopperire soprattutto alle carenze infrastruttu-rali esistenti, abbiamo proposto di proporzionare le tasse ai servizi che effettivamente si ricevono e dato la scarsità di questi, la Calabria potrebbe diventare una grande “No Taxaria”. E’ una provocazione, ma se pensassimo seriamente a questa cosa si potrebbe creare una no taxaria, grazie alla quale le imprese, per i primi dieci anni d’attività non pagherebbero le imposte e, nei successivi 5 ne corrisponderebbero solo il 50%. Con questo sistema si premierebbero solo le imprese sane e che producono, permettendo così all’imprenditore di recuperare lo svantaggio rispetto ad altri suoi colleghi che operano in zone meno disagiate della nostra.

Abbiamo avanzato inoltre, un’altra proposta relativa agli sgravi sul costo del lavoro che potrebbero attira-re nuovi investimenti e quindi facilitare la creazione di ulteriori posti di lavoro vista l’eventuale conve-nienza fiscale .Qual è il settore d’impresa che al momento rende di più?Innanzitutto io consiglio di partire da un’attenta analisi del nostro territorio per valutare bene che tipo di aziende mancano . Anche se credo si debba puntare alla produzione di prodotti che hanno tutti un valore aggiunto, di qualità medio-alta e non pro-dotti di massa, altrimenti il rischio è di uscire subito fuori mercato. I prodotti di alta qualità, per quanto riguarda il ramo gastronomico, resistono nel tempo e possono diventare competitivi nei mercati interna-zionali. Il mio consiglio quindi, è quello di puntare su un prodotto di qualità e di promuoverlo partendo dal piccolo, senza avere fretta e gradualmente questo crescerà e risponderà alle esigenze dei consumatori di fascia alta, portando introiti all’azienda che potrà, in tal modo, ampliarsi nel medio termine. E’ così che si costruiscono realtà solide!Se fosse un politico cosa farebbe per le imprese?Promuoverei molti più bandi mirati all’incentivazio-ne delle imprese e proporrei una legge per favorire la trasformazione degli artigiani in piccole e medie industrie, in modo da avere una base solida di im-prese che nel concreto sanno fare un prodotto. Non si può pensare di creare un’azienda senza avere idea di come si realizzi il prodotto finale. E questo pur-troppo è quello che succede in Calabria, dove si par-te con grandi progetti che poi non possono andare avanti per mancanza di competenze. Questi anni come presidente del Gruppo Giova-ni Imprenditori di Confindustria Vibo Valentia, cosa le hanno insegnato?Che non bisogna rinchiudersi nel proprio guscio, gli imprenditori e le imprese invece, devono interagire tra di loro, e non solo a livello locale. Questo è un modo per crescere e per fare rete. E’ molto importan-te quindi per l’imprenditore poter contare sui pro-pri colleghi, specie in questo momento di forte crisi. Anche perché i problemi gestionali delle aziende sono comuni tra di loro e se si affrontano insieme come associazione si può ottenere senz’altro un ri-sultato migliore.

INCORONATO PRESIDENTE DEL GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI CONFINDUSTRIA CALABRIA,

NUCCIO CAFFO ESORTA I GIOVANI A FARE IMPRESA NEL SUD

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di Sergio Muzzupappa

Angela Napoli, componente del gruppo del PDL alla Camera dei Deputati nonché membro da più legisla-ture della commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni cri-minali, anche straniere, è da sempre in prima linea nella nostra Regione contro i disegni delinquenziali della malavita. Ci siamo trovati per ragionare in-sieme su alcune tematiche di scottante attualità. Quale ruolo, secondo lei, deve assumere la poli-tica nei confronti delle mafie?Il mondo politico ha grosse responsabilità in termi-ni di contrasto alla mafia: spesso, soprattutto nel-le realtà meridionali, ha creato l’humus utilizzato dalla mafia per incrementare le sue potenzialità. Il mondo politico fino ad oggi non è riuscito a creare quella barriera necessaria ad ostacolare la mafia, anzi, spesso ne è diventato complice. La politica dovrebbe riacquistare l’etica, puntare sulla que-stione morale attraverso il rispetto di un codice deontologico e candidare donne e uomini moral-mente sani e comunque capaci di lasciare la mafia fuori dalle stanze del potere.Mancanza di lavoro-arruolamento nella malavi-ta. È valida ancora oggi questa equazione oppu-re sono altri a suo parere i motivi che spingono i giovani ad essere ingaggiati dalla criminalità?Non v’è dubbio che la disoccupazione può tradursi in un viatico negativo per i giovani. Tuttavia oggi non mi convince più l’uguaglianza “disoccupazio-ne = mafia”, perché le mafie tutte, ormai, esplicano le maggiori attività illecite proprio laddove risul-tano più cospicui i finanziamenti e dove maggiori appaiono le prospettive di sviluppo economico. Personalmente mi sono convinta che la scomparsa dei valori è una delle cause che fa cadere i giovani nelle grinfie della mafia, attratti dai “falsi modelli” ritenuti, a torto, facilmente acquisibili.Venendo in maniera più specifica alle esigenze della nostra Regione, c’è in Calabria una magi-stratura numericamente capace di fronteggiare le indagini e i processi già in atto? È solo una que-stione di organico, di concorsi non banditi…?Sinceramente non mi sento di considerare tutta la Magistratura calabrese alla stessa stregua. Una par-te, purtroppo minoritaria, di inquirenti e giudici, nonostante le note difficoltà, produce giustizia vera. Un’altra parte, quella maggioritaria, e riscontrabile in alcune Procure ordinarie calabresi, dietro falsi ali-bi, finisce col garantire il malaffare imperante, attra-verso il quale la criminalità organizzata gestisce le proprie attività.Negli ultimi decenni la Calabria è stata bersaglio di fenomeni mafiosi a danno di parecchi impren-ditori. Grazie ad un impegno tenace, duro, pregno di sopportazione gran parte di loro sta cercando di resistere. Fin quando dovranno avere fiducia nelle Istituzioni e persistere nel loro impegno? Alcuni nomi conosciuti, colma ormai la misura, stanno decidendo di trasferire altrove le proprie aziende. È solo scappando che si vince la ‘ndran-gheta? Potrò essere considerata il “Pierino” della situazio-ne, ma sono convinta che buona parte della classe imprenditoriale calabrese ha, purtroppo, favorito la ‘ndrangheta. In molti casi gli imprenditori si sono affidati agli uomini delle cosche locali per diveni-re aggiudicatari di finanziamenti ed appalti. Hanno, altresì, ceduto alle pressioni degli uomini e delle donne delle varie cosche, non solo pagando il clas-sico “pizzo”, ma anche affidando l’incarico di guar-diania, assumendo personale quasi sempre presente solo sul libro paga, acquistando attrezzature e mate-riali indicati dalla malavita, mettendo a disposizione

le proprie strutture per incontri, cerimonie ed altro sempre in favore dei criminali. Gli atti intimidatori, in molti casi, sono frutto di tardivi tentativi, da par-te degli imprenditori, nel prendere le distanze dalle varie cosche. Gli attacchi verso i politici, da quelli più “blan-di”, se tali possono definirsi le minacce, a quelli

che costano il sacrificio della vita non si contano più. Passata l’euforia del momento sembra ritor-nare la desolazione di prima. È come se il tem-po ovattasse quella circostanza e col passare dei mesi, degli anni l’episodio serva solo per parate commemorative. Cosa ne pensa? Anche al mondo politico tributo molte responsabili-tà. Non tutti gli attentati contro il mondo politico pro-vengono dalla ‘ndrangheta. In Calabria vige ancora la cultura dell’assistenzialismo e del clientelismo: il cittadino comune si sente autorizzato ad ottenere tutto dal pubblico Amministratore, anche in dispre-gio del rispetto della legalità. Certamente in Calabria alcuni attentati rivolti ai politici provengono dalla ‘ndrangheta, ma qualche volta sono dettati dal man-cato rispetto di precisi impegni assunti in campagna elettorale. Purtroppo in Italia il voto di scambio non è ancora punito a dovere, né esistono leggi utili a prevenirlo. Per tale motivo, anche in questa legisla-tura sono stata la prima presentatrice di una propo-sta di legge, lanciata dal Centro Studi “Lazzati” di Lamezia Terme, concernente disposizioni relative al divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione. Que-sta proposta intende incidere proprio su uno dei nodi cruciali nei delicati rapporti tra politica e malaffare che, soprattutto in Calabria, proiettano la loro ombra nefasta sulle istituzioni democratiche. Finalmente, nella qualità di relatrice, sono riuscita, prima della pausa natalizia, a far approvare la proposta in que-stione dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. E’ già un primo passo! Sarebbe stato comunque utile definire la proposta in norma legi-slativa prima delle elezioni regionali. Purtroppo in Calabria la maggior parte dei delitti compiuti sono rimasti impuniti. Di nessun delitto “eccellente”, e

sono numerosi, ad oggi sono stati scoperti moventi, killer e mandanti. L’ultimo delitto “eccellente”, quel-lo del Vice Presidente del Consiglio regionale, Fran-cesco Fortugno, nonostante l’attenzione richiamata dall’intero Paese, è privo della verità più importante. Credo che sia proprio la mancanza di verità, legata alla non individuazione dei colpevoli e quindi alla certezza dell’impunità, ad incrementare le potenzia-lità del sistema mafioso calabrese.Dalle inchieste della magistratura e dallo sciogli-mento dei tanti Comuni della Calabria non pos-siamo non notare come la mafia abbia dipanato i suoi robusti tentacoli dappertutto, compresa la gestione della politica. Sono proprio queste col-lusioni mafia-politica che creano sfiducia gene-ralizzata nei cittadini. Cosa può contribuire ad alimentare nella gente un ritorno di “affidamen-to” nei confronti di chi è deputato a gestire la cosa pubblica?I cittadini hanno perso la fiducia nelle Istituzioni non solo perché costretti a registrare quotidiana-mente le collusioni tra queste e la ‘ndrangheta, ma anche perché non sempre gli Amministratori locali gestiscono la cosa pubblica nell’interesse della col-lettività e quindi secondo le esigenze del cittadino. Soprattutto in Calabria imperversa il malaffare, ri-badisco, terreno fertile per la criminalità organiz-zata. La ‘ndrangheta è riuscita ormai a penetrare in tutte le Istituzioni non solo attraverso il mondo po-litico, ma anche servendosi di dirigenti e funzionari pubblici. A tal proposito si è resa necessaria la rivi-sitazione della legge sullo scioglimento dei Consi-gli comunali per infiltrazione mafiosa per accertare le responsabilità dei singoli, non solo appartenen-ti al mondo politico. La fiducia dei cittadini potrà essere riacquistata dalle Istituzioni solo quando la cosa pubblica verrà gestita con massima trasparen-za e quando verrà costruito un muro imbattibile tra

Istituzioni e mafia.Onorevole, l’utilizzo delle intercettazioni telefo-niche a suo parere può essere un utile strumento appannaggio della magistratura per scardinare rapporti clientelari ed altre losche relazioni, altri-menti rimasti insoluti? Se ne fa un uso giusto?Le intercettazioni telefoniche ed ambientali sono certamente valide per sconfiggere le mafie tutte, il malaffare e per scoprire le varie collusioni tra mondi politici – imprenditoriali – mafiosi. Non v’è dubbio, tuttavia che occorrano delle regole soprattutto per individuare l’efficacia delle intercettazioni e, quindi, della loro utilizzazione. L’Italia è la Nazione con il maggior numero di cittadini intercettati ed al suo in-terno la Calabria ne acquista il primato; pur tuttavia non sempre le intercettazioni vengono adeguatamen-te usufruite per interventi giudiziari. Qualche volta servono più per creare scoop a Magistrati e Giornali-sti, più che divenire fonti utilizzabili per comprovare reati commessi.Collaboratori di giustizia. Fino a quanto possono ritenersi credibili? Da più parti si levano critiche nei confronti di chi, in maniera incondizionata, è persuaso dell’attendibilità delle loro rivelazioni. Andrebbe riformulata, secondo lei, la normativa in merito? In che misura? Bisognerebbe rivedere ed eventualmente riscrivere le diverse agevolazio-ni “concesse” per il pentimento? Non v’è dubbio che la prima fase di gestione del-la normativa sui collaboratori di giustizia sia stata estremamente positiva per conoscere la struttura, le pieghe e gli uomini della mafia, anche perché i col-laboratori potevano ritenersi veramente tali. Oggi, a mio avviso, la normativa andrebbe rivisitata: molti collaboratori non sono credibili, diventano tali per falso pentitismo e quindi solo per usufruire di be-nefici, certamente eccessivi per chi è responsabile

L’IMPEGNO DELLA PARLAMENTARE ANGELA NAPOLI CHE DA ANNI SI BATTE PER UNA CALABRIA PULITA

IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ E AL MALAFFARE

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di gravi delitti, quali quelli di mafia o di terrorismo. Purtroppo l’uso dei collaboratori di giustizia è dive-nuto, a volte, anche utile a qualche Magistrato per to-gliersi i “sassolini dalle scarpe” e per costruire prove investigative falsate. Le indagini dovrebbero essere assegnate solamente alla Polizia inquirente e dovreb-bero essere ridimensionate tutte le norme vigenti in materia di benefici, in particolare per coloro che si sono macchiati di orribili reati. Quando un familiare di una vittima di mafia o di terrorismo è costretto ad assistere all’uscita dalle carceri dei responsabili, non può che aggiungere ulteriore dolore a quello per la scomparsa del proprio caro. L’Italia è, purtroppo, a mio avviso divenuta eccessivamente garantista per chi commette i reati e dimentica le vittime degli stes-si reati. Si comprenderà, quindi, come io non con-divida né indulti, né amnistie, né benefici vari, ma punti decisamente sulla certezza della pena, nonché sull’espiazione della stessa, per chi ha comprovata-mene sbagliato.Che ruolo devono assumere i media nella lotta alla criminalità?I media dovrebbero a mio avviso contribuire al ripri-stino della legalità, dando spazio a chi opera per la giustizia in maniera corretta ed a coloro che trovano il coraggio della denunzia ma che, quasi sempre, ri-mangono isolati.Il pizzo è una piaga che lacera l’economia me-ridionale. La paura di chi denuncia il sopruso è quella di rimanere solo e indifeso di fronte alle forze oscure della mafia. È davvero così o sono altri i motivi di fondo che impediscono di non de-nunciare la criminalità. La normativa è aggiorna-ta alle esigenze odierne? I testimoni di giustizia di fatto non ancora sono pie-namente tutelati dalla normativa vigente e dalla cul-tura che imperversa nella società. Prevale purtroppo l’isolamento, come dicevo prima anche da parte del-la stessa stampa, e le Istituzioni non sempre riesco-no a suffragare adeguatamente chi trova il coraggio

della denunzia. Ma credo che il peggiore isolamen-to sia riscontrabile soprattutto all’interno della col-lettività in cui vive un testimone di giustizia. Ecco perché sono estremamente importanti tutte le forme di associazionismo, antiracket ed antiusura. E, co-munque, anche la normativa vigente per i testimoni di giustizia andrebbe rivisitata, soprattutto nelle parti che possono servire alla vita del futuro testimone, distinguendo in maniera inequivocabile i diritti dei testimoni di giustizia da quelli del cosiddetti pentiti.- Qualche tempo addietro un vescovo calabrese dal forte impegno contro la delinquenza, ormai trasferito altrove, dichiarava in una sua ome-lia come ognuno, nella particolare realtà che lo riguarda, facendo il proprio dovere possa con-tribuire a creare una società più giusta e più egualitaria concorrendo al non proliferare della malavita. Basta questo secondo lei? L’appello del Vescovo calabrese è fondato. Baste-rebbe, infatti, che ogni cittadino, nel ruolo ricoperto, facesse in pieno il proprio dovere ed agisse nel ri-spetto della legalità per contribuire a non alimentare il terreno dove pascola e si incrementa la criminalità organizzata.Dai sequestri di persona negli anni sessanta e set-tanta, al traffico di droga e di armi, fino all’in-gresso nelle gare d’appalto che contano. Un cri-mine che si evolve di pari passo ai cambiamenti della società o meglio, potremmo dire, che contri-buisce a rifondare di volta in volta la parte malata della società a suo guadagno. La serie di norme dello Stato che cercano di tamponare e prevenire possibili situazioni malavitose sembrano essere eluse dal crimine. Provocatoriamente, lei vede uno spiraglio che porti all’affermazione positiva delle Istituzioni? Questa che si sta percorrendo è la strada giusta o servirebbero altre misure?La normativa antimafia, anche se la più efficiente a livello europeo, si è andata man mano invalidando a causa dell’ introduzione di numerose leggi sulla giu-

stizia varate negli ultimi dieci anni ed anche perché, quasi sempre, le leggi antimafia sono state introdotte immediatamente dopo qualche evento tragico che ha scosso la vita della nostra Nazione, ma non sono sta-te poi modificate in base alle nuove strategie adottate dalla mafia. A mio avviso, occorrerebbe rivedere tut-ta la normativa antimafia vigente, creando un unico testo giudiziario, ben distinto da quello valido per altri tipi di reato. Niente riti abbreviati per i mafiosi, accelerazione dei vari gradi processuali, applicazio-ne rigida del 41 bis per evitare comunicazione con l’esterno, nessuno sconto di pena.Onorevole, i fatti di Rosarno lasciano pensare che la rivolta di “poveri” verificatasi qualche mese fa sia stata solo l’apice di una situazione gestita in maniera poco consona già da molto tempo. In quale misura si nasconde dietro la lunga mano della delinquenza? Non ha riscontrato delle re-sponsabilità pregresse nella direzione di questo stato di cose da parte delle Istituzioni, o almeno una certa non curanza di quanto poteva accadere da un momento all’altro e poi sopraggiunto?Non v’è dubbio alcuno che la situazione di Rosarno, incancrenitasi negli anni, era sufficientemente nota alle Istituzioni e alla Magistratura. Lo scorso anno, pressoché nello stesso periodo, si erano già verificati alcuni scontri, ma dopo gli immediati interventi non c’è stata alcuna parvenza di soluzione. Nonostante gli impegni assunti la Regione Calabria ha disatteso gli stessi e gli organi di controllo hanno continuato a fingere di ignorare la drammaticità della situazio-ne. Oggi finalmente, purtroppo solo dopo gli eventi drammatici che hanno fatto rimbalzare l’immagine negativa della Calabria a livello nazionale ed inter-nazionale, il Governo centrale sta dimostrando di at-tenzionare le necessità di quel territorio e di varare gli adeguati interventi in merito. Mi auguro che gli interventi non siano temporanei e che le Istituzioni locali non continuino a delegare sottraendosi alle do-vute responsabilità.

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di Vincenzina Perciavalle,Consigliera di Parità suppl. Prov. di Vibo Valentia

Sono appena tornata da una intensa “tre giorni” di la-voro a Roma in cui la Rete delle Consigliere di Parità regionali e provinciali ha affrontato le tematiche re-lative al lavoro femminile e durante il quale la Con-sigliera Nazionale di parità, Alessandra Servidori ha fatto il punto su un anno di lavoro al femminile ed ha evidenziato come la grande crisi ha avuto ed avrà un impatto maggiore sulla manodopera maschile e le donne saranno meno penalizzate, perché più tenaci e più capaci di adattamento e flessibilità, almeno nelle regioni del centro-nord. Al sud invece, e nella nostra regione in particolare, la situazione si presenterà an-cora molto difficile.Il Rapporto Occupazione, elaborato dall’ ”Azienda Calabria lavo-ro” evidenzia come la cri-si economica globale si ma-nifesti pesan-temente nella nostra regione, colpendo settori di fondamentale importanza per la nostra quali-tà di vita, quali: istruzione, sani-tà, servizisociali e agro-industria.Si registra dun-que una gene-rale flessione rispetto al 2008 che incide an-che nei settori tradizionalmen-te più produtti-vi per il nostro territorio quali l’edilizia per gli uomini e l’agri-coltura per le donne, impor-tanti fonti di so-stentamento per una regione da sempre carente nel secondario e con atavici problemi occupazionali.Nel settore edilizio il dato è il seguente: -627 i con-tratti a tempo indeterminato (-182 nel 2008); 102 i contratti a tempo determinato (634 nel 2008).Il settore agricolo, invece, caratterizzato dagli impie-ghi stagionali e dai contratti a tempo determinato, ha registrato 24832 contratti nel 2009 (rispetto a 28.561 nello scorso anno).Inoltre, un elemento che suscita una forte preoccu-pazione è il continuo aumento del precariato ovvero dei cosiddetti contratti a tempo determinato che per le donne sono stati 21610 (30.108 nel 2008) e per gli uomini 15.506 (21.179 nel 2008).Riguardo i contratti a tempo indeterminato il totale per le donne è di -1266 (3720 nel 2008), per gli uo-mini -257 (2914 nel 2008).Va fatta quindi una considerazione di genere. Le donne sono ancora una volta le più escluse con più di diecimila contratti in meno rispetto allo scorso anno. Per gli uomini invece il numero di avviamenti in meno è di oltre ottomila.Allarmanti anche i dati sull’offerta lavorativa. In base alle comunicazioni obbligatorie, infatti, sono diminuite le personein cerca di occupazione specialmente nel mercato del lavoro femminile. Una delle motivazioni va ricerca-

ta senz’altro nel sommerso. Il lavoro nero, infatti, è uno dei fattori che incide sul mancato sviluppo della regione e continua, soprattutto in periodi di crisi, a produrre i suoi effetti negativi..aziendaPer quanto riguarda l’occupazione femminile la quota di donne occupate tra i 15 e i 64 anni (30,8%) risulta inferiore per oltre la metà a quella dell’Emi-lia Romagna (62,1%). Nella graduatoria regionale dei tassi di disoccupazione di genere la Calabria si colloca alla 5° postazione con una percentuale del 15,7%. Nel dettaglio il contesto è preoccupante per le province di Crotone e di Catanzaro che presentano una disoccupazione femminile rispettivamente del 18,4% e del 17,3%.Il quadro negativo è confermato anche dai tassi di inattività derivati dal rapporto tra le persone non ap-partenenti alle forze lavoro e la corrispondente po-

polazione di riferimento. Nelle regioni meridionali i tassi di inattività femminili sono particolarmente elevati e sempre superiori alla media nazionale. La Calabria si posiziona al quarto posto con una percen-tuale del 63,5%. Crotone è la provincia calabrese con il tasso di inattività più elevato.Nonostante la crisi nazionale abbia inciso sulle già precarie condizioni occupazionali della regione, è possibile scorgere un dato favorevole. Il tasso di atti-vità, seppur basso, cresce dal primo al quarto trime-stre del 2008 dal 35,4% al 37,2%. Le persone occu-pate aumentano, in termini assoluti (primo trimestre: 198.000, secondo trimestre 217.000, terzo trimestre 203.000, quarto trimestre 217.000) con un leggero calo nel terzo trimestre. In contemporanea diminui-scono lievemente le persone in cerca di occupazione (da 42.000 a 35.000). Ma i dati in questione potreb-bero essere fuorvianti perché non specificano la ti-pologia contrattuale. Inoltre, molte donne cessano di cercare occupazione non perché assunte ma perché rinunciano prematuramente all’idea di un lavoro o, nella peggiore delle ipotesi, perché catturate dalla piovra del lavoro sommerso.È sempre più corposa, infatti, la voce “Non forze la-voro” relativa al genere femminile nell’anno 2008. Tale voce comprende: le donne che cercano lavoro

non attivamente (primo trimestre 67.000, secondo trimestre 61.000, terzo trimestre 68.000, quarto tri-mestre 62.000); le donne che cercano lavoro ma non sono disponibili a lavorare (primo trimestre 13.000, secondo trimestre 13.000, terzo trimestre 13.000, quarto trimestre 11.000); le donne che non cercano lavoro ma sono disponibili a lavorare (primo trime-stre 76.000, secondo trimestre 85.000, terzo trimestre 77.000, quarto trimestre 58.000); le donne che non cercano e che non sono disponibili a lavorare (primo trimestre 278.000, secondo trimestre 259.000, terzo trimestre 275.000, quarto trimestre 292.000).Di notevole interesse anche le analisi degli avviamenti di genere risultanti dalle Comunicazioni Obbligatorie: il 68% avviene con contratto a tempo determinato, il 16% a tempo indeterminato, il 12% con lavori a pro-getto e la quota rimanente con altre forme contrattua-

li (compresi i tirocini, l’ap-prendistato, ecc.). Inoltre, gli avviamen-ti avvengono per il 73% con contratti a tempo pie-no, per il 20% con tempo parziale oriz-zontale.• Le princi-pali qualifiche delle donne sono: brac-ciante agri-colo (13%), b r a c c i a n t e agricolo sta-gionale (9%), i n s e g n a n t e e l e m e n t a r e (6%), centra-linista e tele-fonista (5%), insegnante di scuola mater-na (3%), ope-raio agricolo q u a l i f i c a t o raccolti misti (2%); mae-stra di scuola materna (2%), c o m m e s s a

di vendita (1%), addetta ai servizi di pulizia (1%).Come si vede mancano dati relativi alle professio-niste in quanto, probabilmente, trovano uno sbocco professionale solo fuori regione. Migliore è la situa-zione nel ramo delle imprenditrici artigiane, infatti la Calabria è al 2° posto dopo il Lazio per numero di imprese artigiane femminili avviate tra il 2007 e il 2008 ( +2,7%)Gli avviamenti per il genere femminile sono leg-germente maggiori, in termini di valori percentuali, rispetto alla popolazione complessiva, per le classi di età tra i 25 e i 39 anni (circa 3 punti percentuali), ma diminuiscono sensibilmente nelle fasce under 25 e over 55. Questo dato, poco noto e indagato, re-lativo alle donne giovani e anziane, suggerisce una maggiore attenzione verso i percorsi di transizione dalla scuola al mercato del lavoro, verso politiche di conciliazione, e di invecchiamento attivo nell’ottica di una società attiva e inclusiva.Il vero problema da risolvere comunque, nelle aree del sud ed in Calabria specificatamente non è tanto quella della bassa offerta di lavoro , quanto, semmai, la scarsa domanda di lavoro e la mancanza di reali opportunità di impiego nella economia re-golare in una regione in cui la malavita organizzata esercita un fortissimo controllo di tutte le attività.

DONNE E CRISI OCCUPAZIONALE IN CALABRIA

APPROFONDIMENTO

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di Vincenzo Varone

Paravati tanti anni fa in un giorno di quasi estate.Una giornata uguale alle altre: il caldo sbriciolava i pensieri fino a renderli quasi invisibili; la voglia di fare rincorreva ogni incontro, ogni azione; la voglia di capire inseguiva ogni istante del pensare. E poi, a pochi passi, c’erano le solite auto che sfrecciavano veloci lungo la statale 18, incuranti del tempo, dei luoghi e della vita, una velo-cità del niente, incomprensi-bile e sciocca. Una giornata – come dice-vamo - all’apparenza, sin dalle prime ore del mattino, uguale a tante altre. Ma solo all’apparenza. Dietro l’an-golo c’era lo straordinario, il segnale che giunge quan-do meno te l’aspetti, l’attimo da cogliere, la risposta che tu fino a quel giorno non eri riuscito a trovare, nonostante i libri, nonostante il continuo scrutare dell’infinito nelle notti in cui le stelle facevano sfoggio della loro grazia. Davanti alla casa di Natuzza Evolo,sulla via Nazionale, la gente sostava in silenzio ed aspettava che arrivasse il momento giusto per entra-re. Sopra le teste dei tanti pellegrini il cielo scrutava le mosse e i pensieri di ognuno, quasi come se vo-lesse essere complice di un destino e di una storia appena vissuta o che stava per compiersi. Negli orti

circostanti si avvertiva già il sapore di un’estate in-solita e dagli odori forti. Una trasmissione televisiva, proprio in quel periodo aveva fatto arrivare fino a Pa-ravati migliaia di persone da ogni parte del mondo. Ogni giorno si registrava il pienone di visite. Le per-sone arrivavano sin qui, spesso con mezzi di fortuna, senza sapere dove avrebbero pernottato, né come e quando sarebbero ripartiti. Una marea di gente mai vista prima di allora, trascinata sin qui dalla forza

dalle fede, dalla dispera-zione di tante vite senza più dignità e speranza e dagli interrogativi che travagliano da sempre gli uomini:” Chi siamo? Da dove veniamo?”. I volti delle persone, come accadeva ormai da mesi, erano tirati e carichi di aspettative, mentre gli occhi dei più “parlavano” di tante esistenze con dietro alle spalle storie segnate dalla malattia e di ani-me che si erano perse lungo le complicate vie dell’esistenza. Ma davanti a quella casa, nonostante quell’

universo di composto dolore, ogni giorno tutto era magicamente silenzioso, tutto era perfettamente in ordine, tutto era straordinariamente vero, vivo, pul-sante, perché evidentemente questo tutto, insieme al dolore accecante di tutta quella gente, era già proiet-

tato verso un altrove e un futuro che guardava al di là delle auto che sfrecciavano indisturbate e del chiac-chiericcio che proveniva dalle vie circostanti; Un fu-turo in grado di dare delle risposte concrete proprio a tutta quell’umanità dolente, di cui Natuzza è sempre stata un punto di riferimento sicuro e costante. Ma all’improvviso quel giorno di quasi estate davan-ti agli occhi del cronista alla ricerca di granelli di vita accadde qualcosa di misterioso e straordinario; una visione irripetibile,di quelle destinate a rimanere incollata dentro per tutta la vita Una giovane don-na dai tratti delicati e dall’incedere deciso - appena uscita da un colloquio con Natuzza Evolo - aveva assunto nelle sguardo e nelle movenze del corpo un’armonia radiosa. Mentre attraversava via Nazio-nale tutto nel viso di quella persona era felicemente bello. Tutto era serenamente vivo,come in un’opera di Michelangelo che con la sua arte ha saputo co-gliere i tratti dell’anima e la grazia del divino. In lei tutto era gioioso,come se avesse finalmente ricevuto le risposte che cercava da anni. Ma cosa disse di così straordinario Natuzza a quella donna? Quale strada giusta riuscì ad indicarle? Qua-le luce riuscì a portare nel suo cuore? Quale tempesta le sue parole riuscirono a bloccare?Un mistero, quell’incontro, dei tanti che circondano le colline di Paravati; un mistero che nelle notti in cui il vento soffia forte si lascia accarezzare, ma sen-za mai svelarsi…..senza mai lasciarsi andare. Una cosa è certa. Il segno arriva quando meno te l’aspetti. Negli occhi di chi ti sta vicino o di uno sco-nosciuto o forse più semplicemente nello straordina-rio rincorrersi delle ore e delle stagioni. Segnali forti di un infinito che sta lì paziente a cogliere i nostri aliti, i nostri turbamenti e i nostri pensieri.

QUEL GIORNO CHE A PARAVATI ACCADDE QUALCOSA DI STRAORDINARIO

di Nicola Rombolà

Ricordare Beppe Lopetrone è soprattutto un impe-rativo umano e civile. Nasce da una forte esigenza di testimoniare un’emozione per una amico, per la grande generosità dell’uomo e il significato esteti-co della sua arte. La sua scomparsa prematura (28 ottobre 2007), ha significato per molti che come me hanno avuto la fortuna di conoscerlo, una sensazione di vuoto, per i mondi che riusciva ad aprire e che immaginava per questa terra, dopo averla scoperta negli ultimi cinque anni della sua vita (grazie al ve-scovo mons. Domenico Cortese, guida della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea per oltre 25 ani, con cui Lopetrone condivideva le origini di San Giovanni in Fiore, e Mileto era diventata una seconda casa per lui, ospitato da mons. Cortese a cui voleva donare un racconto fotografico, come omaggio al suo lungo apostolato, già pronto per la stampa). Eppure la sua era una presenza discreta, semplice, umile, contras-segnata da grande generosità e dalla nobiltà del suo stile e per il profondo rispetto verso gli altri, senza un velo di presunzione, come solo chi dentro porta l’anelito della bellezza (viene in mente un pensiero di Leopardi, in cui il grande poeta recanatese affermava che gli uomini grandi non sanno di esserlo perché si paragonano all’Assoluto, e di fronte a tanta grandez-za, sentono di essere una nullità; oppure Aristotele: “Chi conosce il suo limite non teme il proprio desti-no”). E questa tensione morale la riusciva a scorge-re e a proiettare oltre le apparenze, oltre le cose, e lo faceva cercando gli uomini e la natura, scavando dentro la loro essenza; per questo si innamorava di un fiore, di un paesaggio, di una contadina scavata dalla fatica, dei tronchi secolari degli ulivi o delle sue modelle. E sono nomi celebri, altisonanti. Eppu-re, per lui, la moda era solo un oggetto privilegiato del suo lavoro, perché per Beppe, ogni essere umano

custodisce la sua bellezza, che è unica, che è sacra. Tanti sono i ricordi che mi legano a Beppe Lopetro-ne durante i brevi soggiorni che dedicava a questa terra alla ricerca della chiave per farla uscire da se stessa, devastata da tante brutture ma ammantata da tanta suggestione e da una moltitudine di risonan-ze evocative. E il suo dolore era quello di non poter cancellare tutto il degrado e l’inciviltà che ne oltrag-giano l’anima autentica. È stata questa la missione nei suoi ultimi cinque anni, fino alla fine dei suoi giorni, nonostante le sue condizioni di salute fossero disperate, ma senza farlo notare, in muta - e titani-ca - solitudine. Beppe, poche settimane prima di spirare, è tornato in Calabria per porta-re avanti il suo lavoro, i suoi progetti, come estremo atto e tentativo per dare un’ulterio-re valore alla sua esistenza, per ricomporre il mosaico della sua vita, in una sorta di ritorno alle sue origini, un no-stòs nella sua Itaca per rende-re giustizia degli oltraggi dei proci, così come aveva fatto Ulisse, non attraverso la vio-lenza, ma con la bellezza del-la sua arte, avendo fatto suo il monito di Fedor Dostoevskij, che solo “la bellezza può sal-vare il mondo”. Ricordare Beppe Lopetrone significa rievocare un compagno ideale che ha lot-tato per far emergere la Calabria migliore, quella “Calabria OK” così come aveva chiamato il suo pro-getto e il sito internet, la sua instancabile campagna mediatica e comunicativa per riscattare l’immagine negativa della regione; di quella Calabria che non si

rassegna, che vuole testimoniare il valore assoluto della dignità umana oltre le mortificazioni che su-biscono gli onesti, i semplici, gli indifesi, chi lotta per affermare i principi umani e civili. Eppure Beppe Lopetrone aveva avuto un’esperienza non comune (figlio di Nomadelfia, la comunità fondata da don Zeno Saltini, dove la fratellanza è la legge, dove non esiste il danaro, dove sono i principi del cristianesi-mo primitivo a dominare) e aveva girato il mondo ed era conosciuto dal mondo; ma quando scopre di avere nelle vene anche sangue di questa terra (la ma-dre naturale era infatti originaria di San Giovanni in

Fiore), elegge questo estremo lembo della Penisola come palcoscenico per il suo ul-timo “scatto” e “riscatto” umano e spirituale. Non ricordare quest’artista che aveva stretto amicizia con un altro grande calabre-se cosmopolita, lo stilista Gianni Versace, sulle sponde orientali dell’oceano Atlan-tico, a Miami, nel momento in cui si chiude un’impor-tante mostra, la prima, a lui dedicata, avrebbe significato rassegnarsi ad un destino di omertoso asservimento e di oblio, come testimonia la sto-ria peggiore che ha segnato e che segna questa regione, che

si consola gloriandosi dei miti antichi e delle gesta degli uomini fuoriusciti, e lascia che solo le cronache nere prendano la scena dei media, la zona grigia che inquina le menti e i cuori e alimenta lo spregiudicato cinismo e le oscure e chiare connivenze per depreda-re il futuro delle nuove generazioni.

Il Ricordo del grande fotografo calabrese Beppe Lopetrone

SPIRITUALITÀ E CULTURA

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Purtroppo in determinate aree geografiche è difficile tracciare una linea netta di demarcazione tra mafiosi e gente incorrotta, perché vi è una zona grigia in cui confluiscono conniventi , omertosi, ma anche perso-ne oneste, spesso vittime, che hanno paura e si pro-teggono dietro un doloroso silenzio . Risulta sempre meno agevole distinguere se questo silenzio è causato dalla paura o dalla connivenza. L’unica cosa certa è che lo stesso silenzio crea un consenso tacito attorno alla ‘ndrangheta e alle sue attività illecite, ori-gina un’ implicita appro-vazione che supporta la condotta criminale dei mafiosi, che sempre più spesso rimangono impu-niti proprio a causa della reticenza da parte di mol-ti cittadini a collaborare con le forze dell’ordine e magistratura. I citta-dini invece devono ne-cessariamente affiancare le forze dell’ordine nel controllo del territorio, la legalità deve essere un obbiettivo comune. I cittadini però devono essere coadiuvati dal-la classe politica. Che deve prestare maggiore attenzione alla sicurezza dei testimoni di giustizia , inoltre occorrono ur-genti riforme legislative che assicurino i mafiosi a pene detentive certe e lunghe, è scoraggiante da parte di una vittima, de-

nunciare un mafioso se poi deve temere di incontrar-lo per strada dopo poco più di qualche anno, libero, mentre in genere chi denuncia deve essere affiancato dalla scorta. Senza contare il lavoro di anni di in-dagini vanificato e ingenti risorse spese per nulla. Il magistrato Nicola Gratteri che da anni contrasta la ‘ndrangheta ritiene necessari maggiori istituti pe-nitenziari strutturati per l’applicazione del regime di carcere duro non solo per i capi mafia, è urgente

isolare anche i mafiosi con ruoli inferiori all’interno dell’organizzazione criminale. Ritengo sacrosante le affermazioni del magistrato antimafia , se pensiamo che la ‘ndrangheta arriva ad affiliare nuovi adepti negli istituti di reclusione, risulta evidente quanto sia fondamentale l’esignza di sottrarre alla ‘ndrangheta l’opportunità di ampliare l’organizzazione criminale almeno in carcere. Aumentando di numero il persona-le ma anche gli ambienti di isolamento per i detenuti.

Inoltre il governo non deve far mancare alle forze dell’ordine le strutture e le risorse adeguate, è impensabile che in una zona ad altissima densità mafiosa vi sia un numero così esiguo di agenti di polizia e militari dell’arma, ma anche edifici e mezzi insufficienti per contra-stare l’organizzazione crimi-nale più pericolosa al mondo. Infine io personalmente riten-go utilissime iniziative anti-mafia promosse da associazio-ni e istituzioni, che vertono a contrastare la criminalità or-ganizzata proprio all’interno delle roccaforti delle cosche. Perché sebbene la ‘ndrangheta sia diventata la leader incontra-stata dei traffici illeciti mondia-li, come il narcotraffico, rimane sempre legata al territorio dove si è originata e dal quale trae la propria forza intimidatrice.

Lia Staropoli - Dirigente na-zionale movimento antimafia “ammazzateci tutti’’

Il disegno di legge sul processo breve, secondo cui la durata del processo è considerata ragionevole se non supera due anni dal momento in cui il pubblico ministero esercita l’azione penale, formulando l’imputazione, a mia modesta opinione rappresenta un’aberrante riforma della giustizia. Aberrante perché, al di là della ter-minologia usata per descrivere la riforma, non risolve il problema della durata del processo ma ta-glia inesorabilmente un numero indecifrato di procedimenti senza per contro offrire ai cittadini una risposta in termini di giustizia. La riforma della giustizia ha bisogno di interventi e di scelte più a largo raggio, più organiche e radicali. Oc-correrebbe ad esempio modificare le disposizioni processuali relative alle notifiche, alla rinnovazione degli atti , alle ipotesi di impedimento a com-parire; dovrebbero essere modificate tutte quelle norme introdotte da leggi ordinarie che prevedono i tagli della spesa nel settore giustizia per far sì che, ad esempio, un’udienza possa proseguire fino a sera senza essere costretti a rinviare a causa del mancato riconoscimento del pagamento dello straor-

dinario al cancelliere; occorrerebbe riformare anche il sistema giudiziario e le norme che prevedono l’ap-

plicazione di magistrati nei vari tribunali.La legislazione attuale tende a favorire tempi pro-cessuali molti lunghi, quindi è proprio su questa

che dovrebbe concentrarsi l’attenzione riformatrice. E’ chiaro che tagliare il processo perché ha supera-

to i due anni previsti come termine ragione-vole, non vuol dire rendere giustizia. Essa è riconosciuta e affermata quando al termi-ne di un processo il giudice pronuncia una sentenza di condanna o di assoluzione. Se viene dichiarata la estinzione del processo perché la sua durata supera il termine mas-simo previsto dal disegno di legge, viene introdotta una sorta di prescrizione anoma-la, con l’unica conseguenza di danneggiare ulteriormente le vittime dei reati, parti pro-cessualmente e sostanzialmente più deboli. Pensiamo ai processi per colpa medica, come quelli per la morte di Federica Monteleone o di Eva Ruscio , a noi così vicini, e altri simili che già solitamente con facilità vengono col-piti dalla prescrizione, pensiamo ai numerosi processi per corruzione o anche per violenza sui minori .Processi che, per lo più, vedono sul banco degli imputati categorie di soggetti forti e potenti contrapposte a vittime che ap-partengono, di solito, alle categorie più deboli. Per tali motivi credo che se dovesse essere approvata la legge si realizzerebbe una vera e

propria diseguaglianza nella distribuzione e ammini-strazione della giustizia. Avv. Giovanna Fronte - Libera Vibo Valentia

PROCESSO BREVE: CHE FINE FARANNO I CASI ANCORA APERTI PER LA MORTE DI EVA E FEDERICA?

IL GRIDO D’ALLARME DI “AMMAZZATECI TUTTI”«IL SILENZIO CREA TACITO CONSENSO ATTORNO ALLA MAFIA»

LEGALITÀ

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PinoL’astuto

I Racconti di

Ho sognato il voto di scambio. Nel sogno le facce dei candidati sono monocrome, immerse nei toni seppia di una foto anticata al com-puter. Le giacche sformate, le toppe sui gomiti, la riga di lato e il garofano nell’occhiello. Ho l’alito profumato e indosso l’abito della domenica. Soprat-tutto, nel sogno il mio voto conta qualcosa. All’en-trata principale della scuola elementare mi accolgo-no i politici in pompa magna, mi stringono la mano, si informano sulla salute, sui figli, sul lavoro e poi di nuovo sulla salute. Non più sulle intenzioni di voto. E non hanno bisogno di rammentarmi che “se tutto va bene” mio figlio grande avrà quel posto di lavo-ro: lo so già. La stretta di mano è quella che ci si scambia tra uomini, un patto d’onore, sulla parola. Non ci sono macchine fotografiche, nell’epoca del sogno, se non quelle grosse a emulsione, impossibili da nascondere sotto al bavero. Posso però “dise-gnare” il nome del candidato di modo da renderlo distinguibile durante lo spoglio. Piego la scheda, salutando la commissione, esco gonfiando il pet-to. Sulla soglia, infine, annuisco con discrezione e ricevo in cambio uno sguardo di soddisfazione. Stasera, penso nel sogno, aggiungerò alle mie preghiere quella di vincere le elezioni. Per-ché, nel sogno, le elezioni le vinco pure io.

Al risveglio il mondo è di nuovo a colori. Le foto-camere sono digitali, i capelli pettinati con il gel e il voto di scambio è un reato. Provo a ricordare se già negli anni da cui sono appena rinvenuto fosse illegale, ma io a quell’epoca nemmeno c’ero. In que-st’epoca, tuttavia, il voto continua ad essere organiz-zato intorno al tavolo: il capofamiglia o chi ne fa le veci divide i voti per amicizia, rilevanza, obbligazio-ne, lottizzando la famiglia attraverso modi e rituali del tempo che fu, ormai inutili e forse solo ancora un po’ catartici. Ché la coscienza continua a pizzicare, come per un retaggio evolutivo: ci sente bene solo dopo aver compiuto i propri doveri. E allora si vota Il Cognato del Ragioniere, La Sorella della Dotto-ressa, Il Genero dell’Avvocato: personaggi in cerca d’autore la cui funzione conativa si esaurisce nel mo-mento stesso in cui viene loro assegnata. Comparse, viti minute di un ingranaggio elettorale che non può nemmeno vantare tecnologia e precisione svizzere. Mi presento nella sede di seggio elettorale con l’abi-to buono, il sorriso smagliante di chi si crede in possesso di una perla rara e il disagio congestionato di chi però, in fondo, lo sa di non contare niente. Vengo braccato da candidati e sostenitori, salutato violentemente, interrogato sulle intenzioni di voto,

sulla famiglia e poi di nuovo sulle intenzioni di voto, vengo raccomandato, sollecitato, adulato, passato ai raggi X della presunzione, infine accompagnato alla sezione. Il presidente mi accoglie chiamandomi per nome, il segretario mi sorride, gli scrutatori con la mano mi fanno ciao. Nella solitudine polverosa della cabina elettorale faccio un segno con la mati-ta, le linee perfettamente diritte, ripiego la scheda su se stessa e infilandola nell’urna di cartone realizzo l’insostenibile leggerezza del mio peso elettorale. La mia mente continuerà a macinare per un paio di giorni i vari copioni da recitare a questo o quel can-

didato, sforzandosi di non fare confusione, pregan-do di non incontrare più di un creditore per volta. O forse deciderò che il mio voto è sacro e segre-to nonostante tutto. Almeno per un paio di giorni. Quando a conti fatti tutti sapranno chi ha votato Chi, con il minimo scarto e il massimo risentimento. Ché se in una sezione si sono registrati 50 voti o 100, rintracciare i franchi tiratori è un gioco da ragazzi. Non c’è niente di meno segreto del voto, non c’è niente di meno libero. Non c’è niente di meno sa-cro.

HTTP://PINOLASTUTO.BLOGSPOT.COM

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LA SOLUZIONE Caro lettore, secondo l`Antitrust le nuove

commissioni bancarie che hanno sostituito la commissione di massi-mo scoperto si stanno rilevando più costose per i consumatori. Difatti, come attestato dall`Antitrust, “Hanno aggirato l`eliminazione della commissione di massimo scoperto, introducendo nuove e più care commissioni a carico dei clienti”. Tengo comunque a precisare che l’analisi dell’Autorità condotta da Antonio Catricalà ha coinvolto tutti i maggiori operatori del settore e dall’indagine emerge che per gli scoperti transitori di conto corrente si è verificato un innalzamento dei costi per i correntisti. In particolare per lo scoperto è emerso che, considerando importi e durate del `ros-so` rappresentativi di un comportamento medio dei correntisti privi di fido, le nuove condizioni economiche si presentano in cinque casi peggiorative, in una misura che varia da circa il doppio sino a quindici volte. In un sesto caso le condizioni sono risultate equivalenti a quelle vigenti con il precedente regime normativo, mentre solo in un caso sono più vantaggiose. Per i clienti che possono contare invece sul fido la situazione ha su-bito un sostanziale peggioramento rispetto alla semplice applicazione della commissione di massimo scoperto fino all`entrata in vigore della legge 3 agosto 2009, n. 102, in base alla quale l`ammontare del cor-rispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle somme non può superare lo 0,50%, per trimestre dell`importo dell`affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione. Rivolgiti all’Unione Nazionale Consumatori per ottenere chiarimenti ed eventuale restituzione di somme versate indebitamente.

IL CASO “LA BANCA, PRESSO LA QUALE HO APERTO IL MIO CONTO CORRENTE,

SIA COME IMPRESA CHE COME CONSUMATORE, MI INVIA PERIODICAMENTE IL PROSPETTO E/O IL DETTAGLIO RELA-TIVO AI MOVIMENTI BANCARI DA ME EFFETTUATI, NON-CHE’ LA SITUAZIONE ECONOMICA RELATIVA ALLA MIA POSIZIONE CONTRATTUALE. DA TALE DOCUMENTO HO NO-TATO L’ADDEBITI DELLE COMMISSIONI NEI CASI IN CUI IL MIO CONTO E’ TEMPORANEAMENTE IN “ROSSO” O IN FIDO. MA NON SONO ESAGERATE? SONO LEGITTIME?E’ VERO CHE E’ STATA VIETATA ALLE BANCHE L’APPLICA-ZIONE DELLA COMMISSIONE DI MASSIMO SCOPERTO?”

L’ESPERTO RISPONDE

Se vuoi far valere i tuoi diritti scrivi a L’Informale.Il nostro avvocato, Giusy Fanelli, responsabile dell’Unione Nazionale Consumatori ti aiuterà a trovare le ri-sposte che cerchi.Invia una e-mail a:[email protected]

COMMISSIONI BANCARIE:SONO ILLEGITTIME?

L’ANTITRUST AFFERMA CHE LE NUOVE COMMISSIONI BANCARIE DANNEGGIANO I CLIENTI

CONSIGLI UTILI!MUTUI: IL DIRITTO ALLA SOSPEN-SIONE PER UN ANNO.

E’ Partita dal primo febbraio 2010 la possibilità di sospen-dere le rate del mutuo per le famiglie in difficoltà. L’accor-do tra l’Associazione bancaria italiana (Abi) e le Associazioni dei consumatori è andato, in-fatti, a buon fine. Rivolgiti al tuo istituto di credito e chiedi maggiori informazioni per pre-sentare la domanda se hai di-ritto.

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi allo sportello SOS del-l’Unione Nazionale Consumatori: V.le Kennedy – 89 (Pal. BNL) Vibo Valentia lun – merc – ven 16:00 – 18:00 Info: 0963/547225 E-mail: [email protected].

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| 31LETTERE AL GIORNALE

Pochi giorni fa ho avuto l’opportunità di leggere sul numero “0” del nuovo giornale “L’Informale” a cui auguro grandi successi, la sua analisi sulla situazione della politica locale e regionale, attenta e puntuale come quelle che spesso ascoltavo nella rubrica “120 secondi” su RK. Lo stesso giornale pubblicava l’ar-ticolo di Sergio Muzzopappa sul pellegrinaggio dei fedeli alla tomba della mistica di Paravati, Natuzza Evolo, recentemente scomparsa. I due articoli mi hanno fatto ritornare in mente le vi-site recenti che mi è capitato di fare a Paravati. Con-siderato che Lei da qualche tempo ricopre la carica di sindaco del comune di Mileto del quale Paravati è frazione, desidero sottoporre alla Sua attenzione si-tuazioni di cui sono stato mio malgrado spettatore e protagonista.Il 2 novembre u.s. ero stato al cimitero di Serra San Bruno in visita ai miei genitori defunti e, dovendo rientrare a Vibo Marina, dove risiedo, decisi di pas-sare da Paravati a rendere omaggio alla salma di Na-tuzza deceduta il giorno precedente. Purtroppo ebbi l’infelice idea di raggiungere Paravati percorrendo il tratto di autostrada A3 compreso tra gli svincoli delle Serre e Mileto.La prima carenza balzata subito agli occhi è stata la mancanza sulla A3 di segnalazione a debita distanza, almeno a 1000 metri, dell’uscita per Mileto apparsa all’improvviso dietro una curva. Lasciata l’autostrada ho dovuto constatare lo stato di degrado in cui versava la strada provinciale che col-lega la A3 con Paravati. Sono certo che quel giorno non sono stato l’unico a percorrere, per la prima vol-ta, quell’arteria con il fondo in molti tratti sconnesso, con restringimenti e avvallamenti della carreggiata, con la segnalazione vecchia e insufficiente, ricoper-ta da erbacce che sicuramente non mi ha agevolato nella guida lungo una strada ai cui bordi spesso c’era depositato materiale di vario genere e che in un pun-to costeggiava una discarica di “ingombranti”. Arrivato a Paravati ho cercato inutilmente un vigile urbano o un segnale che indicasse la sede della asso-ciazione di Natuzza, quindi ho imboccato la strada che portava al centro del paese e, imbattutomi in uno sbarramento presidiato da due persone, chiesi dove

era possibile parcheggiare, la strada da seguire per raggiungere il luogo di esposizione della salma di Natuzza e la statale 18. Costretto a percorrere le stra-de interne del paese prive di indicazioni utili, tranne il divieto di sosta, decisi di tornare indietro, parcheg-giare all’ingresso del paese e proseguire a piedi.Seguendo il flusso dei fedeli ho raggiunto la sede della “Fondazione Cuore Immacolato di Maria R.d. A.” dove era esposta la salma di Natuzza che sono riuscito a visitare, dopo una breve attesa, grazie ai volontari della associazione a cui va riconosciuta l’intelligente organizzazione nella gestione del gran-de numero di visitatori. Fatta la visita e ripartito in auto ho dovuto attraversa-re il paese chiedendo informazioni a qualche passan-te fino a raggiungere un incrocio, alquanto intasato, ma presidiato da varie forze di polizia e, finalmente, individuata la statale, l’ho imboccata in direzione Vibo Valentia. Le confesso che ho imprecando, in-dignato, contro la cattiva organizzazione che quasi sempre caratterizza la gestione di questi eventi da parte delle istituzioni pubbliche.Domenica 22 novembre, mi trovavo nuovamente a Serra San Bruno assieme ad uno dei miei fratelli che normalmente risiede in una città del nord. Mio fra-tello approfittando dell’occasione, mi prego’ di ac-compagnarlo a visitare la tomba di Natuzza. Questa volta, guardandomi bene dal raggiungere Paravati via A3-uscita Mileto, ho preferito immettermi sulla statale 18 a Vibo Valentia per poi scendere verso Pa-ravati. Anche arrivando da questa direzione ho nota-to la mancanza di qualsiasi indicazione di parcheggi, della sede della Fondazione fondazione di Natuzza e di altre informazioni necessarie a visitatori e pelle-grini che vengono da fuori. Non solo, ma quella do-menica non è stato possibile effettuare la visita per-ché c’era in corso un convegno non pubblicizzato da nessuna parte. Deluso, non mi è rimasto altro da fare che promettere a mio fratello di riaccompagnarlo a fare la visita in un’altra occasione. Egregio signor Sindaco, non ho dubbi che concor-derà con me che la presenza della tomba di Natuzza Evolo e della chiesa da Lei voluta, della quale spero sarà completata la costruzione in tempi relativamen-

te brevi, farà di Paravati un centro spirituale e di fede che richiamerà visitatori dall’Italia e dall’este-ro, in numero maggiore di quanto non avvenga oggi. Ritengo che tutta questa gente dedita al turismo re-ligioso e culturale possa rappresentare una ricchezza per il vibonese e che pertanto debba essere accolta e tratta nel migliore dei modi e che non debba esse-re vittima di inefficienze e mancanze di assistenza come quelle che ho descritto.Strade, centri di accoglienza, informazione, servizi pubblici e privati dovranno essere all’altezza di un paese civile anche perché Paravati sarà una delle im-magini che rappresenteranno la nostra provincia nel mondo.Non mi risponda per cortesia che le competenze di cui dispone un sindaco di un piccolo comune come Mileto, sono limitate. Tutti sappiamo che l’autostra-da A3 è di competenza dell’Anas, che le strade pro-vinciali dipendono dall’Amministrazione Provincia-le di Vibo Valentia e che i comuni non hanno fondi a sufficienza. Sono del parere che Lei debba essere il promotore di una battaglia civile e culturale che deve coinvolgere tutta la classe politica locale, ad ogni li-vello, per conseguire l’obbiettivo di fare di Mileto-Paravati una cittadina simile ai più importanti centri di turismo religioso dell’Italia.Mi permetta di concludere affermando che la sua po-sizione di Sindaco e di giornalista commentatore critico e inflessibile della limitata politica regionale e provinciale, La espongono più di altri al giudizio dell’opinione pubblica. Lei è il principale responsabile di un comune su cui, si spera, nel prossimo futuro si riverseranno centi-naia di migliaia di persone e che, quindi, ha bisogno immediato di “Fatti”. In caso contrario non vorrei annoverarLa tra le fila di quei politici inconcludenti a cui si rivolge nel numero “0” del giornale “L’In-formale”, con il Suo articolo dal titolo “Fatti veri….altrimenti si taccia per sempre” e suggerire anche Lei a seguirli nel Suo invito.

Raffaele Cutullè

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Caro Informale ti scrivo...

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