Date post: | 02-May-2015 |
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L’INQUIETANTE ATTUALITÀ
DI UN FILOSOFO MALEDETTO
“NON ESISTONO PENSIERI PERICOLOSI:È IL PENSARE STESSO CHE È PERICOLOSO”
Hannah Arend
Un giudizio di sicuro discutibile, ma che si addice alla perfezione a Spinoza:
con la sua demolizione dei valori portanti di una tradizione (ebraico-cristiana) plurimillenaria,
è stato tra i pensatori più radicali dell’intera storia del pensiero
Premessa 1
MAESTRO DEL SOSPETTO
Spinoza è tutt’altro che ateo, ma potremmo definirlo il padre dei teorici dell’ateismo dell’Ottocento e del
Novecento; il maestro di tutti i grandi “maestri del sospetto” che
andranno alla ricerca delle radici dei miti dell’Occidente
Pur non essendo ateo, il processo di sdivinizzazione che ha segnato l’Occidente negli ultimi due secoli deve molto a lui
Premessa 2
UN PENSATORE MALEDETTO
Benedetto è il suo nome, ma è stato il pensatore più maledetto del ‘600: accusato di
essere ateo essere materialista negare l’immortalità dell’anima negare l’infallibilità della Bibbia negare i miracoli negare lo stesso pilastro del cristianesimo: la risurrezione di
Cristo
Vi è stato chi ha scritto di lui: LIBERATE LA TERRA DA QUESTA PESTE
Le sue opere sono state messe, da parte della Chiesa cattolica, all’Indice dei libri proibiti
Premessa 3
UN VERDETTO VIOLENTO
Viene maledetto dalla sua comunità ebraico-portoghese di Amsterdam quando ha appena 23 anni. Viene espulso dalla “nazione” ebraica perché accusato di
• opinioni e azioni malvagie• abominevoli eresie• atti mostruosi
Il verdetto così chiude: sia maledetto di giorno e di notte; la collera del Signore si abbatta su di lui il Signore cancellerà il suo nome da sotto il cielo nessuno comunichi con lui nessuno si avvicini a lui più di quattro cubiti né legga alcun trattato
composto da lui
Premessa 4
UNA VITA TURBATAUna vita turbata, la sua: è oggetto di un attentato da parte di un ebreo fanatico subisce attacchi pesanti quando a 38 anni pubblica,
seppure in forma anonima, una delle sue opere più importanti
subisce attacchi ancora più pesanti, in seguito all’assassinio dello statista liberale Jan de Witt, suo protettore, non solo da parte di calvinisti conservatori, ma anche moderati
Una vita turbata, ma anche straordinariamente creativa: nel suo isolamento forzato, in soli vent’anni, scrive opere di capitale importanza per il pensiero occidentale
Muore di tisi a 44 anni
Premessa 6
UNA STAGIONE D’ORO
L’Olanda sta registrando un impetuoso sviluppo economico una fioritura culturale straordinaria
È, inoltre, il Paese più libero d’Europa: qui• si rifugiano ebrei che fuggono dalle persecuzioni di Paesi cattolici• vi sono università che attirano docenti e studenti stranieri si stampano libri altrove proibiti
Premessa 7
UN PAESE LIBERO, MA….
Per lo stesso statista liberale de Witt è impensabile abolire ogni forma di censura il primato della Chiesa calvinista è
intoccabile
L’Olanda, inoltre, è un Paese lacerato: Jan de Witt viene aggredito, linciato dalla folla e squartato col fratello
Cornelis (i corpi vengono appesi nudi con la testa in giù)
Premessa 8
INDICE
Capitolo 1: IL DIO-PERSONA? UNA CREATURA UMANA
Capitolo 2: I COSIDDETTI TESTI “SACRI”? PAROLE UMANE
Capitolo 3: L’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA? UNA SUPERSTIZIONE
Capitolo 4: LA LIBERTÀ UMANA? UN’ILLUSIONE FRUTTO DELL’IGNORANZA
CAPITOLO 1
IL DIO-PERSONA?
UNA CREATURA UMANA
LA DEMOLIZIONE DEL DIO-PERSONA (1)
All’origine del Dio-persona vi è il tabù dell’antropocentrismo (una sorta di narcisismo): siamo noi che crediamo erroneamente di essere al centro della natura
Il tabù dell’antropocentrismo, a sua volta, si fonda sul tabù del finalismo: siamo noi che proiettiamo sulla natura dei fini, considerando ciò che è utile a noi come finalizzato a noi
Il tabù del finalismo, a sua volta, si fonda sulla erronea credenza di essere liberi
Capitolo 1
LA DEMOLIZIONE DEL DIO-PERSONA (2)
Siamo convinti erroneamente di essere liberi, cioè di non essere determinati nel nostro agire da cause che stanno a monte, ma di essere noi a proporci dei fini;
così erroneamente convinti, crediamo di raggiungere i detti fini predisponendo dei mezzi ad hoc;
sulla base di questa erronea convinzione, noi siamo portati a vedere nelle cose della natura utili all’uomo null’altro che dei mezzi aventi come fine l’uomo stesso, mezzi che, non essendo stati creati dall’uomo, riteniamo siano stati creati da un Dio-Persona.
Capitolo 1
LA DEMOLIZIONE DEL DIO-PERSONA (3)
Si tratta di un ragionamento che si basa su presupposti falsi e che non è in grado di rispondere in modo convincente alle obiezioni:
Obiezione 1: in natura non ci sono solo cose utili, ma anche dannose (terremoti, malattie…)
Risposta: Dio, in questo modo, punisce i peccati degli uomini
Obiezione 2: calamità naturali, malattie… colpiscono anche innocenti
Risposta: sarebbe una pretesa assurda conoscere i disegni di Dio che sono a noi imperscrutabili
DIO = RIFUGIO DELL’IGNORANZA
Capitolo 1
LA DEMOLIZIONE DI DIO (1)
I grandi “maestri del sospetto” dei secoli più recenti altro non fanno che applicare l’approccio metodologico di Spinoza: individuare i meccanismi che sono all’origine, nella mente dell’uomo, dell’idea di Dio.
A differenza di Spinoza, tuttavia, i maestri del sospetto, tramite la loro indagine, non demoliscono l’idea di un Dio personale, ma l’idea tout court di Dio
Capitolo 1
LA DEMOLIZIONE DI DIO (2)
Questo, schematicamente, lo schema del ragionamento:
non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio:
l’idea di Dio
ignoranza impotenza aspirazioni sete di giustizia bisogno di protezione
Capitolo 1
LA DEMOLIZIONE DI DIO (3)Alcuni maestri del sospetto ricorrono a motivi squisitamente
spinoziani. Un esempio: Feuerbach (Essenza della religione, 1846)
• “L’origine della vita è inesplicabile e incomprensibile, ma questo non ti autorizza a trasformare il tuo non-conoscere le cause naturali nel non-essere di tali cause,
• non ti autorizza a oggettivare la tua ignoranza in un essere che dovrebbe sopprimere questa ignoranza, e tuttavia non esprime altro che la natura di questa tua ignoranza
• Dio è l’essere sommamente buono, poiché “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, ma l’essere che non distingue tra buoni e cattivi […] che non distribuisce i beni della vita secondo i meriti morali […] è la natura”
Capitolo 1
IL FINALISMO (1)La questione del finalismo scalda ancora il dibattito
culturale, in particolare, a proposito dell’interpretazione dei dati biologici:
Tesi 1: non possiamo negare un “fine” nell’occhio del gufo, nella pelliccia della foca, nelle zampe di un trampoliere, nella percezione di ultrasuoni da parte dei pipistrelli
Tesi 2: siamo noi che, cadendo nella trappola dell’antropocentrismo, dimenticando cioè il fattore tempo (milioni di anni di evoluzione), proiettiamo dei fini nella natura
Capitolo 1
IL FINALISMO (2)
Un dibattito che ha come oggetto la stessa origine della vita: oggi sappiamo che gli atomi pesanti (carbonio, ossigeno, azoto…) - i mattoncini di base della vita - si sono formati nel cuore delle supernove per poi iniziare, dopo l’esplosione di queste stelle, un viaggio che è durato miliardi di anni.
Problema: tutto questo era “finalizzato” alla formazione della vita su quel
marginale e minuscolo pianeta che è la Terra?
UNA PURIFICAZIONE RADICALEDELL’IDEA DI DIO
Spinoza percorre fino in fondo la strada aperta nella storia del pensiero occidentale da Senofane, in altre parole cerca di purificare l’idea di Dio da ogni forma, anche più residuale, di antropomorfismo
Senofane ha di mira le divinità di Omero e di Esiodo
Spinoza ha di mira l’idea di Dio di tutta la tradizione ebraico-cristiana
Capitolo 1
“DEUS SIVE NATURA”
Il Dio spinoziano
non è personanon ha intellettonon ha volontànon è liberonon è provvidentenon è giudice…
Capitolo 1
L’EQUIVOCO DEL “DEUS SIVE NATURA”
Il Dio spinoziano non si identifica con l’universo fisico, ma è infinitamente più ricco (è immanente, ma insieme infinitamente trascendente).
Tuttavia spesso, in particolare da parte di scienziati, è stato equivocato. Così, ad esempio, Paul Davis (La mente di Dio):
“poiché l’aveva identificato con l’universo fisico”
Capitolo 1
UN FASCINO IRRESISTIBILE
Il “Deus sive Natura”, nella sua versione semplificata, ha affascinato Einstein e affascina tuttora numerosi scienziati. Così Einstein:“Credo nel Dio di Spinoza che si rivela nell’armonia di tutto ciò che
esiste, ma non in un Dio che si occupa del destino e delle azioni degli esseri umani”
E Paul Davies (La mente di Dio) così scrive:“Oggi questo tipo di filosofia – che le cose sono come sono per una
sorta di necessità o inevitabilità logica – è molto comune fra gli scienziati”
Capitolo 1
REINVENTARE IL SACRO
Sulla stessa scia, pur essendo lontano dal determinismo classico, si colloca un biologo di fama mondiale, Stuart Kauffmann (in Reinventare il sacro). Così scrive:
“Dio in quanto dispiegamento della natura. Un simile Dio non è lontano da quello di Spinoza. Ma, a differenza di Spinoza, desidero dire che siamo in parte oltre la convinzione galileiana che tutto è governato da leggi, ma quella stessa creatività è resa possibile da ciò che dalle leggi è governato […] Allora tutto il dispiegamento della natura è Dio, un Dio pienamente naturale”.
Capitolo 1
CAPITOLO 2
I COSIDDETTI TESTI “SACRI”?
PAROLE UMANE
LA DISSACRAZIONE DEI TESTI “SACRI”
Scandalizza la demolizione spinoziana dell’immagine del Dio-persona, ma scandalizza ancora di più la sua “storicizzazione” dei testi “sacri”.
Spinoza, applicando alla Bibbia la stessa metodologia che si usa per qualsiasi testo, va alla ricerca delle radici storiche delle credenze ivi espresse e così manda in frantumi la “Parola di Dio”. Individua, ad esempio, la genesi
delle “contraddizioni” bibliche delle diverse immagini antropomorfiche di Dio della convinzione degli Ebrei di essere “il popolo eletto” dei “miracoli” che rispondono all’esigenza di convincere gli altri
popoli che il popolo ebreo è quello eletto da Dio
Capitolo 2
I “MIRACOLI”Spinoza non solo storicizza i testi cosiddetti sacri, ma individua
l’assurdità di determinate credenze.
Così, ad esempio, smonta la credenza nei miracoli:
Considerato che
Capitolo 2
le leggi dell’universo = decretiimmutabili di Dio allora
credere nei miracoli = credere che Dio possa agire contro
la propria natura
= credere nei miracoli = superstizione
=
credere nei miracoli = credere che Dio è impotente (è costretto
a sospendere le sue leggiper raggiungere i suoi scopi)
di conseguenzala fede nei miracoliconduce di fatto
all’ateismo
MOSÈ NON È L’AUTORE DEL PENTATEUCO
Capitolo 2
nel Pentateuco Mosèa) parla di sé in terza personab) racconta la sua mortec) si confronta con profeti successivid) racconta vicende posteriori
Considerato che allora
Il Pentateuco non ha come autore Mosè
LA RIVELAZIONE? È IMPOSSIBILE
Spinoza, nel Breve trattato su Dio, l’uomo e il suo bene, sostiene l’impossibilità della rivelazione divina:
“se Dio avesse detto agli Israeliti ‘Io sono Jehova, vostro Dio’, essi, allora, avrebbero dovuto già sapere, senza le parole, che
egli era Dio […]; infatti sapevano bene che voce, tuono e fulmine non erano Dio, sebbene la voce dicesse che [tutto ciò]
era Dio”
Capitolo 2
SMITIZZAZIONE DEI VANGELI
Spinoza smitizza non solo il V. T., ma anche il N. T. Così si esprime nelle sue lettere:
L’incarnazione di Cristo: è come se si affermasse che “il circolo ha assunto la natura di quadrato”
L’eucaristia (nell’interpretazione cattolica): bisogna essere privi di mente per credere che si “possa divorare e avere negli intestini quel Dio sommo ed eterno”
La resurrezione di Cristo: si tratta di un evento solo spirituale. Del resto anche Abramo “credette che Dio fosse stato a pranzo con lui, che tutti gli Israeliti credettero che Dio, circondato dal fuoco, fosse sceso dal cielo sul monte Sinai”
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (1)
Anche se la moderna ricerca storica nasce con l’Illuminismo (un periodo, quindi, successivo al nostro autore), non si può negare che gli esegeti attuali della Bibbia, anche cattolici, si muovono lungo il solco aperto da Spinoza stesso: vanno, cioè, alla ricerca delle radici “storiche” delle credenze contenute nei libri “sacri” e tendono a distinguere nettamente ciò che – sulla base delle fonti storiche – è accaduto da ciò che è semplicemente “creduto”.
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (2)
Non vi è unanimità tra i biblisti, ma è quanto meno singolare che tra gli esegeti più “radicali” vi siano anche dei cattolici. Ecco alcune esemplificazioni:
Il primo racconto della Genesi? Una sorta di “parabola orientale che sicuramente ha rubato dalle culture degli Assiri, Babilonesi, Egizi, civiltà anch’esse ricche di racconti popolari niente affatto scientifici sull’origine del mondo”.
Il secondo racconto della Genesi? Una costruzione letteraria finalizzata all’esigenza di dimostrare che il Dio del popolo ebraico era più potente degli altri dèi (a lui è bastata una parola per creare) o a rispondere ad alcune domande: perché “la nudità è comunemente associata alla vergogna”? perché i serpenti strisciano? perché il lavoro manuale è considerato comunemente “così mal ricompensato”?
Il diluvio universale? Solo un’inondazione locale
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (3)
Lo zolfo e il fuoco che Dio ha fatto piovere su Sodoma e Gomorra? Forse solo una serie di incendi provocati da un terremoto che ha fatto fuoriuscire dalle viscere della Terra gas e petrolio.
Il racconto dell’Esodo? Siamo di fronte a un materiale che oggi sarebbe “quasi del tutto rifiutato come fonte storica”
L’uccisione di Golia da parte di Davide, la storia di Giona inghiottito da una balena, la distruzione delle mura di Gerico da parte di Giosuè? Racconti privi di fondamento storico.
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (4)E il bisturi degli esegeti ha come oggetto anche il Nuovo Testamento I vangeli? Non sono opere di storia: essi “mirano prima di tutto a
proclamare e a rafforzare la fede in Gesù come Figlio di Dio, Signore e Messia. La loro presentazione, dall’inizio alla fine, è modellata dalla loro fede che il crocifisso Gesù fu risuscitato da morte e tornerà nella gloria per giudicare il mondo”
“Decenni di adattamenti liturgici, di espansioni omiletiche e di attività creativa dei profeti cristiani hanno lasciato il loro segno sulle parole di Gesù nei quattro vangeli”.
È più probabile che Gesù sia nato non a Betlemme, ma a Nazaret. I “fratelli” di Gesù? Proprio dei fratelli, non dei cugini (nel N.T. “non
c’è un singolo caso chiaro in cui ‘fratello’ significhi ‘cugino’”). Gesù dodicenne che interpreta le Sacre Scritture nel tempio, la
presenza di Maria durante la passione e la morte di Gesù, l’episodio del buon ladrone, l’invocazione “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Racconti privi di base storica.
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (5)
Alcuni biblisti cattolici mettono in discussione perfino dei pilastri stessi su cui si è costruito nel tempo il patrimonio cristiano.
La verginità della madonna? Una “credenza che si inserisce […] come momento nel processo
maturato dalla fede dei primi cristiani che retrodatavano sempre di più la figliolanza divina di Gesù risorto”.
“ Non abbiamo nessuna prova chiara che il passo di Is. 7,14 citato da Matteo […] fosse stato interpretato in riferimento a un concepimento verginale prima che gli autori del Nuovo Testamento […] lo usassero”.
La presentazione di Luca del concepimento verginale è “un prodotto della riflessione teologica non di un avvenimento storico”
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (6)
La maledizione del fico sterile?“Ha un evidente senso simbolico: indica la fine della grande
istituzione religiosa del tempio”.
Il racconto del risuscitamento della figlia di Giairo?
È “possibile che la figlia di Giairo sia stata effettivamente la destinataria di uno dei miracoli di guarigione compiuti da Gesù, ma, poiché era in un punto di morte, ben presto gli entusiasti seguaci di Gesù, forse già durante la sua vita, trasformarono l’episodio in un racconto di risuscitamento dai morti”
NEL SOLCO DI SPINOZA (7)
Le guarigioni della figlia di una cananea e del ragazzo del
centurione romano di Cafarnao? Pagine “create dalla comunità protocristiana per giustificare la sua missione ad paganos”
Il racconto di Gesù che cammina sull’acqua?“Quello che i testi dell’Antico Testamento affermano su Dio che ostenta
la sua potenza in una teofania è applicato direttamente a Gesù nel suo ministero pubblico”
NEL SOLCO DI SPINOZA (8)
Il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino a Cana?
“Esso rientra alla perfezione nella struttura letteraria e teologica complessiva del vangelo, dove ricopre un suo ruolo che è in totale armonia con essa […] sembra essere – per la maggior parte, se non del tutto – una creazione dell’evangelista”.
La pesca miracolosa?Un racconto inventato sulla base della dichiarazione di Gesù “Vi farò
pescatori di uomini”
Capitolo 2
NEL SOLCO DI SPINOZA (9)
La resurrezione di Cristo (il cuore stesso del Cristianesimo)?
“come Mosè ha incontrato Dio, certo non in modo visionario, e ancor prima Abramo, così essi hanno incontrato Gesù risorto. Il ‘farsi vedere a’ non vuol dire propriamente né visione sensibile con gli occhi, né propriamente visione interiore, bensì essere sopraffatti da una presenza divina che si disvela: un esserci che è un autodisvelarsi”.
E… il sepolcro vuoto?“Si colloca […] sul piano del metaforico e della logica narrativa. La liberazione dal
sepolcro è modello e immagine […] della liberazione dalla morte e del dono di una vita nuova e precisamente indistruttibile”
“storicamente ci si può interrogare, in linea di principio, sul vissuto che ha spinto queste persone a convincersi e a dire che il crocifisso è stato risuscitato ed esaltato e che si è fatto ‘vedere’ a loro, interpretando teologicamente un’esperienza personale, un contatto, un incontro con il crocifisso vivo e presente esattamente come Abramo e Mosé hanno incontrato Dio”
Capitolo 2
CAPITOLO 3
L’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA?
UNA SUPERSTIZIONE
L’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA?UNA SUPERSTIZIONE
Spinoza demolisce il Dio-Persona della tradizione ebraico-cristiana, dissacra le cosiddette “Sacre” Scritture, ma non solo: nega un altro pilastro del patrimonio di credenze dell’Occidente, vale a dire l’immortalità dell’anima.
Spinoza è chiaro: la credenza nell’immortalità dell’anima non ha nulla di
razionale, ma nasce da due sentimenti:
Capitolo 3
Immortalità dell’anima
Paura Speranza
NULLA DI “PERSONALE” PUÒ SOPRAVVIVERE
Si tratta di una superstizione perché la mente (sensazioni, emozioni….) ha a che fare solo col corpo e con le modificazioni del corpo: quando il corpo non c’è più, quindi, la mente non può provare alcuna sensazione di piacere o di dolore, né può avere ricordi.
Così scrive Spinoza (dim. prop. XXI, parte V Etica): “La Mente […] non può immaginare nulla […] né può ricordarsi di
cose passate, se non nel corso della durata del corpo”.
Questo non significa che secondo Spinoza non rimanga nulla dopo la morte del corpo, ma ciò che sopravvive non ha nulla di “personale”, nulla che abbia a che vedere con un “io” consapevole di sé.
Capitolo 3
NEUROSCIENZE (1)
Oggi, in seguito agli sviluppi delle neuroscienze, è impossibile negare la relazione stretta tra la mente (coscienza…) e il supporto cerebrale.
Così il biologo Boncinelli:“Chi pensava che dietro il pensare, la memoria e anche la creatività si
nascondesse chissà che cosa, è rimasto piuttosto deluso: non si tratta che di una selva – ordinata per dire la verità – di onde elettriche che si inseguono e si intersecano”.
E la coscienza? Ancora Boncinelli: “l’affiorare alla coscienza di una serie di eventi mentali corrisponderebbe al passaggio di un certo numero di gruppi di neuroni da uno stato di oscillazione elettrica disordinata e asincrona a uno più ordinato e sincrono […] Quella che noi chiamiamo coscienza o vita interiore è quindi una collezione di atomi del presente”.
Capitolo 3
NEUROSCIENZE (2)La relazione è talmente stretta che è impensabile, dal
punto di vista delle neuroscienze, una qualsiasi sopravvivenza dell’“io”, di una coscienza personale dopo la morte.
Capitolo 3
Considerato chenella fase avanzata
dell’Alzheimer l’io è giàtotalmente disgregato
Considerato chel’io è del tutto (o quasi)
spento nello stato vegetativo permanente
Ne consegueè assurdo pensare che possa sopravvivere un io
(o una coscienza) quando come supporto non vi sarà più un cervello, ma della polvere
CAPITOLO 4
LA LIBERTÀ?UN’ILLUSIONE
FRUTTO DELL’IGNORANZA
TUTTO È NECESSARIOTutto, secondo Spinoza, è retto da leggi necessarie: è quindi
un’illusione pensare che l’uomo viva in un’oasi felice isolata dal resto dell’universo.
Spinoza è chiaro: la credenza nella libertà è frutto dell’ignoranza. Così scrive nell’Appendice della parte I dell’Etica:
“gli uomini ritengono di essere liberi poiché sono consapevoli delle proprie volizioni e dei propri appetiti, mentre non pensano neppure lontanamente alle cause dalle quali sono disposti a appetire e a volere, poiché di queste cause sono ignari”.
Gli uomini, in altre parole, conoscono i loro desideri, ma ne ignorano le cause: da qui la convinzione di essere essi stessi a scegliere liberamente dei “fini” e i “mezzi” per ottenerli.
Capitolo 4
COME UNA PIETRA CHE ROTOLA
Spinoza, in una lettera a Schuller, ricorre all’immagine della pietra:
“Ora supponi, per favore, che la pietra, mentre continua a muoversi, pensi e sappia che tende, per quanto può, a continuare a muoversi. Questa pietra, poiché è cosciente soltanto della sua pulsione e a questa non indifferente, crede di essere liberissima e di non perseverare nel moto per nessun’altra causa che non sia la sua volontà. Questa è quell’umana libertà che tutti si vantano di avere”.
Capitolo 4
COME UN UBRIACO
E prosegue nella stessa lettera a Schuller:
“Così il bambino crede di volere liberamente il latte; il fanciullo irato di volere la vendetta e il timido la fuga. L’ubriaco crede di dire per libera decisione della mente quelle cose che poi, da sobrio, vorrebbe aver taciuto. Così, colui che delira, il ciarlatano e molti di questa razza credono di agire per libero decreto della mente, non di essere trasportati dall’impulso”.
Capitolo 4
UNA PALLINA CHE ROTOLALUNGO UNA COLLINA SASSOSA (1)
Douglas R. Hofstadter, in Gödel, Escher, Bach, ricorre a un esempio simile: una pallina che rotola lungo una collina sassosa.
“Compie delle scelte? Credo che diremmo tutti di no, anche se nessuno di noi è in grado di prevedere il suo tragitto neanche per una distanza molto breve. […] possiamo immaginare molti cammini ‘possibili’ per la pallina e vediamo che nel mondo reale essa ne segue solo uno. A un qualche livello della nostra mente, quindi, non possiamo fare a meno di pensare che la pallina ha “scelto” un singolo cammino tra la miriade di quelli mentalmente possibili”
Capitolo 4
UNA PALLINA CHE ROTOLALUNGO UNA COLLINA SASSOSA (2)
Hofstadter prosegue: “La pallina sembra ‘scegliere’ ogni volta un percorso diverso, per
quanto si cerchino di riprodurre le precise condizioni della sua prima discesa”.
E l’uomo? Immaginiamo che la sua mente sia un programma sofisticato che, a differenza di “un normale programma per giocare a scacchi che non controlla se stesso e di conseguenza non ha la minima idea di come vengano decise le sue mosse” è in grado di controllare “se stesso” e di avere “idee riguardo alle sue idee”, ma non di “controllare i suoi processi in tutti i suoi minimi particolari”: in questo caso “ha una sorta di senso intuitivo del suo modo di procedere, ma non ne ha una piena comprensione. Da questa situazione di equilibrio tra conoscenza di sé ed ignoranza di sé proviene la
SENSAZIONE DEL LIBERO ARBITRIO”.
Capitolo 4
UN MILIONE DI MILIARDIDI CONNESSIONI
E il biologo Edoardo Boncinelli così scrive:
“io sarei cauto nell’usar espressioni come ‘Decido io’ o ‘decide qualcosa dentro di me’. Non direi nemmeno “La corteccia decide, mi limiterei piuttosto a ‘La corteccia prende atto’”.
“Qualunque sia il meccanismo della decisione, la corteccia cerebrale ci racconta inesorabilmente che siamo noi a decidere. Ecco perché la chiamo la grande imbrogliona […] ed è forse lei che […] produce la grande illusione del libero arbitrio”
“La base biologica della libertà […] coincide con la grandissima complessità delle nostre connessioni”: un milione di miliardi, mille volte di più di un cane, un milione di volte di più di un topo.
Capitolo 4
PERCHÈ PARLARE ANCORADI “LIBERO ARBITRIO”?
Boncinelli così prosegue:“Posto di fronte a un problema, un verme ha 2, 3, 4 soluzioni; un cane
ne potrà avere 10; un essere umano ne ha una quantità enorme”.Di conseguenza: “Siamo più liberi di un cane, il quale lo è più di un
topo, il quale lo è di più di una mosca […]”
Ma… “Perché insistiamo a parlare di ‘libero arbitrio’ nel 2009? Anche se questo “fa fino”, è un po’ come se io chiamassi la bicicletta ‘velocipede’, peggio ‘celerifero’. Il problema del libero arbitrio di Agostino, ma in fondo anche di Spinoza, si colloca in un contesto storico piuttosto diverso dal nostro. Allora il determinismo veniva dalla volontà di Dio, oggi si associa sempre più spesso a quanto ci insegnano le scienze sperimentali. Negli anni il baricentro dell’espressione ‘Deus sive natura’ si è spostato verso il secondo termine”.
Capitolo 4
CONCLUSIONE
CONSENSO DI SCIENZIATI
Le idee di Spinoza hanno fatto molta strada.
Nella cerchia degli scienziati (e non solo) sono numerosi coloro che abbracciano l’idea di un Dio del tutto impersonale che si identifica o con l’armonia della natura o con la perenne creatività di questa. Non si tratta, è vero, della stessa idea di Spinoza, ma comunque, della versione semplificata del Deus sive natura spinoziano.
Conclusione
GLI SVILUPPI DELL’ESEGESI BIBLICA (1)
L’esegesi biblica ha fatto passi da gigante nella ricerca della genesi storica della “fede” del popolo ebraico e della “fede” della primitiva comunità cristiana.
Indagine storica e fede, di sicuro, camminano su due piani diversi, ma non vi è dubbio che tale indagine può mettere seriamente in discussione la fede: non a caso i fondamentalisti cristiani - sia cattolici che protestanti – vedono nell’esegesi biblica moderna una “minaccia” alla fede.
Di sicuro si sta dilatando sempre di più il divario tra l’oggetto della ricerca degli specialisti e la fede cristiana alimentata dalla gerarchia cattolica.
Conclusione
GLI SVILUPPI DELL’ESEGESI BIBLICA (2)
L’approccio spinoziano ai miracoli indubbiamente riflette un background culturale (vedi la concezione deterministica dell’universo) oggi messa in discussione dal principio di indeterminazione di Heisenberg. L’approccio attuale dell’esegesi biblica è diverso: l’obiettivo non è quello di verificare o falsificare dei miracoli (obiettivo inaccessibile con gli strumenti della ricerca storica), ma di indagare, analizzando le fonti più antiche dei vangeli, se i cosiddetti miracoli abbiano avuto in qualche misura a che fare con episodi accaduti durante il ministero di Gesù o se siano stati creati dalla fede della primitiva comunità cristiana.
Conclusione
IL SUPPORTO DELLE NEUROSCIENZE
Le neuroscienze, certamente, hanno a che vedere solo con lo sperimentale e, di conseguenza, non intaccano tout court le convinzioni filosofiche e religiose, ma non vi è dubbio che le neuroscienze abbiano rafforzato la negazione spinoziana dell’immortalità dell’anima.
Conclusione
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Spinoza, Opere (a cura di Filippo Mignini), Mondadori, Milano 2007 Steven Nadler, L’eresia di Spinoza, Einaudi, Torino 2005 Richard J. Coggins, Introduzione all’Antico Testamento, il Mulino,
Bologna 1998 Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea. Indagine storica,
Edizioni Dehoniane, Bologna 2002 John P. Meier, Un ebreo marginale, Ripensare il Gesù storico,
Queriniana, Brescia (quattro volumi dal 2001) Douglas R. Hofstadter, Gödel, Escher, Bach, Adelphi, Milano 1990 E. Boncinelli, G. Giorello, Lo scimmione intelligente. Dio, natura e
libertà, Rizzoli, Milano 2009 E. Boncinelli, Mi ritorno in mente, Longanesi, Milano 2010 Stuart Kauffmann, Reinventare il sacro, Codice Edizioni, Torino
2010