Date post: | 12-Jan-2017 |
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Science |
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L'autoreCon lo pseudonimo di Harun Yahya l’autore ha pubblicato diverse opere aventi per
tema la politica e la religione. Una parte cospicua del suo impegno letterario tratta della
visione materialista della vita e dell’impatto di tale mentalità sulla storia e sulla politica
mondiali.
Lo pseudonimo è costituito dai due nomi “Harun” (Aronne) e “Yahya” (Giovanni)
in devota memoria dei due Profeti che a lungo si batterono contro la miscredenza.
Altre sue opere includono: Il Nuovo Ordine Massonico, Massoneria e Capitalismo,
La “mano segreta” in Bosnia, Dietro le quinte del terrorismo, La carta curda di Israele,
Strategia nazionale per la Turchia, L’ostilità di Darwin nei confronti dei Turchi, Nazioni
rovinate, Per uomini dotati di intelletto, Il miracolo nella cellula, Il miracolo nell’occhio, Il
miracolo nel ragno, Il miracolo nel moscerino, Il miracolo nella formica, Il miracolo del
sistema immunitario, Attraverso la ragione si scopre Allah, Atemporalità e realtà del
destino, La verità della vita in questo mondo.
Fra i suoi opuscoli: Il crollo della teoria evoluzionista: la realtà della creazione, Il
crollo del materialismo, La fine del materialismo, Gli errori degli evoluzionisti I, Gli errori
degli evoluzionisti II, Gli errori scientifici nei testi per le scuole pubbliche, Il crollo
microbiologico dell’evoluzione, La realtà della creazione, Il mistero dell’atomo, Il crollo
dell’evoluzione in venti domande, Il più grande inganno nella storia della scienza: il
darwinismo.
Altre opere dello stesso autore riguardanti il Corano: Hai mai pensato alla verità?,
Devoto di Allah, Abbandonare la società dell’ignoranza, Il Paradiso, Valori morali nel
Corano, Conoscenza del Corano, Indice del Corano, Emigrare per la causa di Allah, Gli
ipocriti nel Corano, I segreti dell’ipocrita, Gli epiteti di Allah, Comunicazione del
Messaggio e discussione nel Corano, Concetti basilari nel Corano, Risposte dal Corano,
Morte resurrezione e Inferno, L’impegno dei Profeti, Il nemico dichiarato dell’uomo:
Satana, L’idolatria, L’arroganza di Satana, La preghiera nel Corano, La coscienza nel
Corano, Il giorno della Resurrezione, Non dimenticare mai, Insegnamenti del Corano
trascurati, La religione degli ignoranti.
Il sigillo del Profeta Muhammad che viene riportato su tutti I libri di Harun Yahya,
assume un significato simbolico relativamente ai loro contenuti. Questo sigillo ci ricorda
il Corano, l’ultima delle Scritture rivelate da Allah e ultima parola da Lui proveniente e il
Profeta Muhammad ultimo dei profeti. Guidato dal Corano e dalla Tradizione profetica,
l’autore persegue l’obiettivo di confutazione delle dottrine e delle ideologie della
miscredenza in maniera di avere “l’ultima parola” e far tacere le obiezioni portate contro
la religione. Il sigillo del Profeta che raggiunse la saggezza più elevata e la perfezione
morale è utilizzato come segno della sua intenzione di affermare questa Ultima Parola.
L’inganno
dell’evoluzionedi HARUN YAHYA
Tradotto dall’inglese da Ali Stefano Azzali
Ed. Al Hikma
Il fallimento
scientifico
del darvinismo
e del suo bagaglio
ideologico
Prima edizione italiana
Aprile 2001 / Muharrom 1422
Edizioni "Al Hikma"
C.P. 653, 18100 Imperia
Tel. 0183.767601, Fax 0183.764735
www.islam-online.it
e-mail: al [email protected]
Titolo originale:
"The Evolution Deceit"
OKUR Publishing, 1999
Gumussuyu Cad. Litros Yolu 1. Matbaac›lar Sitesi
Topkap›-Istanbul / TURKEY
Kelebek Matbaac›l›k
Gumussuyu Cad. 1. Matb. Sitesi No: 1-2
Topkap› ‹stanbul /TURKEY
(+90 212) 612 43 59
www.harunyahya.org
L’inganno
dell’evoluzione
HARUN YAHYA
EDIZIONI AL HIKMA1422/2001
Traduzione dall’inglese di
Ali Stefano Azzali
L'idea dell'Evoluzione, cioè che tutto si sia originato spontaneamente per
graduali trasformazioni a partire dal nulla, opprime da un secolo e mezzo la
nostra cultura, nonostante sia stata ripetutamento e estesamente confutata
come nessun'altra teoria al mondo. Essa non si è limitata a sentenziare sul piano
strettamente biologico e ha esteso la sua logica anche alla storia della civiltà. Ha scritto
Giorgio De Santilliana ("il Mulino di Amleto", Adelphi 1983, p.100): "Forse gli storici
dei secoli a venire ci dichiareranno tutti pazzi per non aver scoperto subito e confutato
con la necessaria energia questa incredibile cantonata," L'evoluzionismo darwiniano
sí è dìmostrato non solo scientificamente insostenibile, ma anche moralmente
deleterio, avendo adottato come principio fondante della realtà vivente e della civiltà
la competizione tra gli esseri e la sopraffazione del più debole ad opera dei più forte.
La teoria dell'evoluzione ha questa inaudita pretesa: di spiegare la genesi delle
forme attraverso una serie di processi che tutti portano alla degradazìone. il primo è
quello dei Caso, che notoriamente presiede al disordine e alla perdita della forma. La
Mutazione è semplicemente- l'errore nella riproduzione, e solo un folle può pensare
che l'accumulo degli errori possa dar origine a qualcosa dì complesso e di sensato. La
Selezione N aturale è una forza eliminativa, che riduce la varietà e appiattisce la
biodiversità. La Sessualità agisce confondendo quello che è distinto, rimescolando le
cose che cercano di isolarsi. La cosiddetta Teoria Síntetica dell'Fvoluzione, che ha
unito tutti questi principi in un corpo dottrinale, non è che la teoria della "edificazione
attraverso la degradazione". Purtroppo questi princìpi sono gli stessi che governano
le società industrializzate e le stanno conducendo alla dissoluzione. Esse affidano il
futuro alla cecità del caso, accettano come giusto tutto quello che è nuovo e ha
successo, adottano la competizione e l'appiattimento come motori della società,
privilegiano la confusione e la prorniscuità.
Si può dire senza tema di sbagliare che tutte le attese verificabili della teoria
dell'evoluzione sono andate deluse. La comparsa dei grandi gruppi sistematici - i tipi,
gli ordini, le famiglie - non è avvenuta per gradi ma per improvvise esplosioni. Gli
"anelli íntermedi", che la teoria postulava in gran numero, hanno sempre deluso i
paleontologi. Le mutazioni-selezioni, praticate intensivamente dagli allevatori e dai
genetisti, non hanno mai dato origine a una nuova specie. E nessuno ha visto
INTRODUZIONE di
Giuseppe Sermonti
"l'evoluzione sotto i nostri occhi". Le grandi differenze tra gli -stadi (il bruco e la
farfalla), le caste (operaie e soldatì) e tra gli organi (occhi e cuore) di un individuo
non sono nei geni. Il numero dì geni nell'uomo (circa trentamila) è appena il doppio
di quello dei geni di un moscerino. Sulla base delle teorie molecolari della vita oggi
non sappiamo dire perché una mosca è una mosca e un cavallo è un cavallo. La paura
di accettare l'esistenza di qualche principio d'ordine o di coerenza nella Natura
vivente ci ha condotto ad una condizione di totale ignoranza di tutti i fenomeni più
ìnteressanti che ci circondano e alla sola conoscenza specialistica di cose che
interessano solo quelli che vi lavorano nel laboratori o sui computer.
Non si pensi che la grande disillusione dell'evoluzionismo abbia prodotto un
ravvedimento tra gli specialisti della biologia molecolare. La loro tesi, che tutto ciò
che è avvenuto nella storia della vita sia stato semplicemente un gioco meccanico,
qualcosa che l'uomo avrebbe potuto realizzare con le sue tecnologie, ha trovato un
nuovo argomento nelle manipolazioni genetiche. Il bambino in provetta, le
alterazioni germinali, gli esseri transgenici, la clonazione, la decifrazione del genorna
umano, la terapia genica e tutte le diavolerie faustiane che l'uomo ha sviluppato
negli ultimi anni hanno dato a qualcuno l'illusoria convinzione che la "creazione" del
vivente e il cambiamento delle forme fosse ormai a nostra portata. E allora se la vita
si potesse fare e alterare in provetta, con gli strumenti dei chimico, l'immane e
ridondante processo che in miliardi di anni, attraverso innumerevoli tentativi e
fallimenti, avrebbe costruito la biosfera, non c'interesserebbe più. La prova che non
c'è bisogno della Trascendenza e che l'uomo ha superato il suo Creatore sarebbe
raggiungibile in poco spazio e in poco tempo. "Evolution is dead" è il titolo di
copertina di un recente numero della rivista scientifica inglese New Scientist..
L'Orologiaio Cieco di Dawkins è stato messo da parte dai nuovi ingegneri genetici,
che ormai sanno, o meglio pretendono di saper elaborare in laboratorio i loro Geni
Egoisti.
L'inganno dell'Evoluzione è oggi superato da un inganno ancora più insidioso,
quello della Ingegneria Genetica. Con questa l'uomo pretende non solo di conoscere
i meccanismi della Creazione, ma di poterla sostituire con una tecnologia precisa,
accessibile, rapida e brevettabile. Questa pretesa prepara il mondo ad una decadenza
morale ancora più profonda, a una definitiva abdicazione, e lo offre al dispotismo di
nuovi Dmiiurghi, incapaci di costruire alcunché e solo maestri nei trucchi degli
illusionisti. Essi non sono che ombre nel fondo della caverna di Platone, che
s'industriano a costruire le luci e le forme del mondo dalla loro piatta oscurità.
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Perché la teoria dell’evoluzione?
Per liberarsi dal pregiudizio
Una breve storia della teoria
I meccanismi immaginaridell’evoluzione
I reperti fossili confutanol’evoluzione
La favola della transizionedall’acqua alla terra
L’origine degli uccelli e deimammiferi
Ingannevoli interpretazionidei fossili
Falsificazioni dell’evoluzione
Lo scenario dell’evoluzione umana
PRIMA PARTE
INTRODUZIONE
CAPITOLO I
CAPITOLO II
CAPITOLO III
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
CAPITOLO VI
CAPITOLO VII
CAPITOLO VIII
CAPITOLO IX
La confutazione del
darvinismo
CONTENUTI
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L’evoluzione di fronte al vicolocieco della molecola
La termodinamica confutal’evoluzione
Progetto e coincidenza
Le affermazioni degli evoluzionistie la realtà
La teoria dell’evoluzione: unapredisposizione al materialismo
I mezzi di comunicazione:terreno fertile per l’evoluzione
Conclusione: l’evoluzione èun’inganno
La realtà della Creazione
La vera essenza della materia
Relatività del tempo e realtàdel fato
CAPITOLO X
CAPITOLO XI
CAPITOLO XII
CAPITOLO XIII
CAPITOLO XIV
CAPITOLO XV
CAPITOLO XVI
CAPITOLO XVII
CAPITOLO XVIII
CAPITOLO XIX
NOTE
La confutazione del
materialismo SECONDA PARTE
PRIMA PARTE
LA CONFUTAZIONE
DEL
DARVINISMO
Perché la teoria
dell'evoluzione?
Karl Marx ha affermato che la
teoria di Darwin ha fornito una
base solida al materialismo e di
conseguenza al comunismo. Egli
ha espresso la sua simpatia per
Darwin dedicandogli Das
Kapital, la sua opera principale.
Nell'edizione tedesca del libro,
ha scritto: "Da un devoto
ammiratore a Charles Darwin".
Ipiù, qualora si parli di "teoria dell'evoluzione" o "darvinismo",pensano che tali concetti riguardino soltanto il campo della biologia eche non abbiano alcuna rilevanza nell'ambito della loro vita
quotidiana. Questa è un'idea sbagliata, in quanto, ben lungi dall'essereuna semplice nozione biologica, la teoria dell'evoluzione costituisce labase di una filosofia disonesta che ha soggiogato un gran numero dipersone.
Tale filosofia è il "materialismo", il quale riunisce in sé una congeriedi false teorie al fine di spiegare le cause e le modalità della nostraesistenza. Il materialismo sostiene che non vi è nulla se non la materia eche essa è l'essenza di tutto, sia essa organica che inorganica. Muovendoda tali premesse, nega l'esistenza di un divino Creatore, cioè, Allah.Riducendo tutto ad un simile livello, questa idea trasforma l'uomo in unacreatura interessata soltanto alla materia, volgendo le spalle, diconseguenza, a qualsiasi genere di valore morale. Ciò rappresenta ilprincipio dei grandi disastri destinati ad abbattersi sulla vita dell'uomo.
I danni del materialismo non sono limitati soltanto agli individui, inquanto esso mira anche ad abolire i valori di base sui quali poggiano lo
INTRODUZIONE
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Stato e la società, generando quindi una collettività insensibile esenz'anima, interessata unicamente alla materia. Poiché i membri di unasimile società sono destinati a restare privi di qualsivoglia nozioneidealistica, quale il patriottismo, l'amore per il proprio popolo, lagiustizia, la lealtà, l'onestà, il sacrificio, l'onore, oltre che dei beni morali,l'ordine sociale costituito da siffatti individui è condannato a dissolversiin un breve lasso di tempo. Per queste ragioni, il materialismorappresenta una delle più terribili minacce ai valori fondamentalidell'ordine politico e sociale di una nazione.
Un altro grande male del materialismo è rappresentato dai supportiforniti a ideologie anarchiche e disgreganti che prendono di mira laperpetuità dello stato e del popolo. Il comunismo, la più importante diesse, è il naturale esito politico della filosofia materialista. Nel tentativo diabolire nozioni sacre quali lo stato e la famiglia, costituisce l'ideologiafondamentale di ogni forma di azione separatista diretta contro lastruttura unitaria dello stato.
La teoria evoluzionista costituisce il cosiddetto fondamentoscientifico del materialismo, da cui l'ideologia comunista dipende.Prendendo l'evoluzionismo a punto di riferimento, il comunismo tenta ditrovare una giustificazione e di presentare la sua ideologia come valida ecorretta. Questa è la ragione per cui il fondatore del comunismo, KarlMarx, ha scritto, in riferimento al libro di Darwin 'L'origine della specie',nel quale si gettano le basi della teoria evoluzionista, che: "questo è il libroche contiene il fondamento, nell'ambito della storia naturale, necessarioalla nostra visione".1
In realtà, ogni tipo di nozione materialista, il cui primato spetta alleidee di Marx, è definitivamente fallita, poiché la teoria evoluzionista, cheè in effetti un dogma del XIX secolo sul quale poggia il materialismo, èstata completamente invalidata dalle scoperte della scienza moderna. Lascienza ha confutato e continua a confutarere l'ipotesi materialista chenega l'esistenza di alcunché oltre alla materia, dimostrando che tutti gliesseri sono i prodotti della creazione da parte di un essere superiore.
Il proposito di questo libro è di divulgare quei fatti scientifici che
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confutano la teoria dell'evoluzione in ogni ambito, informando la gentedel nascosto, implicito e vero proposito di questa cosiddetta "scienza", cheè in realtà una frode.
È necessario mettere in rilievo che gli evoluzionisti non hannorisposte da contrapporre a questo libro, né tenteranno di controbattervi,in quanto ben coscienti che ciò servirebbe unicamente a comprenderemeglio che l'evoluzionismo è semplicemente una menzogna.
Perché la teoria dell'evoluzione? 13
Per liberarsi dal
pregiudizio
1
Per lo più, qualsiasi affermazione proveniente dagli scienziati viene
accettata come rigorosamente esatta. Non si pensa che essi possano
avere svariati pregiudizi di natura filosofica o ideologica. La realtà
è che gli scienziati evoluzionisti impongono i loro preconcetti e i loro
punti di vista filosofici al pubblico sotto la maschera della scienza. Per
esempio, sebbene sappiano che gli eventi accidentali non causino altro
che irregolarità e confusione, persistono, tuttavia, nell'affermare che il
meraviglioso ordine, piano e progetto, visibile nell'universo e negli
organismi viventi, abbia avuto inizio per caso.
Un simile biologo capirà facilmente che vi è un'incomprensibile
armonia in una molecola proteica, la pietra da costruzione della vita, né è
possibile che ciò sia accaduto per caso. Asserirà, tuttavia, che questa
proteina è giunta all'esistenza miliardi di anni orsono in seguito a
primitivi processi accidentali. E non si fermerà qui; affermerà inoltre,
senza ombra di dubbio, che milioni di proteine si siano formate
fortuitamente e che si siano riunite per creare la prima cellula vivente. Per
di più, egli difenderà la sua idea con cieca caparbietà. Questo è uno
scienziato evoluzionista.
Se lo stesso studioso, procedendo lungo una strada pianeggiante,
dovesse imbattersi in tre mattoni posti l'uno sull'altro, non penserebbe
mai che questi si fossero incontrati e quindi aggregati in tal guisa
accidentalmente. Infatti, chiunque affermasse questo, sarebbe ritenuto
pazzo.
Com'è quindi possibile che uomini in grado di valutare
razionalmente eventi ordinari possano adottare punti di vista talmente
CAPITOLO
irrazionali qualora si trovino a dover pensare alla loro esistenza?Non è possibile sostenere che un simile atteggiamento sia stato
assunto in nome della scienza: essa richiede che vengano prese inconsiderazione entrambe le alternative, nel caso in cui, in riferimento auna data circostanza, siano in pari grado possibili. Qualora la probabilitàdi una delle due risulti molto inferiore, per esempio corrisponda soltantoal 1 per cento, allora la cosa razionale e scientifica da fare sarà di prenderein considerazione come valida l'altra alternativa, equivalente al 99 percento.
Procediamo, quindi, tenendo a mente questa base scientifica. Vi sonodue punti di vista che possono essere sostenuti in relazione al modo in cuigli esseri viventi sono pervenuti all'esistenza sulla terra. La prima è chetutti gli esseri viventi siano stati creati da Allah nella loro presentestruttura complessa. La seconda è che la vita sia stata formata da una seriedi coincidenze inconsapevoli e casuali, secondo quanto propugnato dallateoria evoluzionista.
Nel considerare i dati scientifici, ad esempio quelli della biologiamolecolare, si può osservare che non vi è alcuna possibilità che unasingola cellula vivente –o anche una dei milioni di proteine presenti inquesta cellula– possa essere giunta all'esistenza per caso, secondol'opinione degli evoluzionisti. Come si vedrà nei capitoli successivi, anchei calcoli delle probabilità apportano ulteriori conferme, a tal punto che ladottrina evoluzionista sulla comparsa degli esseri viventi ha zeropossibilità di essere vera.
Ciò significa che il primo punto di vista gode del "cento per cento" diprobabilità di essere vero. Ossia, la vita è pervenuta all'essereconsapevolmente. Ponendo la questione in termini diversi, è stata"creata". Tutti gli esseri viventi sono giunti all'esistenza grazie al progettodi un Creatore, eminente per superiore potenza, sapienza e conoscenza.Questa realtà non è un semplice motivo di convinzione, è la normaleconclusione alla quale conducono il senno, la logica e la scienza.
In tali circostanze, il nostro scienziato "evoluzionista" dovrebbeprendere le distanze dalle sue affermazioni e aderire ad un fatto che, oltre
Per liberarsi dal pregiudizio 15
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
ad essere ovvio, è anche provato. In caso contrario, egli dimostrerebbe di
sacrificare la scienza in nome della sua filosofia, ideologia e dogma,
piuttosto che essere un vero scienziato.
La rabbia, la caparbietà e i pregiudizi del nostro "scienziato" si
accresceranno progressivamente ogniqualvolta si troverà costretto a
confrontarsi con la realtà. Il suo atteggiamento può essere chiarito con una
sola parola: "fede". Si tratta infatti di una cieca fede superstiziosa, dal
momento che non vi può essere alcun'altra spiegazione di fronte al
disprezzo per tutti i fatti e in presenza di una eterna devozione all'assurdo
scenario che egli ha costruito nella sua mente.
Cieco materialismo
La fede di cui stiamo parlando è la filosofia materialista, la quale
afferma che la materia è sempre esistita e che non vi è altro oltre ad essa.
La teoria evoluzionista rappresenta il cosiddetto "fondamento scientifico"
di questa filosofia ed è quindi difesa ciecamente al fine di sostenerne la
veridicità. Nel momento in cui la scienza dimostra l'infondatezza delle
affermazioni dell'evoluzionismo –e questo è il punto che è stato raggiunto
ora, alla fine del XX secolo–si cerca allora di distorcerla e di renderla tale
da corroborare la teoria dell'evoluzione, al fine di mantenere in vita il
materialismo.
Una breve citazione da uno dei più noti biologi evoluzionisti turchi
è un buon esempio che permette di constatare il disordinato criterio e
giudizio a cui conduce questa cieca devozione. Questo scienziato discute
la probabilità della formazione casuale del citocroma-C, che è uno degli
enzimi più indispensabili alla vita:
La probabilità della formazione di una sequenza di citocroma-C è probabilmente
pari a zero. Ovverosia, se la vita richiede una certa sequenza, si potrebbe dire
che questa ha la probabilità di realizzarsi verosimilmente una sola volta
nell'intero universo. Diversamente, alcuni poteri metafisici al di là della
nostra definizione sarebbero dovuti intervenire nella sua formazione. Accettare
quest'ultima proposizione non è tuttavia appropriato agli scopi della scienza.
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Noi dobbiamo, dunque, esaminare la prima ipotesi.2
Questo scienziato reputa "più scientifico" accettare una possibilità"probabilmente pari a zero" piuttosto che la creazione. Comunque,secondo i metodi della scienza, se esistono due spiegazioni alternativeriguardo ad un evento e se una di esse ha una possibilità di realizzazione"probabilmente pari a zero", allora l'altra deve essere considerata quellacorretta. Tuttavia, l'approccio dogmatico materialistico proibisce diammettere l'esistenza di un Creatore superiore. Tale proibizioneconduce quindi questo scienziato –e molti altri che credono nello stessodogma materialistico– ad accettare asserzioni che ripugnanocompletamente alla ragione.
Coloro che credono e hanno fiducia in questi scienziati vengono aloro volta asserviti e accecati dal medesimo sortilegio, adottandonecessariamente la stessa psicologia indifferente che si ricava dallalettura dei loro libri ed articoli.
Tale dogmatico punto di vista materialistico è la ragione per cuimolti nomi eminenti della comunità scientifica si dichiarano atei. Coloroche si emancipano dalla schiavitù di questa magia e pensano con menteaperta, non esitano ad accettare l'esistenza di un Creatore. Il biochimicoamericano Michael J. Behe, uno tra i più illustri sostenitori della teoria del"progetto intelligente", che è di recente divenuta ampiamente accettata,descrive così quegli scienziati che si oppongono alla credenza nel"progetto" o "creazione" di organismi viventi:
Negli ultimi quattro decenni la moderna biochimica ha scoperto i segreti della
cellula. Ciò ha richiesto il sacrificio, da parte di decine di migliaia di persone,
della parte migliore della loro vita al tedioso lavoro di laboratorio... Il risultato
di questi sforzi cumulativi per investigare la cellula –per studiare la vita allo
stato molecolare– è un forte, chiaro e acuto grido: "progetto!". L'esito è a tal
punto privo di ambiguità e significativo da dover essere classificato come una
delle più grandi conquiste nella storia della scienza... Tuttavia un curioso,
silenzio pieno d'imbarazzo circonda l'assoluta complessità della cellula. Per
quale motivo la comunità scientifica non abbraccia avidamente la sua
sorprendente scoperta? Perché l'osservazione del progetto viene maneggiata con
Per liberarsi dal pregiudizio 17
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
guanti intellettuali? Il dilemma è che
mentre una parte dell'elefante viene
classificata come progetto intelligente,
l'altra deve essere chiamata Dio.3
Questa è la posizione degli scienziatievoluzionisti atei quale si può incontrare suigiornali, alla televisione e nei libri. Tutta laricerca scientifica condotta da questepersone gli ha dimostrato l'esistenza di unCreatore. Tuttavia sono divenuti a tal puntoindifferenti e ciechi, a causa dell'educazionedogmatica materialista di cui sono imbevuti,da persistere caparbiamente nel loro rifiuto.
Gli uomini che trascurano irremovibilmente i chiari segni e le provedel Creatore diventano totalmente insensibili. Imprigionati in un'ignaraconfidenza in sé stessi, dovuta alla loro indifferenza, essi possono ancheridursi a sostenere che un'assurdità sia una virtù. Un esempioparticolarmente calzante è rappresentato dal celebre evoluzionistaRichard Dawkins, il quale ha ammonito i Cristiani di non credere di averassistito ad un miracolo qualora abbiano visto la statua della VergineMaria fargli dei segni. Scrive Dawkins: "Se, per una mera coincidenza,tutte le molecole si muovessero in una stessa direzione nello stessomomento, la mano potrebbe muoversi. Se poi si invertissero di nuovo, inuno stesso istante, la direzione del movimento della mano potrebbemuoversi all'indietro, verso la posizione originaria. In questo modo unastatua di marmo potrebbe fare un cenno verso di noi. Potrebbe accadere".4
La psicologia dei miscredenti è sempre esistita nel corso della storia.Nel Corano essa è descritta in questi termini:
Quand'anche facessimo scendere gli angeli su di loro, e i morti
parlassero e radunassimo tutte le cose di fronte a loro, crederebbero
solo se Allah vuole. Ma la maggior parte di loro ignora!. (Surat al-
Anaam, 111)
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Michael Behe: "Un silenziopieno d'imbarazzo circondal'assoluta complessità della
cellula".
Come questi versetti rendono evidente,il pensiero dogmatico degli evoluzionistinon è originale, né è peculiare soltanto diessi. Ciò che tali scienziati propugnano,infatti, non è un pensiero scientificomoderno, ma una forma di ignoranza che siprotrae fino dalle più incivilizzate comunitàpagane.
La stessa psicologia è descritta in unaltro versetto del Corano:
Se anche aprissimo loro una porta del
cielo perché possano ascendervi,
direbbero: "I nostri occhi sono ipnotizzati o ci hanno lanciato un
sortilegio!". (Surat Al-Hijr, 14-15)
Indottrinamento di massa evoluzionista
Come si evince dai versetti sopracitati, una delle ragioni per cui lagente non può scorgere la realtà della loro esistenza è una specie di"sortilegio" che gli impedisce di ragionare. È lo stesso tipo di "sortilegio"che si nasconde dietro alla universale accettazione della teoriaevoluzionista. Ciò che intendiamo come sortilegio è un condizionamentoindotto tramite l'indottrinamento. La gente è sottoposta a un taleindottrinamento riguardo alla correttezza della teoria evoluzionista danon comprendere spesso la distorsione esistente.
Questo indottrinamento provoca sul cervello un effetto negativo, cheinabilita la facoltà di giudizio. Il cervello, sottoposto a tale pressione,comincia, infine, a percepire la realtà non come essa è effettivamente, masecondo le direttive impartitegli. Tale fenomeno può essere osservato indiverse situazioni. Ad esempio, se qualcuno, nel corso di una sedutad'ipnosi, viene istruito che il letto sul quale sta giacendo è un'automobile,in seguito egli percepirà il letto come un'automobile. Penserà, diconseguenza, che tutto ciò sia molto logico e razionale, in quanto egli lo
Per liberarsi dal pregiudizio 19
Richard Dawkins impegnatonella propaganda evoluzionista.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
vedrà realmente e non vi sarà dubbio sulla sua buona fede. Esempi simili,che mostrano l'efficienza e il potere dei meccanismi di indottrinamento,sono realtà scientifiche verificate da innumerevoli esperimenti riportatinella letteratura scientifica che costituiscono il cibo quotidiano deimanuali di psicologia e psichiatria.
La teoria evoluzionista e la visione materialistica del mondo, che sudi essa si fonda, sono imposte alle masse grazie a tali metodi diindottrinamento. La gente, che di continuo vi si imbatte nei mezzi dicomunicazione, nelle fonti accademiche e nelle piattaforme "scientifiche",non riesce a comprendere che accettare questa teoria significa in effetticontraddire i più basilari principi di ragione. Lo stesso tipo diindottrinamento coinvolge anche gli scienziati. Giovani studiosi in ascesanelle loro carriere scientifiche, col passare del tempo, adottano, consempre maggior frequenza, la visione del mondo materialista. Incantatida questo sortilegio, numerosi scienziati evoluzionisti proseguono nellaloro ricerca al fine di trovare la conferma scientifica alle irrazionali edatate asserzioni del XIX secolo, ormai da lungo tempo confutate.
Vi sono inoltre dei meccanismi addizionali che costringono gliscienziati ad essere evoluzionisti e materialisti. Nei paesi occidentali,uno scienziato deve rispettare alcune norme per poter fare carriera, perottenere dei riconoscimenti accademici o per riuscire a vedere pubblicati isuoi articoli su riviste scientifiche. La totale accettazionedell'evoluzionismo è il criterio principale. Questo sistema conduce questistudiosi a spendere la loro vita intera e la loro carriera scientifica peramore di un credo dogmatico.
Questa è la realtà che continua a nascondersi dietro all'asserzione:"L'evoluzionismo è ancora accettato dal mondo della scienza".L'evoluzionismo è mantenuto in vita non per il suo valore scientifico, main quanto è un dovere ideologico. Pochissimi scienziati, consapevoli diquesto fatto, possono correre il rischio di dichiarare che il re è nudo.
Nel prosieguo di questo libro passeremo in rassegna le scoperte dellascienza moderna che hanno portato al crollo della fede evoluzionista eall'esposizione delle chiare prove dell'esistenza di Allah. Il lettore
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testimonierà che la teoria evoluzionista è effettivamente un inganno, che,sebbene sia ognora smentito dalla scienza, viene perpetrato al fine dioccultare la realtà della creazione. È nostra speranza che il lettore,riflettendo sul contenuto di questo libro, sappia spezzare l'incantesimoche ottenebra le menti degli uomini inficiandone la capacità di giudizio.
Se egli saprà liberarsi da questo incantamento riuscendo a pensare inmodo chiaro, indipendente e senza pregiudizio, allora scoprirà presto laverità adamantina. Questa inevitabile verità, dimostrata dalla scienza intutti i suoi aspetti, è che gli organismi viventi sono pervenuti all'esistenzanon per un processo casuale, ma in seguito a creazione. L'uomo puòagevolmente constatare tale realtà considerando le modalità della suastessa esistenza, come egli sia giunto all'essere da una goccia d'acqua, o laperfezione di ogni essere vivente.
Per liberarsi dal pregiudizio 21
Una breve storia
della teoria
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Le radici del pensiero evoluzionista, nella forma di credo dogmatico
volto a negare la creazione, risalgono all'antichità. La maggior
parte dei filosofi pagani della Grecia antica difese l'idea
dell'evoluzione. La storia della filosofia dimostra che tale idea costituisce
l'essenza del pensiero di molti filosofi pagani.
Non fu, tuttavia, l'antica filosofia pagana, ma la fede in Allah a
giocare un ruolo determinante nella nascita e nello sviluppo della scienza
moderna. La maggior parte dei precursori furono persone che credevano
nell'esistenza di Allah, i quali si avvalsero dello studio della scienza per
scoprire l'universo da Lui creato, per comprendere le Sue leggi e i
particolari della Sua creazione. Astronomi quali Leonardo da Vinci,
Copernico, Keplero e Galileo; il padre della paleontologia, Cuvier; il
pioniere della botanica e della zoologia, Linneo; Isaac Newton, di cui si
parla come del "più grande scienziato mai esistito", si dedicarono allo
studio della scienza non solo credendo in Allah, ma sapendo anche che
l'intero universo pervenne all'essere come risultato della Sua creazione.
Albert Einstein, considerato il più grande genio della nostra epoca, fu un
altro scienziato devoto che credette in Allah, come testimoniano le sue
parole: "Non posso concepire un vero scienziato senza quella fede
profonda. Tale condizione può essere espressa con una immagine: la
scienza senza la religione è zoppa".6
Uno dei fondatori della fisica moderna, il fisico tedesco Max Planck
ha detto che chiunque si dedichi alla scienza seriamente deve leggere la
frase che campeggia sul suo tempio: "Abbi la fede". La fede è un attributo
essenziale di uno scienziato.7
CAPITOLO
La teoria dell'evoluzione è il risultato della filosofia materialistica
riapparsa con il risveglio dell'antico pensiero materialista e diffusasi nel
corso del XIX secolo. Come abbiamo indicato in precedenza, questa
dottrina tenta di spiegare la natura per mezzo di fattori puramente
materiali. Dal momento che nega la creazione fin dal principio, essa
asserisce che ogni cosa, animata o inanimata, sia apparsa senza un atto di
creazione, ma piuttosto come l'esito di una coincidenza che ha assunto
quindi un carattere di ordine. La mente umana è tuttavia disposta in
modo tale da comprendere l'esistenza di una volontà organizzatrice
ovunque scorga un ordine. La filosofia materialistica, che rappresenta
esattamente il contrario di questa fondamentale facoltà della mente
umana, ha prodotto la "teoria dell'evoluzione" alla metà del XIX secolo.
L'immaginazione di Darwin
Colui che ha proposto la teoria evoluzionista nella forma oggi difesa
fu un naturalista dilettante inglese, Charles Robert Darwin.
Darwin non ricevette mai una formale educazione in biologia. Egli
ebbe soltanto un interesse amatoriale nell'ambito della natura e degli
esseri viventi. Tale interesse lo spronò a unirsi volontariamente ad una
spedizione a bordo della nave H.S.M. Beagle, salpata dall'Inghilterra nel
1832, che per cinque anni visitò diverse regioni del mondo. Il giovane
Darwin rimase fortemente impressionato dalla varietà delle specie
viventi, in special modo da certi uccelli che vide nelle isole Galapagos.
Egli pensò che le variazioni presenti nei loro becchi fossero state causate
dal loro adattamento all'habitat in cui risiedevano. Con questa idea in
mente, egli ipotizzò che l'origine della vita e delle specie si trovasse nel
concetto di "adattamento all'ambiente". Secondo lo studioso inglese, le
differenti specie viventi non erano state create separatamente da Allah,
ma derivavano piuttosto da un comune antenato dal quale si erano
differenziate in seguito alle differenti condizioni naturali.
L'ipotesi di Darwin non fu fondata su alcuna scoperta scientifica o
esperimento; col tempo, tuttavia, egli la trasformò in una teoria
Una breve storia della teoria 23
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
pretenziosa, grazie all'appoggio e all'incoraggiamento ricevuto dai famosi
biologi materialisti del suo tempo. L'idea era che gli individui che si
adattavano all'habitat nel modo migliore trasferivano le loro qualità alle
generazioni seguenti; queste qualità vantaggiose, accumulatesi nel
tempo, trasformavano gli individui in specie totalmente differenti dai loro
antenati. (L'origine di tali qualità era sconosciuta in questo periodo.)
Secondo Darwin, l'uomo era l'esito più avanzato di questo meccanismo.
Darwin chiamò questo processo "evoluzione per selezione
naturale". Egli credette di avere scoperto "l'origine della specie": l'origine
di una specie era un'altra specie. Pubblicò quindi tali considerazioni nel
suo libro intitolato L'origine della specie per mezzo della selezione naturale nel
1859.
Darwin era ben consapevole che questa sua teoria poneva molti
problemi, come confessò nel suo libro al capitolo "Difficoltà della teoria".
Tali difficoltà consistevano in primo luogo nei resti fossili, negli organi
complessi degli esseri viventi che non potevano essere in alcun modo
spiegati per mezzo della coincidenza (ad esempio gli occhi), e negli istinti
degli esseri viventi. Darwin nutrì la speranza che questi ostacoli sarebbero
stati superati dalle nuove scoperte; questo tuttavia non lo frenò dal
proporre una serie di soluzioni completamente inadeguate. Il fisico
americano Lipson ha scritto a proposito delle "difficoltà" di Darwin:
Nel leggere L'origine della specie ho trovato che Darwin fosse molto meno
sicuro di sé stesso di quanto si deduce dalle consuete rappresentazioni; il
capitolo intitolato "Difficoltà della teoria" ad esempio, rivela dei dubbi
considerevoli. Come fisico sono rimasto particolarmente incuriosito dai suoi
commenti sul modo in cui l'occhio sarebbe apparso.8
Mentre sviluppava la sua teoria, Darwin fu profondamente
influenzato da alcuni biologi evoluzionisti che lo avevano preceduto, in
primo luogo dal francese Lamarck.9 Secondo quest'ultimo, le creature
viventi si passavano i caratteri che avevano acquisito nel corso della loro
vita da una generazione all'altra in modo tale da evolvere. Ad esempio, le
giraffe si erano evolute da animali simili ad antilopi estendendo il loro
24
collo sempre più in alto di generazionein gene-razione, nel tentativo diraggiungere i rami di cui si cibavanoposti ad un'altezza sempre maggiore.Darwin utilizzò così la tesi del"passaggio dei caratteri acquisiti"proposto da Lamarck come il fattoredecisivo dell'evoluzione.
Sia Darwin che Lamarck eranotuttavia in errore, poiché, ai loro giorni,la vita poteva essere studiata solovalendosi di tecnologie primitive e dilivello inadeguato. Rami della scienzaquali la genetica e la biochimica nonesistevano neppure di nome. Le loro teorie dipesero quindi dal poteredell'immaginazione.
Mentre risuonava l'eco del libro di Darwin, un botanico austriaco dinome Gregor Mendel scopriva, nel 1865, le leggi dell'ereditarietà.Rimasta nel silenzio fino alla fine del secolo, soltanto agli inizi del 1900 lascoperta di Mendel godette di grande importanza. Ciò rappresentò lanascita della genetica. Solo più tardi divenne nota la struttura dei geni edei cromosomi. La scoperta, nel 1950, della molecola del DNA, cheincorpora le informazioni genetiche, provocò una grave crisi della teoriadell'evoluzione. La ragione era l'incredibile complessità della vita cheinvalidava i meccanismi evolutivi proposti da Darwin.
Tali sviluppi avrebbero dovuto avere l'effetto di relegare la teoria diDarwin tra i rifiuti della storia. Ciò, tuttavia, non avvenne in seguitoall'insistenza di certi circoli per revisionare, rinnovare ed elevare la teoriaad una piattaforma scientifica. Questi sforzi assumono un senso soltantose si comprende che tale teoria nasconde intenzioni ideologiche piuttostoche interessi scientifici.
Una breve storia della teoria 25
Charles Darwin
Uno dei più
important i ,
seppur meno
noti, aspetti della
teoria evoluzionista
è il razzismo: Darwin
considerava gli
Europei bianchi più
"avanzati" rispetto
alle altre razze umane. Credendo
che l'uomo si fosse evoluto da
una creatura simile alla scimmia,
egli suppose che alcune razze si
fossero sviluppate più di altre, le
quali avrebbero presentato
ancora caratteri scimmieschi.
Nel suo libro L'origine dell'uomo,
pubblicato dopo L'origine della
specie, Darwin parla
apertamente "delle enormi
differenze tra uomini di razze
distinte"1. In quest'opera, egli
considera i neri e gli Aborigeni
australiani pari ai gorilla,
concludendo di conseguenza
che essi, con l'andar del tempo,
sarebbero stati "eliminati" dalle
"razze civilizzate". Ha detto:
In un qualche tempo avvenire, non moltolontano se misurando per secoli, è quasicerto che le razze umane incivilitestermineranno e si sostituiranno in tuttoil mondo alle razze selvagge. Nello stessotempo le scimmie antropomorfe... sarannosenza dubbio sterminate. Allora la lacunasarà ancora più larga, perché starà fral'uomo in uno stato ancor più civile,speriamo, che non il caucasico, e qualchescimmia inferiore, come il babbuino,invece di quella che esiste ora fra un neroed un australiano ed il gorilla. 2
Le idee insensate
di Darwin non
vennero
solo teorizzate, ma
fornirono anche la
principale "base
scientifica" al
r a z z i s m o .
Supponendo che
gli esseri viventi si
fossero evoluti in
seguito alla lotta
per la vita, il
darvinismo fu addirittura adattato alle
scienze sociali, trasformandosi in una
concezione che fu detta "darvinismo
sociale". Questa sostiene che le razze
umane esistenti si trovino su differenti
gradini della "scala evolutiva", della
quale le razze europee sarebbero le più
"avanzate", mentre le altre
presenterebbero ancora caratteristiche
"scimmiesche".
1. Benjamin Farrington, What Darwin ReallySaid, Sphere Books, London 1971, pp. 54-562. Charles Darwin, L'origine dell'uomo, trad it.del prof. Michele Lessona, Torino 1872, p. 147
IL RAZZISMO DI DARWIN
Gli sforzi disperati del neo-darvinismo
La teoria di Darwin entrò in una crisi profonda per la scoperta delle
leggi della genetica nel primo quarto del XX secolo. Nondimeno, un
gruppo di scienziati determinati a rimanere leali a Darwin, tentarono di
proporre delle soluzioni. L'incontro, organizzato dalla Società Geologica
d'America, avvenne nel 1941. Genetisti quali G. Ledyard Stebbins e
Thedosius Dobzhansky, zoologi come Ernst Mayr e Julian Huxley,
paleontologi tra cui George Gaylard Simpson e Glenn L. Jepsen, genetisti
matematici quali Ronald Fischer e Sewall Right, dopo una lunga
discussione, si accordarono infine di "rappezzare" il darvinismo.
Questo schema sommario si focalizzò sulla questione dell'origine
delle variazioni vantaggiose che, ipoteticamente, avevano causato
l'evoluzione degli organismi viventi –un problema che Darwin stesso fu
incapace di risolvere e che tentò semplicemente di eludere appoggiandosi
a Lamarck. L'idea era ora quella delle "mutazioni casuali". Essi
chiamarono questa nuova dottrina la "Teoria della moderna evoluzione
sintetica", formulata grazie all'aggiunta del concetto di mutazione alla
tesi della selezione naturale di Darwin. In breve tempo questa teoria
divenne nota con il nome di "neo-darvinismo", mentre coloro che
l'avevano propugnata furono detti "neo-darvinisti".
I decenni successivi videro una serie di disperati tentativi per
dimostrare la validità della nuova teoria. Era già noto che le mutazioni –o
"accidenti"– che avevano avuto luogo nei geni degli organismi viventi
erano sempre state nocive. I neo-darvinisti tentarono di farne un caso che
giustificasse le "mutazioni vantaggiose" conducendo migliaia di
esperimenti di mutazione. Tutti i loro tentativi si risolsero nondimeno in
completi fallimenti.
Tentarono inoltre di dimostrare che i primi organismi viventi
avrebbero potuto essere stati originati dal caso nelle primitive condizioni
terrestri proposte dalla teoria, ma ne seguì lo stesso fallimento. Ogni
esperimento che si sforzò di provare la generazione della vita da parte del
caso fallì. I calcoli delle probabilità provarono che neppure una singola
Una breve storia della teoria 27
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
proteina avrebbe potuto essere stata generata dal caso. Neppure la cellula
–ipoteticamente apparsa per caso durante le primitive e incontrollate
condizioni terrestri elaborate dagli evoluzionisti– potrebbe essere
sintetizzata, nemmeno dai più sofisticati laboratori del XX secolo.
La teoria neo-darvinista risulta inoltre inficiata dai reperti fossili.
Nessuna "forma transizionale", quale venne ipotizzata allo scopo di
dimostrare la graduale evoluzione degli organismi viventi dalle specie
primitive a quelle avanzate, secondo i dettami della teoria neo-darvinista,
è mai stata scoperta in qualsiasi parte del mondo. Nel contempo,
l'anatomia comparativa ha rivelato che le specie che si era ipotizzato si
fossero evolute le une dalle altre, ebbero in realtà caratteristiche
anatomiche assai differenti confutando l'ipotesi di un'eventuale
discendenza.
Ma il neo-darvinismo non è mai stato una teoria scientifica, bensì un
dogma ideologico, per non dire una sorta di "religione". Questa è la
ragione per cui i campioni della teoria dell'evoluzione persistono nel
difendere le loro posizioni nonostante tutte le prove del contrario. Su un
solo problema essi non riescono, tuttavia, a trovare un accordo, nel
decidere quale sia, tra i differenti modelli proposti per la realizzazione
dell'evoluzione, quello "giusto". Uno dei più importanti tra questi modelli
è lo scenario fantastico noto come "equilibrio punteggiato".
Prova ed errore: l'equilibrio punteggiato
La maggior parte degli scienziati evoluzionisti accettano la teoria
neo-darvinista di una lenta e graduale evoluzione. Negli ultimi decenni è
stato tuttavia proposto un modello differente detto "equilibrio
punteggiato", il quale respinge l'idea darvinista di una progressiva
evoluzione cumulativa, sostenendo che tale processo sia avvenuto invece
per grandi "salti" discontinui.
I primi chiassosi difensori di questa nozione fecero la loro comparsa
agli inizi degli anni Settanta. Due paleontologi americani, Niles Eldredge
e Stephen Jay Gould, erano ben consapevoli del fatto che le asserzioni
28
Quando Darwin
avanzò le
sue ipotesi,
le discipline della
genetica, della
microbiologia e
della biochimica
non esistevano
ancora. Se queste fossero
state scoperte prima che
Darwin avesse concepito la
sua teoria, quest'ultimo
avrebbe potuto facilmente
riconoscere la totale
mancanza di scientificità
delle sue pretese.
L'informazione che
determina la specie esiste già nei geni
ed è quindi impossibile alla selezione
naturale produrre nuove specie
attraverso l'alte-razione dei geni.
Similmente, il mondo della scienza in
quei giorni disponeva di una
conoscenza molto grezza e superficiale
della cellula e delle sue funzioni. Se
Darwin avesse avuto la possibilità di
osservare una cellula con un
miscroscopio elettronico, avrebbe
constatato la grande complessità e la
straordinaria struttura presente negli
organelli cellulari. Avrebbe
visto con i suoi occhi
l'impossibilità che un sistema
talmente complesso e intricato fosse
apparso tramite variazioni minori. Se
avesse conosciuto la
biomatematica, avrebbe capito che
neppure una singola molecola
proteica, per non parlare di
un'intera cellula, avrebbe potuto
pervenire all'esistenza per caso.
IL LIVELLO PRIMITIVO DELLA SCIENZA AL TEMPO DI DARWIN
Studi approfonditi sulla cellulasono stati possibili solo dopo la
realizzazione del microscopioelettronico. Ai tempi di Darwin
con i primitivi microscopi alloradisponibili era possibile
osservare solo la parte esternadella superficie della cellula.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
della teoria neo-darvinista eranoassolutamente contraddette dai repertifossili, i quali provavano che gliorganismi viventi non avevano avutoorigine da un processo di gradualeevoluzione, ma erano apparsiimprovvisamente già completamenteformati. I neo-darvinisti vivevanonell'infondata speranza –tuttora viva–che le perdute forme di transizionesarebbero state un giorno trovate. Puravendo compreso che tale speranza erapriva di fondamenta, Eldredge e Gouldfurono nondimeno incapaci diabbandonare il loro dogma evoluzionista, per cui avanzarono un nuovomodello: l'equilibrio punteggiato. Questo afferma che l'evoluzione nonavvenne come esito di variazioni minori, ma piuttosto nella forma digrandi cambiamenti improvvisi.
Tale modello non era altro che un frutto della fantasia. Ad esempio,il paleontologo europeo O.H. Shindewolf, che aprì la via a Eldredge eGould, asserì che il primo uccello uscì da un uovo di rettile come una"grossa mutazione", vale a dire, come il risultato di un enorme"accidente". Secondo questa teoria, alcuni animali terrestri si sarebberotrasformati in balene giganti avendo subito una repentina e ampiametamorfosi. Queste affermazioni, interamente contraddette da tutte leleggi della genetica, della biofisica e della biochimica, sono tantoscientifiche quanto la favola del principe tramutato in rospo! Nondimeno,angosciati dalla crisi in cui versava il pensiero neo-darvinista, alcunipaleontologi abbracciarono questa teoria, che ha la peculiarità di essereanche più bizzarra della precedente.
L'unico proposito di questo modello era di fornire una spiegazionedelle lacune nei reperimenti archeologici che il neo-darvinismo nonpoteva giustificare. Risulta, in ogni caso, poco razionale il tentativo di
30
Stephen Jay Gould
spiegare la mancanza di testimonianze fossili nell'evoluzione degli uccelli
asserendo che "un uccello balzò fuori improvvisamente da un uovo di
rettile", in quanto, per ammissione degli stessi evoluzionisti, l'evoluzione
da una specie ad un'altra richiede un grande e vantaggioso cambiamento
di informazioni genetiche. In ogni caso, nessun tipo di mutazione
migliora le informazioni genetiche o ne aggiunge di nuove. Le mutazioni
creano soltanto disordine nell'informazione genetica. Perciò le "grosse
mutazioni" prospettate dal modello dell'equilibrio punteggiato
potrebbero solo causare delle "grosse", cioè "grandi", riduzioni e
menomazioni nell'informazione genetica.
Il modello dell'equilibrio punteggiato, inoltre, crolla fin dall'inizio
per la sua incapacità di affrontare il problema dell'origine della vita, che
rappresenta l'elemento di confutazione iniziale del modello neo-
darvinista. Dal momento che neppure una singola proteina può essere
stata originata dal caso, il dibattito se organismi costituiti da trilioni di tali
Una breve storia della teoria 31
Oggi, decine di migliaia di scienziati al mondo, in modo particolare negli Stati Uniti e inEuropa, sfidano la teoria evoluzionista pubblicando studi che ne confutano i principi. Inalto sono stati riprodotti alcuni esempi.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
proteine possano aver subito un'evoluzione punteggiata o graduale sirivela completamente privo di senso.
Nonostante tali considerazioni, il modello che oggi viene alla mente,qualora si discuta di evoluzione, è ancora il neo-darvinismo. Nei capitoliseguenti, esamineremo dapprima due meccanismi immaginari di talemodello, quindi ne verificheremo la validità analizzando le testimonianzefossili. In seguito ci diffonderemo sulla questione dell'origine della vita,che infirma sia il modello neo-darvinista che qualsiasi altro di matriceevoluzionista quale "l'evoluzione per salti".
Prima, però, sarà utile ricordare al lettore che la realtà cheaffronteremo ad ogni stadio, ovvero lo scenario evoluzionista, non è cheun favola immaginaria, una grande menzogna del tutto in disaccordo colmondo reale. Tale scenario è stato utilizzato al fine di ingannare gliuomini per 140 anni. Grazie alle più recenti scoperte scientifiche, la suadifesa serrata è divenuta ormai impossibile.
32
I meccanismi immaginari
dell'evoluzione
3
Il modello neo-darvinista, che si potrebbe considerare oggi la "corrente
principale" della teoria evoluzionista, sostiene che la vita si è evoluta
per mezzo di due meccanismi naturali: la "selezione naturale" e la
"mutazione". L'asserzione principale è che essi siano due meccanismi
complementari. L'origine delle modificazioni evolutive è la casuale
mutazione che ha luogo nella struttura genetica delle cose viventi. I
caratteri determinati dalle mutazioni vengono selezionati dai meccanismi
della selezione naturale, i quali causano l'evoluzione.
Un'indagine approfondita di tale teoria permette di scoprire che non
esiste assolutamente un tale meccanismo evolutivo, in quanto né la
selezione naturale né la mutazione offrono alcun contributo alla pretesa
che le specie differenti si siano trasformate ed evolute l'una dall'altra.
La selezione naturale
Come processo della natura, la selezione naturale era familiare ai
biologi che avevano preceduto Darwin, il quale la definì come un
"meccanismo che mantiene le specie immutabili senza essere corrotte".
Darwin fu il primo ad affermare che questo processo aveva un potere
evolutivo; quindi, egli eresse la sua intera teoria sulle fondamenta di tale
asserzione. Il titolo che egli diede al suo libro indica che la selezione
naturale fu la base della sua teoria: L'origine della specie per mezzo della
selezione naturale...
Tuttavia, sin dal tempo di Darwin, non è stata avanzato neppure un
briciolo di prova per dimostrare che la selezione naturale sia all'origine
dell'evoluzione degli esseri viventi. Colin Patterson, il maggiore
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
paleontologo del Museo di Storia Naturale d'Inghilterra, che è oltretutto
un eminente evoluzionista, sottolinea che non è mai stato provato il
potere della selezione naturale di provocare un tale processo:
Nessuno ha mai prodotto una specie con i meccanismi della selezione
naturale. Nessuno vi si è mai neppure approssimato e ciò rappresenta la
questione di maggior discussione nell'ambito del neo-darvinismo.11
La selezione naturale sostiene che quegli esseri viventi che risultano
più adatti alle condizioni naturali del loro habitat sono destinati a
prevalere, in quanto i loro discendenti sopravviveranno, mentre quelli che
non sono adatti scompariranno. Per esempio, di un gruppo di cervi sotto
la minaccia di animali feroci sopravviveranno naturalmente coloro che
sapranno correre più velocemente. Questo è vero. Ma, indipendentemen-
te dalla durata di questo processo, esso non trasformerà questi cervi in
un'altra specie vivente. Il cervo rimarrà sempre un cervo.
La considerazione dei pochi incidenti avanzati dagli evoluzionisti
quali esempi osservabili di selezione naturale, dimostra che questi non
sono altro che un semplice tentativo di inganno.
"Melanismo industriale"
Nel 1986 Douglas Futuyma pubblicò un libro dal titolo La biologia
dell'evoluzione, considerato una delle fonti più esplicite per esporre la
teoria dell'evoluzione per mezzo della selezione naturale. Il più famoso
tra gli esempi addotti sul tema riguarda il colore delle falene, che parve
oscurarsi nel corso della Rivoluzione Industriale in Inghilterra.
Secondo quanto riferito, ai prodromi della Rivoluzione Industriale il
colore delle cortecce degli alberi nell'area di Manchester era abbastanza
chiaro. Per questo motivo, le falene di colore scuro che si posavano su
questi alberi potevano essere facilmente avvistate dagli uccelli che se ne
cibavano; le loro possibilità di sopravvivenza erano, di conseguenza,
alquanto scarse. Cinquanta anni dopo, a seguito dell'inquinamento, le
cortecce degli alberi si scurirono, ne conseguì che le falene di colore chiaro
divennero le prede più cacciate. Si verificò quindi un decremento delle
34
I meccanismi immaginari dell'evoluzione 35
falene di colore chiaro, mentre quelle di colore scuro aumentarono grazie
alla loro ridotta visibilità. Gli evoluzionisti si valsero di questo esempio
come di una prova di grande importanza a sostegno della loro teoria. Essi,
d'altra parte, vi trovarono rifugio e sollievo mostrando, con arte
vetrinistica, il modo in cui le falene di colore chiaro "si erano evolute"
nelle altre di colore scuro.
Dovrebbe essere abbastanza chiaro, tuttavia, che questo fatto non
può essere considerato una prova a favore della teoria dell'evoluzione, in
quanto la selezione naturale non ha dato origine ad una nuova forma mai
apparsa in precedenza. Le falene di colore scuro sono esistite anche prima
della Rivoluzione Industriale. Solo le proporzioni relative alle diverse
varietà cambiarono. Le falene non hanno acquisito nuovi caratteri o nuovi
organi tali da causare una "speciazione". Affinché una falena si tramuti in
un'altra specie vivente, ad esempio un uccello, si dovrebbero realizzare
nuove addizioni ai geni. Ovverosia, avrebbe dovuto essere annesso un
programma genetico interamente separato, al fine di includere
L'esempio del melanismo industriale non è certamente una prova a favoredell'evoluzionismo, in quanto questo processo non ha prodotto alcuna nuova specie difalene. La selezione avvenne soltanto tra le varietà già esistenti.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
informazioni sulle caratteristiche fisiche degli uccelli.
In breve, la selezione naturale non ha la capacità di aggiungere un
nuovo organo ad un organismo vivente, o di eliminarlo, o di mutare tale
organismo in un'altra specie –contrariamente all'immagine evocata dagli
evoluzionisti. La "più grande" prova avanzata a partire dall'epoca di
Darwin non è stata in grado di andare oltre al "melanismo industriale"
delle falene in Inghilterra.
La selezione naturale può spiegare la complessità?
La selezione naturale non apporta alcun contributo alla teoria
dell'evoluzione, in quanto tale meccanismo non può in alcun modo
incrementare o diminuire le informazioni genetiche di una specie. Né
può trasformare una specie in un'altra: una stella di mare in un pesce, un
pesce in una rana, una rana in un coccodrillo, o un coccodrillo in un
uccello. Il più strenuo difensore dell'equilibrio punteggiato, Gould, in
riferimento a questa empasse della selezione naturale, ha scritto:
L'essenza del darvinismo è condensata in una singola frase: la selezione
naturale è la forza creativa del cambiamento evolutivo. Nessuno nega che la
36
La selezione naturale è un meccanismo che serve a eliminare gli individui deboli all'internodella specie. È una forza conservativa che preserva le specie esistenti dalla degenerazione.Oltre a questo, non è assolutamente in grado di trasformare una specie in un'altra.
selezione naturale avrà un ruolo negativo nell'eliminazione del disadatto. Le
teorie di Darwin richiedono che crei anche l'adatto.12
Un altro dei metodi ingannevoli di cui si servono gli evoluzionisti è
il tentativo di presentare il meccanismo della selezione naturale come una
sorta di progettista consapevole. Nondimeno, la selezione naturale non
ha consapevolezza. Non possiede una volontà che possa decidere ciò che
è buono e ciò che è cattivo per gli esseri viventi. Ne deriva che la selezione
naturale non può spiegare i sistemi biologici e gli organi che hanno la
caratteristica di "irriducibile complessità". Questi sono composti dalla
cooperazione di un gran numero di parti, e risultano inutilizzabili qualora
una di queste sia mancante o difettosa. (Ad esempio, l'occhio umano non
può funzionare a meno che non sia completo di tutti i suoi particolari).
Quindi, la volontà che mette insieme tutte queste parti dovrà essere in
grado di raffigurare il futuro in anticipo, mirando direttamente al
vantaggio da raggiungere all'ultimo stadio. Poiché i meccanismi naturali
sono privi di consapevolezza o volontà, non possono ottenere tale
risultato. Questo fatto, che demolisce le fondamenta della teoria
dell'evoluzione, tormentò Darwin: "Se si potesse dimostrare l'esistenza
di un qualsiasi organo complesso che non abbia potuto essere formato
attraverso modificazioni numerose, successive, lievi, la mia teoria
dovrebbe assolutamente cadere." 13
La selezione naturale agisce soltanto sugli individui deformati,
deboli o inabili di una specie. Non può produrre nuove specie, nuove
informazioni genetiche o nuovi organi. Vale a dire, non può fare evolvere
niente. Darwin accettò questa realtà quando scrisse: "La selezione
naturale non può agire fin quando non compaiano differenze e
variazioni individuali favorevoli".14 Questa è la ragione per cui il neo-
darvinismo ha dovuto esaltare le mutazioni insieme alla selezione
naturale come "la causa dei cambiamenti vantaggiosi". Come vedremo,
tuttavia, le mutazioni possono essere solo "la causa di cambiamenti
dannosi".
I meccanismi immaginari dell'evoluzione 37
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Mutazioni
Le mutazioni sono definite come rotture o sostituzioni che
avvengono nella molecola del DNA, il quale si trova nel nucleo della
cellula di un organismo vivente e contiene tutte le informazioni genetiche.
Queste rotture o sostituzioni sono il risultato di effetti esterni quali le
radiazioni o l'azione chimica. Ogni mutazione è un "accidente" che può
danneggiare i nucleotidi che costituiscono il DNA o cambiarne la
locazione. Per lo più, i danni e le modificazioni causati sono tali che la
cellula non può porvi rimedio.
La mutazione, che gli evoluzionisti spesso nascondono, non è una
bacchetta magica in grado di tramutare gli organismi viventi in forme più
avanzate e perfette. L'effetto diretto delle mutazioni è nocivo. I
cambiamenti operati dalle mutazioni possono essere equiparati solo a
quelli subiti dagli abitanti di Hiroshima, Nagasaki e Chernobil: ovvero, la
morte, l'invalidità e gli scherzi di natura (mostri)...
La ragione è molto semplice: il DNA ha una struttura molto
complessa, e gli effetti fortuiti possono solo causare danni a questa
struttura. B.G. Ranghanattan scrive:
Le mutazioni sono piccole, casuali e nocive. Accadono raramente e nel migliore
dei casi risultano inefficaci. Queste quattro caratteristiche delle mutazioni
implicano l'impossibilità di condurre ad uno sviluppo evolutivo. Un
cambiamento casuale in un organismo altamente specializzato può
essere inefficace o dannoso. Un cambiamento accidentale in un orologio non
potrà migliorarlo, molto probabilmente lo danneggerà, o, nel migliore dei casi,
sarà inefficace. Un terremoto non migliora una città, la distrugge.15
Non sorprende quindi che finora non sia mai stata osservata una
mutazione vantaggiosa. Tutte le mutazioni hanno dimostrato di essere
dannose. Lo scienziato evoluzionista Warren Weaver, commentando il
documento preparato dalla Commissione sugli effetti genetici delle
radiazioni atomiche, costituito al fine di investigare le mutazioni che
possono essere state provocate dall'utilizzo di armi atomiche nel corso
della Seconda Guerra Mondiale, ha scritto:
38
Molti resteranno sconcertati dall'affermazione che in pratica tutti i geni
mutanti sono dannosi. In quanto le mutazioni sono una parte necessaria del
processo evolutivo. Quale buon effetto –ovvero un'evoluzione verso forme più
elevate di vita– può derivare da mutazioni che risultano effettivamente
tutte dannose?16
Ogni sforzo compiuto al fine di "generare mutazioni vantaggiose" èsfociato in un fallimento. Per decenni, gli evoluzionisti hannocondotto numerosi esperimenti per produrre mutazioni nellemosche della frutta, in quanto questi insetti si riproducono moltocelermente, permettendo quindi alle mutazioni di apparirerapidamente. Ogni generazione di queste mosche venne mutata,tuttavia non venne mai osservata alcuna mutazione vantaggiosa. Il
I meccanismi immaginari dell'evoluzione 39
Un effetto disastroso delle mutazioni sulcorpo umano. Il bambino a sinistra è unavittima dell'incidente nucleare di Chernobil.
Sinistra: una normale mosca della frutta(drosophila).Destra: una mosca della frutta le cui zampespuntano dalla testa; una mutazione indottadalle radiazioni.
Antenna
Occhio
Zampa
TUTTE LE MUTAZIONI SONO DANNOSE
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
genetista evoluzionista Gordon Taylor scrisse quindi:
In tutte le migliaia di esperimenti condotti sulla riproduzione delle
mosche in ogni parte del mondo per più di cinquanta anni, non è mai
stata vista apparire neppure una nuova specie distinta... e nemmeno un
nuovo enzima.17
Un altro ricercatore, Michael Pitman, scrive, sul fallimento degli
esperimenti svolti sulle mosche da frutta:
Morgan, Goldschmidt, Muller e altri genetisti hanno sottoposto generazioni di
mosche della frutta a condizioni estreme di caldo, freddo, luce, oscurità e a
trattamenti chimici e radioattivi. Ogni sorta di mutazioni, praticamente tutte
insignificanti o positivamente deleteree, è stata prodotta. Un'evoluzione
prodotta dall'uomo? In realtà no: pochi mostri creati dai genetisti potrebbero
essere sopravvissuti al di fuori delle bottiglie nelle quali erano stati procreati. In
pratica i mutanti muoiono, sono sterili o tendono a ritornare al tipo
primitivo.18
Lo stesso discorso vale anche per l'uomo. Tutte le mutazioni che sono
state osservate negli esseri umani sono risultate deleteree. Su questo
problema gli evoluzionisti hanno gettato un velo, tentando addirittura di
mostrare esempi di tali perniciose mutazioni come "prove
dell'evoluzione". Tutte le mutazioni avvenute sugli umani hanno dato
luogo a deformità fisiche, a infermità quali il mongolismo, la sindrome
di Down, l'albinismo, il nanismo o il cancro. Queste mutazioni vengono
presentate nei testi evoluzionisti come esempi di "meccanismi evolutivi al
lavoro". Inutile dire che un processo che lascia gli uomini invalidi e
infermi non possa essere un "meccanismo evolutivo" –si suppone che
l'evoluzione produca forme migliori più adatte alla sopravvivenza.
Per ricapitolare, esistono tre ragioni principali per cui le mutazioni
non possono essere avanzate a sostegno delle asserzioni degli
evoluzionisti:
1) L'effetto diretto delle mutazioni è dannoso: dal momento che
capitano accidentalmente, quasi sempre danneggiano l'organismo
vivente che ad esse è sottoposto. La ragione ci dice che un intervento
40
inconsapevole su una struttura perfetta e complessa non vi apporterà deimiglioramenti, ma dei danni. Invero, nessuna "mutazione proficua" è maistata osservata.
2) Le mutazioni non aggiungono alcuna nuova informazione alDNA dell'organismo: le particelle che compongono l'informazionegenetica vengono o strappate dalla loro posizione e distrutte, o spostate inpunti differenti. Le mutazioni non possono fare acquistare ad un esserevivente nuovi organi o nuove caratteristiche. Possono causare soltantoanormalità quali una gamba sporgente dalla schiena o un orecchiodall'addome.
3) Affinchè una mutazione venga trasferita alla generazionesuccessiva, deve avvenire nelle cellule riproduttive dell'organismo: uncambiamento accidentale occorso in una cellula qualsiasi o in un organodel corpo non può essere trasferito alla generazione successiva. Peresempio, un occhio umano alterato dagli effetti delle radiazioni o da altrecause non passerà alle generazioni seguenti.
In breve, è impossibile che gli esseri viventi si siano evoluti, poichénon esistono meccanismi in natura capaci di determinare tale processo.Ciò concorda con la testimonianza dei reperti fossili, che dimostranoquanto questo scenario sia distante dalla realtà.
I meccanismi immaginari dell'evoluzione 41
I reperti fossili
confutano l'evoluzione
4
Secondo la teoria dell'evoluzione, ogni specie vivente è derivata da
una precedente. Una specie preesistente si è trasformata, col tempo,
in un'altra differente, dando così origine alla varietà. Questa
trasformazione sarebbe proseguita gradualmente per milioni di anni.
Se così fosse, allora le numerose specie intermedie sarebbero dovuto
esistere e vivere durante questo lungo periodo di trasformazione.
Ad esempio, nel passato sarebbero dovuti esistere dei mezzi-pesci /
mezzi-rettili, i quali avrebbero dovuto acquisire dei caratteri da rettile in
aggiunta a quelli da pesce da essi già posseduti. Oppure sarebbero dovuti
esistere alcuni rettili-uccelli, originati secondo lo stesso processo. Gli
evoluzionisti chiamano queste creature immaginarie, che essi credono
siano vissute nel passato, "forme di transizione".
Se tali animali fossero realmente esistiti, avrebbero dovuto essere
milioni o miliardi per numero e varietà. Ma, ciò che più conta, i resti di
siffatte creature dovrebbero trovare testimonianza nei reperti fossili. Il
numero di queste forme di transizione avrebbe dovuto essere addirittura
superiore a quello delle attuali specie animali e sarebbe oggi possibile
reperirne in ogni parte del globo. Ne L'origine della specie, Darwin
spiega:
Se la mia teoria è fondata sono certamente esistite innumerevoli varietà
intermedie, che collegavano insieme tutte le specie dello stesso gruppo... Di
conseguenza, la prova della loro esistenza può essere trovata solo tra i resti
fossili.19
Anche lo stesso Darwin era consapevole dell'assenza di tali forme di
transizione; sperava, quindi, che sarebbero state scoperte nel futuro. A
CAPITOLO
dispetto della sua speranza, egli capì che il maggiore ostacolo alla sua
teoria era costituito dalla loro mancanza. Perciò, ne L'origine della specie,
al capitolo "Difficoltà della teoria", ha scritto:
...Perché se le specie derivano da altre specie attraverso impercettibili
graduazioni, non vediamo ovunque innumerevoli forme di
transizione?Perché nella natura non v'è confusione, e esistono, invece, come ci
è dato osservare, specie ben definite?... Ma, dal momento che queste forme di
transizione devono essere esistite, perché non le troviamo sepolte in numero
infinito nella crosta terrestre?... Ma nella regione intermedia, con condizioni
intermedie di vita, perché non troviamo le varietà intermedie che si collegano
strettamente? Queste difficoltà mi hanno confuso per molto tempo.20
L'unica giustificazione che Darwin potè addurre per confutare
questa obiezione fu che le testimonianze fossili allora reperite erano
inadeguate. Asserì, quindi, che qualora i reperti fossili fossero stati
studiati dettagliatamente, sarebbero stati trovati gli anelli mancanti.
Confidando nella profezia di Darwin, gli evoluzionisti, fino dalla
metà del XIX secolo, si sono dedicati in tutto il mondo alla ricerca dei
fossili e dell'anello mancante. Nonostante i loro sforzi, nessuna forma
transizionale è stata ancora scoperta. Tutti i fossili portati alla luce negli
scavi mostrano che, contrariamente a quanto creduto dagli evoluzionisti,
la vita apparve sulla terra improvvisamente e già pienamente formata.
Nel tentativo di provare la loro teoria, gli evoluzionisti hanno involon-
tariamente provocato la sua rovina.
Un famoso paleontologo britannico, Derek V. Ager, ammette questo
fatto sebbene egli stesso sia un evoluzionista:
Emerge l'idea che se esaminiamo le testimonianze fossili in dettaglio, a qualsiasi
livello di ordine o specie, ci imbattiamo –ad ogni pié sospinto– non in una
evoluzione graduale, ma in un'improvvisa esplosione di un gruppo a spese di
un altro.21
Un altro paleontologo evoluzionista, Mark Czarnecky, commenta:
Un importante problema incontrato nel tentativo di provare la teoria è stato
quello delle testimonianze fossili, le impronte di specie scomparse preservate
I reperti fossili confutano l'evoluzione 43
La teoria evoluzionista sostiene che le specie si evolvano continuamente in
altre specie. Qualora si confrontino gli esseri viventi con i fossili
corrispondenti, si vedrà tuttavia che essi sono rimasti immutati per milioni di
anni. Questo fatto confuta esplicitamente le pretese degli evoluzionisti.
L'ape vivente non è diversa dal
suo antenato fossile, che si
suppone sia vissuto milioni di
anni fa.
La libellula risalente a 135 milioni
di anni fa non differisce dalla sua
copia moderna.
Il paragone con questa formica
fossile dell’età di 100 milioni di
anni dimostra come nel corso del
tempo la specie non abbia subito
cambiamenti
FOSSILI VIVENTI
nelle formazioni geologiche della terra. Questa testimonianza non ha mai
rivelato tracce delle ipotetiche varianti intermedie di Darwin – al contrario le
specie appaiono e scompaiono improvvisamente. Tale anomalia ha
alimentato la ragione addotta dai creazionisti che ogni specie sia stata creata da
Dio.22
Essi dovettero inoltre "aspettare" inutilmente la futura apparizione
delle forme di transizione, come illustrato da un professore
dell'Università di Glasgow, T. Neville George:
Non c'è bisogno di scusarsi ancora per la povertà delle testimonianze fossili.
Esse si sono arricchite in vari modi in maniera quasi ingestibile, a tal punto che
la scoperta sta sopravanzando l'integrazione... Le testimonianze fossili
continuano nondimeno ad essere perlopiù composte di lacune.23
La vita emerse improvvisamente sulla terra in
forme complesse
Dall'esame degli strati terrestri e delle testimonianze fossili, risulta
evidente che tutti gli organismi viventi apparvero simultaneamente. Il più
antico strato della terra nel quale siano stati reperiti fossili di creature
viventi è il Cambriano, la cui età viene stimata in 500-550 milioni di anni.
Le creature viventi trovate negli strati risalenti al periodo Cambriano
sono emerse tutte all'improvviso nelle testimonianze fossili –non vi si
trovano antenati preesistenti. Tali fossili sono composti da lumache,
trilobiti, spugne, vermi, meduse, ricci di mare e altri invertebrati di
struttura complessa. Questo ampio mosaico di organismi viventi
costituito da un gran numero di creature complesse emerse così
all'improvviso che a tale evento miracoloso venne dato il nome di
"esplosione cambriana" nella letteratura geologica.
La maggior parte delle forme di vita trovate in questi strati presenta
sistemi complessi come occhi, branchie, sistema circolatorio e altre
strutture fisiologiche avanzate non dissimili da quelle moderne. Ad
esempio, la struttura bucherellata a doppio cristallino dell'occhio dei
trilobiti è una meraviglia della progettistica. David Raup, professore di
I reperti fossili confutano l'evoluzione 45
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
geologia presso le Università di Harvard, Rochester e Chicago, ha detto:
"i trilobiti si avvalevano di organi ottimamente progettati, che, per
poter essere sviluppati oggi, richiederebbero un ingegnere ottico ben
preparato e ricco d'ingegno".24
Questi invertebrati complessi emersero impovvisamente e in modo
completo senza alcun legame o forma transizionale con gli organismi
unicellulari, le uniche forme di vita presenti sulla terra prima della loro
apparizione.
Richard Monastersky, editore di Earth Sciences, una delle più
popolari pubblicazioni della letteratura evoluzionista, afferma, a
proposito della "esplosione cambriana", apparsa del tutto
inaspettatamente:
Mezzo miliardo di anni fa apparvero improvvisamente le ragguardevoli forme
di animali complessi che oggi vediamo. Questo momento, al principio del
periodo Cambriano, all'incirca 550 milioni di anni fa, segna l'esplosione
evolutiva che riempì i mari delle prime creature complesse. Gli ampi phyla
animali odierni erano già presenti nei primi anni del Cambriano ed erano
distinti tra loro quanto lo sono oggi.. .25
46
I reperti fossili dimostranoche le forme transizionalinon sono mai esistite,l'evoluzione non hamai avuto luogo e lespecie sono statecreateseparatamentenella loro formaperfetta.
Come la terra sia stata all'improvviso inondata da simili tipi distinti
di specie e come questi, privi di un antenato comune, possano essere
emersi, è una domanda destinata a non ricevere risposta da parte degli
evoluzionisti. Lo zoologo oxoniense Richard Dawkins, uno dei principali
propugnatori del pensiero evoluzionista nel mondo, ha detto,
commentando questa realtà che inficia definitivamente i capisaldi delle
tesi da lui sostenute:
Per esempio, gli strati geologici del Cambriano, databili a circa 600 milioni di
anni fa, sono i più vecchi in cui possiamo trovare la maggior parte dei principali
gruppi di invertebrati. E ne troviamo molti già in uno stato di evoluzione
avanzato la primissima volta che compaiono tra i fossili. È un po' come se
I reperti fossili confutano l'evoluzione 47
Itrilobiti, apparsi
d'improvviso nel periodo
Cambriano, hanno una
struttura oculare
estremamente complessa. La
struttura bucherellata a doppio
cristallino dell'occhio è una meraviglia della
progettistica. David Raup, professore di geologia,
ha detto: "i trilobiti si avvalevano di organi
ottimamente progettati, che, per poter essere
sviluppati oggi, richiederebbero un ingegnere
ottico ben preparato e ricco d'ingegno".
Questo occhio apparve 530 milioni di anni fa in
stato perfetto. Senza dubbio l'improvvisa
apparizione di un simile disegno non si può
spiegare con l'evoluzione, dimostrando l'attualità
della creazione. Inoltre, la struttura oculare a nido
d'api dei trilobiti è sopravvissuta fino ai nostri
giorni senza un singolo cambiamento. Alcuni
insetti come le api e le libellule presentano la loro
stessa struttura oculare.* Questa situazione
confuta la tesi dell'evoluzione progressiva degli
esseri viventi dal primitivo al complesso.
(*) R.L.Gregory, Eye and Brain: The Physiology of
Seeing, Oxford University Press, 1995, p.31
L'OCCHIO DEL TRILOBITE
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
fossero apparsi d'improvviso, senza alcuna storia evoluzionistica. Non
occorre dire che questo fatto ha esaltato i creazionisti.26
Come Dawkins è costretto a riconoscere, l'evoluzione cambriana èuna prova rilevante a favore della creazione, in quanto rappresenta l'unicapossibilità di spiegare l'apparizione della vita sulla terra in formecomplete. Douglas Futuyma, un eminente biologo evoluzionista,ammette tale realtà e dice: "Gli organismi poterono apparire sulla terrasoltanto già completamente formati. In caso contrario, essi devono essersisviluppati da specie preesistenti per mezzo di un processo dimodificazione. Se apparvero in uno stato di completo sviluppo, devonoessere stati creati da una intelligenza onnipotente".27 Darwin stesso nericonobbe la possibilità quando scrisse: "Se molte specie, appartenenti aglistessi generi o famiglie, fossero realmente apparse improvvisamente,questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell'evoluzione per selezionenaturale."28 Il periodo Cambriano rappresenta, all'incirca, il "colpo fatale"di Darwin. Questa è la ragione per cui il paleoantropologo evoluzionistasvizzero Stefan Bengston confessa la mancanza di vincoli di transizioneallorquando descrive tale periodo; commenta quindi: "Frustrante (eimbarazzante) per Darwin, questo evento ancora ci abbaglia".29
Come si può constatare, le testimonianze fossili rivelano che gliesseri viventi non si sono evoluti da forme primitive verso formeavanzate, ma sono apparsi tutti all'improvviso integralmente. In breve, gliesseri viventi non pervennero all'esistenza attraverso l'evoluzione, mafurono creati.
48
La favola della transizione
dall'acqua alla terra
5
Secondo l'ipotetico modello"dal mare alla terra", alcuni
pesci sentirono il bisogno dipassare dal mare alla terra per
problemi di alimentazione.Questa affermazione è
sostenuta da simili disegnifantastici.
Gli evoluzionisti presumono che gli invertebrati marini apparsinello strato Cambriano si siano in qualche modo evoluti in pescinel corso di dieci milioni di anni. Tuttavia, così come gli
invertebrati cambriani non hanno antenati, non vi sono vincoli ditransizione tali da rivelare un simile processo evolutivo. Si noti che gliinvertebrati e i pesci presentano enormi differenze strutturali. Mentre iprimi hanno i loro tessuti duri all'esterno dei loro corpi, i pesci, che sonovertebrati, li hanno all'interno. Siffatta enorme "evoluzione" avrebberichiesto miliardi di passi per essere portata a compimento e dovrebbeessere testimoniata da altrettante forme di transizione.
Gli evoluzionisti hanno scavato gli strati fossili per circa 140 anni allaricerca di queste ipotetiche forme. Hanno scoperto milioni di fossili diinvertebrati e di pesci, ma nessuno ha mai rinvenuto neppure unatestimonianza di tale forma intermedia.
Un paleontologo evoluzionista, Gerald T. Todd ammette questo fattoin un articolo dal titolo "L'evoluzione del polmone e l'origine dei pescidotati di ossa":
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Tutte e tre le suddivisioni dei pesci dotati di ossa appaiono per la prima volta tra
le testimonianze fossili approssimativamente nello stesso periodo. Essi si
presentano già ampiamente divergenti morfologicamente e pesantemente
corazzati. Come ebbero origine? Che cosa permise loro una così ampia
differenziazione? Come poterono giungere ad avere una corazza pesante?
Perché non vi è traccia di precedenti forme intermedie?30
Lo scenario evolutivo avanza di un passo e sostiene che i pesci,
evolutisi dagli invertebrati, si siano quindi trasformati in anfibi. Anche in
questo caso, tuttavia, mancano le prove. Non vi è neppure un singolo
fossile in grado di dimostrare l'esistenza di una creatura per metà pesce e
per metà anfibio. Questo fatto è confermato, sebbene con qualche
riluttanza, dall'autorità di un evoluzionista molto noto, Robert L. Carroll,
autore di Vertebrate Paleontology and Evolution: "Non abbiamo alcun
fossile intermedio tra il pesce ripidistiano e i primi anfibi."31 Due
paleontologi evoluzionisti, Colbert e Morales, scrivono a proposito delle
tre classi fondamentali di anfibi, rane, salamandre e cecilie:
Non vi è prova di un anfibio Paleozoico che combini le caratteristiche
la cui presenza ci si attenderebbe in un singolo comune antenato. Le più
antiche rane, salamandre e cecilie conosciute sono molto simili ai loro
discendenti viventi.32
50
Un fossile di celacanto risalente a 410 milioni di anni fa. Gli evoluzionisti affermarono
che si trattasse della forma transizionale rappresentante il passaggio dall'acqua alla
terra. Esemplari viventi di questo pesce furono catturati molte volte a partire dal 1938,
fornendo un buon esempio della vastità delle speculazioni degli evoluzionisti.
Gli evoluzionisti sostengo-
no che un giorno una
specie acquatica sia
passata in qualche modo sulla
terra e si sia trasformata in una
specie terrestre. Esistono
numerose prove che confutano
tale transizione:
1. Il trasporto del peso: le creature marine
non hanno problemi a trasportare il loro
proprio peso. Le creature terrestri,
nondimeno, consumano il 40% della loro
energia solo per il trasporto del loro peso.
Le creature di transizione dall'acqua alla
terra, per trovare l'energia necessaria,
avrebbero dovuto sviluppare un nuovo
sistema scheletrico e muscolare, la cui
formazione non sarebbe potuta avvenire
per mutazioni casuali.
2. Ritenzione di calore: sulla terra la
temperatura può variare rapidamente,
fluttuando secondo un'ampia scala. Una
creatura terrestre ha un meccanismo
corporeo che può sopportare tali
escursioni termiche. Nel mare, tuttavia, la
temperatura cambia lentamente senza
sbalzi eccessivi. Un organismo vivente con
un sistema corporeo regolato secondo la
temperatura costante del mare dovrebbe
acquisire un sistema di protezione tale da
garantirgli il minimo danno di fronte alle
escursioni termiche. È assurdo affermare
che i pesci abbiano sviluppato un tale
sistema per mutazioni casuali non appena
giunti sulla terra.
3. Uso dell'acqua: essenziale al
metabolismo, l'acqua e l'umidità devono
essere utilizzate limitatamente a causa
delle scarse fonti sulla terra. Per esempio,
la pelle deve essere creata in modo tale da
permettere la perdita di acqua fino a un
certo limite, pur prevenendo un'eccessiva
evaporazione. Di conseguenza, le creature
terrestri provano un senso di sete che gli
organismi marini non hanno. Per di più, la
pelle degli animali marini non è adatta ad
un habitat non acquatico.
4. I reni: gli organismi marini sono in
grado di espellere materiali di scarto,
specialmente l'ammoniaca, dai loro corpi
filtrandoli, poiché il loro habitat è costituito
di acqua. Sulla terra, l'acqua deve essere
usata con parsimonia. Questa è la ragione
per cui tali esseri viventi hanno un sistema
renale. Grazie ai reni, l'ammoniaca viene
immagazzinata sotto forma di urea,
utilizzando in tal modo soltanto una
minima quantità di acqua durante
l'escrezione. Inoltre, sarebbero necessari
dei nuovi sistemi per permettere il
funzionamento dei reni. In breve, perché
fosse possibile il passaggio dall'acqua alla
terra, gli esseri viventi che ne fossero stati
privi avrebbero dovuto sviluppare
repentinamente un sistema renale.
5. Il sistema respiratorio: i pesci
"respirano" assimilando l'ossigeno
dissolto nell'acqua che passano attraverso
le loro branchie. Essi non possono vivere
più di pochi minuti fuori dall'acqua. Per
poter vivere sulla terra, dovrebbero
acquisire all'improvviso un perfetto
sistema polmonare.
È sicuramente impossibile che tutti questi
drammatici cambiamenti fisiologici
possano essere avvenuti contempo-
raneamente e casualmente nello stesso
organismo.
PERCHÉ LA TRANSIZIONE DALL'ACQUAALLA TERRA È IMPOSSIBILE?
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Ancora cinquant'anni orsono, gli evoluzionisti pensavano che tale
creatura fosse esistita davvero. Questo pesce, detto Celacanto, che si
credeva fosse esistito 410 milioni di anni fa, venne esibito come una forma
transizionale dotata di un polmone primitivo, un cervello sviluppato, un
sistema digestivo e circolatorio pronto a funzionare sulla terra e
addirittura un primitivo meccanismo motorio. Queste interpretazioni
anatomiche furono accettate come una verità indiscutibile dai circoli
scientifici fino alla fine degli anni Trenta. Il Celacanto fu presentato come
una genuina forma transizionale in grado di provare la transizione
evolutiva dall'acqua alla terra.
Il 22 dicembre 1938, tuttavia, nell'Oceano Indiano venne alla luce
un'interessante scoperta. Un membro vivente della famiglia dei Celacanti,
52
Come la teoria
evoluzionista non
può spiegare i
gruppi di base degli
esseri viventi quali i pesci
e i rettili, così non è in
grado di determinare
l'origine delle specie
all'interno di questi
gruppi. Per esempio, le
tartarughe, che sono una specie rettile, appaiono all'improvviso tra le testimonianze
fossili dotate della loro corazza. Per citare una fonte evoluzionista: "... dalla metà
del periodo triassico (circa 175000000 milioni di anni fa), i suoi (della tartaruga)
membri erano già numerosi e in possesso delle basilari caratteristiche delle
tartarughe. I legami tra le tartarughe e i cotilosauri, da cui probabilmente
discendono, sono quasi del tutto assenti" (Encyclopaedia Britannica, 1971, vol. 22,
p. 418).
Non esiste alcuna differenza tra i fossili delle antiche tartarughe e i membri di
questa specie oggi viventi. Le tartarughe, semplicemente, non si sono "evolute":
sono sempre state le stesse fin dal momento della loro creazione.
Una tartarugafossile risalente a100 milioni di annifa: non presentaalcuna differenzarispetto ai moderniesemplari. (TheDawn of Life,Orbis Pub.,Londra, 1972).
LE TARTARUGHE SONO SEMPRE STATE TARTARUGHE
in precedenza considerato una forma transizionale estintasi settantamilioni di anni prima, venne catturato! La scoperta di tale prototipo"vivente" provocò indubitabilmente un terribile shock tra glievoluzionisti. Il paleontologo J.L.B. Smith disse che non sarebbe stato piùsorpreso se avesse incontrato un dinosauro vivente.33 Negli annisuccessivi, vennero catturati duecento Celacanti in diverse parti delmondo.
I Celacanti viventi rivelarono quanto lontano la fantasia deglievoluzionisti potesse giungere nella creazione di scenari immaginari.Contrariamente a quanto affermato, i Celacanti sono privi sia di unpolmone primitivo che di un ampio cervello. L'organo che i ricercatorievoluzionisti proposero come polmone primitivo si rivelò nient'altro cheuna borsa di lipidi.34 Il Celacanto, inoltre, presentato come "un candidatorettile in preparazione al passaggio dal mare alla terra", era in realtà unpesce che viveva nelle profondità degli oceani e che non risaliva mai oltre180 metri dalla superficie del mare.35
La favola della transizione dall'acpua alla terra 53
L'origine degli uccelli
e dei mammiferi
6
Secondo la teoria dell'evoluzione, la vita ha avuto origine e si si è
evoluta nel mare, quindi si è trasferita sulla terra grazie agli anfibi.
Questo scenario evolutivo suggerisce anche l'evoluzione degli
anfibi in rettili, creature solo terrestri. Anche questa prospettiva non è
plausibile, a causa delle enormi differenze strutturali esistenti tra queste
due classi animali. Ad esempio, l'uovo degli anfibi è disegnato per
svilupparsi nell'acqua, mentre quello amniotico sulla terra. Una
"graduale" evoluzione di un anfibio deve essere respinta, perché senza un
uovo perfetto e integralmente progettato, non è possibile che una specie
sopravviva. Inoltre, come sempre, non vi è prova di quelle forme di
transizione che si supponeva collegassero gli anfibi ai rettili. Il
paleontologo evoluzionista Robert L. Carroll è stato costretto ad accettare
che "i primi rettili erano molto differenti dagli anfibi e i loro antenati
non sono ancora stati trovati."36
Eppure gli scenari disperati degli evoluzionisti non sono ancora
finiti. Rimane il problema di far volare queste creature! Poiché credono
che anche gli uccelli si siano in qualche modo evoluti, asseriscono che la
loro origine risalga ai rettili. Nondimeno, nessuno dei distinti meccanismi
degli uccelli, la cui struttura è completamente diversa da quella degli
animali terrestri, può essere spiegata per mezzo dell'evoluzione graduale.
In primo luogo le ali, che sono la peculiare caratteristica degli uccelli,
rappresentano un'empasse per gli evoluzionisti. Uno di essi, il turco
Engin Korur, confessa l'impossibilità dell'evoluzione delle ali:
Il carattere comune degli occhi e delle ali è che essi possono funzionare soltanto
se sono completamente sviluppati. In altre parole, un occhio sviluppato solo
CAPITOLO
a metà non può vedere, così come un uccello con le ali a metà non può
volare. Come questi organi siano pervenuti all'essere è rimasto uno dei misteri
della natura che attende di essere illuminato.37
La domanda sul modo in cui la perfetta struttura delle ali sia
pervenuta all'essere a seguito di mutazioni accidentali rimane del tutto
priva di risposta. Non c'è modo di spiegare come le zampe anteriori di un
rettile abbiano potuto trasformarsi in ali perfettamente funzionanti in
seguito a una distorsione nei suoi geni (mutazione).
La sola presenza delle ali, inoltre, non è sufficiente a un organismo
terrestre per volare. Ad esempio, le ossa degli uccelli sono molto più
leggere di quelle di esseri che vivono al suolo. I loro polmoni funzionano
in maniera del tutto diversa. Hanno un sistema muscolare e scheletrico
differente e un sistema cardiaco e circolatorio molto specializzato. Queste
caratteristiche sono prerequisiti altrettanto necessari al volo che le ali. Tali
meccanismi devono essere tutti presenti contemporaneamente; non
possono formarsi gradualmente per "accumulazione". Per questo motivo
la teoria che asserisce l'evoluzione di organismi terrestri in aerei è
completamente fallace.
L'origine degli uccelli e dei mammiferi 55
L'anatomia degli uccelli è molto diversa da quella dei rettili, i loro supposti antenati. Ipolmoni degli uccelli funzionano in maniera totalmente differente rispetto a quella deglianimali terrestri. Questi ultimi inspirano ed espirano attraverso le stesse vie aeree. Negliuccelli, l'aria entra nel polmone dalla parte anteriore ed esce dalla parte posteriore.Questo "disegno" distinto è una peculiarità degli uccelli, i quali necessitano di unagrande quantità di ossigeno durante il volo. È impossibile che simile struttura si siaevoluta dal polmone di un rettile.
Polmone di rettile Polmone di uccello
Branchie
Alveoli
Entrata Uscita
Parabronchia
Aria
Aria
POLMONI SPECIALI PER GLI UCCELLI
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Tutto ciò sollecita un'altra considerazione: pur supponendo che tale
storia sia vera, per quale motivo allora gli evoluzionisti non sono in grado
di rinvenire alcun fossile "mezzo-alato" o con una sola ala a sostegno della
loro favola?
Un'altra ipotetica forma transizionale: l'Archæopteryx
Gli evoluzionisti, per controbattere, pronunciano il nome di un'unica
creatura. Questo è il fossile di un uccello chiamato Archæopteryx, che è
una delle più note forme cosiddette di transizione tra le poche che essi
difendono ancora. L'Archæopteryx, l'antenato degli attuali uccelli
secondo l'opinione degli evoluzionisti, visse 150 milioni di anni fa. La
teoria sostiene che alcuni dinosauri di piccole dimensioni, chiamati
Velociraptor o Dromeosaur, si siano evoluti in seguito all'acquisizione
delle ali, iniziando quindi a volare.
Gli ultimi studi sui fossili di Archæopteryx rivelano, tuttavia, che
questa creatura non è assolutamente una forma transizionale, ma un
uccello con alcune caratteristiche distinte rispetto a quelli attuali.
La tesi che l'Archæopteryx fosse un "mezzo-uccello" incapace di
volare perfettamente era molto popolare nei circoli evoluzionisti fino a
pochi anni orsono. L'assenza di uno sterno, cioè delle ossa del petto, in
questa creatura, o perlomeno il fatto che non corrispondesse a quello
degli uccelli attuali, venne sostenuto come la prova più evidente
dell'incapacità di volare perfettamente di questo uccello. (Sull'osso del
petto, situato sotto il torace, si collegano i muscoli necessari al volo. Ai
nostri giorni, quest'osso si trova in tutti gli uccelli, volatili e non. Anche
nei pipistrelli, mammiferi volanti che appartengono ad una famiglia del
tutto diversa.)
Tuttavia, la scoperta del settimo Archæopteryx fossile nel 1992
causò un grande stupore tra gli evoluzionisti. La ragione fu che in esso
l'osso del petto, ritenuto mancante da tali studiosi, era invece presente. La
rivista Nature descrisse il rinvenimento nei termini seguenti:
La recente scoperta del settimo esemplare di Archæopteryx preserva un parziale
56
sterno rettangolare a lungo sospettato ma mai documentato prima. Esso
attesta la forza dei suoi muscoli atti al volo.38
Questa scoperta minò alla base la tesi che l'Archæopteryx fosse un
mezzo-uccello incapace di volare completamente.
D'altra parte, la struttura delle penne degli uccelli divenne uno dei
più importanti elementi di prova a dimostrazione del fatto che
l'Archæopteryx fosse un uccello volante nel vero senso della parola. La
struttura asimmetrica delle penne di questo animale non è distinguibile
da quella degli uccelli moderni, a riprova così della sua perfetta idoneità
al volo. Il famoso paleontologo Carl O. Dunbar ha scritto: "In ragione
delle sue ali, l'Archæopteryx deve essere chiaramente classificato come un
uccello."39
Un altro fattore che venne rivelato dalla struttura delle penne
dell'Archæopteryx fu il suo metabolismo a sangue caldo tipico degli
uccelli. Come è noto, i rettili e i dinosauri sono animali a sangue freddo
che dipendono dalla temperatura ambientale in quanto non sono in grado
di regolare in modo indipendente il loro calore corporale. Tale importante
funzione viene adempiuta, nel caso degli uccelli, dalle penne. Le penne
dell'Archæopteryx, di cui aveva bisogno per mantenere il calore del suo
corpo a differenza dei dinosauri, dimostrano che questi fu un vero uccello
a sangue caldo.
Congetture degli evoluzionisti:
i denti e gli artigli dell' Archæopteryx
I due punti importanti sui quali gli evoluzionisti si fondano quando
affermano che l'Archæopteryx sia una forma transizionale, sono gli artigli
sulle ali e i denti. Sebbene queste caratteristiche siano effettivamenti
presenti, ciò non implica alcuna relazione con i rettili. Inoltre, due specie
di uccelli oggi viventi, il Taouraco e l'Hoatzin, hanno artigli per
aggrapparsi ai rami. Queste creature sono assolutamente uccelli e non
presentano alcuna caratteristica dei rettili. Questa è la ragione per cui è
completamente infondato sostenere che l'Archæopteryx sia una forma
L'origine degli uccelli e dei mammiferi 57
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
transizionale soltanto per la presenza degli artigli sulle ali.Neppure i denti nel becco giustificano la precedente affermazione.
Gli evoluzionisti commettono una vera e propria frode allorquandoasseriscono che i denti siano una caratteristica dei rettili, in quanto ciò noncorrisponde al vero. Oggi non tutti i rettili sono provvisti di denti.L'Archæopteryx, per di più, non è la sola specie di uccelli che presenti taleattributo. È corretto affermare che oggi gli uccelli sono privi di denti,tuttavia, le testimonianze fossili risalenti all'epoca dell'Archæopteryx eposteriori, sino ad un'età relativamente recente, parlano dell'esistenza diun distinto genere di uccelli che può essere classificato come "uccelloprovvisto di denti".
Il punto fondamentale, tuttavia, è che la struttura dentaledell'Archæopteryx e di altri uccelli è del tutto diversa da quella dei lorosupposti antenati, i dinosauri. I famosi ornitologi Martin, Stewart eWhetstone osservarono che i primi presentavano denti con superficiesuperiore piatta e radici larghe, mentre i secondi, ovvero i dinosauriteropodi, gli ipotetici antenati di questi uccelli, avevano denti a forma disega e con radici strette.40
58
Le penneindicano che si
tratta unacreatura volantea sangue caldo.
I denti nellamandibola nonprovano alcun
tipo di relazionecon i rettili. Nel
passato sonoesistite diversealtre specie di
uccelli "dentati".
Le ossa sonovuote come negli
uccelli moderni.La recentescoperta delsettimo esemplaredi Archaeopterix,il quale presentauno sternorovesciato,dimostra chequesto uccelloera dotato di fortimuscoli del volocome i moderniuccelli volanti.
Alcuni uccelliodiernipresentano"artigli" similisulle ali.
I ricercatori, dopo aver posto a confronto le ossa dei polsi
dell'Archæopteryx e quelle dei dinosauri, hanno osservato che non esiste
alcuna similitudine tra loro.41
Gli studi di anatomisti quali Tarsitano, Hecht e A.D. Walker
rivelarono che alcune "similarità", che si asseriva fossero esistite tra questa
creatura e i dinosauri, come proposto da John Ostrom, erano in realtà
interpretazioni errate.42
Tutti questi ritrovamenti mostrano che l'Archæopteryx non fu un
anello transizionale, ma solo un uccello appartenente alla categoria degli
"uccelli con i denti".
L'Archæopteryx e gli altri fossili di antichi uccelli
Mentre gli evoluzionisti hanno sostenuto per decenni che
l'Archæopteryx fosse la prova più importante dell'evoluzione degli
uccelli, altri fossili recentemente rinvenuti hanno invalidato tale
prospettiva per altri riguardi.
Lianhai Hou e Zhonghe Zhou, due paleontologi dell'Istituto Cinese
di Paleontologia dei Vertebrati, hanno scoperto nel 1995 un nuovo uccello
fossile, da essi denominato Confuciusornis. Questo uccello risale
approssimativamente allo stesso periodo dell'Archæopteryx (circa 140
milioni di anni fa), ma non è fornito di alcun tipo di dente. Il suo becco e
le sue ali, inoltre, sono del tutto simili a quelle degli uccelli attuali, dei
quali condividono anche la medesima struttura scheletrica, tuttavia
presentano artigli all'estremità delle ali come l'Archæopteryx. La speciale
struttura detta "pigostilo" era presente in questa specie per sostenere le
penne timoniere. In breve, questo uccello, contemporaneo
dell'Archæopteryx (considerato il più antico antenato di tutti gli uccelli e
accettato come un semi-rettile), ha un'enorme somiglianza con i volatili
moderni. Questo fatto inficia tutte le tesi evoluzioniste che reputavano
l'Archæopteryx il primitivo antenato di tutti gli uccelli.
Un altro fossile, rinvenuto in Cina nel novembre 1996, ha creato una
confusione addirittura maggiore. L'esistenza di questo uccello, risalente a
L'origine degli uccelli e dei mammiferi 59
La teoria evoluzionista,la quale sostiene chegli uccelli si siano
evoluti dai rettili, non è ingrado di spiegare l'enormedifferenza che intercorre traqueste due differenti classiviventi. Per quanto riguarda
caratteristiche quali la loro strutturascheletrica, il sistema polmonare, ilmetabolismo a sangue caldo, gli uccellisono molto diversi dai rettili. Un altro fattoreche erige una barriera insormontabile tra irettili e gli uccelli sono le penne, chepresentano una forma del tutto peculiare.Il corpo dei rettili è ricoperto di scaglie,mentre gli uccelli sono rivestiti di penne.Dal momento che gli evoluzionisti con-siderano i rettili gli antenatidegli uccelli, sono costretti adaffermare che le pennecostituiscano il risultato del-l'evoluzione delle scaglie deirettili. Nondimeno, non vi èalcuna similarità tra le scagliee le penne.Un professore di fisiologia eneurobiologia presso l'Univer-sità del Connecticut, A. H.Brush, conferma questa realtàsebbene sia un evoluzionista:"Ogni caratte-ristica, dallastruttura e organizzazione deigeni, allo sviluppo, morfogenesi eorganizzazione dei tessuti, è differente".1 Ilprof. Brush, dopo aver esaminato lastruttura delle penne degli uccelli, sostieneinoltre che essa è "unica tra i vertebrati".2
Non esiste alcuna testimonianza fossile ingrado di provare che le penne degli uccellisi siano evolute dalle scaglie dei rettili. Alcontrario, "le penne appaiono improv-visamente tra i fossili come un carattere didistinzione"innegabilmente unico" degliuccelli".3 Inoltre, nei rettili non è ancorastata scoperta una struttura epidermica chefornisca un'origine alle penne.4
Nel 1996 i paleontologi fecero un granparlare dei fossili del cosiddetto dinosauro
pennuto, chiamato Sinosauropteryx. Nel1997, tuttavia, venne rivelato che questidinosauri non avevano alcuna relazionecongli uccelli e che non si trattava di pennemoderne.5
D'altra parte, se si osservano conattenzione le penne, si incontrerà undisegno molto complesso che non puòessere spiegato mediante alcun processoevolutivo. Il famoso ornitologo AlanFeduccia afferma che "ogni loro ca-ratteristica ha funzioni aerodinamiche.Sono estremamente leggere, hanno unacapacità di sollevarsi che aumenta avelocità più basse e possono tornare allaloro precedente posizione con estremafacilità". Prosegue quindi, "Io non sono ingrado di comprendere veramente come un
organo perfettamente dise-gnato per il volo possa essereapparso dapprincipio per unaltro bisogno".6
Il disegno delle penne haobbligato anche CharlesDarwin a considerarle. Per dipiù, l'estetica perfetta dellepenne del pavone lo ha reso"infermo", secondo le suestesse parole. In una letterascritta ad Asa Gray il 3 aprile1860, dice: "Ricordo bene iltempo in cui il pensiero degliocchi mi faceva rabbrividire,
ma ho superato questa fase di lamenti...".Continua poi: "... ora insignificantiparticolari di struttura mi mettono spesso adisagio. La vista della penna di una coda dipavone mi fa ammalare ad ogni sguardo."7
1 A. H. Brush, "On the Origin of Feathers", Journalof Evolutionary Biology, vol. 9, 1996, p. 132.
2 A. H. Brush, "On the Origin of Feathers", p. 131.3 Ibid.4 Ibid.5 "Plucking the Feathered Dinosaur", Science, vol.
278, 14 novembre 1997, p. 1229.6 Douglas Palmer, "Learning to Fly" (Recensione di
The Origin of and Evolution of Birds di AlanFeduccia, Yale University Press, 1996), NewScientist, vol. 153, 1 marzo 1997, p. 44.
7 Norman Machbeth, Darwin Retried: An Appeal toReason, Boston, Gambit, 1971, p. 101.
IL DISEGNO DELLE PENNE DEGLI UCCELLI
130 milioni di anni fa, detto Liaoningornis, fuannunciata su Science da Hou, Martin e AlanFeduccia. Il Liaoningornis presentava un ossopettorale, sul quale si innestavano i muscolidel volo, del tutto simile a quello degli uccelli
attuali, dai quali era difficilmente distinguibile anche per altri riguardi.La sola differenza erano i denti nel becco. Questo fatto mostrò che gliuccelli forniti di denti non avevano una struttura primitiva secondoquanto sostenuto dagli evoluzionisti.44 Come venne espresso sulla rivistaDiscover, in un articolo dal titolo "Whence came birds? This fossil says notfrom dinosaurs"("Da dove provengono gli uccelli? 'Non dai dinosauri'dice questo fossile").45
Un altro fossile che contraddice la tesi evoluzionistasull'Archæopteryx è l'Eoalulavis. La struttura alare dell'Eoalulavis, che sidisse fosse più giovane di 30 milioni di anni dell'Archæopteryx, è stataosservata nei moderni uccelli che volano lentamente. Ciò rappresenta ladimostrazione che 120 milioni di anni fa vi erano uccelli indistinguibiliper molti aspetti da quelli attuali.46
Queste testimonianze indicano con sicurezza che né l'Archæopteryxné gli altri uccelli antichi simili ad esso furono forme di transizione. Ifossili non ci dicono che le differenti specie di uccelli si sono evolute le unedalle altre. Provano, al contrario, che gli uccelli attuali e quelli arcaici sonovissuti nello stesso periodo. Alcune specie, tuttavia, come l'Archæopteryxe il Confuciusornis, si estinsero e solo una parte delle specie preesistenti èstata in grado sopravvivere sino ai giorni nostri.
In breve, alcune particolari caratteristiche dell'Archæopteryxdimostrano che questo essere vivente non può essere considerato unaforma transizionale! Stephan Jay Gould e Niles Eldredge, due
L'origine degli uccelli e dei mammiferi 61
Qualora si considerino in dettaglio le penne degliuccelli, si vedrà che esse sono costituite di migliaia difini barbe attaccate le une alle altre per mezzo di uncini.Questa forma unica consente delle superiori prestazioniaerodinamiche.
paleontologi evoluzionisti di famamondiale provenienti da Harvard,accettano che l'Archæopteryx sia un"mosaico" vivente che riunisce in sécaratteristiche diverse, il quale,tuttavia, non può essere consideratouna forma transizionale!
L'immaginario vincolo
uccello-dinosauro
La giustificazione avanzata daglievoluzionisti, al fine di presentarel'Archæopteryx come formatransizionale, è che gli uccelli sisarebbero evoluti dai dinosauri. Unodei più noti ornitologi al mondo, AlanFeduccia, professore pressol'Università del Nord Carolina, hatuttavia osteggiato tale teoria,nonostante la sua fede evoluzionista.Su questa questione ha scritto:
Ho studiato il cranio degli uccelli
per ben venticinque anni e non vi
trovo alcuna similitudine. Non la
vedo... L'origine degli uccelli dai teropodi, a mio giudizio, sarà il maggiore
motivo di imbarazzo per la paleontologia del XX secolo.48
Anche Larry Martin, uno specialista di uccelli antichi dell'Universitàdel Kansas, si oppone alla teoria che gli uccelli discendano dalla stessalinea dei dinosauri. Discutendo la contraddizione in cui l'evoluzione caderiguardo a questo argomento, Martin afferma:
A dir la verità, se dovessi sostenere l'ipotesi che gli uccelli con queste
caratteristiche derivino dai dinosauri, cadrei nell'imbarazzo ogni qualvolta
dovessi rivolgerti la parola.49
L'uccello detto Confuciusornis hala stessa età dell'Archæopterix.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE62
Gli evoluzionisti,
per difendere la
tesi della
trasformazione dei
dinosauri in uccelli,
affermano che alcuni di
essi, i quali agitavano
le zampe per catturare
le mosche, "presero le
ali e volarono", come si vede
nell'immagine. Non potendo contare
su alcun tipo di base scientifica
essendo un frutto dell'immagi-
nazione, questa teoria implica
una contraddizione logica
molto semplice: l'esempio
addotto dagli evoluzionisti per
spiegare l'origine del volo,
ovverosia, la mosca, possedeva già una
perfetta capacità di volare. Mentre un
uomo non può aprire e chiudere gli occhi
dieci volte al secondo, una normale
mosca batte le ali 500 volte al secondo.
Per di più, muove entrambe le ali
simultaneamente. La minima dissonanza
nella vibrazione delle ali comporterebbe la
perdita dell'equilibrio della mosca, tuttavia
ciò non accade mai.
Gli evoluzionisti dovrebbero dapprima
tentare di spiegare come la mosca abbia
acquisito questa perfetta capacità di
volare, invece di fabbricare scenari
immaginari su goffe creature simili a rettili
che intraprendono il volo.
Anche la perfetta creazione della mosca
confuta le pretese evoluzioniste. Il biologo
inglese Robin Wootton ha scritto in un
articolo intitolato "The Mechanical Design
of Fly Wings" (Il disegno meccanico delle
ali delle mosche):
Meglio comprendiamo il
funzionamento delle ali degli insetti,
più fine e bello ci appare il loro
disegno. Le strutture sono
tradizionalmente disegnate in modo
tale da deformarsi il meno possibile;
i meccanismi sono progettati per
muovere le parti che li compongono
in maniera prevedibile. Le ali degli
insetti combinano queste due
caratteristiche, utilizzando
componenti dotati di una vasta
gamma di proprietà elastiche,
elegantemente assemblate per
permettere deformazioni adatte alle
forze facendo uso dell'aria nel modo
migliore.1
D'altra parte, non esiste neppure un
singolo fossile che consenta di provare
l'immaginaria evoluzione delle mosche.
Ciò è quanto il noto zoologo francese
Pierre Grassè intendeva quando ha detto:
"Siamo al buio per quanto riguarda
l'origine degli insetti".2
1 Robin J. Wootton, "The Mechanical Design
of Insect Wings", Scientific American, v. 263,
November 1990, p.120
2 Pierre-P Grassé, Evolution of Living Orga-
nisms, New York, Academic Press, 1977, p.30
QUAL'È L'ORIGINE DELLE MOSCHE?
Un esempio dagli scenari evoluzionisti: dinosauri chesviluppano improvvisamente le ali nel tentativo di
catturare delle mosche.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Per riassumere, lo scenario dell'evoluzione degli uccelli, costruito
soltanto sulle basi dell'Archæopteryx, non è che il prodotto dei pregiudizi
e delle speranze degli evoluzionisti.
L'origine dei mammiferi
Come abbiamo visto, la teoria dell'evoluzione ipotizza che alcune
creature immaginarie siano uscite dall'acqua e si siano trasformate in
rettili, per poi evolversi in uccelli. Secondo tale prospettiva, i rettili sono
gli antenati non solo degli uccelli, ma anche dei mammiferi. Vi sono,
tuttavia, enormi differenze strutturali tra i rettili, che oltre ad essere
rivestiti di scaglie, sono a sangue freddo e si riproducono deponendo
uova, e i mammiferi, i quali sono ricoperti di pelame, sono a sangue caldo
e generano prole viva.
Un esempio delle barriere strutturali tra rettili e mammiferi è
costituito dalla struttura mascellare. La mandibola dei mammiferi è
costituita da un solo osso sul quale si trovano i denti. Nei rettili, invece, vi
sono tre piccole ossa su entrambi i lati. Un'altra sostanziale differenza è
che tutti i mammiferi hanno tre ossicini nell'orecchio medio (il martello,
l'incudine e la staffa), mentre in tutti i rettili vi è un singolo osso. Gli
evoluzionisti affermano che la mascella e il medio orecchio dei rettili si
siano gradualmente evoluti nei corrispettivi propri dei mammiferi.
Nondimeno la questione su come tale processo sia avvenuto rimane senza
risposte. In particolare, rimane inesplicata la domanda su come un
orecchio con un singolo osso si sia potuto evolvere a tal punto da
presentare tre ossicini, pur continuando a svolgere la sua funzione. Non
sorprende, quindi, che non sia stato trovato neppure un singolo fossile
che colleghi i rettili ai mammiferi. Questa è la ragione per cui il
paleontologo evoluzionista Roger Lewin è stato costretto a dire che "la
transizione verso il primo mammifero, che probabilmente avvenne in
uno o, tutt'al più, in due casi, è ancora un enigma".50
George Gaylord Simpson, una delle massime autorità evoluzioniste
e fondatore della teoria neo-darvinista, commenta:
64
Il più sbalorditivo evento nella storia della vita sulla terra è il
passaggio dal Mesozoico, l'età dei rettili, all'età dei
mammiferi. Avvenne come se il sipario fosse stato calato
improvvisamente su una scena in cui tutte le parti da
protagonista fossero appartenute a un gran numero di
rettili di stupefacente varietà, in particolare ai
dinosauri. Repentinamente rialzate le
tende, quindi, lo scenario si sarebbe
rivelato lo stesso, ma non il cast, esso
è completamente rinnovato: i
dinosauri scomparsi, gli altri rettili
ridotti a semplici comparse e tutti i
ruoli principali affidati a diversi
mammiferi, oggetto di fugaci
allusioni negli atti precedenti.51
Inoltre, nel momento dellabrusca apparizione dei mammiferi, ledifferenze tra loro erano già moltomarcate. Animali tanto diversi, quali ipipistrelli, i cavalli, i topi e le balenesono tutti mammiferi emersi nelcorso dello stesso periodo geologico.Stabilire una relazione evolutiva traloro è impossibile anche all'internodei più vasti confini dell'immagi-nazione. Lo zoologo evoluzionista R.Eric Lombard vi attribuì grandeimportanza in un articolo apparsosulla rivista Evolution:
Queste ricerche di specifiche
informazioni al fine di costruire
filogenesi di taxa di mammiferi
andranno incontro a delusioni.52
L'origine degli uccelli e dei mammiferi 65
Gli evoluzionisti
sostengono che tutte le
specie mammifere si
siano evolute da un comune
progenitore. Nondimeno, gli orsi,
le balene, i topi e i pipistrelli
presentano enormi
differenze. Ognuno di
questi esseri viventi
possiede sistemi
specificamente
disegnati. Per
esempio, i pipistrelli
sono stati creati
con un sistema
sonar molto
sensibile che li
aiuta ad orientarsi
nel buio. Questi
complessi sistemi,
che la moderna
tecnologia può
soltanto imitare,
non possono
essere apparsi come risultato di
coincidenze casuali. Anche i
fossili dimostrano che i pipistrelli
emersero improvvisamente nella
perfezione del loro stato attuale,
senza passare attraverso alcun
"processo evolutivo".
Un pipistrellofossile risalente
a 50 milioni dianni fa: non
presenta alcunadifferenza
rispettoall'attuale
specie vivente.(Science, vol.
154)
Fino a non molto tempo fa,un'immaginaria sequenzadell'evoluzione del caval-
lo era avanzata come laprincipale testimonianza fossiledella teoria evoluzionista. Oggi,tuttavia, molti evoluzionisti neammettono apertamente l'infon-datezza. L'evoluzionista Boyce
Rensberger, nel corso di un simposio tenutosinel 1980 presso il Museo di Storia Naturale diChicago, ha affermato che tale scenario nontrova conferme nelle testimonianze fossili eche in questo caso non è possibile parlare diprocesso evolutivo:
Il popolare esempio dell'evoluzione delcavallo, che suggerisce una gradualesequenza di cambiamenti da unacreatura con quattro dita delledimensioni di una volpe fino all'animaleodierno, molto più grande e con una solaunghia, si è già da molto tempo rivelatoerrato. In luogo di cambiamenti graduali,i fossili di ogni specie intermediaappaiono completamente distinti,persistono immutati e quindi siestinguono. Le forme transizionali sonosconosciute.1
Il famoso paleontologo Colin Patterson,direttore del Natural History Museum ofEngland, dove ancora si mostravano gli schemidell'"evoluzione del cavallo", ha detto riguardoa questa pubblica esposizione allestita pressoil pianterreno del museo:
Sono circolate una terribile quantità distorie, le une più fantasiose delle altre,sulla reale natura della vita. L'esempiopiù famoso, ancora in mostra al pianosottostante, è l'esibizione dell'evoluzionedel cavallo, risalente a circacinquant'anni orsono. È stata presentatacome l'esatta verità dalla tradizionemanualistica. Ora, io ritengo che ciò siadeplorevole, in particolare quando coloroche diffondono questo tipo di storiepossono essere consapevoli della naturaspeculativa di alcune di esse.2
Qual'è allora lo scenario per "l'evoluzione delcavallo"? Tale descrizione fu preparata grazie
ai falsi documenti compilati sulla base della sistemazione sequenziale di fossili di speciedistinte che, secondo la forza d'immaginazionedegli evoluzionisti, sarebbero vissuti in India,Sudafrica, Nord America ed Europa. Esistonopiù di venti tabelle sull'evoluzione del cavalloproposte da differenti ricercatori. Glievoluzionisti non sono riusciti a raggiungereun comune accordo sul problema di questialberi genealogici, che, tra l'altro, sono in totaledisaccordo tra loro. Il solo punto in comune èla credenza che una creatura della taglia di uncane detta "Eohippus", vissuta nel periodoeocenico, cioè 55 milioni di anni fa, sia ilprogenitore del cavallo (Equus). Le ipotetichelinee evolutive dall'Eohippus all'Equus sono,tuttavia, del tutto inconsistenti.Lo scrittore evoluzionista Gordon R. Taylorillustra questa verità poco conosciuta nel suolibro The Great Evolution Mistery:
Ma forse la più grave debolezza deldarvinismo è la mancanza dipaleontologi in grado di trovarefilogenesi convincenti o sequenze diorganismi capaci di dimostrare imaggiori cambiamenti evolutivi... Ilcavallo è spesso citato come l'unicoesempio compiuto. Ma il fatto è che lalinea dall'Eohippus all'Equus è moltoirregolare. È addotta per mostrare uncontinuo incremento di dimensioni, ma larealtà è che alcune varianti erano piùpiccole dell'Eohippus, non più grandi.Esemplari provenienti da fonti differentipossono essere riuniti in una sequenzaall'apparenza convincente, ma non vi èprova sufficiente a confermare che essifossero disposti secondo questo ordinetemporale.3
Tutti questi fatti dimostrano chiaramente comele tabelle sull'evoluzione del cavallo,presentate come una delle più solide prove afavore del darvinismo, non siano altre chefavole fantastiche ed implausibili.
1. Boyce Rensberger, Houston Cronicle, 5 novembre1980, p. 15.2. Colin Patterson, Harper's, febbraio 1984, p. 60.3. Gordon Rattray Taylor, The Great Evolution Mistery,Abacus, Sphere Books, Londra 1984, p. 230.
IL MITO DELL'EVOLUZIONE DEL CAVALLO
Ciò dimostra che tutti gli esseri viventi apparvero repentinamentesulla terra già completamente formati, senza alcun processo evolutivo.Questa è la prova evidente della loro creazione. Gli evoluzionisti, tuttavia,tentano di interpretare il fatto che tutte le specie viventi sono pervenuteall'esistenza in un ordine particolare come un segno dell'evoluzione.Nondimeno la sequenza secondo cui gli esseri viventi emersero è l'ordinedella creazione, poiché non è possibile parlare di processo evolutivo.Grazie a una superiore e perfetta creazione, gli oceani e poi le terre siriempirono di esseri viventi; infine, venne creato l'uomo.
Contrariamente alla storia dell'"uomo scimmia", imposta alle massecon un'intensa propaganda mediatica, anche l'uomo apparve sulla terrad'improvviso già completamente formato.
L'origine degli uccelli e dei mammiferi 67
Ingannevoli
interpretazioni dei fossili
7
Prima di addentrarci nel mito dell'evoluzione umana, dobbiamo
menzionare i metodi di propaganda utilizzati per instillare nel
pubblico la convinzione che un tempo sia esistita una creatura per
metà uomo e per metà scimmia. Tale metodo si vale di "ricostruzioni",
ovverosia di disegni o modelli di creature viventi eseguite spesso sulla
base di un singolo osso fossile e talvolta di un solo frammento. Gli
"uomini scimmia"che appaiono nei quotidiani, nelle riviste o nei film sono
tutte ricostruzioni.
Poiché i fossili sono spesso dispersi e incompleti, ogni congettura
fondata su di essi si rivela facilmente del tutto astratta. In realtà, le
ricostruzioni (disegni o modelli) eseguite dagli evoluzionisti sulla base
dei resti fossili sono preparate speculativamente proprio allo scopo di
convalidare la loro tesi. Un antropologo di Harvard, David R. Pilbeam,
rileva questo fatto quando afferma: "Per lo meno in paleoantropologia, i
dati sono ancora così sparsi che la teoria influenza profondamente le
interpretazioni. In passato, le teorie hanno chiaramente riflettuto le
nostre ideologie correnti piuttosto che i dati attuali".53 Poiché la gente è
intimamente influenzata dalla informazione visiva, queste ricostruzioni
sono altamente funzionali allo scopo degli evoluzionisti di convincere
della reale esistenza di queste creature nel passato.
È necessario, ora, mettere in rilievo un punto particolare: le
ricostruzioni basate sulle ossa rimaste possono rivelare soltanto le
caratteristiche generali dell'oggetto, in quanto i particolari realmente
distintivi sono i tessuti molli, i quali svaniscono rapidamente nel tempo.
Ne consegue che le astratte interpretazioni dei tessuti molli dipendono
CAPITOLO
Nei disegni e nelle raffigurazioni gli evoluzionisti inventano deliberatamente
caratteristiche di cui non vi è traccia nei fossili, come la struttura del naso e delle
labbra, la forma dei capelli, delle sopracciglia e tutta la peluria sul corpo, allo scopo
di patrocinare la loro teoria. Vengono anche realizzate rappresentazioni dettagliate di
queste creature immaginarie mentre camminano con le loro famiglie, cacciano e altre
situazioni della loro vita quotidiana. Tutte queste immagini, nondimeno, sono frutto
della fantasia e non trovano conferme nei reperti fossili.
RAFFIGURAZIONI IMMAGINARIE ED INGANNEVOLI
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
totalmente dalla fantasia degli autori delle ricostruzioni. Earnst A.
Hooten, docente presso l'Università di Harvard, scrive, per spiegare tale
situazione:
Il tentativo di ricostruire le parti molli è un'impresa addirittura più azzardata.
Le labbra, gli occhi, le orecchie e la punta del naso non lasciano indizi nelle
sottostanti parti ossee. Con un cranio neardentaloide è possibile
modellare, con eguale facilità, le fattezze di uno scimpanzé o i
lineamenti di un filosofo. Queste presunte ricostruzioni di antiche
tipologie di uomini non hanno alcun valore scientifico e servono solo a
fuorviare il pubblico... Perciò non fidatevi di simili ricostruzioni.54
In realtà, le storie inventate dagli evoluzionisti sono talmente
assurde da attribuire allo stesso cranio addirittura tre volti differenti. Ad
esempio, i tre diversi disegni eseguiti sulla base del fossile detto
Australopithecus robustus (Zinjanthropus), sono un famoso esempio di
tale falsificazione.
Le prevenute interpretazioni dei fossili o la fabbricazione di molte
ricostruzioni immaginarie possono ritenersi un indice della frequenza con
cui gli evoluzionisti ricorrono all'inganno. Ciò, tuttavia, appare innocente
se paragonato alle deliberate frodi perpetrate nella storia dell'evoluzione.
70
Ricostruzione di N. Parker, N.
Geographic, settembre 1960.
Disegno di Maurice
Wilson.
Apparsa sul Sunday Times
del 5 aprile 1964.
TRE DIVERSE RICOSTRUZIONI BASATE SULLO
STESSO CRANIO BASED ON THE SAME SKULL
Falsificazioni
dell'evoluzione
8
Non esiste alcuna concreta testimonianza fossile che avvalori
l'immagine dell'uomo-scimmia, quale è incessantemente
propagandata dai mezzi di comunicazione e dai circoli
accademici evoluzionisti. Pennello alla mano, gli evoluzionisti producono
creature immaginarie; il fatto che questi disegni non combacino con i
fossili, tuttavia, costituisce un serio problema per loro. Un interessante
metodo utilizzato al fine di superare questo problema è la produzione dei
fossili che non possono trovare. L'Uomo di Piltdown, il più grande
scandalo nella storia della scienza, è un tipico esempio di questo metodo.
L'Uomo di Piltdown:
una mandibola di orang-utan e un cranio umano
Un noto dottore e paleoantropologo dilettante, Charles Dawson, nel
1912 affermò di avere scoperto un osso mascellare e un frammento di
cranio in una cava presso Piltdown, in Inghilterra. Sebbene la mandibola
fosse molto simile a quella di una scimmia, i denti e il cranio erano umani.
Questi campioni vennero classificati come "Uomo di Piltdown". Dopo
aver asserito che risalivano a cinquecentomila anni fa, furono spacciati, in
parecchi musei, come una prova assoluta dell'evoluzione umana. Per più
di quarant'anni vennero scritti molti articoli scientifici dedicati a questa
scoperta e furono prodotte molte interpretazioni e disegni, mentre il
fossile fu presentato come una testimonianza importante che avvalorava
la teoria evoluzionista. Furono compilate non meno di cinquecento tesi
dottorali sull'argomento. Il famoso paleoantropologo americano Henry
CAPITOLO
Mascella diorangutang
Parti diteschioumano
I fossili sono portati alla luce
da Charles Dawson e affidati
a sir Arthur Smith Woodward
I pezzi vengono
ricostruiti per
formare il famoso
cranio.
Sulla base del
cranio
ricostruito,
vengono fatti
numerosi disegni
e sculture e
redatti numerosi
articoli. Il cranio
originale è
esposto al British
Museum.
Passati 40 anni
dalla sua scoperta,
il fossile di
Piltdown si rivela
un inganno ideato
da un gruppo di
ricercatori.
3
4
1
2
LA STORIA DI UNA BEFFA
Fairfield Osborn disse, durante una visita al British Museum nel 1935: "...
a noi deve essere ricordato che la Natura è piena di paradossi e questo è
uno stupefacente ritrovamento riguardo ai primi uomini..."56
Nel 1949, Kenneth Oakley, del dipartimento di paleontologia del
British Museum, tentò di applicare il metodo del "test del fluoro", un
nuovo sistema per determinare la data di alcuni fossili antichi, sui
campioni dell'Uomo di Piltdown. Il risultato fu sbalorditivo. Durante il
test si scoprì che l'osso mascellare non conteneva alcuna traccia di fluoro.
Questo significava che era rimasto sepolto non più di pochi anni. Il cranio,
che rivelava soltanto una minima quantità di fluoro, dimostrò di risalire a
poche migliaia di anni addietro, come è stato confermato dai più recenti
studi.
Si determinò che i denti sull'osso mascellare, appartenenti ad un
orang-utan, erano stati logorati artificialmente, mentre gli strumenti
"primitivi" scoperti con i fossili erano semplici imitazioni, affilate con
utensili di ferro.57 Con la dettagliata analisi condotta a termine da Weiner
nel 1953, venne resa nota al pubblico questa frode. Il cranio apparteneva
a un uomo vissuto cinquecento anni prima, mentre l'osso mascellare ad
una scimmia morta recentemente! I denti erano stati, quindi, disposti in
ordine e aggiunti alla mascella in modo tale da imitare quelli dell'uomo.
Tutti questi pezzi vennero poi trattati con potassio dicromato per
conferirgli un aspetto di vecchiezza. Queste macchie iniziarono a
dissolversi a contatto con l'acido. Le Gros Clark, il quale faceva parte del
team che scoprì la frode, non potè nascondere il suo sbalordimento e
disse: "le prove delle abrasioni artificiali saltarono immediatamente
agli occhi. Invero, apparivano così ovvie che ci si potè chiedere perché
non fossero state scoperte prima."58 All'indomani, l'Uomo di Piltdown
venne rapidamente rimosso dal British Museum, dove era stato esposto
per più di quarant'anni.
L'Uomo del Nebraska: un dente di maiale
Nel 1922, Henry Fairfield Osborn, direttore dell'American Museum
of Natural History, dichiarò di aver scoperto un dente molare fossile in
Falsificazioni dell'evoluzione 73
Nebraska occidentale, nei pressi di Snake Brooks, risalente al Pliocene.
Questo dente presentava presumibilmente le comuni caratteristiche
dell'uomo e della scimmia. Ciò fu argomento di profonde discussioni
scientifiche, nelle quali alcuni sostenevano che si trattasse di un dente di
Pithecanthropus erectus, mentre altri affermavano che si approssimasse
di più a quello di un essere umano. Il fossile, che sollevò estesi dibattiti,
venne detto "Uomo del Nebraska". Gli fu anche affibbiato un "nome
scientifico": Hesperopithecus haroldcooki.
Molte autorità diedero il loro sostegno a Osborn. Sulla base di
questo singolo dente vennero eseguite ricostruzioni della testa e del
corpo dell'Uomo del Nebraska, il quale venne addirittura raffigurato
insieme alla moglie e ai figli, come un'intera famiglia nella sua cornice
naturale.
Tutti questi scenari si svilupparono da un solo dente. I circoli
evoluzionisti avvalorarono a tal punto questo "uomo fantasma" che,
allorquando un ricercatore di nome William Bryan si oppose alla
tendenziosa decisione di basarsi su un singolo dente, fu aspramente
criticato.
Nel 1927 vennero scoperte altre parti dello scheletro. I nuovi reperti
rivelarono che il dente non apparteneva né a un uomo né a una scimmia,
bensì ad una specie estinta di maiale selvatico americano detto
prosthennops. William Gregory intitolò un suo articolo, pubblicato sulla
rivista Science, dove annunciava l'errore: "Hesperopithecus: in realtà né
una scimmia né un uomo".59 Ne seguì che tutte le rappresentazioni
dell'Hesperopithecus haroldcooki e della "sua famiglia" furono
repentinamente rimosse da tutta la letteratura evoluzionista.
L'illustrazione a sinistra,pubblicata sull'IllustratedLondon News del 24luglio 1922, venne fattasulla base di un singolodente. Gli evoluzionisti,tuttavia, furono moltodelusi quando fu rivelatoche questo dente nonapparteneva né a unacreatura simile a unascimmia né a un uomo,ma bensì ad una specieestinta di maiale.
Ota Benga: l'Africano in gabbia
Dopo aver avanzato, ne L'origine dell'uomo, l'idea che l'uomo fosseevoluto da un essere vivente simile alla scimmia, Darwin si dedicò allaricerca dei fossili che convalidassero la veridicità delle sue asserzioni.Alcuni evoluzionisti, tuttavia, credettero che tali creature si potesserotrovare non solo nei fossili, ma, ancora viventi, in varie parti del mondo.Agli inizi del XX secolo, le ricerche degli "anelli di transizione viventi"condussero a degli sfortunati incidenti, il più crudele dei quali è quellodel pigmeo Ota Benga.
Ota Benga fu catturato nel 1904 da un ricercatore evoluzionista nelCongo. Nella sua lingua, il suo nome significa "amico". Egli aveva unamoglie e due figli. Incatenato e ingabbiato come un animale, venneportato negli USA, dove alcuni scienziati lo esposero al pubblico allaMostra Mondiale di St. Louis, insieme ad alcune specie di scimmie. Fupresentato come "il vincolo transizionale più vicino all'uomo". Due annidopo, fu trasferito nello zoo del Bronx di New York, dove venne esibitocome uno dei "più antichi antenati dell'uomo", in compagnia di alcuniscimpanzé, di un gorilla di nome Dinah e di un orang-utan detto Dohung.Il dottor William T. Hornaday, il direttore evoluzionista dello zoo,espresse in lunghi discorsi l'orgoglio di ospitare questa eccezionale"forma transizionale" nel suo zoo e trattò Ota Benga come se fosse uncomune animale in gabbia. Non potendo sopportare oltre il trattamento acui era sottoposto, Ota Benga infine si suicidò.60
L'Uomo di Piltdown, l'Uomo del Nebraska,Ota Benga... Questi scandali dimostrano come gliscienziati evoluzionisti non abbiano esitato aservirsi di qualsiasi tipo di metodi anti-scientificial fine di provare la loro teoria. Di questodobbiamo ricordarci, quando consideriamo lealtre cosiddette prove del mito dell'evoluzioneumana. C'è infatti un esercito di volontari prontia tutto pur di appurare la veridicità di questestorie fittizie.
Falsificazioni dell'evoluzione 75
OTA BENGA:"Il pigmeo allo zoo".
Lo scenario
dell'evoluzione umana
9
Nei capitoli precedenti abbiamo visto che in natura non esistono
meccanismi che inducano gli esseri viventi ad evolvere e che le
specie viventi non sono pervenute all'essere in seguito a un
processo evolutivo, ma sono piuttosto emerse all'improvviso nella loro
presente struttura perfetta. Ovvero, vennero create individualmente. È
ovvio, quindi, che anche l'evoluzione umana non ha mai avuto luogo.
Che cosa propongono allora gli evoluzionisti a fondamento della
loro storia?
Il fondamento è costituito dall'esistenza di una moltitudine di fossili
sui quali sono state costruite interpretazioni immaginarie. Nel corso del
tempo sono vissute più di 6000 specie di scimmie, in maggioranza estinte.
Oggi, solo 120 specie di scimmie sono presenti sulla terra. Queste
approssimative 6000 specie rappresentano una ricca risorsa per gli
evoluzionisti.
Essi hanno descritto lo scenario dell'evoluzione umana sistemando
una parte dei crani che rispondevano al loro proposito in un ordine di
grandezza, dal più grande al più piccolo, e inframettendovi i crani di
razze umane estinte. Secondo questa prospettiva, gli uomini e le scimmie
moderne hanno antenati in comune. Queste creature si sarebbero evolute
nel tempo; alcune di esse sarebbero divenute le scimmie di oggi, le altre,
che avrebbero seguito una diversa branca dell'evoluzione, si sarebbero
trasformate negli uomini attuali.
Tutte le scoperte paleontologiche, anatomiche e biologiche, hanno,
nondimeno, dimostrato che queste asserzioni sono fittizie e infondate
come tutte le altre. Nessuna prova chiara e convincente è stata avanzata
CAPITOLO
per verificare se esista una relazione tra l'uomo e la scimmia, ad eccezione
di frodi, distorsioni, disegni e commenti fuorvianti.
I fossili dimostrano che, nel corso del tempo, gli uomini sono sempre
stati uomini così come le scimmie sono sempre state scimmie. Alcuni dei
fossili che gli evoluzionisti ritengono i progenitori dell'uomo,
appartengono a razze umane vissute all'incirca 10.000 anni fa, poi
scomparse. Inoltre, molte comunità umane ancora oggi viventi hanno le
stesse fattezze e caratteristiche di queste razze umane estinte, che gli
evoluzionisti ritengono i nostri antenati. Tutto ciò rappresenta una prova
chiara che l'uomo non è mai passato attraverso un processo evolutivo in
alcun periodo storico.
Ma la cosa più importante è che vi sono numerose differenze
anatomiche tra l'uomo e la scimmia, e nessuna di queste avrebbe potuto
giungere all'esistenza attraverso un processo evolutivo. Il fatto di essere
bipedi è una di queste. Tale elemento, di cui si parlerà più avanti, è
peculiare soltanto dell'uomo ed è uno dei tratti distintivi più importanti.
L'immaginario albero genealogico dell'uomo
I darvinisti affermano che gli uomini moderni si siano evoluti da una
sorta di creature simili alle scimmie. Nel corso di questo ipotetico
processo evolutivo, che si suppone abbia avuto inizio quattro o cinque
milioni di anni fa, si sostiene che siano esistite alcune "forme di
transizione" intermedie tra l'uomo moderno e i suoi progenitori. Secondo
questa prospettiva del tutto immaginaria, vengono elencate quattro
"categorie" di base:
1. Australopithecinae (forma plurale di Australopithecus)
2. Homo habilis
3. Homo erectus
4. Homo sapiens
Gli evoluzionisti designano il cosiddetto primo antenato comune
degli uomini e delle scimmie "Australopithecus", che significa "scimmia
sudafricana". L'Australopithecus, nient'altro che un'antica specie di
Lo scenario dell'evoluzione umana 77
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE78
scimmia estinta, presenta varie tipologie, tra cui alcune di buona
complessione, altre di struttura più piccola e gracile
Gli evoluzionisti classificano la fase successiva dell'evoluzione
umana come "homo", cioè uomo. Gli esseri viventi appartenenti a tale
serie sarebbero più sviluppati dell'Australopithecus e non molto diversi
dall'uomo attuale. Quest'ultimo, ovvero l'Homo sapiens, si dice che si sia
formato all'ultimo stadio dell'evoluzione di questa specie.
Fossili come l'Uomo di Giava, l'Uomo di Pechino e "Lucy", che
talvolta compaiono sui mezzi di comunicazione, nelle pubblicazioni e nei
libri divulgativi evoluzionisti, sono inclusi in una delle quattro specie
sopra elencate. Queste ultime si diramano in sottospecie.
Alcune ipotetiche forme di transizione del passato, come il
Il primo fossile di Ramapithecusscoperto: una mascella dispersacomposta di due parti (a destra).Gli evoluzionisti raffiguraronoaudacemente il Ramapithecus, lasua famiglia e l'ambiente in cuiviveva basandosi soltanto suqueste ossa.
UN SINGOLO OSSO MASCELLARE
COME FONTE D'ISPIRAZIONE
Ramapithecus, sono state escluse dall'albero genealogico
dell'immaginaria evoluzione umana allorquando si è compreso che erano
delle semplici scimmie.61
Nel delineare la catena "Australopithecinae > Homo habilis > Homo
erectus > Homo sapiens", gli evoluzionisti intendono che ognuna di
queste specie sia l'antenata dell'altra. Le recenti scoperte dei
paleoantropologi hanno nondimeno rivelato che Australopithecinae,
Homo habilis e Homo erectus sono esistiti, nello stesso tempo, in diverse
parti del mondo. Inoltre, un certo segmento di umani, classificato come
Homo erectus, è vissuto fino a tempi molto recenti. L'Homo sapiens
neandarthalensis e l'Homo sapiens sapiens (l'uomo moderno) sono
coesistiti nella stessa regione. Questi fatti rivelano chiaramente la
mancanza di validità dell'asserzione che essi siano i progenitori gli uni
degli altri.
In realtà, tutte le scoperte e le ricerche scientifiche hanno dimostrato
che i fossili non suggeriscono alcun processo evolutivo secondo quanto
sostenuto dagli evoluzionisti. I fossili che vengono considerati gli antenati
degli umani appartengono di fatto o a diverse razze umane o a specie di
scimmie.
Quali fossili, allora, sono umani e quali scimmie? È possibile che
ciascuno di essi sia considerato una forma transizionale? Per rispondere a
queste domande, sarà necessario esaminare ogni singola categoria.
Australopithecus: una specie di scimmia
Australopithecus, corrispondente alla prima categoria, significa
"scimmia del sud". Si presume che sia apparso per la prima volta in Africa
quattro milioni di anni fa, ove visse per i successivi tre milioni di anni. Vi
sono alcune classi tra gli Australopithecinae. Gli evoluzionisti credono
che la più antica specie di Australopithecus sia l'A. Afarensis. Seguono
quindi l'A. Africanus, che ha ossa più esili, e l'A. Robustus, le cui ossa
sono relativamente più grandi. Per quanto concerne l'A. Boisei, alcuni
ricercatori ritengono che sia una specie diversa, altri che sia una
Lo scenario dell'evoluzione umana 79
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
sottospecie del'A. Robustus.Tutte le specie di Australopithecus sono scimmie estinte che
rassomigliano a quelle contemporanee. La loro capacità cranica è pari oinferiore a quella degli attuali scimpanzè. Come questi, hanno alcuneparti, nelle estremità superiori e inferiori, disegnate al fine di arrampicarsisugli alberi, mentre i loro piedi hanno la capacità di far presa sui rami inmodo tale da mantenersi in equilibrio. Sono di bassa statura (al massimo130 cm.) e, proprio come gli scimpanzè di oggi, il maschio è più robustodella femmina. Molte caratteristiche, quali alcune particolarità nei lorocrani, la vicinanza degli occhi, i molari acuminati, la strutturamandibolare, le braccia lunghe, le gambe corte, testimoniano che questiesseri viventi non erano diversi dalle scimmie attuali.
Gli evoluzionisti affermano che, sebbene gli Australopithecinaeabbiano l'anatomia di una scimmia, camminavano tuttavia eretti come gliumani. Tale posizione è stata sostenuta per decenni da paleontropologicome Richard Leakey e Donald C. Johanson. Nondimeno, una granquantità di ricerche sulla struttura scheletrica degli Australopithecinae,condotte da numerosi studiosi, ha dimostrato la mancanza di validità diquesto argomento. Un'estesa ricerca effettuata su vari esemplari diAustralopithecus da due anatomisti di fama mondiale provenientidall'Inghilterra e dagli Stati Uniti, Lord Solly Zuckerman e il Prof.Charles Oxnard, ha rivelato che queste creature non erano bipedi e simuovevano in modo analogo alle scimmie moderne. Dopo aver studiatole ossa di questi fossili per un periodo di quindici anni, grazie allesovvenzioni del governo britannico, Lord Zuckerman e il suo team dicinque specialisti giunsero alla conclusione che gli Australopithecinaeerano soltanto un'ordinaria specie di scimmie e non eranoassolutamente bipedi, per quanto lo stesso scienziato fosse unevoluzionista.62 In modo corrispondente, Charles E. Oxnard, un altroevoluzionista famoso per le sue ricerche sul tema, ha paragonato lastruttura scheletrica degli Australopithecinae a quella dei moderni orang-utan.63 Nel 1994, infine, un gruppo dell'Università di Liverpool, inInghilterra, avviò una vasta ricerca al fine di pervenire ad una conclusione
80
definitiva. L'esito raggiunto fu che "gli Australopithecinae sono
quadrupedi".64
In breve, gli Australopithecinae non hanno alcun legame con gli
umani, ma sono semplicemente una specie di scimmia estinta.
Homo Habilis: la scimmia che fu presentata come umana
La grande similitudine tra la struttura cranica e scheletrica degli
Australopithecinae e gli scimpanzè e la confutazione che tali creature
camminassero erette, causò gravi difficoltà ai paleoantropologi
evoluzionisti. Poiché, secondo l'immaginario schema evolutivo, l'Homo
erectus venne dopo gli Australopithecinae. Come il prefisso "homo"
indica, l'Homo erectus è una classe umana e il suo scheletro è eretto. La
sua capacità cranica è superiore più del doppio a quella degli
Australopithecinae. Una diretta transizione da questi ultimi, che sono
scimmie simili a scimpanzè, all'Homo erectus, che ha uno scheletro non
diverso da quello umano odierno, è fuori discussione anche secondo la
teoria evoluzionista. Servirebbero, infatti, dei "legami", ovvero, delle
"forme di transizione". Il concetto di Homo habilis nacque per rispondere
a questa necessità.
La classificazione di Homo habilis fu proposta negli anni Sessanta
dai Leakeys, un'intera famiglia di "cacciatori di fossili". Essi affermarono
che questa nuova specie, classificata come Homo habilis, ebbe una
capacità cranica relativamente ampia, l'idoneità a camminare in posizione
eretta e a servirsi di pietre e arnesi di legno. Avrebbe potuto essere, quindi,
l'antenato dell'uomo.
I nuovi fossili scoperti alla fine degli anni '80 erano destinati a mutare
radicalmente tale visione. Alcuni ricercatori, tra cui Bernard Wood e C.
Loring Brace, confidando nei fossili appena rinvenuti, asserirono che
l'Homo habilis, ovvero "uomo capace di usare strumenti", avrebbe dovuto
essere classificato Australopithecus habilis, ossia "scimmia dell'Africa
meridionale capace di usare strumenti", in quanto presentava parecchie
caratteristiche in comune con la scimmia detta Australopithecus. Aveva,
Lo scenario dell'evoluzione umana 81
Il primo fossile scoperto in
Etiopia, presso Hadar, che si
supponeva appartenesse alla
specie Australopithecus
aferensis: AL 288-1 o "Lucy". Per
lungo tempo gli evoluzionisti si
sforzarono di provare che Lucy
potesse camminare in posizione
eretta. Le ultime ricerche, tuttavia,
hanno definitivamente stabilito
che questo animale era una
scimmia ordinaria che procedeva
in posizione ricurva.
Il fossile di Australopithecus
aferensis Al 333-105 (sotto)
appartiene ad un membro giovane di
questa specie. Questa è la ragone per
cui non si era ancora formata la
protrusione sul suo cranio.
AUSTRALOPITHECUS AFERENSIS: UNA SCIMMIA ESTINTA
Sopra: cranio fossile di
Australopithecus aferensis AL
444-2. Sotto: cranio di una
scimmia contemporanea.
L'ovvia somiglianza prova che
l'A. aferensis era una specie di
scimmia ordinaria, priva di
qualsiasi caratteristica umana.
AUSTRALOPITHECUS
SCIMPANZÉ MODERNO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
infatti, braccia lunghe, gambe corte e una struttura scheletrica simile alla
scimmia. Le sue dita delle mani e dei piedi erano prensili, mentre la sua
struttura mandibolare era molto simile a quella dei moderni Primati.
Anche la capacità cranica, pari a 600 cc, offriva ulteriori conferme. In
breve, l'Homo habilis, presentato da alcuni evoluzionisti come una specie
differente, era in realtà una specie di scimmia così come tutti gli altri
Australopithecinae.
Le ricerche condotte negli anni seguenti hanno dimostrato che
l'Homo habilis non era diverso dagli Australopithecinae. Il cranio e lo
scheletro fossile OH62 trovati da Tim White dimostrarono che questa
specie ebbe una ridotta capacità cranica, braccia lunghe e gambe corte,che le consentivano di arrampicarsi sugli alberi.
Le dettagliate analisi condotte dall'antropologa americana Holly
Smith nel 1994 rivelarono che l'Homo habilis non era un "homo", ma bensì
una "scimmia". A proposito dei suoi studi sui denti dell'Australopithecus,
dell'Homo habilis, dell'Homo erectus e dell'Homo neandertalensis, Smith
ha scritto:
Circoscrivendo l'analisi dei fossili a quei campioni che soddisfino tali criteri, i
modelli di sviluppo dentale di australopithecinae gracili e di Homo
Habilis rimangono classificati come scimmie africane. Quelli dell'Homo
erectus e di Neanderthal sono classificati come umani.65
Nello stesso anno, Fred Spoor, Bernard Wood e Frans Zonneveld,
tutti specialisti di anatomia, giunsero alla stessa conclusione seppure con
un metodo del tutto differente. Tale metodo era basato sull'analisi
comparativa dei canali semicircolari nell'orecchio interno, che
provvedono a mantenere l'equilibrio, di umani e scimmie. I canali degli
umani, i quali camminano eretti, sono molto diversi da quelli delle
scimmie, che procedono ricurve verso il basso. I campioni di orecchi
interni di Australopithecus e di Homo habilis analizzati dai tre studiosi
erano pressoché simili a quelli delle scimmie moderne, mentre quelli di
Homo erectus erano identici a quelli dell'uomo odierno.66
Queste scoperte hanno prodotto due importanti risultati:
1. I fossili a cui si fa riferimento come Homo habilis, in realtà, non
84
"OH 7 Homo habilis", in
basso a sinistra, è stato il
fossile che meglio ha
definito le caratteristiche
mandibolari della specie
Homo Habilis. Questa
mandibola fossile presenta
degli incisivi molto grandi,
mentre i molari sono
piccoli; la forma è
quadrata. Tutte queste
qualità rendono tale
mandibola molto simile
a quella delle scimmie
odierne. In altre
parole, questo fossile
fornisce un'ulteriore
conferma del fatto che
questo essere fosse
una scimmia.
Per lungo tempo gli
evoluzionisti sostennero
che le creature da essi
chiamate Homo habilis
potessero camminare in
posizione eretta. Tuttavia,
i nuovi fossili di Homo
habilis portati alla luce da
Tim White nel 1986,
definiti OH 62,
confutarono questa
asserzione. Questi
frammenti rivelarono che
l'Homo habilis possedeva
braccia lunghe e gambe
corte, proprio come le
scimmie contemporanee.
Questo fossile pose fine
all'asserzione che l'Homo
habilis fosse un bipede in
grado di procedere in
posizione eretta. In verità,
esso era soltanto un'altra
specie di scimmia.
HOMO HABILIS: UN'ALTRA SCIMMIA ESTINTA
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
appartengono alle classi "homo", ovvero agli umani, ma a quelle degli
Australopithecinae, cioè alle scimmie.
2. Sia l'Homo habilis che gli Australopithecinae erano esseri viventi
che camminavano ricurvi, il loro scheletro era quindi quello di una
scimmia. Non avevano alcun tipo di relazione con gli umani.
Homo Rudolfensis: un errore nella composizione della faccia
Homo Rudolfensis è il termine che si è dato ad alcuni frammenti
fossili riportati alla luce nel 1972. Anche la classe ipoteticamente
rappresentata da questo fossile venne designata con lo stesso nome, in
quanto questi frammenti fossili furono scoperti nei pressi del fiume
Rudolf in Kenya. La maggior parte dei paleoantropologi accetta l'idea che
questi fossili non appartengano ad una specie distinta, ma che in realtà
tale essere vivente fosse un Homo habilis.
Richard Leakey, colui che rinvenne i fossili, alla presentazione del
cranio da lui denominato "KNM-ER 1470", risalente, secondo le stime, a
2,8 milioni di anni prima, definì la sua scoperta la più importante nella
storia dell'antropologia, suscitando un tale effetto emotivo da indurre al
pianto gli ascoltatori. Secondo Leakey, questo essere, che pur avendo una
scarsa capacità cranica come l'Australopithecus, presentava nondimeno
tratti umani nel volto, era il legame mancante tra l'Australopithecus e
l'uomo. Dopo breve tempo, tuttavia, si comprese che il viso dalle fattezze
umane del cranio KNM-ER 1470, già apparso sulle copertine di numerose
riviste scientifiche, era il risultato dell'errata congiunzione dei frammenti,
compiuta forse con deliberazione. Il Prof. Tim Bromage, che ha effettuato
studi sull'anatomia della faccia umana, ha descritto questo fatto, scoperto
nel 1992 grazie all'aiuto di alcune simulazioni al computer:
Quando venne ricostruito per la prima volta (intendi il KNM-ER 1470), la
faccia era adattata al cranio in una posizione quasi verticolare, in maniera molto
simile al volto piatto degli umani moderni. Ma i recenti studi sulle relazioni
anatomiche mostrano che in vita tale faccia deve essere stata assai prominente,
creando un aspetto simile ad una scimmia piuttosto che ad un
Australopithecus.67
86
Il paleoantropologo evoluzionista J.E. Cronin scrive in riferimento a
questa questione:
... la sua faccia costruita in modo relativamente robusto, il clivus naso-alveolare
piuttosto piatto (che ricalca il volto degli Australopithecinae), la scarsa
ampiezza massima del cranio (presso le zone temporali), i forti canini e i larghi
molari (come indicato dalle radici rimaste) sono tutti caratteri relativamente
primitivi che imparentano l'esemplare con i membri del taxon A. africanus.68
Loring Brace dell'Università del Michigan pervenne alle stesse
conclusioni grazie alle analisi da lui condotte sulla mascella e sulla
struttura dentale del cranio 1470; disse che le dimensioni della mascella e
delle parti contenenti i molari rivelavano esattamente la faccia e i denti di
un Australopithecus.69
Il Prof. Alan Walker, paleoantropologo presso la John Hopkins
University, che ha svolto altrettante ricerche di Leakey sul KNM-ER,
afferma che questo essere vivente non dovrebbe essere classificato come
"homo", ovvero come specie umana, ma al contrario dovrebbe essere
incluso sotto la specie Australopithecus.70
Per ricapitolare, classificazioni quali Homo habilis o Homorudolfensis, che vengono presentate come vincoli di transizione tra
l'Australopithecinae e l'Homo erectus, sono del tutto immaginarie. Come
è stato oggi confermato da molti ricercatori, questi esseri viventi sono
membri della serie Australopithecus. Tutte le loro caratteristiche
anatomiche rivelano la loro appartenenza alla specie delle scimmie.
Seguendo queste creature, ognuna delle quali appartiene alla specie
delle scimmie, giungiamo agli "homines" fossili, ovvero agli esseri umani
fossili.
Homo erectus ed oltre: esseri umani
Il fantasioso schema degli evoluzionisti asserisce che l'evoluzione
interna della specie Homo segua questa progressione: primo l'Homo
erectus, poi l'Homo sapiens arcaico e l'Uomo di Neanderthal, quindi
l'Uomo di Cro-Magnon ed infine l'uomo moderno. Tutte queste
classificazioni sono in realtà soltanto razze umane originarie. Le
Lo scenario dell'evoluzione umana 87
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
differenze che intercorrono tra loro sono pari a quelle tra un nero e unInuit o un pigmeo e un europeo.
Esaminiamo dapprima l'Homo erectus, a cui si fa riferimento comealla più primitiva specie umana. Come implica la parola stessa, "Homoerectus" significa un "uomo che cammina eretto". Gli evoluzionisti hannodovuto distinguere questi uomini dai precedenti annettendovi la qualitàdi "erezione", per la quale tutti i fossili di Homo erectus esistenti sidistinguono nettamente rispetto agli esemplari di Australopithecus e diHomo habilis. Non vi è alcuna differenza tra lo scheletro di un uomomoderno e quello di un Homo erectus.
La ragione primaria per cui gli evoluzionisti definiscono "primitivo"l'Homo erectus è la capacità cranica (900-1100 cc.), inferiore rispetto allamedia dell'uomo moderno, e la sporgenza delle arcate sopraccigliari.Nondimeno, molti popoli che vivono oggi nel mondo hanno la stessacapacità cranica dell'Homo erectus (ad esempio i pigmei), mentreesistono altre razze umane che hanno arcate sopraccigliari prominenti(come gli aborigeni australiani).
È un fatto comunemente accettato che tali differenze di capacitàcranica non denotino disparità per quanto riguarda l'intelligenza o lacapacità. L'intelligenza dipende dall'organizzazione interna del cervello,non dal volume.71
I fossili che hanno reso noto al mondo l'Homo erectus sono quellidell'Uomo di Pechino e dell'Uomo di Giava scoperti in Asia, per quantosi comprese ben presto che non erano attendibili. L'Uomo di Pechinoconsisteva di alcuni elementi di gesso i cui originali erano andati perduti,mentre l'Uomo di Giava era "composto" di alcuni frammenti di cranio e diun osso pelvico, trovato ad alcuni metri di distanza, privo di qualsiasiindicazione valida ad attribuirne l'appartenenza allo stesso esserevivente. Questa è la ragione per cui i fossili di Homo erectus scoperti inAfrica hanno goduto di una tale crescente importanza. (Si devemenzionare il fatto che alcuni fossili identificati come Homo erectusvennero anche inclusi da alcuni evoluzionisti sotto una seconda classedetta "Homo ergaster". Regna tuttavia il disaccordo su questo argomento.
88
KNM-WT 15000 o scheletro del "ragazzo di Turkana" (a destra), è
probabilmente il più antico e più completo fossile umano mai
scoperto. Le ricerche condotte su questo fossile, che si ritiene
risalga a 1,6 milioni di anni orsono, rivelano che esso apparteneva a
un bambino di 12 anni il quale avrebbe raggiunto l'altezza di circa
1,80 m. se fosse pervenuto all'adolescenza. Il "ragazzo di Turkana",
molto simile alla razza di Neanderthal, rappresenta una delle prove
più significative a confutazione della favola dell'evoluzione umana.
L'evoluzionista Donald Johnson ha scritto riguardo a questo fossile:
"Era alto e magro. La forma del suo corpo e la proporzione delle sue
membra erano le stesse degli attuali Africani equatoriali. Le
dimensioni dei suoi arti combaciano perfettamente con quelle degli
odierni adulti nordamericani bianchi".
Homo erectus significa
ovviamente "uomo eretto". Tutti i
fossili inclusi in questa specie
appartengono a particolari razze
umane. Dal momento che la
maggior parte di questi fossili
non presenta una caratteristica
comune, è abbastanza difficile
definire questi uomini sulla base
del loro cranio. Questa è la
ragione per cui diversi ricercatori
evoluzionisti hanno fatto varie
classificazioni e designazioni. In
alto a sinistra: cranio trovato
presso Koobi Fora, in Africa, nel
1975, esso può essere
generalmente definito Homo
erectus. In alto a destra: cranio di
Homo ergaster KNM-ER 3733 che
presenta alcune oscurità.
La capacità cranica di tutti questi
differenti fossili di Homo erectus
varia tra 900 e 1100 cc. Queste
cifre si mantengono entro i limiti
dell'odierna capacità cranica
umana.
HOMO ERECTUS: UN'ANTICA RAZZA UMANA
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Tratteremo in seguito tutti questi fossili sotto la classificazione di Homo
erectus).
Il più famoso esemplare di Homo erectus trovato in Africa è quello
detto di Narikotome o "Ragazzo di Turkana", che venne rinvenuto nei
pressi del lago Turkana in Kenya. È confermato che questo fossile
apparteneva ad un giovinetto di dodici anni, che, nel corso della sua
adolescenza, avrebbe raggiunto l'altezza di 1,83 metri. La struttura
scheletrica eretta del fossile non si differenzia da quella dell'uomo
moderno. A tale riguardo, il paleoantropologo americano Alan Walker
affermò di dubitare che "un normale patologo potesse distinguere la
differenza tra lo scheletro fossile e quello di un uomo moderno."72 Del
cranio, Walker ha detto che "assomiglia molto a quello di Neanderthal."73
Come vedremo in seguito, gli uomini di Neanderthal sono una razza
umana moderna; ne consegue, quindi, che anche l'Homo erectus deve
essere considerato tale.
Anche l'evoluzionista Richard Leakey nota che la differenza tra
90
"Early humans were much smarter than we suspected..." ("I primi umani erano più abili diquanto sospettassimo...")Notizia pubblicata su New Scientist del 14 marzo 1998 in cui si dice che quegli umanichiamati Homo erectus dagli evoluzionisti praticavano l'arte marinaresca 700000 anni fa.Questi umani, che disponevano di conoscenza e tecnologia sufficiente a costruire vascellie a navigare, si possono difficilmente definire "primitivi".
MARINAI DI 700 MILA ANNI
l'Homo erectus e l'uomo moderno è pari ad una variazione di razza:
Si potrebbero considerare le differenze nella forma del cranio, nel grado di
protrusione della faccia, nella robustezza della fronte e così di seguito. Tali
differenze non sono probabilmente più pronunciate di quelle che
vediamo oggi tra le diverse razze geografiche degli umani moderni. Una
simile varazione biologica si presenta quando le popolazioni vivono
geograficamente separate le une dalle altre per significativi periodi di tempo.74
Il Prof. William Laughlin dell'Università del Connecticut compì
parecchi esami approfonditi sugli Inuit e sugli abitanti delle isole Aleut e
osservò che queste popolazioni erano straordinariamente simili all'Homo
erectus. La conclusione a cui arrivò fu che tutte queste distinzioni erano
in realtà razze differenti di Homo sapiens (uomo moderno).
Allorquando si considerino le ampie differenze che intercorrono tra gruppi
remoti quali gli Esquimesi e gli Aborigeni, noti per appartenere alla singola
specie dell'Homo sapiens, pare giustificato concludere che lo stesso
Sinanthropus [un esemplare eretto-ALC] ne faccia parte.75
Vi è, d'altra parte, un'enorme vuoto tra l'Homo erectus, che è una
razza umana, e le scimmie che lo precedettero nello scenario
dell'evoluzione umana (Australopithecus, Homo abilis, Homo
Rudolfensis). Ne consegue che i primi uomini apparvero nelle
testimonianze fossili improvvisamente e direttamente, escludendo ogni
concatenazione evolutiva. Non vi potrebbe essere alcuna indicazione più
chiara della loro creazione.
Ammettere, tuttavia, questo fatto è del tutto contrario alla filosofia
dogmatica e all'ideologia degli evoluzionisti. Tentano, quindi, di
rappresentare l'Homo erectus come una creatura per metà scimmia. Nelle
ricostruzioni, persistono tenacemente nell'attribuirvi tratti scimmieschi.
D'altra parte, in tali immagini, scimmie quali l'Australopithecus o l'Homo
habilis vengono umanizzate. Tale metodo cela il tentativo di "avvicinare"
le scimmie agli esseri umani, colmando così il vuoto intercorrente tra
queste due distinte classi viventi.
Lo scenario dell'evoluzione umana 91
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
I Neandertaliani
I Neandertaliani sono esser umaniapparsi repentinamente centomila anni fa inEuropa e scomparsi –o assimilati, permescolanza, da altre razze– altrettantorapidamente 35 mila anni orsono. L'unicoelemento che li differenzia dall'uomomoderno è la superiore robustezza del loroscheletro e la maggiore capacità cranica.
I Neandertaliani sono una razza umana,come oggi per lo più si ammette. Sebbene glievoluzionisti abbiano tentato con ogni mezzodi definirli "una specie primitiva", tutti ireperti dimostrano che essi non eranodifferenti da un "uomo robusto" odierno. Un'eminente autorità in questocampo, Erik Trinkaus, paleoantropologo presso l'Università del NewMexico, ha scritto:
Un dettagliato confronto tra gli scheletri di Neanderthal e quelli umani moderni
ha rivelato che non vi è nulla nell'anatomia dell'uomo di Neanderthal che
dimostri una capacità motoria, manipolativa, intellettuale o
linguistica inferiore a quella degli uomini attuali.76
Molti ricercatori contemporanei definiscono l'uomo di Neanderthaluna sottospecie dell'uomo moderno e lo chiamano "Homo sapiensneanderthalensis". I ritrovamenti testimoniano che i Neandertalianiseppellivano i loro morti, foggiavano strumenti musicali e presentavanoalcune affinità culturali con l'Homo sapiens sapiens a lui contemporaneo.Per riassumere, i Neandertaliani erano una razza umana "robusta",semplicemente scomparsa nel corso del tempo.
L'Homo Sapiens arcaico, l'Homo Heilderbergensis
e l'Uomo di Cro-Magnon
L'Homo sapiens arcaico è l'ultimo gradino verso l'uomocontemporaneo nell'immaginario schema evolutivo. Gli evoluzionisti,
92
MASCHERE FALSE: sebbenenon differissero dagli uomini
moderni, gli uomini diNeanderthal sono ancora
raffigurati simili alle scimmiedagli evoluzionisti.
In alto: Homo sapiens Neanderthalensis, cranio
Amud 1 scoperto in Palestina. L'uomo di
Neanderthal è generalmente noto per essere
robusto ma basso. Si è nondimeno stimato che
l'uomo a cui apparteneva questo cranio fosse
alto circa 1,80 m. La sua capacità cranica è la più
grande mai vista: 1740 cc. Per queste ragioni,
questo fossile rappresenta una delle
testimonianze più importanti per confutare le
pretese degli evoluzionisti che gli uomini di
Neanderthal fossero una specie primitiva.
NEANDERTHAL: UN POPOLO ROBUSTO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
infatti, non hanno molto da dire riguardo a questi uomini, che presentanoscarse differenze rispetto agli uomini moderni. Alcuni ricercatori hannoaddirittura affermato che esistono ancora oggi dei rappresentanti diquesta razza, indicandone un esempio negli aborigeni australiani. Comel'Homo sapiens, gli Aborigeni hanno arcate sopraccigliari prominenti,una struttura mandibolare prognata e una capacità cranica lievementeinferiore. Sono state fatte, inoltre, significative scoperte che rivelano cometali uomini siano vissuti in Ungheria e in alcuni villaggi italiani fino atempi recenti.
Il gruppo denominato Homo heilderbergensis nella letteraturaevoluzionista è in realtà lo stesso Homo sapiens arcaico. La ragione percui vengono utilizzati due termini differenti per definire la medesimarazza umana è la diversità concettuale tra gli evoluzionisti. Tutti i fossiliinclusi sotto la classificazione di Homo heilderbergensis indicano chepopoli anatomicamente molto simili ai moderni Europei vissero 500 eaddirittura 740 mila anni orsono in Inghilterra e in Spagna.
Si è stimato che l'Uomo di Cro-Magnon sia vissuto 30000 anni fa.Questi ebbe un cranio a cupola e una fronte ampia. La capacità cranica erasuperiore a quella dei suoi contemporanei. Le arcate sopraccigliari eranoprominenti e presentava una protrusione ossea nella schiena,caratteristica che compare anche nell'uomo di Neanderthal e nell'Homoerectus.
Sebbene l'uomo di Cro-Magnon sia considerato una razza europea, lastruttura e il volume del suo cranio sono molto simili a quelli di alcunerazze viventi oggi in Africa e ai tropici. Confidando in tale similitudine, siè creduto si trattasse di un'antica razza africana. Altre scopertepaleoantropologiche hanno mostrato che le razze di Cro-Magnon e diNeanderthal si mescolarono tra loro, gettando le basi delle razze attuali. Ainostri giorni, inoltre, è stato accettato il fatto che i rappresentanti dellarazza di Cro-Magnon siano ancora viventi in diverse parti dell'Africa enelle regioni francesi di Salute e Dordogne. Uomini viventi che presentanosimili caratteristiche sono stati individuati anche in Polonia e in Ungheria.
94
Specie viventi nella stessa epoca dei loro antenati
Ciò che abbiamo finora investigato ci permette di constatare la
finzione assoluta dello scenario dell'evoluzione umana. Affinché possa
esistere un simile albero genealogico, dovrebbe essere avvenuta una
graduale evoluzione dalla scimmia all'uomo e questo processo dovrebbe
essere testimoniato dai reperti fossili. Vi è tuttavia uno iato enorme tra le
scimmie e gli umani. La struttura scheletrica, la capacità cranica ed altri
fattori quali il procedere eretti distinguono nettamente le due specie.
(Abbiamo menzionato una recente ricerca, risalente al 1994, sui canali
d'equilibrio dell'orecchio interno, grazie alla quale l'Australopithecus e
l'Homo abilis erano classificati come scimmie, mentre l'Homo erectus
come umano.)
Un'altra scoperta significativa che prova come non vi possa essere
stato un albero genealogico tra queste specie differenti è il fatto che queste
ultime, le quali vengono descritte come progenitrici le une delle altre, in
realtà vissero contemporaneamente. Se, come sostengono gli
evoluzionisti, l'Australopithecus si convertì nell'Homo habilis, e se
questo, a sua volta, si evolvette nell'Homo erectus, allora le ere in cui
vissero dovrebbero necessariamente susseguirsi reciprocamente. Non c'è
tuttavia un tale ordine cronologico.
Sulla base delle stime degli evoluzionisti, gli Australopithecinae
Lo scenario dell'evoluzione umana 95
UN AGO RISALENTEA 26000 ANNI FA.Un fossile interessante che
rivela come gli uomini di
Neanderthal utilizzassero
dei vestiti: un ago risalente
a 26000 anni fa.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
comparvero quattro milioni di anni orsono e scomparvero un milione di
anni fa. Gli esseri viventi classificati come Homo habilis, d'altra parte, si
ritiene che siano vissuti fino a 1,7-1,9 milioni di anni fa. L'Homo
rudolfensis, che si afferma sia stato più "avanzato" rispetto all'Homo
habilis, risalirebbe a 2,5-2,8 milioni di anni addietro! Ciò significa che
l'Homo rudolfensis è di circa un milione di anni più vecchio dell'Homo
habilis, del quale si suppone sia l'antenato. Per l'altro verso, l'età
dell'Homo erectus risale a 1,6-1,8 milioni di anni fa, che indica come i
primi esemplari apparvero sulla terra nello stesso lasso di tempo dei loro
cosiddetti antenati, ovvero, l'Homo habilis.
Alan Walker, a conferma di questo fatto, ha affermato che "esistono
prove dall'Africa orientale della tarda sopravvivenza di individui minuti
di Australopithecus, i quali furono contemporanei dapprima dell'H.
Habilis, poi dell'H. erectus."77 Louis Leakey ha rinvenuto fossili di
Australopithecus, Homo habilis e Homo erectus contigui nella regione di
Olduvai Gorge.78
Un'ulteriore prova dell'inesistenza di un tale albero genealogico è
fornita dal paleontologo di Harvard Stephen Jay Gould, il quale parla di
questa empasse dell'evoluzione nonostante sia egli stesso un
evoluzionista:
Che ne è della nostra scala se vi sono tre razze di uomini coesistenti (A.
africanus, i robusti Austrlopithecinae e l'H. habilis), nessuna delle quali deriva
dall'altra? Per di più, nessuna delle tre mostra alcun orientamento evolutivo
durante la loro permanenza sulla terra.79
Muovendo dall'Homo erectus all'Homo sapiens, constatiamo ancora
che non esiste alcun albero genealogico di cui parlare. È provato che
l'Homo erectus e l'Homo sapiens arcaico continuarono a vivere da 27000
a 10.000 anni prima del nostro tempo. Nella palude di Kow in Australia,
è stato rinvenuto il cranio di un Homo erectus risalente a 10.000 anni fa,
mentre nell'Isola di Giava ne è stato scoperto un altro della stessa specie
la cui datazione è attribuibile a 27000 anni orsono.80
96
La storia segreta dell'Homo Sapiens
Il fatto più interessante e significativo che invalida le basi realidell'immaginario albero genealogico della teoria evoluzionista èl'impensata antichità della storia dell'uomo moderno. I dati dellapaleoantropologia rivelano che la gente Homo Sapiens, che assomigliavadel tutto a noi, visse un milione di anni fa.
Fu Louis Leakey, il famoso paleoantropologo evoluzionista, ascoprire le prime tracce di questa realtà. Nel 1932, nella regione diKanjera, nei pressi del Lago Vittoria in Kenya, Leakey scoprì parecchifossili appartenenti al Medio Pleistocene, i quali non presentavano alcunadifferenza rispetto all'uomo moderno. L'epoca del Medio Pleistocenecorrisponde ad un milione di anni fa. Poiché queste scoperterovesciavano l'albero genealogico evoluzionista, vennero respinte daalcuni paleoantropologi evoluzionisti. Leakey, tuttavia, avallò semprel'esattezza delle sue stime.
Proprio quando questa controversia stava per essere dimenticata, unfossile rinvenuto in Spagna nel 1995 rivelò in modo sorprendente che lastoria dell'Homo Sapiens era molto più anticadi quanto si fosse presunto. Tale fossile vennescoperto nella grotta detta Gran Dolina nellaregione di Atapuerca in Spagna da trepaleoantropologi iberici dell'Università diMadrid. Il fossile apparteneva alla faccia di unbambino undicenne del tutto simile agliuomini moderni. Erano nondimeno trascorsi800000 anni dalla sua morte. La rivista Discoverdiede grande risalto all'evento dedicandovi lacopertina nel numero di dicembre 1997.
Il fossile scosse le convinzioni di Ferreras,a capo degli scavi di Gran Dolina, il qualedichiarò:
Ci aspettavamo qualcosa di grande, qualcosa di
Lo scenario dell'evoluzione umana 97
Una delle più popolari rivistedi letteratura evoluzionista,
Discover, pubblica incopertina un volto umanorisalente a 800000 anni fa
con la domandaevoluzionista: "È questo il
volto del nostro passato?".
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
largo, qualcosa di gonfiato... qualcosa di "primitivo". Ciò che ci attendevamo da
un bambino di 800000 anni era qualcosa di simile al Ragazzo di Turkana.
Mentre ciò che trovammo fu una faccia del tutto moderna... Per me questo era
la cosa più spettacolare... Questo è quel tipo di cose che ti scuotono. Trovare
qualcosa di assolutamente inaspettato come quella. Nella ricerca dei fossili, il
rinvenirne è ugualmente inaspettato, ed è un bene. Ma la cosa più spettacolare
è trovare ciò che tu riterresti appartenente al presente, nel passato. È come
trovare qualcosa come... come rinvenire un audioregistratore a Gran Dolina.
Ciò sarebbe sorprendente. Non ci aspettiamo cassette e registratori nel
Basso Pleistocene. Trovarvi una faccia moderna è la stessa cosa. Noi
fummo molto sorpresi quando la vedemmo.82
Il fossile mette in evidenza il fatto che la storia dell'Homo Sapiensdeve essere retrodatata di ben 800 mila anni. Dopo essersi ripresi dalloshock iniziale, gli evoluzionisti che rinvennero il fossile decisero chedoveva essere attribuito a una specie differente, in quanto, sulla base delnoto albero genealogico, nessun Homo Sapiens sarebbe vissuto 800 milaanni fa. Essi crearono, di conseguenza, una specie immaginaria chiamata"Homo antecessor", sotto la cui classificazione inclusero il cranio diAtapuerca.
Una capanna di 1,7 milioni di anni
Molte scoperte hanno dimostrato che ladatazione dell'Homo Sapiens deve essere fattarisalire a un periodo anteriore agli 800 milaanni. Una di esse è quella effettuata da LouisLeakey agli inizi degli anni '70 a OlduvaiGorge. Qui, nello strato Bed II, Leakey scoprìche le specie Australopithecus, Homo Habilise Homo erectus erano coesistite nello stessoperiodo. Ciò che fu addirittura piùinteressante fu una struttura rinvenuta nellostesso strato (Bed II), nella quale Leakeytrovò i resti di una casupola di pietra.
98
La scoperta di una capannarisalente a 1,7 milioni di anni
fa suscitò enorme impressionepresso la comunità scientifica.
Essa era simile alle capanneutilizzate oggi da alcuni popoli
africani.
L'aspetto inusuale dell'evento fu che questa costruzione, ancora in uso inmolte parti dell'Africa, avrebbe potuto essere costruita soltantodall'Homo Sapiens! Così, in conformità ai rinvenimenti di Leakey,l'Australopithecus, l'Homo Habilis, l'Homo erectus e l'uomo modernodevono essere coesistiti approssimativamente 1,7 milioni di anni fa.83 Talescoperta inficia definitivamente la teoria evoluzionista laddove pretendeche l'uomo moderno sia evoluto da una specie simile alla scimmia qualel'Australopithecus.
Le impronte di un uomo moderno di 3,6 milioni di anni fa!
Altre scoperte fanno risalire le origini dell'uomo moderno ad unperiodo anteriore a 1,7 milioni di anni fa. Tra le più importanti spiccano leimpronte di piedi rinvenute a Laetoli, in Tanzania, da Mary Leakey nel1977. Queste furono rinvenute in uno strato che si calcola risalga a 3,6milioni di anni fa, ma, cosa più importante, non sono diverse da quelleche lascerebbe un uomo contemporaneo.
Tali impronte di piedi furono in seguito esaminate da numerosipaleoantropologi, tra cui Don Johanson e Tim White. I risultati furonoidentici. White ha scritto:
Non vi è alcuna possibilità di errore... Sono simili alle impronte di piedi
degli uomini moderni. Se qualcuno le lasciasse
oggi sulla sabbia di una spiaggia californiana e si
chiedesse poi a un bambino di quattro anni che
cosa fossero, egli risponderebbe subito che
qualcuno aveva camminato lì. Non sarebbe in
grado di distinguerle tra cento altre, e neppure
noi.84
Dopo aver esaminato le impronte, LouisRobbins dell'Università della North Carolina hacommentato:
L'arco è elevato –l'individuo più piccolo presenta
un arco più alto del mio– e l'alluce è largo e
Lo scenario dell'evoluzione umana 99
Le impronte di Laetoliappartengono a un umano
moderno, sebbenerisalgano a milioni di anni
fa.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
allineato al secondo dito... Le dita stringono il terreno come quelle umane. Ciò
non è visibile in altre forme animali.85
Gli esami condotti sulla morfologia delle impronte dei piedi
mostrarono di nuovo che queste dovevano essere accettate come umane
e, in particolare, appartenenti a un uomo moderno (Homo Sapiens).
Russell Tuttle, che ha esaminato le impronte, ha scritto:
Potrebbe averle fatte un piccolo Homo sapiens a piedi scalzi... Per tutte
le caratteristiche morfologiche discernibili, i piedi degli individui che lasciarono
le impronte sono indistinguibili da quelli di umani moderni.86
Analisi imparziali delle impronte rivelarono la loro reale
appartenenza. Esse constavano di 20 impronte fossilizzate attribuite a un
umano moderno di dieci anni di età e di altre 27 appartenenti ad uno di
età inferiore. Essi erano sicuramente simili a noi.
Le impronte di Laetoli furono al centro della discussione per anni. I
paleoantropologi evoluzionisti tentarono disperatamente di trovare delle
spiegazioni, tanto era duro per essi accettare il fatto che un uomo
moderno avesse camminato sulla terra 3,6 milioni di anni fa. Nel 1990,
tale "spiegazione" iniziò a prendere corpo. Gli evoluzionisti decisero che
queste impronte sarebbero state lasciate da un Australopithecus, in
quanto, basandosi sulla loro teoria, era impossibile che una specie homo
100
Un altro esempio che prova la
mancanza di validità dell'immaginario
albero genealogico ideato dagli
evoluzionisti: una mandibola di un
umano moderno risalente a 2,3 milioni
di anni fa. Questa mandibola, il cui
codice è A.L. 666-1, fu scoperta ad
Hadar, in Etiopia. Le pubblicazioni
evoluzioniste hanno tentato di
dissimularla presentandola come "una
scoperta veramente sorprendente..." (D.
Johanson, Blake Edgar, From Lucy to
Language, p. 169)
fosse vissuta 3,6 milioni di anni fa. Russell H. Tuttle scrisse in un articolo
datato 1990:
Insomma, le caratteristiche dell'impronta di 3,5 milioni di anni rinvenuta al
sito G di Laetoli è simile a quelle abitualmente lasciate da uomini moderni senza
scarpe. Nessun aspetto suggerisce che gli ominidi di Laetoli fossero bipedi meno
capaci di noi. Se non si sapesse che le impronte G sono così vecchie, si potrebbe
facilmente concludere che siano state lasciate da un membro del nostro genere
Homo... In ogni caso, dovremmo accantonare la perduta ipotesi che tali
impronte appartengano a un tipo Lucy, un Australopithecus afarensis.87
Per riassumere, queste impronte, che si suppone risalgano a 3,6
milioni di anni orsono, non sarebbero potute appartenere ad un
Australopithecus. L'unica ragione per cui venne avanzata tale ipotesi fu
l'età dello strato geologico (3,6 milioni di anni) in cui furono rinvenute le
impronte, che si attribuirono ad un Australopithecus per la presunzione
che gli umani non avrebbero pouto vivere in un'età così remota.
Queste interpretazioni rivelano una realtà molto importante. Gli
evoluzionisti non sostengono la loro teoria fondandosi su scoperte
scientifiche, ma indipendentemente da esse. Abbiamo una teoria difesa
ciecamente con qualunque mezzo, mentre tutte le nuove scoperte che ne
hanno confutato i presupposti sono state ignorate o distorte al fine di
preservarla.
In breve, la teoria evoluzionista è un dogma mantenuto in vita a
dispetto della scienza.
La locomozione bipede: l'impasse dell'evoluzionismo
Oltre ai fossili di cui ci siamo occupati, anche le differenze
anatomiche tra uomini e scimmie confutano la finzione dell'evoluzione
umana; tra queste vi è il modo di camminare.
Gli esseri umani camminano eretti sui loro due piedi. Questo un tipo
di locomozione è molto speciale in quanto non è presente in nessun'altra
specie. Alcuni animali hanno una limitata capacità di movimento
poggiando sulle zampe posteriori. L'orso e la scimmia, ad esempio,
possono procedere in tal modo solo in rare occasioni e per breve tempo,
Lo scenario dell'evoluzione umana 101
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
quando vogliono raggiungere una fonte di cibo. Normalmente il loro
scheletro è inclinato in avanti e in posizione quadrupede.
La locomozione bipede si sarebbe, allora, evoluta dall'andatura
quadrupede delle scimmie come affermano gli evoluzionisti?
Sicuramente no.
Le ricerche hanno dimostrato che l'evoluzione verso la locomozione
bipede non è mai avvenuta, né ciò sarebbe possibile, principalmente in
quanto questo carattere non rappresenta un vantaggio evolutivo. Il modo
in cui si muovono i primati è molto più facile, veloce ed efficiente di
quello degli uomini. Un uomo non potrebbe mai saltare da un ramo
all'altro come uno scimpanzé, né correre alla velocità di 125 km orari
come un ghepardo. Al contrario, l'andatura bipede dell'uomo è molto più
lenta sul terreno. Per la stessa ragione, è la specie più indifesa in natura in
termini di movimento e protezione. Secondo la logica dell'evoluzione, le
scimmie non avrebbero dovuto evolversi verso la locomozione bipede: gli
umani, piuttosto, sarebbero dovuti diventare quadrupedi.
Un'altra impasse dell'evoluzionismo è che la locomozione bipede
non è funzionale al modello dello "sviluppo graduale" del darvinismo, il
quale richiede un passo "scalare" tra l'una e l'altra postura. Nondimeno,
grazie ad alcune ricerche condotte al computer nel 1996, il
paleoantropologo inglese Robin Crompton ha dimostrato che tale passo
102
Ricerche recenti hanno rivelatol'impossibilità che lo scheletro
curvo di una scimmia,destinato a un'andatura
quadrupede, possa evolversi inuno scheletro umano eretto
atto alla locomozione bipede.
scalare non sarebbe stato possibile. Lo studioso è pervenuto allaconclusione che un essere vivente può camminare eretto o a quattrozampe.88 Un tipo di passo intermedio è impossibile a causa dell'estremoconsumo di energia che comporterebbe. Questa è la ragione per cui èimpossibile che sia esistito un mezzo-bipede.
L'immensa distanza tra l'uomo e la scimmia non si limita solo allalocomozione bipede. Molti altri problemi restano insoluti, quali lecapacità cerebrali e verbali. A questo riguardo, la paleoantropologaevoluzionista Elaine Morgan confessa:
Quattro dei misteri più insolubili dell'uomo sono: 1) Perché cammina su due
gambe? 2) Perché ha perso la pelliccia? 3) Perché ha sviluppato un cervello così
grande? 4) Perché ha imparato a parlare?
Le risposte ortodosse a queste domande sono: 1) 'Non lo sappiamo ancora'; 2)
'Non lo sappiamo ancora'; 3) 'Non lo sappiamo ancora'; 4) 'Non lo sappiamo
ancora'. La lista delle domande potrebbe essere considerevolmente estesa senza
intaccare la monotonia delle risposte.
Evoluzione: una fede anti-scientifica
Lord Solly Zuckerman è uno tra i più famosi e stimati scienziatibritannici. Per anni si è dedicato allo studio dei fossili e ha condotto molteindagini dettagliate. Venne onorato con il titolo di 'Lord' per i suoicontributi alla scienza. Zuckerman è un evoluzionista, quindi, i suoicommenti all'evoluzione non possono essere ritenuti deliberatamentesfavorevoli. Dopo anni di studi sui fossili inclusi nello scenariodell'evoluzione umana tuttavia, ha raggiunto la conclusione che, in realtà,non esiste tale albero genealogico.
Zuckerman ha anche preparato uno "spettro della scienza" al fine disceverare quelle dottrine che riteneva scientifiche da quelle che non loerano. Secondo tale spettro, i rami della scienza più "scientifici" –ovverodipendenti da dati concreti– sono la chimica e la fisica. Seguono poi lescienze biologiche ed infine quelle sociali. All'estremità opposta dellospettro, ovvero nella parte considerata "meno scientifica", si trovano le
Lo scenario dell'evoluzione umana 103
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
"percezioni extrasensoriali" –concetti quali la telepatia e il sesto senso– edinfine "l'evoluzione umana". Zuckerman giustifica la sua posizione conqueste parole:
Muovendo dal registro della verità oggettiva verso quegli ambiti di presunta
scienza biologica, come le percezioni extrasensoriali o l'interpretazione della
storia fossile dell'uomo, dove per il fedele tutto diventa possibile –e
dove, per l'ardore della sua fede, è talvolta in grado di ritenere vere le cose più
contraddittorie allo stesso tempo.90
Che cosa ha reso tanti scienziati così tenacemente saldi a questodogma? Perché hanno tentato, con tanta insistenza, di mantenerlo in vita,al costo di accettare innumerevoli conflitti e di rinunciare alle prove daloro stessi avanzate?
L'unica risposta è la paura di affrontare il rischio di doverabbandonare la teoria dell'evoluzione e l'inevitabile confronto con larealtà della creazione da parte di Allah. Considerando, tuttavia, ifondamenti della filosofia materialista in cui credono, la creazione è perloro un concetto inaccettabile.
Per questo motivo, essi ingannano se stessi e il mondo valendosi deimedia. Qualora non riescano a trovare i fossili necessari, "fabbricano"delle rappresentazioni immaginarie o dei modelli fittizi,per diffondere laconvinzione che esistano fossili che comprovino l'evoluzione. Parte deimass media, che condivide il punto di vista materialistico, tenta anche diingannare il pubblico instillando la favola dell'evoluzione per viesubliminali.
Nonostante i loro saldi tentativi, la verità è evidente: l'uomo non èpervenuto all'esistenza tramite un processo evolutivo, ma per creazioneda parte di Allah. L'uomo è quindi responsabile di fronte a Lui, perquanto si rifiuti di assumere questa responsabilità.
104
L'evoluzione di fronte al
vicolo cieco della molecola
10
Nei capitoli precedenti abbiamo visto come i fossili inficino la
teoria dell'evoluzione. In realtà non avremmo avuto bisogno di
tale dimostrazione, in quanto tale teoria crolla ben prima di
giungere alla pretesa "evoluzione della specie" e alle testimonianze fossili.
L'argomento che ne rivela l'insensatezza sin dal pricipio è la questione di
come la vita sia apparsa sulla terra.
Di fronte a tale domanda, la teoria evoluzionista afferma che la vita
ha avuto inizio da una cellula formatasi per casualità. Secondo tale
prospettiva, quattro miliardi di anni fa vari composti chimici inorganici
subirono una reazione nell'atmosfera primordiale della terra per effetto
dei fulmini e della pressione seguitane, la quale avrebbe provocato la
formazione della prima cellula vivente.
È necessario dapprima affermare la mancanza di scientificità della
pretesa che i materiali inorganici possano congiungersi per formare la
vita, in quanto nessun esperimento o osservazione ne ha mai confermato
la veridicità. La vita si genera solo dalla vita. Ogni cellula vivente è
formata dalla riproduzione di un'altra cellula. Nessuno al mondo è mai
riuscito a creare una cellula vivente mettendo insieme dei materiali
inorganici, neppure nei più avanzati laboratori.
Nonostante la teoria evoluzionista affermi che la cellula di un essere
vivente si sia formata fortuitamente durante le primitive condizioni della
terra, essa, in realtà, non può essere prodotta neppure con il concorso di
tutto il potere dell'intelletto umano, della sua conoscenza e della sua
tecnologia. Nelle pagine seguenti esamineremo la ragione per cui tale
asserzione è contraria ai più basilari principi della scienza e della ragione.
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
La favola della cellula prodotta dal caso
Se si crede che una cellula vivente possa giungere all'esistenza per
coincidenza, allora niente può prevenire dal prestar fede alla storia che ci
accingiamo a raccontare. È la storia di una città:
Un giorno, un pezzo di argilla compresso tra le rocce in una terra
sterile si bagnò per la pioggia. L'argilla bagnata si asciugò e indurì al
sorgere del sole, assumendo un aspetto solido e resistente. In seguito, le
rocce servite da stampo in qualche modo si sbriciolarono. Apparve,
quindi, un mattone ben fatto e resistente, il quale attese per anni che, nelle
stesse condizioni naturali, un altro mattone si formasse. L'attesa proseguì
fino a che centinaia e migliaia di simili mattoni presero forma nello stesso
luogo. Fortuitamente, tuttavia, nessuno dei mattoni venne danneggiato.
Per quanto esposti alla pioggia, alla tempesta, al vento, al sole cocente e al
gelo per migliaia di anni, i mattoni non si ruppero, non si spezzarono o
non vennero spazzati via, ma aspettarono nello stesso posto con la stessa
determinazione che altri si formassero.
Quando il numero dei mattoni fu adeguato, questi eressero un
edificio sistemandosi individualmente ai lati l'uno sull'altro grazie alla
violenta forza trascinante delle condizioni naturali, ossia i venti, gli
uragani o i tornado. Nel frattempo, il cemento, la calce e simili elementi si
formarono in "condizioni naturali" con perfetto tempismo, quindi
strisciarono tra i mattoni per fissarli. Durante tale accadimento, il
minerale ferroso giacente nelle viscere della terra prese forma "in
condizioni naturali" e pose le fondamenta dell'edificio costituito da questi
mattoni. Alla fine di questo processo, apparve un fabbricato completo di
tutti i suoi materiali, della carpenteria e di ogni installazione intatta.
Non c'è dubbio, un edificio non è costituito solo dalle fondamenta,
dai mattoni e dal cemento. Come si ottennero, allora, i materiali
mancanti? La risposta è semplice: ogni tipo di materiale necessario alla
costruzione si trovava nel terreno sul quale era stato eretto l'edificio. Il
silicone per il vetro, il rame per i fili elettrici, il ferro per i pilastri, le travi
e i tubi idraulici, ecc. e tutto in abbondante quantità sottoterra. Fu
106
Non vi è crisimaggiore in cui lateoria
dell'evoluzione possaincorrere di quella cheinsorge nel tentativo dispiegare l'emergere dellavita. La ragione è che lemolecole organiche sono
talmente complesse che non èpossibile spiegare la loro formazioneper mezzo della coincidenza, come èmanifestamente impossibile che unacellula organica sia frutto del caso.Gli evoluzionisti si occuparonodell'origine della vita nel secondoquarto del XX secolo. Una delleprincipali autorità nell'ambitodell'evoluzione molecolare,l'evoluzionista russo Alexander I.Oparin, ha scritto nel libro L'originedella vita, pubblicato nel 1936:
Sfortunatamente, l'origine dellacellula rimane il punto più oscurodell'intera teoria evoluzionista.1
A partire da Oparin, gli evoluzionistihanno condotto innumerevoliesperimenti e ricerche per provare lapossibilità della casuale formazione diuna cellula. Nondimeno, ogni singolotentativo ha messo sempre più in lucela complessa struttura della cellula,confutando per l'ennesima volta leipotesi degli evoluzionisti. Il prof. KlausDose, presidente dell'Istituto diBiochimica presso l'UniversitàJohannes Gutenberg, afferma:
Più di 30 anni di sperimentazionisull'origine della vita nei campidella chimica e dell'evoluzionemolecolare hanno consentito unamiglior percezione dell'immensitàdi tale problema senza perveniretuttavia ad una soluzione. Tutte leattuali discussioni sulle principali
teorie e gli esperimentipervengono a un punto morto o aun'ammissione di ignoranza.2
Quanto ha scritto il geochimico JeffreyBada, docente presso il San DiegoScripps Institute, rivela l'incapacitàdegli evoluzionisti di fronte a questopunto morto:
Oggi, al termine del XX secolo, citroviamo ancora di fronte al piùgrande problema irrisolto, lostesso che ci attendeva alprincipio di questo secolo: Qual'èl'origine della vita sulla terra? 3
CONFESSIONI DI EVOLUZIONISTI
Alexander
Oparin:
"L'origine della
cellula rimane
un mistero".
Jeffrey Bada:
"L'origine della
vita sulla terra
rappresenta il
più grande
problema
irrisolto".
1 Alexander I. Oparin, Origin of Life, (1936) NewYork: Dover Publications, 1953 (ristampa), p.196.
2 Klaus Dose, "The Origin of Life: More QuestionsThan Answers", Interdisciplinary ScienceReviews, vol. 13, n. 4, 1988, p. 348.
3 Jeffrey Bada, Earth, febbraio 1998, p. 40
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
necessaria soltanto la maestria delle "condizioni naturali" per foggiare e
installare questi materiali all'interno dell'edificio. Tutte le installazioni, i
lavori di falegnameria e gli accessori si posero tra i mattoni grazie al soffio
del vento, alla pioggia e ai terremoti. Tutto procedette così bene che i
mattoni si sistemarono in modo tale da lasciare lo spazio necessario alle
finestre, come se avessero saputo che qualcosa chiamato vetro si sarebbe
poi costituito ad opera delle condizioni naturali. Non dimenticarono,
inoltre, di lasciare lo spazio necessario a installare il sistema idraulico,
elettrico e termico, che si sarebbero formati successivamente per
coincidenza. Tutto si svolse talmente bene che le "coincidenze" e le
"condizioni naturali" diedero vita a un progetto perfetto.
Se è stato possibile credere fino a questo punto a questa storia, allora
non dovrebbe essere un problema supporre come apparvero gli altri
edifici della città, le piante, le strade, i marciapiedi, le infrastrutture, il
sistema di comunicazione e i trasporti pubblici. Se poi si è in possesso
della conoscenza tecnica e si ha dimestichezza con il soggetto, allora sarà
possibile scrivere un libro estremamente "scientifico" in più volumi che
esprima le personali teorie sul "processo evolutivo di un sistema fognario
e la sua uniformità con le presenti strutture". Per tali studi si potrebbe
essere insigniti di un'onoreficenza accademica e godere la fama di genio
impegnato a emanare luce sul mondo.
La teoria dell'evoluzione afferma che la vita è pervenuta all'esistenza
per caso. Tale asserzione non è meno assurda della storia che abbiamo
raccontato, in quanto, con tutti i suoi sistemi operativi, di comunicazione,
di trasporto e di amministrazione, una cellula non è meno complessa di
una città.
Il miracolo della cellula e la fine dell'evoluzione
La struttura complessa di una cellula era sconosciuta ai tempi di
Darwin, si riteneva, quindi, abbastanza convincente attribuire la vita a
"coincidenze e condizioni naturali".
La tecnologia del XX secolo ha investigato fin nei più reconditi
108
La cellula è il sistema più complesso e accurato che l'uomo abbia mai conosciuto.
Il professore di biologia Michael Denton, nel suo libro Evolution: A Theory in
Crisis (Evoluzione: una teoria in crisi), spiega tale complessità con un esempio:
"Per cogliere la realtà della vita come è stata rivelata dalla biologia molecolare,
dobbiamo ingrandire una cellula fino a raggiungere un diametro di venti
chilometri, così da somigliare ad un'aeronave gigante grande abbastanza da
coprire una città delle dimensioni di Londra o New York. Ciò che vedremmo
sarebbe un oggetto di impareggiabile complessità. Sulla superficie della cellula
sarebbero visibili migliaia di fori, simili a oblò di una nave immensa, aprentisi
alternativamente per permettere il continuo flusso e riflusso di materiali. Se
entrassimo in uno di questi fori, ci troveremmo in un mondo di suprema
tecnologia e stupefacente complessità... [una complessità] superiore alle nostre
capacità creative, una realtà che rappresenta l'antitesi del caso, che supera in
ogni senso qualsiasi cosa prodotta dall'intelligenza dell'uomo...".
LA COMPLESSITÀ DELLA CELLULA
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
recessi della vita, rivelando che la cellula è il più complesso sistema chel'umanità abbia mai incontrato. Oggi sappiamo che la cellula contienecentrali di forza che generano l'energia di cui ha bisogno, fabbriche cheproducono gli enzimi essenziali alla vita, una banca dati con tutte leinformazioni necessarie ai suoi processi, sistemi complessi di trasporto econdutture per trasferire da un posto ad un altro materia prima e trattata,laboratori avanzati e raffinerie per disgregare il materiale grezzo nelleparti utilizzabili, proteine della membrana cellulare specializzate nelcontrollo dell'accesso e dell'uscita di sostanze. Tutto questo costituiscesoltanto una minima parte dell'incredibile complessità del sistema.
Lo scienziato evoluzionista W. H. Thorpe riconosce che "il piùelementare tipo di cellula costituisce un 'meccanismo' incredibilmentepiù complesso di qualsiasi macchina che sia stata fino ad ora pensata,per non dire costruita, dall'uomo."91
Una cellula è talmente complessa che neppure il più alto livello ditecnologia raggiunto dall'uomo è in grado di riprodurla. Nessun tentativodi creare una cellula artificiale ha mai ottenuto successo. Similiesperimenti, di conseguenza, sono stati abbandonati.
La teoria evoluzionista sostiene che tale sistema, che il genereumano, con tutta l'intelligenza, la conoscenza e la tecnologia a suadisposizione non ha potuto ricreare, pervenne all'esistenza "per caso",nelle primordiali condizioni terrestri. Per fare un altro esempio, laprobabilità che una cellula si formi casualmente è pari a quella distampare un libro a seguito di un'esplosione in una tipografia.
Il matematico e astronomo inglese sir Fred Hoyle ha fatto unconfronto simile in un'intervista rilasciata alla rivista Nature pubblicata il12 novembre 1981. Per quanto evoluzionista, Hoyle disse che la possibilitàdi manifestazione di forme di vita superiore per questa via è paragonabilea quella di un tornado che, spazzando un deposito di rottami, possaassemblare un Boeing 747 col materiale presente.92 Ciò dimostral'impossibilità che una cellula pervenga all'esistenza accidentalmente.Deve essere inevitabilmente "creata".
Una delle ragioni principali per cui la teoria evoluzionista non può
110
spiegare l'apparizione della cellula è la sua "irriducibile complessità". Una
cellula vivente si mantiene grazie all'armoniosa cooperazione di molti
organi. Qualora uno di questi cessasse di funzionare, la cellula morirebbe.
Essa non ha la possibilità di aspettare che meccanismi inconsci quali la
selezione naturale e la mutazione le permettano di svilupparsi. La prima
cellula apparsa sulla terra fu, quindi, necessariamente completa e in
possesso di tutti gli organi e delle funzioni richieste, dimostrando
definitivamente di essere stata creata.
Le proteine sfidano il caso
Il fallimento della teoria evoluzionista si rivela non soltanto in
riferimento alla cellula, ma anche ai suoi elementi costitutivi, qualora tenti
di offrire una spiegazione plausibile. La formazione, in condizioni
naturali, di soltanto una singola proteina tra le migliaia di molecole
complesse che costituiscono la cellula, è impossibile.
Le proteine sono molecole giganti che consistono di unità più piccole
dette "amminoacidi", i quali vengono disposti secondo una sequenza
particolare in certe quantità e strutture. Queste molecole costituiscono i
blocchi da costruzione delle cellule viventi. La più semplice è composta di
cinquanta amminoacidi, mentre in altre se ne possono contare migliaia.
Il punto cruciale è che l'assenza, l'aggiunta o la sostituzione di un
singolo amminoacido nella struttura di una proteina può trasformarla in
un inutile ammasso molecolare. Ogni amminoacido deve trovarsi al posto
giusto e nell'ordine corretto. La teoria evolutiva, che sostiene la casuale
manifestazione della vita, dispera di fronte a questo ordine troppo
meraviglioso per poter essere spiegato con la coincidenza. (La teoria non
è inoltre in grado di giustificare la presunta "formazione casuale" degli
amminoacidi, di cui discuteremo oltre.)
Il fatto che la struttura funzionale delle proteine non possa
assolutamente essersi presentata per caso può facilmente essere osservato
per mezzo del semplice calcolo delle probabilità, comprensibile a tutti.
Una proteina di media dimensione è composta di 288 amminoacidi,
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 111
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
dei quali esistono dodici tipi differenti. Questi possono essere disposti in10300 modi diversi. (Questo numero astronomicamente grande consiste diun 1 seguito da 300 zeri.) Di tutte queste possibili sequenze, soltanto unaforma la desiderata molecola proteica. Il resto di esse sono catene diamminoacidi che possono risultare o del tutto inutili o potenzialmentedannose per gli esseri viventi.
In altre parole, la probabilità della formazione di una sola molecolaproteica è pari a "1 su 10300". La probabilità che questo "1" accada èpraticamente impossibile. (In matematica, le probabilità inferiori a 1 su1050 sono considerate "probabilità zero").
Per di più una molecola proteica di 288 amminoacidi è piuttostomodesta se paragonata ad alcune molecole proteiche giganti composte dimigliaia di amminoacidi. Qualora si applichi il calcolo delle probabilità aqueste proteine giganti, la parola "impossibile" diventa inadeguata.
Avanzando di un passo nella direzione dello schema dello sviluppodella vita, osserviamo che una sola proteina non significa nulla per sestessa. Uno dei più piccoli batteri mai scoperti, il Mycoplasma HominisH39, contiene 600 tipi di proteine. In questo caso dovremmo ripetere glistessi calcoli delle probabilità prima applicati ad una sola proteina perognuno di questi 600 tipi differenti. Il risultato rende assurdo anche ilconcetto stesso di impossibilità.
Alcuni lettori che considerino la teoria dell'evoluzione unaspiegazione scientifica, potrebbero sospettare che questi numeri sianoesagerati e che non riflettano i fatti: questi sono dati definiti e concreti.Nessun evoluzionista potrebbe muovere alcuna obiezione a questinumeri, i quali confermano la probabilità che la formazione accidentale diuna singola proteina "sia pari alla possibilità che una scimmia scriva lastoria dell'umanità su una macchina da scrivere senza commettere alcunerrore".93 Nondimeno, piuttosto di accettare l'altra spiegazione, che è lacreazione, essi continuano a difendere quanto è manifestamenteimpossibile.
Molti evoluzionisti lo hanno confessato. Ad esempio, Harold F.Blum, un noto scienziato evoluzionista, il quale afferma che "la
112
formazione spontanea di un polipeptide delle dimensioni della più
piccola proteina nota è al di là di ogni probabilità."94
Gli evoluzionisti affermano che l'evoluzione molecolare sia avvenuta
nel corso di un periodo molto lungo di tempo che ha reso possibile
l'impossibile. Nondimeno, indifferentemente dalla durata, gli
amminoacidi non possono formare delle proteine in modo accidentale.
William Stokes, un geologo americano, nel suo libro Essential of Earth
History scrive che tale possibilità è così remota "che essa (la proteina) non
sarebbe potuta apparire neppure nel corso di miliardi di anni su
miliardi di pianeti, ognuno dei quali ricoperto da un manto di
soluzione di acqua concentrata dei necessari amminoacidi."95
Cosa significa tutto questo? Perry Reeves, professore di chimica,
risponde a questa domanda:
Quando si esamina il vasto numero di strutture possibili che potrebbero
risultare da una semplice combinazione casuale di amminoacidi in un
primordiale stagno in evaporazione, è stupefacente credere che la vita possa
avere avuto origine in questo modo. È più plausibile che un Gran
Costruttore con un progetto maestro sia necessario a una tale impresa.96
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 113
Le proteine sono glielementi più vitali per gliesseri viventi. Esse nonsoltanto si combinano percostituire le cellule viventi,ma hanno anche una partedi primo piano nellachimica del corpo. La loroazione si estende dallasintesi proteica allacomunicazione ormonale.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Se la formazione accidentale di anche una sola di queste proteine è
impossibile, è miliardi di volte ancora più impossibile che circa un
milione di queste proteine si riuniscano in modo corretto casualmente e
costituiscano una cellula umana. Ciò che è più importante, una cellula
non è mai composta di un mero ammasso di proteine. Oltre a queste, una
cellula include anche gli acidi nucleici, i carboidrati, i lipidi, le vitamine e
molte altre sostanze chimiche quali gli elettroliti, ordinate in proporzioni
specifiche, in armonia e ordine, sia in termini di struttura che di funzione.
Ognuna di queste funge da blocco abitativo o co-molecola in vari
organuli. Robert Shapiro, professore di chimica preso l'Università di New
York e esperto di DNA, ha calcolato la probabilità di formazione
accidentale dei 2000 tipi di proteine trovati in un singolo batterio (Vi sono
20000 differenti tipi di proteine in una cellula umana). Il numero che si
ottenne fu 1 su 1040000.97 (Questo è un numero incredibile, che si ottiene
aggiungendo 40000 zeri all'1.)
Un professore di matematica applicata e astronomia presso la
University College (Cardiff, Galles), Chandra Wickramasinghe,
commenta:
La probabilità di una formazione spontanea della vita dalla materia
inanimata è pari a 1 seguito da 40000 zeri... È abbastanza grande da
seppellire Darwin e l'intera teoria dell'evoluzione. Non vi è stato alcun
brodo ancestrale, né su questo pianeta né su qualsiasi altro, e se gli inizi della
vita non furono accidentali, allora devono essere stati prodotti da
un'intelligenza risoluta.98
Sir Fred Hoyle scrive a proposito di questi numeri non plausibili:
In verità, tale teoria (che la vita sia stata creata da un'intelligenza) è così ovvia
che ci si stupisce che non sia ampiamente accettata come evidente. Le ragioni
sono psicologiche piuttosto che scientifiche.99
La ragione per cui Hoyle ha usato il termine "psicologico" è l'auto-
condizionamento degli evoluzionisti a non accettare il fatto che la vita
possa essere stata creata. Queste persone hanno deciso di rifiutare
l'esistenza di Allah come loro obiettivo principale. Soltanto per questo
114
motivo, perseverano a difendere gli irragionevoli scenari che essi stessi
riconoscono come impossibili.
Proteine sinistrorse
Esaminiamo ora in dettaglio la ragione per cui lo scenario
evoluzionista relativo alla formazione di proteine è impossibile.
La corretta sequenza di amminoacidi non è del tutto sufficiente alla
formazione di una molecola proteica. Oltre a questo, ognuno dei venti tipi
differenti di amminoacidi presenti nella composizione di proteine deve
essere levogiro. Esistono due tipi differenti di amminoacidi detti
"levogiri" e "destrogiri". Ciò che li differenzia è la simmetria speculare tra
le loro strutture tridimensionali, che è simile alla mano sinistra e alla
mano destra di una persona.
Questi due tipi di amminoacidi possono essere facilmente collegati
tra loro. La ricerca ha rivelato un fatto sorprendente: tutte le proteine nelle
piante e negli animali, dall'organismo più semplice a quello più
complesso, sono costituite da amminoacidi levogiri. Se anche un solo
amminoacido destrogiro si fissasse alla struttura di una proteina, essa
diverrebbe inutilizzabile. In alcuni esperimenti, i batteri ai quali furono
dati amminoacidi destrogiri immediatamente li distrussero e in alcuni
casi formarono degli amminoacidi levogiri dai componenti spezzati in
modo da potersene servire.
Supponiamo, per un istante, che la vita pervenga all'esistenza
casualmente, come sostengono gli evoluzionisti. In questo caso, gli
amminoacidi destrogiri e levogiri che fossero in tal modo generati,
dovrebbero essere presenti schematicamente in parti uguali in natura.
Tutti gli esseri viventi, quindi, dovrebbero essere costituiti da aminoacidi
destrogiri e levogiri, in quanto è chimicamente possibile che entrambi i
tipi si combinino reciprocamente. In realtà, le proteine esistenti in ogni
organismo vivente sono costituite soltanto da amminoacidi levogiri.
Come le proteine possano scegliere soltanto i levogiri tra tutti gli
amminoacidi, mentre neppure un destrogiro possa essere compreso nel
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 115
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
processo vitale, è una questione ancora irrisolta da parte deglievoluzionisti, i quali non possono spiegare una selezione talmentespecifica e conscia.
Questa caratteristica delle proteine intensifica, inoltre, la confusionedell'impasse "coincidentale" degli evoluzionisti. Affinchè una proteina"significativa" venga generata, non è sufficiente che gli amminoacidi sianoin un numero determinato, in una sequenza perfetta e combinati insiemesecondo la corretta forma tridimensionale, devono anche essereselezionati soltanto tra i levogiri e neppure un destrogiro può esserepresente. Non esiste, tuttavia, alcun meccanismo di selezione naturale checomprenda che un amminoacido destrogiro è stato aggiunto alla catena eche debba quindi essere rimosso in quanto erroneo. Questa situazioneinficia ancora una volta la possibilità della coincidenza e del caso.
Nella Britannica Science Encyclopaedia, strenua paladinadell'evoluzionismo, si dice che gli amminoacidi di tutti gli organismiviventi sulla terra e i blocchi di polimeri complessi quali le proteine hannola stessa asimmetria sinistra. Viene aggiunto, inoltre, che questo èequivalente a lanciare una moneta mille volte e a ottenere sempre "testa".Si ammette inoltre che non è possibile comprendere perché le molecoledivengano sinistrorse o destrorse e che tale alternativa è fascinosamentecorrelata all'origine della vita sulla terra.100
Se si ottiene sempre testa gettando una moneta un milione di volte,è più logico attribuirlo al caso o accettare che vi sia un interventoconsapevole? La risposta dovrebbe essere ovvia. Nondimeno, a dispettodella sua apparente evidenza, gli evoluzionisti si rifugiano nellacoincidenza semplicemente perché non vogliono accettare l'esistenza diun "intervento consapevole".
Una situazione simile si presenta con i nucleotidi, le più piccole unitàdel DNA e del RNA. Al contrario degli amminoacidi negli organismiviventi, sono scelte solo le forme destrorse di nucleotidi. Anche questasituazione non potrà mai essere spiegata per mezzo della coincidenza.
Per concludere, è definitivamente provato dalle probabiltà cheabbiamo esaminato in precedenza che il caso non può spiegare l'origine
116
della vita. Se tentiamo di calcolare la probabilità di una media proteina
composta di 400 amminoacidi, selezionati soltanto tra i levogiri,
otteniamo la probabilità di 1 su 2400, che corrisponde a 10120. Solo per fare
un confronto, è utile ricordare che il numero di elettroni nell'universo è
stimato pari a 1079, che è assai inferiore a questo numero. La probabilità
degli amminoacidi che formano la sequenza richiesta e la forma
funzionale determinerebbe numeri molto superiori. Se congiungiamo
queste probabilità e ampliamo il soggetto alla formazione di un più
elevato numero e tipo di proteine, il calcolo diventa inconcepibile.
Un legame corretto è vitale
Anche la lunga lista precedente non pone fine alle mancanze degli
evoluzionisti. Non è sufficiente che gli amminoacidi siano ordinati in
numero corretto, in sequenza e secondo la richiesta struttura
tridimensionale. La formazione di una proteina esige anche che le
molecole di amminoacidi con più di un braccio siano reciprocamente
legate solo attraverso certi bracci. Tale vincolo è detto "legame peptidico".
Gli amminoacidi possono creare dei legami reciproci in modo diverso, ma
le proteine sono costituite solo da quegli amminoacidi che sono uniti per
mezzo di legami "peptidici".
Un paragone permetterà di chiarire questo punto: si supponga che
un'automobile sia completa di tutte le sue parti correttamente assemblate,
ad eccezione di una ruota, fissata non con con i dadi e i bulloni
appropriati, ma con un pezzo di filo metallico, in modo tale che il suo
mozzo sia rivolto verso terra. Sarebbe impossibile per tale automobile
avanzare anche solo di un metro, nonostante la complessità della sua
tecnologia e la potenza del suo motore. A prima vista tutto sembrerebbe a
posto, ma l'errata installazione di anche una sola ruota renderebbe l'intera
auto inutilizzabile. Allo stesso modo, in una molecola proteica, l'unione di
anche un solo amminoacido ad un altro con un legame diverso da quello
peptidico renderebbe l'intera molecola inservibile.
Le ricerche hanno mostrato che gli amminoacidi combinati
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 117
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
casualmente presentano legami peptidici solo nella misura del 50%,
mentre il restante è costituito da legami differenti che non sono presenti
nelle proteine. Per funzionare correttamente, ogni amminoacido
costituente una proteina deve essere congiunto solo per mezzo di un
legame peptidico, così come deve essere scelto soltanto tra i levogiri.
Tale probabilità è la stessa di ogni proteina di essere sinistra. Ovvero,
quando si considera una proteina formata da 400 amminoacidi, la
probabilità che questi si combinino tra loro solo con legami peptidici è
pari a 1 su 2399.
Probabilità zero
Come si è visto, la probabilità che una molecola proteica costituita di
500 amminoacidi si formi è pari a "1" su un numero formato da 950 zeri,
incomprensibile alla mente umana. Questa è solo una probabilità sulla
carta. In pratica, questa ha "0" possibilità di realizzazione. In matematica,
una probabilità inferiore a 1 su 1050 è statisticamente considerata pari a "0"
possibilità di realizzazione.
Una probabilità di "1 su 10950" è ben oltre i limiti di questa
definizione.
Mentre la improbabilità della formazione di una molecola proteica di
500 amminoacidi raggiunge un tale grado, possiamo procedere oltre
spingendo i limiti della mente a livelli più elevati di improbabilità. Nella
molecola dell'emoglobina, che è una proteina vitale, vi sono 547
amminoacidi, un numero superiore a quello citato in precedenza. Si pensi
ora che in un solo tra i miliardi di globuli rossi del sangue, vi sono
"280.000.000" di molecole di emoglobina.
La presunta età della terra non è sufficiente a permettere la
formazione di neppure una singola proteina mediante il metodo di "prova
ed errore", per non considerare un globulo rosso. Anche se si supponesse
che gli amminoacidi si fossero combinati e decomposti per mezzo di tale
metodo, senza alcuna perdita di tempo fin dalla formazione del mondo al
fine di costituire una singola molecola proteica, il periodo di tempo
118
richiesto sarebbe ancora più esteso della presente età del mondo per
raggiungere la probabilità di 1 su 10950.
Ne deriva che l'evoluzione cade in un terribile abisso di
improbabilità già dal momento della formazione di una singola proteina.
Esiste in natura un meccanismo di prova ed errore?
Concludiamo, infine, con un punto molto importante in relazione
alla logica di base del calcolo delle probabilità, del quale abbiamo dato
alcuni esempi. Abbiamo visto in precedenza come il calcolo delle
probabilità raggiunge limiti astronomici e che tali possibilità sono
praticamente irrealizzabili. Vi è, tuttavia, un aspetto molto più importante
e caotico per gli evoluzionisti: in condizioni naturali, tali probabilità non
possono neppure dare inizio ad alcun periodo di prova, in quanto in
natura non esiste alcun meccanismo di prova ed errore che tenti di
produrre proteine.
I calcoli che abbiamo sopra indicato per mostrare la probabilità della
formazione di una molecola proteica con 500 amminoacidi sono validi
solo per un'ideale condizione di "prova ed errore", che non esiste nella
vita reale. Ovvero, la probabilità di ottenere una proteina utile è pari a "1"
su 10950 soltanto se si suppone che esista un meccanismo immaginario nel
quale una mano invisibile congiunga 500 amminoacidi a caso, quindi,
dopo averne constatato l'erroneità, li separi uno ad uno e li disponga in
un ordine diverso per la seconda volta, e così di seguito. Nel corso di ogni
tentativo, gli amminoacidi dovrebbero essere disuniti singolarmente e
sistemati secondo un nuovo ordine; la sintesi dovrebbe fermarsi dopo
l'aggiunta del cinquecentesimo amminoacido e l'assicurazione che non ve
ne sia neppure un altro coinvolto. La prova dovrebbe, quindi,
interrompersi per verificare se la proteina si fosse costituita, in caso di
insuccesso, tutto dovrebbe essere dissolto e provato per una nuova
sequenza. Oltre a questo, nel corso di ogni prova, neppure un singolo
materiale estraneo dovrebbe essere coinvolto. Sarebbe inoltre essenziale
che la catena formatasi durante la prova non venisse spezzata e distrutta
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 119
Vi sono tre condizioni fondamentali alla formazione di una proteina utile:
Prima condizione: che tutti gli amminoacidi nella catena proteica siano del tipo giusto e nellasequenza corretta.
Seconda condizione: che tutti gli amminoacidi nella catena siano levogiri.
Terza condizione: che tutti questi amminoacidi siano uniti tra loro per formare un legame chimicodetto "peptidico".
Affinché una proteina si possa formare casualmente, tutte le tre condizioni devono esseresimultaneamente presenti. La probabilità della formazione casuale di una proteina è pari allamoltiplicazione delle probabilità di realizzazione di ciascuna di queste condizioni.
Per esempio, nel caso di una molecola media comprendente 500 amminoacidi:
1. La probabilità che gli amminoacidi siano nella sequenza corretta:
Esistono 20 tipi di amminoacidi utilizzati nella composizione di proteine. Tenuto conto di questo:
-la probabilità che ogni amminoacido venga scelto correttamente tra questi 20 tipi =1/20
-la probabilità che tutti questi 500 amminoacidi siano scelti correttamente = 1/20500500=1/10650650
= 1 possibilità su 10650650
2. La probabilità che gli amminoacidi siano levogiri:
- La probabilità che un solo amminoacido sia levogiro = 1/2
- La probabilità che tutt questi 500 amminoacidi siano levogiricontemporaneamente = 1/20500500=1/101506150
= 1 possibilità su 10150150
3. La probabilità che gli amminoacidi si combinino con un "legame peptidico".
Gli amminoacidi possono combinarsi tra loro per mezzo di differenti legami chimici. Perché siformi una proteina utile, tutti gli amminoacidi nella catena devono combinarsi con uno specialelegame chimico detto "peptidico". Si è calcolato che la probabilità che gli amminoacidi sicombinino tra loro con un legame chimico diverso da quello peptidico è pari al 50%. Tenuto contodi questo:
-La probabilità che due amminoacidi si combinino con un"legame peptidico" = 1/2
-La probabilità che 500 amminoacidi si combinino con legami peptidici = 1/2499499 = 1/10150150
= 1 possibilità su 10150150
LA PROBABILITÀ CHE UNA PROTEINA SIFORMI PER CASO È PARI A ZERO
TOTALE PROBABILITÀ = 1/10650650 x 1/10150150 x 1/10150150 = 1/10950950
= 1 possibilità su 10950950
prima di aver raggiunto il quattrocentonovantanovesimo vincolo. Talicondizioni significano che le probabilità, di cui sopra abbiamo fattomenzione, possono aver luogo soltanto in un ambiente controllato, ove unmeccanismo consapevole diriga, sin dal principio, ogni fase del processo,in cui solo la "selezione degli amminoacidi" sia lasciata al caso. È, senzadubbio, impossibile che che un simile ambiente esista in condizioninaturali. La formazione di una proteina nell'ambiente naturale è, quindi,logicamente e tecnologicamente impossibile, nonostante l'aspetto di"possibilità". In realtà, parlare della probabilità di un tale evento è deltutto privo di scientificità.
Alcuni evoluzionisti poco istruiti non colgono questo. Poichécredono che la formazione di una proteina sia una semplice reazionechimica, ne traggono ridicole deduzioni del tipo che "gli amminoacidi sicombinano per reazione e quindi formano proteine". Nondimeno, lereazioni chimiche accidentali che si verificano in una struttura inorganicapossono solo apportare cambiamenti semplici e primitivi, il cui numero ècerto e limitato. Un materiale chimico alquanto più complesso richiedeenormi stabilimenti chimici e laboratori. La medicine e molti altrimateriali chimici che utilizziamo nella nostra vita quotidiana sono dellostesso tipo. Le proteine hanno strutture molto più complesse di quellechimiche prodotte dall'industria. È impossibile, di conseguenza, che leproteine, ognuna delle quali è un capolavoro di design e ingegneria,abbiano avuto origine da reazioni chimiche casuali.
Mettiamo da parte per un minuto tutte le impossibilità che abbiamodescritto finora e supponiamo che una molecola proteica utile si siaevoluta spontaneamente "per coincidenza". Anche a questo puntol'evoluzione non ha risposte, in quanto, affinché questa proteina possasostenere la sua presenza, richiederebbe di essere isolata dallacollocazione naturale in cui si trova e avrebbe necessità di essere protettain condizioni molto speciali. In caso contrario, questa proteina verrebbedisintegrata dall'esposizione alle condizioni naturali della terra oppure sicongiungerebbe ad altri acidi, amminoacidi o composti chimici, perdendole sue proprietà e trasformandosi, di conseguenza, in una sostanza deltutto diversa e inutile.
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 121
La confusione degli evoluzionisti riguardo
all'origine della vita
La questione su "come gli esseri viventi siano apparsi per la prima
volta" rappresenta una tale impasse per gli evoluzionisti, che essi di solito
non tentano neppure di avvicinarsi a questo argomento. Cercano di
evitare la domanda affermando che "le prime creature pervennero
all'esistenza in seguito ad alcuni eventi accidentali nell'acqua". Sono,
tuttavia, ad un punto morto che non possono in alcun modo oltrepassare.
A dispetto delle ragioni evoluzioniste dei paleontologi, in questo caso non
dispongono di alcun fossile che gli permetta di distorcere e fraintendere
la realtà come vorrebbero al fine di patrocinare le loro asserzioni. La teoria
dell'evoluzione risulta, quindi, definitivamente confutata fin dal
principio.
Vi è un punto importante da prendere in considerazione: se è
dimostrato che ogni passo del processo evolutivo è impossibile, ciò è
10950=
100,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000,000
La probabilità che una molecola proteica media costituita da 500amminoacidi sia ordinata secondo la corretta quantità e sequenza oltrealla probabilità che tutti gli amminoacidi contenuti siano solo levogiri ecombinati soltanto con legami peptidici è 1 su 10950. È possibile scriverequesto numero aggiungendo 950 zeri dopo l'1:
sufficiente a provare che l'intera teoria è del tutto falsa e non valida. Adesempio, provando che la formazione accidentale di proteine èimpossibile, vengono di conseguenza confutate anche tutte le altremotivazioni riguardo ai passi successivi dell'evoluzione. Dopo questafase, perdono ogni senso le speculazioni sui crani di alcuni uomini escimmie.
Come gli organismi viventi fossero pervenuti all'esistenza dasostanze inorganiche fu una questione che gli evoluzionisti non volleroper lungo tempo neppure menzionare. Nondimeno, divenne un problemainevitabile che si tentò di risolvere con una serie di studi nel secondoquarto del XX secolo.
La domanda principale era: "Come avrebbero potuto le prime celluleviventi apparire nella primordiale atmosfera della terra?" In altre parole,che tipo di spiegazione avrebbero potuto apportare a questo problema glievoluzionisti?
Le risposte vennero cercate per mezzo di esperimenti. Gli scienziatie i ricercatori evoluzionisti condussero una serie di esperimenti dilaboratorio volti a trovare la soluzione a questa domanda, senza, tuttavia,risvegliare un grande interesse.
Lo studio più prestigioso sull'origine della vita è il cosiddettoEsperimento Miller, condotto dal ricercatore americano Stanley Millernel 1953. (L'esperimento è anche noto come "Esperimento Urey-Miller",per il contributo dell'insegnante di Miller presso l'Università di Chicago,Harold Urey.)
Questo esperimento rappresenta la sola prova avanzata adimostrazione della "tesi dell'evoluzione molecolare", addotta perdefinire il primo periodo dell'evoluzione. Nonostante sia trascorso quasimezzo secolo e siano stati realizzati enormi progressi tecnologici, non si èfatto alcun passo avanti. L'esperimento di Miller è tuttora oggetto distudio nei testi didattici per spiegare l'originaria generazione di esseriviventi. Consapevoli del fatto che tali studi non offrono alcun supporto,ma che anzi confutano la loro tesi, gli evoluzionisti hannodeliberatamente evitato di intraprendere simili esperimenti.
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 123
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
L'esperimento di Miller
L'intento di Miller era di presentare una scoperta sperimentale che
mostrasse come gli amminoacidi fossero pervenuti all'esistenza "per
casualità" miliardi di anni fa sulla terra priva di vita.
Nel corso del suo esperimento, Miller utilizzò una mistura di gas,
composta di ammoniaca, metano, idrogeno e vapore acqueo, che egli
presuppose fosse esistita sulla terra primordiale (ma che in seguito si
dimostrò irrealistica). Dal momento che questi gas non reagivano tra loro
in condizioni naturali, egli applicò degli stimoli energetici al milieu per
provocare la reazione. Supponendo che tale energia fosse derivata da
lampi di luce nell'atmosfera primordiale, egli si servì di una fonte
artificiale di scarica elettrica per riprodurla.
Miller fece bollire a 100°C questa mistura di gas per una settimana e
vi introdusse una corrente elettrica. Alla fine della settimana, Miller
analizzò le sostanze chimiche formatesi nel fondo della vaschetta e
osservò che tre dei 20 amminoacidi, che costituiscono gli elementi basici
delle proteine, si erano sintetizzati.
Questo esperimento indusse una grande eccitazione tra gli
evoluzionisti e venne promosso come un notevole successo. In uno stato
di abbagliante euforia varie riviste pubblicarono titoli del tipo "Miller crea
la vita". Tuttavia, le molecole che Miller aveva sintetizzato erano solo
molecole "inorganiche".
Incoraggiati da questo esperimento, gli evoluzionisti crearono
immediatamente nuovi scenari. Furono precipitosamente ipotizzati stadi
successivi agli amminoacidi. Questi, per supposizione, si sarebbero più
tardi riuniti casualmente in sequenze appropriate per formare proteine.
Tali proteine createsi accidentalmente si sarebbero, in seguito, poste
autonomamente in strutture simili a membrane cellulari, le quali, "in
qualche modo", sarebbero pervenute all'esistenza e avrebbero costituito
una cellula primitiva. L'esperimento di Miller, tuttavia, non fu nient'altro
che una finzione, la cui falsità è stata provata in molti modi.
124
L'esperimento di Miller non fu nient'altro che una finzione
L'esperimento di Miller fu un tentativo di provare che gli
amminoacidi avrebbero potuto formarsi autonomamente nelle
primordiali condizioni della terra. Permangono, tuttavia, numerose
incongruenze:
1. Servendosi di un meccanismo detto "trappola fredda", Miller
isolò gli amminoacidi dall'ambiente non appena essi si erano formati.
Se non avesse fatto questo, le condizioni dell'ambiente in cui gli
amminoacidi si erano formati avrebbero immediatamente distrutto
queste molecole. Senza dubbio, questo tipo di meccanismo di isolamento
consapevole non esisteva durante le primordiali condizioni terrestri.
Senza un tale meccanismo, anche se si fosse ottenuto un solo
amminoacido, sarebbe stato immediatamente distrutto. Il chimico
Richard Bliss ha espresso questa contraddizione nel modo seguente: "In
realtà, senza questa trappola fredda, i prodotti chimici sarebbero stati
distrutti dalla sorgente elettrica."101
Sicuramente Miller, nei suoi esperimenti precedenti, non potè
costituire alcun amminoacido, pur usando gli stessi materiali ma senza la
trappola fredda.
2. Il primordiale ambiente atmosferico che Miller tentò di simulare
nel suo esperimento non era realistico. Nel 1980, gli scienziati furono
concordi nell'affermare che l'azoto e il biossido di carbonio, in realtà,
erano presenti in questo ambiente artificiale in luogo del metano e
dell'ammoniaca. Dopo un lungo periodo di silenzio, lo stesso Miller
confessò che l'ambiente atmosferico da lui ricostruito non era realistico.102
Perché, allora, Miller ha insistito su questi gas? La risposta è
semplice: senza l'ammoniaca, sarebbe stato impossibile sintetizzare un
amminoacido. A questo proposito, in un articolo apparso sulla rivista
Discover, Kevin Mc Kean ha scritto
Miller e Urey imitarono l'antica atmosfera della terra con una mistura di
metano e ammoniaca. Secondo la loro opinione, la terra sarebbe stata una
mistura omogenea di metallo, roccia e ghiaccio. Gli studi più recenti, tuttavia,
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 125
Oggi l'esperimento diMiller non è tenuto inalcuna considerazione
neppure dagli stessi scienziatievoluzionisti. Nel numero delfebbraio 1998, la rivistascientifica evoluzionista Earthha pubblicato un articolointitolato "Life's Crucible" (Il
crogiolo della vita), in cui erano espressele seguenti considerazioni:
I geologi credono ora chel'atmosfera primordiale consistasoprattutto di biossido di carbonio edi azoto, gas meno reattivi di quelliutilizzati nell'esperimento del 1953.Anche se l'atmosfera di Miller fosseesistita, come sarebbe statopossibile che molecole semplicicome gli amminoacidi subissero letrasformazioni chimiche necessariea convertirle in composti assai piùcomplicati, o polimeri, come leproteine? Miller stesso a questopunto si è arreso. "È un problema,"ha sospirato con dolore "Com'èpossibile ottenere polimeri? Non èfacile." 1
Come si è visto, anche Miller ha oggiammesso che il suo esperimento non haapportato alcun elemento utile allarisoluzione del problema sull'origine dellavita. Il fatto che i nostri scienziatievoluzionisti accettino indiscrimi-natamente questo esperimento rivelasoltanto la miseria della teoria da essisostenuta e la loro disperazione.Nell'edizione del marzo 1998 di NationalGeographic è apparso un articolo, daltitolo "The Emergence of Life on Earth"(L'apparizione della vita sulla terra), chetratta di questo argomento:
Molti scienziati sospettano ora chel'atmosfera primordiale fossedifferente da quanto suppostodapprincipio da Miller. Si pensa che
consistesse di biossido di carbonioe azoto piuttosto che di idrogeno,metano e ammoniaca. Questa è unabrutta notizia per i chimici. Quandotentano di stimolare il biossido dicarbonio e l'azoto, essi ottengonouna misera quantità di molecoleorganiche – equivalente alladissoluzione di una goccia dicolorante nell'acqua di una piscina.Gli scienziati trovano difficileimmaginare che la vita sia emersada una tale zuppa diluita. 2
In breve, né l'esperimento di Miller, néalcun altro tentativo evoluzionistapossono rispondere alla domandasull'apparizione della vita sulla terra. Tuttele ricerche condotte negano la possibilitàche la vita sia emersa per caso,confermando così la realtà dellacreazione.
1. Earth, "Life's Crucible", febbraio 1998, p.34.2. National Geographic, "The Rise of Lifeon Earth", marzo 1998, p. 68.
LE ULTIME FONTI EVOLUZIONISTE
DISCUTONO L'ESPERIMENTO DI MILLER
hanno rivelato che la terra era molto calda a quei tempi e che era composta di
nichelio e ferro fuso. Di conseguenza, l'atmosfera chimica di quel periodo
dovrebbe essere stata composta soprattutto di azoto (N2), biossido di carbonio
(CO2) e vapore acqueo (H2O). Nondimeno, questi elementi non sono così adatti
alla produzione di molecole organiche come il metano e l'ammoniaca.103
Gli scienziati americani J. P. Ferris e C. T. Chen ripeteronol'esperimento di Stanley Miller in un ambiente atmosferico che contenevabiossido di carbonio, idrogeno, azoto e vapore acqueo, e non riuscironoad ottenere neppure un singolo amminoacido.104
3. Un altro aspetto importante volto ad infirmare l'esperimento diMiller è che vi era abbastanza ossigeno da distruggere tutti gliamminoacidi presenti nell'atmosfera nel periodo in cui si suppone sisiano formati. Questo fatto, non rilevato da Miller, è rivelato dalle traccedi ossido di ferro e uranio scoperte in rocce che si stima risalgano a 3,5milioni di anni fa.105
Altre scoperte mostrano che la quantità di ossigeno a quello stadioera molto più elevato di quanto originariamente sostenuto daglievoluzionisti. Gli studi rivelano che in quel periodo il livello di radiazioniultraviolette a cui la terra era esposta era diecimila volte superiore allestime degli evoluzionisti. Queste intense radiazioni ultravioletteavrebbero inevitabilmente liberato l'ossigeno decomponendo il vaporeacqueo e il biossido di carbonio nell'atmosfera.
Questa situazione invalida radicalmente l'esperimento di Miller, nelquale l'ossigeno era del tutto negletto. Se l'ossigeno fosse stato utilizzatonell'esperimento, il metano si sarebbe decomposto in biossido di carbonioe acqua, mentre l'ammoniaca in azoto e acqua. D'altra parte, in unambiente dove l'ossigeno non esisteva non vi sarebbe stato neppure unostrato di ozono, quindi gli amminoacidi sarebbero stati immediatamentedistrutti non appena esposti a raggi ultravioletti molto intensi senza laprotezione di uno strato di ozono. In altre parole, con o senza l'ossigenonel mondo primordiale, il risultato sarebbe stato un ambiente distruttivoper gli amminoacidi.
4. Al termine dell'esperimento di Miller, si formarono molti acidiorganici con caratteristiche nocive alle strutture e alle funzioni degli esseri
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 127
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
viventi. Se gli amminoacidi non fossero stati isolati e fossero stati lasciatinello stesso ambiente con queste sostanze, la loro distruzione otrasformazione in composti differenti, attraverso reazioni chimiche,sarebbe stata inevitabile.
Per di più, alla fine dell'esperimento si formarono innumerevoliamminoacidi destrogiri. La loro esistenza confutò la teoria fin nel suointimo ragionamento, in quanto gli amminoacidi destrogiri erano parte diquelli che non si adattavano alla funzione nella composizione degliorganismi viventi. Per concludere, le circostanze in cui si formarono gliamminoacidi nell'esperimento di Miller non erano adatte alla vita. Inrealtà, questo mezzo prese la forma di una mistura acida che distruggevae ossidava le molecole utili ottenute.
Un'unica realtà concreta si ricava da tutti questi fatti: l'esperimentodi Miller non può pretendere di provare la casuale formazione di esseriviventi nelle primordiali condizioni terrestri. L'intero esperimento nonè altro che una prova di laboratorio sottoposta a controlli per sintetizzareamminoacidi. Il volume e il tipo di gas utilizzati furono determinati al finedi originare amminoacidi. La quantità di energia rifornita al sistema nonera né in eccesso né in difetto, bensì quella stabilita con precisione alloscopo di permettere le necessarie reazioni. L'impianto adibitoall'esperimento fu accuratamente isolato in modo tale da evitare lapenetrazione di qualsiasi tipo di elemento dannoso, distruttivo o diimpedimento alla formazione di quegli amminoacidi che eranoprobabilmente presenti nelle primordiali condizioni terrestri. Nessunelemento, minerale o composto, tra quelli presenti effettivamente aiprimordi che avrebbe potuto cambiare il corso delle reazioni, fu inclusonell'esperimento. L'ossigeno, che avrebbe potuto prevenire la formazionedi amminoacidi per ossidazione, è soltanto uno tra questi elementidistruttivi. Anche in ideali condizioni di laboratorio, è stato impossibilemantenere in vita gli amminoacidi prodotti evitando la loro distruzionesenza valersi del meccanismo della "trappola fredda".
Con questo esperimento, in realtà, gli evoluzionisti stessi hannoconfutato l'evoluzione, in quanto, se l'esperimento ha provato qualcosa, è
128
che gli amminoacidi possono essere prodotti soltanto in un ambiente di
laboratorio controllato, dove tutte le condizioni sono specificamente
progettate da un intervento consapevole. Ovvero, il potere che determina
la vita non può essere il caso inconsapevole, ma piuttosto una creazione
conscia.
La ragione per cui gli evoluzionisti non accettano questa realtà
palese è la loro cieca adesione a pregiudizi che non hanno alcun carattere
di scientificità. È degno di nota il fatto che Harold Hurey, l'organizzatore
insieme al suo allievo Stanley Miller dell'esperimento in esame, abbia a
tale proposito confessato:
Tutti noi che abbiamo studiato le origini della vita riteniamo che più ci si
addentri in essa, più si senta che è troppo complessa per essersi in qualche
modo evoluta. Noi tutti crediamo, come se fosse un articolo di fede, che la vita
su questo pianeta si sia evoluta dalla materia morta. La sua complessità è
tuttavia così grande, che diventa difficile immaginarselo.107
L'atmosfera primordiale della terra e le proteine
Nonostante tutte le incongruenze che abbiamo citato in precedenza,
gli evoluzionisti continuano a riferirsi all'esperimento di Miller per
evitare la questione dell'autonoma formazione di amminoacidi nelle
primordiali condizioni terrestri. Tuttora, essi continuano a ingannare la
gente pretendendo che il problema sia stato risolto da questo esperimento
fallace.
Nondimeno, per spiegare la seconda fase dell'origine della vita, gli
evoluzionisti dovettero affrontare un problema incomparabilmente più
grande di quello della formazione degli amminoacidi: le "proteine",
ovvero, i blocchi da costruzione della vita, composte da centinaia di
differenti amminoacidi uniti secondo un ordine preciso.
Affermare che le proteine siano state formate dal caso in condizioni
naturali è molto più irrealistico e irragionevole della medesima
affermazione a proposito degli amminoacidi. Nelle pagine precedenti
abbiamo studiato, valendoci del calcolo delle probabilità, l'impossibilità
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 129
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
matematica dell'unione accidentale di amminoacidi in sequenze precise al
fine di formare proteine. Ora esamineremo come sia impossibile che le
proteine siano state prodotte chimicamente nelle primordiali condizioni
terrestri.
La sintesi proteica non è possibile in acqua
Quando si combinano per formare proteine, gli amminoacidi
costituiscono tra loro un legame speciale detto "peptidico", nel corso della
cui formazione viene liberata una molecola di acqua.
Ciò confuta definitivamente la spiegazione evoluzionista che la vita
ai primordi abbia avuto origine dall'acqua, in quanto, secondo il
"principio di Le Châtelier", non è possibile che una reazione che libera
acqua (reazione di condensazione) abbia luogo in un ambiente idrato. La
realizzazione di questo tipo di reazione in un ambiente idrato si dice che
"abbia la minima probabilità di accadere" tra tutte le reazioni chimiche.
Gli oceani, quindi, considerati i luoghi dove ebbero origine la vita e
gli amminoacidi, non sono lo sfondo appropriato alla formazione di
proteine. D'altra parte, sarebbe irrazionale per gli evoluzionisti cambiare
il loro pensiero e affermare che la vita ebbe origine sulla terra, perché il
solo ambiente dove gli amminoacidi avrebbero potuto essere protetti
dalle radiazioni ultraviolette è costituito dagli oceani e dai mari. Il
principio di Le Châtelier smentisce l'idea della formazione della vita nei
mari. Ciò costituisce un altro dilemma da risolvere per gli evoluzionisti.
Un altro sforzo disperato: l'esperimento di Fox
Sfidati dal suddetto dilemma, gli evoluzionisti iniziarono a inventare
scenari irrealistici sul "problema acqua" che confutavano integralmente le
loro teorie. Sydney Fox fu uno tra i più noti di questi ricercatori. Egli
avanzò la seguente teoria per risolvere tale problema: i primi
amminoacidi devono essere stati trascinati su alcune rupi nei pressi di un
vulcano nel periodo appena successivo alla loro formazione nell'oceano
primordiale. L'acqua contenuta nella mistura, che includeva gli
130
amminoacidi presenti sulle rupi, deve essere evaporata quando latemperatura ha superato il punto di ebollizione. In tal modo, gliamminoacidi che erano stati "asciugati" avrebbero potuto combinarsi performare le proteine.
Tale "complicata" soluzione non ottenne, tuttavia, diffusaapprovazione, in quanto gli amminoacidi non avrebbero potutosopravvivere a temperature così elevate, come è stato provato dasuccessive ricerche.
Fox, in ogni caso, non si rassegnò. Egli combinò degli amminoacidipurificati in laboratorio "in condizioni molto speciali" riscaldandoli inambiente asciutto. Gli amminoacidi si combinarono, ma non si ottennealcuna proteina. Ciò che egli ottenne, in realtà, furono semplici edisordinati raccordi di amminoacidi arbitrariamente combinati tra loro,ben lungi dal rassomigliare ad una proteina vivente. Inoltre, se Fox avessemantenuto gli amminoacidi ad una temperatura costante, allora questiinutili raccordi sarebbero stati disintegrati.108
Un altro fattore che invalidò ulteriormente l'esperimento fu l'utilizzoda parte di Fox non degli inutili prodotti finali dell'esperimento di Miller,ma di puri amminoacidi provenienti da organismi viventi. Nondimenoquesto esperimento, che intese proseguire quello di Miller, prese avvioproprio dai risultati ottenuti da quest'ultimo. Eppure, né Fox, né alcunaltro ricercatore utilizzarono mai gli inutili amminoacidi prodotti daMiller.109
L'esperimento di Fox non fu accolto positivamente neppure presso icircoli evoluzionisti, poiché fu chiaro che le insignificanti catene diamminoacidi (proteinoidi) prodotte noon avrebbero potuto formarsi incondizioni naturali. Per di più, le proteine, i blocchi da costruzione dellavita, non avrebbero potuto essere prodotte. Il problema dell'origine delleproteine rimaneva ancora aperto. In un articolo del 1970 apparso nella
Nel suo esperimento Fox haprodotto una sostanza detta"proteinoide". I proteinoidi eranocasuali combinazioni diamminoacidi, che, a differenza delleproteine degli esseri viventi, eranoinutili e non-funzionali. A sinistra:proteinoidi visti attraverso unmicroscopio elettronico.
rivista scientifica divulgativa Chemical Engineering News, l'esperimento di
Fox venne menzionato nei termini seguenti:
Sidney Fox e gli altri ricercatori tentarono di unire gli amminoacidi in forma di
proteinoidi, avvalendosi di tecniche di riscaldamento molto speciali in
condizioni che non corrispondevano a quelle delle fasi primordiali della terra.
Inoltre, i proteinoidi non assomigliano assolutamente alle proteine regolari
presenti negli esseri viventi. Non sono altro che macchie inutili e irregolari. Si
è detto che seppure tali molecole si fossero formate nei primi tempi, sarebbero
state sicuramente distrutte.110
Numerosi esperimenti evoluzionisti, come quelli di Miller e di Fox, sono stati
concepiti al fine di provare che la materia inanimata è in grado di auto-
organizzarsi e di generare esseri viventi complessi. Tale convinzione è
radicalmente anti-scientifica: ogni osservazione ed esperimento ha incontrovertibil-
mente provato che la materia non possiede tale capacità. Il noto astronomo e
matematico inglese sir Fred Hoyle nota che la materia non può generare la vita da se
stessa senza una deliberata interferenza:
Se ci fosse un principio basilare della materia che in qualche modo
conducesse i sistemi organici alla vita, la sua esistenza sarebbe facilmente
dimostrabile in laboratorio. Uno potrebbe prendere, per esempio, una piscina
per rappresentare il brodo ancestrale. Riempirla ad arbitrio di prodotti chimici
di natura non biologica. Pomparvi qualsivoglia gas, sopra o all'interno, e
colpirla con ogni tipo di radiazione. Lasciare procedere l'esperimento per un
anno e vedere quanti dei 2000 enzimi (proteine prodotte dalle cellule viventi)
saranno apparsi nella piscina. Rivelerò io stesso il risultato, per evitare inutili
perdite di tempo, problemi e spese: non si troverà nulla, se non forse una
fanghiglia catramosa composta di amminoacidi ed altre semplici sostanze
chimiche organiche.1
Il biologo evoluzionista Andrew Scott ammette lo stesso fatto:
Si prenda un po' di materia, la si scaldi mentre si mescola e si aspetti. Questa
è la versione moderna della Genesi. Le "fondamentali" forze di gravità, l'elet-
tromagnetismo e le intense e deboli forze nucleari si presume che abbiano
fatto il resto... Ma quanto di questo bel racconto è fermamente stabilito e
quanto speranzosa speculazione? In realtà, ogni maggior passo, dai precursori
chimici alle prime cellule riconoscibili, è responsabile o di una controversia o
di un'assoluta perplessità.2
1. Fred Hoyle, The Intelligent Universe, New York, Holt, Rinehard & Winston, 1983, p. 256.
2. Andrew Scott, "Update on Genesis", New Scientist, vol. 106, 2 maggio 1985, p. 30.
LA MATERIA INANIMATA NON PUÒ GENERARE LA VITA
Senza dubbio, i proteinoidi ottenuti da Fox furono assolutamente
diversi dalle proteine reali sia per struttura che per funzione. La
differenza tra proteine e proteinoidi è tanto grande quanto quella che
intercorre tra uno strumento ad alta tecnologia e un ammasso di materia
informe
No vi era, inoltre, neppure la possibilità che queste irregolari catene
di amminoacidi potessero sopravvivere nell'atmosfera primordiale.
Effetti chimici e fisici dannosi e distruttivi causati dalla violenta
esposizione ultravioletta e instabili condizioni naturali avrebbero
provocato la disintegrazione di questi proteinoidi. Secondo il principio di
Le Châtelier, sarebbe stato impossibile agli amminoacidi di combinarsi
nell'acqua dove i raggi ultravioletti non li avrebbero raggiunti. Per questa
ragione, l'idea che i proteinoidi costituissero le basi della vita perse infine
l'appoggio degli scienziati.
La molecola miracolosa: il DNA
Il nostro esame del livello molecolare ha finora mostrato che la
formazione di amminoacidi non è stata in alcun modo chiarita dagli
evoluzionisti. Allo stesso modo, anche la formazione delle proteine resta
un mistero. Il problema, tuttavia, non si limita soltanto a tali processi. Ciò
è soltanto l'inizio. La perfetta struttura della cellula conduce, infatti, gli
evoluzionisti ad una empasse. La ragione è che la cellula non è un
semplice mucchio di proteine composte di amminoacidi; è un
meccanismo vivente strutturato in centinaia di sistemi sviluppati ed è
talmente complesso da rendere l'uomo incapace di comprenderne il
mistero. Complessità a parte, gli evoluzionisti non sono in grado di
spiegare neppure l'unità di base della cellula.
Mentre la teoria dell'evoluzione non ha saputo fornire una coerente
spiegazione dell'esistenza delle molecole che costituiscono le basi della
struttura cellulare, i progressi della genetica e la scoperta degli acidi
nucleici (DNA e RNA) hanno sollevato dei problemi del tutto nuovi per gli
evoluzionisti. Nel 1955, il lavoro di due scienziati, James Watson e Francis
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 133
Crick, sul DNA, ha inaugurato unanuova era per la biologia. Molti studiosidiressero la loro attenzione alla scienza dellagenetica. Oggi, dopo anni di ricerche, lastruttura del DNA è stata in gran parte rivelata.
La molecola chiamata DNA, che si trova nel nucleo di ognuno dei100 trilioni di cellule presenti nell'uomo, contiene il piano completo dicostruzione del corpo umano. Le informazioni riguardanti tutte lecaratteristiche di una persona, dall'aspetto fisico alla struttura degliorgani interni, sono registrate nel DNA per mezzo di uno speciale sistemadi codificazione. Le informazioni nel DNA sono codificate all'internodella sequenza di quattro basi speciali che costituiscono questa molecola.Queste basi vengono specificate come A, T, G, C , secondo le lettere inizialidei loro nomi. Tutte le differenze strutturali tra le persone dipendonodalle variazioni nella sequenza di queste lettere. È una sorta di banca daticomposta di quattro lettere.
L'ordine sequenziale delle lettere nel DNA determina la struttura diun essere umano fin nei minimi particolari. Oltre a caratteristiche quali lastatura, gli occhi, il colore dei capelli e della pelle, il DNA di una singolacellula contiene anche la conformazione di 206 ossa, 600 muscoli, una retedi 10.000 muscoli auditivi, 2 milioni di nervi ottici, 100 bilioni di cellulenervose, 130 bilioni di metri di vene e 100 trilioni di cellule nel corpo. Sedovessimo trascrivere tutte le informazioni codificate nel DNA, alloradovremmo compilare una libreria gigantesca composta di 900 volumienciclopedici di 550 pagine l'uno. Questo incredibile volume diinformazioni è codificato in quei componenti del DNA detti "geni".
Tutte le informazioni relative agli esseriviventi sono contenute nel DNA. Il metodoincredibilmente efficiente di magazzinaggio diinformazioni prova a sufficienza che la vitanon è pervenuta all'essere per caso, ma èstata consapevolmente progettata o, permeglio dire, meravigliosamente creata.
Può il DNA essere pervenuto all'esistenza casualmente?
A questo punto, si deve prestare attenzione a un dettaglio
importante. Un errore nella sequenza dei nucleotidi che costituiscono un
gene renderebbe quest'ultimo del tutto inutile. Quando si considera che vi
sono 200 mila geni nel corpo umano, diventa più evidente quanto sia
impossibile che quei milioni di nucleotidi che compongono questi geni si
siano formati in corretta sequenza per coincidenza. Un biologo
evoluzionista, Frank Salisbury, scrive a proposito di tale impossibilità:
Una proteina media può includere circa 300 amminoacidi. Il gene del DNA
delegato al controllo di questo dovrebbe avere circa 1000 nucleotidi nella sua
catena. Dal momento che vi sono quattro tipi di nucleotidi in una catena di
DNA, uno consistente di 1000 legami potrebbe esistere in 41000 forme.
Servendosi dei logaritmi è possibile costatare che 41000=10600. Il dieci
moltiplicato per se stesso 600 volte forma un numero pari a un 1 seguito da 600
zeri! Questo numero è completamente al di là della nostra comprensione.111
Il numero 41000 è equivalente a 10600. Questo numero si ottiene
aggiungendo 600 zeri a 1. Come 10 con 11 zeri indica un trilione, una
figura con 600 zeri è una figura senza dubbio difficile da cogliere.
L'impossibilità della formazione di RNA e DNA per accumulazione
coincidentale di nucleotidi è espressa dallo scienziato francese Paul
Auger:
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 135
Watson e Crickcon un modelloa bastoncini dimolecola delDNA.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Dobbiamo distinguere nettamente due fasi nella casuale formazione di molecole
complesse, quali i nucleotidi, tramite eventi chimici. La produzione di nucleotidi
uno ad uno –che è possibile– e la combinazione di questi in sequenze molto
speciali. La seconda è assolutamente impossibile.112
Anche Francis Crick, il quale ha creduto per molti anni nella teoria
dell'evoluzione molecolare, confessò, dopo la scoperta del DNA, che una
molecola talmente complessa non avrebbe potuto formarsi
spontaneamente per coincidenza, come risultato di un processo
evolutivo:
Un uomo onesto, armato soltanto della conoscenza a noi disponibile, potrebbe
affermare soltanto che, in un certo senso, l'origine della vita appare al momento
piuttosto un miracolo.113
L'evoluzionista turco Ali Demirsoy è stato costretto ad ammettere
che:
In realtà, la probabilità della formazione di una proteina e di un acido nucleico
(DNA-RNA) è molto più lontana di quanto si è stimato. Inoltre, il caso che
emerga una certa catena proteica è così esile da poter essere definito
astronomico.114
Un dilemma molto interessante si presenta quindi a questo punto:
mentre il DNA può solo replicarsi con l'aiuto di alcuni enzimi che sono in
realtà proteine, la sintesi di questi enzimi può solo realizzarsi per mezzo
di informazioni codificate nel DNA. In quanto dipendono entrambi l'uno
dall'altro, o esistono contemporaneamente allo stesso tempo per
replicarsi, o uno di essi deve essere "creato" prima dell'altro. A questo
proposito, il microbiologo americano Jacobson scrive:
Le direzioni per la riproduzione dei piani, per l'energia e l'estrazione delle parti
dall'ambiente corrente, per la sequenza di crescita e per il meccanismo che ne
trasferisce le istruzioni, devono essere tutti simultaneamente presenti in quel
momento (quando la vita comincia). Questa combinazione di eventi è sembrata
un avvenimento incredibilmente inverosimile ed è stato spesso attribuito ad un
intervento divino.115
Questa citazione venne scritta due anni dopo la scoperta della
136
struttura del DNA da parte di James Watson e Francis Crick. Ma,nonostante tutti i progressi scientifici, questo problema rimane insolutoper gli evoluzionisti. Due scienziati tedeschi, Junker e Scherer, spiegaronoche la sintesi di ognuna delle molecole necessarie all'evoluzione chimicarichiede condizioni distinte e la probabilità di combinazione di questimateriali, i quali hanno teoricamente metodi di acquisizione moltodifferenti, è pari a zero:
Fino ad ora, non è noto alcun esperimento con il quale sia possibile ottenere
tutte le molecole necessarie all'evoluzione chimica. È, di conseguenza,
essenziale produrre appropriatamente varie molecole in posti differenti e quindi
trasferirle in un altri per reazione, proteggendole da elementi dannosi quali
l'idrolisi e la fotolisi.116
In breve, la teoria evoluzionista non è in grado di provare alcunostadio evolutivo che avvenga ipoteticamente al livello molecolare.Piuttosto che rispondere a queste domande, i progressi della scienza lirendono ancor più complessi ed inestricabili.
Curiosamente, gli evoluzionisti credono in tutti questi impossibiliscenari come se fossero fatti scientifici. Poiché sono condizionati a nonammettere la creazione, non hanno altra possibilità che crederel'impossibile. Un famoso biologo austriaco, Michael Denton, èintervenuto su questo problema nel suo libro Evolution: A Theory inCrisis:
Per lo scettico, la proposizione che i programmi genetici di
organismi superiori, i quali consistono in qualcosa di simile
a miliardi di informazioni, equivalenti alla sequenza delle
lettere di una piccola biblioteca di mille volumi, contenente
in forma codificata innumerevoli migliaia di intricati
algoritmi che controllano, specificano e ordinano la crescita e
lo sviluppo di miliardi e miliardi di cellule nella forma di un
organismo complesso, siano stati formati da un processo
puramente accidentale è un affronto alla ragione. Ma
per il darvinista, tale idea è accettabile senza il
minimo dubbio – il paradigma ha la precedenza!117
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 137
Prof. Francis Crick:"L'origine della vita
appare quasi unmistero".
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Un altro vano tentativo evoluzionista: "il mondo RNA"
La scoperta, nel corso degli anni '70, che i gas esistenti in origine nella
primitiva atmosfera terrestre avrebbero reso impossibile la sintesi degli
amminoacidi fu un grave colpo per la teoria evoluzionista molecolare. Si
comprese allora che gli "esperimenti sull'atmosfera primitiva" condotti da
evoluzionisti quali Miller, Fox e Ponnamperuna non erano validi. Per
questa ragione, negli anni '80 vennero fatti nuovi tentativi. Ne risultò la
scenario del "mondo RNA", con il quale si avanzò l'ipotesi che le proteine
non fossero state le prime ad essersi formate, ma le molecole di RNA che
contenevano le informazioni sulle proteine.
Secondo questa prospettiva, avanzata nel 1986 da un chimico di
Harvard, Walter Gilbert, miliardi di anni orsono una molecola di RNA,
riuscita in qualche modo a replicare se stessa, si formò per coincidenza.
Iniziò, quindi, a produrre proteine sotto l'effetto di elementi esterni. In
seguito, divenne necessario depositare queste informazioni in una
seconda molecola, fu così che emerse la molecola del DNA.
Essendo costituita di una catena di impossibilità ad ogni livello,
questa prospettiva inimmaginabile acuì il problema e sollevò soltanto
questioni inestricabili piuttosto che fornire una spiegazione sull'origine
della vita:
1. Se è impossibile spiegare la formazione coincidentale anche di un
solo nucleotide che costituisce il RNA, come è possibile che questi
immaginari nucleotidi si siano riuniti insieme in una sequenza
appropriata al fine di formare l'RNA? Il biologo evoluzionista John
Horgan ammette l'irrealizzabilità di tale formazione accidentale:
Il continuo approfondimento da parte dei ricercatori del concetto di mondo-
RNA solleva dei problemi. Come apparve l'RNA al principio? L'RNA e i suoi
componenti sono difficili da sintetizzare in laboratorio nelle migliori condizioni,
molto meno in quelle plausibili.118
2. Pur supponendo che si sia formato per caso, come avrebbe potuto
questo RNA costituito di una catena di nucleotidi avere "deciso" di auto-
replicarsi e con che tipo di meccanismo avrebbe potuto portare a termine
138
questo processo? Dove trovò i nucleotidi di cui si servì durante l'auto-
replicazione? Anche i microbiologi evoluzionisti Gerald Joyce e Leslie
Orgel espressero la disperazione di tale situazione nel libro dal titolo "In
the RNA World".119
3. Anche se si ipotizzasse un'auto-replicazione dell'RNA nel mondo
primordiale, la disponibilità all'uso di ogni tipo di amminoacidi e
l'accadimento di tutte queste impossibilità, la situazione non porterebbe
Il calcolo delle probabilità dimostra che molecole complesse come le proteine e
gli acidi nucleici (RNA e DNA) non potrebbero mai essersi formate casualmente
e in modo indipendente le une dalle altre. Gli evoluzionisti, tuttavia, devono far
fronte a un problema ancora più grande, quello della necessaria coesistenza
simultanea di tutte queste molecole complesse per permettere alla vita di esistere.
La teoria evoluzionista è totalmente confusa da questa esigenza. Questo fatto ha
costretto alcuni eminenti evoluzionisti ad una confessione. Per esempio, un collega
di Stanley Miller e Francis Crick presso l'Università di San Diego California, lo
stimato evoluzionista dr. Leslie Orgel, ha detto:
È estremamente improbabile che le proteine e gli acidi nucleici, entrambi
strutturalmente complessi, siano sorti spontaneamente nello stesso posto e
nello stesso tempo. Sembra anche impossibile avere l'uno senza l'altro. Così,
alla prima occhiata, si deve concludere che la vita non ha mai potuto essere
stata originata da mezzi chimici.1a
Lo stesso fatto è ammesso anche da altri scienziati:
Il DNA non può svolgere la sua funzione, inclusa la formazione di altro DNA,
senza l'aiuto di proteine catalitiche, o enzimi. In breve, le proteine non
possono formarsi senza il DNA, né quest'ultimo può formarsi senza le
proteine.2a
In che modo ha avuto origine il Codice genetico insieme con i meccanismi
della sua traduzione (ribosomi e molecole di tRNA)? Per il momento
dobbiamo contentarci di un senso di mistero e di stupore anziché di una
risposta.3a
1a. Leslie E. Orgel, "The Origin of Life on Earth", Scientific American, vol. 271, ottobre1994, p. 78.2a. John Horgan, "In the Beginning", Scientific American, vol. 264, febbraio 1991, p.119.3a. Douglas R. Hofstsdter, Gödel, Escher, Bach: An Eternal Golden Braid, New York,Vintage Books, 1980, p. 548 [Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante, trad. it.di Giuseppe Trautter, Milano 1984, p. 592]
CONFESSIONI DI EVOLUZIONISTI
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
ugualmente alla formazione di neppure una singola proteina. Poiché
l'RNA include soltanto informazioni concernenti la struttura delle
proteine. Gli amminoacidi, d'altra parte, sono materiali grezzi.
Nondimeno, non esiste alcun meccanismo in grado di produrre proteine.
Considerare l'esistenza dell'RNA sufficiente alla produzione di proteine è
insensato tanto quanto pretendere che un'automobile si auto-assembli
semplicemente gettando il progetto disegnato sulla carta su migliaia di
sue parti accatastate l'una sull'altra. Anche in questo caso la produzione è
inconcepibile dal momento che né operai né fabbrica sono coinvolti nel
processo.
Una proteina è prodotta nella fabbrica dei ribosomi con l'aiuto di
molti enzimi mediante processi estremamente complessi all'interno della
cellula. Il ribosoma è un organulo cellulare complesso costituito di
proteine. Ne consegue la formulazione di un'altra supposizione
irragionevole, ovvero che anche i ribosomi siano pervenuti per caso
all'esistenza nello stesso tempo. Anche Jacques Monod, insignito del
premio Nobel, uno tra i più fanatici difensori dell'evoluzione, spiega che
la sintesi proteica non può in alcun modo essere sottovalutata in modo
tale da dipendere meramente dalle informazioni contenute negli acidi
nucleici:
Il codice risulta privo di significato a meno che non venga tradotto. Il moderno
macchinario di traduzione della cellula consiste di almeno cinquanta
componenti macromoleculari, codificati a loro volta nel DNA: il codice non può
essere tradotto se non da prodotti di traduzione. È l'espressione moderna di
omne vivo ex ovo. Quando e come si chiuse questo circolo? È troppo difficile
immaginarlo.120
Come avrebbe potuto una catena di RNA nel mondo primordiale
prendere una tale decisione e quali metodi avrebbe dovuto utilizzare per
produrre proteine assumendosi da sola la mansione di cinquanta
particelle specializzate? Gli evoluzionisti non hanno risposte.
La dott. Leslie Orgel, una collega di Stanley Miller e Francis Crick
presso l'Università di San Diego California, utilizza il termine "scenario"
140
per la possibilità dell' "origine della vita per mezzo del mondo-RNA". La
Orgel ha descritto che tipo di caratteristiche questo RNA dovrebbe
presentare e perché ciò sia impossibile in un articolo intitolato "The Origin
of Life" pubblicato su American Scientist nell'ottobre 1994:
Questo scenario potrebbe essersi presentato, come abbiamo visto, se l'RNA pre-
biotico avesse avuto due proprietà oggi non evidenti: la capacità di replicarsi
senza l'aiuto di proteine e la facoltà di catalizzare ogni passo della sintesi
proteica.121
Come dovrebbe ormai essere chiaro, aspettarsi due processi
complessi ed estremamente essenziali da una molecola come l'RNA è
possibile solo grazie al potere d'immaginazione e al punto di vista degli
evoluzionisti. Concreti fatti scientifici, d'altra parte, chiariscono come la
tesi del "Mondo RNA", che è un nuovo modello proposto a sostegno della
casuale formazione della vita, è una favola ugualmente non plausibile.
La vita è più di un mero ammasso di molecole
Lasciamo da parte per un momento tutte le cose impossibili e
supponiamo che una molecola proteica si sia formata nell'ambiente più
inappropriato e incontrollato quali le primordiali condizioni della terra.
La formazione di una sola proteina non sarebbe sufficiente; questa
dovrebbe pazientemente aspettare per migliaia, o forse milioni di anni in
un simile ambiente senza subire alcun danno, fino a quando un'altra
molecola si fosse formata casualmente nelle medesime condizioni.
Dovrebbe aspettare la casuale contigua formazione di milioni di proteine
corrette e essenziali. Quelle formatesi in precedenza avrebbero dovuto
essere abbastanza pazienti da attendere, senza essere distrutte dai raggi
ultravioletti e dai duri effetti meccanici, la formazione delle altre vicine.
Raggiunto il numero adeguato, queste proteine originatesi tutte nello
stesso luogo, si sarebbero dovute congiungere al fine di creare
combinazioni sensate e formare gli organuli della cellula. Nessun
materiale estraneo, molecola dannosa o catena proteica inutile avrebbe
dovuto interferire in questo processo. In seguito, anche se questi organuli
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola 141
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
si fossero uniti armoniosamente in collaborazione tra loro secondo unpiano ordinato, avrebbero dovuto prendere tutti gli enzimi necessaricircumvicini e coprirsi di una membrana, al cui interno avrebbe dovutoessere riempita di un liquido speciale necessario a creare l'habitatcongeniale. Ora, anche se tutti questi fatti "altamente improbabili" sifossero in realtà verificati, tale ammasso molecolare sarebbe giunto allavita?
La risposta è negativa, in quanto le ricerche hanno rivelato che lasemplice combinazione di tutti i materiali essenziali non è sufficientedare l'avvio alla vita. Anche se tutte le proteine essenziali fossero raccoltee poste in una provetta non produrrebbero una cellula vivente. Tutti gliesperimenti condotti a questo fine si sono rivelati infruttuosi. Le ricercherivelano che la vita può solo avere origine dalla vita. L'asserzione che lavita si sia evoluta da cose non viventi, in altre parole, "abiogenesi", è unafavola che esiste soltanto nei sogni degli evoluzionisti, in completodisaccordo con i reali risultati di tutti gli esperimenti e le osservazioni.
Per questo riguardo, la prima forma di vita sulla terra deve averavuto origine da un'altra vita. Questo è un riflesso del nome di Allah"Hayy" (Il Possessore della Vita). La vita può soltanto iniziare, continuaree finire per la Sua volontà. L'evoluzione, non solo non è in grado dispiegare l'origine della vita, ma è anche incapace di chiarire come si sianoformati i materiali ad essa essenziali.
Chandra Wickramasinghe descrive la realtà che ha incontrato comescienziato a cui è stato insegnato, nel corso della sua intera esistenza, chela vita è emersa in seguito a casuali coincidenze:
Fin dal principio della mia istruzione scientifica, sono stato sottoposto ad un
violento lavaggio del cervello affinchè mi fosse inculcata la credenza che la
scienza non può coesistere con qualsiasi tipo di creazione deliberata. Questa
nozione ha dovuto essere dolorosamente abbandonata. Attualmente, non posso
trovare alcun argomento razionale per abbattere la visione che spinge a
convertirsi a Dio. Eravamo soliti avere una mente aperta; ora comprendiamo
che l'unica risposta logica alla vita è la creazione, non un accidentale trascinarsi
alla cieca.122
142
La termodinamica
confuta l'evoluzione
11
La seconda legge della termodinamica, una delle leggi basilari della
fisica, sostiene che in normali condizioni tutti i sistemi abbandonati
a se stessi tendono a divenire disordinati, dispersi e corrotti in
relazione diretta al trascorrere del tempo. Ogni cosa vivente e non vivente
si consuma, si deteriora, decade, si disintegra ed è distrutta. Questa è la
sicura fine che tutti gli esseri dovranno affrontare in un modo o nell'altro
e, secondo tale legge, questo processo inevitabile non ha ritorno.
Tutti lo osservano. Ad esempio, se si abbandona un'automobile nel
deserto, difficilmente la si potrà ritrovare in migliori condizioni dopo
alcuni anni. Al contrario, si vedrà che i pneumatici si sono sgonfiati, i
finestrini sono stati infranti, il telaio si è arrugginito e il motore è
decaduto. Lo stesso processo inevitabile è valido ed anche più rapido per
gli esseri viventi.
La seconda legge della termodinamica rappresenta il mezzo con il
quale questo processo naturale viene definito con equazioni fisiche e
calcoli.
Questa famosa legge è anche nota come "Legge dell'entropia".
L'entropia fornisce una misura del grado di disordine in cui si trovano gli
elementi che costituiscono il sistema. L'entropia di un sistema è
incrementata dal movimento verso uno stato più disordinato, disperso e
non pianificato. Più elevato è il disordine di un sistema, più elevata è la
sua entropia. Tale legge sostiene che l'intero universo inevitabilmente
procede verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato.
La validità della seconda legge della termodinamica è stabilita in
maniera sperimentale e teoretica. I più importanti scienziati
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
contemporanei concordano sul fatto che questa legge avrà un ruolocentrale nel prossimo periodo della storia. Albert Einstein, il più grandescienziato del nostro tempo, disse che è la "legge più importante di tuttala scienza". In proposito, sir Arthur Eddington ha affermato che è la"suprema legge metafisica di tutto l'universo".123
La teoria evoluzionista è avanzata nellatotale ignoranza di questa basilare euniversale legge della fisica. Il meccanismoproposto dall'evoluzione contraddiceradicalmente i suoi principi. Gli evoluzionistisostengono che atomi disordinati, dispersi einorganici e molecole si siano riunitispontaneamente nello stesso periodo in unordine preciso per formare molecoleestremamente complesse quali le proteine, ilDNA, l'RNA; in seguito, questi avrebberogradualmente determinato milioni didifferenti specie viventi con struttureaddirittura più complesse. Inoltre, questoipotetico processo che produce ad ogni passostrutture più pianificate, più ordinate, piùcomplesse e più organizzate, ha presiedutoautonomamente a tale formazione incondizioni naturali. La legge dell'entropiamostra chiaramente che questo processo
cosiddetto naturale contraddice interamente le leggi della fisica.Gli scienziati evoluzionisti sono consapevoli di questo fatto. J. H.
Rush scrive:
Nel complesso corso della sua evoluzione, la vita rivela un notevole contrasto
rispetto alla tendenza espressa nella seconda legge della termodinamica. Mentre
quest'ultima parla di un irreversibile progresso verso una crescente entropia e
disordine, la vita evolve continuamente verso più elevati livelli di ordine.124
144
La legge della
termodinamica
afferma che le
condizioni
naturali
conducono
sempre al
disordine e
alla perdita di
informazione.
La teoria
evoluzionista,
al contrario, è
una fede anti-
scientifica che
contraddice
interamente
questa legge.
Lo studioso evoluzionista Roger Lewin parla dell'empassedell'evoluzione di fronte alla termodinamica in un articolo apparso suScience:
Un problema che i biologi hanno dovuto affrontare è l'apparente contraddizione
rispetto all'evoluzione rappresentata dalla seconda legge della termodinamica. I
sistemi dovrebbero decadere nel corso del tempo, presentando un minore, non
maggiore ordine.125
Un altro scienziato evoluzionista, George Stravropoulos, parladell'impossibilità secondo la termodinamica della spontanea formazionedella vita e confuta la spiegazione dell'esistenza, per leggi naturali, dicomplessi meccanismi viventi nella nota rivista evoluzionista AmericanScientist:
In condizioni ordinarie, nessuna molecola organica complessa potrebbe formarsi
spontaneamente, ma piuttosto disintegrarsi, in accordo alla seconda legge. In
realtà, maggiore è la complessità, maggiore è l'instabilità e maggiore la
sicurezza, presto o tardi, della sua disintegrazione. La fotosintesi e tutti i
processi vitali, e la vita stessa, nonostante il linguaggio confuso o confusionario,
non possono ancora essere compresi in termini di termodinamica o di ogni altra
scienza esatta.126
La seconda legge della termodinamica costituisce, quindi, uninsormontabile ostacolo per lo scenario dell'evoluzione sia in termini discienza che di logica. Incapaci di offrire una consistente spiegazionescientifica che permetta di superare l'ostacolo, gli evoluzionisti possonosolo vincere grazie all'immaginazione. Ad esempio, il famosoevoluzionista Jeremy Rifkin parla della sua speranza che l'evoluzionepossa sopraffare questa legge della fisica grazie a un "potere magico":
La legge dell'entropia sostiene che l'evoluzione disperde l'energia disponibile
complessiva per la vita su questo pianeta. Il nostro concetto di evoluzione è
esattamente l'opposto. Crediamo che l'evoluzione crei sulla terra, con qualche
meccanismo magico, un valore complessivo maggiore e un maggior ordine.127
Queste parole rivelano con grande chiarezza che l'evoluzione èsoltanto una fede dogmatica.
La termodinamica confuta l'evoluzione 145
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Il mito del "sistema aperto"
Minacciati da tutte queste verità, gli evoluzionisti hanno dovuto
cercare rifugio nella distruzione della seconda legge della termodinamica,
affermando che sia valida soltanto per i "sistemi chiusi", in quanto i
"sistemi aperti" esulano dall'ambito di questa legge.
Un "sistema aperto" è un sistema termodinamico nel quale energia e
materia circolano all'interno e all'esterno, a differenza del sistema chiuso
in cui l'energia e la materia iniziali rimangono costanti. Gli evoluzionisti
sostengono che il mondo è un sistema aperto, costantemente esposto al
flusso di energia solare e che, quindi, la legge dell'entropia non si applica
al cosmo nel suo insieme. Asseriscono inoltre che esseri viventi complessi
e ordinati possono essere generati da strutture semplici, disordinate e
inanimate.
Ci troviamo di fronte a un'ovvia distorsione. Il fatto che un sistema
riceva un afflusso di energia non è sufficiente a renderlo ordinato. Sono
necessari meccanismi specifici affinchè l'energia diventi funzionale.
Ad esempio, un'automobile ha bisogno di un motore, di un sistema di
trasmissione e di meccanismi di controllo correlati per convertire l'energia
della benzina in lavoro. Senza tale sistema di conversione, l'automobile
non sarebbe in grado di utilizzare l'energia della benzina.
La stessa cosa capita nella vita. È vero che la vita deriva la sua
energia dal sole. L'energia solare, tuttavia, può essere convertita in
energia chimica soltanto da sistemi di conversione energetica
incredibilmente complessi presenti nelle cose viventi (come la fotosintesi
delle piante e i sistemi digestivi di umani e animali). Nessun essere
vivente può vivere senza un tale sistema; privo di questo, il sole non è
altro che una fonte di energia distruttiva che brucia, inaridisce o fonde.
Come si può vedere, un sistema termodinamico che non presenti tali
meccanismi di conversione non è vantaggioso per l'evoluzione, che sia
aperto o chiuso. Nessuno asserisce che questi meccanismi complessi e
consapevoli possano essere esistiti in natura nelle primigenie condizioni
della terra. In realtà, la vera questione a cui devono rispondere gli
146
evoluzionisti è come possano essere pervenuti autonomamente
all'esistenza complessi meccanismi di conversione dell'energia quali la
fotosintesi, che non possono essere duplicati neppure servendosi delle
moderne tecnologie.
L'influsso dell'energia solare sul mondo non ha effetti tali da imporre
di per se stessa un ordine. Indipendentemente dal grado elevato di
temperatura che possa essere raggiunto, gli amminoacidi resistono
formando legami in sequenze ordinate. La sola energia non è sufficiente a
spingere gli amminoacidi a formare le molto più complesse molecole
proteiche o queste ultime a costituire le ben più composite e organizzate
strutture di organelli cellulari. La fonte reale ed essenziale di questa
organizzazione, ad ogni livello, è un progetto consapevole: in una parola,
la creazione.
Il mito della "auto-organizzazione della materia"
Ben sapendo che la seconda legge della termodinamica rende
impossibile l'evoluzione, alcuni scienziati evoluzionisti, per avallare la
loro teoria, hanno fatto alcuni tentativi speculativi per superare la
distanza che separa le due concezioni. Come al solito, anche questi sforzi
mostrano come la teoria dell'evoluzione si trovi di fronte a un ineludibile
vicolo cieco.
Uno scienziato che si è distinto per i suoi tentativi di coniugare la
termodinamica e l'evoluzione è il belga Ilya Prigogine. Partendo dalla
teoria del caos, questi ha proposto alcune ipotesi secondo cui l'ordine si
forma dal caos. Ha affermato che alcuni sistemi aperti possono descrivere
un decremento nell'entropia dovuto ad un influsso di energia esterna e
che il conseguente "riordinamento" è una prova che "la materia può
organizzare se stessa". Da quel momento, il concetto di "auto-
organizzazione della materia" è divenuto abbastanza popolare tra gli
evoluzionisti e i materialisti. Si comportano come se avessero trovato
un'origine materialistica per la complessità della vita e una soluzione
materialistica al problema della sua origine.
La termodinamica confuta l'evoluzione 147
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
A uno sguardo più acuto, tuttavia, questo argomento si rivela deltutto astratto e, in pratica, un mero wishful thinking. Nasconde, inoltre,un inganno molto semplice, ovvero, la deliberata confusione di duedistinti concetti, "auto-organizzazione" e "auto-ordinamento".128
Ciò può essere chiarito con un esempio. Si immagini una spiaggiacon differenti tipi di pietre di varie dimensioni mischiate tra loro. Quandoun'onda forte si abbatterà sulla spiaggia, potrà apparire un "ordinamento"tra le pietre. L'acqua potrà sollevare quelle di peso simile in pari quantità.Quando l'onda si sarà ritirata, le pietre potranno forse essere stateordinate secondo l'ordine di grandezza, dalle più piccole alle più grandi,in direzione del mare.
Questo è un processo di "auto-ordinamento": la spiaggia è un sistemaaperto e un influsso di energia (l'onda) può esserne la causa. Ma si notianche che lo stesso processo non può erigere un castello di sabbia. Seguardiamo un castello fatto di sabbia, siamo sicuri che qualcuno lo hacostruito. La differenza tra quest'ultimo e le pietre "ordinate" è che ilprimo rappresenta una complessità veramente unica, mentre il secondoinclude solo un ordine ripetitivo. È come una macchina da scrivere checontinui a battere il carattere "aaaaaaaaaaaaa" per centinaia di volte inquanto un oggetto (un influsso di energia) è caduto sulla tastiera.Naturalmente, un tale ordine ripetitivo di "a" non include alcunainformazione e quindi nessuna complessità. È necessaria una mentecosciente per ottenere una sequenza di lettere che includa informazioni.
La stessa cosa avviene quando il vento penetra in una stanza pienadi polvere. Prima di questo influsso, la polvere è sparsa intorno.Allorquando il vento entra, questa si raccoglie agli angoli della stanza. Ciòè un "auto-ordinamento". Ma la polvere non si "auto-organizza" maiautonomamente in modo da creare l'immagine di un uomo sulpavimento.
Questi esempi sono molto simili agli scenari di "auto-organizzazione" degli evoluzionisti. Questi affermano, infatti, che lamateria ha una tendenza ad "auto-organizzarsi", quindi mostrano esempidi auto-ordinamento tentando di confondere i due concetti. Lo steso
148
Prigogine ha parlato di molecole che si auto-ordinano durante l'influsso
di energia. Gli scienziati americani Thaxton, Bradley e Olsen, in un libro
dal titolo "The Mistery of Life's Origin", hanno spiegato questo fatto:
...in ogni situazione i movimenti casuali delle molecole in un fluido sono
spontaneamente sostituiti da un comportamento altamente ordinato. Prigogine,
Eigen e altri hanno suggerito che tale sorta di auto-organizzazione sia
intrinseca nella chimica organica e possa potenzialmente spiegare le
macromolecole altamente complesse essenziali ai sistemi viventi. Ma simili
analogie hanno scarsa rilevanza per la questione dell'origine della vita. Per di
più, non distinguono tra ordine e complessità... La regolarità o l'ordine non
possono servire a immagazzinare l'enorme quantità di informazioni richieste
dai sistemi viventi. È richiesta una struttura irregolare, ma specifica piuttosto
che una ordinata. Ciò rappresenta un grave errore nell'analogia offerta. Non vi
è connessione apparente tra il tipo di ordinamento spontaneo che deriva dal
flusso di energia attraverso tali sistemi e l'opera richiesta per costruire
macromolecole ad intensa informazione aperiodica, quali il DNA e le
proteine.129
In realtà, Prigogine stesso dovette accettare che questi argomenti non
avevano rilevanza per spiegare l'origine della vita. Ha detto:
Il problema dell'ordine biologico implica la transizione dall'attività molecolare
all'ordine supermolecolare della cellula. Questo problema è ben lontano da una
soluzione.130
Perché, allora, gli evoluzionisti continuano ad accettare punti di vista
anti-scientifici quali "l'auto-organizzazione della materia"? Perché
insistono a rifiutare la manifesta intelligenza visibile nei sistemi viventi?
La risposta è la loro fede dogmatica nel materialismo e la credenza che la
materia abbia un misterioso potere di creare la vita. Un professore di
chimica presso l'Università di New York ed esperto in DNA, Robert
Shapiro, descrive la fede degli evoluzionisti e il dogma materialistico che
ne costituisce il fondamento:
Un altro principio evolutivo è quindi necessario per permetterci di superare la
distanza tra le miscele di semplici prodotti chimici naturali e il primo effettivo
La termodinamica confuta l'evoluzione 149
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
replicatore. Questo principio non è stato ancora dettagliatamente descritto o
dimostrato, ma è stato anticipato ed ha ricevuto dei nomi, quali evoluzione
chimica e auto-organizzazione della materia. L'esistenza del principio è tenuta
per certa nella filosofia del materialismo dialettico, come dimostra la sua
applicazione alle origini della vita da parte di Alexander Oparin.131
Tutto questo chiarisce come l'evoluzione sia un dogma contrario allescienza empirica e che l'origine degli esseri viventi possa essere spiegatasoltanto per l'intervento di un potere soprannaturale. Questo poteresoprannaturale è la potenza di Allah, il Quale ha creato l'intero universodal nulla. La scienza ha provato che l'evoluzione è impossibile per quantoconcerne la termodinamica e che l'esistenza della vita non ha altraspiegazione se non la Creazione.
150
Progetto e coincidenza
12
Nel capitolo precedente, abbiamo osservato l'impossibilità della
formazione coincidentale della vita. Consideriamo valide,
ancora per un momento, tali impossibilità. Supponiamo che
milioni di anni fa una cellula si sia formata avendo acquisito tutto quanto
necessario a "pervenire alla vita". Giunti a questo punto, l'evoluzione
crolla di nuovo. In quanto, anche se questa cellula fosse sopravvissuta per
un certo periodo, sarebbe infine dovuta morire. Dopo la sua fine, niente
sarebbe rimasto e tutto sarebbe tornato al punto di partenza. Questo si
spiega perché la prima cellula vivente, mancando di ogni informazione
genetica, non sarebbe stata in grado di riprodursi e di dare avvio a una
nuova generazione. La vita sarebbe finita con la sua morte.
Il sistema genetico non è compreso soltanto nel DNA. Nello stesso
ambiente dovrebbero esistere anche gli enzimi, per leggere il codice nel
DNA; l'RNA messaggero, prodotto dopo la lettura di questi codici; un
ribosoma sul quale l'RNA messaggero dovrà montare in accordo a tale
codice e assicurarsi per la produzione; l'RNA transfer per trasferire gli
amminoacidi al ribosoma per essere utilizzati nella produzione; numerosi
enzimi estremamente complessi per condurre a termine numerosi
processi intermedi. Un tale ambiente non può esistere se non in un una
condizione totalmente isolata e completamente controllata come la
cellula, dove esistono tutti le materie prime e le risorse di energia.
Di conseguenza, la materia organica si può auto-riprodurre solo
come cellula interamente sviluppata, provvista di tutti i suoi organelli e in
ambiente appropriato in cui possa sopravvivere, scambiare materiali e
trarre energia da quanto la circonda. Ciò indica che la prima cellula venne
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
formata "all'improvviso" con la sua struttura incredibilmente complessa.Così, se una struttura complessa pervenne all'esistenza
d'improvviso, cosa ne consegue?Lasciateci porre la domanda sotto forma d'esempio. Paragoniamo la
cellula, in termini di complessità, ad un'automobile ad alta tecnologia. (Inrealtà, la cellula comprende un sistema molto più complesso e sviluppatodi quello di un'automobile con il suo motore e tutti i suoiequipaggiamenti tecnici.) Poniamo ora la domanda: "Che cosa penserestese nel corso di un'escursione nel cuore di una fitta foresta incontrastel'ultimo modello di automobile tra gli alberi? Pensereste che vari elementinella foresta si siano casualmente riuniti nel corso di milioni di anni eabbiano prodotto un tale veicolo? Tutti i materiali grezzi che costituisconol'automobile si ottengono da ferro, plastica, gomma, terra o da lorosottoprodotti: questa constatazione vi porterebbe a pensare che questi sisiano sintetizzati "per caso" e riunitisi abbiano costruito tale macchina?".
Senza dubbio, un uomo sano di mente capirebbe che questa è ilrisultato di un progetto consapevole e si stupirebbe di trovareun'automobile nel mezzo di una giungla. La repentina apparizione di unastruttura complessa in forma completa mostra che è stata creata da unagente conscio. Un sistema complesso come la cellula è stato certamentecreato da una volontà e da una sapienza superiore. In altre parole, èpervenuta all'esistenza come creazione di Allah.
Con il credere che il puro caso possa produrre disegni perfetti, glievoluzionisti oltrepassano i confini della ragione e della scienza. Unadelle indiscusse autorità in questo campo è il famoso zoologo francesePierre Grassé, l'ex presidente dell'Accademia Francese delle Scienze.Sebbene sia un materialista, Grassé riconosce tuttavia l'incapacità dellateoria darvinista di spiegare la vita e scrive riguardo alla logica della"coincidenza", vera essenza del darvinismo:
L'opportuna apparizione di mutazioni che permettono agli animali e alle piante
di soddisfare le loro necessità è difficile da credere. La teoria darvinista,
nondimeno, è anche più esigente nel domandare: una singola pianta, un singolo
animale richiederebbero migliaia e migliaia di eventi appropriati e fortunati.
152
Così i miracoli diventerebbero la norma: eventi con una infinitesimale
probabilità non mancherebbero di accadere... Non esiste una legge che vieti
di sognare a occhi aperti, ma la scienza non può indulgervi.132
Grassè riassume ciò che il concetto di "coincidenza" rappresenta per
gli evoluzionisti: "...il caso diventa una sorta di provvidenza, che, sotto
la copertura dell'ateismo, non è nominato ma è segretamente
adorato."133
Il fallimento logico degli evoluzionisti è una conseguenza della loro
gelosa custodia del concetto di coincidenza. Nel Corano, è scritto che
coloro i quali adorano gli esseri piuttosto che Allah sono privi di
intendimento:
Hanno cuori che non comprendono, occhi che non vedono e orecchi
che non sentono, sono come bestiame, anzi ancor peggio. Questi sono
gli incuranti. (Surat al-Araf : 179)
La formula darviniana
Oltre a tutte le prove tecniche che abbiamo trattato, analizziamo ora
la superstizione degli evoluzionisti con un esempio talmente semplice da
poter essere compreso anche dai bambini.
La teoria evoluzionista sostiene che la vita è stata formata dal caso.
Secondo tale pensiero, atomi inorganici e inconsci si sarebbero uniti per
formare la cellula e quindi altri esseri viventi, tra cui l'uomo. Prestiamo
attenzione a questo fatto. Se mettiamo insieme gli elementi che
costituiscono i mattoni della vita, come il carbonio, il fosforo, l'azoto e il
potassio, otteniamo solo un ammasso. Indipendentemente dal
trattamento a cui verrà sottoposto, questo mucchio atomico non potrà
formare neppure un singolo essere vivente. A questo proposito, lasciateci
condurre un esperimento ed esaminare, a nome degli evoluzionisti, ciò
che essi intendono realmente, senza pronunciarlo a voce alta, con il
termine "formula darviniana":
Supponiamo che gli evoluzionisti pongano in enormi barili una gran
quantità di materiali presenti nella composizione degli esseri viventi,
Progetto e coincidenza 153
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
come il fosforo, l'azoto, il carbonio l'ossigeno, il ferro e il magnesio. Viaggiungano, quindi, qualsiasi materiale non esistente in condizioninaturali e da essi ritenuto necessario. Vi mescolino poi, a loro arbitrio, laquantità di amminoacidi –che non hanno la possibilità di formarsinaturalmente– e di proteine –una qualsiasi delle quali ha una probabilitàdi formazione pari a 10-950– che più ritengano opportuna. Espongano poiquesta mistura al grado di temperatura e di umidità considerato ideale.La agitino quindi con qualsivoglia dispositivo tecnologicamenteall'avanguardia. La circondino con i più noti scienziati. Permettano aquesti scienziati di aspettare a turno intorno a questi barili per bilioni oanche trilioni di anni. Gli lascino la facoltà di servirsi di tutti i tipi dicondizioni che essi riterranno necessarie alla formazione umana.Indipendentemente da ciò che faranno, non potranno produrre neppureun umano, dice un professore che esamina la sua struttura cellulare conun microscopio elettronico. Non possono produrre giraffe, leoni, api,canarini, cavalli, delfini, rose, orchidee, gigli, garofani, banane, arance,mele, datteri, pomodori, meloni, cocomeri, fichi, olive, uva, pesche,pavoni, fagiani, farfalle multicolori o milioni di altri esseri viventi comequesti. Anzi, non potranno ottenere neppure una cellula.
In breve, gli atomi inconsci, riunendosi insieme, non possonoformare una cellula. Non possono prendere una nuova decisione edividere questa cellula in due, quindi scegliere altrimenti e creare iprofessori che primi hanno inventato il microscopio elettronico edesaminare le loro cellule sotto quel microscopio. La materia è una massainconscia e inanimata, che perviene alla vita grazie alla superioreCreazione di Allah.
La teoria evoluzionista, che afferma l'opposto, è una falsità assolutacompletamente contraria alla ragione. Il seppur minimoapprofondimento di tali asserzioni svela questa realtà, come nell'esempioprecedente.
154
La tecnologia nell'occhio e nell'orecchio
Un altro fatto che rimane insoluto da parte della teoria evoluzionista
è l'eccellente qualità della percezione nell'occhio e nell'orecchio.
Prima di dedicarci allo studio dell'occhio, lasciateci brevemente
rispondere alla domanda su "come vediamo". I raggi di luce provenienti
da un oggetto raggiungono in maniera opposta la retina dell'occhio, dove
vengono trasmessi dalle cellule in forma di segnali elettrici; pervengono
quindi a un piccolo punto situato nella parte posteriore del cervello detto
centro della visione. Questi segnali elettrici sono percepiti in questo centro
del cervello come immagini dopo una serie di processi. Dopo questa
breve esposizione tecnica, cerchiamo di avviare alcune considerazioni.
Il cervello è isolato dalla luce. Ciò significa che il suo interno è oscuro
e la luce non raggiunge il luogo dove è situato. Il posto detto centro della
visione potrebbe essere anche il luogo più oscuro che si conosca. In questa
completa oscurità, tuttavia, si osserva un mondo luminoso e brillante.
L'immagine formatasi nell'occhio è così netta e distinta che neppure
la tecnologia del XX secolo è stata in grado di riprodurla. Ad esempio,
osservate il libro che state leggendo, le mani con cui lo sostenete, alzate
quindi la testa e guardatevi intorno. Avete mai visto in qualsiasi altro
posto immagini così nitide e chiare come queste? Neppure lo schermo
televisivo più avanzato prodotto dalla ditta più importante al mondo in
questo settore può offrire un'immagine così netta. Per più di cento anni,
migliaia di ingegneri hanno tentato di ottenere simile nitidezza. Mezzi
ingenti vennero stanziati, ricerche furono condotte e progetti e disegni
stilati a questo fine. Ancora, guardate lo schermo televisivo e il libro che
avete in mano. Vedrete che c'è una grande differenza per distinzione e
nettezza. Lo schermo televisivo, inoltre, mostra soltanto un'immagine
bidimensionale, mentre l'occhio coglie una prospettiva tridimensionale in
profondità. Osservando attentamente, si potrà notare un'indistinzione
nella televisione che non si ritrova nella visione umana.
Per molti anni, decine di migliaia di ingegneri hanno tentato di
creare una televisione tridimensionale, al fine di raggiungere la qualità
Progetto e coincidenza 155
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
visiva dell'occhio. Ciò che hanno ottenuto ha richiesto, tuttavia, l'uso di
occhiali per ottenere l'effetto desiderato e senza evitare l'artificiosità
dell'immagine. Lo sfondo risulta molto indistinto, mentre il primo piano
pare cartaceo. Non è mai stato possibile riprodurre una visione chiara e
nitida come quella dell'occhio. Nella telecamera e nella televisione, la
qualità dell'immagine ne perde.
Gli evoluzionisti affermano che tale meccanismo si è formato
casualmente. Ora, se qualcuno vi dicesse che la vostra televisione si è
costituita accidentalmente, che tutti i suoi atomi si sono riuniti e hanno
foggiato tale congegno per riprodurre le immagini, che cosa pensereste?
Come è possibile che gli atomi facciano ciò che migliaia di uomini non
sono in grado di realizzare?
Per circa un secolo, migliaia di ingegneri hanno svolto ricerche e si
sono impegnati in laboratori ad alta tecnologia e in grandi complessi
industriali servendosi dei macchinari più sofisticati, ma non sono riusciti
156
Quando paragoniamo l'occhio el'orecchio a una videocamera e aun registratore vediamo che i nostriogani sono molto più complessi,funzionali e perfetti rispetto aquesti prodotti tecnologici.
a produrre più di questo.Se un dispositivo che produce un'immagine più primitiva di quella
dell'occhio non è stato formato dal caso, è allora evidente che neppurel'occhio né l'immagine percepita possono avere tale origine. Questorichiede un piano e un progetto molto più dettagliato e avveduto rispettoa quello della televisione. Il piano e il progetto di un'immagine cosìdistinta e nitida appartiene ad Allah, Che ha potere su tutte le cose.
La stessa considerazione si applica all'orecchio. L'orecchio esternoraccoglie i suoni per mezzo del padiglione auricolare e li dirige versol'orecchio medio; questo trasmette le vibrazioni sonore intensificandole;l'orecchio interno le invia quindi verso il cervello traducendole in segnalielettrici. Come per l'occhio, l'atto di udire finisce nel centro auditivo nelcervello.
Quanto si è detto per l'occhio vale anche per l'orecchio. Ovvero, ilcervello è completamente isolato dal suono e non vi permette neppurel'accesso. Di conseguenza, indipendentemente dalla rumorosità esterna,l'interno è completamente silenzioso. Nondimeno, i suoni più fievolivengono percepiti nel cervello. In esso, si ascoltano le sinfoniedell'orchestra e tutti i rumori di un luogo affollato. Se il livello del suononel cervello, tuttavia, fosse misurato in quel momento da uno strumentopreciso, si constaterebbe un silenzio assoluto.
Facciamo un paragone tra l'alta qualità e la superiore tecnologiapresenti nell'orecchio e nel cervello con i prodotti degli esseri umani.Come nel caso delle immagini, decenni di sforzi sono stati spesi neltentativo di generare e riprodurre un suono fedele all'originale. Il risultatosono gli audioregistratori, i sistemi ad alta fedeltà e i sistemi per inviaresuoni. Nonostante tutta questa tecnologia e le migliaia di ingegneri edesperti che si sono applicati a questo fine, non è stato ancora ottenutoalcun suono che presenti la stessa chiarezza e precisione di quellopercepito dall'orecchio. Si pensi ai sistemi HI-FI di più elevata qualitàprodotti dalle maggiori compagnie dell'industria musicale. Anche insimili congegni, quando si registra un suono buona parte viene perduta;oppure si percepiscono dei fruscii prima che la musica abbia inizio.
Progetto e coincidenza 157
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Nondimeno, i suoni che sono il prodotto della tecnologia del corpoumano sono estremamente nitidi e chiari. Un orecchio umano nonpercepisce mai un suono accompagnato da fruscii o da disturbiatmosferici come un HI-FI, lo coglie esattamente come è. Così è stato sindalla creazione dell'uomo.
La tecnologia nel nostro corpo è molto superiore a quella prodottadal genere umano utilizzando le informazioni accumulate, l'esperienza ele opportunità. Nessuno direbbe che un HI-FI o una videocamerapervennero all'esistenza come risultato del caso. Perciò, come è possibileaffermare che le tecnologie presenti nel corpo umano, che sono superiorialle altre, siano apparse a seguito di una catena di coincidenze dettaevoluzione?
È evidente che l'occhio, l'orecchio, e tutte le altre parti del corpoumano sono il prodotto di una creazione veramente superiore. Questesono cristalline indicazioni dell'unica e indiscutibile creazione di Allah,della Sua eterna conoscenza e potenza.
La ragione per cui menzioniamo specificamente i sensi dell'udito edella vista è per sottolineare l'incapacità degli evoluzionisti di capire unaprova della creazione talmente evidente. Se si chiedesse a unevoluzionista di spiegare come è possibile che un progetto e unatecnologia talmente perfetti quali l'occhio e l'orecchio abbiano potutosvilupparsi per azione del caso, si vedrebbe che egli non sarebbe in gradodi fornire alcuna risposta logica o ragionevole. Anche Darwin, in unalettera inviata ad Asa Gray il 3 ottobre 1860, scrisse che "il pensierodell'occhio mi agghiaccia", confessando la disperazione deglievoluzionisti di fronte all'eccellente progetto degli esseri viventi.134
158
Le affermazioni degli
evoluzionisti e la realtà
13
Nei capitoli precedenti, abbiamo constatato la mancanza di
validità della teoria dell'evoluzione sulla base delle prove fornite
dai fossili e dal punto di vista della biologia molecolare. In
questo capitolo, analizzeremo una serie di fenomeni biologici e di concetti
avanzati come prove teoretiche dagli evoluzionisti. Questi argomenti sono
particolarmente importanti in quanto mostrano come non esista alcuna
scoperta scientifica che avalli l'evoluzione, se non la distorsione e
dell'inganno.
Variazioni e specie
Variazione, un termine usato in genetica, si riferisce a un evento
genetico che provoca, in individui appartenenti a determinati gruppi o in
alcune specie, la presenza di caratteristiche diverse rispetto agli altri. Ad
esempio, tutta la popolazione della terra reca fondamentalmente le stesse
informazioni genetiche, tuttavia alcuni presentano occhi allungati, altri i
capelli rossi, alcuni hanno il naso lungo, altri sono di statura modesta,
secondo il grado di variazione potenziale dell'informazione genetica.
Gli evoluzionisti affermano che le variazioni all'interno della specie
rappresentano una prova a sostegno della loro teoria. Nondimeno, le
variazioni non costituiscono una prova per l'evoluzione in quanto non
sono altro che il risultato di differenti combinazioni di informazioni
genetiche già esistenti a cui non aggiungono alcuna nuova
caratteristica.
Le variazioni avvengono sempre entro i limiti dell'informazione
genetica. Tale limite, in genetica, è detto "pool genetico", o "fondo comune
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
di geni". Tutte le caratteristiche presenti nel pool genetico di una specie
possono apparire in vari modi per variazione. Per esempio, a seguito
della variazione, potrebbero comparire, in una specie rettile, varietà che
presentano una coda più o meno lunga o zampe più corte, in quanto
queste caratteristiche sono entrambe presenti nel pool genetico dei rettili.
Nondimeno, le variazioni non trasformano questi ultimi in uccelli
aggiungendovi le ali o le penne o mutando il loro metabolismo. Un tale
cambiamento richiede un incremento delle informazioni genetiche degli
esseri viventi, che non è assolutamente possibile nelle variazioni.
Darwin non era consapevole di questo fatto quando formulò la sua
teoria. Egli credette che non vi fossero limiti alle variazioni. In un articolo
scritto nel 1844 afferma: "Molti autori sostengono che esista un limite
alle variazioni in natura, benché io non sia in grado di scoprire un
singolo fatto sul quale questa fede è fondata".135 Ne L'origine della specie
cita diversi esempi di variazioni come prove fondamentali a sostegno
della sua teoria.
Ad esempio, secondo Darwin, gli allevatori di animali che
accoppiavano diverse varietà di bovini per ottenere nuove varietà che
producessero più latte, erano destinati infine a trasformarle in specie
160
Nelle Origini, Darwin ha confuso due
concetti: la variazione all'interno di una
specie e l'apparizione di una nuova
specie. Darwin, per esempio, osservando
le varietà di cani pensò che un giorno
una di esse si sarebbe trasformata in una
specie diversa. Ancora oggi gli
evoluzionisti tentano di presentare tali
variazioni come un'evoluzione, sebbene
proprio il contrario sia una realtà
scientifica. Indipendentemente dal
numero di varietà esistenti in natura
all'interno della specie cane, o allevate
dall'uomo, questi rimarranno sempre
cani. Nessuna specie si trasformerà in
un'altra.
LA VARIAZIONE ALL'INTERNO DELLA SPECIENON SIGNIFICA EVOLUZIONE
differenti. La nozione darviniana di "variazione illimitata" è espressa con
maggior chiarezza in un brano tratto da L'origine della specie:
Non vedrei nessuna difficoltà che una razza di orsi per effetto della selezione
naturale potesse diventare sempre più acquatica per struttura ed abitudini, con
la bocca sempre più larga, fino a dar luogo ad un essere mostruoso come la
balena.136
La ragione per cui Darwin ha citato un simile esempio deve essere
ricondotta alla primitiva comprensione della scienza a lui
contemporanea. Da allora, la scienza ha postulato il principio di "stabilità
genetica" (omeostasi genetica) basata sui risultati degli esperimenti
condotti su esseri viventi. Questo principio sostiene che tutti i tentativi di
accoppiamento fatti per produrre nuove variazioni si sono rivelati
inconcludenti e che esistono rigide barriere tra le differenti specie di
esseri viventi. Ciò significa che fu assolutamente impossibile agli
allevatori di animali di trasformare il bestiame in specie differenti
accoppiando diverse variazioni come postulato da Darwin.
Norman Macbeth, che ha confutato il darvinismo nel suo libro
Darwin Retried, scrive:
Le affermazioni degli evoluzionisti e la realtà 161
LE BALENE SI SONO EVOLUTE DAGLI ORSI?Ne L'origine della specie, Darwin afferma che le balene si sono evolute da alcuni orsi i qualitentavano di nuotare! Darwin suppose erroneamente che le possibilità di variazioneall'interno di una specie fossero illimitate. La scienza del XX secolo ha dimostrato che loscenario evoluzionistico è del tutto immaginario.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Il cuore del problema è se gli esseri viventi siano veramente variati
illimitatamente... Le specie appaiono stabili. Tutti hanno sentito di allevatori
delusi che hanno condotto il loro lavoro fino a un certo punto, per vedere poi gli
animali o le piante tornare al punto da dove erano partiti. Nonostante gli
strenui tentativi nel corso di due o tre secoli, non è mai stato possibile produrre
una rosa blu o un tulipano nero.137
Luther Burbank, considerato l'allevatore più competente di tutti i
tempi, esprime questo fatto quando afferma che "vi sono dei limiti allo
sviluppo possibile, e questi obbediscono a una legge".138 Affrontando
questo argomento, lo scienziato danese W. L. Johannsen ha commentato:
Le variazioni enfatizzate da Darwin e Wallace non possono essere
selettivamente spinte oltre un certo limite, in quanto tale variabilità non
contiene il segreto della "partenza indefinita".139
Le pretese evoluzioniste sulla resistenza
agli antibiotici e l'immunità
Gli evoluzionisti sostengono che la resistenza sviluppata dai batteri
contro gli antibiotici e da alcuni insetti nei confronti del DDT costituisca
una prova a favore della loro teoria. Li ritengono esempi di resistenza
acquisita e d' immunità provocati dalle mutazioni avvenute negli esseri
viventi esposti a queste sostanze.
Sia nel caso dei batteri che degli insetti queste caratteristiche non
furono successivamente acquisite contro il DDT e gli antibiotici in seguito
a mutazioni. Alcune variazioni di questi esseri viventi possedevano
queste caratteristiche già prima che l'intera popolazione fosse soggetta a
queste sostanze. Scientific American, per quanto sia una rivista
completamente evoluzionista, ammette nel numero di marzo 1998:
Molti batteri possedevano una resistenza genetica anche prima che
entrassero nell'uso gli antibiotici commerciali. Gli scienziati non
conoscono esattamente la ragione per cui questi geni si siano evoluti e siano
stati mantenuti.140
162
L'informazione genetica che fornisce la resistenza, esistita prima
dell'esposizione agli antibiotici, non può essere spiegata dagli
evoluzionisti, rivelando la falsità della loro teoria.
Il fatto che la resistenza ai batteri fosse presente prima della scoperta
degli antibiotici è ammesso anche dal Medical Tribune, un'importante
rivista scientifica, nel numero del 29 dicembre 1998. L'articolo tratta un
evento interessante: durante uno studio condotto nel 1986, vennero
scoperti i corpi preservati nel ghiaccio di alcuni marinai morti di malattia
durante una spedizione polare nel 1845. Si rinvennero alcuni tipi di batteri
comuni nel XIX secolo, i quali vennero analizzati; con grande sorpresa, i
ricercatori scoprirono che questi erano resistenti a molti moderni
antibiotici sviluppati soltanto nel corso del XX secolo.141
È ben noto nei circoli medici che tale sorta di resistenza fosse
presente in molte popolazioni di batteri prima della scoperta della
penicillina. È, quindi, del tutto falso sostenere che la resistenza dei batteri
costituisca uno sviluppo evolutivo. Com'è, dunque, avvenuto il processo
della cosiddetta "acquisizione batterica di immunità"?
La resistenza dei batteri agli antibiotici
I batteri presentano numerose variazioni all'interno dei loro tipi.
Alcune di queste contengono le informazioni genetiche per resistere a
differenti droghe, prodotti chimici e altre sostanze. Quando i batteri come
gruppo sono esposti a un certo tipo di droga, quelli che non sono ad essa
resistenti vengono distrutti, mentre gli altri sopravvivono e hanno
maggiore possibilità di riprodursi. I batteri non resistenti scompaiono
presto dalla popolazione e vengono rimpiazzati dagli altri, i quali si
riproducono con rapidità. Si costituisce, infine, una colonia batterica
formata unicamente di individui resistenti a quel particolare antibiotico,
che, da quel momento, diventa inefficace contro tale tipo. Il punto cruciale
è che i batteri rimangono gli stessi e la specie rimane la stessa.
È importante notare, a questo punto, che, contrariamente a quanto
affermato dagli evoluzionisti, non avviene alcun processo evolutivo in cui
Le affermazioni degli evoluzionisti e la realtà 163
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
i batteri mutino e si trasformino in discendenze di batteri resistenti a
causa dell'esposizione agli antibiotici, acquisendo così una nuova
informazione genetica. Ciò che si verifica è soltanto un'eliminazione di
particolari variazioni batteriche dalla popolazione, le quali erano co-
esistite sin dai primordi. Questo non determina l'emergere di una nuova
specie di batteri: non è "evoluzione". Al contrario, una o più delle
variazioni esistenti scompaiono, che è esattamente il processo opposto,
dal momento che l'informazione genetica è andata perduta.
Immunità degli insetti al DDT
Un altro fatto che gli evoluzionisti tentano di distorcere al fine di
trasformarlo in prova a loro sostegno è l'immunità al DDT
"apparentemente" acquisita dagli insetti, che abbiamo menzionato al
principio del capitolo. Tale immunità si sviluppa in modo analogo alla
resistenza batterica agli antibiotici. Non si può in alcun modo dire che
l'immunità al DDT sia stata "acquisita" dai membri della popolazione di
insetti. Alcuni di essi erano già immuni al DDT. Dopo la scoperta di
questo prodotto, gli insetti che vi erano stati esposti ma che non
disponevano dell'immunità furono eliminati dalla popolazione, ovvero, si
estinsero. Coloro che erano immuni, e che erano dapprincipio una
minoranza, aumentarono nel corso del tempo. L'intera specie di insetti
divenne, infine, una popolazione i cui membri erano del tutto immuni.
Quando ciò avvenne, il DDT cessò di essere effettivo contro di essi. A tale
fenomeno si fa solitamente, sebbene erroneamente, riferimento con il
termine "acquisizione dell'immunità al DDT da parte degli insetti".
Il biologo evoluzionista Francisco Ayala ammette questa realtà
quando scrive che "le varianti genetiche richieste per la resistenza ai più
diversi tipi di pesticidi erano apparentemente presenti in ognuna delle
popolazioni esposte a questi composti creati dall'uomo".142
Ben consapevoli che la maggioranza della gente non ha avuto alcuna
opportunità di compiere studi di microbiologia, gli evoluzionisti si
valgono dell'inganno allorquando affrontano l'argomento dell'immunità e
164
della resistenza. Utilizzano spesso questi esempi come prove inconfutabili
dell'evoluzione. Come dovrebbe essere ora chiaro, né la resistenza dei
batteri agli antibiotici né l'immunità degli insetti al DDT offre una prova
per l'evoluzione, bensì dei buoni esempi dei metodi di distorsione e di
inganno a cui gli evoluzionisti sono ricorsi per giustificare la loro teoria.
La falsità degli organi rudimentali
Per lungo tempo, il concetto di "organi rudimentali" apparve
frequentemente nella letteratura evoluzionista come "prova"
dell'evoluzione. Venne, infine, messo a riposo quando fu dimostrata la
sua invalidità. Molti evoluzionisti, tuttavia, vi credono ancora e qualcuno
tenta talvolta di proporre gli "organi rudimentali" come valida
giustificazione della sua teoria.
Tale nozione fu avanzata per la prima volta un secolo fa. Come
direbbero gli evoluzionisti, sono esistiti nei corpi di alcune creature un
numero di organi non funzionali. Questi organi erano stati ereditati dai
progenitori ed erano gradualmente divenuti rudimentali a seguito del
mancato uso. L'intera ipotesi è alquanto anti-scientifica ed è interamente
fondata su una conoscenza insufficiente. Questi "organi non funzionali"
erano in realtà organi le cui "funzioni non erano ancora state scoperte".
Ciò è confermato dal graduale, seppur sostanziale, decremento della
lunga lista di organi rudimentali citati dagli evoluzionisti. S. R. Scadding,
per quanto evoluzionista, confermò la validità di questo fatto in un
articolo dal titolo "Possono gli organi rudimentali costituire una prova
dell'evoluzione?" pubblicato su Evolutionary Theory:
Dal momento che non è possibile identificare senza ambiguità strutture inutili
e dal momento che la struttura dell'argomento utilizzata non è scientificamente
valida, concludo che "gli organi rudimentali non forniscono alcuna
prova speciale per la teoria dell'evoluzione.143
La lista di organi rudimentali compilata dall'anatomista tedesco R.
Wiedersheim nel 1895 comprese approssimativamente 100 organi, inclusi
l'appendice e il coccige. Grazie ai progressi della scienza, venne scoperto
Le affermazioni degli evoluzionisti e la realtà 165
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
che tutti gli organi inclusi nella lista diWiedersheim avevano in realtà funzioni moltoimportanti per il corpo. Ad esempio, si scoprì chel'appendice, che si supponeva fosse un organorudimentale, era in realtà un organo linfatico checombatteva le infezioni del corpo. Questo fattovenne chiarito nel 1997: "Altri organi corporei etessuti – il timo, il fegato, la milza, l'appendice, ilmidollo osseo e piccoli cumuli di tessuti linfaticicome le tonsille in gola e le placche di Peyernell'intestino tenue– fanno parte del sistemalinfatico. Anch'essi aiutano il corpo nella lottacontro le infezioni."144
Venne, inoltre, scoperto che le tonsille, cheerano state incluse nella lista, svolgevano un ruolosignificativo nel proteggere la gola contro leinfezioni, in particolare fino all'adolescenza. Si è anche compreso che ilcoccige, all'estremità della colonna vertebrale, sostiene le ossa attorno albacino ed è il punto di convergenza di alcuni piccoli muscoli. Negli annisuccessivi, si scoprì che il timo stimolava il sistema immunitario nel corpoumano attivando le cellule T; che la ghiandola pineale era incaricata dellasecrezione di alcuni ormoni importanti; che la ghiandola tiroideaprovvedeva alla solida crescita dei neonati e dei bambini; che laghiandola pituitaria controllava il corretto funzionamento di molteghiandole ormonali. Tutti questi erano un tempo considerati "organirudimentali". La plica semilunare nell'occhio, che Darwin considerò unorgano rudimentale, svolge in realtà il compito di pulire e lubrificare ilglobo oculare.
Quanto affermato dagli evoluzionisti riguardo agli organirudimentali conteneva un grave errore logico. Come si è detto, essiaffermavano che tali organi erano stati ereditati dai progenitori. Moltiorgani "rudimentali" non erano, tuttavia, presenti in quelle specie viventiche si consideravano gli antenati degli esseri umani! Ad esempio,
166
Tutte gli esempi diorgani rudimentali sonostati smentiti nel corsodel tempo. È il casodella plica semilunaredell'occhio, menzionatanelle Origini comestruttura rudimentale,della quale ai nostrigiorni è statadimostrata la completafunzionalità,sconosciuta al tempo diDarwin. Questo organolubrifica il globooculare.
l'appendice non esiste in alcune specie di scimmie. Il noto biologo H.
Enoch, che mise in dubbio la suddetta teoria, evidenziò l'errore logico in
essa insito con le seguenti parole:
Le scimmie possiedono un'appendice, mentre non è così per i loro parenti meno
diretti, le scimmie inferiori; appare di nuovo tra i mammiferi quali l'opossum.
Come possono spiegare tutto ciò gli evoluzionisti?145
Semplicemente, lo scenario degli organi rudimentali avanzato dagli
evoluzionisti contiene una moltitudine di seri errori di logica ed è stato
scientificamente confutato. Non esiste alcun organo rudimentale ereditato
nel corpo umano, dal momento che gli esseri umani non si sono evoluti
da altre creature per azione del caso ma furono creati nella loro attuale,
completa e perfetta forma.
Il mito dell'omologia
Le somiglianze strutturali tra specie differenti sono dette in biologia
"omologie". Gli evoluzionisti tentano di presentare tali somiglianze come
prove della teoria in cui credono.
Darwin pensava che le creature con organi similari (omologhi)
avessero una reciproca relazione evolutiva e che tali organi dovessero
costituire l'eredità di un comune antenato. Secondo questo assunto, sia il
piccione che l'aquila avevano ali; quindi, i piccioni, le aquile, e tutti gli
altri uccelli provvisti di ali si supponeva che si fossero evoluti da un
comune antenato.
L'omologia è una tesi ingannevole avanzata senza il supporto di
alcuna prova, se non quella di un'apparente somiglianza fisica. Questo
argomento non è mai stato verificato neppure da una singola scoperta
concreta fin dai tempi di Darwin. In nessuno strato geologico si è mai
rinvenuto un fossile dell'immaginario antenato comune delle creature con
strutture omologhe. Inoltre, ciò che segue appaleserà il fatto che
l'omologia non fornisce alcuna prova all'evoluzione.
1. È possibile riscontrare organi omologhi in creature di specie
completamente differenti, tra cui gli evoluzionisti non sono in grado di
Le affermazioni degli evoluzionisti e la realtà 167
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
stabilire alcuna sorta di relazioni evolutive.
2. I codici genetici di alcune creature che presentano organi omologhi
sono completamente diversi tra loro.
3. Gli sviluppi embriologici di organi omologhi in creature diverse
sono del tutto diffferenti.
Esaminiamo ora, singolarmente, ognuno di questi punti.
Organi similari in specie viventi completamente differenti
Esiste un certo numero di organi omologhi in comune tra specie
differenti, tra le quali gli evoluzionisti non sono in grado di stabilire alcun
tipo di relazione evolutiva. Le ali ne sono un esempio. Oltre agli uccelli,
anche dei mammiferi come i pipistrelli ne sono provvisti, degli insetti e
alcuni dinosauri, che sono dei rettili estinti. Neppure gli evoluzionisti
stabiliscono una relazione o una parentela tra queste quattro differenti
classi di animali.
Un altro esempio sorprendente è l'incredibile somiglianza e
similarità strutturale osservata negli occhi di creature differenti. Ad
esempio, il polpo e l'uomo sono due specie estremamente differenti, tra
cui è impossibile qualsiasi tipo di relazione evolutiva, tuttavia gli occhi di
entrambi sono molto simili in termini di struttura e funzione. Neppure gli
evoluzionisti pretendono che vi sia un antenato comune tra le due specie
sebbene presentino tale similarità. Questo e numerosi altri esempi
confutano scientificamente l'asserzione che "organi omologhi provano
che le specie viventi si sono evolute da un antenato comune".
In realtà, gli organi omologhi dovrebbero essere fonte di grave
imbarazzo per gli evoluzionisti. Le confessioni del noto evoluzionista
Frank Salisbury, che rivelano come specie estremamente differenti
presentino occhi simili, sottolineano l'impasse dell'omologia:
Anche qualcosa di talmente complesso come l'occhio è apparso parecchie
volte; ad esempio nei calamari, nei vertebrati e negli artropodi. È già
abbastanza difficile render conto dell'origine di ciò una sola volta, ma il
pensiero di doverlo ripetere più volte,in accordo alla moderna teoria
sintetica, mi provoca un giramento di testa.146
168
L'impasse genetica e embriologica dell'omologia
Affinché la teoria evoluzionista sull'omologia possa essere presa sulserio, gli organi simili (omologhi) nelle differenti creature dovrebberopresentare un simile (omologo) codice del DNA. Tuttavia, non è così. Inmolti casi la codificazione genetica è molto differente. Inoltre, codicigenetici simili nel DNA di creature differenti sono spesso associati aorgani completamente differenti.
Michael Denton, un professore australiano di biochimica, descrivenel suo libro Evolution: A Theory in Crisis il vicolo cieco che incontra l'inter-pretazione evoluzionista dell'omologia: "Le strutture omologhe sonospesso contraddistinte da sistemi genetici non omologhi e il concetto diomologia può essere raramente esteso all'embriologia."147
Per poter sostenere la validità della teoria dell'omologia, lo sviluppoembriologico (gli stadi di sviluppo nell'uovo o nell'utero materno) dellespecie con organi omologhi dovrebbe presentare un parallelismoreciproco. In realtà, lo sviluppo embriologico di tali organi ècompletamente differente per ogni specie vivente.
Per concludere, si può affermare che la ricerca genetica eembriologica ha definitivamente confutato la definizione di Darwin che ilconcetto di omologia sia una "prova dell'evoluzione degli esseri viventida un comune antenato." A questo riguardo, la scienza ha provato perl'ennesima volta la falsità della tesi darvinista.
Invalidità dell'omologia molecolare
La pretesa degli evoluzionisti che l'omologia costituisca una provadell'evoluzione è invalidata non solo al livello degli organi, ma anche aquello molecolare. Essi affermano infatti che i codici del DNA o lestrutture proteiche di differenti specie viventi siamo simili e che talecarattere sia una prova della loro evoluzione da un comune progenitore.Per esempio, è regolarmente affermato nella stampa evoluzionista che "c'èuna grande somiglianza tra il DNA di un umano e il DNA di unascimmia" per dimostrare l'esistenza di una relazione evolutiva tra l'uomoe la scimmia.
Le affermazioni degli evoluzionisti e la realtà 169
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Il più vistoso esempio di tale sorta di argomento riguarda la presenzadi 46 cromosomi negli esseri umani e di 48 in alcune scimmie tra cui gliscimpanzé. Gli evoluzionisti considerano la prossimità nel numero dicromosomi tra le due differenti specie una testimonianza della relazioneevolutiva. Nondimeno, se questo argomento fosse vero, l'uomo avrebbeun parente ancora più stretto: la patata. Il numero dei cromosomi presentinella patata è molto più vicino a quello degli umani che nel caso deigorilla o degli scimpanzé: è pari a 46! In altre parole, gli esseri umani e lepatate hanno lo stesso numero di cromosomi! Questo è un singolare,seppur comico esempio che mostra come le similitudini nel DNA nonpossano essere considerate una prova della relazione evolutiva.
Per l'altro verso, esistono enormi differenze molecolari tra quellecreature che sembrano molto simili e imparentate. Ad esempio, lastruttura del citocroma-C, una delle proteine vitali per la respirazione,risulta incredibilmente diversa tra esseri viventi appartenenti alla stessaclasse. Sulla base delle ricerche condotte in questo campo, la differenza tradue specie di rettili è maggiore di quella tra un uccello e un pesce o unpesce e un mammifero. Un altro studio ha mostrato che la differenzamolecolare tra alcuni uccelli è superiore a quella tra alcuni uccelli e imammiferi. È stato inoltre scoperto che la differenza molecolare tra batteriche appaiono molto simili è maggiore di quella tra tra mammiferi e anfibio insetti.148 Simili confronti sono stati condotti nei casi di emoglobina,mioglobina, ormoni e geni con analoghi risultati.149
A proposito di queste e di altre scoperte correlate,Michael Denton ha commentato:
A livello molecolare ogni classe è unica, isolata e
disgiunta da passaggi intermedi. Così, le molecole, come i
fossili, non hanno fornito gli elusivi passaggi intermedi tanto a
lungo cercati dalla biologia evolutiva... A livello molecolare,
nessun organismo è "ancestrale" o "primitivo"
comparato ai suoi parenti... Non c'è dubbio che se questa
prova molecolare fosse stata disponibile un secolo fa... l'idea di
evoluzione organica non sarebbe mai stata accettata.150
170
Professor MichaelDenton:
"L'evoluzionismo èuna teoria in crisi."
Il mito della ricapitolazione embriologica
Ciò che una volta era chiamato "teoria della ricapitolazione" è statoda lungo tempo rimosso dalla letteratura scientifica, sebbene vengaancora presentato come una realtà da alcune pubblicazioni evoluzioniste.Il termine "ricapitolazione" è un condensato del detto "l'ontogenesiricapitola la filogenesi" proposto dal biologo evoluzionista Ernst Haeckelalla fine del XIX secolo.
La teoria avanzata da Haeckel postula che gli embrioni viventiripercorrano il processo evolutivo dei loro progenitori. Egli teorizzò chenel corso del suo sviluppo nell'utero materno, l'embrione umanodapprima mostri le caratteristiche di un pesce, poi di un rettile ed infinequelle umane. Da allora è stato provato che questa teoria non è altro cheuna fantasia. È ormai noto che le "branchie" che ipoteticamente appaiononei primi stadi dell'embrione umano sono in realtà le fasi iniziali delcondotto uditivo medio, della paratiroide e del timo. La parte embrionaleche venne paragonata al "sacco vitellino" si è rivelata una sacca cheproduce sangue per l'infante. La parte che è stataidentificata come una "coda" da Haeckel e daisuoi successori è in realtà la spina dorsale, laquale rassomiglia ad una coda solo perchéprende forma prima delle gambe.
Questi fatti sono universalmente noti nelmondo scientifico e sono accettati anche daglistessi evoluzionisti. George Gaylord Simpson,uno dei fondatori del neo-darvinismo, scrive:
Haeckel travisò il principio evolutivo coinvolto. È
ora fermamente stabilito che l'ontogenesi non
ripete la filogenesi.151
In un articolo pubblicato su AmericanScientist si legge:
La legge biogenetica è sicuramente morta
stecchita. È stata infine esorcizzata dai manuali di
Le affermazioni degli evoluzionisti e la realtà 171
Haeckel era unevoluzionista sotto
molti rispetti perfinopiù ardente di Darwin.
Per questa ragione,egli non esitò adistorcere i dati
scientifici e a produrrevarie falsificazioni.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
biologia nel corso degli anni Cinquanta. Come oggetto di serie indagini si
estinse durante gli anni Venti...152
Un altro interessante aspetto della "ricapitolazione" fu Ernst Haeckelstesso, un ciarlatano che falsificò i suoi disegni al fine di promuovere ladottrina da lui avanzata. Le falsificazioni di Haeckel pretesero di mostrareche gli embrioni dei pesci e dell'uomo erano simili. Quando vennescoperto, si difese accusando anche altri evoluzionisti di aver commessosimili colpe:
Dopo questa compromettente confessione di "falsificazione" io dovrei
considerarmi condannato e annichilito, se non avessi la consolazione di
vedere accanto a me sul banco degli imputati centinaia di colleghi colpevoli, tra
cui molti dei più fidati osservatori e dei più stimati biologi. La grande
maggioranza di tutti i diagrammi presenti nei migliori testi di biologia, nei
trattati e nei giornali presenta lo stesso grado di "falsificazione", in quanto sono
tutti inesatti e più o meno manipolati, schematizzati e costruiti.153
Vi sono quindi "centinaia di colleghi colpevoli, tra cui molti dei piùfidati osservatori e dei più stimati biologi" i cui testi sono pieni dipregiudizi, distorsioni e anche falsificazioni. Ciò è dovuto al fatto che tutticostoro si sono auto-condizionati al fine di sostenere la causa della teoriaevolutiva, sebbene non esista neppure un briciolo di prova scientifica ingrado di avallarla.
172
Dopo essere state definiteun'eredità di antenati
passati, le pieghe sugliembrioni umani sono oggiconsiderate diversamente.È stato dimostrato che gli
embrioni umani nonricapitolano la storiaevolutiva dell'uomo.
GLI EMBRIONI UMANI NON HANNO LE BRANCHIE
La teoria dell'evoluzione:
una predisposizione al
materialismo
14
Quanto è stato esposto in questo libro dimostra la fondamentale
mancanza di basi scientifiche della teoria evoluzionista, che
entra anzi in conflitto con le nuove scoperte. In altre parole, il
potere che la sostiene non è la scienza. L'evoluzione può essere difesa da
alcuni "scienziati", ma deve esserci un altro agente essenziale all'opera.
L'altro agente è la filosofia materialistica, il cui pensiero è uno dei più
antichi della storia. La sua caratteristica basilare è la considerazione della
materia come un assoluto. Secondo questa filosofia, la materia è infinita e
compone tutto ciò che esiste. Questo approccio rende necessariamente
impossibile la credenza in un Creatore. Il materialismo è stato quindi per
lungo tempo ostile a ogni tipo di fedi religiose.
La questione verte così sulla correttezza del punto di vista
materialistico. Un metodo per verificare la veridicità di assunti filosofici
che siano in relazione con la scienza è proprio l'analisi scientifica di essi.
Ad esempio, nel X secolo un filosofo avrebbe potuto sostenere l'esistenza
sulla superficie lunare di un albero divino sui cui rami sarebbero cresciute
come frutti tutte le cose viventi, le quali sarebbero poi cadute sulla terra.
Alcune persone avrebbero potuto trovare questa filosofia attraente e
avrebbero potuto crederci. Ma nel XX secolo, in un tempo in cui gli
uomini hanno camminato sulla luna, non è possibile presentare tale
filosofia. L'esistenza dell'albero può essere determinata con metodi
scientifici, cioè, per mezzo dell'osservazione e della sperimentazione.
È perciò possibile investigare con metodi scientifici le asserzioni dei
materialisti: ovverosia, che la materia sia esistita eternamente e che possa
organizzare se stessa e dare origine alla vita senza l'intervento di un
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Creatore sovra-materiale. Nel fare ciò, vediamo che il materialismo è già
crollato, in quanto l'idea che la materia sia esistita sin dall'eternità è stata
abbattuta dalla teoria del Big Bang, che dimostra come l'universo sia
stato creato dal nulla. L'asserzione che la materia si sia auto-organizzata
e abbia dato origine alla vita non è altro che la "teoria dell'evoluzione"
–quella che è stata esaminata in questo libro e di cui abbiamo dimostrato
il fallimento.
Se si è tuttavia determinati a credere nel materialismo e si è disposti
a porre tale filosofia di fronte a tutto, allora non si agisce in questo modo.
Se si è "prima materialisti poi scienziati", allora non si abbandona il
materialismo quando si vede che l'evoluzione è smentita dalla scienza. Al
contrario, si tenta di sostenerlo e di salvarlo in qualunque modo
servendosi dell'evoluzione. Questo è esattamente ciò che viene predicato
da quegli evoluzionisti che difendono oggi la loro teoria.
È degno di nota il fatto che essi stessi talvolta confessino la loro
posizione. Un notissimo genetista ed evoluzionista dichiarato, Richard C.
Lewontin dell'Università di Harvard, confessa di essere "prima un
materialista e poi uno scienziato" con queste parole:
Non è che i metodi e le istituzioni della scienza ci costringano in qualche modo
ad una spiegazione materiale del mondo fenomenico, ma, al contrario, siamo
noi che siamo spinti dalla nostra aderenza a priori alle cause materiali
a creare un apparato di investigazioni e una serie di concetti che producono delle
spiegazioni materiali, senza alcuna considerazione per quanto ciò possa essere
contrario all'intuizione o mistificante per i non-iniziati. Nondimeno, il
materialismo è assoluto, perciò non possiamo permettere l'accesso a un
Piede Divino.154
La locuzione "a priori" utilizzata da Lewontin è molto importante.
Questo termine filosofico si riferisce a una presupposizione che non si
fonda su alcuna conoscenza sperimentale. Un pensiero è a priori quando
lo si considera giusto e accettato senza l'ausilio di informazioni che ne
convalidino la correttezza. Come Lewontin afferma apertamente, il
materialismo è un "a priori" per gli evoluzionisti ed essi tentano di
174
adattare la scienza a questo dato. Poiché il materialismo deve negare
l'esistenza di un Creatore, essi colgono l'unica alternativa disponibile,
ovvero la teoria dell'evoluzione. Non ha importanza che questa teoria sia
stata confutata da fatti scientifici; simili scienziati l'hanno accettata come
corretta "a priori".
Tale contegno pregiudiziale conduce gli evoluzionisti a credere che
"la materia inconsapevole abbia composto se stessa", un'affermazione non
solo contraria alla scienza, ma anche alla ragione. Un professore di
chimica presso l'Università di New York ed esperto di DNA, Robert
Shapiro, che già abbiamo citato, parla della fede degli evoluzionisti e del
dogma materialista su cui è basata nei termini seguenti:
Un altro principio evolutivo è quindi necessario per permetterci di superare la
distanza tra le miscele di semplici prodotti chimici naturali e il primo effettivo
replicatore. Questo principio non è stato ancora dettagliatamente descritto o
dimostrato, ma è stato anticipato ed ha ricevuto dei nomi, quali evoluzione
chimica e auto-organizzazione della materia. L'esistenza del principio è tenuta
per certa nella filosofia del materialismo dialettico, come dimostra la sua
applicazione alle origini della vita da parte di Alexander Oparin...155
La propaganda evoluzionista, la cui presenza è costante negli organi
dirigenti dei media occidentali e nelle famose e "stimate" riviste
scintifiche, è il risultato di questa necessità ideologica. Poiché l'evoluzione
è considerata indispensabile, è stata trasformata in un tabù dai circoli
occidentali che stabiliscono gli standard della scienza.
Vi sono scienziati che si ritrovano in una situazione tale da essere
costretti a difendere questa teoria artificiosa o per lo meno ad evitare di
pronunciare anche una sola parola ad essa contraria al fine di
mantenere la loro reputazione. Gli accademici nei paesi occidentali sono
obbligati a pubblicare i loro articoli su certe riviste scientifiche per
ottenere o mantenere la cattedra. Tutte queste riviste che si occupano di
biologia sono controllate da evoluzionisti, i quali rifiutano qualsiasi
articolo contrario alla loro teoria, sotto la cui egemonia ogni biologo deve
condurre i suoi studi. Anche loro fanno parte dell'ordine stabilito che
La teoria dell'evoluzione: una predisposizione al materialismo 175
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
considera l'evoluzione come una necessità ideologica, per questo motivo
difendono ciecamente tutte le "coincidenze impossibili" che abbiamo
esaminato in questo libro.
Confessioni materialiste
Il biologo tedesco Hoimar Von Dithfurt, noto evoluzionista, è un
buon caso di fanatismo materialistico. Dopo aver citato un esempio
dell'estremamente complessa composizione della vita, Dithfurt discute se
essa possa essere emersa casualmente:
È possibile che in realtà tale armonia sia emersa soltanto a seguito di fortuite
coincidenze? Questa è la questione principale dell'intera evoluzione biologica.
Rispondere "Si, è possibile" è qualcosa di simile a verificare la fede nella
moderna scienza della natura. Criticamente parlando, possiamo affermare che
chi accetta la moderna scienza della natura non ha altra alternativa che la
risposta affermativa, nel tentativo di spiegare i fenomeni naturali in modi
comprensibili evitando ogni interferenza metafisica. Nondimeno, spiegare tutto
per mezzo delle leggi della natura, ovvero, tramite le coincidenze, è un segno che
egli non ha altro luogo in cui scappare. In quanto, cos'altro potrebbe fare oltre a
credere nelle coincidenze?156
Certamente, come scrive Dithfurt, l'approccio scientifico materialista
adotta come principio di base per spiegare la vita la negazione di ogni
"interferenza soprannaturale", ovvero la creazione. Accolto tale principio,
anche le cose più impossibili vengono accettate. È possibile trovare
esempi di simile dogmatismo in quasi tutta la letteratura evoluzionista. Il
prof. Ali Demirsoy, il famoso paladino della teoria evoluzionista in
Turchia, è solo uno dei tanti. Come è già stato messo in evidenza, secondo
quest'ultimo: la probabilità della formazione coincidentale del citocroma-
C, una proteina essenziale all'esistenza, è "così improbabile come la
possibilità che una scimmia scriva la storia dell'umanità con una
macchina da scrivere senza commettere errori".157
Non c'è dubbio che accettare tale possibilità significhi opporsi ai
principi della ragione e del senso comune. Anche una sola lettera scritta
176
correttamente su una pagina conferma l'intervento di una persona.
Quando poi si vede un libro di storia, aumenta anche la certezza. Nessuno
che sia sano di mente potrebbe accettare che la composizione di tale libro
possa essere frutto del caso.
È nondimeno interessante constatare che lo "scienziato evoluzionista"
prof. Ali Demirsoy accetti proposizioni irrazionali di tal sorta:
La teoria dell'evoluzione: una predisposizione al materialismo 177
La sola ragione per cui la teoria di Darwin è ancora difesa, nonostante l'ovvia
confutazione da parte della scienza, è il suo stretto legame con il materialismo. Il
fatto che Darwin abbia applicato alle scienze naturali la filosofia materialista, spiega
il motivo per cui i sostenitori di quest'ultima, per lo più marxisti, continuano a
difendere il darvinismo con ogni mezzo.
Uno dei più famosi paladini contemporanei della teoria evoluzionista, il biologo
Douglas Futuyma, ha scritto: "Insieme alla teoria materialistica della storia di Marx...
la teoria dell'evoluzione di Darwin fu un caposaldo cruciale del meccanicismo e del
materialismo." Questa è una chiara ammissione che rivela perché tale teoria rivesta
tanta importanza per i suoi fautori.1
Un altro noto evoluzionista, il paleontologo Stephen J. Gould, ha detto: "Darwin ha
attribuito una consistente visione filosofica materialista alla sua interpretazione
della natura".2 Leon Trotsky, uno degli ideologi della rivoluzione comunista russa
insieme a Lenin, ha commentato: "La scoperta di Darwin fu il più elevato trionfo
della dialettica nell'intero ambito della materia organica."3 La scienza ha tuttavia
dimostrato che il darvinismo non rappresentò una vittoria per il materialismo, ma
piuttosto un segnale della sua sconfitta.
1. Douglas Futuyma, Evolutionary Biology, 2 ed., Sunderland, MA: Sinauer, 1986, p.3.2. Alan Woods e Ted Grant, "Marxism and Darwinism", Reason in Revolt: Marxism andModern Science, London, 1993.3. Alan Woods e Ted Grant, "Marxism and Darwinism", London, 1993.
Trotsky Darwin Marx
DARVINISMO E MATERIALISMO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
La probabilità della formazione di una sequenza di citocroma-C è probabilmente
pari a zero. Ovverosia, se la vita richiede una certa sequenza, si potrebbe dire
che questa ha la probabilità di realizzarsi verosimilmente una sola volta
nell'intero universo. Diversamente, alcuni poteri metafisici al di là della
nostra definizione sarebbero dovuti intervenire nella sua formazione. Accettare
quest'ultima proposizione non è tuttavia appropriato agli scopi della scienza.
Noi dobbiamo, dunque, prendere in esame la prima ipotesi.158
Demirsoy prosegue affermando di ammettere l'impossibile pur di"non accettare poteri metafisici", ovvero, rifiutare la creazione da parte diAllah. Non è quindi sorprendente che, parlando dell'origine dellamitocondria nella cellula, Demirsoy accetti apertamente il concetto dicoincidenza, per quanto sia "del tutto contrario al pensiero scientifico":
Il cuore del problema è come la mitocondria abbia potuto acquisire questo
aspetto, in quanto, che ciò possa essere attribuito al caso anche per un solo
individuo, richiede probabilità estreme che risultano incomprensibili... Gli
enzimi, che provvedono alla respirazione e al funzionamento come catalizzatori
ad ogni passo in una forma differente, costituiscono l'essenza del meccanismo.
Una cellula deve contenere in forma completa questa sequenza di enzimi,
altrimenti è senza senso. In questo caso, nonostante ciò sia contrario al
pensiero biologico, per evitare una spiegazione o una speculazione ancora più
dogmatica, dobbiamo accettare, seppure con qualche riluttanza, che gli enzimi
della respirazione siano esistiti in forma completa nella cellula, prima che
questa venisse per la prima volta in contatto con l'ossigeno.159
La conclusione da trarre da siffatte dichiarazioni è che l'evoluzionenon è assolutamente una teoria costituita sulla base di ricerchescientifiche. Al contrario, la forma e la sostanza di essa furono dettatedalle necessità della filosofia materialistica. Divenne quindi una fede o undogma, nonostante i concreti fatti scientifici. È possibile, inoltre, intenderechiaramente dalla letteratura evoluzionista che tutti questi sforzi tendonoa un "fine", che è quello di impedire qualsiasi fede nella Creazione.
Gli evoluzionisti definiscono tale proposito "scientifico". Ciò a cuiessi fanno riferimento, tuttavia, non è la scienza, ma la filosofiamaterialistica. Il materialismo rifiuta radicalmente l'esistenza di qualsiasi
178
Costituendo il fondamento fi-losofico dell'evoluzionismo, ilmaterialismo ottocentesco hasostenuto che l'universo fosseesistito fin dall'eternità, che nonfosse stato creato e che il mondoorganico potesse essere spiegatoin termini di interazione dimateria. Le scoperte della scienzanel corso del XX secolo, tuttavia,
hanno completamente confutato queste ipotesi.La supposizione che l'universo sia esistito finodall'eternità è stata spazzata via dalla scopertadel cosiddetto "Big-Bang", ovverosia, la grandeesplosione avvenuta all'incirca 15 miliardi dianni fa che ha dato origine all'universo. Il Big-Bang mostra che tutte le sostanze fisichepresenti nell'universo sono pervenute all'esseredal nulla: in altre parole, sono state create. Unodei più celebri paladini del materialismo, ilfilosofo ateo Anthony Flew, ammette:
La confessione è notoriamente buona perl'anima. Comincerò quindi confessandoche l'ateo Stratone sarebbe imbarazzatodal contemporaneo consenso ottenutodalla cosmologia (Big-Bang). Poichésembra che i cosmologi stianoscientificamente provando ... chel'universo ha avuto un principio.1
Il Big-Bang dimostra anche che l'universo è, adogni livello, opera di una creazione controllata.Ciò è reso evidente dall'ordine seguito al Big-Bang, troppo perfetto per essersi formato aseguito di un'esplosione incontrollata. Il famosofisico Paul Davies spiega questa situazione:
È difficile resistere all'impressione che lapresente struttura dell'universo,all'apparenza così sensibile alle minimealterazioni numeriche, non sia statapiuttosto ponderata attentamente...L'apparentemente miracolosa coinci-denza di valori numerici che la natura haassegnato alle sue costanti fondamentalirimane la prova più astringente aconferma di un disegno cosmico.2
La stessa realtà ha indotto un professore diastronomia americano, George Greenstein, adire:
Esaminando attentamente tutte le prove,si presenta con insistenza il pensiero chedebba esservi coinvolta una qualcheforza – o piuttosto Forza – soprannatu-rale.3
L'ipotesi materialistica che la vita possa esserespiegata unicamente in termini di interazioni dimateria è così crollata di fronte alle scopertedella scienza. In particolare, l'origine dell'infor-mazione genetica che determina tutti gli esseriviventi non può in nessun modo esseredecifrata da alcun agente puramente materiale.Uno tra i principali difensori della teoriaevoluzionista, George C. Williams, ammettequesta realtà in un articolo scritto nel 1995:
I biologi evoluzionisti non sono riusciti acomprendere che il loro lavoro coinvolgedue ambiti più o meno incommensurabili:quello dell'informazione e quello dellamateria... il gene è un pacco diinformazioni, non un oggetto... Questidescrittori poco capaci considerano lamateria e l'informazione due distintidomini di esistenza, che devono esserediscussi separatamente, nei loro propritermini.4
Questa situazione prova la realtà di unaSapienza sopra-materiale che determinal'esistenza dell'informazione genetica. Per lamateria è impossibile produrre informazioniall'interno di se stessa. Il direttore dell'Istitutodi Fisica e Tecnologia della Germania Federale,il professor Werner Gitt, nota:
Tutte le esperienze indicano che ènecessario un pensiero il quale eserciti lasua libera volontà, conoscenza ecreatività. Non esiste alcuna legge dinatura o sequenza di eventi nota in gradodi causare l'autonoma produzione diinformazioni nella materia.5
Tutti questi fatti scientifici rivelano chel'universo e tutti gli esseri viventi sono opera diun Creatore, il Quale possiede un potere ed unaconoscenza eterni, Allah. Quanto almaterialismo, Arthur Koestler, uno dei piùcelebri filosofi del secolo, ha detto: "Non puòpiù pretendere di essere una filosofiascientifica."6
LA MORTE DEL MATERIALISMO
1 Henry Margenau, Roy A. Vargesse, Cosmos, Bios, Theos, LaSalle IL: Open Court Publishing, 1992, p. 241.
2 Paul Davies, God and the New Physics, New York, Simon &Schuster, 1983, p. 189.
3 Hugh Ross, The Creator and the Cosmos, Colorado Springs,CO: Nav-Press, 1993, pp. 114-115.
4 George C. Williams, The Third Culture: Beyond the ScientificRevolution, New York, Simon & Schuster, 1995, pp. 42-43.
5 Werner Gitt, In the Beginning Was Information, CLV, Bielefeld,Germany, p. 107, 141.
6 Arthur Koestler, Janus: A Summing Up, New York, VintageBooks, 1978, p. 250.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
cosa "oltre" la materia ( o di qualcosa soprannaturale). La scienza stessa
non è obbligata a conformarsi a tale dogma. Essa comporta l'esplorazione
della natura e la formulazione di conclusioni sulla base di quanto si è
scoperto. Se ciò porta alla deduzione che la natura è stata creata, la scienza
deve accettarlo. Questo è il dovere di un vero scienziato; non quello di
difendere scenari impossibili o i sorpassati dogmi materialisti del XIX
secolo.
I materialisti, la falsa religione e la vera religione
Finora abbiamo esaminato come i circoli materialisti hanno confuso
la scienza, velato la realtà e ingannato la gente, al fine di salvare la fede in
cui credono ciecamente. Detto questo, dobbiamo anche ammettere che tali
circoli prestano un "servizio" significativo, per quanto a loro insaputa.
Essi compiono tale "servizio", per mezzo del quale cercano di
giustificare le loro idee false e atee, esponendo tutte le insensatezze e
inconsistenze del pensiero tradizionalista e intollerante che posa in nome
dell'Islam. Le offese del circolo ateo-materialista sono servite a rivelare la
falsa religione che non ha alcun tipo di relazione con il Corano o l'Islam;
la quale dipende da dicerie, supersitizioni e futilità e che non ha alcun
argomento consistente da avanzare. Così vengono rivelate tutte le
incoerenze, le discrepanze e le illogicità della falsa religione, difese da tali
circoli insinceri che agiscono ingiustamente in nome dell'Islam senza fare
affidamento su valide prove.
In questo modo i materialisti aiutano molte persone a comprendere
l'oscurità della mentalità intollerante e tradizionale e li incoraggiano a
cercare l'essenza e la fonte reale della religione che si fonda sul Corano e
ad esso aderisce. Sebbene involontariamente, essi obbediscono al
comando di Allah e servono la Sua religione. Essi rivelano, inoltre, quanto
sia semplice la mentalità che presenta, in nome di Allah, una religione
falsa spacciata a tutti sotto il nome Islam e aiutano a indebolire il potere
di questo sistema fanatico che minaccia la società.
Così, volenti o nolenti, in accordo col loro destino, essi diventano i
180
mezzi del decreto di Allah, provocando uno scontro vicendevole tra gliantagonisti della vera religione, come è stabilito nel Corano:
Se Allah non respingesse alcuni per mezzo di altri, la terra sarebbe
certamente corrotta, ma Allah è pieno di grazia per le creature. (Surat
al-Baqara, 251)
A questo punto, pensiamo sia necessario lasciare aperta una porta adalcuni sostenitori del pensiero materialistico evoluzionista. Questepersone, che un tempo devono aver intrapreso un'onesta ricerca, sonostate tuttavia allontanate dalla vera religione sotto l'influsso di discorsiinfondati in nome dell'Islam, di falsità prodotte in nome del Profeta e didicerie a cui sono stati soggetti fin dall'infanzia, non avendo mai lapossibilità di scoprire autonomamente la verità. Essi devono avereimparato la religione dai libri che ad essa si opponevano, i quali tentavanodi identificare l'Islam con le falsità e le superstizioni che non si trovano nelCorano, con il tradizionalismo e il fanatismo. L'essenza e l'originedell'Islam sono del tutto differenti e, per di più, completamenteincompatibili con tutto quanto è stato a loro insegnato. Per questaragione, gli consigliamo di procurarsi un Corano prima possibile e dileggere il libro di Allah con cuore aperto e una visione coscienziosa epriva di pregiudizi, in modo tale da imparare la religione alla sua fonte.Se avranno bisogno di aiuto, potranno consultare i libri scritti dall'autoredi questo studio, Harun Yahya, sui concetti fondamentali del Corano.
La teoria dell'evoluzione: una predisposizione al materialismo 181
I mezzi di comunicazione:
terreno fertile per l'evoluzione
15
Come è stato finora dimostrato, la teoria dell'evoluzione non è
fondata su basi scientifiche. La maggior parte della popolazione
mondiale, tuttavia, è inconsapevole di ciò e considera
l'evoluzione un fatto scientifico. La ragione principale di questo inganno
è il sistematico indottrinamento e la propaganda condotti dai mezzi di
comunicazione. Per questo motivo, dobbiamo menzionare le particolari
caratteristiche di tale azione.
Qualora si considerino attentamente i media occidentali, ci si
imbatterà frequentemente in informazioni concernenti la teoria
dell'evoluzione. Le organizzazioni che ne hanno il controllo e riviste
famose e "rispettabili" periodicamente portano all'attenzione questo
soggetto. Se si esamina il loro approccio, se ne ricava l'impressione che
questa teoria sia un fatto assolutamente provato, che non lascia spazio ad
alcuna discussione.
La gente ordinaria che legge questo tipo di notizie è indotta a
pensare che la teoria evoluzionista sia una realtà certa quanto le leggi
della matematica. Notizie di tal sorta, che appaiono sui media principali,
vengono poi diffuse da quelli locali. Questi stampano quindi titoli a
caratteri cubitali: "Secondo la rivista Time è stato rinvenuto un nuovo
fossile che riempie il vuoto nella catena fossile"; oppure "Nature" rivela
che gli scienziati hanno fatto luce sul problema finale della teoria
evoluzionista". Il ritrovamento "dell'ultimo anello mancante della catena
evolutiva" non significa niente, in quanto non esiste neppure una singola
prova che avalli l'evoluzione. Tutto ciò che viene avanzato come prova è
falso, come abbiamo dimostrato nei capitoli precedenti. Oltre ai media, lo
CAPITOLO
I mezzi di comunicazione: terreno fertile per l'evoluzione 183
stesso fenomeno si ripete nel caso di fonti scientifiche, enciclopedie e testi
di biologia.
In breve, sia i media che i circoli accademici, che sono al servizio di
centri di potere anti-religiosi, mantengono una visione interamente
evoluzionista che viene imposta alla società. Tale azione è stata così
efficace che, nel corso del tempo, ha reso l'evoluzione un'idea irrefutabile,
la cui negazione è paragonata ad un rifiuto della scienza e al disprezzo
delle realtà fondamentali. Questa è la ragione per cui, nonostante siano
state rivelate così tante deficienze (specialmente a partire dal 1950),
confessate per di più dagli stessi scienziati evoluzionisti, sia tuttora
impossibile trovare una forma di critica all'evoluzione presso i circoli
scientifici o nei media.
Ampiamente accettate in occidente come i più prestigiosi veicoli
d'informazione sulla biologia e la natura, riviste quali Scientific American,
PROPAGANDA EVOLUZIONISTA
Dal momentoche le riviste
scientifichepopolari
hannoassunto laleadership
dellapropaganda
evoluzionista,assumono un
ruoloimportante
nell'inco-raggiare il
pubblico adaccettare lanota teoria.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE184
L'evoluzione è, come è stato notato una volta da un eminente scienziato, una
favola per adulti. È una descrizione completamente irrazionale ed
antiscientifica, secondo la quale la materia non vivente ha una sorta di potere
magico e l'intelligenza per creare forme di vita complessa. Questo lungo racconto
contiene storie molto interessanti su alcuni particolari argomenti. Una di queste
curiose favole evoluzioniste riguarda "l'evoluzione della balena", pubblicata su
National Geographic, una delle più prestigiose e serie pubblicazioni scientifiche al
mondo:
La superiorità di dimensioni della balena ebbe inizio probabilmente sessanta
milioni di anni orsono, quando un peloso mammifero a quattro zampe, in cerca
di cibo o rifugio, si avventurò nell'acqua. Col passare degli eoni, si ebbero dei
lenti cambiamenti. Le zampe posteriori scomparirono, quelle anteriori si
tramutarono in natatoie, il pelame lasciò il posto a uno spesso e liscio strato di
grasso, le narici si trasferirono alla sommità del capo, la coda si ampliò e il
corpo divenne enorme.1a
Oltre al fatto di non disporre di alcuna base scientifica, simili eventi sono anche
contrari ai principi della natura. Questa favola, pubblicata da National Geographic, è
degna di nota in quanto mostra il grado di falsità di pubblicazioni evoluzioniste
apparentemente serie.
Un'altra storia singolare è quella sull'origine dei mammiferi. Gli evoluzionisti
sostengono che i mammiferi abbiano avuto origine dai rettili. Tuttavia, quando si
giunge al punto di dover spiegare i dettagli di questa pretesa trasformazione, la
narrazione diventa interessante. Eccone un esempio:
La maggior parte dei rettili abitanti nelle regioni più fredde iniziarono a
sviluppare un metodo per mantenere caldi i loro corpi. La loro produzione di
calore incrementò con il freddo, mentre la perdita di calore fu ridotta quando le
scaglie divennero più piccole e appuntite evolvendosi in pelame. Il sudore fu
anche una forma di adattamento per regolare la temperatura corporea, un
dispositivo per raffreddare il corpo quando necessario tramite l'evaporazione
dell'acqua. Ma, incidentalmente, i giovani di questi rettili cominciarono a leccare
il sudore delle loro madri per nutrirsi. Certe ghiandole sudoripare iniziarono a
secernere una escrezione sempre più ricca che infine divenne latte. Così i
giovani di questi primi mammiferi poterono cominciare a vivere in modo
migliore.2a
L'idea che un cibo perfetto come il latte possa aver avuto origine da ghiandole
sudoripare e tutti gli altri dettagli sopracitati costituiscono soltanto il frutto bizzarro
di una fantasia evolutiva priva di basi scientifiche. (p. 150)
1 Victor B. Scheffer, "Exploring the Lives of Whales", National Geographic, vol. 50,December 1976, p. 7522 George Gamow, Martynas Ycas, Mr. Tompkins Inside Himself, London: Allen &Unwin, 1968, p. 149
FAVOLE EVOLUZIONISTE
Nature, Focus e National Geografic adottano la teoria dell'evoluzione come
ideologia ufficiale e tentano di presentarla come un fatto provato.
Bugie nascoste
Gli evoluzionisti traggono un grande vantaggio dal programma di
"lavaggio del cervello" offertogli dai media. Molte persone credono in
modo talmente incondizionato nell'evoluzione da non preoccuparsi
neppure di chiedere "come" e "perché". Ciò significa che gli evoluzionisti
possono camuffare le loro menzogne come preferiscono per essere più
persuasivi.
Ad esempio, anche nei testi evoluzionisti più "scientifici" la
"transizione dall'acqua alla terra", che è uno dei fenomeni più
inesplicabili, viene "spiegato" con ridicola semplicità. Secondo
l'evoluzione, la vita ebbe inizio nell'acqua e i primi animali sviluppati
furono i pesci. La teoria narra che un giorno questi pesci iniziarono a
lanciarsi sulla terra per una causa non ben definita, ( per lo più è addotta
la ragione della siccità); quelli che decisero di permanervi svilupparono
piedi invece di pinne e polmoni in luogo di branchie.
I libri maggiormente evoluzionistici non parlano di "come" ciò possa
essere avvenuto. Anche nelle fonti più "scientifiche", l'assurdità di tale
asserzione viene nascosta dietro a proposizioni quali "il trasferimento
dall'acqua alla terra fu conseguito".
Come fu conseguito questo trasferimento? Sappiamo che un pesce
non può vivere più di pochi minuti fuori dall'acqua. Se supponessimo che
l'asserita siccità avesse costretto il pesce a avanzare sulla terra, cosa
sarebbe accaduto di lui? La risposta è evidente. Tutti i pesci fuoriusciti
dall'acqua sarebbero morti nel giro di pochi minuti. Anche se questo
processo fosse perdurato per un lasso tempo di dieci milioni di anni, la
risposta sarebbe ancora la stessa, i pesci sarebbero morti uno ad uno. La
ragione è che un organo talmente complesso come un polmone completo
non avrebbe potuto pervenire all'essere per un "accidente" improvviso,
ovvero, per mutazione; un mezzo polmone, del resto, è del tutto inutile.
I mezzi di comunicazione: terreno fertile per l'evoluzione 185
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Ma ciò è esattamente quanto proposto dagli evoluzionisti. Il"trasferimento dall'acqua alla terra", il "trasferimento dalla terraall'aria" e molti altri ipotetici salti vengono "spiegati" in maniera cosìillogica. Per quanto riguarda la formazione di organi realmente complessicome l'occhio e l'orecchio preferiscono tacere.
È facile influenzare l'uomo della strada con il pacco della "scienza".Si disegna un'immagine fantasiosa che rappresenti la transizionedall'acqua alla terra, si inventano termini latini per gli animali acquatici,per i loro "discendenti" terrestri e le "forme di transizione intermedie" (chesono animali immaginari), si fabbrica quindi una bugia elaborata:"L'Eusthenopteron si trasforma dapprima in un RhipitistianCrossoptergian, poi in un Ichthyostega nel corso di un lungo processoevolutivo". Se si pongono queste parole sulla bocca di uno scienziato conocchiali dalle lenti spesse e un camice bianco, si otterrà un grandesuccesso nel convincere molte persone, in quanto i mezzi dicomunicazione, che si dedicano alla divulgazione dell'evoluzione,annunceranno al mondo la buona notizia con grande entusiasmo.
186
Conclusione:
l'evoluzione è un inganno
16
Esistono molte altre prove, oltre alle leggi scientifiche, che
confutano l'evoluzione, ma in questo libro ne abbiamo potute
considerare soltanto alcune. Anche queste dovrebbero, tuttavia,
essere sufficienti a rivelare una verità fondamentale. Sebbene si nasconda
sotto le spoglie della scienza, la teoria dell'evoluzione non è altro che un
inganno: un inganno difeso soltanto al fine di sostenere la filosofia
materialistica; un inganno basato non sulla scienza, ma sul lavaggio del
cervello, la propaganda e la frode.
Ciò che segue è la sintesi di quanto si è detto finora.
La teoria dell'evoluzione è crollata
La teoria dell'evoluzione viene meno fin dai primi passi. La ragione
è che i suoi sostenitori non sono in grado di spiegare neppure la
formazione di una singola proteina. Né le leggi della probabilità, né le
leggi della fisica e della chimica offrono alcuna possibilità alla fortuita
formazione della vita.
Sembra forse logico o ragionevole che, pur non potendo esistere
neppure una singola proteina formata dal caso, milioni di tali proteine si
siano combinate insieme al fine di produrre una cellula; e che miliardi di
cellule si siano formate e si siano aggregate casualmente per produrre
esseri viventi; e che da essi si siano generati i pesci e che questi, passati
sulla terra, si siano trasformati in rettili, uccelli e in tutti i milioni di specie
differenti che popolano la terra?
Anche se questo non sembra logico, è ciò che credono gli
evoluzionisti.
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Nondimeno, ciò è soltanto una credenza –o piuttosto una fede– in
quanto non sono neppure in grado di avanzare una singola prova che
attesti la loro storia. Non è mai stata trovata una sola forma transizionale
quale un mezzo-pesce/mezzo-rettile o un mezzo-rettile/mezzo-uccello.
Non sono mai stati capaci di provare che una proteina, o una singola
molecola di amminoacido che la compone, possa essersi formata in quelle
che essi chiamano condizioni primordiali della terra, neppure nei loro
laboratori minuziosamente equipaggiati. Al contrario, con i loro sforzi, gli
evoluzionisti stessi hanno dimostrato che nessun processo evolutivo è
mai avvenuto, né potrà mai accadere.
L'evoluzione non potrà essere provata neppure nel futuro
Di fronte a tutto questo, gli evoluzionisti possono solo consolarsi
sognando che un giorno la scienza risolverà in qualche modo tutti i loro
dilemmi. Che la scienza, tuttavia, possa mai provare una teoria talmente
infondata e illogica è del tutto fuori discussione, indipendentemente dallo
scorrere del tempo. All'opposto, i progressi della scienza rendono solo più
chiara ed evidente l'insensatezza di quanto affermato dagli evoluzionisti.
Ciò è quanto avvenuto finora. Con la progressiva scoperta di
ulteriori dettagli sulla struttura e le funzioni della cellula vivente, è
divenuto esaustivamente palese che questa non è una semplice
composizione dovuta al caso, come si era creduto sulla base della
primitiva comprensione della biologia al tempo di Darwin.
Essendo la situazione così auto-evidente, negare la realtà della
creazione, fondare le origini della vita su coincidenze estremamente
improbabili e difendere tale assunto con insistenza, potrebbe divenire in
seguito una fonte di grave umiliazione. Dal momento che la vera faccia
della teoria dell'evoluzione diviene sempre più chiara agli occhi della
pubblica opinione, non passerà molto tempo prima che i suoi fanatici
sostenitori dovranno mostrare le loro nudità.
188
Il maggiore ostacolo all'evoluzione: l'anima
Esistono molte specie al mondo che si rassomigliano. Ad esempio, vi
sono molti esseri viventi simili al cavallo o al gatto e molti insetti che
potrebbero sembrare uguali. Tali somiglianze non sorprendono.
La superficiale similitudine tra l'uomo e la scimmia in qualche modo
attrae troppo l'attenzione. Tale interesse si spinge talvolta così avanti che
taluni giungono a credere alla falsa tesi dell'evoluzione. In realtà tali
somiglianze non provano nulla. Il coleottero rinoceronte e il rinoceronte
possono anche presentare alcune somiglianze superficiali, sarebbe
tuttavia ridicolo cercare di stabilire un qualche legame evolutivo tra
queste due creature, essendo una un insetto e l'altra un mammifero.
Oltre alla somiglianza superficiale, le scimmie non possono dirsi più
vicine all'uomo di altri animali. Allo stato attuale, se si considera il grado
d'intelligenza, allora l'ape, che produce le strutture geometricamente
miracolose degli alveari, o il ragno, la cui tela è un miracolo d'ingegneria,
si possono dire più vicini all'uomo. Essi sono addirittura superiori sotto
alcuni aspetti.
Esiste una grande differenza tra l'uomo e la scimmia, nonostante la
rassomiglianza meramente esteriore. Una scimmia è un animale e come
tale non è diversa da un cavallo o un cane qualora si consideri il suo
livello di coscienza. L'uomo è consapevole, un essere dotato di forte
volontà, che può pensare, parlare, capire, decidere e giudicare. Tutte
queste caratteristiche sono le funzioni dell'anima che l'uomo possiede.
Questa è la principale differenza che determina un'enorme distanza tra
l'uomo e le altre creature. Nessuna somiglianza fisica può superarla. In
natura, il solo essere vivente dotato di anima è l'uomo.
Allah crea secondo il Suo Volere
Cambierebbe qualcosa se lo scenario avanzato dagli evoluzionisti
fosse realmente esistito? Per nulla. In quanto ogni stadio prospettato dalla
loro teoria e basato sulla coincidenza avrebbe potuto realizzarsi soltanto a
seguito di un miracolo. Anche se la vita fosse gradualmente avanzata
Conclusione: l'evoluzione è un inganno 189
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
secondo tale successione, ogni stadio progressivo avrebbe potuto esseredeterminato solo da una volontà cosciente. Non è soltanto improbabileche tale processo sia nato dal caso, è impossibile.
Se si dice che una molecola proteica si è formata in primordialicondizioni atmosferiche, si deve ricordare che è già stato dimostrato dalleleggi della probabilità, della fisica e della chimica come ciò non possaessere avvenuto per caso. Se si deve accettare che è stata prodotta, alloranon resta altra alternativa che ammetterne l'attribuzione alla volontà diun Creatore. La stessa logica si applica all'ipotesi avanzata daglievoluzionisti. Ad esempio, non c'è alcuna prova paleontologica négiustificazione fisica, chimica, biologica o logica che provi il passaggio deipesci dall'acqua alla terra e la formazione degli animali terrestri. Ma sequalcuno deve credere che i pesci si sono arrampicati sulla terra e si sonotrasformati in rettili, allora deve anche accettare l'esistenza di un Creatorecapace di realizzare qualunque Suo volere pronunciando solo il verbo"sii". Ogni altro tentativo di spiegare tale miracolo è una contraddizioneintrinseca e una violazione dei principi della ragione.
La realtà è chiara ed evidente. Tutta la vita è il prodotto di unprogetto perfetto e di una creazione superiore. Questo offre una provaconcreta dell'esistenza di un Creatore, Colui Che detiene un potere,un'intelligenza e una conoscenza infiniti.
Il Creatore è Allah, il Signore dei cieli e della terra e di tutto ciò che ètra loro.
190
La realtà della creazione
17
Nelle sezioni precedenti, abbiamo esaminato le ragioni per cui la
teoria dell'evoluzione, che nega la creazione della vita, sia una
falsità assolutamente contraria ai fatti scientifici. Abbiamo visto
come la scienza moderna, per mezzo di alcune sue branche quali la
paleontologia, la biochimica e l'anatomia, riveli palesemente che tutti gli
esseri viventi sono creati da Allah.
In realtà, per osservare ciò non è necessario ricorrere ai complicati
risultati ottenuti nei laboratori di biochimica o negli scavi geologici. I
segni di una sapienza straordinaria sono visibili in tutti gli esseri viventi.
Una tecnologia e progettazione mai raggiunta dagli esseri umani è
presente nel corpo degli insetti o di un piccolo pesce nelle profondità dei
mari. Alcuni esseri viventi, seppur privi di cervello, possono compiere
lavori così complessi che neppure l'uomo è in grado di realizzare.
Questa grande sapienza, disegno e progetto che predomina su tutta
la creazione fornisce senza dubbio la prova dell'esistenza di un supremo
Creatore nelle cui mani è il governo dell'intera natura, Allah. Egli ha
provvisto tutti gli esseri viventi di fattezze straordinarie e ha mostrato agli
uomini i segni evidenti della Sua esistenza e del Suo potere.
Nelle pagine seguenti, esamineremo soltanto alcune delle
innumerevoli prove della Creazione in natura.
Le api e le meraviglie architettoniche dei favi
Le api producono più miele di quanto ne abbiano bisogno e lo
immagazzinano nei favi, la cui struttura esagonale è ben nota. Ci si è mai
chiesti perché le api costruiscono favi esagonali piuttosto che ottagonali o
pentagonali?
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
I matematici che hanno tentato di rispondere alladomanda sono pervenuti a un'interessante
conclusione: "Un esagono è la forma geometricapiù appropriata per il massimo uso di una data
area."Una cella esagonale richiede la minima quantità
di cera per la costruzione, mentre permette diimmagazzinare la massima quantità di miele. Così le api si servono dellapiù appropriata forma possibile.
Il metodo utilizzato per la costruzione del favo è parimentiincredibile: le api iniziano ad edificare l'alveare da due o tre puntidifferenti e contemporaneamente fabbricano i favi in due o tre file.Sebbene comincino da luoghi differenti, le api, assai numerose,costruiscono esagoni identici, i quali, congiunti insieme successivamente,costituiscono i favi. I punti di congiunzione degli esagoni sono assemblatitanto abilmente da non permettere di cogliere la progressione delleoperazioni.
Di fronte a questa performance straordinaria, si deve senza dubbioammettere l'esistenza di una volontà superiore che provvede a questecreature. Gli evoluzionisti tentano di spiegare questi risultati con ilconcetto di "istinto", presentandolo come un semplice attributo delle api.
192
Nondimeno, se c'è un istinto all'opera, il quale guida tutte le api epermette che lavorino in armonia per quanto inconsapevoli l'unadell'altra, allora ciò presuppone l'esistenza di una Sapienza eminente aCui spetta il governo di queste creature.
Per semplificare, Allah, il creatore delle api, "ispira" loro ciò chedevono fare. Questo fatto è stato dichiarato nel Corano quattordici secoliorsono:
Ed il tuo Signore ispirò alle api: "Dimorate nelle montagne, negli
alberi e negli edifici degli uomini.
Cibatevi di tutti i frutti e vivete nei sentieri che vi ha tracciato il vostro
Signore". Scaturisce dai loro ventri un liquido dai diversi colori, in cui
c'è guarigione per gli uomini. Ecco un segno per gente che riflette.
(Surat An-Nahl, 68-69)
Architetti sorprendenti: le termiti
Nessuno può evitare di sorprendersi osservando un termitaio erettosul terreno. Ciò accade in quanto i nidi di termiti sono miracoliarchitettonici che possono raggiungere l'altezza di 5-6 metri. In essi sonopresenti sistemi sofisticati in grado di soddisfare tutti i bisogni delletermiti, le quali non possono mai apparire alla luce del sole a causa dellaloro struttura corporea. Nei termitai si trovano sistemi di ventilazione,canali, stanze per le larve, corridoi, aree per la coltivazione di funghi,uscite di sicurezza, camere per le temperature fredde ocalde; in breve, tutto. La cosa più sorprendente èche le termiti che costruiscono questi nidi sonocieche.160
Nondimeno, vediamo che, comparan-do le dimensioni di una termite e il suonido, esse realizzano con successo unprogetto architettonico 300 volte su-periore a loro.
Le termiti hanno un'altra carat-
La realtà della creazione 193
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
teristica sorprendente: se si divide in due parti un termitaio durante leprime fasi della costruzione e si ricompone dopo un certo periodo, sivedrà che tutti i i passaggi, i canali e le strade si intersecano tra loro. Letermiti proseguono il loro lavorocome se non fossero mai stateseparate e fossero dirette da unsingolo centro.
Il picchio
Tutti sanno che il picchiocostruisce il suo nido beccando itronchi degli alberi. Ciò che moltinon considerano, tuttavia, è comenon subisca alcuna emorragiacerebrale quando colpisce tantoenergicamente con la testa. L'operadel picchio è in certo qual modoparagonabile a un uomo che piantiun chiodo nel muro con la testa. Seun uomo si avventurasse a fare qualcosa di simile, subirebbeprobabilmente uno shock cerebrale a cui seguirebbe un'emorragia. Unpicchio, tuttavia, è in grado di beccare un duro tronco d'albero per 38-43volte nell'arco di 2,10 e 2,69 secondi senza che nulla gli accada, in quantola sua testa è stata creata adatta a questo scopo. Il cranio del picchio ha unsistema di "sospensione" che riduce e assorbe la forza dei colpi. Vi sonospeciali tessuti ammorbidenti tra le ossa del cranio.161
Il sistema sonar dei pipistrelli
I pipistrelli volano nell'oscurità senza problemi per mezzo di unsistema di navigazione molto interessante. È il cosiddetto sistema "sonar",per il quale le forme degli oggetti circostanti sono determinate grazieall'eco di onde sonore.
194
Un uomo giovane può a mala pena cogliere un suono con unafrequenza di 20000 vibrazioni al secondo. Un pipistrello munito di unospeciale "sistema sonar" fa uso di suoni la cui frequenza è pari a 50000-200000 vibrazioni al secondo. Invia questi suoni in tutte le direzioni 20 o30 volte al secondo. L'eco del suono è così potente che il pipistrello nonsolo individua l'esistenza di oggetti sul suocammino, ma determina anche lalocazione della sua predamentre questa è in volo.162
Le balene
I mammiferi hanno bisognodi respirare regolarmente, perquesta ragione l'acqua non è unambiente molto adatto. Nellabalena, che è un mammifero marino,questo problema è risolto grazie a unsistema respiratorio molto più efficiente diquello di molti animali terrestri. Le balene espirano in una sola volta il90% dell'aria che necessitano. In tal modo, esse hanno bisogno di respiraresolo a lunghi intervalli. Allo stesso tempo, hanno una sostanza altamenteconcentrata detta mioglobina che le permette di immagazzinare ossigenonei loro muscoli. Grazie a questi sistemi, la balenottera può immergersifino a 500 metri e nuotare per 40 minuti senza respirare.163 Le narici dellabalena, d'altra parte, sono poste sulla schiena a differenza dei mammiferiterrestri per poter respirare meglio.
La zanzara
Si pensa sempre alla zanzara come a un animale volante. In realtà, lazanzara trascorre le prime fasi del suo sviluppo nell'acqua, da cui esce,grazie a un "progetto" eccezionale, provvista di tutti gli organi chenecessita.
La realtà della creazione 195
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
La zanzara inizia a volarecon speciali sistemi sensori dicui dispone per determinare laposizione della sua preda. Pervia di questi sistemi, ricorda unaeroplano da combattimentocarico di rivelatori di calore,gas, umidità e odori. Ha anchela capacità di "vedere inconformità alla temperatura",che le permette di scoprire lapreda nella totale oscurità.
La tecnica di "suzione del sangue" avviene in maniera estremamentecomplessa. Per mezzo di un sistema a sei lame, la zanzara taglia la pellecome con una sega. Durante questo processo, una speciale secrezioneintorpidisce i tessuti della ferita in modo tale che la persona non si accorganeppure di quanto sta avvenendo. Questa secrezione, allo stesso tempo,previene la coagulazione del sangue e assicura la continuità del processodi suzione.
Se mancasse anche uno solo di questi elementi, la zanzara nonpotrebbe nutrirsi di sangue e continuare a riprodursi. Per il suo progettoeccezionale, anche la più piccola creatura è un segno evidente dellaCreazione. Nel Corano, ciò viene messo in risalto come una provadell'esistenza di Allah per gli uomini dotati di intelletto:
In verità Allah non esita a prendere ad esempio un moscerino o qualsiasi altra
cosa superiore. Coloro che credono sanno che si tratta della verità che proviene
dal loro Signore; i miscredenti invece dicono: "cosa vuol dire Allah con un
simile esempio?". [Con esso] ne allontana molti e molti ne guida. Ma non
allontana che gli iniqui.
Uccelli predatori dotati di vista acuta
Gli uccelli predatori hanno una vista acuta che gli permette di
196
determinare esattamente le distanzementre attaccano la loro preda.Inoltre, la larghezza dei loro occhicontiene un maggior numero dicellule visive che ne acuisce lacapacità. Vi sono più di un milione dicellule visive negli occhi degli uccellipredatori.
Le aquile, che volano ad altezzedi migliaia di metri, hanno una vistatalmente acuta da poter scrutareperfettamente la terra da talialtitudini. Così come gli aerei daguerra possono scorgere i loroobiettivi a migliaia di metri didistanza, anche le aquile sono ingrado di distinguere le loro prede,percependo le più tenui differenze di colore e i minimi movimenti sullaterra. L'occhio dell'aquila ha un angolo di visione di trecento gradi e puòingrandire un'immagine di sei o sette volte.
Le aquile possono esplorare un'area di 30000 ettari volando aun'altitudine di 4500 metri. Sono in grado di distinguere agevolmente unconiglio nascosto tra l'erba da una quota di 1500 metri. È evidente che lastraordinaria struttura oculare dell'aquila è stata specificamenteprogettata per questa creatura.
La tela del ragno
Il ragno chiamato Dinopis ha una grande abilità nel cacciare.Piuttosto che servirsi di una tela statica ed aspettare, ne tesse una piccolama molto inusuale che getta sulla preda, la quale viene successivamenteavviluppata saldamente. L'insetto intrappolato non può fare nulla perliberarsi. La rete è costruita in modo talmente perfetto che l'insetto resta
La realtà della creazione 197
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
ancora più impigliato se tenta di districarsi.Per immagazzinare il suo cibo, il ragnoavvolge la preda con altro filo, come se loimpacchettasse.
Come può questo ragno fabbricare unatela così perfetta per quanto riguarda la meccanica e la struttura chimica?È impossibile che un ragno abbia acquisito una tale abilità percoincidenza come affermano gli evoluzionisti. Il ragno è privo di facoltàquali l'apprendimento e la memorizzazione e non ha neppure un cervelloin grado di svilupparle. Ovviamente, questa capacità è conferita al ragnodal suo creatore, Allah, l'Onnipotente.
Nella tela del ragno sono celati miracoli molto importanti. Il filo, ilcui diametro è inferiore a un millesimo di millimetro, è 5 volte piùresistente di un filo d'acciaio dello stesso spessore. Esso ha anche lacaratteristica di essere estremamente leggero. Un filo di lunghezza pari aquella necessaria a attorniare tutta la terra peserebbe soltanto 320grammi.164 L'acciaio, una sostanza specificamente prodotta dall'industria,è uno dei materiali più forti fabbricati dall'uomo. Nondimeno, il ragnopuò produrre nel suo corpo un filo ancor più solido dell'acciaioservendosi della sua millenaria conoscenza e tecnologia. Di checonoscenza e tecnologia si serve il ragno per produrre la sua tela?
Come vedremo, tutti i mezzi tecnici e tecnologici a disposizionedell'uomo restano indietro rispetto a quelli del ragno.
198
Animali ibernanti
Gli animali ibernanti possono continuare a vivere per quanto la
temperatura del loro corpo raggiunga lo stesso grado di quella esteriore
in condizioni di gelo estremo. Come è possibile?
I mammiferi sono animali a sangue caldo. Ciò significa che in
condizioni normali la loro temperatura rimane costante grazie al
termostato naturale insito nel loro corpo che la mantiene regolata.
Durante l'ibernazione, nondimeno, il normale calore corporeo di alcuni
piccoli mammiferi come lo scoiattolo, pari a circa 40 gradi, si abbassa fino
a raggiungere quasi il punto di congelamento. Il metabolismo del corpo
rallenta notevolmente. L'animale inizia a respirare molto lentamente e il
normale battito cardiaco, che è di 300 volte al minuto, cade a 7-10 battiti
al minuto. I normali riflessi corporei si fermano e le attività elettriche nel
cervello rallentano fino a quasi scomparire.
Uno dei pericoli dell'immobilità è il congelamento dei tessuti in
condizioni di freddo intenso o la loro distruzione da parte di cristalli di
ghiaccio. Gli animali ibernanti sono, tuttavia, protetti da questi pericoli
grazie alle speciali caratteristiche di cui sono dotati. I fluidi corporei di tali
animali sono mantenuti da materiali chimici con masse molecolari
elevate. In questo modo, il loro punto di congelamento è diminuito ed essi
sono preservati dal pericolo.165
Pesci elettrici
Certe specie di pesci come l'anguilla e la razza chiodata utilizzano
l'elettricità prodotta dai loro corpi sia per proteggersi dai loro nemici che
per paralizzare la preda. In ogni essere vivente, incluso l'uomo, risiede
una piccola quantità di elettricità. L'uomo, nondimeno, non può dirigere
questa elettricità o controllarla per servirsene a suo beneficio. Le creature
summenzionate, d'altra parte, dispongono di una corrente elettrica pari a
500-600 volts che sono in grado di utilizzare contro i loro nemici. Per di
più, non ne risultano danneggiati.
L'energia che essi impiegano per difendersi viene in seguito
La realtà della creazione 199
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
recuperata in modo simile alla ricarica di una batteria. I pesci non si
valgono dell'elettricità ad alto voltaggio solo a scopi difensivi. Oltre a
permettere i movimenti in acque profonde molto oscure, l'elettricità li
aiuta anche a percepire gli oggetti senza vederli. Consente inoltre di
inviare segnali elettrici che, dopo aver colpito oggetti solidi, permettono,
grazie alla loro riflessione, di riceverne informazioni. In tal modo, il pesce
può determinare la distanza e le dimensioni dell'oggetto.166
Un piano intelligente: la mimetizzazione
Una delle caratteristiche che gli animali possiedono per sopravvivere
è l'arte di nascondersi, ovverosia la "mimetizzazione".
Gli animali sentono la necessità di nascondersi per due ragioni
200
In alto: pidocchi delle piante che imitano le spine dell'albero. In basso a destra: un brucosistemato nel mezzo di una foglia per passare inosservato. In alto a destra: un serpenteche si nasconde restando immobile tra le foglie.
principali: per cacciare e per proteggersi dai predatori. La mimetizzazione
si differenzia da tutti gli altri metodi in quanto implica alcune doti tra cui
soprattutto l'intelligenza, l'abilità, l'estetica e l'armonia.
Le tecniche di mimetizzazione degli animali sono veramente
sbalorditive. È pressoché impossibile scorgere un insetto nascosto in un
tronco d'albero o una creatura coperta da una foglia.
I pidocchi delle piante si nutrono dei succhi che si trovano sugli steli
fingendo di essere spine. Con questo metodo tentano di ingannare gli
uccelli, i loro principali nemici, ed evitano che questi ultimi si posino sulle
piante.
Le seppie
Sotto la pelle della seppia è disposto un denso strato di sacchi di
pigmento elastico detti cromatofori. Essi diventano per lo più gialli, rossi,
neri e marroni. Ad un segnale, le cellule si espandono e inondano la pelle
con la tinta appropriata. È così che le seppie assumono il colore delle rocce
su cui si posano mimetizzandosi perfettamente.
Questo sistema funziona con tale efficacia che le seppie possono
anche assumere una striatura simile a quella delle zebre.167
Sistemi visivi differenti
Per molti animali marini, la vista è estremamente importante per la
caccia e la difesa. Per questo motivo, la maggior parte di essi è dotato di
occhi perfettamente disegnati per la vita subacquea.
Nell'acqua, la capacità visiva diviene sempre più limitata in rapporto
alla profondità, specialmente oltre i 30 metri. Gli organismi che vivono a
questa profondità, nondimeno, hanno occhi che si accordano alle
condizioni date.
Gli animali marini, a differenza di quelli terrestri, hanno cristallini
sferici che rispondono perfettamente alle necessità della profondità
dell'acqua in cui abitano. Comparata agli ampi occhi ellittici degli animali
terrestri, questa struttura sferica è più utile alla vista sott'acqua; è regolata
La realtà della creazione 201
per vedere oggetti in primo piano. Quando un oggetto a eccessiva
distanza viene focalizzato, l'intero sistema del cristallino viene tirato
indietro grazie all'aiuto di uno speciale meccanismo muscolare all'interno
dell'occhio.
Un altra ragione per cui gli occhi dei pesci sono sferici è la rifrazione
della luce nell'acqua. Poiché l'occhio è riempito con un liquido che ha
pressappoco la stessa densità dell'acqua, non si produce alcuna rifrazione
mentre un'immagine formatasi all'esterno è riflessa nell'occhio. Di
conseguenza, il cristallino focalizza pienamente l'immagine dell'oggetto
esteriore sulla retina. I pesci, a differenza degli esseri umani, vedono
molto chiaramente nell'acqua.
Alcuni animali come il polpo hanno occhi molto grandi per
compensare la mancanza di luce in profondità. Al di sotto dei 300 metri, i
pesci dotati di grandi occhi hanno bisogno di cogliere i bagliori degli
organismi che li circondano per rilevarne la presenza. Questi devono
essere particolarmente sensibili alla debole luce blu che penetra
nell'acqua. Per questa ragione, nella retina dei loro occhi vi sono
numerose cellule sensitive blu.
Come si è capito da questi esempi, ogni essere vivente ha occhi
caratteristici progettati specificamente per soddisfare necessità
particolari. Ciò prova che essi sono stati tutti creati in modo perfetto da un
Creatore Che ha eterna sapienza, conoscenza e potere.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE202
71. A sinistra: una seppia che si rende simile alla superficie sabbiosa. A destra: il coloregiallo lucente che il pesce assume in caso di pericolo, come in presenza di un sommozzatore.
Speciali sistemi di congelamento
Una rana congelata incorpora una struttura biologica insolita. Non
mostra alcun segno di vita. Il suo battito cardiaco, la respirazione e la
circolazione del sangue sono fermi. Quando il ghiaccio si scioglie,
tuttavia, la stessa rana ritorna alla vita come se si svegliasse dal sonno.
Normalmente, un essere vivente in stato di congelamento corre molti
rischi fatali. La rana, nondimeno, non ne corre alcuno, in quanto possiede
la caratteristica distintiva di produrre un'enorme quantità di glucosio
mentre si trova in questo stato. Proprio come per i diabetici, il livello di
zucchero nel sangue della rana raggiunge livelli molto elevati. Talvolta
può raggiungere i 550 milimol/litro. (Questo dato oscilla normalmente
tra 1-5 mmol/litro per le rana e 4-5 mmol/litro per l'uomo). Questa
estrema concentrazione di glucosio potrebbe causare seri problemi in
tempi normali.
In una rana congelata, nondimeno, tale quantità di glucosio trattiene
l'acqua dall'abbandonare cellule e previene la contrazione. La membrana
cellulare della rana è altamente permeabile al glucosio che vi trova così
facile accesso. L'elevato livello di glucosio nel corpo riduce la temperatura
di congelamento e fa sì che solo una minima quantità di liquido corporeo
dell'animale ghiacci per il freddo. Le ricerche hanno mostrato che il
glucosio può nutrire anche cellule congelate. Durante questo periodo,
oltre a fungere da carburante naturale del corpo, il glucosio può anche
arrestare molte reazioni metaboliche come la sintesi ureica, prevenendo in
tal modo che differenti fonti di nutrimento della cellula si esauriscano.
Come può una tale quantità di glucosio apparire all'improvviso nel
corpo della rana? La risposta è molto interessante: questo essere vivente è
equipaggiato con un sistema molto speciale incaricato di questo compito.
Non appena il ghiaccio appare sulla pelle, un messaggio si dirige verso il
fegato il quale deve convertire in glucosio parte del glicogeno
immagazzinato. La natura di questo messaggio è ancora sconosciuta.
Cinque minuti dopo che il messaggio è stato ricevuto, il livello di
zucchero nel sangue aumenta costantemente.168
La realtà della creazione 203
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Indiscutibilmente, ilfatto che gli animali
siano dotati di un sistemache cambia il loro metabolismo
quando ciò diviene necessario, puòessere possibile solo grazie al piano
prefetto del Creatore Onnipotente. Nessunacoincidenza può generare un sistema talmente complesso
e perfetto.
Gli albatross
Gli uccelli migratori riducono al minimo il consumo di energiausando "tecniche di volo" differenti. Anche gli albatross hanno un similestile di volo. Questi uccelli, che spendono il 92% della loro vita sul mare,hanno un'apertura alare di 3,5 metri. La più importantre caratteristicadegli albatross è che essi possono volare per ore senza battere le ali. Aquesto fine, si librano nell'aria mantenendo costanti le ali valendosi delvento.
Richiede un grande dispendio di energia mantenere continuamenteaperte ali con un'apertura simile. Gli albatross, tuttavia, possono rimanerein questa posizione per ore grazie allo speciale sistema anatomico di cuisono dotati fin dalla nascita. Durante il volo, le ali degli albatross sonobloccate, per cui non hanno bisogno di alcun potere muscolare. Le ali sonosollevate solo da uno strato di muscolo, agevolando molto l'uccello nellafase di volo. Questo sistema riduce notevolmente il consumo d'energia inquanto l'albatross non batte le ali e non compie sforzi per mantenerledistese. Volare per ore sfruttando esclusivamente il vento provvedeun'illimitata fonte di energia. Ad esempio, un albatross di 10 kg perdesolo l'1% del suo peso corporeo volando per 1000 km. Questa è senz'altrouna percentuale molto bassa. Gli uomini hanno costruito gli aliantiprendendo gli albatross a modello e imitando la loro affascinante tecnicadi volo.169
204
Un'ardua migrazione
I salmoni del Pacifico hanno l'eccezionale caratteristica di ritornare ai
fiumi in cui sono nati per riprodursi. Dopo aver speso parte della loro vita
nel mare, questi animali tornano all'acqua dolce.
Quando iniziano il viaggio al principio dell'estate, il loro colore è
rosso brillante. Al termine del viaggio, nondimeno, assumono un colore
nero. Cominciata la loro migrazione, dapprima si avvicinano alle spiagge
e tentano di raggiungere i fiumi. Si sforzano con grande perseveranza per
ritornare nel loro luogo di nascita, risalendo fiumi turbolenti, nuotando
controcorrente e valicando cascate e dighe. Percorsi 3500-4000 km, le
femmine di salmone prontamente hanno le uova così come i maschi
hanno sperma. Raggiunto il posto in cui sono nati, le femmine depongono
circa dalle 3 alle 5000 uova e i maschi le fertilizzano. I pesci subiscono
molti danni a seguito della migrazione e le femmine dopo la deposizione
delle uova sono esauste; le loro pinne caudali sono logorate e la loro pelle
inizia a diventare nera. Ben presto il fiume trabocca di salmoni morti.
Un'altra generazione, tuttavia, è pronta a nascere e a ripetere lo stesso
percorso.
Come il salmone riesca a potrare a termine il suo viaggio, come possa
raggiungere il mare dopo la sua nascita e come possa in seguito ritrovare
la via sono alcune delle domande destinate a rimanere prive di risposta.
Sebbene si facciano molte illazioni, non è ancora stata raggiunta una
risposta definitiva. Cos'è il potere che spinge i salmoni a intraprendere un
viaggio di ritorno di migliaia di chilometri verso un luogo ad essi
sconosciuto? È ovvio che vi sia una Volontà superiore Cui spetta il
governo e il controllo di questi esseri viventi. È Allah, il Reggitore di tutti
i mondi.
I koala
L'olio presente nelle foglie di eucalipto risulta velenoso per molti
mammiferi. Questo veleno è un meccanismo chimico di difesa utilizzato
dall'albero contro i suoi nemici. Esiste, tuttavia, un essere vivente molto
La realtà della creazione 205
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
speciale che trae il meglio daquesto meccanismo e si nutre difoglie velenose di eucalipto: unmarsupiale detto koala. Questianimali vivono sugli alberi dieucalipto, da cui traggono ilnutrimento e l'acqua.
Come gli altri mammiferi,anche i koala non possono digerirela cellulosa che si trova nell'albero;per questo, si servono di alcunimicro-organismi che digerisconola cellulosa, i quali popolanodensamente il punto diconvergenza tra l'intestino crasso equello tenue, il cieco, che ne è l'estensione posteriore. L'intestino cieco è laparte più interessante del sistema digestivo dei koala. Questo segmentofunziona come una camera di fermentazione in cui i microbi digerisconola cellulosa mentre il passaggio delle foglie viene ritardato. In tal modo ilkoala può neutralizzare gli effetti venefici dell'olio contenuto nelle fogliedi eucalipto.170
Capacità di cacciare restando in posizione fissa
La pianta sudafricana detta drosera intrappola gli insetti con leviscose appendici allungate di cui sono rivestite le sue foglie. Le estremitàdi tali appendici sono ricoperte di un fluido che emana un odore moltoattraente per gli insetti. Questo fluido ha anche la caratteristica di essereestremamente vischioso. Un insetto che, attratto dall'odore, si avvicinitroppo ne resta invischiato. Poco dopo, l'intera foglia si chiude sull'insettointrappolato da cui estrae le proteine essenziali alla sua digestione.171
L'assegnazione di tale facoltà ad una pianta che non ha possibilità dimuoversi è senza dubbio il segno evidente di un progetto speciale. È
206
impossibile che una pianta sviluppi un siffatto stile di caccia
coscientemente o volontariamente, oppure per coincidenza. Non è quindi
possibile ignorare l'esistenza del Creatore di tale abilità.
Le penne degli uccelli
A prima vista, le penne degli uccelli sembrano avere una struttura
molto semplice. Qualora si studino con più attenzione, tuttavia, se ne
scoprirà l'estrema complessità, che le permette di essere leggere e nel
contempo molto forti e impermeabili.
La leggerezza è una delle qualità indispensabili agli uccelli per poter
volare in modo più agevole. Le penne sono formate di proteine di
cheratina proprio per soddisfare a questo bisogno. Su entrambi i lati
dell'asse centrale della penna sono presenti delle vene, su ognuna delle
quali si trovano 400 piccole barbe, le quali portano, a loro volta, un totale
di 800 barbule, due per ciascuna. Di queste ultime, quelle poste sulla parte
frontale portano altre 20 barbicelle, le quali uniscono due penne tra loro
come se fossero due pezzi di stoffa attaccati. In una singola penna si
trovano circa 300 milioni di barbe, mentre il numero totale, considerando
tutte le penne di un uccello, è approssimativamente di 700 miliardi.
Vi è una ragione significativa per cui le penne sono strettamente
connesse tra loro con barbe e uncini. Esse devono trattenersi saldamente
La realtà della creazione 207
A sinistra: una drosera aperta. A destra: chiusa.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
sull'uccello in modo tale da non cadere ad ognimovimento. Per mezzo di tale meccanismo, lepenne rimangono salde all'uccello anche in casodi forte vento, di pioggia o di neve.
Le piume poste sull'addome dell'uccellosono differenti rispetto alle penne sulle ali e sullacoda. Queste ultime sono relativamente grandiper fungere da timone e da freno. Le penneposte sulle ali sono progettate in modo tale daespandere la superficie dell'area durante il voloper incrementare la forza di sollevamento.
Il basilisco: un esperto
camminatore sull'acqua
Pochi animali sono in grado di camminaresulla superficie dell'acqua. Una tale rarità è ilbasilisco, che vive in America centrale. Ai lati delle dita delle zampeposteriori di questo animale si trovano delle membrane alari che gliconsentono di spruzzare acqua. Queste sono arrotolate quando l'animalecammina sulla terra. Se, tuttavia, incontra un pericolo, il basilisco inizia acorrere velocemente sulla superficie di fiumi o laghi e l'apertura di tali
208
Il basilisco è
uno dei rari
animali
capaci di
stabilire un
equilibrio tra
l'acqua e
l'aria.
membrane gli permette di valersi di una superficie superiore.172 La
conformazione unica del basilisco è una prova evidente di Creazione
consapevole.
La fotosintesi
Le piante senza dubbio hanno un ruolo fondamentale nel rendere
l'universo abitabile. Esse depurano l'aria per noi, mantengono la
temperatura del pianeta ad un livello costante ed equilibrano la
proporzione di gas nell'atmosfera. L'ossigeno che noi respiriamo è
prodotto dalle piante, così come una parte importante del cibo di cui ci
nutriamo. Il valore nutrizionale delle piante deriva dallo speciale progetto
insito nelle loro cellule a cui devono anche le loro altre caratteristiche.
Le cellule delle piante, a differenza di quelle umane e animali,
possono utilizzare direttamente l'energia solare, che convertono in
energia chimica e immagazzinano in maniera molto speciale. Questo
processo è detto "fotosintesi". In realtà, esso non è condotto dalle cellule,
ma dai cloroplasti, organuli che conferiscono alle piante il colore verde.
Questi minuscoli organuli verdi, osservabili solo al microscopio, sono gli
unici laboratori sulla terra in grado di immagazzinare energia solare sotto
forma di materia organica.
La quantità di materia prodotta dalle piante sulla terra è pari a circa
200 miliardi di tonnellate all'anno. Tale produzione è vitale per tutti gli
esseri viventi sulla terra e viene realizzata tramite un processo chimico
molto complesso. Migliaia di pigmenti di clorofille che si trovano nei
cloroplasti reagiscono alla luce con impressionante rapidità pari a un
millesimo di secondo. Questa è la ragione per cui molte attività che
avvengono nella clorofilla non sono ancora state osservate.
La conversione dell'energia solare in energia elettrica o chimica è
stata ottenuta soltanto in tempi molto recenti grazie all'utilizzo di
strumenti altamente tecnologici. Una cellula vegetale, così piccola da non
poter essere scorta ad occhio nudo, ha svolto questa funzione per milioni
di anni.
La realtà della creazione 209
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
La perfezione di questo sistema rappresenta l'ennesima dimostrazionedella Creazione. Il complesso sistema della fotosintesi è un meccanismoconsapevolmente creato da Allah. Una fabbrica ineguagliabile è compressain una minuscola parte di una foglia. Questo progetto senza difetti èun'altra prova rivelatrice del fatto che tutte le cose sono state create daAllah, Colui Che sostiene tutte le cose.
210
SECONDA PARTE
LA CONFUTAZIONE
DEL
MATERIALISMO
Il capitolo che vi apprestate a
leggere rivela un segreto cruciale della
vostra vita. Dovrebbe essere letto con
molta attenzione e integralmente, in
quanto concerne un soggetto che
potrebbe provocare un cambiamento
fondamentale della vostra visione del
mondo esteriore. Quanto viene trattato in
questo capitolo non è soltanto un punto
di vista, un approccio differente o un
pensiero filosofico tradizionale:
è una realtà che ognuno, credente o
non credente, deve ammettere e che è
provata dalla scienza odierna.
AATTENZIONE!TTENZIONE!
La vera essenza della
materia
19
Coloro che contemplano coscienziosamente e saggiamente quanto
li circonda comprendono che ogni cosa nell'universo –vivente o
non vivente– deve essere stata creata. La questione diventa
quindi: "Chi è il creatore di tutte queste cose?".
È evidente che "la realtà della creazione", che si rivela in ogni aspetto
dell'universo, non può essere una conseguenza dell'universo stesso. Ad
esempio, una cimice non può avere creato se stessa. Il sistema solare non
può essersi creato e organizzato da solo. Nemmeno le piante, gli umani, i
batteri, gli eritrociti (globuli rossi del sangue) o le farfalle possono aver
creato se stessi. La possibilità che tutto questo possa essere stato originato
"dal caso" non è neppure immaginabile.
Si perviene quindi alla seguente conclusione: tutto ciò che vediamo è
stato creato, ma nulla può essere il "creatore" di se stesso. Il Creatore è
differente e superiore a ciò che percepiamo con i nostri occhi, un potere
sovrastante e invisibile, la cui esistenza e i cui attributi sono rivelati da
tutto ciò che sussiste.
Questo è il punto in cui coloro che negano l'esistenza di Allah
esitano, in quanto sono stati condizionati a non credere nella Sua
esistenza a meno che non possano percepirlo con i loro occhi. Costoro
sono costretti a ignorare l'attualità della "creazione", manifesta in tutto
l'universo, e provano falsamente che quest'ultimo e tutti gli esseri viventi
non sono stati creati. La teoria evoluzionista è un chiaro esempio del loro
vano tentativo.
L'errore di base di coloro che negano Allah è condiviso da molte
persone, le quali, per quanto non rifiutino la Sua esistenza, Ne hanno una
CAPITOLO
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
percezione errata. Questi non negano la creazione, ma hanno una
credenza superstiziosa riguardo a "dove" Allah sia. La maggior parte di
essi pensano che Egli sia nel "cielo". Credono che Allah sia su un pianeta
molto distante e che talvolta intervenga negli "affari mondani". Oppure
che non si intrometta affatto: Egli ha creato l'universo e l'ha abbandonato
a se stesso, lasciando gli uomini liberi di determinare il loro destino.
Alcuni hanno sentito che nel Corano è scritto che Allah è "ovunque",
ma non possono comprendere che cosa ciò significhi esattamente.
Pensano che Egli circondi tutto come onde radio o come un gas invisibile
e intangibile.
Nondimeno, questa e altre nozioni che non sono in grado di chiarire
"dove" Allah sia (e magari lo negano proprio per questa ragione) sono
fondate su un errore comune. Essi mantengono un pregiudizio infondato
che li spinge a creare delle opinioni errate nei confronti di Allah. Cos'è
questo pregiudizio?
Tale pregiudizio concerne la natura e le caratteristiche della materia.
Siamo così condizionati dalle supposizioni sulla materia che non
chiediamo neppure se essa esista o se sia soltanto un'ombra. La scienza
moderna distrugge i pregiudizi e dischiude una realtà di primaria
importanza e grandiosità. Nelle pagine seguenti, tenteremo di spiegare di
che cosa si tratti e come essa sia già stata rivelata nel Corano.
Il mondo dei segnali elettrici
Tutte le informazioni sul mondo in cui viviamo ci sono trasmesse per
mezzo dei cinque sensi. Il mondo che conosciamo consiste di ciò che i
nostri occhi vedono, le mani toccano, il naso odora, la lingua gusta e le
orecchie sentono. Non abbiamo mai pensato che il mondo "esterno" possa
essere altro da ciò che i nostri sensi ci presentano, in quanto solo da essi
siamo dipesi sin dal giorno della nascita.
Le moderne ricerche in molti differenti ambiti della scienza ci
mostrano, nondimeno, una comprensione molto diversa, creando dei
dubbi riguardo ai sensi e al mondo che tramite essi percepiamo.
214
Il punto di partenza di questo approccio è che la nozione di "mondo
esterno" formata nel nostro cervello è soltanto una reazione creata da
segnali elettrici. Il colore rosso della mela, la durezza del legno, vostra
madre, vostro padre, la vostra famiglia e tutto ciò che possedete, la casa,
il lavoro, le linee di questo libro sono composte solo di segnali elettrici.
Frederick Vester spiega quanto la scienza ha acquisito su questo
tema:
Quanto affermato da alcuni scienziati che "l'uomo è un'immagine, tutto ciò di
cui si fa esperienza è temporaneo e ingannevole e questo universo è un'ombra"
sembra confermato dalla scienza attuale.173
Il noto filosofo George Berkeley commenta a questo proposito:
Noi crediamo nell'esistenza degli oggetti in quanto li vediamo e li tocchiamo ed
essi ci vengono riflessi dalle nostre percezioni. Nondimeno, le nostre percezioni
sono unicamente idee nella nostra mente. Ne consegue che gli oggetti che
catturiamo con le percezioni non sono altro che idee, le quali non sono
essenzialmente in alcun posto se non nella nostra mente... Dal momento che
tutte queste cose esistono solo nella mente, vuol dire che noi siamo abbindolati
da inganni quando immaginiamo che l'universo e le cose abbiano un'esistenza
al di fuori della mente. Così, nessuna delle cose che ci circondano ha
un'esistenza esterna alla mente.174
La vera essenza della materia 215
Le stimolazioni
provenienti da un
oggetto vengono
convertite in
segnali elettrici e
provocano un
effetto nel cervello.
Quando "vediamo",
in realtà
osserviamo gli
effetti di tali segnali
elettrici nella
nostra mente.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Per chiarire questo argomento, consideriamo il senso della vista, che
ci fornisce le più estese informazioni riguardo al mondo esterno.
Le modalità della vista, dell'udito e del tatto
L'atto di vedere si compie in modo molto progressivo. I fasci di luce
(fotoni) che dipartono dall'oggetto verso l'occhio passano attraverso il
cristallino, nella parte anteriore dell'occhio, dove vengono scomposti e si
riversano rovesciati sulla retina, situata nella parte posteriore. Qui, la luce
urtante viene trasformata in segnali elettrici i quali sono trasmessi dai
neuroni verso un punto minuscolo detto centro della visione, situato nella
parte posteriore del cervello. Questo segnale elettrico viene percepito
come un'immagine dopo una serie di processi. L'atto di vedere avviene in
questo punto situato nella parte posteriore del cervello in cui regna
un'oscurità assoluta essendo completamente isolato dalla luce.
Consideriamo ora questo processo apparentemente ordinario e
usuale. Quando si dice di "vedere", in realtà si percepiscono gli impulsi
che, raggiunto l'occhio, sono inviati al cervello dopo essere stati
trasformati in segnali elettrici. Quindi, quando affermiamo di "vedere",
stiamo in realtà osservando dei segnali elettrici nella nostra mente.
Tutte le immagini che percepiamo durante la vita vengono formate
nel nostro centro della visione, che occupa soltanto pochi centimetri cubici
del volume del nostro cervello. Sia il libro che state ora leggendo che il
paesaggio sconfinato che contemplate mirando l'orizzonte si trovano in
questo minimo spazio. Un altro fattore che deve essere ricordato è che il
cervello è isolato dalla luce; all'interno è completamente oscuro. Il cervello
non ha alcun contatto con la luce.
È possibile illustrare questa interessante situazione con un esempio.
Supponiamo che una candela bruci di fronte a noi. Possiamo sederci
dirimpetto a essa e osservarla per esteso. Nondimeno, durante questo
lasso tempo, il nostro cervello non ha mai alcun contatto diretto con la
luce diretta della candela. Pur fissando la luce, l'interno del nostro
cervello rimane nell'oscurità totale. Noi osserviamo un mondo luminoso
216
e pieno di colori dentro un cervello buio.
R. L. Gregory osserva, a proposito dell'aspetto miracoloso del
vedere, un'azione che spesso riteniamo ovvia:
Ci è talmente familiare l'atto del vedere che dobbiamo compiere uno sforzo
d'immaginazione per comprendere che alcuni problemi ad esso relativi
rimangono insoluti. Ma consideriamoli. Sebbene i nostri occhi ricevano piccole
immagini capovolte, noi vediamo tuttavia oggetti solidi separati nello spazio
circostante. Dai modelli di simulazione sulla retina noi percepiamo il mondo
degli oggetti e ciò non è altro che un miracolo.175
Lo stesso si può dire di tutti gli altri sensi. Il suono, la percezione
tattile, l'aroma e l'odore vengono tutti trasmessi al cervello sotto forma di
segnali elettrici e sono tutti percepiti nei centri pertinenti del cervello.
Il senso dell'udito funziona in modo simile. L'orecchio esterno coglie
i suoni per mezzo del padiglione e li trasmette all'orecchio medio, il quale,
a sua volta, li invia all'orecchio interno sotto forma di vibrazioni
amplificate. Quest'ultimo comunica al cervello le vibrazioni convertite in
segnali elettrici. Proprio come nel caso dell'occhio, l'atto di udire è portato
a termine nel centro uditivo all'interno del cervello, il quale è isolato dal
suono così come dalla luce. Quindi, indipendentemente dal livello di
rumorosità all'esterno, l'interno del cervello è del tutto silenzioso.
Nondimeno, anche i suoni più tenui sono percepiti dal cervello. Ciò
accade con tale precisione che l'orecchio di un uomo sano può percepire
qualsiasi suono senza alcun disturbo atmosferico o interferenza. Nel
cervello si ascoltano le sinfonie dell'orchestra e tutti i rumori di un luogo
affollato; si coglie un'ampia gamma di suoni, dal fruscio di una foglia al
rombo di un jet. Se il livello del suono nel cervello, tuttavia, fosse
misurato in quel momento da uno strumento preciso, si constaterebbe un
silenzio assoluto.
La nostra percezione degli odori segue lo stesso percorso. Le
molecole volatili emesse dalla vaniglia o dalla rosa, ad esempio,
raggiungono i ricettori olfattivi posti nella regione epiteliale del naso e
sono coinvolte in un'azione reciproca che viene trasmessa al cervello sotto
La vera essenza della materia 217
forma di segnali elettrici e percepita come odore. Tutto ciò che odoriamo,
buono o cattivo, non è altro che la percezione cerebrale delle azioni
reciproche delle molecole volatili dopo la loro trasformazione in segnali
elettrici. Tutti i profumi e gli odori sono dunque percepiti nel cervello, il
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE218
I fasci di luce provenienti dall'oggetto colpiscono la retina capovolti. Qui l'immagine viene
convertita in segnali elettrici e trasmessa al centro di visione nella parte posteriore del
cervello. Poiché il cervello è isolato dalla luce, queata non può raggiungere il centro della
visione. Ciò significa che si percepisce un vasto mondo di luce e profondità in un punto
minuscolo isolato da essa.
Anche nel momento in cui vediamo e sentiamo la luce e il calore di un fuoco, all'interno
del nostro cervello permane un'oscurità assoluta e una temperatura costante.
quale, nondimeno, non entra mai in contatto diretto con le molecole.
Come nel caso del suono o della vista, ciò che raggiunge il cervello sono
semplici segnali elettrici. In altre parole, tutti gli odori che si crede
appartengano agli oggetti esterni sin da quando si nasce, sono semplici
segnali elettrici che si percepiscono tramite gli organi di senso.
Similmente, esistono quattro tipi differenti di recettori chimici nella
parte frontale della lingua umana. Questi concernono il sapore del salato,
del dolce, dell'acido e dell'amaro. I nostri recettori trasformano queste
percezioni in segnali elettrici dopo una serie di processi chimici e li
trasmettono al cervello, il quale li percepisce come gusto. Il gusto che si
ricava mangiando una tavoletta di cioccolata o della frutta o qualsiasi
altra cosa gradita è l'interpretazione dei segnali elettrici da parte del
cervello. L'oggetto esterno non può mai essere raggiunto; non si può mai
vedere, odorare o gustare la cioccolata stessa. Ad esempio, se i nervi che
La vera essenza della materia 219
Tutto ciò che si vede nel corso della
vita viene formato nella parte
posteriore del cervello, in un punto
detto “centro della visione”, che
occupa solo pochi centimetri
cubici. Sia il libro che state ora
leggendo, che il panorama illimitato
che si vede mirando l’orizzonte si
trovano in questo minimo spazio. Di
conseguenza, gli oggetti sono
scorti non nella loro dimensione
reale esistente all’esterno, ma
secondo il formato percepito dal
nostro cervello.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
si dirigono verso il cervello vengono tagliati, quest'ultimo non percepirà
alcun sapore del cibo, causando la totale perdita del senso del gusto.
A questo punto, ci si trova di fronte a un altro fatto: non si può mai
essere sicuri che un'altra persona provi ciò che noi proviamo quando
gustiamo un stesso alimento, né che percepisca lo stesso suono quando
ascoltiamo una voce determinata. A tale proposito, Lincoln Barnett
afferma che nessuno sa se una persona percepisca il colore rosso o senta
la nota C in modo identico a un altro.
Il senso del tatto non differisce dagli altri. Quando si tocca un
oggetto, tutte le informazioni necessarie a riconoscere il mondo esterno e
gli oggetti vengono trasmesse al cervello dai nervi situati sulla cute. La
sensazione tattile si forma nel cervello. Contrariamente a quanto in
generale si crede, il posto deputato a tale percezione non è la punta delle
dita, ma il centro del tatto nel cervello. In seguito all'accertamento degli
stimoli elettrici provenienti dagli oggetti da parte del cervello, si
percepiscono le differenti sensazioni ad essi pertinenti quali la durezza o
la morbidezza, il freddo o il caldo. Tutti i dettagli che ci permettono di
riconoscere un oggetto derivano da tali stimoli. A questo proposito, due
noti filosofi, B. Russell e L. Wittgeinstein, hanno scritto:
Ad esempio, non ci si può chiedere o investigare se un limone esista veramente
o come possa essere pervenuto all'esistenza. Un limone consiste soltanto di una
sensazione provata dalla lingua, di un odore avvertito dal naso, di un colore e
di una forma percepiti dagli occhi; solo tali caratteristiche possono essere oggetto
di esame e stima. La scienza non potrà mai conoscere il mondo fisico.177
È impossibile per noi raggiungere il mondo fisico. Tutti gli oggetti
intorno a noi rappresentano un cumulo di sensazioni quali il vedere, il
sentire e il toccare. Trattando i dati nel centro della visione e negli altri
centri sensoriali, il cervello, nel corso della vita, non incontra mai
"l'originale" della materia esistente all'esterno, ma piuttosto la copia
formatasi al suo interno. A questo punto, saremmo fuorviati se
considerassimo queste copie modelli della materia reale esterna a noi.
220
"Il mondo esterno" all'interno del nostro cervello
Da quanto abbiamo finora descritto potremmo trarre la seguente
conclusione: tutto ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo e percepiamo
come "materia", "mondo" o "universo" non è altro che una serie di segnali
elettrici che pervengono al nostro cervello.
Chi mangia un frutto, in realtà, non si trova di fronte ad esso, ma alle
sue percezioni nel cervello. L'oggetto considerato un "frutto" consiste in
realtà di un'impressione elettrica nel cervello concernente la forma, il
gusto, l'odore e la struttura. Se il nervo ottico fosse improvvisamente
reciso, l'immagine del frutto scomparirebbe subito. Così come la
sconnessione delle vie nervose dirette dal naso al cervello
interromperebbe del tutto la sensazione olfattiva. Più semplicemente, il
frutto non è che l'interpretazione dei segnali elettrici da parte del cervello.
Un altro elemento da considerare è il senso della distanza. La
distanza è soltanto il senso di vuoto che si forma nel cervello. Gli oggetti
che sembrano distanti agli occhi di una persona esistono anche nel suo
cervello. Ad esempio, chi contempla le stelle nel cielo pensa che esse
distino milioni di anni luce da lui. Tuttavia, ciò che egli "vede" realmente
sono le stelle all'interno di lui, nel suo centro della visione. Mentre leggete
queste righe, voi non siete, in realtà, nella stanza in cui credete di trovarvi;
al contrario, la stanza è all'interno di voi. Dovete ricordare, nondimeno,
che anche il vostro corpo è un'immagine formata all'interno del vostro
cervello.
Lo stesso accade a tutte le altre percezioni. Ad esempio, quando
pensate di sentire il suono della televisione nella stanza accanto, state
facendo tale esperienza nel vostro cervello. Non potete provare né che
esista una stanza a lato della vostra, né che da essa la televisione diffonda
dei suoni. Sia il suono che credete provenga da parecchi metri di distanza,
che la conversazione di una persona vicino a voi sono percepite nel centro
dell'udito, il quale occupa pochi centimetri cubi del vostro cervello. Oltre
a questo centro di percezione, non esistono concetti quali destra sinistra,
davanti e dietro. Ovverosia, il suono non perviene a voi da destra, da
La vera essenza della materia 221
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
sinistra o dall'aria; non c'è direzione da cui provenga il suono.
Quanto si è detto vale anche per la percezione degli odori; nessuno
di essi vi raggiunge da una grande distanza. Voi supponete che gli effetti
finali che si formano nel centro dell'olfatto corrispondano agli odori degli
oggetti esteriori. Nondimeno, come l'immagine della rosa si trova nel
vostro centro della visione, così il suo profumo è nel centro dell'olfatto.
All'esterno non esiste né la rosa né il suo profumo.
Il "mondo esterno" presentatoci dalle nostre percezioni è soltanto
una raccolta di segnali elettrici che raggiungono il nostro cervello. Nel
corso della nostra vita, questi segnali vengono sottoposti a un processo
cerebrale e noi viviamo senza riconoscere che stiamo errando quando
crediamo che questi rappresentino le interpretazioni originali della
materia esistente nel mondo esterno. Siamo sviati perché non possiamo
raggiungere la materia stessa per mezzo dei nostri sensi.
È ancora il nostro cervello che interpreta e conferisce significato ai
segnali che consideriamo il "mondo esterno". Consideriamo, ad esempio,
il senso dell'udito. È in realtà il cervello a trasformare le onde sonore in
222
In seguito a stimolazioni artificiali, nel nostro
cervello può essere formato un mondo fisico
vero e realistico quanto quello reale, senza la
necessaria esistenza di quest'ultimo. Una
persona può pensare di guidare
un'automobile pur rimanendo seduta in casa
sua.
una sinfonia e a creare quindi la musica da una percezione. Similmente,quando vediamo dei colori, ciò che perviene ai nostri occhi sono semplicisegnali elettrici di diversa lunghezza d'onda. È ancora il cervello atrasformarli in colori, i quali non esistono nel "mondo esterno". La melanon è rossa, il cielo non è blu, l'erba non è verde. Essi hanno questoaspetto perché noi li percepiamo per essere così. Il "mondo esterno"dipende interamente da colui che percepisce.
Anche il minimo difetto della retina provoca acromatopsia. Alcunepersone percepiscono il blu come verde, o il rosso come blu, mentre altretutti i colori come differenti sfumature del grigio. A questo punto, non haimportanza che l'oggetto esteriore sia colorato oppure no.
Anche il notevole pensatore Berkeley si è occupato di questo fatto:
Prima dunque si credeva che i colori, gli
odori, ecc., "esistessero realmente". Poi si
rinunciò a questa credenza e si riconobbe che
essi esistono soltanto in dipendenza delle
nostre sensazioni.178
Per concludere, la ragione per cui noivediamo oggetti colorati non è perché essilo siano realmente o perché abbianoun'esistenza materiale indipendente al difuori di noi, ma in quanto tutte le qualitàche noi attribuiamo agli oggetti si trovanoal nostro interno e non nel "mondoesterno".
Che cosa rimane allora del "mondoesterno"?
È indispensabile l'esistenza
del "mondo esterno"?
Finora abbiamo ripetutamente parlatodi un "mondo esterno" e di un mondo dipercezioni formato nel nostro cervello, che
La vera essenza della materia 223
Le scoperte della fisica
moderna dimostrano che
l'universo è una
collezione di percezioni.
Nel numero del 30
gennaio 1999, la famosa
rivista scientifica
americana New Scientist
ha pubblicato in copertina
la seguente domanda:
"Oltre la realtà: l'universo
è veramente un trastullo
di informazioni primarie e
la materia soltanto un
miraggio?"
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
corrisponde a quello che vediamo. Nondimeno, dal momento che nonpossiamo mai raggiungere il mondo esterno, come possiamo essere sicuriche questo esista realmente?
In verità non possiamo. Poiché ogni oggetto è solo una raccolta disensazioni che esistono soltanto nella mente, è più appropriato dire che ilsolo mondo realmente esistente è quello delle percezioni. Il solo mondo dicui siamo a conoscenza è quello che esiste nella nostra mente, dove èprogettato, ricordato e costruito vividamente; l'unico, in breve, che ècreato all'interno di essa e di cui possiamo essere certi.
Non si potrà mai affermare che le percezioni che osserviamo nelcervello abbiano dei corrispondenti materiali, poiché questi potrebberoprovenire da una fonte "artificiale".
È del resto possibile osservare questo fatto. False stimolazionipossono produrre nel cervello un "mondo materiale" interamenteimmaginario. Ad esempio, pensiamo a uno strumento di registrazionemolto sviluppato in cui tutti i tipi di segnali elettrici possano essere incisi.Per prima cosa, trasmettiamo tutti i dati relativi a una situazioneparticolare (includendo l'immagine del corpo) a tale macchina, affinché litrasformi in segnali elettrici. Immaginiamo, quindi, che sia possibile farsopravvivere il cervello separato dal corpo. Connettiamo, infine, lostrumento al cervello con degli elettrodi che funzionino come nervi etrasmettiamo tutti i dati pre-registrati. In tale stato, si potrebbe provarel'esperienza di vivere in una situazione creata artificialmente. Si potrebbe,ad esempio, creare facilmente l'illusione di guidare un'automobile ad altavelocità su un'autostrada. Non sarà mai possibile comprendere che noiconsistiamo soltanto del cervello, in quanto ciò che è necessario allaformazione di un mondo all'interno di esso non è l'esistenza di un mondoreale, ma piuttosto la disponibilità di stimolazioni. È perfettamentepossibile che queste ultime possano provenire da una fonte artificialequale un registratore.
A tale proposito, il noto filosofo della scienza Bertrand Russell hascritto:
Quanto al senso del tatto quando premiamo il tavolo con le dita, esso è un
224
disturbo elettrico sugli elettroni e i protoni di queste ultime, prodotto, secondo
la fisica moderna, dalla prossimità degli elettroni e dei protoni del tavolo. Se lo
stesso disturbo sulla punta delle nostre dita fosse indotto in qualunque altra
maniera, noi proveremmo la stessa sensazione, seppure il tavolo non ci fosse.179
È quindi molto facile per noi essere ingannati prestando fede a
percezioni che non hanno alcun corrispondente materiale reale. Nel sogno
questa esperienza ricorre spesso, in quanto sperimentiamo degli eventi e
vediamo uomini, oggetti e situazioni che ci sembrano assolutamente reali.
Nondimeno, essi non sono altro che mere percezioni. Non vi è alcuna
differenza basilare tra il sogno e il "mondo reale"; entrambi vengono
sperimentati nel cervello.
Chi è colui che percepisce?
Come si è detto, non c'è dubbio che il mondo nel quale pensiamo di
abitare e che chiamiamo "mondo esterno" è creato all'interno del nostro
cervello. Sorge a questo punto una questione di primaria importanza. Se
tutti gli eventi fisici che conosciamo sono intrinsecamente percezioni, che
ne è del cervello? Dal momento che esso fa parte del mondo fisico come
le braccia, le gambe o qualsiasi altro oggetto, dovrebbe essere una
percezione come tutto il resto.
Un esempio relativo ai sogni getterà luce su questo argomento. Si
immagini di vedere il sogno all'interno del cervello sulla base di ciò che è
stato detto. Nel sogno avremo un corpo immaginario, un braccio
immaginario, un occhio immaginario e un cervello immaginario. Se
durante il sogno ci fosse chiesto dove vediamo, noi risponderemmo: "Nel
cervello." In realtà, non c'è alcun cervello di cui parlare, ma una testa
immaginaria contenente qualcosa di altrettanto indeterminato. Colui che
percepisce le immagini nel sogno non è un cervello immaginario, ma un
"essere" ad esso molto superiore.
Sappiamo che non esiste alcuna distinzione fisica tra una situazione
onirica e ciò che chiamiamo vita reale. Perciò, quando in quest'ultima
condizione ci viene posta la sopraccitata domanda, risulta altrettanto
La vera essenza della materia 225
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
insensato rispondere "nel cervello" come nell'esempio precedente. In
entrambe le condizioni, l'entità che vede e percepisce non è il cervello, che
è, dopotutto, soltanto un pezzo di materia organica.
Quando si analizza il cervello, si vede che in esso non vi è altro che
lipidi e molecole proteiche, presenti anche in altri esseri viventi. Ciò
significa che all'interno di quel pezzo di materia grigia che noi chiamiamo
"cervello", non vi è nulla che osservi le immagini, che costituisca la
coscienza o che crei quell'essere che noi definiamo "io".
R. L. Gregory tratta dell'errore che la gente commette in relazione
alla percezione delle immagini nel cervello:
Vi è la tentazione, da evitare, di dire che gli occhi producono le immagini nel
cervello. Un'immagine nel cervello suggerisce il bisogno di qualche occhio
interiore che la veda –ma ciò richiederebbe un altro occhio per vedere
l'immagine... e così di seguito in un infinito regresso di occhi e immagini. Ciò è
assurdo.180
Questo è il punto cruciale che mette in difficoltà i materialisti, i quali
considerano vera soltanto la materia. A chi appartiene l'occhio interiore
che percepisce ciò che vede e reagisce?
Anche Karl Pribram si è concentrato su questa importante questione
scientifica e filosofica:
Fin dall'epoca dei Greci, i filosofi pensavano al "deus ex machina", al piccolo
uomo all'interno del piccolo uomo" ecc. Dov'è "io", la persona che usa il suo
cervello? Chi è colui che compie l'atto di conoscere? Come san Francesco
d'Assisi ha detto:"Ciò che cerchiamo è Colui che vede".181
Ora pensate a questo: il libro nelle vostre mani, la stanza in cui vi
trovate, in breve, tutte le immagini che avete di fronte sono all'interno del
vostro cervello. Sono forse gli atomi a vedere queste immagini? Atomi
ciechi, sordi e inconsapevoli? Perché solo alcuni atomi hanno acquisito
questa qualità? I nostri atti di comprendere, ricordare, essere contenti,
scontenti e tutto il resto consistono di reazioni chimiche tra questi atomi?
Quando si considerano queste domande, si comprende che non ha
alcun senso cercare una volontà negli atomi. È chiaro che l'essere che
226
vede, sente e prova emozioni è un essere sopra-materiale. È "vivo" e non
è né materia, né un'immagine della materia. Questo essere si collega alle
percezioni di fronte a lui per mezzo del nostro corpo.
Questo essere è lo "spirito".
Quell'aggregato di percezioni che noi chiamiamo "mondo materiale"
è un sogno osservato da questo spirito. Proprio come il corpo che
possediamo e il mondo materiale che vediamo nei nostri sogni non hanno
realtà, così l'universo che occupiamo e il corpo che possediamo non
hanno realtà materiale.
Il vero essere è lo spirito. La materia consiste unicamente di
percezioni osservate dallo spirito. Gli esseri intelligenti che scrivono e
leggono queste righe non sono un ammasso di atomi e molecole –e di
reazioni chimiche tra loro– ma "spirito".
Il Vero Essere Assoluto
Tutti questi fatti ci pongono di fronte a una questione molto
significativa. Se ciò che noi consideriamo mondo materiale è costituito
soltanto da percezioni contemplate dal nostro spirito, qual'è allora la fonte
delle percezioni?
La vera essenza della materia 227
Il cervello è un mucchio di cellule composte di proteine e di molecole. Èformato da cellule nervose dette neuroni. In questo pezzo di carne non c'è ilpotere di osservare le immagini, di costituire la coscienza o di crearequell'essere che chiamiamo "io".
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Nel rispondere a questa domanda, dobbiamo prendere in
considerazione quanto segue: la materia non ha un'esistenza che si auto-
governa. Dal momento che è una percezione, essa è qualcosa di
"artificiale". Ovverosia, questa percezione deve essere stata provocata da
un altro potere, cioè, deve essere stata creata. Tale creazione, inoltre,
dovrebbe essere continua. Se così non fosse, ciò che chiamiamo materia
dovrebbe scomparire e perdersi. Si potrebbe paragonare ad una
televisione sul cui schermo appare l'immagine per tutto il tempo che il
segnale continua ad essere trasmesso. Allora, chi spinge il nostro spirito a
contemplare le stelle, la terra, le piante, la gente, il nostro corpo e tutto ciò
che cade sotto lo sguardo?
È del tutto evidente che esiste un supremo Creatore, Che ha creato
l'intero universo materiale, vale a dire la somma delle percezioni, e Che
continua la Sua creazione incessantemente. Poiché Egli mostra un'opera
talmente magnifica, è sicuramente dotato di un potere e di una forza
eterni.
Questo Creatore Si rende noto a noi. Egli ha creato un libro
contenente l'insieme delle sensazioni per mezzo del quale ha descritto Se
Stesso, l'universo e la ragione della nostra esistenza.
Egli è Allah e il Suo Libro è il Corano.
Il fatto che i cieli e la terra, ovverosia l'universo, non sono stabili, che
la loro presenza è resa possibile solo dalla creazione di Allah e che essi
scompariranno quando Egli decreterà la loro fine, è esposto nel versetto
seguente:
Allah trattiene i cieli e la terra affinché non sprofondino, ché, se
sprofondassero, nessuno li potrebbe trattenere all'infuori di Lui. In
verità Egli è magnanimo, perdonatore. (Surat Fâtir, 41)
Come si è detto al principio, molte persone non hanno un'autentica
comprensione di Allah e immaginano che Egli sia presente in qualche
posto nel cielo e non si interessi degli affari mondani. La base di questa
logica si fonda sull'idea che l'universo sia un insieme di materia e che
Allah si trovi "all'esterno" di questo mondo materiale, in un luogo
228
distante. Per alcune false religioni, la fede in Allah è limitata alla
comprensione di questo.
Nondimeno, come abbiamo considerato finora, la materia è
composta solo di sensazioni e il solo vero essere assoluto è Allah. Ciò
significa che solo Allah esiste: tutto all'infuori di Lui è un'ombra oscura.
Ne consegue che è impossibile concepire Allah come un essere separato
dall'intera massa della materia. Egli è "ovunque" e comprende tutto.
Questa realtà è spiegata nel Corano nei termini seguenti:
Allah! Non c'è altro dio che Lui, il Vivente, l'Assoluto. Non Lo
prendon mai sopore né sonno. A Lui appartiene tutto quello che è nei
cieli e sulla terra. Chi può intercedere presso di Lui senza il Suo
permesso? Egli conosce quello che è davanti a loro e quello che è
dietro di loro e, della Sua scienza, essi apprendono ciò che Egli vuole.
Il Suo Trono è più vasto dei cieli e della terra, e custodirli non Gli costa
sforzo alcuno. Egli è l'Altissimo, l'Immenso. (Surat al-Baqara, 255)
Che Allah non sia delimitato dallo spazio e che circondi tutto è
affermato in un altro versetto:
Ad Allah appartengono l'Oriente e l'Occidente. Ovunque vi volgiate,
ivi è il Volto di Allah. Allah è Immenso, Sapiente. (Surat al-Baqara, 115)
Poiché tutti gli esseri materiali sono percezioni, non possono vedere
Allah; ma Egli vede tutta la materia che ha creato in tutte le sue forme. Nel
Corano ciò è esposto con queste parole: "Gli sguardi non Lo raggiungono,
ma Egli raggiunge tutti gli sguardi" (Surat al-Anâm, 103).
Ovverosia, noi non possiamo percepire l'esistenza di Allah con i
nostri occhi, ma Egli comprende interamente il nostro interno ed esterno,
i nostri sguardi e i nostri pensieri. Noi non possiamo pronunciare una sola
parola, né fare un respiro di cui Egli non sia a conoscenza.
Mentre contempliamo queste percezioni sensoriali nel corso della
vita, l'essere che ci è più vicino non è una di queste sensazioni, ma Allah
stesso. Il segreto del seguente versetto è celato in questa realtà: "In verità
siamo stati Noi ad aver creato l'uomo e conosciamo ciò che gli sussurra
l'animo suo. Noi siamo a lui vicini più della sua vena giugulare." (Surah
La vera essenza della materia 229
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Qâf, 16) Quando si pensa che il proprio corpo è costituito di materia, nonè possibile comprendere questo fatto importante. Se si identifica ilcervello con "se stessi", allora lo spazio che si considera esteriore dista 20-30 centimetri da noi. Nondimeno, quando si comprende che non esistealcuna materia e che tutto è immaginazione, nozioni quali esteriore,interiore, vicino o lontano perdono il lorosignificato. Allah avvolge tutto ed è"infinitamente vicino".
Allah rende noto agli uomini che Egli èinfinitamente vicino ad essi: "Quando i mieiservi ti chiedono di Me, ebbene Io sonovicino!" (Surat al-Baqara, 186). A ciò fariferimento un altro versetto: "In verità il tuoSignore circonderà gli uomini" (Surat al-Isrâ',60).
L'uomo è sviato dal pensiero che l'esserea lui più vicino sia se stesso. Allah, in verità, è più vicino a noi di noi stessi.Egli ha richiamato la nostra attenzione su questo punto nel versetto:"Perché mai, quando [l'anima] risale alla gola sotto i vostri occhi e Noi glisiamo più vicini, ma non ve ne accorgete" (Surat al-Wâqi'a, 83-85). Comeè scritto, gli uomini vivono inconsapevoli di tale fatto fenomenale inquanto non lo vedono con i loro occhi.
D'altra parte, è impossibile per l'uomo, che non è altro che un'ombra,avere un potere e una volontà indipendenti da Allah. Il versetto: "Mentreè Allah che ha creato voi e ciò che fabbricate" (Surat as-Sâffât, 96) mostrache tutto ciò che sperimentiamo avviene sotto il Suo controllo. NelCorano, questa realtà è menzionata nel versetto: "Quando tiravi non eri tua farlo, ma Allah" (Surat al-Anfâl, 17) con cui si mette in rilievo il fatto chenessun atto è indipendente da Allah, il Quale, nondimeno, conferisce aqueste ombre la percezione dell'io. In realtà, è Lui che compie tutte leazioni. Così, se qualcuno considera gli atti come suoi, con tutta evidenzaintende ingannare se stesso.
Questa è la realtà. Una persona può rifiutarsi di accettarla e può
230
Perché mai, quando
[l'anima] risale alla
gola sotto i vostri
occhi, e Noi gli siamo
più vicini ma non ve
ne accorgete. (Surat
Al-Wâqi'a, 83-85)
pensare di essere indipendente da Allah; ciò non cambia niente. Il suo
cieco rifuto, naturalmente, fa parte del volere di Allah.
Tutto ciò che si possiede è intrinsecamente illusorio
Come abbiamo visto chiaramente, è confermato dalla logica e dalla
scienza il fatto che il "mondo esterno" non ha una realtà materiale e si
riduce quindi a una serie di immagini presentata al nostro spirito da
Allah. La gente, tuttavia, solitamente non include, o piuttosto non vuole
includere, ogni cosa nel concetto di "mondo esterno".
Se si considera questo problema con sincerità e chiarezza, si
comprenderà che la casa e quanto è in essa, l'automobile –magari appena
La vera essenza della materia 231
Se si considera profondamente tutto quanto è stato detto finora, si comprenderà
facilmente questa sorprendente e straordinaria condizione: ogni evento nel mondo
non è altro che una mera immaginazione...
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
acquistata, l'ufficio, i gioielli, il conto in banca, il guardaroba, la sposa o lo
sposo, i figli, i colleghi e tutto quanto si possiede sono inclusi in questo
immaginario mondo esterno progettato per noi. Tutto ciò che si vede, si
ascolta o si odora –in breve– si percepisce con i cinque sensi, fa parte di
questo "mondo immaginario: la voce del cantante preferito, la durezza
della sedia su cui si siede, un profumo gradevole, il sole che riscalda, un
fiore dai mille colori, un uccello che vola di fronte alla finestra, un battello
che procede con lentezza sull'acqua, il proprio giardino fertile, il
computer sul quale si lavora, lo stereo con la tecnologia più avanzata...
Questa è la realtà, perché il mondo è solo una serie di immagini
create per mettere alla prova l'uomo. Gli uomini sono provati durante
l'intero corso della loro vita limitata mediante percezioni che non hanno
alcuna realtà. Queste ultime sono intenzionalmente presentate in forme
attraenti e seducenti, come è affermato nel Corano:
Abbiamo abbellito, agli [occhi degli] degli uomini, le cose che essi
desiderano: le donne, i figli, i tesori accumulati d'oro e d'argento, i
cavalli marchiati, il bestiame e i campi coltivati; tutto ciò è solo
godimento temporaneo della vita terrena, mentre verso Allah è il
miglior ritorno. (Surat l-Imran, 14)
I più gettano via la loro religione per le lusinghe della proprietà,
della ricchezza, dell'accumulazione di oro e argento, dei soldi, dei gioielli,
dei conti bancari, delle carte di credito, dei vestiti, delle auto di ultimo
modello, ovverosia, di tutte quelle forme di prosperità che già possiedono
o si sforzano di possedere concentrandosi solo su questo mondo
dimentichi dell'altro. Essi sono ingannati dal volto "bello e allettante"
della vita di questo mondo, abbandonano quindi la preghiera, la carità
verso i poveri e tutto ciò che li farà prosperare nell'al di là perché "hanno
degli impegni", "hanno delle responsabilità", "hanno degli ideali", "non
hanno abbastanza tempo", "hanno cose da portare a termine", "in futuro
forse...". Consumano le loro vite nel tentativo di ottenere il successo solo
in questo mondo, come è descritto nel versetto: "essi conoscono [solo]
l'apparenza della vita terrena e non si curano affatto dell'altra vita" (Surat
ar-Rûm, 7).
232
Ciò di cui si parla in questo capitolo, vale a dire che tutto èun'immagine, riveste grande importanza in quanto mostral'insignificanza di ogni concupiscenza. Verificarne la realtà permette dicomprendere che tutto quanto gli uomini possiedono e bramano, laricchezza frutto dell'avidità, i figli di cui si vantano, le spose che ritengonole persone più vicine, gli amici, il loro corpo, la posizione quale segno disuperiorità, le scuole che hanno frequentato, le vacanze che hannotrascorso non sono altro che mere illusioni. Perciò, tutti gli sforzi fatti, iltempo speso e l'avidità a cui si è soggiaciuto si sono dimostrati vani.
Questa è la ragione per cui molte persone ingannanoinconsapevolmente se stesse vantandosi delle loro ricchezze e proprietà odei loro "yachts, elicotteri, aziende e terreni" come se esistesseroveramente. Quegli uomini benestanti, che bighellonano con ostentazionenei loro yachts, mettono in mostra le loro automobili, parlanocontinuamente della loro ricchezza, credono che la loro posizione li elevial di sopra degli altri ritenendosi quindi persone di successo, dovrebberoeffettivamente pensare in che stato si troverebbero qualoracomprendessero che tutto ciò non è altro che un'illusione.
In realtà, queste scene si ripresentano spesso anche nei loro sogni,dove possiedono case, automobili veloci, preziosissimi gioielli, mazzi dibanconote e ingenti quantità di oro e argento. Sognano inoltre di occupareposizioni di alto profilo, di possedere fabbriche con migliaia didipendenti, di esercitare potere su molte persone, di indossare vestiti talida indurre ammirazione... Così come chi mena vanto di ciò che possiedein sogno si copre di ridicolo, lo stesso dovrebbe verificarsi per le immaginiche appaiono in questo mondo. Infatti, sia ciò che si percepisce nei sogniche quanto si attribuisce a questo mondo non è altro che una sempliceimmagine mentale.
Di fronte a questa realtà, gli uomini dovrebbero parimenti provarevergogna del modo in cui reagiscono agli eventi che sperimentano inquesto mondo. Coloro che lottano furiosamente tra loro, che vaneggianoin preda all'ira, che imbrogliano, che truffano, che ingannano, checustodiscono bramosamente il loro denaro, che si comportano
La vera essenza della materia 233
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
ingiustamente nei confronti degli altri, che commettono violenza e
maledicono, che infieriscono, che sono schiavi di passione per cariche e
onorificenze, che invidiano, che si pavoneggiano, che tentano di
santificare se stessi saranno umiliati quando comprenderanno di avere
compiuto tutte queste azioni in sogno.
Poiché è Allah Colui Che ha creato tutte queste immagini, Egli solo
ne è l'unico Possessore, come è scritto nel Corano:
Appartiene ad Allah tutto quello che c'è nei cieli e tutto quello che c'è
sulla terra. Allah abbraccia [nella Sua scienza] tutte le cose. (Surat An-
Nisa, 126)
È una grande follia abbandonare la religione in cambio di passioni
immaginarie, privandosi così per sempre della vita eterna.
A questo punto, dovrebbe essere chiaro che quanto viene qui
affermato non significa che "tutte le proprietà, le ricchezze, i figli, i
consorti, gli amici, la posizione raggiunta, presto o tardi scompariranno,
quindi non hanno alcuna realtà". Ma piuttosto che "tutto ciò che si crede
di possedere in verità non esiste affatto, non è altro che un mero sogno,
una serie di immagini che Allah ti mostra al fine di metterti alla prova".
Come è evidente, intercorre un'enorme diferenza tra queste due
proposizioni.
Per quanto non si voglia riconoscere immediatamente questo fatto e
si preferisca piuttosto continuare a ingannare se stessi fingendo che tutto
ciò che ci appartiene esista realmente, si è tuttavia destinati a morire e
nell'altro mondo ogni cosa apparirà chiara. In quel giorno "la tua vista è
acuta" (Surah Qâf, 22) e in grado di vedere tutto manifestamente.
Nondimeno, se si è spesa la propria vita a perseguire obiettivi
immaginari, si desidererà di non aver mai vissuto e si dirà: "Ahimè,
quanto vorrei che essa (la morte) fosse stata definitiva! Quel che
possedevo non mi ha giovato affatto! Ho perso il mio potere." (Surat al-
Hâqqah, 27-29)
Un uomo saggio, d'altra parte, dovrebbe tentare di comprendere la
più grande realtà dell'universo già in questo mondo, mentre ha ancora
234
tempo. Altrimenti, è destinato a consumare tutta la sua vita inseguendo
dei sogni per trovarsi infine a dover pagare un prezzo molto alto. Nel
Corano viene menzionato lo stato finale di coloro che perseguono delle
illusioni (o dei miraggi) in questo mondo, dimentichi del loro Creatore:
Quanto a coloro che sono miscredenti, le loro opere sono come un
miraggio in una piana desertica che l'assetato scambia per acqua, e
poi, quando vi giunge, non trova nulla; anzi, nei pressi trova Allah che
gli salda il conto. Allah è rapido al conto. (Surat An-Nûr, 39)
Per te, la realtà è tutto ciò che può essere toccato con le mani e visto
con gli occhi. Anche nei sogni puoi "toccare con le tue mani e vedere con
i tuoi occhi", sebbene tu non abbia né mani né occhi, né vi sia nulla che
possa essere toccato o visto. Non esiste alcuna realtà materiale che
provochi l'accadimento di queste cose se non il tuo cervello. Sei stato
soltanto ingannato.
Cos'è ciò che separa la vita reale dai sogni? In definitiva, entrambe
queste forme pervengono all'esistenza all'interno del cervello. Se siamo in
grado di vivere facilmente in un mondo irreale nel corso dei nostri sogni,
ciò è parimenti vero per il mondo in cui abitiamo. Quando ci risvegliamo
da un sogno, non vi è alcuna ragione logica che ci impedisca di pensare di
entrare in un sogno più lungo detto "vita reale". La ragione per cui
consideriamo i nostri sogni un'immaginazione e il mondo come reale, non
è altro che il prodotto delle nostre abitudini e pregiudizi. Tutto ciò ci
suggerisce che dovremmo risvegliarci come da un sogno dalla vita sulla
terra nella quale crediamo di vivere.
Deficienze logiche dei materialisti
Fin dall'inizio di questo capitolo, è stato affermato chiaramente che
la materia non è un essere assoluto come sostenuto dai materialisti, ma
piuttosto una serie di sensazioni create da Allah. I materialisti si
oppongono in maniera estremamente dogmatica a questa realtà evidente
che distrugge la loro filosofia e propugnano un'anti-tesi priva di
fondamenta.
La vera essenza della materia 235
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Ad esempio, uno dei più noti fautori della filosofia materialista del
XX secolo, un marxista ardente, George Politzer, ha addotto l'esempio
dell'"autobus" come la prova più evidente dell'esistenza della materia.182
Quando a un altro noto materialista, Johnson, fu detto che la materia
è una serie di percezioni, egli tentò di "provare" l'esistenza fisica di un
sasso dandogli un calcio.183
Un simile esempio venne addotto da Friedrich Engels, il mentore di
Politzer e il fondatore insieme a Marx del materialismo dialettico, il quale
scrisse che "se le torte che mangiamo fossero mere percezioni, non
sazierebbero la nostra fame".184
Un tal genere di esempi e di sentenze impetuose, quali "si
comprende l'esistenza della materia quando si riceve uno schiaffo in
faccia", ricorrono frequentemente nei libri di famosi materialisti come
Marx, Engels, Lenin e altri.
Il disordine nella comprensione che caratterizza queste
dimostrazioni dipende dall'errata interpretazione dell'affermazione "la
materia è una percezione", la quale viene intesa nel senso che "la materia
è un inganno della luce". Essi pensano infatti che il concetto di percezione
sia limitato soltanto alla vista, mentre il tatto abbia un correlato fisico.
Qualora un autobus investa un uomo, essi affermeranno: "Guarda, si è
schiantato, allora non è una percezione". Ciò che essi non intendono è che
tutte le percezioni sperimentate durante l'incidente, quali la durezza,la
collisione e il dolore si formano nel cervello.
L'esempio dei sogni
Il migliore esempio per spiegare questa realtà sono i sogni. In tale
stato, una persona può sperimentare eventi molto realistici. Può rotolare
dalle scale e rompersi una gamba, può avere un serio incidente
automobilistico, essere travolto da un autobus o mangiare una torta ed
essere sazio. Eventi simili a ciò che accade nella vita quotidiana si
ripresentano nei sogni con una forza di persuasione tale da suscitare in
noi le stesse sensazioni.
236
Una persona che sogna di essere stata travolta da un autobus può,nel corso del sogno stesso, aprire gli occhi in un ospedale e comprenderedi essere invalida. Può sognare inoltre di morire in un incidente stradale,di incontrare l'angelo della morte e di essere trasportata nell'al di là.(L'esperienza onirica di questi eventi si svolge in modo del tutto simile aquanto accade in questa vita, che è una percezione della stessa natura diun sogno).
Questa persona percepisce molto chiaramente le immagini, i suoni, ilsenso di durezza, la luce, i colori e tutte le altre sensazioni propriedell'esperienza che vive in sogno. Tali percezioni sono naturali comequelle della "vita reale". La torta che mangia lo sazia, sebbene sia unamera percezione, in quanto tale è l'esperienza di "essere saziati".Nondimeno, in realtà, questa persona giace nel letto in quel momento.Non vi sono scale, non vi è traffico, non vi sono autobus. Colui che sognapercepisce e prova cose che non esistono nel mondo esterno. Il fatto chenel corso dell'attività onirica sperimentiamo, vediamo e proviamo eventiche non hanno alcun correlato fisico nel "mondo esteriore", rivela moltochiaramente come quest'ultimo non consista d'altro che di semplicipercezioni.
Coloro che credono nella filosofia materialistica, in particolare imarxisti, si irritano quando si parla dell'essenza della materia. Citanoesempi tratti dai ragionamenti superficiali di Marx, Engels o Lenin erilasciano dichiarazioni basate sull'emotività. Essi devono pensare,nondimeno, che tutto questo può avvenire anche in sogno, così come lalettura di "Das Kapital", la partecipazione alle riunioni, gli scontri con lapolizia, i colpi ricevuti in testa e il dolore delle ferite. Quando, nel corsodell'attività onirica, gli verranno poste delle domande, essi penserannoche anche ciò che stanno sperimentando consiste di "materia assoluta",così come considerano le cose che percepiscono in stato di veglia.Tuttavia, tutto ciò che essi vedono, sperimentano o sentono, in sogno onella loro vita quotidiana, è costituito soltanto da percezioni.
La vera essenza della materia 237
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
L'esempio della connessione dei nervi in parallelo
Consideriamo l'esempio dell'incidente automobilistico proposto daPolitzer: se si connettessero i nervi che collegano i cinque sensi al cervellodella vittima a quello di un'altra persona, ad esempio lo stesso Politzer,per mezzo di una congiunzione parallela, nel momento dell'urto anche
238
Per noi, la realtà è tutto quanto si può toccare con le mani e vedere
con gli occhi. Anche nei sogni, tuttavia, è possibile "toccare con le
mani e vedere con gli occhi", per quanto, in verità, non si abbiano
né mani, né occhi, né vi sia alcuna cosa da toccare o vedere. Non esiste
realtà materiale che faccia accadere queste cose, se non il cervello. Si è
semplicemente ingannati.
Che cosa separa la vita reale dai sogni? In definitiva, entrambe queste
forme pervengono all'esistenza all'interno del cervello. Se siamo in grado
di vivere facilmente in un mondo irreale nel corso dei nostri sogni, ciò è
parimenti vero per il mondo in cui abitiamo. Quando ci risvegliamo da un
sogno, non vi è alcuna ragione logica che ci impedisca di pensare di
entrare in un sogno più lungo detto "vita reale". La ragione per cui
consideriamo i nostri sogni un'immaginazione e il mondo come reale, non
è altro che il prodotto delle nostre abitudini e pregiudizi. Tutto ciò ci
suggerisce che dovremmo risvegliarci come da un sogno dalla vita sulla
terra in cui crediamo di vivere.
IL MONDO DEI SOGNI
quest'ultimo sarebbe colpito, per quanto comodamente seduto in casasua. Ovverosia, tutto quanto provato dalla vittima dell'incidente sarebbesperimentato da Politzer, come l'ascolto di una stessa canzone da duedifferenti altoparlanti collegati ad un unico trasmettitore. Politzersentirebbe, vedrebbe e sperimenterebbe il rumore dell'autobus, l'urtocontro il suo corpo, l'immagine di un braccio rotto e del sangue, il doloredella frattura, l'ingresso nella camera operatoria, la rigidezzadell'ingessatura e la debolezza del suo braccio.
Ogni persona collegata in parallelo ai nervi dell'uomo vivrebbe lastessa esperienza dell'incidente dall'inizio alla fine, proprio come Politzer.Se la vittima dell'incidente fosse caduta in coma, ciò sarebbe statocondiviso da tutti gli altri. Inoltre, se tutte le percezioni dell'incidentefossero registrate con un dispositivo e fossero poi trasmesse ad un'altrapersona, l'autobus colpirebbe quest'ultima molte volte. In tal caso, qualedegli autobus sarebbe quello reale? A questa domanda la filosofiamaterialista non può rispondere. La risposta esatta sarebbe che tuttisperimentano l'incidente in tutti i suoi dettagli nella loro mente.
Lo stesso principio può essere applicato agli esempi della torta e delsasso. Se i nervi degli organi di senso di Engels, che ha provato un sensodi sazietà dopo aver mangiato la torta, fossero connessi in parallelo alcervello di un'altra persona, questa si sentirebbe piena come Engels. Se inervi di Johnson, che ha provato dolore al piede dopo avere calciato unsasso, fossero collegati ad un altro, anche quest'ultimo proverebbe lastessa sensazione.
Così, quale torta o quale sasso è quello vero? Anche in questo caso lafilosofia materialista è incapace di fornire la risposta adeguata, ovverosia,sia Engels che l'altro hanno mangiato la torta nella loro mente e si sonosaziati; sia Johnson che la seconda persona hanno avuto una totaleesperienza del calcio alla pietra nella loro mente.
Operiamo ora un cambiamento nell'esempio di Politzer: connettiamoi nervi dell'uomo colpito dall'autobus al cervello di Politzer e i nervi diquest'ultimo, che siede pacificamente in casa, a quelli della vittimadell'incidente. In questo caso, Politzer penserà che un autobus lo abbia
La vera essenza della materia 239
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
colpito, sebbene fosse seduto in casa; l'altro, invece, non proverà mai
l'impatto dell'incidente e penserà di essere seduto in casa di Politzer. La
stessa logica può essere applicata agli esempi della torta e della pietra.
Come abbiamo visto, non è possibile all'uomo trascendere i suoi
sensi e liberarsene. Per questo riguardo, l'anima dell'uomo può essere
soggetta a tutti i tipi di rappresentazioni, per quanto non abbia un corpo
fisico, non abbia un'esistenza materiale e sia priva di peso materiale. Non
è possibile all'uomo comprendere questo, in quanto egli considera reali le
immagini tridimensionali della cui esistenza è assolutamente certo,
ognuno dipende infatti da percezioni provocate per essere avvertite dagli
organi sensoriali.
Il famoso filosofo britannico David Hume ha scritto a tale proposito:
Parlando apertamente, quando includo me stesso in ciò che chiamo "me stesso",
mi imbatto sempre in una percezione specifica concernente il freddo o il caldo,
la luce o l'ombra, l'amore o l'odio, l'amaro o il dolce o altre nozioni. Senza
l'esistenza di una percezione, non potrei mai cogliere me stesso in un momento
particolare o osservare alcunché se non una percezione.185
La formazione di percezioni nel cervello
non è una realtà filosofica, ma scientifica
I materialisti affermano che quanto è stato sin qui esposto sia un
punto di vista filosofico. Sostenere, tuttavia, che il cosiddetto "mondo
esterno" è una serie di percezioni non è una questione filosofica, ma un
chiaro fatto scientifico. Come l'immagine e la sensazione si formino nel
cervello viene insegnato dettagliatamente in tutte le scuole di medicina.
Questi fatti, provati dalla scienza del XX secolo, in particolare dalla fisica,
dimostrano chiaramente che la materia non ha alcuna realtà assoluta e che
tutti, in un certo senso, contemplano lo "schermo nel loro cervello".
Chiunque abbia fiducia nella scienza, sia ateo, buddista o
appartenente a qualsivoglia credo, deve accettare questo fatto. Un
materialista può negare l'esistenza di un Creatore, ma non questa realtà
scientifica.
240
L'incapacità di Karl Marx, Friederich Engels, Georges Politzer e di
molti altri di comprendere un fatto talmente semplice ed evidente è
ancora sorprendente, per quanto il livello di comprensione scientifica e le
possibilità del loro tempo fossero insufficienti. Al giorno d'oggi, la scienza
e la tecnologia hanno compiuto progressi enormi e le recenti scoperte ne
hanno facilitato la cognizione. I materialisti, d'altra parte, temono la
veridicità di questo fatto, per quanto parzialmente, in quanto riconoscono
le conseguenze disastrose che ciò apporterebbe alla loro filosofia.
La grande paura dei materialisti
Per un certo periodo, non si ebbe alcuna reazione sostanziale da
parte dei circoli materialisti turchi contro il tema di questo libro, ovvero,
il fatto che la materia sia una semplice percezione. Ciò ha creato in noi
l'impressione che quanto affermato non fosse sufficientemente chiaro e
che fosse necessaria un'ulteriore spiegazione. Dopo breve tempo, tuttavia,
fu evidente che i materialisti provavano un forte disagio di fronte alla
popolarità di questo soggetto e ne avevano grande paura.
Iniziarono quindi a esprimere pubblicamente il loro timore e il loro
panico attraverso pubblicazioni, conferenze e discussioni pubbliche. La
loro agitazione e disperazione rivela la sofferenza dovuta a una grave crisi
intellettuale. Il collasso scientifico della teoria dell'evoluzione, la
cosiddetta base della loro filosofia, ha già provocato un grave shock in
loro. Ora iniziano a comprendere che la materia stessa gli sta sfuggendo,
la quale rappresenta un sostegno ben più importante del darvinismo, e in
questo caso lo shock è addirittura maggiore. Dichiarano che questa
questione è "il più grande pericolo" che li sovrasta e che "distrugge
totalmente la loro struttura culturale".
Tra coloro che con maggior evidenza hanno espresso questa ansietà
e panico provati dai circoli materialisti si deve ricordare Rennan Pekünlü,
noto accademico e autore di numerosi articoli su Bilim ve Utopya (Scienza
e utopia), un periodico che si è assunto il compito di difendere il
materialismo. Sia nei suoi articoli che in numerose discussioni pubbliche
La vera essenza della materia 241
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Pekunlu ha presentato il libro L'inganno dell'evoluzione come la "minaccia"principale per il materialismo. Ciò che più lo ha disturbato non sono statitanto i capitoli dedicati alla confutazione del darvinismo, ma la parte cheora state leggendo. Ai suoi lettori e (solo una minima parte) ai suoiascoltatori, Pekünlü ha trasmesso il messaggio di "non lasciarsi sviaredall'indottrinamento dell'idealismo e di mantenere la propria fede nelmaterialismo", prendendo a modello Vladimir I. Lenin, il leader dellasanguinosa rivoluzione russa. Invitando tutti a leggere l'anacronisticolibro di Lenin intitolato Materialismo ed empiriocriticismo, Pekünlü nonha fatto altro che ripetere il consiglio di Lenin: "Non pensate oltre a questoproblema, altrimenti perderete le tracce del materialismo e saretetrascinati via dalla religione". In un articolo pubblicato sulla suddettarivista, Pekünlü ha citato le seguenti parole di Lenin:
Dal momento che negate la realtà obiettiva che ci è data dalla sensazione,
perdete ogni arma contro il fideismo, poiché siete già scivolati nell'agnosticismo
o nel soggettivismo; e al fideismo non occorre altro... Se ti lasci prendere un dito,
ti prenderanno tutta la mano. E i nostri machisti si sono lasciati prendere
dall'idealismo, cioè dal fideismo attenuato, affinato, dal momento che hanno
considerato la "sensazione" non come un'immagine del mondo esterno, ma
come un elemento particolare. Sensazioni di nessuno, psiche di nessuno, spirito
di nessuno, volontà di nessuno: ecco dove si va inevitabilmente a finire se non
si riconosce la teoria materialistica della realtà obiettiva del mondo esterno,
riflessa nella coscienza dell'uomo.186
Queste parole dimostrano esplicitamente che quanto Lenincomprese con preoccupazione e volle eliminare dalla sua mente e daquella dei suoi "compagni" disturba parimenti i materialisticontemporanei. Pekünlü e gli altri materialisti, tuttavia, sono sottoposti auna grande pressione, in quanto sono consci del fatto che questa realtàviene ora presentata in maniera molto più esplicita, certa e convincente dicento anni fa. Per la prima volta nella storia, tale teoria è stata spiegata inmodo così indiscutibile.
Il quadro generale mostra, nondimeno, come un gran numero discienziati materialisti continuino a prendere una posizione molto
242
superficiale nei confronti del fatto che "la materia non sia altro cheun'illusione". Il tema illustrato in questo capitolo è uno tra i soggetti piùimportanti e entusiasmanti che si possano incontrare nella vita. Non vi èalcuna possibilità che essi abbiano affrontato prima un argomentotalmente cruciale. Le reazioni di questi scienziati o le maniere da essiimpiegate nei loro discorsi e nei loro articoli indicano quanto siasuperficiale la loro comprensione.
La cieca adesione al materialismo ha provocato un danno alla lorologica e per questa ragione sono molto distanti dalla comprensione diquesto soggetto. Per esempio, Alaatin Senel, accademico e scrittore perBilim ve Ütopya, ha inviato messaggi simili a quelli di Rennan Pekünlü,dicendo: "Dimenticate il fallimento del darvinismo, l'argomentoveramente minaccioso è questo", e avanzando richieste del tipo: "provateciò che dite!", intuendo la mancanza di basi della sua filosofia. Di maggiorinteresse è il fatto che gli scritti di questo autore rivelano la sua incapacitàdi comprendere ciò che egli considera una minaccia.
A riprova, in un articolo dedicato all'esclusiva discussione di questosoggetto, Senel ammette che il mondo esteriore sia percepito nel cervellosotto forma d'immagine; nondimeno, egli prosegue affermando che leimmagini sono divise in due gruppi, determinati dalla presenza o menodi correlati fisici, il cui possesso spetta unicamente a quelle appartenential mondo esterno. Per sostenere la sua affermazione, egli adduce"l'esempio del telefono": "Non so se le immagini nel mio cervello abbianocorrelati esterni oppure no, ma la stessa cosa accade quando parlo altelefono. In questo caso, non vedo la persona con cui sto parlando,tuttavia la mia conversazione può essere confermata nel momento in cuiincontro il mio interlocutore di persona."187
Con questa affermazione, l'autore intende dire: "Se dubitiamo dellenostre percezioni, volgiamoci alla materia stessa e verifichiamone larealtà". Ciò è, tuttavia, un'evidente errore d'interpretazione, in quanto èper noi impossibile pervenire alla materia stessa. Non possiamo maiuscire dalla nostra mente e conoscere ciò che si trova "all'esterno". Se lavoce al telefono abbia oppure no un correlato può essere confermato dalla
La vera essenza della materia 243
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
persona al telefono. Nondimeno, tale dimostrazione è un'immaginesperimentata dalla mente.
In realtà, costoro vivono gli stessi eventi anche in sogno. Peresempio, Senel, nel corso della sua attività onirica, può immaginare diparlare al telefono e di ottenere in seguito la conferma dal suointerlocutore. Oppure Pekünlü potrebbe sognare di fronteggiare una"seria minaccia" e di consigliare alla gente di leggere un libro di Leninrisalente a un secolo fa. Nondimeno, indipendentemente dalla lorovolontà, questi materialisti non potranno mai negare il fatto che gli eventidi cui sono stati protagonisti e le persone con le quali hanno parlato nelcorso dei loro sogni non sono altro che percezioni.
Da chi, dunque, si potranno ottenere conferme se le immagini nelcervello abbiano correlati oppure no? Dalle ombre oscure che in essoalbergano? Senza dubbio, i materialisti non sono in grado di trovare unafonte d'informazione che possa fornire dei dati concernenti ciò che sitrova all'esterno del cervello e confermarli.
Pur concedendo che tutte le immagini si formino nel cervello,accettare che sia possibile "uscire" da esso ottenendo in tal modo delleconferme dal mondo esterno, rivela il fatto che la capacità percettiva dellapersona è limitata e che la sua ragione è distorta.
Nondimeno, l'oggetto di questa trattazione può essere facilmenteinteso da una persona dotata di un normale livello di comprensione eragionamento. Chiunque sia libero da pregiudizi sa, in relazione a tuttoquanto si è detto, che non è possibile verificare l'esistenza del mondoesterno per mezzo dei sensi. Appare quindi chiaro che la cieca adesione almaterialismo altera la facoltà raziocinativa degli uomini. Per questaragione, i materialisti contemporanei commettono gravi errori di logicaproprio come i loro mentori, i quali tentarono di "provare" l'esistenzadella materia prendendo a calci i sassi o mangiando torte.
Deve essere inoltre ricordato che questa non è una situazionestraordinaria, in quanto l'incapacità a intendere è un tratto comune di tuttii miscredenti. Nel Corano, Allah in particolare dice che essi sono "genteche non comprende" (Surat Al-Mâ'ida, 58).
244
I materialisti sono caduti nella più grande trappola
della storia
L'atmosfera di panico che pervade i circoli materialisti in Turchia, di
cui abbiamo menzionato solo pochi esempi, mostra come essi paventino
una sconfitta di tali proporzioni quale non hanno mai subito nella storia.
Il fatto che la materia sia semplicemente una percezione è stato provato
dalla scienza moderna e sostenuto in maniera chiara, semplice e diretta.
Ai materialisti non rimane altro che contemplare il crollo dell'intero
mondo materiale nel quale credono ciecamente e confidano.
Nel corso della storia dell'umanità il pensiero materialista è sempre
esistito. Sicuri di se stessi e della filosofia nella quale avevano fede, essi si
sono ribellati contro Allah Che li aveva creati. La teoria che formularono
sosteneva che la materia non aveva inizio né fine, né a ciò era necessario
un Creatore. Mentre a causa della loro arroganza negavano Allah,
trovavano ricetto nella materia che affermavano avesse una reale
esistenza. A tal punto confidavano in questa filosofia da credere che non
sarebbe mai stato possibile offrire una spiegazione che provasse il
contrario.
Questa è la ragione per cui quanto è detto in questo libro in
riferimento alla vera natura della materia ha così sorpreso questa gente,
in quanto ciò distrugge le basi stesse della loro filosofia e non lascia spazio
ad alcuna discussione. La materia, sulla quale essi fondano il loro
pensiero, la loro vita, la loro arroganza e il loro rifiuto, scompare
d'improvviso. Come può esistere il materialismo se non esiste la materia?
Uno degli attributi di Allah è il Suo complottare contro i miscredenti,
come è espresso nel versetto: "Essi tramavano intrighi e Allah tesseva
strategie. Allah è il migliore degli strateghi." (Surat Al-'Anfâl, 30)
Allah ha intrappolato i materialisti facendogli credere che la materia
esista e in tal modo li ha umiliati in una maniera invisibile. Essi pensano
che quanto possiedono, il loro status, la loro posizione, la società a cui
appartengono, il mondo intero esistano realmente, quindi si ergono con
arroganza contro Allah confidando in queste cose. Si sono ribellati a causa
La vera essenza della materia 245
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
della loro vanagloria e hanno accresciuto la loro miscredenza. La loro fede
si fonda unicamente sulla materia. La loro capacità intellettiva è così
scarsa che non arrivano neppure a pensare che Allah li circonda da ogni
parte. Allah annuncia lo stato a cui i miscredenti sono condotti per la loro
stoltezza:
Vogliono tramare un'insidia? Saranno piuttosto i miscredenti ad
essere ingannati. (Surat At-Tûr, 42)
Questo è probabilmente il più grande inganno della storia. Mentre la
loro arroganza aumentava spontaneamente, i materialisti sono stati illusi
e hanno subito una grave sconfitta nella guerra da essi intrapresa contro
Allah allevando qualcosa di mostruoso in opposizione a Lui. Il versetto
"Così, in ogni città, facemmo capi i suoi peccatori più grandi, affinché
ordiscano in essa le loro trame. Ma tramano solo contro loro stessi e non
ne sono coscienti" (Surat Al-An'âm, 123) mostra l'inconsapevolezza di
coloro che si rivoltano contro il loro Creatore e la fine che li aspetta. A ciò
fa riferimento anche un altro versetto:
Cercano di ingannare Allah e coloro che credono, ma non ingannano
che loro stessi e non se ne accorgono. (Surat Al-Baqara, 9)
Mentre i miscredenti tentano di complottare, non comprendono la
realtà delle parole "non ingannano che loro stessi e non se ne accorgono"
del succitato versetto. Ciò significa che tutto quanto è oggetto della loro
esperienza è un'immagine appositamente disegnata per essere percepita,
così come tutti i complotti da essi orditi non sono altro che semplici
immagini formate nel loro cervello alla stregua di ogni altra loro azione.
La follia li ha resi dimentichi di essere soli con Allah e di essere quindi
intrappolati all'interno dei loro piani disonesti.
Non meno dei materialisti del passato, anche i contemporanei
devono affrontare una realtà destinata a distruggere dalle fondamenta le
loro trame inique. Con il versetto "...Deboli sono le astuzie di Satana"
(Surat An-Nisâ, 76), Allah ha affermato che questi complotti sono
destinati a fallire sin dal giorno della loro macchinazione, dandone la
buona novella ai credenti nel versetto "...i loro inganni non vi
246
procureranno alcun male" (Surat l-'Imrân, 120).
Allah dice inoltre: "Quanto a coloro che sono miscredenti, le loro
opere sono come un miraggio in una piana desertica che l'assetato
scambia per acqua e poi, quando vi giunge, non trova nulla; anzi, nei
pressi trova Allah che gli salda il conto. Allah è rapido al conto" (Surat An-
Nûr, 39). Anche il materialismo diviene un miraggio, come è indicato in
questo versetto; quando lo hanno raggiunto, si accorgono che non è nulla
se non un'illusione. Allah li ha ingannati con tale miraggio, ovverosia, essi
hanno percepito l'intera serie di immagini come reale. Tutte queste
persone "eminenti", professori, astronomi, biologi, fisici e tutti gli altri,
indipendentemente dal loro rango, sono ingannati come bambini e
umiliati, in quanto ergono la materia a loro dio. Essi fondano la loro
filosofia e ideologia sull'assolutezza di una serie di immagini, della quale
disputano con serietà adottando un cosiddetto discorso "intellettuale". Si
considerano abbastanza saggi da dibattere la verità dell'universo e, cosa
ben più rilevante, argomentano riguardo ad Allah valendosi della loro
intelligenza limitata. Allah parla della loro situazione nel versetto
seguente:
Tessono strategie e anche Allah ne tesse.
Allah è il migliore degli strateghi. (Surat l-'Imrân, 54)
È possibile sfuggire ad alcuni complotti; nondimeno, il piano di
Allah contro i miscredenti è talmente fermo da non lasciare via di fuga.
Indipendentemente da ciò che essi faranno o a chi si appelleranno, non
troveranno alcun aiuto all'infuori di Allah. Come Egli ci rende noto nel
Libro: "non troveranno, oltre ad Allah, né patrono né alleato" (Surat An-
Nisâ, 173).
I materialisti non si sarebbero mai aspettati di cadere in tale trappola.
Avendo a disposizione tutti i mezzi del XX secolo, hanno creduto di poter
avanzare ostinatamente nella loro negazione traendo gente alla
miscredenza. La loro perenne mentalità e la fine che li attende sono
descritte nel Corano:
Ordirono una trama e Noi ordimmo una trama senza che se ne
La vera essenza della materia 247
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
accorgessero. Guarda cosa ne è stato della loro trama: li facemmo
perire insieme con tutto il loro popolo. (Surat An-Naml, 50-51)
Questo è, in un altro senso, il significato di quanto affermato in
questi versetti: i materialisti sono destinati a comprendere che tutto
quanto essi possiedono non è altro che un'illusione, quindi è stato
distrutto. Nel momento in cui testimoniano che tutte le loro proprietà, le
loro fabbriche, l'oro, i soldi, i figli, i consorti, gli amici, il rango e la
posizione, il loro stesso corpo, in altre parole tutto quanto credono che
esista, sfugge via dalle loro mani, essi "periscono" secondo le parole del
versetto 51 di Surat An-Naml. A questo punto, non sono più materia ma
anime.
Senza dubbio, comprendere questa verità è la peggior cosa possibile
per i materialisti. Il fatto che tutto ciò che possiedono sia soltanto
un'illusione è equivalente, secondo il loro linguaggio, a "morire prima di
morire" in questo mondo.
Ciò li lascia in completa solitudine con Allah. Con il versetto
"LasciaMi solo con colui che ho creato" (Surat Al-Muddaththir, 11) Egli ha
richiamato la nostra attenzione sul fatto che ogni essere umano è, in
realtà, del tutto solo presso di Lui. Questa verità è richiamata in molti altri
versetti:
Siete venuti a Noi da soli, come vi abbiamo creati la prima volta.
Quello che vi abbiamo concesso lo avete gettato dietro le spalle...
(Surat Al-An'âm, 94)
E nel Giorno della Resurrezione ognuno si presenterà da solo davanti
a Lui. (Surat Maryam, 95).
Questi versetti possono essere interpretati anche nel modo seguente:
coloro che prendono la materia a loro dio provengono da Allah e a Lui
ritornano. Essi hanno sottomesso la loro volontà ad Allah, volenti o
nolenti. Ora attendono il Giorno del Giudizio, nel quale ognuno di essi
sarà chiamato a rendere conto. Per quanto si rifiutino di comprenderlo...
248
Conclusione
Il tema della nostra trattazione rappresenta una delle più grandi
verità che possano essere rivelate nel corso della vita. Dimostrando che
l'intero mondo materiale è in realtà "un'ombra", si offre la chiave per
riconoscere l'esistenza e la creazione da parte di Allah, il Quale è l'unico
essere assoluto. Ciò permette di comprendere che il mondo non è ciò che
molta gente suppone; non è un luogo assoluto con una vera esistenza,
come credono quelli che vagabondano senza scopo per le strade, che
scatenano risse nei pub, che si pavoneggiano nei locali di lusso, che si
vantano delle loro proprietà o che dedicano la loro vita a vani scopi. Il
mondo non è altro che una serie di percezioni, un'illusione.Tutti coloro
che abbiamo citato sopra sono soltanto ombre che contemplano queste
percezioni nella loro mente senza esserne coscienti.
Questo concetto è molto importante in quanto scardina e distrugge
la filosofia materialista negatrice dell'esistenza di Allah. Questa è la
ragione per cui materialisti quali Marx, Engels e Lenin ne ebbero timore
e, presi dall'ira, ammonirono i loro seguaci a non "riflettere" su questo
tema qualora se ne parlasse. In realtà, queste persone si trovano in un tale
stato di deficienza mentale da non potere neppure comprendere che le
percezioni si formano all'interno del cervello. Ritengono quindi che
l'oggetto della loro contemplazione sia il "mondo esterno", non
sospettando neppure l'ovvia evidenza del contrario.
Tale inconsapevolezza è il risultato della mancanza di saggezza
determinata da Allah per i miscredenti, i quali - è scritto nel Corano -
"hanno cuori che non comprendono, occhi che non vedono e orecchi che
non sentono, sono come bestiame, anzi, ancor peggio. Questi sono gli
incuranti." (Surat Al-A'râf, 179)
Per mezzo della riflessione personale è possibile approfondire tale
conoscenza. A tal fine, è necessario concentrare la propria attenzione e
considerare il modo in cui si percepiscono gli oggetti che ci circondano. In
tal caso, sarà possibile comprendere che quell'essere dotato di saggezza il
quale vede, sente, tocca, pensa e legge ora questo libro è soltanto
La vera essenza della materia 249
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
un'anima che contempla le percezioni dette "materia" su uno schermo.
Chi perviene a questa comprensione si allontana dal dominio del mondo
materiale che inganna la maggior parte dell'umanità per entrare nel regno
della vera esistenza.
Questa realtà è stata compresa da alcuni sapienti musulmani nel
corso della storia. Uomini come Imam Rabbani, Mohyiddîn Ibn 'Arabî e
Mevlana Cami pervennero a tale conoscenza meditando le indicazioni del
Corano e valendosi dell'intelletto. Alcuni filosofi occidentali, tra cui
George Berkeley, ne ebbero un'intuizione per mezzo della ragione. Imam
Rabbani scrisse nelle sue Mektubat (Lettere) che l'intero universo
materiale è "un'illusione e una supposizione (percezione)" e che l'unico
essere assoluto è Allah:
Allah... La sostanza di questi esseri che Egli ha creato è il non-essere. Egli ha
creato tutto sotto forma di sensi e illusioni... L'esistenza dell'universo è al
livello di sensi e illusioni e non è materiale... In realtà, non vi è nulla
nell'esteriore se non l'Essere Glorioso, (che è Allah).188
Imam Rabbani ha esplicitamente affermato che tutte le immagini
presentate all'uomo non sono altro che illusioni e che non hanno alcun
originale "nell'esteriore".
Questo ciclo illusorio è rappresentato nell'immaginazione. È visto secondo
l'estensione della sua rappresentazione per mezzo dell'occhio della mente.
Nell'esteriore sembra che sia osservato con l'occhio della testa. Tuttavia, non è
così. Non ha né una designazione né una traccia nell'esteriore. Non esiste
alcuna circostanza da vedere. È simile al volto di una persona riflesso in uno
specchio. Non ha costanza nell'esteriore. Senza dubbio, sia la sua costanza che
la sua immagine si trovano nell'IMMAGINAZIONE. Allah è Colui Che
meglio conosce.189
Mevlana Cami è pervenuto alle medesime conclusioni seguendo le
indicazioni del Corano e usando l'intelletto: "Tutto quanto si trova
nell'universo non è altro che sensi e illusioni. Può essere paragonato a un
riflesso in uno specchio o a un'ombra".
Il numero di coloro che sono pervenuti a tale comprensione nel corso
250
della storia è, tuttavia, molto limitato. Grandi sapienti come ImamRabbani hanno scritto che sarebbe sconveniente rivelare questo fatto allemasse, in quanto la maggior parte della gente non sarebbe in grado dicogliere il significato.
Nell'età in cui viviamo questa conoscenza è stata resa empirica dalcorpo di prove avanzato dalla scienza. Il fatto che l'universo sia un'ombraè stato descritto per la prima volta nella storia in modo chiaro, concreto edesplicito.
Per questa ragione, il XXI secolo rappresenterà un punto di svoltaepocale, dove la gente comprenderà comunemente le realtà divine e saràcondotta in folla verso Allah, il solo Essere Assoluto. Nel XXI secolo lafede materialistica del XIX secolo sarà relegata tra i rifiuti della storia,l'esistenza di Allah e la creazione saranno riconosciute, la mancanza ditempo e di spazio saranno intese e l'umanità si libererà dai secolari veli,inganni e superstizioni che la avvolgono.
Nessuna ombra potrà impedire questo corso inevitabile.
La vera essenza della materia 251
Relatività del tempo
e realtà del fato
20
Tutto quanto si è detto sopra dimostra che in realtà non esiste
alcuno "spazio tridimensionale", che si rivela un pregiudizio
ispirato dalle percezioni, mentre l'uomo conduce la sua vita intera
in una condizione "priva di spazio". Asserire il contrario significherebbe
ancorarsi ad una fede superstiziosa rimossa dalla ragione e dalla verità
scientifica, in quanto non si ha alcuna prova valida dell'esistenza di un
mondo materiale tridimensionale.
Questo fatto confuta il primario assunto della filosofia materialistica,
il quale costituisce il fondamento della teoria evoluzionista, ovverosia che
la materia sia assoluta ed eterna. Il secondo assunto è la supposizione che
il tempo sia assoluto ed eterno. Come il primo, anche questo è una
superstizione.
La percezione del tempo
Quella percezione che chiamiamo tempo è, in realtà, un metodo con
il quale un momento è comparato ad un altro. Ciò può spiegarsi con un
esempio. Quando una persona colpisce un oggetto, sente un rumore
particolare; quando lo colpisce cinque minuti dopo, il rumore che sente è
diverso. La persona percepisce che tra il primo suono e il secondo vi è un
intervallo e ciò chiama "tempo". Tuttavia, nel momento in cui sente il
secondo suono, il primo non è più di un'immaginazione nella sua mente.
È soltanto una minima informazione nella sua memoria. La persona
formula la percezione del "tempo" comparando il momento in cui vive
con ciò che è contenuto nella sua memoria. Se tale confronto non
avvenisse, non vi potrebbe essere neppure la percezione del tempo.
CAPITOLO
Similmente si compie un confronto quando si vede qualcuno entrarein una camera attraverso la porta e sedersi su una poltrona posta al centro.Nel momento in cui la persona si siede, le immagini relative agli attimiprecedenti sono coordinate come minime informazioni nel cervello. Lapercezione del tempo avviene quando si compara l'uomo che si siedesulla poltrona con le altre informazioni di cui si è in possesso.
In breve, il tempo perviene all'esistenza come risultato del confrontoeffettuato tra alcune illusioni immagazzinate nel cervello. Se l'uomo nonavesse una memoria, il suo cervello non compirebbe tali interpretazioni equindi neppure la percezione del tempo potrebbe formarsi. La ragioneper cui si afferma di avere una determinata età è dovuta al fatto che nellamente si sono accumulate informazioni relative a un certo numero dianni. Se la memoria non esistesse, non si penserebbe all'esistenza di unsimile periodo di tempo precedente, in quanto si farebbe direttaesperienza soltanto del singolo "momento" in cui si vive.
La spiegazione scientifica dell'atemporalità
Tentiamo di chiarire l'argomento citando alcune spiegazioni inproposito addotte da vari scienziati e studiosi. Riguardo al tema del flussoa ritroso del tempo, il noto intellettuale insignito del premio Nobel, ilprofessore di genetica François Jacob, scrive nel suo libro Le Jeu desPossibles:
I film proiettati all'indietro ci permettono di immaginare un mondo nel quale il
tempo fluisca a ritroso. Un mondo in cui il latte si separi dal caffè e salti fuori
dalla tazza per raggiungere la lattiera; un mondo in cui i raggi di luce siano
emessi dai muri per essere raccolti in una trappola (centro di gravità) invece di
scaturire da una fonte di luce; un mondo in cui una pietra raggiunga la palma
della mano di un uomo grazie alla sorprendente cooperazione di innumerevoli
gocce d'acqua che le permettano di emergere d'improvviso. In un mondo in cui
il tempo ha caratteristiche così opposte, i processi del nostro cervello e il modo
in cui la memoria coordina le informazioni potrebbero similmente funzionare
all'indietro. Ciò è anche vero per il passato e per il futuro e il mondo ci
apparirebbe esattamente come ci appare ora.190
Relatività del tempo e realtà del fato 253
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Dal momento che il nostro cervello è abituato a una certa sequenzadi eventi, il mondo non opera secondo le modalità dell'esempioprecedente e noi riteniamo quindi che il tempo fluisca sempre in avanti.Nondimeno, questa è una decisione presa nel cervello e perciò del tuttorelativa. In verità, non possiamo conoscere se e come il tempo fluisca.Questo fatto rivela che il tempo non è una realtà assoluta, ma soltanto unasorta di percezione.
La relatività del tempo è un fatto provato anche dal più importantefisico del XX secolo, Albert Einstein. Lincoln Barnett ha scritto nel suolibro dal titolo The Universe and Dr. Einstein:
Insieme allo spazio assoluto, Einstein scartò anche il concetto di tempo assoluto
–di un costante, invariabile, inesorabile, universale fluire del tempo, procedente
da un passato infinito verso un futuro infinito. Buona parte dell'oscurità che ha
circondato la teoria della relatività deriva dalla riluttanza dell'uomo a
riconoscere che il senso del tempo, come il senso del colore, è una forma di
percezione. Come lo spazio è semplicemente un ordine possibile di oggetti
materiali, così il tempo è un semplice ordine di eventi. La soggettività del tempo
è spiegata nel modo migliore dalle parole stesse di Einstein: "L'esperienza di un
individuo ci appare ordinata in una serie di eventi, in cui il singolo evento che
ricordiamo si mostra costituito secondo il criterio di un "prima" e di un "dopo".
Esiste, quindi, per l'individuo, un io-tempo, o tempo soggettivo. Questo è
intrinsecamente non misurabile. È senz'altro possibile associare dei numeri a
degli eventi, in modo tale che il numero più elevato sia associato all'evento più
recente piuttosto che a quello precedente.191
Einstein stesso ha indicato che "lo spazio e il tempo sono forme diintuizione, che non possono essere separate dalla consapevolezza più diquanto lo possano i nostri concetti di colore, forma o dimensione."Secondo la teoria della relatività generale "il tempo non ha un'esistenzaindipendente, a parte l'ordine di eventi con cui lo misuriamo."192
Poiché il tempo consiste di percezioni, dipende interamente da chipercepisce ed è quindi relativo.
La velocità con cui passa il tempo differisce in base ai riferimentiassunti per misurarlo, in quanto non esiste un orologio naturale nel corpo
254
umano che indichi con precisione con che rapidità esso scorra. ComeLincoln Barnett ha scritto: "Come non può esistere una cosa simile alcolore senza un occhio che la percepisca, così un istante, un'ora o ungiorno non esistono senza un evento che li contraddistingua."193
La relatività del tempo viene chiaramente sperimentata nel corsodell'attività onirica. Per quanto ciò che vediamo nei sogni sembra che duriper ore, in realtà, perdura soltanto pochi minuti o addirittura secondi.
La considerazione di un esempio ci permetterà di approfondirel'argomento. Pensiamo di essere stati posti in una stanza con una singolafinestra specificamente disegnata. Ivi restiamo reclusi per un certo lasso ditempo. Immaginiamo che in essa vi sia un orologio che ci permetta diconsiderare la quantità di tempo trascorsa. Contemporaneamente, dallafinestra siamo in grado di osservare il sorgere e il calare del sole adeterminati intervalli. Pochi giorni dopo, se ci chiedessero quanto tempoavessimo trascorso nella stanza, risponderemmo sia sulla base delleinformazioni da noi raccolte consultando l'orologio sia considerandoquante volte il sole fosse sorto e tramontato. Per esempio, potremmostimare di avervi passato tre giorni. Nondimeno, se colui che ci avessechiuso nella stanza ci dicesse che fossero trascorsi soltanto due giorni eche il ciclo del sole osservato attraverso la finestra fosse stato prodottofalsamente da una macchina simulatrice e che l'orologio fosse statoregolato in modo tale da scorrere più velocemente, allora il nostro calcolosarebbe privo di valore.
Questo esempio conferma che le informazioni di cui disponiamosull'ammontare di tempo trascorso si basano su riferimenti relativi. Larelatività del tempo è un fatto provato anche dalla metodologiascientifica. La teoria della relatività generale di Einstein afferma che lavelocità del tempo cambia in base alla velocità dell'oggetto e alla distanzadal centro di gravità. Con l'aumentare della velocità, il tempo si abbrevia,si comprime e rallenta come se giungesse al punto di "arresto".
Consideriamo ora un esempio addotto da Einstein stesso.Immaginiamo due gemelli, uno dei quali dimora sulla terra, mentre l'altroviaggia nello spazio ad una velocità vicina a quella della luce. Al suo
Relatività del tempo e realtà del fato 255
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
ritorno, il viaggiatore vedrà che il fratello è invecchiato molto più di lui.
La ragione è che il tempo fluisce più lentamente per una persona che
viaggia ad una velocità prossima a quella della luce. Se lo stesso esempio
fosse adattato ad un padre che viaggiasse nello spazio e al figlio che
abitasse sulla terra, qualora il padre avesse ventisette anni al momento
della sua partenza e il figlio tre, al suo ritorno, trent'anni dopo (tempo
terrestre), il figlio avrebbe 33 anni ma il padre soltanto 30.194
È necessario far rilevare che tale relatività del tempo non è causata da
una riduzione o accelerazione della velocità degli orologi o dalla marcia
lenta di una molla meccanica. È piuttosto il risultato di differenziati
periodi di operazione dell'intero sistema materiale che procede alla
profondità delle particelle sub-atomiche. In altre parole, l'abbreviamento
del tempo non è simile alla proiezione rallentata di una pellicola per colui
che ne fa esperienza. In una situazione di tempo abbreviato, il battito
cardiaco, la riproduzione delle cellule, le funzioni cerebrali e tutte le altre
operano più lentamente di quelle di una persona residente sulla terra. La
persona vive la sua normale quotidianità senza rendersi conto dell'abbre-
viamento del tempo, che diviene evidente soltanto in caso di confronto.
La relatività nel Corano
La conclusione a cui siamo condotti dalle scoperte della scienza
moderna è che il tempo non è un fatto assoluto, come sostenuto dai
materialisti, ma soltanto una percezione relativa. È importante rilevare,
inoltre, che questa realtà, prima di essere scoperta dalla scienza moderna
nel corso del XX secolo, fu rivelata al genere umano quattordici secoli
orsono nel Corano, ove sono contenuti numerosi riferimenti alla relatività
del tempo.
Molti versetti del Libro descrivono il tempo come una percezione
psicologica dipendente da eventi, luoghi e condizioni. Per esempio, la
brevità della vita umana:
Nel Giorno in cui vi chiamerà, Gli risponderete lodandoLo e crederete
di essere vissuti ben poco. (Surat Al-Isrâ, 52)
256
Il Giorni in cui li riunirà, sarà come se fossero rimasti solo un'ora e
si riconosceranno tra loro. (Surah Yunûs, 45)
In alcuni versetti è detto che gli uomini percepiscono il tempo in
modo differente e che talvolta un breve periodo di tempo può apparire
molto lungo. La seguente conversazione tra diverse persone che
attendono al loro giudizio nell'Al di là offre un buon esempio:
Dirà: "Quanti anni siete rimasti sulla terra?". Risponderanno: "Siamo
rimasti un giorno, o parte di un giorno. Interroga coloro che tengono
il computo". Dirà: "Davvero siete rimasti ben poco. Se lo aveste
saputo!". (Surat Al-Mu'minûn, 112-114)
Altrove si afferma che il tempo può procedere ad andatura differente
rispetto a situazioni diverse:
Ti chiedono di affrettare il castigo. Giammai Allah mancherà alla Sua
promessa. Invero un solo giorno presso il tuo Signore vale come mille
anni di quelli che contate. (Surat Al-Hajj, 47)
Gli angeli e lo Spirito ascendono a Lui in un giorno la cui durata è di
cinquantamila anni. (Surat Al-Ma'ârij, 4)
Questi versetti sono evidenti espressioni della relatività del tempo.
Che la scienza abbia compreso solo recentemente quanto fu comunicato
all'uomo 1400 anni fa per mezzo del Corano è una prova della sua
rivelazione da parte di Allah, il Quale comprende tutto il tempo e lo
spazio.
La narrazione in molti altri versetti del Corano rivela che il tempo è
una percezione. Ciò è particolarmente evidente nelle storie. Ad esempio,
Allah ha mantenuto i compagni della Caverna, un gruppo di credenti
menzionato nel Corano, in uno stato di sonno profondo per più di tre
secoli. Quando vennero risvegliati, credettero di avere dormito soltanto
per breve tempo, non potendo immaginare quanto si fosse prolungato
tale stato:
Rendemmo sorde le loro orecchie, [rimasero] nella caverna per molti
anni. Li resuscitammo poi, per vedere quale delle due fazioni meglio
computasse il tempo che avevano trascorso. (Surat Al-Kahf, 11-12)
Relatività del tempo e realtà del fato 257
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
Li resuscitammo infine perché si interrogassero a vicenda. Disse uno
di loro: ""Quanto tempo siete rimasti?". Dissero: "Siamo rimasti una
giornata o parte di una giornata". Dissero: "Il vostro Signore sa meglio
quanto siete rimasti... (Surat Al-Kahf, 19)
La situazione descritta nel versetto seguente prova che il tempo è in
realtà una percezione psicologica.
colui che passando presso una città in completa rovina [disse]: "Come
potrà Allah ridarle la vita dopo che è morta?". Allah allora lo fece
morire per cento anni, poi lo resuscitò e gli chiese: "Quanto [tempo]
sei rimasto?". Rispose: "Rimasi un giorno o una parte di esso". "No,
disse Allah, sei rimasto cento anni. Guarda il tuo cibo e la tua acqua,
sono intatti; poi guarda il tuo asino, [Ti mostriamo tutto ciò] affinché
tu divenga un segno per gli uomini. Guarda come riuniamo le ossa e
come le rivestiamo di carne." Davanti all'evidenza disse: "So che
Allah è Onnipotente". (Surat Al-Baqara, 259)
Allah, Che ha creato il tempo, ne è libero. L'uomo, al contrario, è
limitato da esso secondo l'ordine di Allah. Come è scritto nel versetto,
l'uomo non è neppure capace di conoscere quanto tempo ha dormito. In
uno stato simile, affermare che il tempo è assoluto (come i materialisti) è
irragionevole.
Il destino
La relatività del tempo chiarisce un argomento di estrema
importanza. La relatività è così variabile che un periodo di tempo che a
noi appare della durata di miliardi di anni, potrebbe durare soltanto un
secondo in un'altra dimensione. Addirittura, l'intero corso dell'universo,
dalla sua nascita alla sua morte, potrebbe essere inferiore al secondo.
Ciò costituisce l'essenza del concetto di destino –un concetto che è
stato frainteso dalla maggior parte della gente, in special modo dai
materialisti, i quali lo negano completamente. Il destino è la perfetta
conoscenza da parte di Allah di tutti gli eventi passati o futuri. Molti si
chiedono come Allah possa conoscere in anticipo gli eventi che non sono
258
ancora accaduti, non riuscendo quindi a comprendere l'autenticità deldestino. Nondimeno, gli "eventi che non sono ancora accaduti" sono talisolo per noi. Allah non è legato al tempo o allo spazio, in quanto Eglistesso li ha creati. Per questa ragione, il passato, il futuro e il presente sonola stessa cosa per Lui e tutto ha già avuto luogo ed è finito.
Lincoln Barnett spiega come la teoria della relatività generaleconduca a tali conclusioni nel suo libro The Universe and Dr. Einstein;secondo l'autore, l'universo può essere "compreso nella sua intera maestàsolo da un'intelligenza cosmica".195 La volontà che Barnett chiama"intelligenza cosmica" è la sapienza e la conoscenza di Allah, Che prevalesull'intero universo. Come cogliamo facilmente le varie fasi di governo diun dominatore, dall'inizio alla fine, come un'unità, così Allah conosce iltempo a cui siamo soggetti in ogni singolo momento. Gli uominisubiscono gli incidenti solo al tempo prestabilito e testimoniano in essi ilfato di Allah.
È importante attirare l'attenzione sulla superficialità della distortacomprensione del destino prevalente nella società. È diffusa la credenzasuperstiziosa che Allah abbia determinato per ogni uomo un "destino" chetalvolta possa essere cambiato. Per esempio, nel caso di un paziente che siriprenda dopo essere stato in fin di vita, si dice comunemente che " èsfuggito al suo destino". Nessuno, tuttavia, è in grado di mutare il propriodestino. Questi evidentemente non doveva morire in quel momento. Èancora il destino a ingannare quanti credono di sfuggirgli.
Il destino è l'eterna conoscenza di Allah, per il Quale tutto èdeterminato e finito. Egli conosce il tempo in ogni sua singola frazione esu di esso prevale. Si comprende quindi quanto è detto nel Corano che iltempo è una cosa sola per Allah: alcuni fatti destinati ad accadere nelfuturo sono narrati come se fossero già accaduti. Per esempio, i versettiche descrivono la resa dei conti ad Allah nel Giorno del Giudizio:
Si soffia nel corno e cadono folgorati tutti coloro che sono nei cieli e
sulla terra, eccetto coloro che Allah vuole. Quindi si soffia una
seconda volta e tutti si alzano in piedi a guardare. La terra risplende
della luce del suo Signore, si apre il Registro e vengono condotti i
Relatività del tempo e realtà del fato 259
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
profeti e i testimoni. Si giudica con equità e nessuno subisce torto... I
miscredenti sono condotti in gruppi all'Inferno... E coloro che hanno
temuto il loro Signore sono condotti in gruppi in Paradiso... (Surat Az-
Zumar, 68-73)
Dello stesso soggetto trattano anche altri versetti:
Ogni anima viene accompagnata da una guida e da un testimone.
(Surah Qaf, 21)
E si spacca il cielo, così fragile in quel Giorno. (Surat Al-Hâqqah, 16)
Li compensa del loro perseverare con il Giardino e la seta. Adagiati su
alti divani non devono subire né il sole né il freddo pungente. (Surat
Al-Insân, 12-13)
...e appare la fornace, per chi può vederla. (Surat An-Nâzi'ât, 36)
Oggi invece sono i credenti a ridere dei miscredenti. (Surat Al-
Mutaffifîn, 34)
Gli iniqui vedono il fuoco. Capiscono allora di stare per cadervi e non
hanno alcuno scampo. (Surat Al-Kahf, 53)
Come si può vedere, eventi destinati ad accadere dopo la nostra
morte (dal nostro punto di vista) vengono riferiti come già trascorsi nel
Corano. Allah non è delimitato dalla struttura temporale in cui noi siamo
confinati. Allah ha determinato tutto ciò nell'atemporale. Gli uomini
hanno già vissuto le loro vite. Ogni evento, piccolo o grande, è parte della
conoscenza di Allah ed è registrato in un libro:
In qualunque situazione ti trovi, qualunque brano del Corano reciti e
qualunque cosa facciate, Noi siamo testimoni al momento stesso in
cui la fate. Al tuo Signore non sfugge neanche il peso di un atomo
sulla terra o nel cielo; non c'è cosa alcuna più piccola o più grande di
ciò, che non sia [registrata] in un Libro esplicito. (Surah Yûnus, 61)
L'inquietudine dei materialisti
Gli argomenti trattati in questo capitolo, vale a dire la verità che
260
sottende la materia, l'atemporalità e l'assenza dello spazio sono
estremamente chiari. Come già si è detto, ciò non costituisce
assolutamente una sorta di filosofia o un modo di pensare, si tratta
piuttosto di fatti innegabili. Oltre ad essere una realtà tecnica, la ragione e
la logica non ammettono altre alternative: l'universo, con tutta la materia
che lo compone e tutti gli uomini che in esso vivono, è un'illusione. È una
serie di percezioni.
I materialisti hanno enormi difficoltà di comprensione.
Riconsideriamo l'esempio dell'autobus addotto da Politzer: sebbene
quest'ultimo sappia di non poter evadere dall'ambito delle sue percezioni,
ammette questa realtà solo in certi casi. Ovverosia, per Politzer gli eventi
hanno luogo nel cervello fino al momento dell'incidente, da allora in poi
le cose escono dal cervello e assumono una realtà fisica. A questo punto,
il difetto logico è molto chiaro: Politzer ha commesso lo stesso errore del
filosofo materialista Johnson, il quale ha detto: "Se colpisco il sasso, il
piede mi duole, quindi esiste"; non ha capito che lo shock provato
nell'impatto con l'autobus è in realtà una semplice percezione.
La ragione subliminale per cui i materialisti non possono
comprendere questo soggetto è la paura di ciò che in tal caso dovrebbero
accettare. Lincoln Barnett scrive che questo fatto è stato "scorto" da alcuni
scienziati:
Insieme alla riduzione di tutta la realtà oggettiva ad un mondo umbratile di
percezioni operata da alcuni filosofi, anche gli scienziati sono divenuti consci
dell'allarmante limitazione dei sensi umani.196
Ogni riferimento al fatto che la materia e il tempo siano soltanto una
percezione provoca un grande timore presso i materialisti, in quanto
queste costituiscono le uniche nozioni assolute sulle quali si fondano e
che, in un certo senso, idolatrano. Essi credono di essere stati creati dalla
materia e dal tempo (tramite l'evoluzione).
Quando pensano che l'universo in cui credono di vivere, il mondo, il
loro stesso corpo, gli altri uomini, le idee dei filosofi materialisti da cui
sono stati influenzati, in breve, tutto sia una percezione, sono pervasi
Relatività del tempo e realtà del fato 261
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE
dall'orrore. Tutto ciò da cui dipendono, in cui credono e a cui ricorrono
svanisce d'impovviso. Provano la stessa disperazione che,
essenzialmente, proveranno nel Giorno del Giudizio, come è descritta nel
versetto: "In quel giorno offriranno ad Allah la loro sottomissione e le loro
invenzioni li abbandoneranno." (Surat An-Nahl, 87)
Di fronte a questa scoperta i materialisti tentano di convincersi della
realtà della materia; a questo fine "costruiscono" delle prove: fanno a
pugni con il muro, calciano i sassi, urlano, strillano, tuttavia non possono
fuggire dalla realtà.
Come pretendono di rimuovere questa realtà dalla loro mente, così
tentano di fare anche con gli altri. Sono inoltre consapevoli che se la vera
natura della materia fosse conosciuta dalla gente in generale, la
primitività della loro filosofia e l'ignoranza della loro visione del mondo
diverrebbe palese a tutti, non lasciandogli alcuna possibilità di razional-
izzazione. Questi timori rappresentano la causa della loro insofferenza
verso i temi trattati in questo libro.
Allah afferma che i timori dei miscredenti si intensificheranno dopo
la morte. Nel Giorno del Giudizio risuoneranno queste parole:
Nel Giorno in cui li raduneremo tutti, diremo ai politeisti. "Dove sono
gli associati che supponevate?". (Surat Al-An'âm, 22)
Allora i miscredenti testimonieranno che le loro proprietà, i loro figli
e gli amici che avevano ritenuto reali e avevano associato ad Allah li
abbandoneranno e scompariranno:
Guarda come si smentiscono! Come le loro calunnie li
abbandoneranno! (Surat Al-An'âm, 24)
Il profitto dei credenti
Mentre i materialisti sono turbati dal fatto che la materia e il tempo
sono una percezione, i credenti ne sono allietati, in quanto questa realtà è
la chiave che permette di svelare tutti i segreti. Con essa è possibile gettar
luce su ciò che prima appariva oscuro.
Come si è detto, sarà facile trovare una risposta a questioni come la
262
morte, il Paradiso, l'Inferno, l'altro mondo, o a domande importanti quali"Dov'è Allah?", "Che cosa c'era prima di Allah?", "Chi ha creato Allah?","Quanto durerà la vita nel cimitero?", "Dove sono il Paradiso e l'Inferno?".Si comprenderà in che modo Allah ha creato l'intero universo dal nulla.Le domande relative al "quando" e al "dove" diventeranno insignificantipoiché non avrà più senso parlare di tempo o spazio. Qualora si capiscache lo spazio non esiste, allora sarà possibile comprendere che l'Inferno, ilParadiso e la terra sono attualmente nello stesso luogo. Intesal'atemporalità, si comprenderà che tutto avviene nello stesso momento:niente è in attesa e il tempo non scorre, poiché tutto è già accaduto e finito.
Scoperto questo segreto, il mondo diviene come il Paradiso per ilcredente. Tutte le preoccupazioni materiali, le ansietà e le pauresvaniscono. L'uomo comprende che l'intero universo ha un singoloSovrano, il Quale governa il mondo fisico a Suo piacimento e a Cuibisogna volgersi. Si sottomette quindi ad Allah per dedicarsi al Suoservizio.
Comprendere il segreto è il più grande profitto al mondo.Grazie ad esso viene svelata una realtà di estrema importanza
menzionata nel Corano, il fatto che "Allah è più vicino all'uomo della suavena giugulare" (Surah Qâf, 16). Come tutti sanno, la vena giugulare èall'interno del corpo. Che cosa può essere più vicino all'uomo di ciò che sitrova al suo interno? Tale situazione può essere facilmente spiegata permezzo dell'atemporalità. Anche questo versetto può essere compresomeglio alla luce di questo segreto.
Questa è la verità. Dovrebbe essere ben dimostrato che non vi èalcuno che possa provvedere e recare aiuto all'uomo se non Allah; Egli èil Solo essere assoluto in cui cercare rifugio, a Cui chiedere aiuto e su cuicontare per una ricompensa.
Ovunque ci volgiamo, ivi è la presenza di Allah.
Relatività del tempo e realtà del fato 263
Gloria a Te. Non conosciamo se non quello
che Tu ci hai insegnato: in verità Tu sei
il Saggio, il Sapiente.
(Surat al-Baqara, 32)
1 Cliff, Conner, "Evolution vs. Creationism: In De-fense of Scientific Thinking", International Soci-alist Review (Monthly Magazine Supplement tothe Militant), November 1980.
2 Ali Demirsoy, Kal›t›m ve Evrim (Inheritance andEvolution), Ankara: Meteksan Publishing Co.,1984, p. 61.
3 Michael J. Behe, Darwin's Black Box, New York:Free Press, 1996, pp. 232-233.
4 Richard Dawkins, The Blind Watchmaker, Lon-don: W. W. Norton, 1986, p. 159.
5 Dan Graves, Science of Faith: Forty-Eight Biograp-hies of Historic Scientists and Their Christian Faith,Grand Rapids, MI, Kregel Resources.
6 Science, Philosophy, And Religion: A Symposium,1941, CH.13.
7 J. De Vries, Essential of Physical Science, Wm. B.Eerdmans Pub. Co., Grand Rapids, SD 1958, p.15.
8 H. S. Lipson, "A Physicist's View of Darwin'sTheory", Evolution Trends in Plants, Vol 2, No. 1,1988, p. 6.
9 Although Darwin came up with the claim thathis theory was totally independent from that ofLamarck's, he gradually started to rely on La-marck's assertions. Especially the 6th and thelast edition of The Origin of Species is full ofexamples of Lamarck's "inheritance of acquiredtraits". See Benjamin Farrington, What DarwinReally Said, New York: Schocken Books, 1966, p.64.
10 Steven M. Stanley, Macroevolution: Pattern andProcess, San Francisco: W. H. Freeman and Co.1979, pp. 35, 159.
11 Colin Patterson, "Cladistics", Interview with Bri-an Leek, Peter Franz, March 4, 1982, BBC.
12 Stephen Jay Gould, "The Return of HopefulMonsters", Natural History, Vol 86, July-August1977, p. 28.
13 Charles Darwin, The Origin of Species: A Facsimileof the First Edition, Harvard University Press,1964, p. 189.
14 Ibid, p. 177.15 B. G. Ranganathan, Origins?, Pennsylvania: The
Banner Of Truth Trust, 1988.16 Warren Weaver, "Genetic Effects of Atomic Radi-
ation", Science, Vol 123, June 29, 1956, p. 1159.17 Gordon R. Taylor, The Great Evolution Mystery,
New York: Harper & Row, 1983, p. 48.18 Michael Pitman, Adam and Evolution, London:
River Publishing, 1984, p. 70.19 Charles Darwin, The Origin of Species: A Facsimile
of the First Edition, Harvard University Press,1964, p. 179.
20 Ibid, pp. 172, 280.21 Derek V. Ager, "The Nature of the Fossil Record",
Proceedings of the British Geological Association, Vol87, 1976, p. 133.
22 Mark Czarnecki, "The Revival of the CreationistCrusade", MacLean's, January 19, 1981, p. 56.
23 T. Neville George, "Fossils in Evolutionary Pers-pective", Science Progress, Vol 48, January 1960,pp. 1, 3.
24 David Raup, "Conflicts Between Darwin and Pa-leontology", Bulletin, Field Museum of NaturalHistory, Vol 50, January 1979, p. 24.
25 Richard Monastersky, "Mysteries of the Orient",Discover, April 1993, p. 40.
26 Richard Dawkins, The Blind Watchmaker, Lon-don: W. W. Norton 1986, p. 229.
27 Douglas J. Futuyma, Science on Trial, New York:Pantheon Books, 1983, p. 197.
28 Charles Darwin, The Origin of Species: A Facsimileof the First Edition, Harvard University Press,1964, p. 302.
29 Stefan Bengston, Nature, Vol. 345, 1990, p. 765.30 Gerald T. Todd, "Evolution of the Lung and the
Origin of Bony Fishes: A Casual Relationship",American Zoologist, Vol 26, No. 4, 1980, p. 757.
31 R. L. Carroll, Vertebrate Paleontology and Evoluti-on, New York: W. H. Freeman and Co. 1988, p. 4.
32 Edwin H. Colbert, M. Morales, Evolution of theVertebrates, New York: John Wiley and Sons,1991, p. 99.
33 Jean-Jacques Hublin, The Hamlyn Encyclopædia ofPrehistoric Animals, New York: The Hamlyn Pub-lishing Group Ltd., 1984, p. 120.
34 Jacques Millot, "The Coelacanth", Scientific Ame-rican, Vol 193, December 1955, p. 39.
35 Bilim ve Teknik Magazine, November 1998, No:372, p. 21.
36 Robert L. Carroll, Vertebrate Paleontology and Evo-lution, New York: W. H. Freeman and Co., 1988,p. 198.
37 Engin Korur, "Gözlerin ve Kanatlar›n S›rr›" (TheMystery of the Eyes and the Wings), Bilim ve Tek-nik, No. 203, October 1984, p. 25.
38 Nature, Vol 382, August, 1, 1996, p. 401.39 Carl O. Dunbar, Historical Geology, New York:
John Wiley and Sons, 1961, p. 310.40 L. D. Martin, J. D. Stewart, K. N. Whetstone, The
Auk, Vol 98, 1980, p. 86.41 Ibid, p. 86; L. D. Martin "Origins of Higher Gro-
ups of Tetrapods", Ithaca, New York: ComstockPublising Association, 1991, pp. 485, 540.
42 S. Tarsitano, M. K. Hecht, Zoological Journal of theLinnaean Society, Vol 69, 1985, p. 178; A. D. Wal-ker, Geological Magazine, Vol 177, 1980, p. 595.
43 Pat Shipman, "Birds do it... Did Dinosaurs?",New Scientist, February 1, 1997, p. 31.
44 "Old Bird", Discover, March 21, 1997.45 Ibid.46 Pat Shipman, "Birds Do It... Did Dinosaurs?", p.
28.47 S. J. Gould & N. Eldredge, Paleobiology, Vol 3,
1977, p. 147.
NOTES
48 Pat Shipman, "Birds Do It... Did Dinosaurs?", p.28.
49 Ibid.50 Roger Lewin, "Bones of Mammals, Ancestors
Fleshed Out", Science, vol 212, June 26, 1981, p.1492.
51 George Gaylord Simpson, Life Before Man, NewYork: Time-Life Books, 1972, p. 42.
52 R. Eric Lombard, "Review of Evolutionary Prin-ciples of the Mammalian Middle Ear, Gerald Fle-ischer", Evolution, Vol 33, December 1979, p.1230.
53 David R. Pilbeam, "Rearranging Our FamilyTree", Nature, June 1978, p. 40.
54 Earnest A. Hooton, Up From The Ape, New York:McMillan, 1931, p. 332.
55 Malcolm Muggeridge, The End of Christendom,Grand Rapids, Eerdmans, 1980, p. 59.
56 Stephen Jay Gould, "Smith Woodward's Folly",New Scientist, February 5, 1979, p. 44.
57 Kenneth Oakley, William Le Gros Clark & J. S,"Piltdown", Meydan Larousse, Vol 10, p. 133.
58 Stephen Jay Gould, "Smith Woodward's Folly",New Scientist, April 5, 1979, p. 44.
59 W. K. Gregory, "Hesperopithecus ApparentlyNot An Ape Nor A Man", Science, Vol 66, Decem-ber 1927, p. 579.
60 Philips Verner Bradford, Harvey Blume, OtaBenga: The Pygmy in The Zoo, New York: DeltaBooks, 1992.
61 David Pilbeam, "Humans Lose an Early Ances-tor", Science, April 1982, pp. 6-7.
62 Solly Zuckerman, Beyond The Ivory Tower, NewYork: Toplinger Publications, 1970, pp. 75-94.
63 Charles E. Oxnard, "The Place of Australopithe-cines in Human Evolution: Grounds for Doubt",Nature, Vol 258, p. 389.
64 Fred Spoor, Bernard Wood, Frans Zonneveld,"Implication of Early Hominid LabryntineMorphology for Evolution of Human BipedalLocomotion", Nature, Vol 369, June 23, 1994, pp.645-648.
65 Holly Smith, American Journal of Physical Antro-pology, Vol 94, 1994, pp. 307-325.
66 Fred Spoor, Bernard Wood, Frans Zonneveld,"Implication of Early Hominid LabryntineMorphology for Evolution of Human BipedalLocomotion", Nature, vol 369, June 23, 1994, p.645-648.
67 Tim Bromage, New Scientist, vol 133, 1992, p. 38-41.
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69 C. L. Brace, H. Nelson, N. Korn, M. L. Brace, At-las of Human Evolution, 2.b. New York: Rinehartand Wilson, 1979.
70 Alan Walker, Scientific American, vol 239 (2),1978, p. 54.
71 Marvin Lubenow, Bones of Contention, Grand Ra-
pids, Baker, 1992, p. 83.72 Boyce Rensberger, The Washington Post, Novem-
ber 19, 1984.73 Ibid.74 Richard Leakey, The Making of Mankind, London:
Sphere Books, 1981, p. 62.75 Marvin Lubenow, Bones of Contention, Grand Ra-
pids, Baker, 1992. p. 136.76 Erik Trinkaus, "Hard Times Among the Nean-
derthals", Natural History, vol 87, December1978, p. 10; R. L. Holloway, "The NeanderthalBrain: What Was Primitive", American Journal ofPhysical Anthropology Supplement, Vol 12, 1991, p.94.
77 Alan Walker, Science, vol 207, 1980, p. 1103.78 A. J. Kelso, Physical Antropology, 1st ed., New
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79 S. J. Gould, Natural History, Vol 85, 1976, p. 30.80 Time, November 1996.81 L. S. B. Leakey, The Origin of Homo Sapiens, ed. F.
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82 "Is This The Face of Our Past", Discover, Decem-ber 1997, pp. 97-100.
83 A. J. Kelso, Physical Anthropology, 1.b., 1970, pp.221; M. D. Leakey, Olduvai Gorge, Vol 3, Camb-ridge: Cambridge University Press, 1971, p. 272.
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ber 12, 1981, p. 105.93 Ali Demirsoy, Kal›t›m ve Evrim (Inheritance and
Evolution), Ankara: Meteksan Publishing Co.,1984, p. 64.
94 W. R. Bird, The Origin of Species Revisited. Nashvil-le: Thomas Nelson Co., 1991, p. 304.
95 Ibid, p. 305.96 J. D. Thomas, Evolution and Faith. Abilene, TX,
ACU Press, 1988. p. 81-82.97 Robert Shapiro, Origins: A Sceptics Guide to the
Creation of Life on Earth, New York, Summit Bo-oks, 1986. p.127.
98 Fred Hoyle, Chandra Wickramasinghe, Evolutionfrom Space, New York, Simon & Schuster, 1984, p.
L'INGANNO DELL'EVOLUZIONE266
148.99 Ibid, p. 130.100 Fabbri Britannica Bilim Ansiklopedisi (Fabbri Bri-
tannica Science Encyclopaedia), vol 2, No 22, p.519.
101 Richard B. Bliss & Gary E. Parker, Origin of Life,California: 1979, p. 14.
102 Stanley Miller, Molecular Evolution of Life: Cur-rent Status of the Prebiotic Synthesis of Small Mole-cules, 1986, p. 7.
103 Kevin Mc Kean, Bilim ve Teknik, No 189, p. 7.104 J. P. Ferris, C. T. Chen, "Photochemistry of Met-
hane, Nitrogen, and Water Mixture As a Modelfor the Atmosphere of the Primitive Earth", Jour-nal of American Chemical Society, vol 97:11, 1975,p. 2964.
105 "New Evidence on Evolution of Early Atmosp-here and Life", Bulletin of the American Meteorolo-gical Society, vol 63, November 1982, p. 1328-1330.
106 Richard B. Bliss & Gary E. Parker, Origin of Life,California, 1979, p. 25.
107 W. R. Bird, The Origin of Species Revisited, Nash-ville: Thomas Nelson Co., 1991, p. 325.
108 Richard B. Bliss & Gary E. Parker, Origin of Life,California: 1979, p. 25.
109 Ibid.110 S. W. Fox, K. Harada, G. Kramptiz, G. Mueller,
"Chemical Origin of Cells", Chemical EngineeringNews, June 22, 1970, p. 80.
111 Frank B. Salisbury, "Doubts about the ModernSynthetic Theory of Evolution", American Bi-ology Teacher, September 1971, p. 336.
112 Paul Auger, De La Physique Theorique a la Biologie,1970, p. 118.
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114 Ali Demirsoy, Kal›t›m ve Evrim (Inheritance andEvolution), Ankara: Meteksan Publishing Co.,1984, p. 39.
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118 John Horgan, "In the Beginning", Scientific Ame-rican, vol. 264, February 1991, p. 119.
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127 Jeremy Rifkin, Entropy: A New World View, p.55128 For further info, see: Stephen C. Meyer, "The
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131 Robert Shapiro, Origins: A Sceptics Guide tothe Creation of Life on Earth. Summit Books,New York: 1986, s. 207
132 Pierre-P Grassé, Evolution of Living Organisms,New York: Academic Press, 1977, p. 103.
133 Ibid, p. 107.134 Norman Macbeth, Darwin Retried: An Appeal to
Reason. Boston: Gambit, 1971, p. 101.135 Loren C. Eiseley, The Immense Journey, Vintage
Books, 1958, p. 186.136 Charles Darwin, The Origin of Species: A Facsimi-
le of the First Edition, Harvard University Press,1964, p. 184.
137 Norman Macbeth, Darwin Retried: An Appeal toReason, Harvard Common Press, New York:1971, p. 33.
138 Ibid, p. 36.139 Loren Eiseley, The Immense Journey, Vintage Bo-
oks, 1958. p. 227.140 Stuart B. Levy, "The Challange of Antibiotic Re-
sistance", Scientific American, March 1998, p. 35.141 Medical Tribune, December 29, 1988, pp. 1, 23.142 Francisco J. Ayala, "The Mechanisms of Evoluti-
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147 Michael Denton, Evolution: A Theory in Crisis.London, Burnett Books, 1985, p. 145.
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155 Robert Shapiro, Origins: A Sceptics Guide to theCreation of Life on Earth. Summit Books, NewYork: 1986, p. 207.
156 Hoimar Von Dithfurt, Im Anfang War Der Was-serstoff (Secret Night of the Dinosaurs), Vol 2, p. 64.
157 Ali Demirsoy, Kal›t›m ve Evrim (Inheritance andEvolution), Ankara: Meteksan Publishing Co.,1984, p. 61.
158 Ibid, p. 61.159 Ibid, p. 94.160 Bilim ve Teknik, July 1989, Vol. 22, No.260, p.59161 Grzimeks Tierleben Vögel 3, Deutscher Taschen
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