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L'INFORMASCUOLA N. 2

Date post: 20-Mar-2016
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GIORNALINO DELL'ISTITUTO COMPRENSIVO "CARLO AMORE" DI FRIGINTINI MODICA RG A.S. 2003/2004
39
A N N O 1 N. 2 G I U G N O 2004 IL GIORNALINO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO “ “ DI MODICA
Transcript
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A N N O

1

N. 2

G I U G N O

2004

IL GIORNALINO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO “ “ DI MODICA

Page 2: L'INFORMASCUOLA N. 2

S O M M A R I OS O M M A R I O

Plesso Centrale

Classe I A: Cavallo Lorenzo, Covato Antonino, Maltese Rosario, Modica Giovanni, Poidomani Andrea, Poidomani Stefano Palazzolo Antonino Classe III A: Blandino Roberta Incatasciato Gabriele Lucifora Graziana

Occhipinti Elvira Puglisi Ludovica Puglisi Valentina Di Raimondo Salvatore

L’informascuola pag. 2

Il Direttore Responsabile: Dirigente Scolastico prof. Carlo Amoroso

Coordinatori di Redazione Prof. Maria Cicero Prof. Paola Guccione Prof. Matteo Rizza Prof. Giovanni Roccasalvo

Redattori

Progetto Grafico e Impaginazione

Prof. Rizza Matteo Alunni: Di Raimondo Salvatore Prof. Roccasalvo Giovanni Incatasciato Gabriele

LLAA RREDAZIONEEDAZIONE::

Plesso Cannizzara

Classe I C : Giunta Alberto, Frasca Rosario, Denaro Angelo, Stracquadanio Luciana, Di Rosa Gloria, Muriana Andrea, Pitino Graziano Classe II C : Zocco Ignazio Classe III C : Adamo Salvatore, Bramanti Antonio, Carpenzano Vincenzo,

Carpenzano Valeria, Gennuso Giorgio, Zocco Ignazio

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L a r e d a z i o n e d e l l ’

”””informascuolainformascuolainformascuola” ” ” ringrazia tutti coloro

che hanno collaborato, Alunni e Inse-

gnanti, alla stesura degli articoli. Si rin-

graziano, in modo particolare gli Sponsor,

che con il loro contributo hanno permesso

al giornalino di presentarsi ai lettori con

una veste editoriale e grafica di un certo ri-

lievo. Si ringraziano, altresì, il Dirigente

Scolastico, il Direttore Amministrativo,

il Presidente, i componenti del Consiglio

d’Istituto e tutto il Personale della

Scuola, che si sono attivati ciascuno per le

loro competenze, per il conseguimento degli

obiettivi prefissati per il “laboratorio gior-laboratorio gior-laboratorio gior-nalino d’istituto”nalino d’istituto”nalino d’istituto”. Buone vacanzeBuone vacanzeBuone vacanze

Scuola sicura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La redazione domanda Piero Torchi risponde. . . Personaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Favarotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il patrimonio dell’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cannizzara: Alla scoperta del territorio . . . . . . . . La Scuola adotta un monumento . . . . . . . . . . . . L’arte sì ma al posto giusto . . . . . . . . . . . . . . . . . Modica città telesorvegliata . . . . . . . . . . . . . . . . Due patroni e una città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Visita guidata a Modica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dal grano alla farina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dal grano al pane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il carnevale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Uomo. Rispetta l’ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . I diritti dei bambini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il lavoro minorile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pubblicità. È vero progresso? . . . . . . . . . . . . . . . Portatori di Pace o continuatori di torture? . . . . . Gli anziani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Parole di Pace e libertà. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La scuola in cucina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il gelato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A scuola di giardinaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scuola media superiore…..una scelta difficile . . Latino lingua viva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cum grano salis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Una scuola avveniristica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lo strizzacervelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I dati del nostro istituto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le soluzioni dei giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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L a sicurezza nei luoghi di lavo-ro è l'obiettivo della normativa relativa ( D. L.vo 626/94 ) che

vuole creare un nuovo modo di pensare e promuovere la cultura della sicurezza e della sua ge-stione integrata e condivisa. In questo senso rivestono una grande importanza nell'organizzazione e nella gestione della sicurezza gli aspetti relativi alla comunicazione, all'informazione, alla formazione e alla consultazione dei lavoratori stessi. I tratti generali in materia di preven-zione e protezione del lavoro sono definiti, sia nella Costituzione ( arti-coli 32, 33, 45), sia dal Codice Civi-le, sia nello Statuto dei lavoratori ( DPR 300/56, mentre il D. L.vo 277/91 adegua la normativa alla direttiva della Comunità Economica Europea. Infine il D. L.vo 626/94 integrato dal D. L.vo 242/96 istituisce, in ambito lavorativo, un sistema di gestione permanente ed organico al fine di individuare, ridurre e controllare costantemente i fattori di rischio per la salute e la sicurezza dei

lavoratori in tutti i luoghi di lavo-ro e quindi anche nella scuole. Fa, inoltre, obbligo al Dirigente sco-lastico, individuato dal D.M. 292/96 come datore di lavoro, di elaborare un documento sulla valutazione dei rischi, l'individuazione di misure di prevenzione e protezione dai rischi e di garantire così che l'attività sia svolta in luoghi idonei dal punto di vista igienico e, strutturati, tenendo conto di eventuali portatori di handi-cap. Il Dirigente scolastico deve quindi programmare e disporre la destina-zione di risorse economiche, uma-ne ed organizzative necessarie per l'applicazione delle misure generali di sicurezza previste dalla legge, di verificarne lo stato di attuazione e di vigilare sull'osservanza degli adempimenti da essa prescritti e predisporre un intervento attivo, responsabile ed integrato di tutto il personale scolastico alla ge-stione della sicurezza. Il Capo d'Istituto elabora, in collabo-razione con il servizio di prevenzio-ne e protezione, un documento contenente una relazione sulla va-

lutazione dei rischi per la sicurezza e la salute nello svolgimento del lavoro, i criteri adottati per la sua definizione, l'individuazione e la descrizione delle misure di preven-zione e protezione ed il programma per la loro attuazione. Inoltre, alme-no una volta l'anno, indice una riu-nione cui partecipano: il responsa-bile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, il rappresen-tante dei lavoratori per la sicurezza, il Dirigente scolastico o un suo de-legato per analizzare e discutere il documento di valutazione rischi, l'idoneità dei mezzi di protezione individuale ed i programmi di for-mazione/informazione dei lavoratori che devono essere informati circa le misure predisposte ed i com-portamenti da adottare in caso di pericolo, ma hanno anche l'obbligo di partecipare alle iniziative di adde-stramento e formazione e di coope-rare con gli incaricati della gestione delle emergenze.

Il Dirigente Scolastico

Dott. Carlo Amoroso

PLANIMETRIE DEI LOCALI DEL PLESSO CENTRALE DELL’ISTITUTO CARLO AMORE DI FRIGINTINI CON EVIDENZIATE LE VIE DI FUGA E LE ZONE DI RACCOLTA

L’informascuola pag.3

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Signor Sindaco, nella nostra scuola ci sono delle sezioni a tempo pro-lungato per cui noi ragazzi utilizzia-mo i servizi come la mensa e i tra-sporti che spesso sono inadeguati. Ad esempio il servizio mensa inizia sempre ad anno scolastico inoltra-to, non sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale si ado-perasse anzitempo? Hai detto una cosa giustissima, io sono d’accordo con te quando dici che il servizio dei trasporti è inade-guato mentre per quanto riguarda il servizio mensa il ritardo non dipen-de da me, ma spesso dipende dalle scuole che fin quando non hanno contezza di chi sceglie il tempo pro-lungato non possono trasmettere i dati sul numero dei pasti da servire, e finché il Comune non ha questi dati non può indire la relativa gara.

Sul trasporto oggi la situazione è migliorata complessivamente per-ché abbiamo affiancato al trasporto con il pulmino di proprietà del Co-mune, anche una cooperativa che con mezzi propri sta lavoran-do.Considera che noi operiamo con pulmini che risalgono alla metà de-gli anni ‘70 e quindi hanno abbon-dantemente l’età dei vostri papà, neanche vostra, capirete che certa-mente non si può svolgere un servi-zio adeguato in queste condizioni. Stiamo lavorando, man mano si andrà a costituire la società mista che dovrebbe in via privatistica ef-fettuare il servizio.Questo ci con-sentirebbe anche grazie ai finanzia-menti possibili da ottenere di rinno-vare il parco degli automezzi e si godrebbe di un servizio più vasto.

L’anno scorso abbiamo organizzato il progetto della raccolta differenzia-ta in classe; tuttavia nonostante la sensibilità della sua amministrazio-ne verso le problematiche ambien-tali, spesso abbiamo trovato i con-tenitori per il vetro, per la carta, per la plastica, e per le lattine stracolmi e quindi abbiamo interrotto l’attività. Quali sono le motivazioni di que-sto disservizio? Ti do un dato: il Comune che in Ita-lia ha un maggiore livello di raccolta differenziata è in provincia di Ber-gamo; ha un livello di raccolta diffe-renziata del 60% ed ha iniziato la raccolta differenziata 40 anni fa.Ti do questo dato per capire come la cultura della raccolta differenziata è una cultura che è difficilissima da inculcare nella mentalità dei cittadi-ni. Stiamo continuando con la pub-blicizzazione. Ci sono dei manifesti con i quali abbiamo avviato una nuova iniziativa sulla raccolta diver-sificata e sulla pulizia delle strade, dei luoghi scolastici e di quant’altro anche con la distribuzione di qua-dernoni dove ci sono dei disegni di Walt Disney fatti dai vostri coetanei. Verrete coinvolti come siete stati coinvolti l’anno scorso, proprio per-ché vogliamo insistere sulla promo-zione. Il problema dei contenitori è che questa mancanza di cultura comporta che i cittadini, e io stesso prendo come cittadino la mia re-sponsabilità, utilizzano i contenitori per la raccolta differenziata che sono tarati per essere svuotati ogni 4 giorni mettendo all’interno non solo il vetro ma immondizia norma-le, quando magari trova saturo l’al-tro contenitore; per cui il servizio, calendato secondo un metodo scientifico (svuotamento dei conte-nitori ogni 4 giorni, tenendo presen-

P er la poca disponibilità di spazio, non è stato possibile pubblicare sul numero precedente tutta l’intervista al Sindaco Piero Torchi e, come anticipato, qui di seguito pubblichiamo la seconda

parte. (la redazione di Frigintini)

L’aula consiliare. Gli alunni attendono il Sindaco per l’intervista

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te di quanta produzione di rifiuti differenziati può fare Frigintini in un anno) viene vanificato. In sintesi il disservizio è dovuto all’uso non cor-retto dei contenitori. Abbiamo notato che a Frigintini si stanno costruendo molti palaz-zi che stanno sconvolgendo il paesaggio tipico della Frazio-ne.E’ un difetto del piano regola-tore o altro? Forse sarebbe stato esteticamente più valido mantenere lo Skiline di Frigintini, ma gli imprenditori e gli operatori commerciali hanno prefe-rito investire nella costruzione di condomini, data l’alta richiesta di locali abitativi e commerciali anche da parte di persone provenienti dal-la vicina Modica. Io stesso non esi-terei a trasferirmi a Frigintini, per-ché ritengo che oggi, grazie ai col-legamenti viari che ci sono (nuovo viadotto), lo spostamento comporta un tempo equivalente per andare da Modica Alta a Modica Sorda, perciò credo che oggi possa essere affrontato questo trasferimento da parte di chiunque. Tra l’altro abbia-mo anche risolto un problema con

l’AST per le corse serali che con-sentono anche per chi non ha la macchina di poter comunque venire e andare in centro città. Vivendo nella nostra frazione abbiamo notato alcune anomalie che riguardano le strade: - mancano i marciapiedi , - non viene regolarmente effet-

tuata la scerbatura dei margi-ni stradali,

- mancano i dossi artificiali per rallentare la velocità dei vei-coli nelle strade principali. Queste carenze mettono in grave pericolo l’incolumità delle persone. Come pensa di risolvere questi problemi?

Non penso di risolverli. Nel senso che la risoluzione prevedrebbe che tutto fosse in regola, e questo può accadere nelle città che hanno le dimensioni giuste per ospitare i cit-tadini che la abiteranno. Io mi trovo a governare una città il cui territorio è il sesto in tutta la Sicilia, infatti se togliamo Palermo, Catania, Messi-na, Siracusa e Trapani resta il più grande. Capite che è impossibile, non essendo un capoluogo di pro-

vincia, e quindi non avendo finan-ziamenti adeguati, gestire un territo-rio così vasto che si estende, ricor-date, da Rosolini a Noto, da Ragu-sa a Giarratana, da Scicli a Pozzal-lo sino ad Ispica. Ci sono, poi situa-zioni assurde, una di questi è Fri-gintini. Voi sapete, ad esempio, che dove c’è il ristorante “Il Valentino” è territorio comunale di Ragusa; San Giacomo, ad esempio, ha una di-stanza di oltre 45 km rispetto a Ma-rina di Modica, distanze che ci pos-sono essere da provincia a provin-cia. Dico questo perché, in ogni frazione ci sono le strade, in ogni strada ci vorrebbe il marciapiede e l’illuminazione e quindi costi bestia-li! Tu hai detto anche che alcune strade principali avrebbero bisogno di dossi, ma la legge ci dice che le strade principali sono anche vie di Emergenza e quindi i dossi potreb-bero rivelarsi ostacoli per i veicoli di soccorso. Avevamo pensato di usa-re le “bande sonore” ma siccome non vengono rispettati perdono la loro utilità e disturbano i centri abi-tati per cui non sono state posizio-nate.

M i chiamo Ludovica Puglisi, ho 13 anni e frequento l’ Istituto Comprensivo “Carlo Amore” di Frigintini. Ho

avuto l’onore di essere stata designata come assessore nella giunta comunale dei ragazzi presieduta dal Sinda-co Chiara Russo. Dopo le varie riunioni fatte col Sindaco baby per parlare della nostra personalità, delle nostre aspettative e dei nostri progetti, mi è stata assegnata la delega riguardante le problematiche scolastiche. Devo dire che sono molto felice di aver ricevuto tale delega, perché rispecchia pienamente i miei interessi, dato che sento molto vicine le problematiche inerenti alla scuola. Sono contenta dell’opportunità che mi è stata data al fine di presentare al consiglio comunale e alla giunta, come al Sindaco, le difficoltà che i ragazzi incontrano nell’ambito della propria scuola sia per mancanza di strut-ture adeguate sia per carenze logistiche e di far in modo che vengano risolte per quanto è possibile. Ho in mente una scuola che dia la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità attraverso attività di laboratorio, attraverso attività in spazi attrezzati, vorrei una scuola che fosse allo stesso tempo palestra di vita, ma anche un ambiente pieno di gioia, di serenità, in cui si possano svolgere le va-rie attività tenendo conto dell’età di coloro che la frequentano. Spero di compiere il mio lavoro con scrupolo, coscienza e spirito di abnegazione e spero che anche ognuno degli assessori designati lo faccia per avere finalmente la nostra Modica a misura di ragazzi.

COMUNE DI MODICA GIUNTA DEI RAGAZZI:

DELEGA ALLE PROBLEMATICHE SCOLASTICHE

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CARMELO OTTAVIANO FRIGINTINI HA DEDICATO AL FILOSOFO MODICANO LA SUA PIAZZA PIÙ BELLA

M olto spesso, aspettando il pulmino scolastico, leggiamo “Piazza Carmelo Ottaviano

(1906-1980)”; e altrettanto spesso,tra noi compagni, ci siamo chiesti chi fos-se questo personaggio. Così, abbiamo domandato ai nostri Professori di So-stegno e di Lettere, che ci guidano nel progetto “Giornalino”, ed essi, portan-doci del materiale, ci hanno fatto svol-gere prima una ricerca sul personag-gio e poi ci hanno fatto redigere un articolo. Il Prof. Carmelo Ottaviano, uno dei più alti filosofi italiani, nacque da una del-le migliori famiglie, a Modica, nel 1906. Fu avviato agli studi classici, che egli intraprese con ardore, portato come era alla speculazione filosofica. Frequentò il Ginnasio-Liceo “Tommaso Campailla” di Modica negli anni in cui Modica era un faro di cultura ed un apprezzato centro di vita intellettuale. In questo mondo di ceppo greco- latino con immissioni normanne e significati-ve zebrature arabe, si formò il nostro Carmelo Ottaviano, che, ancora stu-dente degli ultimi anni di Liceo,si ci-mentò in svariate dispute pubbliche e tenne numerose conferenze, lottando, lui, cattolico convinto e forte credente, il dilagante ateismo del primo dopo-guerra.. L’8 Novembre del 1927 conseguì la laurea in Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, con pieni voti e la lode. Giovanissimo e primo in tutta Italia, fu vincitore nel concorso ministeriale di “Filosofia, Storia ed Economia politica” per Cattedre di Liceo, nel 1930. Destinato prima al Liceo Classico “Visconti” di Roma, scrisse molti saggi ed opere rilevanti, quali

“Metafisica”(una fusione ed uno svilup-po delle idee di tre dei più grandi filo-sofi dell’umanità: Aristotele, S. Tom-maso e Leibniz) e sempre in quegli anni fondò la rivista di studi filosofici <<SOFIA>> (=Filosofia). Dal 1934 al 1938 fu comandato dal Ministero dell’Educazione Nazionale a prestare servizio presso la Regia Ac-cademia d’Italia per ricerche di Filoso-fia e Teologia. Vinse anche nel 1936 la cattedra di “ Storia della Filosofia” presso l’Universi-tà di Messina e sempre nel medesimo anno fu titolare, per la stessa discipli-na, presso la Facoltà di Magistero del-la Regia Università di Cagliari, dove insegnò fino al 1942 e dove fu nomina-to Preside effettivo della Facoltà stes-sa. Fu poi trasferito, nello stesso anno, alla cattedra di “Storia della Filosofia” presso la facoltà di Lettere della presti-giosa Università di Napoli. In quegli anni il Gentile pontificava da Ministro di Mussolini, la famosa riforma scola-stica e Ottaviano non solo non gli die-de peso, ma scrisse la “ Critica dell’I-dealismo”, colpendolo fortemente e colpendo con lui anche il dittato-re,antifascista qual era. Purtroppo non ebbe aiuto o appoggio alcuno dai cattolici, tutti paurosi e gen-tiliani e fu osteggiato duramente da molti uomini di cultura. Benedetto Cro-ce, ad esempio, dapprima ammirò molto il coraggio del Prof. C. Ottavia-no, nella lotta contro il Gentile, che, in pieno regime fascista, significava lotta contro Mussolini, ma poi gli si schierò contro, in quanto l’ Ottaviano , nella sua “ Critica dell’Idealismo”, aveva usato nei suoi confronti parole non molto lusinghiere. Gli anni passavano, la terribile II Guerra mondiale volgeva

al termine,e, oltre alle infinite miserie comuni a tutti, cagionò all’Ottaviano la perdita, nel 1943, della cattedra di Napoli, date le denunce contro di lui agli Americani ed agli Alleati, del Cro-ce e dell’Omodeo di militante fascista, proprio al contrario della denuncia precedente del Gentile di antifascista, che almeno rispondeva al vero. Ottaviano, ormai privo anche di stipen-dio, fu convocato come reo davanti alla Commissione di epurazione e sot-toposto a processo. Per fortuna Dio lo assistette, e gli Americani svolsero un corretto procedimento giudiziario da cui l’Ottaviano fu dichiarato totalmente innocente, ed assolto. Così questo grande filosofo, dopo indi-cibili privazioni, frustranti e mortificanti umiliazioni, e sofferenze di ogni tipo, veniva di nuovo ripristinato all’Universi-tà di Catania, dove tenne la cattedra fino al collocamento a riposo, nel 1977 .Dal 1954 al 1963 fu anche Ret-tore presso il Magistero di Catania. Un fatto è certo: nessun modicano “bene”, nessun cattolico come lui, mosse un dito in suo favore, mentre invece, pur essendo di idee diametral-mente opposte alle sue, moltissimi di sinistra, che lui chiamava infatti <<galantuomini>> lo appoggiarono, lo difesero e lo aiutarono, riconoscendo-ne l’intrinseco valore. Carmelo Ottavia-no, filosofo che visse con assoluta convinzione e intensamente nell’oriz-zonte della rivelazione cristiana, aveva avuto la colpa di essere stato sempre coerente allo storico progetto salvifico di Dio, in cui egli credeva profonda-mente.

UNA RICERCA DELLA II A DEL PLESSO CENTRALE

RITRATTO DI CARMELO OTTAVIANO

P E R S O N A G G I

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T anti sono i modicani che hanno reso culturalmente ricca Modica. Impossibile

ricordarli tutti, ma di alcuni non si può tacere. T. Campailla è uno di questi. Egli fu un poeta, filosofo, scienziato, un vero e proprio genio. Nacque a Modica il 7 aprile 1668, figlio di Antonio e Andreanna Giardina. All’ età di 16 anni cominciò a fre-quentare la scuola dei Gesuiti, pre-sente in città. Proseguì gli studi all’Università di Catania, dove, pur frequentando i corsi di diritto, mo-strò una particolare predilezione per la medicina, le scienze natura-li, la filosofia, le lettere.Nel 1709 scrisse i primi 6 canti del poema filosofico “L’ ADAMO, OVVERO IL MONDO CREATO”, dedicato suc-cessivamente nella sua stesura completa (20 canti), a Carlo VI d’Austria imperatore e re di Sici-lia. All’ inizio del settecento, la sua fama si diffuse talmente in Europa,

che il filosofo Gorge Berkeley vol-le conoscerlo e, poiché il Campail-la non si muoveva mai dalla sua Modica, nel 1718, venne a trovarlo fin qui. Pur non essendo medico, riuscì a diffondere nel territorio della Contea la passione per gli studi di medicina. Di lui si ricorda-

U n altro modicano che sincera-mente fino ad oggi non cono-

scevamo, è Raffaele Posdoma-ni.Egli nacque a Modica, da una nobile famiglia, il 13 settembre 1912. Dopo la maturità classica conseguita da esterno presso il Liceo Classico “Campailla” di Mo-dica e una frequenza alla facoltà di medicina di Bologna, si laureò in legge a Catania nel 1939.In quell’anno pubblicò la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Io pel-legrino di sogni”. Si occupò an-che di giornalismo e fu attivo in politica. Alla fine della guerra, che lo vide soldato sul fronte greco e quello jugoslavo, sarà fra i partigia-ni delle Marche. Nel dopoguerra si dedicò ancora al giornalismo co-minciando a scrivere articoli in di-versi giornali dell’epoca. Nel 1949 sul quotidiano milanese

TOMMASO CAMPAILLA

U N G E N I O M O D I C A N O

“L’Umanità” uscì il suo lungo rac-conto dal titolo “Fossili”. Negli anni 50 conobbe Federica Dolcetti, af-fermata pianista che diventerà sua compagna di vita e moglie. Il suc-cesso come scrittore arrivò nel 1954 con Carrubbe e cavalieri, il suo capolavoro. Altri libri impor-tanti sono: Catania giorno e not-te, La peste a Modica nel 1626, Tempo di scirocco (1971). Una curiosità: all’età di 16 anni, quando frequentava il ginnasio, scrisse un poemetto dal titolo “Nell’Olimpo liceale” nel quale mise in ridicolo professori e preside della sua scuola. Questo libretto fece il giro di Modica suscitando scandali e pettegolezzi e il giovane Raffaele Posdomani venne espulso da tutti i licei del Regno per indisciplina, sostenendo in seguito gli esami di maturità da privatista. Morì a Modi-

RAFFAELE POIDOMANI UN ILLUSTRE SCONOSCIUTO

no le famose “BOTTI”, delle stufe mercuriali con all’interno uno sga-bello sul quale veniva fatto sedere il paziente in attesa della cura. Quest’ ultima consisteva nel ver-sare in un braciere che si trovava pure all’interno della stufa, la dose di cinabro, i cui vapori erano poi assorbiti dal corpo del paziente in piena sudorazione. Si trattava di una cura contro la sifilide, ritenuta il male del secolo, ma serviva an-che per guarire dai reumatismi e in genere da qualunque forma di ar-trosi.Le “ botti”, inutilmente imitate da tanti e costruite in un legno del quale nessuno capirà mai la natu-ra, funzioneranno fino alla scoper-ta della penicillina. A Modica si può visitare IL MUSEO CAMPAILLA, composto da poche stanze in cui sono esposte le sue opere. T. Campailla morì a Modica il 6 feb-braio 1740. Il suo corpo è seppelli-to sotto l’ altare maggiore del Duo-mo di S.Giorgio, mentre una lapi-de in suo ricordo si trova all’ in-gresso principale della suddetta chiesa (a sinistra).

Gli alunni della 2 C

LE COPERTINE DI ALCUNI LIBRI SCRITTI DAL POIDOMANI

Gli alunni della 2 C

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F avarotta è un sito ar-cheologico che si trova al confine tra il territorio

del comune di Modica (RG) e quello di Rosolini. (SR) Si tro-va all’altezza del ponte prima della chiesa di Cozzo Rose; proprio sul ponte c’è un car-tello che indica il confine delle due province: Ragusa – Sira-cusa. Si chiama Favarotta, nome che forse deriva dall’a-rabo e significa:”Testa d’ac-qua o Sorgente”. Favarotta è un sito poco conosciuto, perché non si sono trovati dei reperti che ci permettano di potere datare con sicurezza l’epoca della frequentazione del sito. Per la sua posizione geografica, per la ricchezza d’acqua e per la presenza di

molta selvaggina, questa zo-na è stata scelta come luogo

di abitazione,forse anche, dai Siculi. Entrando dalla stradi-na, ci sono le grotte di abita-zione, esse sono piccole, perché gli uomini primitivi era-no bassi di statura, m. 1,50 circa. Le grotte sono situate in tre piani e rivolte verso Sud, sono scavate nella roc-cia di calcare tenero. A Fava-rotta abbiamo visto la “Necropoli”, la città dei morti. La Necropoli è formata da tante tombe che sono scava-te nella roccia del fondovalle. Esistono due tipi di tombe:

- Tombe più antiche. - Tombe più elaborate.

Le tombe più antiche sono esposte a Sud, hanno l’aper-tura rettangolare e all’interno sono a forma di grotticella.

FAVAROTTA: XV — XIV Secolo a.C.— Necropoli

FAVAROTTA: XV — XIV Secolo a.C.— Le grotte di abitazione

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Secondo gli archeologici que-ste tombe sono state scavate verso il XV – XIV sec. a. C. Molte di queste tombe sono nascoste da rami, erba e rovi, noi ne abbiamo contato 18, ma forse ce ne potranno es-sere altre. Le tombe più ela-borate sono esposte a Nord, scavate nel fianco della colli-na e sono disposte in tre pia-ni. Anche queste erano rico-perte di rovi ed erbacce. Noi ne abbiamo contato 19, ma sicuramente ce ne saranno di più. Questa necropoli, secon-do gli archeologici, è stata scavata nel XIV secolo. Le tombe venivano scavate dai Lapicida, per mezzo di per-cussori, e impiegavano tanto tempo. All’ingresso delle tom-be ci sono delle scanalature, con esse chiudevano meglio le tombe, usando delle lastre di pietra. Dietro le lastre met-tevano le offerte per i morti. Dentro una tomba venivano seppelliti più persone della stessa famiglia. I morti erano fatti essiccare al sole, piegati, legati e messi nelle tombe. In questa zona, la natura è rima-sta quasi intatta, perché se l’acqua del fiume fosse au-

mentata, con il passare del tempo, le tombe si sarebbero rovinate. A Favarotta abbia-mo visto il letto del fiume, pe-rò era asciutto, perché l’ac-qua è stata incanalata, nei tubi, per portarla a Rosolini. Nel letto del fiume c’erano tante pietre lisce, perché levi-gate dall’acqua; alcune le ab-biamo raccolte per dipingerle; ai lati c’erano rami, erbe, rovi, muschio, cespugli e alberi che impedivano il passaggio. Il sito di Favarotta è un luogo

interessante, perché ci rac-conta “la storia del passato e dei nostri antenati. C’è dispia-ciuto molto, vedere questo sito così abbandonato e forse poco conosciuto. Noi vorrem-mo che questo luogo venisse pulito, sistemato e salvaguar-dato, così potrebbe essere visitato da tanti turisti. Secon-do noi, bisognerebbe apprez-zare e rivalutare questo pic-colo sito, perchè fa parte del nostro patrimonio archeologi-co e culturale.

FAVAROTTA: XV — XIV a. C — Fondovalle: letto del torrente

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N ell’844-845 dell’era cristiana, un condottiero saraceno, Fadhl-Ibn- Giafar, occupò le

rocche di Mohak (o Motyca,Motuka, Mudiquah), città antichissima, che, essendo un importantissimo centro agricolo, come testimonia anche Idrisi, nel suo “Libro di Ruggero”, ospitò molte colonie arabe e berbere. Furono introdotti quindi i sistemi arabi di lavorazione dei campi e, tra l’altro, anche gli utilissimi ed ingegnosi “bancales”,cioè i “mura a siccu”, con cui si utilizzavano anche le striscioline di terra dei terrazzamenti e si dividevano, con maestria, le proprietà. I Modicani dovevano pagare agli Arabi vincitori due tipi di tasse: 1) la “gizyah”o “gezia”, per gode-re della tolleranza religiosa, che decadeva per chi si convertiva all’I-slam; 2) la “Karag”, una tassa fondiaria, la quale fu adottata, col nome di “enfiteusi”, dagli Henriquez-Cabrera di Spagna, quando presero il gover-no della più vasta e potente Contea dell’Italia Meridionale, la “ Contea di Modica” (1480-1812), detta per la vastità e lo splendore: “Regnum in regno”. Con l’ “enfiteusi”, dovendo separare le coltivazioni dai pascoli e le varie piccole proprietà, i “mura a siccu” tornarono utilissimi. Si chiamano “a siccu” perché era-no e sono muri tenuti insieme sen-za né calce né cemento, ma solo con un lavoro di paziente incastella-tura dei tasselli di pietra che pre-sentano tra di loro interstizi che, in caso di forti piogge, trattengono il

terreno, senza trasformarsi in dighe per l’acqua, che invece può defluire a valle. I “mura a siccu” prendevano il nome di “lenzi”, o “linzuddi”, quando sostenevano i terrazza-menti, di “mannaruna”, quando erano messi a protezione degli al-beri, delle torri, delle “grotte artificia-li” per gli armenti, e anche contor-navano la casa agricola,come an-cora si possono ammirare nella splendida campagna di Modica. Legati ai “mura a siccu” sono: il me-stiere dei “mastri re mura” e dei “spitratura”. I “mura a siccu” hanno ispirato uno dei nostri più noti poeti dialettali modicani, Carmelo Assenza, di indi-scussa sensibilità poetica, vincitore del “Premio VANN’ANTO’ 1981-

Federico Giannone 2 A Sc. Media

presenza e la gloria di Dio. Ne sorsero tante di queste testimonianze della fede religiosa, sparse nelle campagne, nelle piazze, agli angoli delle strade e nelle vie delle città. Anche nel nostro territo-rio ne troviamo parecchie: alcune sono sormontate da una croce in pietra, altre da rozze croci in ferro, mentre alcune custodiscono all’interno delle statue in gesso verniciato e antiche immagini appena visibili. Altre ancora non porta-no alcuna immagine, in altre si nota una data, una piccola lapide per ricordare che vennero erette per devozione, per grazia ricevuta o in memoria di qualche congiunto. Poche sono quelle che si mantengono in ottimo stato: i vandali finora le hanno rispettate perché sono convinti che sotto la costruzione non ci sia alcun tesoro nascosto. La maggior parte si trovano in stato di abbandono, quasi sepolte da rovi, erbacce o in mez-zo a rifiuti. Alcune sono state private delle immagini che fanno della figura nelle case dei collezionisti e in alcune di esse sono state istallate delle cassette postali. Eppure passando davanti a queste piccole edicole votive, anche se la memoria è svanita nel tempo, viene spontaneo deporre un fiore o rivolgere una preghiera, in quanto esse non sono costruzioni anonime, ma sono legate alla devozione popolare, testimonianza di eventi passati da cui ha preso avvio il nostro presente. Hanno, quindi un gran-de valore artistico, storico, ambientale, umano ed è doveroso da parte nostra conservare, custodire e tutelare questi beni culturali perché sono parte inte-grante della nostra esistenza.

Classe 3 A Sc. Media

I ragazzi del nostro Istituto hanno partecipato all’iniziativa “ Il Patrimonio dell’Italia” contribuendo così alla diffusione della difesa e della promozione dei beni culturali ed ambientali del nostro territorio.

“ Mura a siccu” “Furono gli Arabi che introdus-sero gli utilissimi e ingegnosi “bancales”, che altro non sono che i “mura a siccu”.

LE EDICOLE VOTIVE “I TRIBUNEDDE”

L e edicole votive si trovano lungo le strade provinciali o all’incrocio di vecchie trazzere di campagna.

Le edicole sacre hanno radici in tempi lontani ed erano poste a guardie dei campi per indicare le distanze. Col pas-sare del tempo vennero aggiunte raffi-gurazioni della divinità, a cui si rivolge-va una preghiera. I seguito la costruzio-ne di queste cappellette fu legata a particolari situazioni storiche: infatti il periodo della loro massima fioritura risale al XVII o XVIII secolo, quando durante il Concilio di Trento la Chiesa sente il bisogno di affermare la propria potenza e testimoniare apertamente la

Tipica edicola votiva

“tribunedda” del terri-

torio modicano

L’informascuola pag. 10

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dove c’era il forno , i fornelli con le pentole “sfunnati”, dove si prepara-va la ricotta e i formaggi; poi la stalla dove c’era qualche pecorella o ca-pretta,il mulo o l’asinello e la mucca. A sinistra si apriva la “casa ri sta-ri”, cioè l’abitazione vera e propria dei contadini che spesso era illumi-nata prima dalle lucerne ad olio e poi dai lumi a petrolio a “spac-cafiamma” di rame, era semplice e disadorna ma con tutto il necessa-rio. Si accedeva in un ingresso-cucina dove troneggiava a “buffet-ta” (tavolo), le sedie di “zammara”, un grosso mobile a cassetti sotto e a

vetri sopra ed una grande cassapan-ca. Alle pareti qua-dri sacri e ritratti dei nonni o dei genitori defunti.Da lì si entrava, attra-verso una sempli-ce tenda,nella stanza da letto con letto matrimoniale con il materasso di paglia sostenuto da tavole poggianti su cavalletti di le-gno o di ferro, i “trispita”. Sopra il letto è sospesa la

“naca a bientu”,una sacca di stoffa molto resistente sostenuta da due corde fissate alle pareti, nella quale dormivano e venivano cullati i bam-bini. Sopra la testata del letto un quadro religioso rappresentante la Sacra Famiglia, mentre alle pareti laterali pendevano il S.Cuore di Ge-sù, S.Giuseppe, il S.Cuore di Maria, S. Antonio e, in piccole angoliere, a parete, altri ritratti di familiari defunti coi lumini . Ai piedi del letto una cassapanca. Coperte da una tenda, in mensole ricavate nelle spesse pare-ti, cesti per la biancheria stirata,il ferro da stiro, in ferro, dal coperchio molto lavorato, autentica opera d’arte, a “munachedda”, u “scaffamanu”, a “bummula”, a “cannata”, u “lavamanu” con sotto una brocca analoga con l’acqua. La coperta, a “frazzata” (= trapunta), le

P ur presentando contrasti di colore davvero unici tra i muri a secco, lo smeraldo dei car-

rubi, l’argento delle olive, l’azzurro del cielo e il marrone scuro della terra, il paesaggio delle nostre splendide contrade modicane non perde la sua semplicità contadina: i

prati si ammantano di bianco per merito del “sanacciuolo” e improv-vise macchie di colore del rosso dei papaveri, o del giallo dei ranuncoli, spiccano, mentre i sempreverdi, secolari carrubi e gli olivi dalle foglie lanceolate, tra macchie di rosmari-no, basilico, mentuccia e il profuma-tissimo gelsomino, si stagliano le spesse mura delle nostre “masserie” che si possono ammirare ancora oggi nelle campagne intorno alla nostra Modica. La “masseria” era il centro motore della vita rurale, ma anche una unità abitativa autosuffi-ciente.Il cortile, o “bagghiu”, dove, in un angolo, sotto una tettoia si tro-va il “carrettu”, “u cippu”, su cui si tagliava la legna, “aratu”, i “quartara”, i “cruvedda”,è limitato da un quadrilatero di “mura a siccu”, che sembrano abbracciare e custo-dire il modesto edificio.Sul “bagghiu” danno, a destra, la “casa ra mannira”, locale rustico

lenzuola e il resto della biancheria venivano tessuti e cuciti in casa, nella “stanza ro travagghiu”, am-biente dominato da un monumentale “tilaru”. Adiacente a questa stanza c’era “u cammarinu”, un altro stan-zino, chiuso da una tenda, che con-teneva i servizi igienici, e, ricavato nel soffitto, “u sularu” in legno, a cui si accedeva con una scala a pio-li. Tutto questo si può ammirare nel-le sale del nostro Museo, in ricostru-zione, a Modica, nell’edificio vicino al Santuario “Madonna delle Gra-zie”, il Palazzo dei Mercedari, un tempo, all’epoca della peste, lazza-retto.

Sortino Andrea classe II A Scuola Media

LE MASSERIE “si possono ammirare ancora oggi

nelle nostre splendide contrade. Es-se costituivano una volta il centro

motore della vita rurale”

L a torre Napolino si trova a Frigintini e attira l’attenzione per i merli che la guarniscono.

È una villa dall’aspetto austero che forse era all’origine un edificio forti-ficato. Verso il 1850 al corpo princi-pale ne vennero aggiunti altri due laterali. La casa padronale si affac-cia su un cortile lastricato, circonda-to da stalle e magazzini. Nel corso del 1800 divenne la residenza esti-va del barone Orazio Napolino e di suo fratello l’arcidiacono Enrico e il piano mobile venne diviso in due appartamenti. Il piano terra è costi-tuito da stalle, magazzini e dalle abitazioni dei contadini che lavora-vano l’appezzamento di terra che circondava la Torre.

CLASSE 3 A MEDIA

LA TORRE NAPOLINO

L’informascuola pag. 11

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L’informascuola pag. 12

I l territorio di Cannizzara si trova nell’altopiano di Modica a 300 m sul livello del mare, dal quale

dista circa 40 km. Il territorio è pre-valentemente collinare per questo motivo è chiamato normalmente “costa” ed è solcato da molte cave: Cava Lazzaro e Cava d’Ispica, che sono zone archeologiche molto im-portanti, cava del “Ponte Abremi” e della Favarotta che una volta erano dei fiumi a carattere torrentizio, nei quali le nostre nonne lavavano i “robbi”. Il clima della nostra zona è mite, con estati aride e inverni non molto piovosi, la quantità di precipitazioni varia da anno in anno, così posso-no verificarsi siccità, come quelle degli anni: 2000, 2001, 2002. La nostra zona è ricca di specie vegetali tipiche della macchia medi-terranea tra cui dominano il carru-bo e l’olivo che bene si sono adat-tati alle siccità estive e caratterizza-no il paesaggio della campagna modicana. Il carrubo non solo pro-duce le carrube, ma su di esso cre-sce un curioso fungo di color giallo scuro, quasi arancione con delle sfumature rosa: “a funcia ri carrua”. Il carrubo è una pianta che, a causa della “modernizzazione” dell’agricol-tura e dell’ignoranza sulle sue po-tenzialità alimentari e culturali, sta diventando sempre più rara, per questo il carrubo viene tutelato. L’olivo con le sue numerose varietà tra cui la verdesa, la cetrala, la mo-resca e la biancolilla, si può consi-derare la “regina“ delle piante arbo-

ree della campagna modicana. Ne-gli ultimi anni la produzione di olio è stata sempre più valorizzata e rico-nosciuta a livello nazionale entran-do a far parte degli olii D.O.P. ( De-nominazione di Origine Protetta). Altre specie arboree tipiche presen-ti nel territorio sono il melograno, il bagolaro, il melocotogno, il mirto, il mandorlo, il noce, il leccio, la rove-

rella, la palma nana ecc. Numerose sono anche le piante erbacee ed arbustive alcune delle quali comme-stibili: l’asparago, l’origano, la maio-rana e “u sanacciulu” cioè il sena-pe selvatico. Queste piante rappre-sentano quello che resta della anti-ca flora selvatica, ormai quasi scomparsa, che cresceva in modo rigoglioso nei nostri terreni e che

Divisione del territorio di Cannizzara

per quote altimetriche

12%

88%

1

2

Collinare

Pianeggiante

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L’informascuola pag. 13

oggi si può vedere solo nelle zone poco accessibili all’uomo come le “cave”. Nelle cave, inoltre, vive una ricca fauna selvatica costituita da numerose specie acquatiche (trota macrostigma), terrestri (coniglio selvatico, lepre, volpe, istrice, riccio, donnola ecc.) e aeree (pernici, poiana, merlo, corvo ecc.). Molti di questi animali selvatici corrono seri pericoli di estinzione nonostante le leggi che li tutelano, a causa della caccia di frodo e della trasformazio-ne del territorio da parte dell’uomo. L’economia del territorio si basa soprattutto sull’agricoltura. Oltre alla produzione delle carrube e dell’olio, si produce grano, mais e altre foraggere. Ma è la zootecnia l’attività agricola principale. Essa consiste nell’allevamento di suini, ovini ma soprattutto bovini da carne e da latte. Numerose sono le razze

bovine allevate, ma le più diffuse sono la Modicana (a manto rosso), una razza locale, la Frisona italiana (pezzata bianca e nera) e la Brown (manto marrone) che si differenzia-no non solo dal colore ma dalla quantità e qualità del latte prodotto. Quasi assenti sono le attività di tipo industriale e del terziario. Nel terri-torio sono presenti solo frantoi per le olive, caseifici e mangimifici. Per l’assenza di attività industriali, la nostra zona è poco inquinata, e questo insieme alle produzioni agri-cole tipiche rappresenta la principa-le risorsa del nostro territorio.

Rosario Frasca I C Cannizzara

Uno dei prodotti che simboleggiano Modi-ca è il cioccolato. Esso è stato importato dagli antichi abitanti del Messico, gli Azte-chi: essi preparavano il cioccolato maci-nando i semi di cacao su una lastra di pietra, chiamata metate, cioè una pietra ricurva poggiata su dei basamenti fatti anch’essi di pietra. Questi semi venivano schiacciati con un martello di pietra. L’ot-tenuto veniva mescolato con spezie e poi di nuovo sfregato sul metate fino a quan-do il composto si induriva. Il cioccolato medicano ancora oggi non viene lavorato con metodi industriali ma artigianalmente. È per questo che conserva caratteristiche particolarmente pregiate: un gusto magro, aromatico ed un profumo inconfondibile. Il cioccolato, insieme al pane casereccio, la fava cottoia, il “tumazzo” ha ricevuto da poco la certificazione DECO: queste spe-cialità vengono così fatte conoscere ad un pubblico più ampio, a livello nazionale. Un altro prodotto tipico della nostra zona è la carruba e i suoi derivati. La farina di carruba è un alimento nutriente, ha un buon contenuto di vitamine e di sali mine-rali ed è povero di grassi. Essa può esse-re utilizzata in sostituzione del cacao per la preparazione di dolci, infatti il suo sapo-re è simile al cioccolato. La farina di semi di carruba è anche utilizzata in campo farmaceutico. Lo sciroppo di carruba è un prodotto ottenuto dalla polpa del frutto, ricco di zuccheri naturali: è ottimo prima e dopo l’attività fisica perché ha un elevato valore energetico e da esso si ricava il “ karrubello”, un ottimo liquore.

GIUSEPPE CAVALLO ALBERTO PITINO

GIORGIO GIALLONGO FRANCESCO CAPPELLO

Classe IID Cannizzara

A MACCITEDDA RA CARRA MACCITEDDA RA CARRUAUA

E da maccitedda ri carrua n’da du vignali tutta sula mai nuddu ca si ci ni pigghia cura. E ogni annu che ta carrueddi ammienzu e ramisteddi runi travagghiu, ma macari cocca soddu.

Cara maccitedda, se sulu tu putissutu parrari sa quantu così canu succirutu navissita cuntari. E co ta fruttu quantu cosi si puonu fari sciroppu e macari miricinali.

Che ta ruossi zucca e che ramisteddi u funnu putiemu fari pigghiari e tanticcia ri pani putiemu fari. Ma piccatu ca nuddu ciui sapi chieca su i macci ri carrui.

Rosario Frasca I C Cannizzara

Sapori Modicani

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L’informascuola pag. 14

Notizie Storiche:

L’edificio sorge a ridosso dell’an-

tico Castello della pre-stigiosa

Contea di Modica, ricadendo all’in-

terno delle mura dell’originaria

cittadella me-dievale. Di origine,

quindi, del periodo Chiaramontano,

fu ricostruito dopo il terremoto

del 1693, conservando dell’antica

fabbr ica, i caratter ist ic i

“dammusi “, situati al piano terra-

no e che risultano collegati, attra-

verso segreti cunicoli, ai sotter-

ranei del castello.

Sul finire del secolo X I X, grazie

alle donazioni di alcune famiglie

modicane, alcuni locali del-

l’edificio vengono adibiti ad asilo

caritatevole.

In seguito questa Opera Pia, de-

nominata “Asilo Reale Regina Mar-

gherita, viene affidata alle Suore

che permangono nell’edificio per

convenzione gratuita. L’istituto si

adopera e profonde grande impe-

gno nel campo dell’educazione

dell’infanzia e della prima adole-

scenza e, negli anni, istituisce al

suo interno anche una scuola di

musica e svolge attività di dram-

matizzazione. La prestigiosa atti-

vità educativa svolta nell’edifi-cio

ha avuto fine con il recente tra-

sferimento delle suore, nella nuo-

va sede di Contrada Treppiedi.

Descrizione dell’edificio:

L’edificio sorge sulla rupe del Ca-

stello e si articola su tre livelli di

diversa ampiezza che sfociano su

cortili, orti e giardini per una su-

perficie complessiva di circa

3.000 metri quadri. Il complesso

edilizio si articola in tre parti

fondamentali: la zona scuola/con-

vento, la chiesa e le aree scoper-

te. L’edificio strutturato in mura-

tura tradizionale, rivela all’ester-

no diversi programmi costruttivi

attuati nel tempo. La fabbrica

infatti nei diversi alzati, non pre-

senta prospetti compiuti in modo

unitario e le varie partiture non

risultano ordinate architettonica-

mente. Le finestrature dei tre

livelli rispondono a logiche funzio-

nali interne piuttosto che ad esi-

genze estetiche di facciata. Il

piano terrano, per tre lati inter-

rato e prospiciente sulla strada in

discesa di Via Raccomandata, è

costituito da una sequenza di ca-

ratteristici dammusi con copertu-

ra a botte ed a crociera e dalla

chiesa edificata, però, nei primi

decenni del ‘900.

Il primo e il secondo piano, pre-

sentano un dedalo di ambienti di

L a nostra scuola, quest’anno, ha partecipato all’interessante iniziativa culturale promossa dall’amministrazione comunale: “ La scuola adotta un monumento”. Il monumento che ci è stato affidato è l’ ex asilo infantile “Regina Margherita” per cui abbiamo redatto un artico-

lato programma operativo. Si è iniziato con l’esplicazione agli alunni delle varie definizioni e signi-ficati che il tipo di progetto conteneva. Successivamente si è passati alla fase operativa, che pre-vedeva fra l’altro un sopralluogo e la produzione di materiale promozionale e divulgativo. Abbia-mo preparato la fase di rilievo dell’edificio, infatti, durante il sopralluogo gli alunni, organizzati in gruppi di lavoro, hanno rilevato fotograficamente l’intero edificio nelle sue varie articolazioni e hanno osservato lo stato generale del degrado esistente. Dopo una ricerca storica sull’edificio e servendoci delle abbondanti immagini fotografiche in nostro possesso, abbiamo realizzato un “pieghevole”.

Giovanni Caruso - Disegno a china del sito

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L’informascuola pag. 15

diversa ampiezza disimpegnati da

luminosi e lunghi corridoi che sfo-

ciano nei cortili o negli orti/giar-

dini disposti su due differenti

terrazzamenti.

La soffittatura dei panoramici

ambienti è quella tipica a volta,

realizzata in canne e gesso, ed il

tetto, a falde semplici, è realizza-

to con orditura in legno e manto di

copertura in tegole tipiche sicilia-

ne.

Il contesto urbanistico :

Il luogo dove sorge l’ex Asilo Rea-

le Regina Margherita è senza dub-

bio di grande interesse storico e

culturale e, potenzialmente, costi-

tuisce un indiscutibile valore per

lo sviluppo socio-economico del

nostro territorio. L’edificio si tro-

va ubicato, infatti, al centro delle

tre principali emergenze architet-

toniche della città di Modica: il

Duomo di S. Giorgio, il Duomo di

S. Pietro e il Castello. Una posi-

zione centrale quindi, che pone gli

spazi del nostro edificio all’at-

tenzione di chi nella nostra città

opera per lo sviluppo del turismo

culturale. Diversificate possono

essere le ipotesi di riutilizzo di

questi grandi contenitori che pos-

sono accogliere sia funzioni per-

manenti di tipo ricettivo/

alberghiero che spazi polivalenti

al servizio delle iniziative socio-

culturali.

PROSPETTO PRINCIPALE

PROSPETTO LATERALE

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L’informascuola pag. 16

A cura di Monica Ruta e Zagara Serena II C t. p. della Scuola Media

D a qualche anno è diventata una moda molta diffusa tra i giovani disegnare murales e

graffiti vari sui muri delle scuole, dei palazzi e di altri edifici soprattutto nel centro storico della nostra città. Si tratta di bei disegni fatti da giova-ni artisti con precisione, originalità e fantasia, ma non si trovano al posto giusto.Di questo problema si è oc-cupato anche il sindaco di Modica, Piero Torchi, il quale ha disposto la copertura di alcuni graffiti e ha in-tensificato i controlli da parte dei vigili urbani al fine di impedire il ri-petersi di questi episodi. Questi ragazzi non capiscono che i loro disegni danneggiano monumenti e

luoghi artistici di Modica che vanno invece rispettati e tutelati. Il sinda-co, tempo fa, ha comunicato l’inten-zione di realizzare un’officina cultu-rale dove i giovani amanti di questo genere artistico possano trovare lo spazio giusto e legittimo per dar sfogo alla propria creatività. Tra-scurando le riflessioni e le polemi-che su questo argomento, c’è da dire che questi disegni considerati da molti “pasticci” hanno una loro storia.Essi si dividono in diverse categorie (vedi articolo successi-vo). Ciò che viene prodotto è tutto frutto della fantasia dei cosiddetti “reppisti”, nome con il quale tali arti-sti vengono individuati.

Le facciate di alcuni palazzi di Modica “sporcati “ dai Graffitari

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L’informascuola pag. 17

Fig. 2 - MURALES (Antonio Poidomani) Fig. 3 - T E G (Marco Peluso)

A lcuni reppisti della classe IID di Cannizzara, questa volta, con la loro arte hanno

“imbrattato” fogli anzichè i muri del-la città, realizzando i diversi tipi di graffiti. Le “puppet” (Fig. 1) sono figure che identificano i Writers, infatti ognuno di loro ne sceglie una, diversa da tutte le altre, e se ne appropria come una sorta di car-ta di identità. I “murales” (Fig. 2) possono riprodurre qualcosa o se-guire la fantasia senza rappresen-tare nulla di preciso: in questo caso si legge la scritta “demone”. Le

“teg” (Fig. 3), invece, rappresenta-no le firme degli autori dei disegni. Gli “intrecciati” (Fig. 4) sono costi-tuiti da linee intrecciate che si inter-secano seguendo varie direzioni. Le “crio” (Fig. 5) rappresentano i nomi dei gruppi di reppisti che si differenziano dal tipo di abbiglia-mento che indossano (vestiti lar-ghissimi; pantaloni a cavallo basso; magliette lunghe, larghe; giacche larghe con cappuccio ecc.). Tutte le opere vengono rigorosa-mente realizzate con bombolette spray. Fig. 1– PUPPET (Francesco Cappello)

Fig. 4 - INTRECCIATI (Giuseppe Cavallo)

Ma cosa rappresentano questi “murales”?

Fig. 5 - C R I O

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L’informascuola pag. 18

P rima di Natale è stata attivata nella città di Modica la telesor-

veglianza. Si tratta di telecamere piazzate in alcune zone come il Polo Commerciale, Modica Alta e il Centro Storico. Questa iniziativa è stata voluta dal Comune di Modica in collaborazione con il Polo Com-merciale che intende dare maggio-re sicurezza ai cittadini. Le venti telecamere invieranno per via inter-net le immagini dei vari luoghi della città alla centrale di Ragusa dove la polizia deciderà se e come interve-nire. Il materiale registrato viene tenuto per quarantotto ore, dopo viene distrutto.Grazie a queste tele-camere Modica è diventata una

città telesorvegliata e quindi più sicura. Al giorno d’oggi quindi si può fare shopping più tranquillamente, infatti, queste telecamere rendono più sicuri i cittadini. Modica dà, così, un esempio di sicurezza ad altre città:negozi, bar, banche e strade più sicure.Molti automobilisti sono diventati più prudenti perché con le telecamere i vigili possono rintracciare l’auto, togliere punti dalla patente e far pagare multe salate.Secondo noi tale iniziativa è da una parte giusta perché permette di impedire atti di illegalità, ma nello stesso tempo, priva i cittadini della propria privacy.

Una delle venti telecamere dislocate per la città

Gloria Di Rosa & Luciana Stracquadanio 1C Cannizzara

Q uest’anno abbiamo svolto diver-si lavori di ricerca aventi come

scopo la conoscenza di autori modi-cani illustri, ma a noi sconosciuti, e di tradizioni locali che hanno piace-volmente arricchito la nostra cultura. E’ stata per noi una scoperta la noti-zia che Modica ha due patroni, S. Giorgio e S. Pietro, e che in passa-to tale fatto ha scatenato violenti contrasti tra i devoti dell’uno e dell’altro Santo. Andiamo con ordi-ne. Un tempo era il popolo a sce-gliersi il proprio Patrono a cui affida-va la propria sorte e quando questi non soddisfaceva le aspettative del-la gente ne veniva eletto un altro. A Modica questo accadde tante volte. Quando nel 1630 papa Urbano VIII proibì le elezioni dei patroni a furore di popolo, cominciarono i contrasti tra i devoti di San Giorgio e quelli di San Pietro perché entrambi voleva-no che patrono a Modica ce ne fos-se uno solo. La situazione venne chiarita (si fa per dire) nel 1757 quando il re Carlo III conferì ai due patroni e quindi alle due Chiese gli stessi privilegi e la stessa dignità. Essendo due i patroni, due erano le feste patronali che si svolgevano in

giorni e mesi diversi: il 23 Aprile la festa di San Giorgio e il 29 Giugno quella di San Pietro. Due patroni, due feste patronali e quindi due classi di devoti nemici fra loro: i Giorgesi (detti anche Sangiorgiari) e i Petresi (detti anche Sampitresi o Tignusi). Tra le due parti c’era un odio violentissimo a tal punto che un Sangiurgiaro non poteva sposare una Sampitrara e viceversa .Nel 1856, pensate un po’, in occasione della festa di S. Pietro, mentre la Chiesa era illuminata con tanti ceri, ad un tratto un’ infinità di pipistrelli portati dai Sangiurgiari invase la Chiesa svolazzando sulle candele e spegnendole tutte. I Sampitrari non dimenticarono l’ affronto e l’anno seguente, per la festa di S. Giorgio, portarono via tutti i mortaretti pronti per dar luogo al tradizionale “Jocu fuocu”. Un tempo entrambe le feste duravano due giorni e presentavano particolari in parte differenti rispetto ad oggi. S.Giorgio veniva e viene festeggiato pressappoco allo stesso modo. Famosi e tanto attesi sono i cosiddetti “giri“che i devoti di S.Giorgio fanno fare alla statua all’ interno del Duomo a conclusione

della processione. Il simulacro viene portato in trionfo in giro per la Chie-sa a grande velocità fino a quando le forze fisiche non vengono meno. Diverso invece era un tempo lo svol-gimento della festa di S. Pietro. Fino ai primi del Novecento si faceva la processione dei “ Santuna”, dei grandi congegni di legno, vestiti con tuniche e mantelli ,sormontati da teste di cartapesta che rappresenta-vano i 12 apostoli.Questi Santuna venivano fermati in Piazza Monu-mento dove sorgevano parecchi steccati per la rappresentazione di vari particolari della vita di S. Pietro. Oggi la rivalità tra i devoti non esiste più, solo le persone anziane ancora difendono a spada tratta il proprio protettore ma ogni parola vien detta senza offesa. A fine ricerca la rifles-sione più immediata che in classe è stata fatta è la seguente: “non è una fortuna essere protetti da due patro-ni anziché da uno?”

A CURA DELLA 2 C CANNIZZARA

LA PROCESSIONE DI S. GIORGIO

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L’informascuola pag. 19

Gli alunni del modulo IV A-B del plesso Gianforma di Frigintini, avendo quest’anno affrontato le tematiche sul funzionamento del Comune nei suoi vari aspetti, e in particolare sulle attività del Consiglio, del Sindaco e della Giunta Comunale, erano curiosi di conoscere dove si svolgono queste attività, in quali luoghi. Inoltre, come previsto dal Progetto di Educazione Stradale, gli alunni volevano visitare i locali del Comando dei Vigili Urba-ni, per conoscere quali sono i loro compiti, i loro sistemi di comunicazione mobile, gli altri mezzi a loro disposizione e per chiedere spiegazioni sul comportamento da tenere in strada. Per questo motivo, è stata organizzata una visita guidata presso il Municipio di Modica della quale gli alunni hanno elaborato il seguente testo.

G iorno 16 Aprile con le maestre e i miei compagni siamo andati a

Modica a visitare il “Palazzo Comuna-le ” e gli uffici dei Vigili. Gli uffici dei vigili erano delle stanze piccolissime ma ben organizzate. Dopo aver visitato tante stanze siamo arrivati in quella del vice-comandante Cavallo Salvatore che ci ha intratte-nuto un po’ con lui raccontandoci che in quel posto, tanto tempo fa, c’era il convento dei Domenicani. Nel 1865 alcune persone poi decisero di fonda-re il Palazzo Comunale di Modica, chiamato “Palazzo Comunale S. Do-menico “ perché proprio lì vi abitava-no i monaci Domenicani. Poi ci ha fatto vedere la radiotrasmittente,uno strumento che utilizzano per comuni-care a distanza con tutti i vigili che si trovano in servizio per la città. Dopo siamo andati a visitare la Sala Comu-nale, era grandissima con tanti posti a sedere; che bello, ci hanno fatto accomodare nei posti dei consiglieri comunali. Il Presidente del Consiglio ci ha descritto com’è organizzato il Comune (tutte cose che gia sapeva-

mo perché quest’anno li abbiamo studiati). Dopo un po’ è arrivato il Sin-daco che ci ha chiesto cosa voleva-mo a Modica e a Frigintini; un mio compagno gli ha detto che voleva una fontana a Frigintini, un altro la

biblioteca, un’altra un parco giochi…, un nostro compagno gli ha detto che non gli piaceva la fontana di Modica e il Sindaco ha risposto: - Neanche a me !-. Nella Sala Comunale abbiamo visto il quadro più grande della Sicilia, che rappresenta un evento molto impor-tante per noi siciliani: alcuni feudatari che giurano davanti al Pontefice di non fare entrare gli spagnoli in Sicilia. Nella sala c’erano tanti altri quadri che raffiguravano le persone più im-portanti di Modica, poeti, medici, no-bili ecc. Infine siamo andati visitare la Cripta dei Domenicani. Era formata da due stanze che somigliavano a delle grot-te; nella prima c’erano tante nicchie con dei ganci, qui venivano appesi i corpi delle persone (naturalmente morti); nella seconda mettevano le persone che non ubbidivano alla regi-na, venivano picchiate e lasciati lì a terra e quando diventavano scheletri mettevano ossa con ossa, teschi con teschi.

Gli alunni nell’Aula Consiliare

Gli alunni nel Comando dei Vigili Urbani

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L a programmazione relativa al bimestre febbraio-marzo 2004, svolta dalle insegnanti

Cicero Lucia, Alecci Carmela, Abate Maria e Cavallo Giovanna della scuola dell’infanzia del plesso Gian-forma, prevede nell’ambito del cam-po d’esperienza: “Le cose, il tempo e la natura”, l’obiettivo generale: “Esplorare, scoprire, conoscere le caratteristiche fondamentali delle realtà naturale ed artificiale”. Suc-cessivamente al raggiungimento di tale obbiettivo, attraverso conversa-zioni attività grafico- pittoriche e let-ture di immagine, è stata organizzata una visita presso un antico mulino ad acqua, costruito nella seconda metà del ‘700 e situato presso il par-co archeologico della Cava d’Ispica.

L’esperienza diretta ha permesso ai bambini di conoscere il funziona-mento del mulino ad acqua attraver-so l’osservazione delle sue parti, e contemporaneamente, di visitare altri locali ad esso adiacenti e stretta-mente legati alla vita del mugnaio quali: la casa (ricavata in una grotta con tutti gli utensili tipici dei luoghi e della tradizione locale), la lavande-ria, la stalla con il fienile e la stanza della molitura, vero “cuore” del muli-no, dove i bambini hanno potuto os-servare il procedimento di molitura del grano e l’ottenimento della farina. L’esperienza è risultata molto soddi-sfacente per la totale presenza dei bambini e dei loro genitori sempre disponibili ed entusiasti ad accoglie-re tali iniziative.

I bambini della scuola dell’infanzia di Gianforma visitano l’antico mulino ad acqua di Cava Ispica.

Camera d’acqua con la ruota orizzontale a palette Stanza della molitura con la macina di pietra

Schema delle varie parti del mulino

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Il mulino ad acqua di Cava Ispica visto con gli occhi dei bambini

Foto di gruppo: I bambini e le insegnanti

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L a preparazione del pane a scuola è stata un’esperienza didattica realizzata nella Scuola dell’infanzia di Torre, nell’ambito del progetto “educazione alimentare”. L’esperienza ha favorito nei bambini un atteggiamento di ricerca con la scoperta

e la conoscenza delle fasi biologiche che portano alla maturazione del grano e le lavo-razioni che caratterizzano il passaggio del grano al pane. L’esperienza della panifica-zione ha permesso ai bambini di scoprire un elemento della realtà a loro vicino e per molti aspetti significativo, offrendo l’opportunità di una fitta interazione tra linguaggi e forme espressive. L’attività ha permesso a tutti i bambini di esercitare le abilità per-cettivo-motorie (impastare, sbattere, manipolare), di verbalizzare le caratteristiche del pane (profumo, colore, sapore) e di ampliare i propri contenuti e le proprie esperienze. Le insegnanti:

Margherita Basile - Concetta Caschetto, Grazia Cassarino e Ausilia Mallia

UN’ESPERIENZA DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA DEL PLESSO TORRE.

I bambini e le insegnanti durante le attività

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Le fasi biologiche: dal seme alla spiga

Le fasi tecnologiche: dal grano al pane

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III l Carnevale è una festa che suscita allegria e cu-l Carnevale è una festa che suscita allegria e cu-l Carnevale è una festa che suscita allegria e cu-riosità ed è ciò che ha realizzato la scuola dell’In-riosità ed è ciò che ha realizzato la scuola dell’In-riosità ed è ciò che ha realizzato la scuola dell’In-fanzia della sezione unica di Cava d’Ispica di Mo-fanzia della sezione unica di Cava d’Ispica di Mo-fanzia della sezione unica di Cava d’Ispica di Mo-

dica, insieme ai bambini, genitori e insegnanti in un’at-dica, insieme ai bambini, genitori e insegnanti in un’at-dica, insieme ai bambini, genitori e insegnanti in un’at-mosfera gioiosa e divertente. I bambini attraverso mosfera gioiosa e divertente. I bambini attraverso mosfera gioiosa e divertente. I bambini attraverso drammatizzazioni e travestimenti hanno messo in atto drammatizzazioni e travestimenti hanno messo in atto drammatizzazioni e travestimenti hanno messo in atto la loro teatralità esprimendo le proprie emozioni rap-la loro teatralità esprimendo le proprie emozioni rap-la loro teatralità esprimendo le proprie emozioni rap-presentando i personaggi tipici del Carnevale. Anche i presentando i personaggi tipici del Carnevale. Anche i presentando i personaggi tipici del Carnevale. Anche i genitori hanno partecipato alla festa con grande entu-genitori hanno partecipato alla festa con grande entu-genitori hanno partecipato alla festa con grande entu-siasmo, come momento dello stare insieme diventan-siasmo, come momento dello stare insieme diventan-siasmo, come momento dello stare insieme diventan-do attori con la storia di “Ghiufà e a porta”. Ciò si iden-do attori con la storia di “Ghiufà e a porta”. Ciò si iden-do attori con la storia di “Ghiufà e a porta”. Ciò si iden-tifica come momento di forte crescita attraverso il dia-tifica come momento di forte crescita attraverso il dia-tifica come momento di forte crescita attraverso il dia-logo tra insegnanti e genitori, come collaborazione atti-logo tra insegnanti e genitori, come collaborazione atti-logo tra insegnanti e genitori, come collaborazione atti-va nella gestione della scuola sia dal punto di vista va nella gestione della scuola sia dal punto di vista va nella gestione della scuola sia dal punto di vista educativo che organizzativo.educativo che organizzativo.educativo che organizzativo.

ALUNNI, GENITORI E INSE-ALUNNI, GENITORI E INSE-ALUNNI, GENITORI E INSE-GNANTI INSIEME NELL GNANTI INSIEME NELL GNANTI INSIEME NELL DRAMMATIZZAZIONE DELLA DRAMMATIZZAZIONE DELLA DRAMMATIZZAZIONE DELLA

STORIA DI GHIUFASTORIA DI GHIUFASTORIA DI GHIUFA’’’ A CURA DELLE MAESTRE: MIGLIORE LIDIA, CARPENTIERI SONIA, GINTOLI CONCETTA.

A L C U N E I M M A G I N I D E L L ’ A T T I V I T À

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L’informascuola pag. 25

naturali come la lana e il cotone. Usare meno acqua calda cosi fac-ciamo meno spreco di elettricità. Quando ci laviamo i denti, la faccia possiamo chiudere il rubinetto. La mattina invece di usare l’acqua cal-da: perché non usiamo quella fred-da? Infatti, la mattina l’acqua fresca tonifica la pelle e la rinfresca. Sa-rebbe meglio mettere in pratica al-cuni suggerimenti. Se lo facciamo, manteniamo vivo “il nostro polmo-ne”: la foresta amazzonica, e pro-teggeremo il nostro ambiente natu-rale.

O ggi l’uomo sta distruggendo l’ambiente naturale senza rendersene conto. Una cau-

sa è la deforestazione, infatti l’uo-mo distrugge alberi che hanno im-piegato anni per crescere. Va nella foresta e in un minuto li abbatte e nel portarli via rovina il sottobosco. A volte l’uomo dopo aver tagliato alberi per piantare palme da olio ( usato per i cosmetici) accende il fuoco e brucia il tratto di vegetazio-ne rimasta e aspetta le piogge che a volte non arrivano per spegnere le fiamme. Questo è quanto suc-cesso in Malesia e in Indonesia nell’estate del 1997, quando grandi compagnie hanno tagliato legname per costruire mobili, case ecc… alcune gravi conseguenze sono: il buco dell’ozono, e l’effetto serra. Infatti i gas si espandono nell’aria e inquinano l’ambiente, questo provo-cherebbe l’abbassamento delle temperature perché i gas non fanno penetrare i raggi solari, quindi scar-seggerebbe il raccolto. L’ozono è un gas che ci protegge da una palla infuocata: il sole. Il buco dell’ozono viene provocato dagli altri gas che lo assalgono. Una causa è dovuta al fumo che esce dalle marmitte delle auto nelle grandi metropoli. Anche le fabbriche sono responsa-bili per il fumo che espandono nell’aria. Per nostra fortuna ci sono delle associazioni che ogni giorno

si battono per la difesa dell’ambien-te e sono: la LEGA per l’AMBIEN-TE, ITALIA NOSTRA, WWF, LIPU, GREEN PEACE, e tante altre. Visto che abbiamo questo “grande pol-mone”: la foresta Amazzonica per-ché distruggerla? Nel nostro picco-lo, cioè in famiglia, possiamo fare qualcosa come: la raccolta differen-ziata per carta, vetro e plastica. Possiamo usare il sapone di Marsi-glia, perché così quello che esce dal tubo della lavatrice, che va a finire nei fiumi e nei laghi, non in-quina. Comprare i vestiti in fibre

VERONICA CICERO V B

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N el 1945 l’O.N.U. (Organizzazione delle Na-zioni Unite), ha approvato la

Convenzione Internazionale delle Nazioni dei Diritti del fanciullo, dove sono elencati i diritti dei bambini. Però nei continenti più poveri come l’Africa questi diritti non vengono sempre rispettati e alcuni bambini non sanno neanche che esistono. Un articolo dice che ogni bambino deve essere protetto dal lavoro mi-norile perché molti sono costretti a lavorare nelle fabbriche di tappeti.In Colombia le femmine arrotolavano le sigarette e si è anche scoperto recentemente che dei palloni usati nei campi di calcio erano stati cuciti da bambini indiani che lavoravano dall’alba fino a mezzanotte. Nel Pakistan esiste la semi-schiavitù; un dodicenne Iqbal Mash ha osato ribellarsi denunciando a tutto il mondo, il lavoro minorile. Il 6 Aprile 1985 gli spararono mentre andava in bicicletta. In Brasile c’è la vendita dei bambini e molti di loro vengono rapiti e gli vengono tolti gli organi per venderli. Nel Congo i bambini vengono invece impiegati nell’agri-coltura.Questi bambini lavorano così tanto e poi guadagnano soltan-to pochi centesimi di cui la loro fa-miglia ha tantissimo bisogno. Alcu-ne fabbriche traggono moltissimo vantaggio perché avendo i bambini le mani piccole, possono produrre oggetti di maggiore precisione a basso costo e poi rivenderli a costo

altissimo in altri continenti. In Cina un bambino, Deepak, 14 anni, di Nuova Delhi rilascia in un’intervista e dice che lui ha iniziato a lavorare a 9 anni e che lavora dall’alba fino a sera. Lui è andato alla Conferen-za Internazionale di Oslo per de-nunciare il lavoro minorile. Ma lui non vuole che venga vietato perché altrimenti perdono anche la loro poca paga che hanno e diventano clandestini. Un altro diritto è quello di avere una casa, del cibo e dei vestiti. Ma in alcuni paesi poveri i bambini nascono per le strade e già prima di nascere non hanno il cibo perché la madre è denutrita.Quindi non hanno una casa e neanche i vaccini contro le 6 principali malat-tie come: il morbillo…Gli manca anche un bene importantissimo: l’acqua. Secondo me i “grandi” del-la Terra invece di spendere i propri soldi per armi da guerra o per co-struire edifici altissimi dovrebbero usarli per fondare in ogni continente un’associazione che controllasse e vietasse il lavoro minorile e si met-tesse in relazione con le altre asso-ciazioni per procurare i viveri ne-cessari. Per fortuna oggi c’è un or-ganizzazione: l’U.N.I.C.E.F. che porta del cibo, che però non basta, nei continenti poveri. Secondo me non è giusto che i diritti non vengo-no rispettati e non è giusto neanche che gli uomini approfittino dei bam-bini perché ancora sono indifesi e li costringono a fare ore di lavoro massacranti. Credo che ogni bam-bino come me dovrebbe avere il diritto ad essere istruito ed educato, ad avere una famiglia e a vivere in un ambiente sano e sereno.

TUE’ GIORGIO V B

poesia di Gianni Modica 1 A Sc. Media

Noi ragazzi giovanotti siamo nati per giocare

e cresciamo per studiare. Lo sfruttamento non fa per noi

il lavoro lo fate voi. Noi ragazzi siamo giovani di lavoro non ne sappiamo

niente, gli esperti siete voi

noi dobbiamo studiare, giocare e fare tante altre cose.

Insomma senza di noi non siete niente

il vostro futuro siamo noi!

D urante la lettura di alcuni arti-coli sul “Lavoro Minorile”, un

nostro compagno, a cui piace poco studiare ha esclamato “Meglio lavo-rare che studiare”. Molti si sono messi a ridere, però, qualcuno con il capo annuiva. Dopo la lettura, ci siamo soffermati a ri-flettere e ad esporre le nostre con-siderazioni, ovviamente sotto la guida dell’insegnante. Il dibattito è stato alquanto animato, molti di noi hanno sostenuto l’importanza dello studio, il nostro diritto al “sapere” magari reclamando più tempo libero per noi, pochi hanno detto che il lavoro li fa sentire più grandi, quan-do d’estate vanno ad aiutare i loro genitori nel lavoro dei campi o nell’attività edilizia. La conversazio-ne si è protratta per più di un’ora e alla fine abbiamo convinto i nostri compagni che il tempo per lavorare arriverà anche troppo in fretta, men-tre quello per studiare è da vivere pienamente alla nostra età . Allora perché non provare a fare un po’ di più in classe, apprendere bene il “saper leggere, scrivere e far di conto” e poi immettersi nel mondo del lavoro con più preparazione e sapere! Il lavoro minorile toglie ai ragazzi la possibilità del gioco e dell’istruzione e li fa diventare adulti prima del tempo.

Classe 1 A Sc.uola Media

Il lavoro minorile TEMA: I diritti dei bambini

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L a pubblicità rappresenta uno degli aspetti più appariscenti e diffusi della civiltà industria-

le e consumistica. Codesta compa-re in ogni dove ed è, chiaramente, valutata e considerata in modo di-verso. È ormai voce diffusa che pubblicità c’è ne troppa, che in-fluenza le scelte, disturba, assilla; ma esiste anche chi sostiene che la pubblicità sia una sorta di animatri-ce delle attività economiche e quin-di un elemento di progresso e di lavoro. Per capire bene questo con-cetto è sufficiente rifarsi alla frase famosa di molti industriali e impren-ditori: “la pubblicità è l’anima del commercio!” Senza dubbio le tecniche, la diffu-sione e la frequenza della pubblici-tà, influiscono notevolmente nella sollecitazione e nel condizionamen-to delle masse, giungendo a limita-re la libertà di scelta e, in alcuni casi, di opinione, per cui si viene a definire un vero e proprio abuso ai danni della gente inerme, talora non in grado di trovare alternative all’imposizione invisibile di un deter-minato prodotto divulgato, attraver-so i mass media. Alcune statistiche e altri studi di sociologia e psicologia hanno ac-certato il potere delle formule e del-

le insidie pubblicitarie, usate al fine di divenire una moderna gestione della formazione delle opinioni a fini commerciali e comportamentali. L’ambiente, gli anziani, la lotta con-tro il fumo, la violenza, l’AIDS, la lotta contro il cancro, sono stati gli ambiti nel quale si è cercato di in-tervenire al fine di correggere e mi-gliorare alcuni comportamenti erro-nei della gente. A questo ha pensa-to la Pubblicità Progresso, che nata nel 1971, volge al sostegno di ini-ziative e campagne benefiche e socialmente utili. È un parere comu-ne, quindi, che queste iniziative sono e siano state benefiche, per-ché i problemi che ancora oggi si cercano di risolvere risultano di tale rilievo che qualunque mezzo usato per la loro prevenzione non può che essere accettato. Certo, riflettendo sul fatto che oggi le coscienze degli esseri umani hanno necessità di essere sollecita-te da meccanismi pubblicitari per-ché si accorgano di problemi che esistono da molto tempo, si rimane parecchio delusi. Perciò occorre obbligatoriamente sollecitare questi ignavi che si giudi-cano molto istruiti, moderni e attivi, perché rammendino i doveri fonda-mentali dai quali si dovrebbero sen-

PORTATORI DI PACE O CONTINUATORI

DI TORTURE ?

Ludovica Puglisi 3 A I n questi giorni, guardando i telegior-nali e leggendo i giornali abbiamo capito che in Iraq stanno accadendo

fatti orribili. Abbiamo visto uomini nudi, altri tenuti al guinzaglio, altri ammassati gli uni sugli altri con degli elettrodi colle-gati agli arti. Soldati americani e inglesi stanno torturando i prigionieri irache-ni.Ma non sono in Iraq per liberare il popolo dai soprusi di Saddam Hussein per portare la pace e la democrazia? O forse erano andati per il petrolio pre-sente in grande quantità in quelle zo-ne? Se per questo motivo è iniziata questa guerra sanguinosa e aspra non c’era minimamente motivo di farla: ora è quasi impossibile bloccare questa spirale di morte e di violenza. Il vice di Bin Laden ha fatto decapitare un anten-nista americano e le agghiaccianti im-magini sono state diffuse in tutto il mon-do. L’odio chiama odio, il buio avanza e l’uomo ancora una volta stà dimostran-do di non avere pietà e di essere solo una macchina di morte. Gli iracheni torturavano i prigionieri e loro… cosa stanno facendo? Perché si comportano come loro o peggio di loro? Noi ragazzi siamo sorpresi e indignati nel vedere e sentire queste cose orribili. Sono eventi che terrorizzano noi italiani, perché ci spaventiamo che catturino i nostri sol-dati in missione in Iraq. Soldati che sono stati mandati in missione di pace. Ma è questa la PACE!?!?

Andrea Poidomani, Gianni Modica, Rosario Maltese 1A Scuola Media

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Le statistiche riguardanti le dinamiche della popolazione del nostro Paese, pubblicate nelle ultime settimane, hanno fotografato un dato molto allarmante, purtroppo già noto da tempo: “La popolazione italiana di età inferiore ai diciotto anni è di circa 4,5 milioni su una popolazione totale di oltre 50 milioni di abitanti, corrispondenti a circa l’8%”. La popolazione italiana, dunque sta molto invecchiando, e questo fenomeno, oltre alle conseguenze sociologiche e politiche, sta facendo emergere tutte le problematiche di ordine sanitario, economico, psicologico, che incidono diret-tamente sulle persone anziane.

Gli alunni delle classi quarte della Scuola Primaria del plesso Gianforma, guidati dalla maestra Maria Pulino han-no affrontato l’argomento, con particolare riferimento all’aspetto psicologico riguardante l’abbandono e la solitudine, ed hanno espresso il loro pensiero attraverso degli elaborati. Non potendo pubblicarli tutti, per ovvi motivi, ne pubbli-chiamo alcuni che sintetizzano con maggiore chiarezza la condizione delle persone anziane.

C ’era una volta una vecchietta che passava in una strada do-

ve non c’era nessuno. Questa vec-chietta parlava da sola e rideva sempre per dimenticare la malinco-nia. (Alessandra Cicero Santalena)

C ara signora Clara, capisco che lei è al tramonto della vita e al

vorrebbe passare con i suoi figli e i suoi nipoti, invece è sola in una casa dove ha trascorso tutta la sua vita con belle foto appese ai suoi muri. Certamente è triste di notte dormire senza il suo caro dolce ma-rito Matteo, sempre buono e affet-tuoso, e con i suoi figli Giuseppe e Maria. È triste dormire senza nes-suno che le tenga stretta la mano per darle coraggio e affetto. È triste per lei vedere una bella giornata di

estate e non potere uscire perché non sa più camminare come una volta e ancora non poter sentire bene i dolci cinguettii degli uccellini a causa della vecchiaia. Ancora non è giusto non poter vedere di-stese praterie di fiori solo perché non ha la vista per poterle osserva-re. Non si scoraggi, ce la può fare ancora, anche se lei è anziana ha ancora del tempo per rivedere i suoi figli e i suoi nipoti.

(Salvatore Alecci IV A)

Lettera per la signora Clara Gli anziani (tema)

LA REALTA DEGLI ANZIANI VISTA DAI BAMBINI

UNA REALTÀ MOLTO IMPORTANTE E PROBLEMATICA

LA SOLITUDINE

La solitudine,

un pensiero che apre delle ferite passate

La solitudine

uno spazio di risoluzione

La solitudine

quando perdi la speranza, lei ti aiuta.

Un amico è

chi non ruba la speranza

di vivere

Un amico è

chi non toglie le cose a te care

Un amico è

chi ti aiuta quando

ne hai bisogno

Un amico è

quello che arriva

quando il resto del mondo

se ne va

Un amico è

una persona speciale.

L’AMICO

Poesie di Ruffino Giuseppe Classe 3 A

Conosco vite della

cui mancanza non soffrirei affatto di altre invece ogni attimo di assenza mi sembrerebbe

eterno.

Sono scarse di nu-

mero queste ultime poche in tutto,

le prime molto di più di un orizzonte di moscerini.

UNA VERA AMICIZIA

Poesia di Elio Criscione 3 B

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L’informascuola pag. 29

INNOINNO AL TRICAL TRICOLOREOLORE

La bandiera tricolore

osservata tutte l’ore,

innalzata

per mostrare la libertà.

La guerra è finita

incomincia una nuova vita.

(Andrea Amore Cl. IV)

SIAM TUTTI FRATELLI

Oh, che gaio girotondo! Bimbi son di tutto il mondo! Chi è color di limonata, chi è color di cioccolata. C’è chi ha penne sul capino, e chi ha invece un bel codino; chi ha le trecce, chi il ciuffetto, e chi porta il suo baschetto. Sono tutti assai carini E si senton fratellini. Van d’accordo, stanno insieme E si voglion tanto bene.

(Rosario Ruta Cl. IV)

P A R O L E D I P A C E E L I B E R T A’

POESIE COMPOSTE DAI BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA DEL PLESSO CANNIZZARA

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L’informascuola pag. 30

I l laboratorio di cucina, a classi aperte, è stato pensato e pro-gettato per tutti gli alunni inte-

ressati alla conoscenza pratica del-le abitudini alimentari nei paesi di lingua anglosassone. La principale finalità è stata l’acquisizione, da parte dell’allievo, delle capacità di realizzare semplici ed elementari ricette, mettendole a diretto con-fronto tra la cucina mediterranea e quella anglo-americana. Ogni sin-golo alunno ha svolto un ruolo atti-vo e concreto, dando il proprio con-tributo alla preparazione di semplici ricette. Ogni preparazione si è con-cluso con una fase di degustazione collettiva, che oltre ad accrescere il proprio grado di motivazione e au-

A cura del laboratorio di Cucina coordinato dalla professoressa Lidia Iudice

togratificazione, è stato un momen-to di socializzazione tra gli alunni delle varie classi. Ciò ha favorito l’arricchimento della personalità degli alunni, la loro crescita cultura-le, lo sviluppo della capacità orga-nizzativa, nonché la consapevolez-za e il rispetto della cultura propria ed altrui. Nonché l’ampliamento dei loro orizzonti sociali e umani, attra-verso il contatto con una realtà so-ciale e culturale diversa. Ogni rea-lizzazione è stata preceduta da una fase di presentazione della ricetta accompagnata da una spiegazione precisa e dettagliata del lessico utilizzato. L’uso della lingua inglese è stato veicolo per imparare un

nuovo registro linguistico.

Copertina opuscolo Gruppo di alunni in fase operativa

Una delle pagine dell’opuscolo

CUCINA MEDITERRANEA ED ANGLOCUCINA MEDITERRANEA ED ANGLOCUCINA MEDITERRANEA ED ANGLO---AMERICANA A CONFRONTOAMERICANA A CONFRONTOAMERICANA A CONFRONTO

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L’informascuola pag. 31

P oiché è una delle più grandi leccornie infantili e non, e poiché, siamo sicuri, ad un

bel gelato, coloratissimo e gustosis-simo, non rinunciamo facilmente, beh, sì, ne vogliamo parlare… Sembra che anche gli antichi cono-scessero il segreto di far gelare la crema: il nome <<sorbetto>> viene infatti dalla lingua araba. Si vuole però che la refrigerazione delle so-stanze dolci fosse già in uso al tem-po dei Romani. Fu però Caterina d e’ Medici che valorizzò il gelato introducendolo poi in Francia . Co-munque, da tempo immemorabile è ormai accertata l’origine italiana del gelato. I Toscani l’attribuiscono a Bernardo Buontalenti (sec.XVI), e pare si sia trattata di una invenzione casuale, come spesso succede. Messer Ber-nardo, dolciere, in un afoso giorno estivo in cui gli rimase troppa crema dolce,temendo che andasse a ma-le, la fece “gelare”. Accortosi che il dolce era squisito, adottò regolar-mente il sistema e fece tesori. I Siciliani l’attribuiscono a Procopio Cutelli, giovane e intelligente paler-mitano, garzone di caffè. Questi, in una delle calde serate estive, ai clienti che cercavano refrigerio ven-tilandosi, offrì una fresca novità: la crema dolce fatta gelare ed a cui era mescolata frutta, aromi, liquo-ri…..Il gelato era nato, per la gioia di tutti i golosi. Da allora non si fece

che raffinarlo, complicarlo, aggiun-gervi panna,creme varie, sciroppo, cioccolato,biscotti, canditi ecc…..Sicchè è anche nutriente. Il gelato venne, come su detto, esportato in Francia, dove si distin-sero due celebri gelatai italiani, il fiorentino Tortoni ed il nostro con-terraneo, il palermitano Procopio Cutelli, che, nella seconda metà del 1600 mise su un famoso caffè, pro-prio a Parigi,che forse esiste anco-ra: il “ Cafè Procope”. Anche in America il primato dei ge-lati è tutto italiano. I migliori gelatai del mondo sono i Siciliani ed i Napoletani.I Siciliani sono stati ,come si sa, gli inventori della celeberrima, squisita ed inimi-tabile “cassata siciliana”, come lo furono dei “cannoli”, che, nella ver-

sione “ gelato” divennero “coni” e “conetti”. Al 1920 risale invece l’invenzione, tutta americana, dei cosiddetti “gelati da passeggio”o “pinguini”. Un ragazzino, Harry Burton, figlio di un caramellaio di New York, intro-dusse una stecca al centro della miscela da ghiacciare, sicchè la sciccheria poteva tenersi in mano e gustare lentamente anche passeg-giando.Questo intraprendente ra-gazzino fece la fortuna della sua famiglia, poiché i Burton si arricchi-rono vendendo il loro brevetto nei cinque continenti. Ecco, in breve, la storia del gelato e….. se ne parliamo ancora….. beh, …..speriamo che i nostri pro-fessori ce lo offrano………. .

Da una ricerca della II A a tempo prolungato della Scuola Media

Gabriele Incatasciato 3 A

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L’informascuola pag. 32

I l Laboratorio di Giardinaggio, dopo alcune lezioni teoriche, ci ha portati negli spazi verdi della

nostra scuola inizialmente pieni di erbe infestanti. Siamo andati arma-ti di guantoni e sacchetti a togliere erbacce, a zappettare e infine a piantare i bulbi. Aspettavamo tutti con ansia il dischiudersi dei tulipani, dei narcisi, delle fresie e dei giacin-ti e ci industriavamo ad innaffiare, a strappare ancora le eventuali er-bacce infestanti, per far sbocciare i nostri fiori al meglio. Abbiamo anche abbellito con pie-truzze levigate e tondeggianti le aiuole dove crescevano quelle piantine che amavamo già prima che nascessero. Abbiamo partecipato con vera pas-sione a questa attività, sempre gui-dati con competenza dalla nostra insegnante, che ci ha dato nozioni sull’utilizzo del suolo, su elementi di botanica e ci ha fatto comprendere fenomeni che già conoscevamo ma studiandoli con metodo scientifico . Per noi, ogni volta che c’era una bella giornata e potevamo uscire all’aria aperta a curare le nostre piantine, era una festa, una gioia infinita. . Cosi pian piano il miracolo è avvenuto, ed ora…. alla fine

dell’anno scolastico i nostri fiori e le nostre piantine sono spuntati, an-nunciando l’Estate e quindi anche le vacanze. Adesso nella nostra scuola ci sono veri spazi verdi, puli-ti e ordinati, li abbiamo creati noi, con il nostro impegno e fatica ne siamo fieri, questa è la nostra scuola.

Una delle aiuole sistemate e curate dai ragazzi del laboratorio

Alcune delle varietà di fiori messe a dimora nelle varie aiuole

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L’informascuola pag. 33

La redazione del Giornalino ha svolto un’indagine per rappresen-tasse in termini numerici la scelta operata dagli alunni delle classi terminali della Scuola Media. Allo scopo è stato somministrato un questionario. I dati raccolti sono stati, prima tabulati e successiva-mente rielaborati e rappresentati graficamente. In seguito a tale operazione abbia-mo constatato che la Scuola Supe-riore più “gettonata” è stato l’Istituto Tecnico Commerciale (28%), segui-to dall’Ex Magistrale (22%) e a grande distanza dall’Alberghiero e dal Liceo Scientifico. Le altre scuole

L ’Orientamento è uno dei Progetti che vengono attuati nella nostra scuola. Esso si articola in vari momen-ti: la prima fase prevede l’avvio alla conoscenza della realtà territoriale e delle risorse locali; la seconda

aiuta ad avere un approccio critico con le dinamiche del mercato del lavoro in modo da favorire lo sviluppo delle capacità decisionali. L’ultima fase riguarda la presa di coscienza di sé, dei propri interessi e attitudini, per operare scelte razionali. Il progetto prevede, inoltre, visite guidata alle aziende del territorio, incontri con esperti e visite in alcuni istituti superiori di 2° grado per verificarne le strutture, i laboratori.

Nella scelta della scuola superiore hai dato più

importanza

8%

14%

53%

0%

3%

20%

2%Al consiglio orientativo degli

insegnanti

Alle aspettative dei tuoi

genitori

Alle tue apettative

Alla scelta dei tuoi compagni

Al consiglio dell'equipe

e.n.f.a.p.

Agli sbocchi lavorativi

Dalla facilità dei trasporti

Quale scuola media Superiore hai scelto?

10%

2%

22%

6%

28%

6%

5%

12%

8% 1%

Liceo Scientifico

Liceo artistico

Ex Istituto M agistrale

Istituto Tecnico per Geometri

Istituto Tecnico Commerciale

Istituto Tecnico Industriale

Istituto Professionale per

l'agrico ltura

Istituto Professionale per i servizi

A lberghiero e Ristorazione

Istituto Professionale per l'Industria

e l'Artigianato (elettrico, elettronico,

meccanico, odontotecnico)

Altro

Sei contento/a della scelta che

hai fatto?

85%

1%

14%

Si

No

Non so

sono state scelte da pochi o nessun alunno (vedi grafico 1). Nella scelta della Scuola Superiore, il 53% degli alunni hanno seguito il proprio “istinto” scegliendo in base alle aspettative personali, il 20% in base ai possibili sbocchi lavorativi, solo pochi sono stati influenzati dai genitori o da altre situazioni (vedi grafico 2). Il dato che più di tutti risalta dall’in-chiesta, riguarda il grado di soddi-sfazione della scelta effettuata, in-fatti, il 85% degli alunni si mostra contento della propria scelta (grafico 3).

GRAFICO 2 ANTONIO BRAMANTI 3 C

GRAFICO 3 ANTONIO BRAMANTI 3 C

GRAFICO 1 ANTONIO BRAMANTI 3 C

Page 34: L'INFORMASCUOLA N. 2

L’informascuola pag. 34

P er riprendere l’articolo “LATINO LINGUA VIVA” presentato nel precedente numero del giornalino vogliamo proporre l’origine e la storia dei mesi e

il loro significato. Bisogna premettere che inizialmente, presso i romani, l’anno cominciava a marzo per cui l’ultimo mese era febbraio, solo successivamente gennaio diventò il pri-mo.

Ianuarius (gennaio), da “Ianus = Giano”, in quanto segna l’inizio dell’anno: il dio Giano infatti contrassegnava l’inizio di tutte le cose.

Februarius (febbraio), da “februs = purificante”, infatti era dedicato alla purificazione.

Martius (marzo), da “Mars = Marte”: infatti il me-se era dedicato a quel dio.

Aprilis (aprile), da “aperio = apro”, in quanto “apre”, schiude l’anno con la primavera.

Maius (maggio),dalla dea Maia, madre di Mercurio.

Iunius (giugno),da “Juno = Giunone”, alla quale il mese era dedicato.

Quintilis (luglio),inizialmente indicava il “quinto” mese dell’anno, poi il mese venne dedicato a Giulio Cesare.

Sextilis (agosto), indicava il “sesto” mese dell’anno. Più tardi venne dedicato ad Augusto.

September (settembre), indicava il “settimo” mese dell’anno.

October (ottobre), indicava l’“ottavo” mese dell’an-no.

November (novembre), indicava il “nono” mese dell’anno.

December (dicembre), indicava il “decimo” mese dell’anno.

Gli alunni della 3 B Scuola Media

LATINO LINGUA VIVA

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L’informascuola pag. 35

L a lingua latina ha lasciato nella nostra memoria collettiva numerosi segni che ne palesano l’immu-tata vitalità, proprio come i nostri dialetti.

Persino i suoi più ostili detrattori e coloro che l’hanno dichiarata morta da tempo, si sorprendono dell’insolita frequenza con la quale espressioni latine ricorrano nel proprio vocabolario. Massime, versi poetici,motti di spirito, definizioni giuridi-che, financo semplici interiezioni, emergono dal nostro linguaggio, nonostante millenni di tentativi di rimozione.

C U M G R A N O S A L I S C U M G R A N O S A L I S “Con un pizzico d’intelligenza”

Con il Latino dobbiamo sempre fare i conti. E allora?…… I ragazzi della II A a t. p. ,che stanno continuando, in questo anno scolastico 2003-2004 , il Progetto “LATINO” e stanno iniziando il Progetto “DIALETTO”, hanno pensato di redigere un “prontuario” in cui racco-gliere le espressioni più celebri degli avi di Roma, i versi che hanno influenzato intere generazioni e le locuzioni più usate tuttora e che, ovviamente, prima dell’Italiano, sono passati dai Dialetti.

L A T I N OL A T I N O D I A L E T T OD I A L E T T O I T A L I A N OI T A L I A N O

Amicus certus in re incerta cernitur. L’amicu veru si canusci na disgrazia . L’amico vero si riconosce nella incerta

fortuna.

De gustibus non disputandum est U bellu nun è u bellu, ma è bellu chiddu

ca piaci Sui gusti non bisogna discutere

Mens sana in corpore sano A menti arregghi, quannu u cuorpu Mente sana in corpo sano

Errare humanum est, perseverare dia-bolicum

Sbagghiari è di l’uomu , ma siquitari a sbagghiari è do ‘nnimuoniu

Errare è umano, perseverare è diaboli-co

Ubi maior minor cessat Unni maggiuri c’è minuri cessa Dove c’è il maggiore, cessa il minore

Quot capita ,tot sententia Tanti testi, tanti pariri Quante teste altrettanti giudizi

Nemo sua sorte contentus Nuddu è cuntentu ro propriu statu Nessuno è soddisfatto della propria

In os saepe homo falsus aliud fert,sed aliud cogitat

L’uomu, ca fassitutini,na cosa rici, ma nautra ni pensa

Spesso l’uomo falso ha sulla bocca una cosa,ma altra cosa pensa.

Homo sum:umani nihil a me alienum puto

Uomminu sugnu: tuttu chiddu ca è umanu nun è furestu.

Sono uomo: nulla di quanto è umano ritengo mi sia estraneo

Manus manum lavat Na manu lava lautra e tuttirui lavinu a Una mano lava l’altra

Mala gallina, malum ovum Iaddina tinta fa ova tinti Cattiva gallina, cattivo uovo

Dubitando, ad veritatem pervenimus No mentri dubitamu, a verità tuccamu Dubitando giungiamo alla verità

Legere et non intelligere est tamquam non ligere

Se ligghiemu e nun capiemu, è comu se nun ligghiemu

Leggere e non comprendere, è lo stes-so che non leggere

Primum amorem deponere difficile est U primu amuri nun si scodda mai E’ difficile scordare il primo amore

Meliorem equum aurei freni non fa- I brighi r’oru nun fanu u miegghiu ca- Briglie d’oro non fanno miglior cavallo

Veritatem dies aperit U tiempu cunfessa a virità Il tempo svela la verità

Semel in anno licet insanire Nesciri pazzi si po’ na vota l’annu Una volta all’anno è lecito impazzire

Absit iniuria verbis Senza affisa Non ci sia offesa nelle parole

Ad kalendas graecas soluturos Painu a simana ca ‘nc’è Sabbitu Che pagheranno alle calende greche

(cioè mai)

Page 36: L'INFORMASCUOLA N. 2

L’informascuola pag. 36

C ome vorresti la scuola? Una domanda talmente strana! Ma io provo lo stesso ad

immaginarla! Magari sollevata, so-spesa in aria, con un avveniristico ascensore che viaggia per ben 21 piani! In esso gli alunni sono accompa-gnati da un bidello addetto alla manu-tenzione e a quant’al-tro ne garantisca il buon funzionamento. Al 1° piano si trova un grande atrio. Dal 2° al 15° piano ci sono le classi per gli alunni dotate di porte che si aprono con una scheda magneti-ca personale, arreda-te e adeguate a tutte le esigenze. Al 16° piano ci sono le aule dei professori, al 17° le stanze per i bidelli, al 18° gli uffici di segreteria, al 19° l’ Aula Magna e al 20° dei laboratori superattrezzati. Al 21° e ultimo pia-no si trova l’ufficio del Preside. Tutti i piani sono dotati di mini bar, mac-chine per bibite e gomme da masti-care. La palestra si trova al piano terra perché, essendo molto gran-de, sarebbe difficile tenerla sospe-

sa. Oltre alle innumerevoli attrezza-ture, davanti alla porta si trova una macchina su cui i ragazzi, prima di entrare, poggiano la mano affinché possa leggere l’energia posseduta da ciascun alunno specificando così quale tipo di attività ginnica è in grado di fare. I giorni di scuola

sono dal lunedì al giovedì e si stu-diano soprattutto materie scientifi-che come Informatica, Scienze, Chimica e Astronomia, rivolgendo particolare attenzione alla cono-scenza dell’Universo e del movi-mento dei Pianeti. In ogni materia, in una prima fase viene approfondi-

ta la parte teorica e, successiva-mente si fa pratica nei laboratori, mettendo in atto ciò che si è appre-so. In ogni caso lo studio di qualsia-si argomento inizia sempre con il gioco: in questo modo si giunge via via ad amare anche le materie più difficili. Oltre alle normali lezioni

vengono attuati dei laboratori di creatività. Dopo la mensa si stu-dia, si fanno i compiti e si partecipa a corsi di canto e/o ballo e/o recitazione. Nel week-end, che comprende venerdì, sabato e do-menica, la scuola è aperta per dare la pos-sibilità ai ragazzi di prendere in prestito i libri della fornitissima biblioteca di classe. Questa è la mia scuola ideale, sicuramente troppo fantasiosa; ma per il momento mi pia-ce fantasticare e poi

chissà… se un giorno diventerà realtà! Di certo chi è assetato di sapere e non può dissetarsi, morirà di sete! Per questo la scuola deve soddisfare la voglia di crescere, di conoscere, di apprendere, di capire che noi ragazzi abbiamo!

Grace Paolino 1 D Cannizzara

Gabriele Incatasciato 3 A Frigintini

Page 37: L'INFORMASCUOLA N. 2

L’informascuola pag. 37

LO SCHEMA MAGICO Completa nello schema i dieci so-stantivi orizzontali. Le lettere aggiun-te, lette di seguito, formeranno una frase…. da ricordare.

ANAGRAMMI Per ricostruire i testi dei fumetti devi anagrammare le parole in grassetto.

I COLMI Sei capace di completare questi “colmi” inserendo i verbi elencati alla rinfusa sotto il disegno?

PER I PIU’ PICCINI……...ma anche per gli adulti!!!!

Per le soluzioni dei giochi del n. 1 e del n. 2 vai all’ultima pagina

Page 38: L'INFORMASCUOLA N. 2

Tipologia Istituto Comprensivo

Denominazione Carlo Amore

Indirizzo P.zza C.Ottaviano

Città Frigintini-Modica

Telefono/Fax 0932/901124

Sito web http://web.tiscali.it/istcarloamoremodica

e.mail

Rgm02200e@istruzione .it [email protected]

[email protected] [email protected]

ORGANIGRAMMA A. S. 2003 / 2004 Dirigente Scolastico Prof. Carlo Amoroso

Collaboratore Vicario Prof. Pietro Calabrese

Collaboratore Prof.ssa Maria Cicero

Segret. del Collegio Docenti Ins. M. Elena Roccasalvo

Funzioni Strumentali

Area 1: Ins. Marinella Pitino Area 2: Prof. Giuseppe Caruso Area 1-3: Prof. Giuseppe Di Natale Area 2-3-4: Prof. Matteo Rizza

CONSIGLIO DI ISTITUTO A.S. 2003/2004 COMPONENTE

Dirigente Scolastico Prof. Amoroso Carlo Membro di Diritto

Presidente Dott. Maltese Marcello Genitori

Vice-Presidente Sig. Arena Concetto Genitori

Consigliere Sig.ra Amore Michela Genitori

Consigliere Sig.ra Baglieri Maria Genitori

Consigliere Sig.ra Cacciamo Donatella Genitori

Consigliere Sig. Alecci Giovanni Genitori

Consigliere Sig. Falco Giorgio Genitori

Consigliere Sig. Cannata Giovanni Genitori

Consigliere Ins.te Iabichino Maria Docenti

Consigliere Ins.te Sigona Rosa Docenti

Consigliere Ins.te Mandolfo Rosaria Docenti

Consigliere Prof.ssa Guccione Paola Docenti

Consigliere Prof. Roccasalvo Giovanni Docenti

Consigliere Prof. Stracquadanio Carmelo Docenti

Consigliere Prof. Caruso Giuseppe Docenti

Consigliere Prof. Calabrese Pietro Docenti

Consigliere/Segretario Sig. Amore Giovanna A. T. A.

Consigliere Sig. Bramanti Giorgio A. T. A.

GIUNTA ESECUTIVA DEL CONSIGLIO DI ISTITUTO A.S. 2003/2004

Presidente Dir. Scol. Prof. Amoroso Carlo Membro di Diritto

Segretario Dir. S.G. Amm.Vo Garofalo Pie-tra

Membro di Diritto

Consigliere Sig.ra Amore Michela Genitore

Consigliere Sig. Alecci Giovanni Genitore

Consigliere Prof. Caruso Giuseppe Docente

Consigliere Sig. Bramanti Giorgio A. T. A.

I DATI DEL NOSTRO ISTITUTOI DATI DEL NOSTRO ISTITUTOI DATI DEL NOSTRO ISTITUTO

L’informascuola pag. 38

Page 39: L'INFORMASCUOLA N. 2

SOLUZIONI DEL N. 1

SOLUZIONI DEL N. 2 Lo schema magico: “LE PARTI DEL DISCORSO SONO NOVE”. I colmi: A – uscire; B - essere e fare; C – rimanere; D – cogliere; E – ammalarsi; F – Avere; G – perdere. Anagrammi: 1 - Il NODO mi serve per RICORDARE una cosa; 2 - Non TEMERE! Non è un SERPENTE VELENOSO; 3 - Dopo un’ora di COMBATTIMENTO mi sono accorto che l’ARMATURA è vuota; 4 - Mio PADRE è un uomo all’ANTICA. PER I PIÙ PICCINI……...

1 G I O V E

2 L U N A

3 C O S T E L L A Z I O N I

4 M E R C U R I O

5 S T E L L E

6 N E T T U N O

7 T E R R A

8 M A R T E

9 U R A N O

1 0 A S T E R O I D I

1 1 P L U T O N E

1 2 N U C L E O

1 3 P I A N E T I

1 4 S A T U R N O

1 5 V E N E R E

ERRATA-CORRIGE

La definizione n. 14 del cruciverba del giornalino precedente deve essere corretta nel seguente modo: 14- IL SECONDO PIANETA PIÙ GRANDE DEL SISTEMA SOLARE

L’informascuola pag. 39


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