+ All Categories
Home > Documents > L’isoLa indispensabiLe Le ecceLLenze in siciLia · ha portato alla creazione di un management...

L’isoLa indispensabiLe Le ecceLLenze in siciLia · ha portato alla creazione di un management...

Date post: 14-Feb-2019
Category:
Upload: vongoc
View: 213 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
65
L’ISOLA INDISPENSABILE LE ECCELLENZE IN SICILIA Imprese e Persone che valorizzano il nostro territorio
Transcript

L’isoLa indispensabiLeLe ecceLLenze in siciLia

Imprese e Persone che valorizzanoil nostro territorio

2 3

Antonio Ardizzone e Giovanni PepiDirettore e Condirettore del Giornale di Sicilia

Il Giornale di Sicilia è nato con la nuo-va Italia. Ha raccontato l’isola, calzando come un guanto, la sua storia. Un lungo viaggio nel tempo. Siamo oggi a 155 di

vita. Un traguardo importante. Una grande tappa. Ma vogliamo che sia una tappa senza fermata. Perché noi restiamo in viaggio. Per dare ai lettori e agli inserzionisti un’informa-zione ricca, diffusa negli spazi più diversi del territorio, popolare e moderata.

Restiamo in viaggio. Verso un futuro incerto. Per svolgere il ruolo di sempre. Le sfide sono continue. Sono insorte e insorgeranno, lungo il cammino, sfide di cambiamento, richieste di nuovi linguaggi e modi di informare. In questi 155 anni, abbiamo dovuto innovare e inven-tare. Modificando il formato. Introducendo tecnologie nuove. Acquisendo saperi e mestieri sconosciuti. Diventando oggi un polo multi-mediale che vanta importanti primati. Siamo il giornale più venduto. Produciamo i notiziari televisivi più visti. Siamo la radio più ascoltata. Siamo il sito on line più visitato.

Restiamo in viaggio. Per soddisfare le esigenze sempre mutevoli dei lettori e degli inserzionisti. Muovendo in un territorio difficile con la con-sapevolezza di dovere denunciare vizi politici e patologie di governo duri a morire. Ma convinti di vivere in un mondo dove si può intraprende-re e produrre. E affermarsi nei mercati del paese e del mondo raggiungendo valori di indubbia eccellenza.

Siamo da sempre e vogliamo continuare ad essere l’Informazione. Racconteremo i fatti con imparzialità ed equilibrio. Ma vogliamo dare un contributo alla crescita di quest’isola sollecitando modelli di crescita e sviluppo che abbiano al centro un’impresa privata libera ed in grado di competere. Per questo festeggiamo il nostro anniversario con gli imprenditori dell’isola. Con quanti hanno deciso di restare malgrado tutto. Oppure con chi ha creduto in questa Sicilia e poi ha cambiato idea. E con quanti infine in questi territori vogliono credere e sono pronti ad investire.

Una svolta ormai si impone nella nostra economia. Noi la chiediamo da tempo. Ma oggi la rendono urgente fatti che pesano come macigni. Flussi crescenti di soldi pub-blici hanno alimentato la nostra economia con pessimi risultati sotto gli occhi di tutti. Le amministrazioni pubbliche dell’isola sono al dissesto. Il nostro Pil è ai livelli più bassi, la disoccupazione a quelli più alti. I giovani non credono nell’isola. Disperano oppure emigra-no. Perdiamo migliaia di residenti l’anno. Il territorio si svuota come una grande vasca in cui viene tolto il tappo. È sempre più neces-saria l’azione di imprenditori veri e seri. Nel nostro viaggio un ruolo centrale vogliamo ri-servarlo a loro. Rendendo visibili esigenze e problemi. Cosi saremo sempre, per ripetere un nostro slogan, in edicola, in tv, in radio e on line storia di ogni mattina. Ma non sem-pre la stessa storia.

I prImI 155 annI dell’InformazIone

4 5

numero unico edito dalGiornale di Sicilia poligrafica S.p.a.

Via lincoln, 21 palermoTel. 091 6627111

Supplemento al numero odierno

direttoreantonio ardizzone

Condirettore responsabileGiovanni pepi

Coordinamento editorialeSergio luciano e Giovanni pepi

Curatore filippo d’arpa

Interviste realizzate daTancredi Bua

antonio di Giovannimonica dilibertiSalvatore fazioSalvatore ferroGiuseppe leone

pier paolo maddalenaSalvo ricco

francesco SiciliaGiovanni Villino

Con il patrocinio dell’Università degli Studi di palermo

In collaborazione confiasconaro

principe di Corleone

progetto grafico edify – CuneoTipografia: officine Grafiche Soc. Coop. – palermo

Chiuso in tipografia il 12 dicembre 2015

L’isoLa indispensabiLe

6 7

8 9

10 11

12 13

14 15

16 17

18 19

20 21

22 23

Le ecceLLenze in siciLiaImprese e persone che valorizzano

il nostro territorio

24 25

Inaugurazione Blue Sea Land

per Il noI Il peSCe è Una rISorSa da proTeGGere

Il Distretto produttivo della pesca ha fatto del mare, non solo una

opportunità commerciale ma anche un luogo di incontro

Il mare è un luogo di incontro privilegiato. E grazie al mare possiamo unire Occidente e pa-esi africani. In questo percorso la Sicilia può e deve avere un ruolo da protagonista. Lo afferma

Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto Produt-tivo della Pesca. Nella nostra Isola si è svolto Blue Sea Land, l’Expo delle eccellenze agroalimentari del Medi-terraneo, Africa e Medio Oriente; una manifestazione

26 27

“La filiera della pesca siciliana, dalla cantieristica al consumatore finale. Nel piatto il pregiato gambero rosso del Canale di Sicilia”

Visita al Distretto del Ministro della Pesca del Congo Brazzavile

Missione del Presidente Tumbiolo in Yemen

imponente che è stata promossa proprio dal Distretto della Pesca. Nel corso della manifestazione si è parlato di dia-logo e confronto a partire dal mare e dalle risorse naturali. In che modo questo è possibile?«Blue Sea Land è l’Expo dove sono stati presentati progetti innovativi. E dove sono stati anche evidenziati due degli strumenti necessari per lo sviluppo della Si-cilia : la rete dei distretti produttivi e il modello della Blue economy». Su cosa si basa la Blue Economy? «Si basa sui principi di sostenibilità e responsabilità, restauro e rigenerazione delle risorse, è uno strumento di sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale. Una filosofia produttiva da anni studiata ed elaborata dal distretto Produttivo della Pesca e dall’Osservatorio. Questo modello di sviluppo riguarda le filiere produt-tive, l’agroindustria, la pesca, il settore manifatturie-ro, il turismo, che, nonostante tutto, rappresentano le maggiori leve su cui poggia il futuro della Sicilia ».E la nostra Isola che ruolo può avere nel Mediter-raneo, e non solo?«La Sicilia può diventare capofila nella filosofia della Blue economy. Ha le carte in regola per farlo. Per certi

aspetti l’Isola è indietro rispetto ad altre aree geogra-fiche, ma allo stesso tempo possiamo dire con certezza di avere in Sicilia tante eccellenze a cominciare dalle istituzioni scientifiche, laboratori, università , Cnr, istituto zooprofilattico. Professionalità e capacità al-tissime».Qual’è, quindi, il ruolo del Distretto Produttivo della Pesca?«Il compito del Distretto è quello di mettere in col-legamento le diverse realtà. E si propone anche come

strumento di promozione e coordinamento nonché come rappresentante delle esigenze di un intero set-tore, per definire una politica strategica che permetta di realizzare in cooperazione inter venti finalizzati a specializzare e sostenere il settore stesso. Blue economy vuol dire dialogo. Interno ed internazionale. E in que-sto senso ci sono diverse e importanti prospettive».La più significativa al momento?«Penso all’incontro tra finanza occidentale e finanza legata ai paesi arabi. E su questo siamo già al lavoro».Da quanto tempo il distretto porta avanti la sua attività di internazionalizzazione?“Dal 2007 ad oggi sono stati avviati con successo pro-grammi di cooperazione scientifica e industriale con Egitto, Tunisia, Libia, Giordania, Angola, secondo i principi dell’Unione Europea e seguendo i dettami dei regolamenti comunitari. L’attuazione di una fruttuosa cooperazione transfrontaliera euro-mediterranea è da ritenersi strategica per i notevoli vantaggi che derivano dalla collaborazione sul fronte delle criticità riguar-danti i costi energetici e la crisi finanziaria globale, che hanno inferto un altro duro colpo alla bassa resilienza economica dell’industria alieutica, e per le implicazio-ni socio-economiche che ne conseguiranno: interventi sulla logistica, avvio di nuove imprese internazionali, servizi finalizzati al miglioramento dell’attività di fi-liera, formazione professionale”.

Il Distretto Produttivo della Pesca è stato costituito nel 2006 a Mazara del Vallo. A sottoscrivere il Patto sono stati enti pubblici, associazioni, sindacati, università, scuole, enti di formazione, enti scientifici e di ri-cerca, aziende. Oggi il Distretto può contare su 134 imprese, oltre 2200 occupati, 46 enti, associazioni, università, centri di ricerca e cultura. Tra gli obiettivi la valorizzazione delle risorse umane e della cultura della pe-sca, attraverso la formazione e le politiche sociali del lavoro; Fa-vorire la ricerca precompetitiva, l’innovazione, il trasfer imento tecnologico e la tutela dell’Am-biente.

Il Distretto della Pesca all’Expo Sea Food di Bruxelles

Obiettivo è lo sviluppo sostenibile. Sono coinvolti tanti Paesi

ed eccellenze

28 29

I profUmI, Un’anIma ImmaTerIale

Europrofumi: “Il nostro cliente è semplicemente chi ha deciso di

regalarsi un’emozione o un sogno e ha la percezione che nelle nostre

profumerie può soddisfarli”

Da quanto tempo siete sul mercato e come è nata l’azienda?“Europrofumi nasce dalla prestigiosa esperien-za della profumeria Ferreri, un punto di riferi-

mento sin dal 1963 nella città di Comiso dove due giovani parrucchieri con tanta voglia di fare, Giovanni Ferreri e la moglie Cettina Gurrieri, cominciarono ad ampliare la loro gamma di offerte con i profumi, il make up e la cosmetica.

30 31

Questa scelta li premiò tanto da chiudere l’attività per dedi-carsi totalmente alla profumeria. Con l’aiuto prezioso dei figli Nuccia, Giuseppe e Fabio, sempre più determinati a far cre-scere l’azienda migliorando le loro conoscenze e conseguendo studi mirati, hanno dato seguito all’espansione dell’Azienda con l’apertura anno dopo anno di profumerie sempre più in-novative e prestigiose. Il cambio generazionale gestito con grande lungimiranza da papà Giovanni e mamma Cettina, ha portato alla creazione di un management aziendale il cui nucleo principale è costituito dai componenti della famiglia Ferreri, con la preziosa collaborazione dei rispettivi coniugi e dei cugini. Europrofumi oggi conta 14 punti vendita in Sicilia e continua a rappresentare la nuova frontiera del benessere e della bellezza, una dimensione virtuale ed insieme un luo-go fisico all’interno del quale competenza, qualità, cortesia, professionalità e aggiornamento continuo costituiscono gli elementi di forza per accompagnare il cliente nella scoperta dei prodotti delle migliori marche”.Qual è la gamma dei vostri prodotti e a quale clientela vi rivolgete?“Il nostro mercato di riferimento è la profumeria cosiddetta “selettiva” anche se grazie al nostro assortimento costituito da circa 13.000 articoli è possibile soddisfare le esigenze di tutte le categorie di consumatori. Per la nostra azienda non esiste il

cliente ideale: può essere donna o uomo, giovane o anziano. E’ semplicemente chi ha deciso di regalarsi un’emozione o un sogno e ha la percezione che nelle nostre profumerie può soddisfarli”.Che servizi offrite alla vostra clientela e quali le novità in programma?“La nostra è l’offerta più completa che il consumatore possa trovare. Consapevoli di questo dedichiamo la massima at-

tenzione sul servizio al consumatore, inteso come consulen-za professionale a tutto campo. Per raggiungere l’eccellenza lavoriamo costantemente sulla formazione del personale: i nostri beauty consultant e makeup artists sono costantemen-te sottoposti a corsi di aggiornamenti su prodotti, tecniche di vendita e customer satisfation in collaborazione con i più prestigiosi marchi dell’industria della profumeria. Questa è la nostra forza. Non c’è crescita senza novità e sicuramente la crescita passa attraverso l’apertura di nuovi punti vendita dove ogni mese ci sarà sempre una novità da scoprire”.Quali sono i maggiori problemi di un’azienda come la vostra?“I problemi sono quelli noti a chi fa impresa in Sicilia. Ma partendo dalla nostra filosofia, che è di avere come punto di riferimento le esigenze dei clienti, preferisco parlare delle op-portunità. E su questo fronte tre anni fa l’azienda ha aderito al consorzio “Le profumerie d’Italia”, scelta che le ha permesso di superare le difficoltà di mercato grazie alle sinergie e alle economie di scala tra i vari associati”.Cosa pensa che debba cambiare in Sicilia per favorire lo sviluppo delle imprese?“Credo che il fattore di maggior criticità oggi in Sicilia sia dato dalle risorse umane. Bisognerebbe trovare una serie di motivazioni per consentire ai giovani costretti a conseguire i propri studi nel resto d’Italia o all’estero, di tornare in Sicilia a portare il loro bagaglio di conoscenze. La ricchezza che manca oggi alla Sicilia sono i giovani cervelli che hanno voglia di fare impresa e di essere il nuovo management in grado di sviluppare tante belle realtà aziendali siciliane”.

Europrofumi è un marchio della G.F. Retail srl con sede a Ragusa. Amministratore unico Giuseppe Ferreri, Presi-dente Giovanni Ferreri. Ha iniziato la sua attività nel 1963 e oggi nei suoi 14 punti vendita occupa circa 80 persone. Sito internet www.europrofumi.it.

Oggi conta 14 punti vendita in Sicilia e continua a rappresentare

la nuova frontiera del benessere e della bellezza,

32 33

Famiglia Di Maria

oGnI VoSTra emozIone è Un noSTro Colore

Colorificio GDM, una storia fatta di pitture, vernici

e smalti lunga novanta anni.

Qualità, innovazione e velocità sono i “pilastri” della filosofia aziendale che hanno permesso al Colorificio Giuseppe Di Maria (GDM) di vantare oggi una storia lunga 90 anni e di es-

sere una delle più affermate imprese produttrici di pitture, vernici e smalti nel panorama nazionale ed europeo. Fondata da Francesco Di Maria nel 1925 a Palermo, nella zona industriale “ante litteram” della città in via Messina

34 35

Stabilimento di produzioneImpianto di produzione idropitture

Deposito prodotti finitiImpianto di produzione stucchi in pasta

Marine, l’azienda si è evoluta ed espansa nei decenni otte-nendo il pieno riconoscimento del sistema qualità secondo le armonizzazioni europee. Il marchio GDM oggi più che mai ha assunto un ruolo protagonista nel mercato dei pro-dotti vernicianti e questo grazie alla guida del suo “key Man” Emilio Di Maria, Direttore Generale della Azienda.Un’Azienda con una storia quasi centenaria che ha saputo rinnovarsi e innovarsi. Qual è oggi la filosofia di produzione?“Dopo l’ampliamento, la ristrutturazione dello stabilimen-to e l’ammodernamento di tutti gli impianti produttivi sia-mo riusciti a proiettarci nel mercato nazionale, portando la produzione da 7 a 11 milioni di chilogrammi. Le tecniche di produzione partono dalla scrupolosa selezione delle materie prime in ingresso sino alla loro trasformazione in oltre 200 prodotti diversificati tra i colori e le pezzature che sviluppano oltre 1800 referenze”. Per un’azienda come la vostra quanto conta la politica per l’ambiente? E come si traduce all’atto pratico?“E’ un aspetto molto importante, che ha caratterizzato an-che la struttura e la gestione della nostra azienda attraverso l’impiego di mezzi idonei quali impianti di depurazione acque, abbattimento polveri, distillazione e recupero to-tale dei solventi esausti tanto per citare qualche esempio.

Produrre rispettando l’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori fa parte del quotidiano impegno. A confer-mare tutto ciò anche l’omologazione dei nostri prodotti effettuata dagli enti riconosciuti dalla CEE e le attuali normative di riferimento ISO 9000.”Un’azienda nasce e sopravvive comunque per vendere un prodotto…“Nessuna grande azienda può essere o divenire tale se non assi-cura alla propria clientela il miglior servizio pre e post vendita.

Fin dalla acquisizione degli ordini, tutti gli addetti seguo-no scrupolosamente l’iter che porta alla qualità totale del servizio che non può avere nessuna disfunzione o alcuna anomalia. I continui aggiornamenti tecnici e commercia-li a cui vengono sottoposti i venditori, assicurano poi la continua preparazione degli agenti”.Quale il fiore all’occhiello?“Sicuramente la fascia dei prodotti antimuffa “Bisaten”, gli unici in Italia a rilasciare il certificato di garanzia. La linea Bisaten sanifica efficacemente gli ambienti da muffe e umidità, fattori che possono seriamente compromettere la salute dell’uomo”.I social network si stanno affermando sempre più come strumento di comunicazione. Qual è il vostro atteggia-mento verso questo scenario ormai consolidato?“Crediamo fermamente nelle potenzialità dei social network e per questo ci siamo adeguati e immersi in questa “avventura” creando profili ufficiali su Facebook come “DiMaria.it” e “Bi-saten” il cui numero di followers cresce ogni giorno in modo esponenziale. Stessa cosa fatta con Twitter. Abbiamo aperto un canale Youtube i cui contenuti hanno lo scopo di mostrare le applicazioni e le caratteristiche di selezionati prodotti. Il bilancio, ad oggi è estremamente positivo. Le Aziende che restano sono quelle capaci di adeguarsi al cambiamento. Il colorificio Giuseppe Di Maria né è l’esempio”.

una tradizione che si rinnova generazione dopo generazione quella della famiglia Di Maria. Le redini dell’Azienda restano saldamente nelle mani di una delle fa-miglie imprenditrici di spicco di Palermo e della Sicilia.Il Presidente attuale è il Cavaliere Giovanni Di Maria, il Direttore Ge-nerale è Emilio Di Maria.Francesco Di Ma-ria è il Responsa-bile GDO (Grande D i s t r i buz ione organ i z za ta ) , Melania Di Maria è il Responsabile ufficio Acquisti e Francesco Di Maria Jr. è il Direttore Com-merciale.

“Le tecniche di produzione partono dalla scrupolosa selezione delle materie prime in ingresso sino alla loro trasformazione in oltre 200 prodotti diversificati tra i

colori e le pezzature che sviluppano oltre 1800 referenze”

36 37

Filippo Basile e alcuni elementi del suo Staff

la VoSTra SICUrezza è Il noSTro oBIeTTIVo

Il Gruppo KSM da oltre 100 anni garantisce la sicurezza

di privati, banche, istituzioni, esercizi commerciali e siti sensibili.

Con tecnologie sempre all’avanguardia.

Sicurezza a 360 gradi, questo è il Gruppo kSM. A parlarne è Filippo Basile, Amministratore Delegato del Gruppo.Innanzitutto chiariamo cosa s’intende per sicu-

rezza, oggi più che mai tema caldo.«Il Gruppo kSM si occupa di sicurezza a 360 gradi, in termini di prevenzione. Ci occupiamo della sicurezza di Porti, Ferrovie, Aereoporti, fino ad arrivare al piccolo nego-

38 39

Centrale operativa 24 ore su 24 Guardia Giurata KSM in servizio di piantonamento fisso

Presenza del Gruppo in Italia

zio con avanzatissimi sistemi di sicurezza. Affianchia-mo e supportiamo le forze dell’ordine. La nostra è un’attività di prevenzione degli attacchi al patrimonio, agli interessi delle società o dello stato (kSM è stato il primo istituto a eseguire i controlli di sicurezza aeroportuali). Ci siamo occupati di eseguire i controlli sui passeggeri in transito, ai bagagli in stiva, alle merci caricate a bordo di un aereo. Siamo naturalmente, per legge, sussidiari alla Polizia di Stato, e nel caso di necessità, emergenza o allarme, abbiamo il dovere di dare notizia alle autorità competenti. Recentemente, il Ministero dell’Interno si è interessato a creare un rapporto di collaborazione in ambito terrorismo. Tutte le nostre unità potrebbero integrarsi con le forze dell’or-dine, per fornire notizie che creerebbero un quadro più com-pleto del territorio e delle dinamiche. Tutti insieme, questi piccoli input darebbero vita a uno sche-ma importante. Un evento, un’informazione che in primo momento può sembrare un dettaglio irrilevante, potrebbe in realtà rivelarsi un campanello d’allarme importantissimo. Stiamo perfezionando degli ingranaggi che esistono già. kSM è una risorsa che vede, che sente e che è ben radicata e co-nosce il territorio ed è fondamentale operare ad alti livelli e condividere le informazioni in un mondo – come quello di oggi – dominato dalla comunicazione».

Quali i principali servizi offerti dalla KSM?«Abbiamo una diversificazione dei servizi in ogni attività. La Vigilanza armata e non, satellitare, ispettiva, la gestione di allarmi ed il pronto intervento, lo zonale (un uomo o una squadra a cui è affidato il controllo di una determinata zona della città, ndr.), Il trasporto valori, dove il gruppo ha intro-dotto una cassaforte intelligente di proprio brevetto, dotata di accettatore certificato BCE che riconosce le banconote false. Il

denaro versato è assicurato e virtualmente in banca, e in caso di furto, il macchiatore di cui è dotata rende inutilizzabili le banconote. Il delinquente che arriva a compiere la rapina non può poi usare il denaro sottratto».E nel futuro del gruppo?«L’evoluzione del Gruppo si gioca sul piano della relazione con il cliente e dell’offerta: non solo più fornitore di servizi di vigilanza, ma partner in materia di sicurezza, con nuove competenze e sicurezza informatica e antiterrorismo, an-che grazie al nuovo partner tecnologico, l’israeliano Lotan Group. La progettualità della sicurezza è uno degli obiettivi più importanti, che si può tradurre in servizi. Vorremmo anche offrire un sistema di localizzazione da usare in caso di necessità, per evitare aggressioni a donne, ma anche a ragazzi o persone più anziane».Tutti questi servizi si inseriscono in quel progetto di si-curezza a trecentosessanta gradi di cui abbiamo parlato all’inizio. Va tutelata, tramite la prevenzione, non soltanto il bene – un negozio, un’attività, una proprietà dello stato, etc... – ma anche, anzi soprattutto, la persona. Il gruppo kSM sta lavorando proprio per portare a termine questo obiettivo, mettendo al centro la sicurezza dei propri clienti, a tutto tondo”.

www.ksmspa.comwww.ivri.it

KSM è una società leader nel settore della sicurezza preventiva da oltre 100 anni. Lo scorso anno, insieme a Sicurtransport, ha rilevato il Gruppo Ivri, dando così vita al primo player italiano nell’ambito della sicurezza privata, integrando le attività di vigi-lanza, trasporto valori e gestione degli impianti d’allarme. In tutta Italia, oggi il Gruppo conta circa 7.200 dipendenti, 27 centrali operative, 19 caveaux e 1.300 veicoli al servizio di oltre 70.000 clienti.

“Per il trasporto dei soldi abbiamo introdotto un macchinario che sporca il denaro, che spruzza un liquido. Questo

prodotto rende inutilizzabili le Banconote”

40 41

I Fondatori della Maico Sicilia. Spina Guido Edmondo, la moglie Pecoraro Francesca, i figli Spina Michele, Spina Rosalia, Spina Anna. Capo Area Sciortino Giuseppe

maICo: la Bellezza dI SenTIre Il mondo

L’apparecchio “migliore” è quello più adatto alla tua persona, quello in grado di soddisfare la percezione dei suoni,

le esigenze estetiche, il comfort fisico, la facilità d’utilizzo

Anche se nessun apparecchio acustico potrà restituire un udito normale, quelli oggi in produzione - grazie alla tecnologia digita-le - si avvicinano a questo risultato come

mai prima d’ora. Percezione dei suoni, esigenze estetiche, comfort fisico, facilità d’utilizzo e budget solo la strada da seguire nella scelta dell’apparecchio più adatto a sé, come sottoli-

42 43

laboratorio tecnico Acutronic Maico Palermo sede centrale di via Roma

Laboratorio Maico Sicilia Centrale Dott. Spina Michele con equipe

neato da Maico Sicilia, struttura che ha iniziato la sua attività nel 1965 e che oggi è distribuita capillarmen-te sul territorio siciliano, con filiali, negozi e centri assistenza, dotati di attrezzature tecnologicamente all’avanguardia. Come capire se si ha un problema di udito?“I sintomi possono essere diversi, dalla difficoltà nel sentire i suoni alti, come la voce femminile o quella dei bambini, allo sforzarsi per sentire e capire quel-lo che viene detto; dalla difficoltà nel comprendere il parlato che proviene da lontano a quella nel seguire i programmi alla tv o nel sentire la voce al telefono. Un altro sintomo è chiedere spesso alle persone di ripetere ciò che dicono, perché hai problemi nel capirle”.E’ un problema diffuso?“In tutto il mondo oltre 300 milioni di persone soffro-no di problemi d’udito. L’ipoacusia è un processo naturale dell’invecchiamen-to: il 18% delle persone tra i 65 ed i 74 anni di età ed il 35% di quelle oltre i 75 anni hanno perdite uditive rilevanti. Può anche essere ereditaria. Ma il 90% dei problemi d’udito può trarre beneficio dall’uso degli apparecchi acustici ed il 10% può essere trattato dal punto di vista clinico o chirurgico”.

C’è un apparecchio in particolare che è più adatto a correggere il problema?“Non esiste un apparecchio acustico “migliore” in senso assoluto. L’apparecchio “migliore” è quello più adatto alla tua persona, quello in grado di soddisfa-re la percezione dei suoni, le esigenze estetiche, il comfort fisico, la facilità d’utilizzo e, non ultimo, il tuo budget.

L’importante è affidarsi ad un audioprotesista prepa-rato e competente per farsi guidare tra le tante opzioni oggi disponibili”.All’apparecchio ci si abitua subito?“Appena indossato ovviamente l’udito cambia imme-diatamente, insieme alla capacità di capire. All’inizio può essere necessario un po’ di tempo per abituarsi. Poi l’uso diventerà sempre più naturale”.La differenza fra il suono analogico e quello digi-tale si avverte?“Sì. Sebbene la persona ipoacusica difficilmente possa riuscire a sentire la differenza tramite lo stereo tra un cd ed una audiocassetta, di certo può trarre benefi-ci dal suono digitale elaborato tramite gli apparecchi acustici”.Quali sono le soluzioni per l’udito quindi?“I modelli e le tecnologie oggi disponibili sono diversi. Si val ricevitore nell’orecchio al retro auricolare, dalle dimensioni ridottissime. Ci sono poi gli apparecchi pretimpanici CIC, i più recenti e, in assoluto, i più piccoli. Sono praticamente invisibili. Non sono però adatti alle persone che hanno una forte perdita uditiva o a chi ha condotti uditivi molto stretti. C’è poi il modello IIC invisibile nel canale, la soluzione audiologica più nuova e discreta, e l’ITC intracanala-re, posizionato nel condotto uditivo: alcune persone lo preferiscono in quanto trovano che siano più facili da manipolare. Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta”.

In Sicilia la Maico, azienda leader del settore, è rappresenta-ta da Michele, Rosalia e Anna Spina. La diffusione è capillare in tutta la regione. Ventiquattro, in tutto, le sedi nell’Isola, quella centrale si trova ovviamente nel capoluogo, a Palermo, in via Emilia 65. Le altre sedi si trovano ad Agrigento, Alcamo, Bagheria, Barcellona Pozzo di Gotto, Caltanissetta, Canicattì, Castelvetrano, Corleone, Gela, Lercara Friddi, Marsala, Ma-zara Del Vallo, Messina, Misilmeri, Patti, Petralia Soprana, Piazza Armerina, Ribera, S. Agata Militello, Sciacca, Termini Imerese, Trapani.

Nuova tecnologia di protesi acustica Bluetooth

Dal 1965 è presente capillarmente sul territorio siciliano, con filiali, negozi e

centri assistenza, dotati di attrezzature tecnologicamente all’avanguardia

44 45

Il Boom dI peGaSofenomeno on-lIne

E’ l’università telematica accreditata dallo Stato più grande d’Italia, con oltre 12 mila studenti, 9 laurea, cento corsi:

e ha trovato in Sicilia una straordinaria base di sviluppo culturale e didattico.

Un fenomeno europeo made in Italy, che trova in Sicilia una delle sue espressoni più sor-prendenti: è l’Università telematica Pegaso, la più grande università on-line italiana,

riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione fin dall’aprile del 2006, ed oggi forte di oltre 12 mila studenti, divisi in 9 corsi di laurea triennali e magistrali e circa cento corsi post-laurea. Fondatore e “anima” imprenditoriale è Danilo

46 47

Danilo Iervolino

Iervolino, napoletano, uno start-upper” di 38 anni che ha saputo contornarsi da una squadra didattica e manageriale di prim’ordine, a cominciare dal Rettore che è l’ex ministro dei Trasporti, l’urbanista Alessandro Bianchi. Un impren-ditore giovane, meridionale - ma cittadino del mondo – che crede nelle potenzialità dei giovani e del Sud. E che non a caso in Sicilia può vantare oggi un insediamento di rara potenza culturale. “Sì, oggi in Sicilia abbiamo undici sedi d’esami”, spiega Calogero Di Carlo, responsabile delle sedi d’esame di Pegaso in tutta Italia, ben 52, docente di diritto eccle-siastico, da dieci anni appassionato partner di Iervolino, una seconda vita dopo i 35 anni trascorsi nell’Arma dei Carabinieri: “Abbiamo sedi a Trapani, Campobello di Mazara, Agrigento, Caltanissetta, Caltagirone, Vittoria, Ragusa, Sicuracusa, Catania, Acireale e Messina. E abbia-mo, sempre sull’isola, cento poli didattici, che chiamiamo Ecp, E-learning Center Point, i nostri studenti vogliamo servirli a chilometro zero, a casa loro; studiano on-line, ma quando hanno bisogno di noi, per un consglio o per sostenere un esame, non devono essere costretti a viaggi lunghi e, sull’isola, spesso disagevoli”.Le sedi di Pegaso, non sono in Sicilia, trasmettono l’im-magine di un prestigio, e di un’autorevolezza, che l’Uni-

versità si propone di trasferire nella formazione che offre: “A Palermo la nostra sede centrale è a Palazzo Mazzarino, in via Macheda – il cuore della cittù – cioè in uno dei palazzi storici più belli di Palermo”, sottolinea Calogero, “ne utilizziamo due piani, la sala affrescata intitolata ad Angelo Iervolino, che una volta era la Sala dei debuttanti, capace di 250 persone... E stiamo allargandoci anche al pianterreno, per un utile front-office a livello strada. A

Trapani abbiano appena preso sede Palazzo Bulgarella, un’altra perla architettonica, di grande pregio. Ma potrei elencare una sede appena aperta a Viterbo, a Brescia, in un oratorio bellissimo... Ma mi fermo qui, perché ciò che conta è la qualità formativa della nostra offerta”.Appunto: che si fonda sulla qualità del corpo docente: “Qui in Sicilia”, dice ancora Calogero, “abbiamo una nostra rete di docenti che provengono sia dalla magistratura che dalla professione forense che da altre università. In sette anni di attività, abbiamo costruiti ottimi rapporti di stima con tutte le università statali. E l’ambiente culturale dell’i-sola ci ha accolto, al di là del tradizionalismo che avrebbe potuto frenarci”.La presenza di Pegaso al Sud è tutta capillare: in Calabria, con sedi a Reggio, Lamezia, Vibo e Cosenza; Taranto e Trani in Puglia, Sinnai (vicino Cagliari), oi abbiamo la Puglia, con Taranto e Trani. E in Sardegna abbiamo aperto a Ninnai (Cagliari), Ortacesus, Oristano; e poi Matera in Basilicata, ovviamente Napoli, Salerno, Avellino, Vallo del-la Lucania e Caserta – all’interno della Reggia! – in Cam-pania. E perfino a Lampedusa c’è un Ecp della Pegaso...“Quando, a 27 anni, ho creato l’università, ho cominciato a chiamare i docenti chiedendogli di insegnare da noi. Nessu-no mi dava ascolto, ma ho tenuto duro. Dopo qualche anno di scetticismo è arrivato il successo. E Pegaso è diventata la corazzata che è adesso”, ha detto recentemente in un’intervi-sta Danilo Iervolino, il fondatore di Pegaso.”Per questo dico ai giovani di non aver paura degli fallimenti: muovetevi, il momento giusto per fare è sempre l’oggi, è sempre adesso!”.

“Sono convinto che nei prossimi vent’anni le persone di maggior successo della po-

litica e delle istituzioni proverranno dagli studi telematici”, parola di Danilo Iervolino,

fondatore e presidente di Pegaso. Che qualche mese fa ha dato alle stampe con

Mondadori un libro – che s’intitola “Now!” - che è un vero “manifesto” ideale, un appello

all’innovazione, in tutti i campi: “Inneggio ai coraggiosi: giovani o imprenditori che siano,

a quelli che vogliono rischiare. Non si può e non si deve resistere all’innovazione. Nel

lavoro e nella formazione, ad esempio, sono stati fatti pochissimi passi sulla strada

della cultura digitale. È arrivato il momento di cambiare. Adesso”.

IERVOLINO: “BISOGNA INNOVARE. ORA!”

48 49

Da 181 anni è una delle anime culinarie di Palermo.

Dal 1834 a oggi, l’Antica Focacceria San Francesco è una delle anime culinarie di Palermo. In 181 anni, la focacceria è il tempio del pane con la milza, del panino con le panelle, delle arancine, dei cazzilli, ma anche di altri piatti tipicamente legati alla sicilianità: pasta con le sarde, caponata, sarde a beccafico, involtini di melanzane, cannoli e cassate. Ancora oggi, che esporta dalla Sicilia al resto d’italia, il suo punto di forza resta lo Street Food.

anTICa foCaCCerIa San franCeSCo: dal 1834

è una delle aziende storiche di Palermo che ha fatto del cosiddetto street food il suo punto di forza. Non solo, ma oggi il marchio è in tutta Italia.

è l’Antica Focacceria San Francesco. A parlarne è Massimo Toscano, chief operating officer dell’Antica Focacceria San Francesco.Qual è il punto di forza dell’azienda?«Non c’è dubbio: lo street food, le ri-cette che hanno 180 anni, che noi re-plichiamo sempre nello stesso modo, senza variazioni. Nei nostri ristoranti, non a caso, abbiamo sempre cuochi pa-lermitani. è così a Palermo, a Roma e a Milano. Facciamo così proprio per rispettare la sicilianità e il modo di cucinare quei piatti».Quali sono le altre sedi dell’Antica Focacceria?«Oltre alla sede storica di via Alessandro Paternostro, a Pa-lermo, l’Antica Focacceria ha aperto due ristoranti a Roma (uno al centro, uno in aeroporto, ndr.) e tre a Milano.

A Palermo c’è poi l’altra sede, arrivata da pochissimo, all’in-terno della libreria La Feltrinelli (in via Cavour). L’Antica Focacceria, da giugno 2015, è infatti proprietà del gruppo Feltrinelli. Qui proponiamo il nostro street food: a mez-zogiorno arrivano i piatti della focacceria, nel pomeriggio proponiamo i nostri dolci, mantenendo un occhio di ri-

guardo anche verso i vegani: abbiamo cornetti vegani, latte di soia, e così via».Da quanti anni esiste questo mar-chio?«Dal 1834. Ad oggi si parla di 181 anni, quasi due secoli. Credo l’Antica Focac-ceria sia il secondo locale più storico d’Italia, visto che dal 1834 è sempre all’interno dello stesso luogo. Da noi passa la storia dell’intera città di Palermo: in focacceria si sono fermati

personaggi come Giuseppe Garibaldi, l’architetto Basile, la famiglia Florio. Non a caso, in ogni focacceria del marchio c’è una sala chiamata Florio, tutta rossa, che è stata creata proprio in onore alla famiglia Florio, assidua frequentatrice del ristorante»

L’Antica Focacceria sostiene anche la legalità.«Esattamente. Spesso – soprattutto i palermitani, raramen-te i turisti – nelle recensioni della focacceria scrivono che i prezzi sono un po’ più alti, che un’arancina costa 2 euro anziché 1,50, come da altre parti in città. Forse è vero, però quei 50 centesimi in più ci permettono di usare materie prime di altissima qualità, materie prime lavorate giornalmente. Il nostro cuoco prepara arancine fresche ogni mattina. In più, la focacceria emette tutti gli scontrini, paga tutto il personale e sostiene le realtà che combattono la mafia. Vale la pena pagare quel poco in più per assicurare un prodotto “sicuro” dal punto di vista della legalità e degli ingredienti».E il vostro menù? Ci saranno dei cambiamenti?«Abbiamo appena cambiato il nostro menù istituzionale. Essendo un locale istituzionale lo cambiamo più o meno ogni anno, non certo ogni quindici giorni. Abbiamo riscoperto ricette storiche come la zuppa dei sette potenti (una zuppa di pesce che si cucinava a metà del ‘900, ndr.), la caponata barocca (cui viene aggiunto il pesce spa-da, ndr.) e la pasta degli antichi grani siciliani, sostenendo anche i piccoli produttori dell’isola».

Antica Focacceria San Francesco S.p.A Fondata nel 1834 Il locale

“Da noi passa la storia dell’intera città di Palermo:

in focacceria si sono fermati personaggi come Giuseppe Garibaldi, l’architetto Basile

o la famiglia Florio”

50 51

Coccoliamo gli oltre 25.000 clienti come fossero sempre i primi

La Auto System srl è stata fondata nel 1988 ed ha sede in via Aci 6, a Palermo. È concessionaria esclu-sivista per Palermo e provincia dei marchi V o l k s w a g e n , S E A T , ŠKODA e Veicoli Com-merciali Volkswagen e Das WeltAuto dedicato alle vetture usate e ai km Ø. I titolari sono Fortu-nato Lo Cascio, Piero e Antonio Provenzano. Occupa 51 persone. Sito internet: www.autosystem.com.

aUTo SySTem, qUando BaSTa Il nome

Da quanto tempo siete sul mercato?“Da quasi 30 anni siamo esclusivisti del mar-chio SEAT. La professionalità dell’azienda, fondata nel 1988 da due amici che hanno in

comune la passione dell’auto, si rispecchia nell’operato di ogni singolo dipendente e in pochissimi anni aprono due sedi, una a Bagheria e un’altra a Palermo in viale Del Fante. Il 2003 rappresenta l’anno della grande svolta con l’inaugura-zione della nuova sede di via Aci 6. Nel 2008 si aggiunge il marchio ŠkODA fino a completare nel 2010 l’espansio-ne diventando concessionario ufficiale di Volkswagen e Veicoli Commerciali Volkswagen. In quasi trent’anni di at-tività l’azienda è cresciuta fino ad avere 51 dipendenti tra tecnici, venditori e manager”. Qual è la gamma dei vostri prodotti?“Siamo in grado di offrire un’ampia gamma di modelli, adatti a tutte le richieste di un pubblico vasto ed esigente. Per coloro che guardano al risparmio ma non vogliono tra-

lasciare la qualità e la garanzia, Auto System propone la sua gamma km0 e usato a marchio Das WeltAuto. Quest’ultimo viene conferito solo alle vetture che superano un program-ma di 110 rigidi controlli. La gamma di prodotti e offerte soddisfa tutte esigenze dei clienti. Tra questi spicca il Service: la sua caratteristica principale

è puntare all’eccellenza e alla completa soddisfazione del cliente attraverso un’e-sauriente informazione su tutte le fasi di lavorazione e grazie anche all’utilizzo di strumentazione all’avanguardia che ga-rantisce massima efficienza e sicurezza. Tutto questo è stato riconosciuto col premio Volkswagen Award 2015”.Può tracciare l’identikit del vostro cliente e quali le sue esigenze?“Il cliente di Auto System è attento, in-

formato e sempre più esigente, arriva in concessionaria con le idee chiare. Ed è proprio per questo che sempre di più Auto System pro-va ad anticipare i tempi e avvicinarsi con le nuove tecnologie al suo potenziale acquirente fornendo diversi servizi on line

tra cui una app per smartphone e tablet che consente di effettuare la prenotazione on line di tutti i servizi presenti nel Service. La tipologia del cliente è cambiata così come quello del venditore che oggi è un consulente a 360 gradi che ana-lizza i bisogni dei clienti consigliando il prodotto più adatto”.Che servizi offrite alla vostra clientela e quali novità avete in programma?“Il segreto del successo di Auto System è legato alla forza del gruppo: professionisti preparati in continuo aggiorna-mento e altamente motivati ci consentono di accompagna-re il cliente dall’acquisto fino al post vendita, personaliz-zando i servizi come la scelta dei piani di manutenzione, l’individuazione della formula di finanziamento più ade-guata e fornendo la Perizia Assicurativa, elaborando nuove soluzioni ai problemi della clientela. In un momento in cui la crisi sembra non essere ancora passata, poi, Auto System scommette sul futuro aprendo in viale Regione Siciliana Nord Ovest una nuova sede dedicata ai marchi Volkswagen, Veicoli commerciali Volkswagen e Das WeltAuto con oltre 8000 metri quadrati”.

La Concessionaria SEAT di Via Aci 6 a Palermo dal 1988.

“Il segreto del successo dell’azienda è legato alla forza del gruppo: professionisti preparati

in continuo aggiornamento e altamente motivati”

52 53

La Banca Sant’Angelo offre ai clienti la consulenza finanziaria oggi necessaria

Ines Curella nasce ad Agrigento il 24 febbraio del 1967. Nel marzo del 1995 si laurea in Economia e commercio alla Luiss Guido Carli. Successivamente ha conseguito anche un master superiore in Marketing Comunication presso l’Istituto superiore di comuni-cazione di Milano. Lavora per Banca popolare Sant’Angelo dal settembre del 1999, quando il suo primo incarico fu quello di coordinatore dell’ufficio strategico Pianificazione e marketing. Oggi ricopre il ruolo di Direttore Generale.

“VI aIUTIamo a realIzzare I VoSTrI SoGnI”

Dottoressa Curella, da Direttore generale della Banca Sant’Angelo ha un osservatorio sullo stato dell’economia siciliana. Come sta in ge-nerale l’Isola?

“Che la Sicilia attraversi anch’essa un periodo di contrazione eco-nomica a seguito della lunga crisi strutturale che ha coinvolto i vari paesi europei è purtroppo una evidenza, anche per noi operatori bancari. Le dimen-sioni medie delle imprese  sono ancora trop-po ridotte, e la loro apertura verso gli altri mercati è ancora limitata. Però è anche vero che in questi ultimi mesi del 2015 si sono registrati alcuni iniziali segni di ripresa, in particolare in alcuni settori specifici”.Quali sono i settori in salute e quelli che soffrono?“In Sicilia il settore manifatturiero, rispetto al resto dell’Italia e all’Europa, è di ridotte dimensioni, ed è tale da molti anni, mentre hanno un ben diverso rilievo l’agricoltura e i servizi. Consideriamo anche che il fenomeno cosiddetto di de-industrializzazione sta proseguendo da anni, si pensi a Gela. L’agricoltura, invece, costituisce un settore importantissimo per

la Sicilia. Penso che lo sforzo dei prossimi anni debba essere più orientato alla ricerca della qualità, a privilegiare colture e pro-dotti agricoli di nicchia, più facilmente esportabili nei mercati nazionali ed esteri, seguendo il solco tracciato nel campo della viticoltura e nella produzione vitivinicola siciliane, ormai spesso di reale eccellenza, o dei ricercatissimi pomodorini di Pachino”.

Cosa offre la Sant’Angelo a chi vuole in-vestire?“La Sant’Angelo ha lavorato molto in que-sti ultimi 2/3 anni, realizzando una serie di progetti importanti. La banca ha aderito alla piattaforma internazionale All Funds, la quale ci consente di offrire ai nostri clienti più dell’80% di tutti Fondi Comuni e Sicav esistenti al mondo. Sant’Angelo ha investi-to molto nella ristrutturazione delle proprie agenzie per la clientela, molte delle quali

sono state radicalmente rivoluzionate, dotandole di un lay-out funzionale, spazioso in cui poter offrire ai clienti in un contesto accogliente la consulenza finanziaria e bancaria oggi necessaria. Di recente abbiamo rivisitato la vasta gamma di prodotti e servizi dedicati ai nostri 7.000 soci e azionisti, realizzando inoltre una

card personalizzata che consente ai soci di accedere ad un’am-pia rete di esercenti convenzionati, appartenenti a tutti i settori merceologici, e usufruendo quindi di sconti, riduzioni, servizi personalizzati”. Dati che fanno sperare sull’economia sicilia-na… “L’occupazione registra una significativa crescita negli ultimi mesi. Questo dato va però saputo leggere, e in questo senso esso stesso ci dice che molto di tale incremento è su base stagionale, per cui uno sforzo congiunto tra imprese e organismi ammini-strativi deve puntare alla crescente stabilizzazione di questi nuovi posti di lavoro creati in quest’ultimo periodo. Noi, nel nostro piccolo, seguitiamo una attenta e mirata politica di incremento occupazionale, con grande attenzione alla qualità delle risorse che assumiamo”. Cosa manca all’economia siciliana per decollare? “La risposta potrebbe essere molto lunga e articolata. In estrema sintesi, penso che molto di ciò che occorre fare per rilanciare la Sicilia sia racchiuso in una parola sola: integrazione, laddove per integrazione intendo soprattutto sinergia, accordo, intesa, cooperazione. Innanzitutto integrazione tra i vari soggetti, sia istituzionali che privati, una maggiore apertura del pubblico alle esperienze dei privati e una partecipazione più attiva di questi ultimi alla gestione della cosa pubblica”.

Direttore Generale Ines Curella e Presidente Nicolò Curella, recentemente scomparso

“Ai nostri 7.000 soci e azionisti offriamo una card

personalizzata che consente di accedere ad un’ampia rete di esercenti convenzionati”

54 55

Roberto Tobia nasce a Palermo il 16 maggio del 1963. Dopo la maturità scientifica al liceo clas-sico Don Bosco Ranchibile, si laurea in Farmacia all’università degli studi di Palermo nel 1989. Co-niugato, ha due figlie Claudia e Fioranna. Gestisce la farmacia Bonsignore di viale Regione Siciliana dal 1996. È Presi-dente di Federfar-ma Palermo e Vice Presidente di Fe-dermarma Sicilia, V ice Pres idente nazionale di utifar e rappresenta la Feder farma na-zionale al Pgeu, il gruppo farmaceu-t ico de l l ’un ione europea.

Un rIfUGIo SICUro per ChI è In CerCa dI CUre

è un paziente sempre più consapevole quello che si rivolge alle farmacie, ma nei punti vendita con le caratteristiche insegne dalla croce verde, chi entra vede sempre un rifugio sicuro. “Nonostante internet

e l’evoluzione degli ultimi anni che ha “prodotto” un paziente sempre più evoluto, la gente continua a trovare nel farmacista in farmacia un punto di riferimento, un interlocutore di cui fidarsi a occhi chiusi”. Parola di Roberto Tobia, titolare della far-macia Bonsignore di viale Regione Sicilia-na, a Palermo.Dottor Tobia, come si è evoluta la farma-cia negli ultimi anni?“Evolvendosi la platea, anche la professio-ne del farmacista è andata di pari passo per venire incontro alle esigenze del paziente. Oggi chi si rivolge a noi conosce sempre più a fondo le sue problematiche di salute, le sue patologie, si aggior-na attraverso internet. Poi però trova sempre nel farmacista, una figura di riferimento, e nella farmacia, un luogo di accoglienza in cui riesce a estrinsecare problematiche che a volte nemmeno il medico riesce ad ascoltare”.

Che peso ha avuto la crisi economica sulle farmacie? “La crisi ha influito in maniera pesante, ma un duro colpo alla nostra professione è stato inflitto soprattutto dalle cosiddette liberalizza-zioni del governo Bersani e  del governo Monti. L’abbassamento verticale del prezzo dei farmaci, l’introduzione del farmaco  equi-valente, erroneamente denominato “generico”, hanno messo in gi-

nocchio l’intero il sistema. Quel sistema di farmacie  indipendente che ha garantito da sempre capillarità e servizio, rischia di collassa-re. Sarebbe un grossissimo errore, oltreché un unicum in tutto il mondo, far uscire il farmaco di fascia C dalle farmacie”.Perché?“Perché un tale provvedimento non andrebbe incontro all’interesse del cittadino, come vuol far credere la GDO. è stato, infatti, dimostra-to che i provvedimenti del 2006, quando i far-

maci da banco vennero portati fuori dalle farmacie, i prezzi sono aumentati del 2,6 per cento. E non lo diciamo noi farmacisti, lo dice l’Agenzia Italiana del Farmaco. Il farmaco è un bene sociale, non è assimilabile  alla frutta e verdura, non può essere oggetto di concorrenza e, soprattutto, non può finire nelle mani della GDO”.

Cosa la fa sperare per il futuro delle farmacie?“Va seguito il modello della “Pharmaceutical care” ovvero il si-stema attraverso il quale il farmacista prende in carico il paziente, non solo dispensandogli il farmaco, ma seguendolo nel corso della terapia e garantendo l’aderenza alla terapia stessa. In Italia sono tantissimi i  ricoveri impropri e molti sono dovuti proprio a te-rapie non seguite in maniera corretta. I costi di ricovero sono un enorme danno per le casse dello Stato, ma  in primis il  danno è a carico del  paziente stesso che non si cura in modo adeguato. Questo progetto  riconosce il ruolo del farmacista e dà benefici sia al governo che al cittadino”.Per finire, una domanda in generale, a prescindere dal suo settore. Cosa manca, secondo lei, alla Sicilia per decollare?“Manca la capacità della  politica di  valorizzare ciò che la nostra terra produce in termini di cultura, bellezze  naturali, paesaggisti-che ed architettoniche. Una terra come la nostra, libera dal giogo mafioso, potrebbe essere il fiore all’occhiello dell’intero continen-te e produrre lavoro e benessere. Bisogna uscire dall’emergenza e dall’improvvisazione. Occorre programmare un futuro sostenibile per la gente che chiede solo di lavorare  e non ostacolare gli im-prenditori che investono ogni giorno tempo e denaro per il rilan-cio, ma che spesso trovano dinnanzi a loro solo  muri di gomma”. 

Staff Farmacia Bonsignore Interno Farmacia

Dott. Roberto Tobia

“Il cliente trova in noi una figura di riferimento, un luogo di accoglienza in cui riesce a estrinsecare problemi che a volte nemmeno il medico

riesce ad ascoltare”

56 57

BT Italia, controllata dal colosso britannico, ha investito su un call center

nel cuore di Palermo

BT Italia è un operatore di tlc dedi-cato unicamente alle aziende e alla pubblica amministrazione che opera nel nostro Paese dal 1995, con un team di oltre 1.300 specialisti nel settore dell’Information & Commu-nication Technology.BT Italia (nella foto l’a.d. Gianluca Cimini) dispone di una rete propria in fibra ottica di oltre 14.000 chilo-metri su tutto il territorio nazionale, connesso alla rete globale IP di BT presente in oltre 170 paesi, distinta da elevati livelli di sicurezza, flessi-bilità, e affidabilità. BT si avvale di 55 data center in tutto il mondo, centri sia di competenza sia di “prossimi-tà” ai clienti. In Italia ha con 5 data center di cui uno Tier IV, cioè con il massimo standard di sicurezza.

BT, In SICIlIa SCelTe dI qUalITà

Investire in un call-center situato nel cuore di Palermo, con 262 dipendenti, che il precedente proprietario, una multinazionale americana, aveva avviato a chiusu-ra…non è stata una scelta banale, ma BT Italia, la realtà

italiana del colosso britannico British Telecom, l’ha fatta con grande convinzione: “Noi ci crediamo!”, ha spiegato Gian-luca Cimini, amministratore delegato di BT Italia, in una recente intervista. Una mossa strategica, l’ha definita. Perché il gruppo, presente in Italia da 20 anni e radicato anche al Sud, punta forte-mente sul rapporto di servizio e assisten-za ai clienti, che sono tutti aziende e isti-tuzioni di primo livello. Quindi ritiene essenziale gestire in proprio tutto quanto attiene al rapporto col cliente, valoriz-zando il legame col territorio. Quindi, una scelta d’investimento, non ovvia: il principale call center di BT in Europa è a Budapest, ma BT Italia ha invece scel-to Palermo per una maggior vicinanza anche culturale alle imprese italiane. Costruendo sul call center del capoluogo siciliano un piano industriale serio, che ci si augura potrà

fare della struttura un centro d’eccellenza a livello di gruppo.C’è stata e ci sarà formazione professionale di alto livello, ci sono nuove commesse in arrivo; il dialogo con gli enti locali è buono. L’acquisizione è stata del resto molto apprezzata e le istituzioni si sono strette attorno all’azienda. Anche per-ché l’impegno qualitativo è stato anche confermato dal fatto

che gli addetti sono tutti assunti a tempo indeterminato e non sono giovanissimi, vista l’età media di 40 anni.Superata la fase di rodaggio, e fatti gli aggiustamenti organizzativi del caso, l’o-biettivo è quello di essere in grado di ero-gare nuovi e più qualificati servizi, ma-gari anche a supporto di clienti non solo italiani: per esempio attività di supporto telefonico al recupero crediti e al deli-very. Tutto dipenderà dalle performance

che nel frattempo il centro registrerà, ma la scommessa di BT è che la consapevolezza del personale e del sindacato sia sempre più elevata.Peraltro, è la linea della responsabilità che BT Italia, all’inter-no del suo gruppo, sta dimostrando. Non a caso, tra i clienti

principali l’azienda annovera alcune importanti enti ed isti-tuzioni del mondo della Pubblica amministrazione, di cui è da sempre importante fornitore. Ha lavorato e lavora per il Sistema sanitario nazionale, per alcuni grandi enti locali come Milano o Parma, per vari ministeri: “Ci ripromettia-mo sempre però di fornire prodotti ancora più innovativi di quelli precedenti, perché è sull’innovazione che si creano relazioni forti e durevoli con la clientela”, ribadisce Cimi-ni. Sotto la cui guida, BT Italia sta prendendosi importanti soddisfazioni, come ad esempio sul fronte della Ricerca & Sviluppo un bando vinto nel programma europeo Horizon 2020; o il successo nella gara per la partnership tecnologica con la Treccani, icona della cultura italiana. E poi innovando senza sosta in servizi e soluzioni per il business: nel settore retail, con un progetto – “PopUp Shop as a service” - che digitalizza tutta la gestione dei temporary store e dei corner nei centri commerciali. Un modo nuovo di fare business per un’azienda che solo vent’anni fa non era presente in Italia, ma che oggi è la più importante realtà BT al di fuori del Regno Unito, e si può permettere anche il lusso – e dimostrare che lusso non è – di assumere 262 giovani siciliani in un call center a Palermo.

Area Retail del BT Customer Innovation Show Case di Milano

Gianluca Cimini AD BTItalia

una mossa strategica, fortemente voluta

dall’amministratore delegato Gianluca Cimini,

per sviluppare una strategia di eccellenza

BT Tower a Londra

58 59

È una “saga” ultracentenaria, la storia imprenditoriale dei Colantoni. Il capostipite Anto-nino, da semplice impiegato in un mulino, avviò con successo un’impresa di compravendita di legumi. Ma fu suo figlio Virgilio a imprimere la svolta, lanciando l’importazione e distribuzione del sesamo. A Palermo Virgilio, sposato con Arcangela, aveva quattro figli. Antonino, l’unico maschio, diede impulso ad un’ul-teriore sviluppo, oggi gestito da figli e nipoti. Punte di diamante dell’attività, il Cash&Carry di via Salvatore Puglisi, angolo via Au-tonomia Siciliana, a Palermo, e il supermercato Colle Verde nel quartiere San Lorenzo.

neI noSTrI SCaffalI TUTTI I SaporI del mondo

Leadrship nel commercio all’ingrosso da un lato, la ri-cerca continua di prodotti ricercati e tipici, dall’altro, che ampliando l’assortimento del punto vendita, in affiancamento ai tradizionali prodotti di largo consu-

mo, rendono unica l’offerta anche al dettaglio. Ma, soprattutto, la “faccia”, da mettere sempre, preferibilmente umile e vicina, davanti al cliente. Quella del commercian-te vero. è ampio l’argine, alla piena della grande distribuzione alimentare, sulle realtà commerciali locali. Il Gruppo Colantoni, che accomuna luoghi solo apparentemente diversi come il Cash&Carry di via Salvatore Puglisi e il Supermercato Colle Verde di via San Lorenzo, ha origine in Piazza Scaffa, all’interno di un piccolo negozio che smer-cia prima legumi, poi farine e sesamo all’in-grosso. Alessio Mistretta, attuale Direttore Vendite, è uno dei rappresentanti della quinta generazione di una storia iniziata il secolo scorso con Antonino Colantoni, commerciante d’intuito, che esordì come grossista di legumi, sacchi di farina e sesamo. Poi fu la volta del figlio Virgilio e del nipote Antonino, artefice del definitivo decollo del Gruppo.

Scomparso un anno fa, Antonino ha lavorato ogni giorno, con passione e dedizione, sempre presente a dirigere il Cash&Carry prima e il Supermercato poi. Una volta – testimonianza diretta del cronista – si sentì una giovane cliente chiamarlo “il signor gentilezza”. Era davvero fatto così, il signor Antonino, un im-prenditore competente e un antico gentiluomo.

Alessio, come fare stare al passo l’antica cultura della vendita all’ingrosso con le sfide della qualità e la preponderanza dei grandi operatori dell’alimentare?“La merce cambia, pur senza abbandonare le cose grazie alle quali siamo cresciuti nei decenni, la mentalità no. Tutto nasce dal mio avo Antonino nella ‘sua’ Piazza Scaffa, nel cuore della Palermo del popolo. Dalla trentina di dettaglianti ai quali forniva fari-ne e sesamo, si passò al primo magazzino in

via Trentacoste, con una piccola rivendita al piano terreno. Alle farine e ai semi si aggiunse il pomodoro in scatola, il latte, l’acqua minerale. Il rumore di quelle pedane, in famiglia lo sentiamo ancora, a partire da mia mamma Angela, che è la primogenita, a mio zio Vincenzo, che assieme a lei ereditò anni dopo la dire-

zione del Cash&Carry, quando mio nonno dovette occuparsi dell’apertura e della conduzione del Supermercato Colle Verde coadiuvato da mia Zia Marina, a mio zio Virgilio, figura strate-gica di coordinamento tra i punti vendita e Direttore Acquisti.Una storia che soffre i colpi della crisi?“L’importante è mantenere il timone dritto, senza perdere i va-lori che ci hanno permesso di crescere. Innanzitutto, l’umiltà e il rispetto, quello vero, per i clienti e i fornitori, con preferenza per quelli locali. Negli ultimi due anni il nostro supermercato ha registrato un incremento nel volume d’affari del 20% circa. Il Gruppo Colantoni oggi ha tre aziende: la Colantoni Antonino Spa che vende all’ingrosso col marchio Cash&Carry Colantoni, la Colle Verde Spa che opera nella grande distribuzione con il Supermercato omonimo, più una terza struttura per la distri-buzione e la logistica”.Dal punto di vista merceologico, quali sono i punti distin-tivi rispetto al canonico grande magazzino?“Ripeto: cambiare senza dimenticare. Cioè arricchirsi cultural-mente sul cibo senza che l’eccellenza divenga un privilegio per pochi. Esempi? Un assortimento tradizionale completo accan-to ad una linea di gastronomia regionale che riscuote grande consenso, ai sapori della cucina etnica mondiale, al biologico”.

La famiglia Colantoni durante l’inaugurazione del nuovo supermercato Colleverde

A destra Antonino Colantoni

“Noi ci mettiamo la faccia. Sempre, umile e vicina,

davanti al cliente. Quella del

commerciante vero”

Punto vendita storico di via Puglisi

60 61

L’ultima soddisfazione è di pochi giorni fa: la nostra azienda è stata inserita nel volume sulle “100 eccellenze italiane”.

La Sartoria Crimi, ditta artigiana in-dividuale di Mau-ro Crimi, ha sede a Palermo, in via Benedetto Civiletti 11. E’ stata fondata dal padre, Carmelo Crimi, nel 1969 ed è specializzata nella sartoria maschile, anche se per le donne produce una particolare linea di capispalla. Attual-mente occupa 7 persone. Il sito internet è www.sartoriacrimi.com.

l’eleGanza è qUeSTIone dI ClaSSe

Il buon gusto e la qualità “english” sposano la tradizione sartoriale siciliana ed è subito successo. Un successo che dura nel tempo arrivando fino al Giappone. E’ la storia della Sartoria Crimi di Palermo, sul mercato da 45 anni,

oggi gestita da Mauro.Com’è nata la vostra sartoria?“Fondatore è stato mio padre Carmelo nel 1970, al ritorno da una intensa esperienza milanese. In realtà aveva iniziato l’appren-distato da bambino a Tortorici, dove era nato: qui, nel tempo libero dalla scuola, aveva frequentato le botteghe artigiane di sartoria maschile. A 12 anni si trasferì con la famiglia a Palermo lavorando nelle mi-gliori botteghe cittadine. A 19 anni andò a Milano dove venne assunto in una delle più prestigiose sartorie dell’epoca. Poi la decisione di tornare a Palermo per aprire una bottega di alta sartoria proponendo uno stile tutto suo”.Quali i canoni di questo nuovo stile e come venne accolto a Palermo? “Mio padre partì dall’esperienza della sartoria classica siciliana,

si formò alla scuola milanese di respiro internazionale ma al suo ritorno a Palermo “riscoprì” la tradizione dell’alta sartoria maschile di fine ‘800 che a sua volta era stata influenzata dalla tradizione inglese portata nell’Isola da imprenditori come i Whitaker. Gli abiti ebbero subito un enorme successo e mio padre fu definito “il più inglese dei sarti italiani”. Tra i clienti

più assidui la nostra bottega annoverava politici e industriali ma soprattutto artisti: Guttuso, Fiume, Migneco, Meschis solo per fare qualche nome. Lui ha sempre avuto una predilezione per il mondo dell’arte e della cultura e la sartoria era diventata una sorta di atelier dove non si veniva solo per provare l’abito. Nel 1977 un suo nuovo successo aumentò la visibilità della sartoria a livello internazionale: la vittoria al con-corso nazionale indetto dall’Accademia dei

Sartori. L’ultima soddisfazione è di pochi giorni fa: la nostra azienda è stata inserita nel volume sulle “100 eccellenze italiane” presentato lo scorso 3 dicembre a Roma”.Cos’è cambiato in questi anni?“La sartoria ha sempre mantenuto dimensioni artigianali,

con una grande attenzione alla qualità. Semmai è cambiata la clientela. Oggi ci sono categorie che possono spendere ma preferiscono esibire un marchio fatto in serie anziché farsi realizzare un abito su misura. Il nostro è un cliente raffinato, non necessariamente ricco, che fa molta atten-zione alla qualità dei tessuti, alla lavorazione e ai dettagli, che sa attendere e col quale si stabilisce un rapporto di fiducia. Pensi che ritiriamo i tessuti anche dall’Inghilterra e impieghiamo fino a 48 ore di lavorazione per realizzare un solo abito”.La vostra attenzione per la qualità è alla base del successo anche all’estero? “Gli stranieri oggi rappresentano circa il 40 per cento della nostra clientela e vengono dal nord Europa, Stati Uniti, Rus-sia, Cina e Giappone. La maggior parte di loro si trattiene in città o in Sicilia per il tempo necessario alla realizzazione dell’abito. Da qui l’idea di promuovere presso questi clienti il nostro territorio: nei prossimi giorni lanceremo una campagna sui social network attraverso l’hashtag #turismosartoriale. Il nostro obiettivo è attrarre turismo di qualità che possa ap-prezzare le bellezze della città promuovendo al tempo stesso il buon gusto e l’eleganza”.

Carmelo e Mauro Crimi con una loro creazione Primo premio al Concorso Nazionale “Amilcare Minnucci” dell’Accademia Nazionale dei Sartori di Roma (1977)

Il maestro Carmelo Crimi con Moira Orfei

Tra i nostri clienti politici e industriali ma soprattutto

artisti: Guttuso, Fiume, Migneco, Meschis

62 63

Don Gelato è nato in Sicilia dall’idea di un palermitano.

La tradizione e il gusto siciliani e un sogno: quello di esportarli in Italia e un giorno magari anche all’estero. Ecco l’obiettivo della giovane azienda palermitana Don Gelato, nata nel 2015, e che realizza uno dei prodotti tipici della tradizione siciliana. Già due punti vendita a Palermo in via Terrasanta e in via Maqueda e un altro che sorgerà in piazza Niscemi. In meno di un anno la formula sta già funzionando. L’i-dea è venuta tre anni fa a Giuseppe Sciortino, agente di commercio nel settore della Ferra-menta professionale. Ha frequentato la scuola di business a Milano, stu-diando da imprenditore e si è buttato in questa avventura perché il ge-lato è da sempre la sua passione.

C’è Un Cono per oGnI VoSTro GUSTo

La tradizione, il gusto siciliano ed un sogno: quello di esportarli in Italia. è l’obiettivo della g iovane azienda palermitana Don Gelato.

L’idea è venuta tre anni fa a Giuseppe Sciortino.Sciortino, lo slogan di Don gelato è: “gusto sici-liano nel mondo”. Quale messag-gio volete veicolare? “Lo slogan vuole veicolare la nostra missione. Da siciliano voglio esportare tutto quello che di buono abbiamo e sto-ricamente il gelato è nato in Sicilia dall’idea di un palermitano. Il progetto è a media-lunga scaden-za, perché, prima di esportarlo vo-gliamo radicarci a Palermo. E adesso aspettiamo che nasca il terzo punto vendita in piazza Niscemi”. Puntate tutto sulla tradizione del gelato artigia-nale. Quali sono i gusti tipici di Don gelato?“Molti gusti derivano da prodotti siciliani.

C’è ad esempio il gusto “Minnulata”: viene dall’arabo mandorlata ed è fatto col torrone di Santa Rosalia, quello che si vede nelle bancarelle durante il Festino. Noi produciamo sia il torrone, sia il gelato, è uno dei più rappresentativi. Poi c’è lo “Scaccio”, realizza-to con la frutta secca a guscio come noci mandorle e

pistacchio. E poi c’è il g usto “Fuiuta” che mi piace definire come un atto d’amo-re speziato. L’amore sta nella vaniglia variegata all’amarena e a questa si aggiunge il tocco speziato della cannella . Si tratta di gusti che non si trovano da nessuna altra parte”. Oltre al gelato, puntate molto sul-la degustazione all’interno dei vo-

stri punti vendita?“Esportare la tradizione siciliana non sta solo nel gu-sto, ma anche nella cultura. Noi siciliani per tradizione siamo accoglienti e i no-stri punti vendita hanno uno specifico ambiente che

richiama un po’ la casa della nonna, che cerca di dare calore proprio come quando si ricevono ospiti a casa. Ma cerca di essere anche moderno e internazionale: ci si può sedere, conversare e c’è la possibilità di accedere gratuitamente alla connessione wi-fi”.Sul vostro sito ci sono anche consigli su come re-alizzare un franchising. Come mai questa scelta?“Per trasferire la sicilianità all’estero dobbiamo anche trasferire il nostro “know-how”. Abbiamo aperto questo blog per dare suggerimenti su come aprire una gelateria o caffetteria e, perché no, se c’è la possibilità anche sotto il nostro marchio.L’obiettivo adesso è quello di espandersi e superare i confini siciliani.Da gennaio 2016 comincerà la vendita del franchising fuori dalla Sicilia. Abbiamo in previsione l’apertura di due punti vendita a Roma e Milano, due grandi città dove avere la possibilità di assaporare i gusti siciliani. Abbiamo avuto anche approcci con siciliani che la-vorano a Parigi e in Germania. Ma prima di pensare all’estero, dobbiamo fare le cose per bene in Italia”.

Il titolare, Giuseppe Sciortino, e il suo Brand. Esterno del locale nella “storica” via Maqueda

Una golosità “della casa”.

“Molti gusti derivano da prodotti siciliani. C’è ad esempio il gusto

“Minnulata”: viene dall’arabo mandorlata ed è fatto col torrone di Santa Rosalia”

64 65

“Era un piatto povero, si faceva con ciò che restava in casa. “

Maurizio Contorno è nato a Palermo il 2 gennaio del 1960, è sposato e ha una figlia. Il suo titolo di studio è il diploma di scuola media superiore in Chimica e Tecnologie Alimentari. Ha anche ricevuto una laurea honoris causa in Business Admini-stration, rilasciata dalla The Constantinium university, Rhode Island State, negli Stati uniti. E’ procuratore legale e responsa-bile commerciale Italia della Fratelli Contorno Srl. Inoltre, è il titolare dell’azienda agricola “Contorno Maurizio” che si occupa della col-tivazione e trasforma-zione di olive da mensa e della produzione di olio di oliva Cultivar Nocellara del Belice a Castelvetrano, in pro-vincia di Trapani.

da 100 annI Il Sapore della SICIlIa

Una caponata perfetta da quasi un secolo, usando una particolare varietà di melanza-ne, capperi eoliani, olive Nocellara del Beli-ce. Senza mai stravolgere la ricetta originale

e scegliendo il periodo migliore per la produzione e la conservazione. Ecco come nasce il successo del prodotto di punta della ditta Fratelli Contorno, circa 12mila metri quadrati di stabili-mento nella vecchia zona industriale di Palermo, leader incontrastata in Sicilia delle conserve, guidata da Agostino e Maurizio Contorno. Dottor Contorno, l’azienda nasce nel lontano 1916. Qual è il segreto di questa longevità?“Era destino, forse già lo portiamo nel nome. Iniziò tutto con mio nonno An-tonino, che fu corazziere di Vittorio Emanuele III. Dopo aver finito il servizio di leva, acquistò un’impresa che, dal 1905, produceva citrato di calcio, usato come disinfet-tante, soprattutto in guerra, e poi estratto di pomodoro. Nel 1922 nacque la caponatina e da lì non ci siamo più

fermati. Quattro generazioni di persone hanno lavorato qui, questa è storia. La passione per questo mestiere l’ab-biamo nel Dna, una passione che parte da mio nonno, poi passa a mio padre e così via. E’ una passione che non ci fa guardare mai l’orologio, molte volte diventa una missio-ne sociale ed economica. Da noi ci sono generazioni di

lavoratori che vivono qui nel quartiere, tra Brancaccio e Settecannoli, ed è una cosa molto bella”.Quali sono i prodotti di punta?“I nostri cardini sono certamente la ca-ponatina di melanzane e il condimento con finocchietto e sarde. Per la capona-ta manteniamo la ricetta di cento anni fa. Era un piatto povero, il companatico degli indigenti, si faceva con ciò che re-stava in casa. E oggi siamo gli unici ad

averla portata in tutto il mondo”.A questo proposito, dove esportate di più?“I prodotti più classici vanno soprattutto negli Stati Uniti, ma anche Francia, Belgio, Germania, Olanda, Giappone, Australia, Nuova Zelanda. Esportiamo da 60 anni: se con-

tinua così ci sarà un motivo. Nel sud-est asiatico mandiamo dei sughi pronti che per noi sarebbero immangiabili: sono pieni di aglio. Ma a loro piacciono e noi li accontentiamo”.In Sicilia ci sono diverse aziende longeve come la vo-stra, eppure l’economia non decolla. Cosa manca?“Abbiamo un patrimonio gastronomico immenso, è tutto buono. Dovremmo imparare a lavorare insieme, se esistes-sero dei consorzi del settore agroalimentare sarebbe tutto molto più semplice. Si abbatterebbero i costi e i vantaggi sarebbero innumerevoli. Non concepisco che non si riesca a portare avanti questo progetto, gli spazi ci sarebbero. Ad esempio, nel nostro campo siamo rimasti soli. Intorno al 1950, c’erano circa 25-30 aziende come la nostra tra Pa-lermo e provincia. Esiste qualche piccola realtà che fa pro-dotti di nicchia anche molto costosi, ma non è così che si fa economia. Così non si accetta la globalizzazione: tutti i segmenti dell’agroalimentare andrebbero messi insieme. Vanno scosse le coscienze della gente e bisogna lavorare sulla cultura. Il mio vuole essere un messaggio di coraggio per gli imprenditori e uno per i politici che devono essere meno ciechi. Noi siciliani abbiamo un sacco di potenzialità, ma non vengono sfruttate come si deve”.

4 generazioni per una azienda centenaria 1916 - 2016  

Salsa di pomodorino e Caponata di melanzane 

“I nostri prodotti vanno soprattutto negli Stati uniti,

ma anche Francia, Belgio, Germania, Olanda, Giappone,

Australia, Nuova Zelanda”

66 67

Fiasconaro oggi è una azienda dolciaria che si è affermata in tutto il mondo.

Tra i suoi estimatori anche la pop-star Madonna

Era l’anno 1953 quando Mario Fiasconaro, papà di Fausto, Martino e Nicola Fiasconaro inizia la propria avventura di gelatiere e pasticciere. Oggi i tre fratelli sono a capo dell’azienda che porta il loro nome: Fausto è responsabile showroom, Martino è a capo dell’amministrazione, Nicola è pluripremiato pri-mo pas t i ccere . F i a s c o n a r o è un ’az ienda mo-derna e in conti-nua espansione. Il “Bar Fiasconaro”, in pieno centro a Castelbuono, dove è possibile assag-giare e acquistare la produzione, è definita la “Mecca” dei golosi.

perChé Il paneTTone è... SICIlIano

“Il panettone merita rispetto, non c’è casa più povera di quella dove a Natale non ci sia un panettone da condi-videre”. C’è tutto l’amore e la passione di un artigiano delle eccellenze del gusto in questa frase pronunciata da

Nicola Fiasconaro. Un siciliano che con la sua azienda di Ca-stelbuono, sui monti delle Madonie, ha saputo rendere simbolo dell’Isola un prodotto di tradizione milane-se. “Nonostante tutte le contraddizioni di questa terra, la crescente richiesta dei nostri prodotti è il chiaro segno che quando noi siciliani vogliamo sappiamo essere più bravi degli altri”, dice Fiasconaro, che con i fra-telli Fausto e Martino ha saputo creare un impero a livello internazionale in 15 anni (ma lui il panettone artigianale ha iniziato a farlo 30 anni fa quando tutti lo prendevano per “pazzo”).Come è andata la produzione in questo 2015?“Uno “tsunami” meraviglioso, preoccupante, una cosa mai vista. Abbiamo una crescita del 20%, dal 2 agosto sono chiuso in con-clave a lavorare. Siamo attivi 24 ore al giorno, abbiamo dovuto prendere 15 operai in più (sono 115 in tutto, ndr) e riusciamo

a sfornare 9 mila panettoni al giorno. Senza contare l’impegno dell’indotto, che impegna altri dieci stabilimenti”.Cosa la preoccupa?“A me piace fare le cose per bene, passato il Natale dovremo rivedere un po’ di cose, anche a livello di marketing perché tutto, anche se la produzione dovesse raddoppiare, deve funzionare a

dovere”.La Fiasconaro esporta in tutto il mon-do. Dove si registra l’incremento di richieste?“Un po’ ovunque, Asia, Australia, Norda-merica, Medio Oriente, Africa. Entro la fine dell’anno inizieremo la produzione di colombe per l’estero. E’ una corsa continua”.Non la inorgoglisce tutto ciò?“Sì, ma ciò che mi realizza maggiormente è vedere studenti venire qui a Castelbuono a

fare la tesi di laurea sui miei panettoni. E’ quello che mi fa dire ‘Nicola, ce l’hai fatta!’”.Il suo panettone è apprezzato anche da star internazionali che le fanno una grande pubblicità…“Sì di recente ne abbiamo donato uno alla popstar Madonna, per

il suo concerto a Torino. Per lei abbiamo realizzato un panetto-ne-scultura che raffigura un palcoscenico sul cui sfondo spicca la serigrafia in zucchero che la ritrae in un momento del suo show”.Ma viene scelto anche per nobili cause.“Sì, abbiamo partecipato alla campagna d Amnesty per la difesa dei diritti. Anche questo è motivo di orgoglio”.Ma qual è il segreto dei vostri panettoni e colombe?“Segno di riconoscimento inconfondibile è la lievitazione natu-rale, un lentissimo processo di fermentazione che dura ben 36 ore. E’ un procedimento che, da sempre, si rinnova mantenen-dosi uguale a se stesso e con lo stesso ritmo, e che, per verificarsi, esige abilità, attenzione e, soprattutto, il non impiego di additivi chimici e di conservanti, pur garantendo al prodotto una “vita” sorprendentemente lunga. La pasta lievitata mediante questo processo assolutamente naturale offre caratteristiche qualitative, a livello di leggerezza e fragranza, uniche e non eguagliabili”.Produzione artigianale è sinonimo di produzione ridotta e non su larga scala come la vostra. Come siete riusciti a coniugare le due cose?“Non abbiamo mai modificato il processo produttivo, non c’è un panettone uguale all’altro, sono imperfetti ed è ciò che vo-gliamo”.

Famiglia Fiasconaro (da sinistra Martino, Nicola, Don Mario e Fausto Fiasconaro)

Da Padre in Figlio Mario Fiasconaro e Nicola Fiasconaro

“Il nostro segno di riconoscimento

è la lievitazione naturale, un lentissimo processo

di fermentazione che dura ben 36 ore”

68 69

Paterna Giuseppe, 32 anni, stacanovista da 14 sempre pronto a dispensare consigli! Si ritiene, certamente, fortunato per aver trovato un’a-zienda dalle solide tradizioni già imbandita e stuzzicante, ma allo stesso tempo si etichetta un “diversamente figlio di papà”. “ La possibilità più importante che ho avuto nella mia vita lavorativa, dice G.P., è stata quella di crescere e fare esperienza dagli errori, all’inizio tanti adesso molti di meno ( il suo sguardo sor-ride ), che le responsabilità affidatemi mi hanno portato inevitabilmente a commettere. Ereditare un’azienda, subentrare ad’altra persona, gestire qualcosa che fino ad all’ora e per 25 anni ha funzionato bene non è semplice. Ho deciso di affrontare le continue sfide che il mercato ci pone in prima persona innanzitutto con il mio lavoro. Non mi sono mai immaginato seduto die-tro ad una scrivani ma sempre in movimento tra show-room, officine e cantieri”

Il noSTro marChIo è SInonImo dI SICUrezza

No, non c’è alcun errore: le z di Fortezzza sono proprio tre. E da ben 35 anni. Da quando cioè Giuseppe Paterna iniziò la produzione di porte blindate ed inventava il riuscito marchio “For-

tezzza. La sicurezza con tre zeta”. Oggi, al timone della ditta, leader a Palermo, ma conosciu-ta a livello regionale, c’è un altro Giu-seppe Paterna, nipote del fondatore, che gestisce lo show room nella zona di via Notarbartolo.Di cosa è sinonimo Fortezzza?“L’attività principale è stata, per molti anni, la produzione di porte blindate e sistemi di sicurezza passiva con la rea-lizzazione di numerosissimi interventi su immobili di proprietà privata ma, so-prattutto, di pubbliche amministrazioni, anche di altissimo livello istituzionale. Fortezzza, con la società 3Z Serramenti, oggi commercializza soprattutto infissi per esterni e porte d’interni, collaborando con alcune delle aziende produttrici leader in Italia. Le porte e sistemi blindati restano sempre il marchio d’impresa”.

Chi sono i vostri clienti?“Ci rivolgiamo quasi esclusivamente ai privati e a poche im-prese selezionate nel tempo. Molti clienti ristrutturano casa e siamo coscienti che, spesse volte, per loro questa è un’esperien-za nuova e quasi ‘traumatica’ per le non rare incomprensioni con l’impresa edile sui vari lavori. Per questo diamo al cliente

consulenza completa, sin da subito in can-tiere per aiutare l’impresa. Collaboriamo fattivamente con architetti, ingegneri e geometri mettendo a loro disposizione tutte le novità tecniche e soluzioni per il loro lavoro. Per questo non manchiamo mai a manifestazioni e fiere del settore ed ai vari corsi di aggiornamento promossi dai fornitori”.Che valore hanno gli infissi?“Oggi il cliente è cosciente che la scelta

delle porte e degli infissi esterni è fondamentale per l’arredo della casa e della sua valorizzazione d’immagine. Quindi è compito nostro guidarlo nella scelta sia degli abbinamenti estetici, ma soprattutto delle variabili tecniche e tecnologiche su prestazioni e soluzioni.

Il nostro cliente è seguito nella scelta da personale che ha una competenza estetica, tecnica e progettuale molto alta”.Cosa c’è di nuovo, rispetto al passato? Dopo 35 anni sul campo, su cosa punta Fortezzza?“Fortezzza è stata tra i primi in Sicilia a credere negli infissi in pvc che, fino a pochi anni fa, scontavano grossi ritardi nel-le vendite rispetto al nord e pregiudizi infondati. La ricerca di collaborazioni con le aziende leader ed una campagna di marketing corretta hanno portato ad una presa di coscienza da parte dei clienti della grande importanza dell’infisso in pvc. E ciò per il miglioramento della vivibilità interna delle case, senza tralasciare il valore aggiunto della detraibilità del 65 % sull’Irpef ”. Un aspetto importante, considerato il periodo... “In riferimento all’attuale crisi economica, certamente molto vi è ancora da fare, ma non possiamo però attendere passivamente che le cose cambino da sole. Il nostro motto è quindi lavorare duro perché - questa è una certezza - la crisi passerà”.é così ottimista anche per la situazione economica sici-liana?“Sì se ci sarà la consapevolezza dei siciliani di vivere in un posto fantastico e, conseguentemente, comportarsi per valo-rizzare ciò e non mortificarlo”.

Showroom Showroom

Giuseppe Paterna

“Siamo stati tra i primi in Sicilia a credere negli infissi in pvc che, fino a pochi anni fa, scontavano pregiudizi

infondati”

70 71

Il Gagini Social Restaurant, ristorante «social» in cui per socializzazione s’intende il parlare reale attorno a un tavolo, pulsa nel cuore di Palermo, a metà strada tra il mercato storico della Vucciria e il porticciolo della Cala, in via dei Cassari, tra i piatti della cucina tradizionale siciliana e le variazioni degli chef. Il progetto è stato portato avanti da Stefania Milano e Franco Virga, coppia nella vita e nel lavoro, che al fianco di questo ristorante per «cucina raffinata» ha trovato posto la cucina della tradizione con il Buatta e per le atmosfere rilassanti il Bocum Mixology.

Bere o manGIare è qUeSTIone dI STIle

Gagini, Buatta e Bocum: tre modi di intendere la tavola, il bere parlando e ascoltando buona musica. A parlare sono i due amministratori del risto-

rante, Stefania Milano e Franco Virga.Stefania, che differenza c’è tra il gagini, il Buatta e Bo-cum?«Il Gagini propone una cucina di eccel-lenza grazie ad una squadra di 6 persone, tutte giovani, capitanate dallo chef Gio-acchino Gaglio. Il tutto è accompagnato dai vini delle cantine siciliane. Al Buatta ci orientiamo invece più verso la cucina popolana. è un locale, tra l’altro, che si sviluppa all’interno di un posto storico, l’ex vali-geria Quattrocchi, i cui arredi sono stati restaurati. Qui, sotto la direzione di Fabio Cardilio (prima stella Miche-lin della Sicilia, nel 1996, ndr.), si fa una cucina più tipica: la vera pasta con le sarde, a esempio. Il Bocum invece è un cocktail bar, in cui la musica gioca un ruolo centrale.

Abbiamo una selezione di cantine con un’attenzione partico-lare ai vini naturali, siciliani, tedeschi o francesi. La selezione è a cura del sommelier Vincenzo Minieri. La domenica, una volta a settimana, portiamo la musica jazz nel locale, con l’esibizione di alcuni gruppi (prevalentemente duo, ndr.). Anche al Bocum è centrale la cucina: il nostro cuoco è

il giapponese kazuki Obinata. I piatti sono da cocktail bar, ma ricercati. Ad esempio, Obinata propone il pesce crudo, tagliato da lui in un certo modo, o un verticale di pesce cotto e crudo che esalta la freschezza e le peculiarità di quat-tro tipi di pesce diverso».Franco, tornando al gagini, cos’è il «tavolo social»?«è un vero e proprio tavolo, lungo circa 5 metri e 30. Lì ci si siede accanto a per-

sone che non si conoscono, e in certe serate sono nate delle bellissime amicizie. La cosa veramente unica è vedere uniti al tavolo social turisti da ogni parte del mondo. Capita di vedere seduti, con un nostro piatto di fronte, tedeschi, americani e giapponesi.

In Europa è una prassi diffusa, che noi abbiamo portato avanti sino a farla diventare un must del locale. Social è anche l’ap-proccio del nostro staff, guidato dalla giovanissima maitre Michela Vitale. L’idea è diventata centrale anche al Bocum e al Buatta. Al Ga-gini, il tavolo social può ospitare fino a 16 persone, al Buatta 12, al Bocum 10».Da quanto tempo avete cominciato con questa attività?«Il Gagini, che prende il nome dallo scultore Antonio Gagini, era il suo laboratorio. Lui abitava al piano di sopra, in quello di sotto conservava invece le opere, che poi venivano smistate in tutta la Sicilia. Le mura risalgono addirittura al sedicesimo secolo, mentre come nome il ristorante esiste da una dozzina d’anni. Io e Stefania lo abbiamo aperto a novembre del 2011, invece, esattamente l’11 novembre 2011, 11/11/11, una data particolare».Stefania, e se dovessimo trovare un punto di forza?«L’immedesimarsi nella richiesta del cliente. Io e Franco, quando andiamo a mangiare fuori, ci chiediamo sempre: cosa ci manca, nell’accoglienza o nella presentazione del cibo? La risposta che ci diamo cerchiamo poi di realizzarla all’interno dei nostri locali»

Franco Virga e Stefania Milano - Gagini Restaurant, Buatta Cucina Popolana Palermo Bocum

Gagini, Buatta e Bocum, tre locali a dimensione di “parola”, perchè stare a tavola o bere qualcosa significa davvero

stare in compagnia ascoltando anche buona musica

72 73

Foulard, papillon, ascot, pochette e gilet: ogni

creazione è artigianale.

Graffeo Cravatte nasce nel 1992, impiantando il poprio laboratorio-stabilimento sulla strada statale 113, km 326,100, ad Alcamo, in provincia di Trapani. Oltre alle cravatte, produce in pezzi unici e rigorosamen-te a mano, papillon, ascot, gilet, plastron e foulard. La produzione riguarda anche accessori su misura dise-gnati e realizzati per matri-moni e altre cerimonie. Gli uffici sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 17 e rispondono al numero di telefono 0924501002 e all’indirizzo e-mail [email protected]

Il faSCIno IrreSISTIBIle della CraVaTTa

Qualcuno che da grande voleva fare... cravatte, e ci è riuscito, esiste. E ora le fa in Sicilia. Creando un pezzo di brughiera sartoriale da Inghilterra dei gentleman. O da Italia dello stile.

A dimostrare, nel laboratorio ritagliato a pochi passi da Alca-mo, che “in Sicilia c’è spazio, eccome, per l’artigianato della moda”. Di nicchia quanto si vuole, ma per tutti i palati. In portafoglio, centinaia di clienti in tutto il mondo. Cravatte, nella fucina dell’azienda Graffeo, ma non solo: anche foulard, papillon, ascot, pochette, gilet. Un’avventura marchiata made in Italy su seta e lana pregiate, quella iniziata da Giu-seppe Graffeo 23 anni fa, a stretta gestione familiare, che oggi ha messo la bandiera, oltre che nell’Isola, anche in tutto il Sud Italia, Calabria e Puglia in testa, con un export in costante ascesa. A illustrare questa singolare “enclave” della moda sar-toriale maschile che ha sede sulla strada statale 113, all’altezza del chilometro 326,100, è proprio il fondatore dell’azienda, Giuseppe Graffeo.

Agroalimentare, vino, turismo: questo è la Sicilia che produce, nell’immaginario dei più. Salvo scoprire che ci si può con-frontare seriamente sui mercati anche producendo cravatte...“Non ho difficoltà a confessare che questo accessorio mi ha sempre affascinato, fin da bambino. La decisione di mettere lì tutte le mie energie imprendito-

riali, l’ho presa a dieci anni. Ce l’ho fat-ta parecchi anni dopo, nel 1992. Dalle cravatte agli altri accessori della stessa ‘famiglia’, poi, il passo è breve. Quin-di, ecco le collezioni di ascot, papillon, gilet, eccetera. E le diverse lavorazioni, in seta o lana, anche a seconda delle stagioni. Ma tutto su uno stesso... filo, tessuto rigorosamente a mano e di re-gole produttive che per noi non sono negoziabili”.

Quali?“Non mi nascondo: i nostri sono prodotti particolari, integral-mente lavorati a mano su tessuti pregiati selezionatissimi. Rifi-niti a un punto al quale la lavorazione industriale, per quanto qualificata, non sarà mai in grado di arrivare. Ai classici capi a

nodo in seta, affianchiamo i patchwork, la lana. Tutto, però, nel segno del classico. La cravatta, e i suoi derivati, è cosa seria”.Si immagina la Vostra società strutturata con nugoli di designer. Ma alla fine l’Italia era ed è il Paese dello stile nell’abbigliamento. Come gareggiare sui mercati senza farsi male?“Invece no. Noi guardiamo alla sostanza. Io sono affiancato quotidianamente da mia madre e mia sorella, più sette dipen-denti impegnati nelle diverse fasi della lavorazione. E in Italia, anche se le aziende di qualità sono molte e capaci, chi lavora, appunto, con qualità, può guadagnare rispetto e fiducia in questo settore. Noi agiamo in una nicchia, concentrarsi sulla cura di un unico o pochi prodotti è la ricetta che salva l’arti-gianato sartoriale. Lo stile paga, più siamo e migliori sono le risposte dell’export per tutti”.Senza andare a spulciare i rendiconti, ci dice i risultati? Quanto ha influito la crisi?“L’export, in effetti, soffre poco o nulla, a maggior ragione in settori produttivi come il nostro, legati al lusso, per quan-to parliamo di prodotti accessibili praticamente a chiunque. Pensi solo che negli ultimi quattro anni il nostro volume d’affari è cresciuto più che nei quindici anni precedenti...”.

Giuseppe Graffeo

Centinaia di clienti in tutto il mondo, questo è

oggi l’azienda di Giuseppe Graffeo. E l’export cresce.

74 75

Per dare al cliente le migliori novità dell’abbigliamento

Giglio è un marchio di garanzia nel settore dell’abbigliamento. un’a-zienda con oltre 60 anni di storia alle spalle e da sempre pronta a portare in Sicilia in anteprima le migliori griffe del settore dopo averle scoperte in giro per il mondo. Nata negli Anni Cinquanta da una piccola boutique nel centro storico di Palermo si è trasformata nel tempo in un gruppo solido e presti-gioso che è anche votato al futuro con uno speciale team di esperti dedicati al commercio elettronico.

la moda del mondo a CaSa VoSTra

Come abbiamo sempre fatto, continuiamo a girare tutte le sedi della moda del mondo per portare a Palermo le migliori novità. Noi arriviamo molto prima degli altri. E non è vero quindi come dicono tanti che a Palermo

le belle novità  arrivano dopo”. Lo spiega Giuseppe Giglio, uno dei titolari del gruppo Giglio. Come ha avuto origine giglio?“La nostra azienda nasce intorno al 1950. Con il mio bisnonno e mio nonno che vendevano merceria e tessuti in una piccola bottega. Suc-cessivamente negli Anni Sessanta con la Dol-ce Vita e il boom industriale dell’Italia, piano piano, la bottega si trasformò in un negozietto che proponeva prodotti alternativi. Infatti, in quegli anni a Palermo c’erano grandi aziende nel settore abbigliamento. Mio papà racconta sempre che ha dovuto fare di necessità virtù, perchè in qualunque azienda andava a Palermo, questa già lavorava con nomi importanti. Allora si inventò i primi viaggi a Londra e Parigi dove cercava di scoprire stilisti emergenti. Mio papà aveva una bottega che era tra la facoltà di Architettura e quella di Giuri-sprudenza, in via del Ponticello, una traversa di via Maqueda. Una

posizione che si dimostrò strategica. Iniziò a presentare nelle vetrine la prima minigonna di Mary Quant, i primi vestiti di Cacharel o di kenzo, primi stilisti emergenti degli Anni Sessanta e fu un grande successo. Ci siamo spostati dai canoni dell’eleganza tradizionale del salotto palermitano che era via Ruggero Settimo. Poi nacquero altre intuizioni felici”. 

Quali?“Ci siamo trasferiti in Piazza Croci dove ades-so  abbiamo i nostri punti vendita. Ma allora, nel 1969, in quella zona non c’era niente. Era una campagna. La scommessa fu che il baricentro delle città si sarebbe spostato sempre più verso via Libertà. Fu un’intuizione felice. Poi negli anni Ottanta  iniziammo a cavalcare l’onda di altri grandi stilisti: arrivarono Versace, Armani, Ferrè e i creatori francesi. Noi ci siamo trovati av-vantaggiati perchè eravamo quelli che per primi

avevano creduto a questo filone della moda mentre gli altri si focalizza-vano sull’abbigliamento classico.  Negli anni Novanta una nuova svolta”.In che senso?“Si iniziò a parlare di internet ma nessuno ancora sapeva cosa fosse. Già noi iniziammo ad investire sulle nuova tecnologie: ero appena uscito da

corsi di studi e master alla Bocconi, sognavo brillante e fantasioso nuove avventure. Così mi innamorai del web che nessuno conosceva e nel 1996 registrai il dominio giglio.com con cui iniziammo timidamente a fare vendite su internet quando, ripeto, nessuno sapeva cosa fosse. Quella fu l’ulteriore intuizione che ci accompagnerà fino ad oggi. Il commercio elettronico è in grande crescita e ci apriamo a tutto il mondo. Il nostro sito è in cinque lingue e garantiamo assistenza 24 ore su 24. E’ questa la nuova frontiera dell’azienda”. Quali sono i vostri punti di forza?“La nostra famiglia. Una famiglia in cui lavoriamo tutti. Forse proprio la grande capacità di confrontarci ogni giorno, anche con opinioni natu-ralmente differenti e a volte magari con toni rigidi, ma questo confronto quotidiano ci ha portati a fare scelte corrette sempre con grande stima e rispetto di ogni idea e proposta. E le scelte risultano così ponderate, ragionate e vagliate con attenzione. Il tempo ci ha dato ragione. Il cliente dei nostri negozi ha imparato a conoscerci e apprezzare la nostra serietà. Da 50 anni siamo qui. E conosce i prodotti che vendiamo con grande attenzione e dopo una selezione accurata”. E il futuro?“Per noi il futuro è già presente. Abbiamo un grande staff di esperti dedi-cati all’e-commerce. Continuiamo ad investire sulle nuove tecnologie e siamo sempre più tempestivi verso le grandi novità mondiali del settore”.

Giuseppe, Michele, Maria Teresa e Federico Giglio

“Il commercio elettronico è in crescita. Il nostro sito è in cinque lingue e garantiamo

assistenza 24 ore su 24. E’ questa la nuova frontiera

dell’azienda”

76 77

Il sogno di 3, efficienza accessibile

Padre genovese, madre napoletana, Vincenzo Novari, ammini-stratore delegato di 3, ha “scoperto” i cinesi di CK Hutchison nel 2000 e li ha convinti a investire nel neonato gruppo italiano. L’arrivo del socio di Hong Kong ha reso possibile il sogno di 3, quello di un internet mobile accessibile a tutti ed efficiente, sempre molto innovativo, che si è fatto spazio in un mercato già pervaso dalla presenza di tre fortissimi operatori domi-nanti. Innovazione, dunque, e simpatia, con un pubblico di età inferiore alla media e gusti culturali “affluenti”. E dalla Sicilia un call-center impiega quasi 300 dipendenti per fornire servizi di qualità ai clienti.

CoSì 3 ITalIa pUnTa SUl SUd

Puntare sul Sud: non è un modo di dire, non lo è mai stato, per 3 Italia, l’azienda di tele-comunicazioni mobili italiana controllata da quindici anni dal colosso di Hong kong Ck

Hutchison e guidata, fin da allora, dall’amministratore delegato Vincenzo Novari. Puntare sul Sud e sulla Sici-lia, in particolare. Dove tuttora 3 Ita-lia possiede un call-center cruciale per la propria organizzazione, gestito con personale proprio, 300 persone, circa l’11% dell’intero organico diretto del gruppo nel nostro Paese, per due ter-zi donne, con un’anzianità media in azienda di dieci anni.Con le sue sedi a Palermo e a Catania e con una fitta rete di dealer su tutta l’i-sola, 3 Italia ha puntato forte anche in termini di investimenti fissi sull’isola, arrivando a coprirne con il proprio segnale quasi il 97% della popolazione, per oltre l’93% del territorio, di cui il 63% con la tecnologia di ultimissima generazione, il cosiddetto Lte, che dà al collegamento internet mobile prestazioni confrontabili

a quelle della banda ultralarga. Un’ ”isola indispensabile”, dunque, la Sicilia, nelle strategie del colosso italo-cinese. Una sfida, per un’azienda che del resto all’insegna della sfida è nata: fondata come “Andala” nel 1999 concorre l’anno dopo all’asta del governo e vince, per un prezzo di ben 3,25 miliardi di euro, una delle 5 licenze Umts. Ai soci

fondatori, subentra il forte gruppo di Hong kong Hutchison Whampoa (l’at-tuale Ck Hutchison) – individuato da Novari, allora direttore generale di 3 – che finanziano la crescita e nel 2003 lanciano, finalmente, i servizi raggiun-gendo in pochi mesi 330 mila clienti. Punti di forza, la qualità del servizio e il concetto del “value for money”, cioè il massimo dell’efficienza qualitativa nel minimo possibile del costo.

Alla fine del 2004 – con 2,8 milioni di clienti – 3 Ita-lia lancia una delle sue numerose innovazioni assolute per il mercato, cioè la prima Tv mobile Umts, in pratica l’internet video mobile, oggi divenuto un “must” nell’u-so quotidiano degli smartphone da parte di milioni di

clienti. E porta gli italiani nel nuovo mondo del mobile Internet grazie alla prima formula “all-inclusive” del mer-cato. Nel 2007, con 8,1 milioni di clienti a fine anno, 3 Italia e Skype lanciano 3 Skypephone (il primo cellulare Voip per il mass-market) e l’emittente televisiva di casa, La3 (emittente tv oggiin onda sul canale 163 di SkY, su Internet all’url www.la3tv.it, su smartphone e tablet), inaugura i suoi nuovi studi. Tra il 2007 e il 2009, 3 Italia lancia il primo pacchetto di servizi Internet per cellulari 3G. Nel 2011 introduce una gamma di prodotti Wi-Fi di nuova generazione assieme a offerte competitive per tablet e smartphone, rendendo il mobile Internet accessibile al mercato di massa. Dal 2011 in poi, avvia un forte piano di potenziamento della propria rete, a fine 2012 lancia i ser-vizi 4G-LTE e a inizio 2015 avvia i servizi LTE-Advanced.A tutt’oggi, “3” ha investito circa 15 miliardi di euro in innovazione, contribuendo allo sviluppo del Paese e alla riduzione del digital divide, con una rete Internet veloce accessibile al 97% della popolazione. Oggi, l’azienda offre Internet veloce e TV in mobilità a più di 10 milioni di clienti, grazie al lavoro di oltre 2.700 dipendenti diretti (quasi 10000 calcolando l’indotto).

Vincenzo Novari

3 Italia, l’operatore telefonico controllato dal colosso cinese CK Hutchison, ha sempre

scommesso sulla Sicilia

78 79

Sono due giovani a guidare con entusiasmo e competen-za la Infantino abiti su misura. Si tratta dei due “eredi” Ruben e Cristian Infantino. Il primo ha 34 anni e si divide fra l’azienda di famiglia e gli studi di Economia Aziendale. Cristian invece ha 31 anni ed è laureato in Comunicazione Internazionale. Due corsi di studi con uno scopo ben preci-so: acquisire anche a livello accademico quelle conoscenze che permetteranno a breve il grande salto nei mercati internazionali. L’azienda misilmerese è già stata in Canada per avviare i primi contatti oltre oceano.

orIGInalITà e ClaSSe: l’aBITo è qUeSTIone dI STIle

Uno stile “british” all’insegna della misura e della discrezione: sobrio, discreto, rigoroso, natural-mente classico e – se si vuole – con un tocco di originalità. è quello proposto da Infantino abiti

su misura di Misilmeri, un’azienda storica del panorama sar-toriale siciliano, fondata intorno alla metà degli anni Sessanta da Salvatore Infantino, che dall’1 gennaio scorso ha dato in mano ai figli Ruben e Cristian le redini dell’impresa. “Ma lui è sempre al nostro fianco, pronto a darci quel supporto importante e necessario”, assicurano i due fratelli Infantino. Nata come una tradizionale sartoria siciliana di paese, l’azienda nei primi anni Settanta diventa un vero e proprio pantalonificio: con una trentina di operai impegnati, si confezionano pantaloni in serie, che ven-gono distribuiti anche fuori dalla Sicilia. Ai primi del Novan-ta, invece, si torna all’abito su misura. “E sono anni importanti – raccontano Cristian e Ruben – perché si apre l’esperienza con l’Arma dei carabinieri. Una parentesi decisiva perché ci ha permesso di crescere e di aprire l’attuale sede”.

Cosa avete fatto per i Carabinieri?“Siamo stati gli ideatori, realizzatori e fornitori delle primis-sime divise da donna. Abbiamo vestito anche le prime attrici della fiction “Carabinieri”, come Manuela Arcuri e Alessia Mar-cuzzi. E siamo stati anche gli ideatori della divisa premaman. Il tutto commissionato dal Comando Generale di Roma”.

Quindi è stato un passaggio fondamen-tale per la vostra crescita?“Sicuramente, come detto ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti e di aprire nella nuova e più comoda sede, quella at-tuale nella zona industriale di Misilmeri. Qui ci è stato possibile allargare ulterior-mente la nostra produzione cercando di combinare l’innovazione con la tradizio-ne, la tecnologia con l’artigianalità. Nel Duemila abbiamo quindi abbandonato

la strada dell’appalto pubblico per concentrarci su quello che siamo adesso”.Come è nata in voi figli la passione per la sartoria?“Papà ci ha sempre coinvolto nel lavoro. Anche da piccoli cercavamo di coniugare durante le vacanze estive l’appren-

dimento del lavoro con lo svago. Stare lì a guardare come si riusciva a trasformare un rotolo di stoffa in un abito, che non è solo qualcosa con cui coprirsi ma qualcosa con cui vestirsi, era molto affascinante”.Cosa vi ha permesso di emergere sulla concorrenza?“Sei anni fa l’invasione della merce estera ci ha messo con le spalle al muro. Facevamo un prodotto italiano medio con prezzi abbordabili e per emergere abbiamo puntato sulla qualità della manifattura e dei tessuti. Trattiamo solo il meglio, il top dei tessuti, e stiamo attenti a ogni fase della creazione dell’abito, fin da quando incontriamo il cliente per la prima volta e insieme a lui cerchiamo di arrivare al suo abito dei desideri”. Quale la vostra forza?“Siamo giovani e sappiamo guardare a quello che la moda propone o impone. Il tutto mantenendo sempre il criterio dell’artigianalità. Stiamo comunque notando un ritorno sem-pre più importante alla sartoria da parte del cliente”.Quanta parte ha l’innovazione?“E’ una parte importante che permette di accelerare il lavoro in alcune fasi. Ma i passaggi più importanti vengono fatti rigo-rosamente a mano. E il cliente esigente se ne accorge subito”.

Ruben e Cristian Infantino al centro il papà Salvatore

Infantino abiti su misura di Misilmeri,

“Abbiamo vestito anche le prime attrici della fiction Carabinieri,

come Manuela Arcuri e Alessia Marcuzzi.

E siamo stati anche gli ideatori della divisa premaman”

80 81

In poco tempo è diventata leader

del settore

La Lumaca Madonita nasce nel 2009 dall’idea di Davi-de Merlino, Michelangelo e Giuseppe Sansone, che volevano approfondire la conoscenza dell’elicicol-tura – l’allevamento di lu-mache – come alternativa all’agricoltura. Nel 2006, i tre fondatori hanno cerca-to di capire come il resto del mondo allevasse le lumache, e hanno fatto un viaggio in Francia, Spagna e Grecia. Mettendo a con-fronto tre metodi differenti, hanno brevettato il metodo madonita, adesso uno dei più apprezzati e innovativi in tutta Italia.

eSCarGoT ? no lUmaCa delle madonIe

Una semplice idea sfruttando una delle tradizioni della cucina siciliana: la lumaca. Nasce così l’av-ventura di tre imprenditori. A parlare dell’azienda è Davide Merlino, uno dei suoi fondatori.

Parliamo della nascita de La Lumaca Madonita.«Le prime idee le abbiamo avute nel 2006, quando il mio socio Michelangelo Sansone pensò all’elicicoltura, l’allevamento di lumache, come alternativa all’agricoltura. Abbiamo cominciato a co-noscere il metodo tradizionale, che non ci ispirava molta fiducia. Alcuni passaggi non sono ottimali. Allora abbiamo fatto un con-fronto tra il metodo italiano e quello usato nel resto del mondo, in Spagna, Francia e Grecia, e abbiamo preso spunto dai tratti che ritenevamo più interessanti. Abbiamo creato il nostro metodo di allevamento. Il primo anno è stato un disastro, abbiamo sbagliato tutto. Il secondo anno abbiamo perfezionato un po’ le cose, nel 2009 siamo arrivati al metodo madonita, aprendo finalmente l’attività».In cosa consiste questo metodo?«è un mix dell’elicicoltura all’italiana, quella spagnola, francese

e greca. Fuori dall’Italia ci sono allevamenti intensivi, le lumache vengono allevate dentro strutture chiuse come gabbie, cibando-si di mangime. Il vecchio sistema italiano, al contrario, prevede l’allevamento di lumache in campagna, all’aperto, usando esclu-sivamente ortaggi. Entrambi i metodi presentano dei problemi: il primo, essendo intensivo, crea un prodotto con minore qualità.

Il metodo italiano, facendo mangiare all’ani-male soltanto ortaggi, impiega tre anni per far arrivare la lumaca alle dimensioni con cui viene messa in commercio. E in questi tre anni, l’animale ha un elevato tasso di mor-talità, perché stando in campagna può essere vittima di attacchi dei predatori. Il metodo de La Lumaca Madonita è un mix: alleviamo a campo aperto, nel terreno, facendo man-giare all’animale un 70/80% di ortaggi che vengono integrati con un 20/30% di mangi-

me. In questo modo, il nostro prodotto è pronto in 8 mesi, man-tenendo la qualità che ha una lumaca cresciuta in campagna».E in Italia siete gli unici ad usare questo metodo.«Sì, siamo i creatori del metodo madonita. Da 4-5 anni, tra l’altro, la nostra azienda si occupa anche della consulenza per i

nuovi allevamenti. La nostra sede commerciale (l’azienda nasce a Campofelice di Roccella, in via Cesare Civello, 66/A, ndr.) si è allargata, diventando un po’ un centro di smistamento anche per altri allevatori, che vengono dalla Sicilia, ma anche dall’Al-bania, o dalla Serbia. Produciamo 120 tonnellate di prodotto annualmente, 20 nei nostri allevamenti, 100 dal resto del mon-do. Acquistiamo dagli altri allevatori e poi rivendiamo, anche all’estero. In poco tempo, siamo diventati leader del settore. La maggior parte delle altre aziende collabora con noi, o usa dei metodi più vecchi».I riconoscimenti non saranno tardati ad arrivare...«No. Oltre a essere stati pubblicizzati nella quarta edizione di Masterchef Italia, nel 2013 abbiamo vinto il premio Ideando della Coldiretti, a Roma. Abbiamo anche creato prodotti alter-nativi: in Italia siamo gli unici produttori di caviale di lumaca, che venne appunto presentato a Masterchef. Nel mondo, in to-tale, è prodotto in altri 4 paesi (Francia, Cile, Polonia e Spagna, ndr.). E poi c’è tutta una linea cosmetica a base di bava di lumaca, che è molto efficace nella lotta all’acne. La bava di lumaca è un antibatterico naturale, che l’animale usa per proteggersi. Il suo effetto cicatrizzante è ottimo per combattere le macchie della pelle o le rughe».

da sinistra a destra Michelangelo Sansone, Davide Merlino, Giuseppe Sansone

Davide Merlino

“Siamo gli unici produttori di caviale. Ma c’è anche la linea cosmetica a base di bava che è molto efficace

nella lotta all’acne”

82 83

Giacomo Ventimiglia nasce a Palermo nel 1982. Sin dalla tenera età di 10 anni inizia a frequentare i laboratori di pasticceria, dove nel corso dei suoi anni matura professionalità e tecnica artistica grazie anche alla collaborazione con maestri pasticceri quali Pietro Pupillo, Giovanni Pace e Salvatore Cappello, che lo seguono nella matu-razione del suo percorso. La sua tenacia e la sua umiltà gli consentono di specializzarsi non solo nel campo della pasticceria, ma anche nella ge-lateria, nel trattamento di lievitati e sopratutto nella pasticceria mignon Salata.

la CaSSaTella SBarCa anChe a palermo

Un’azienda storica nelle mani di un ragazzo co-raggioso. Questo il destino de Le Capannelle, bar, pizzeria, gelateria, pasticceria di Castel-lammare del Golfo, nato 35 anni per volontà

della famiglia Ferrantelli, proprietaria dell’immobile dove sorge la struttura. Nel tempo le vicende del bar sono state molte, anche rocambolesche: diversi cam-bi di gestione, qualche problema e infine l’amministrazione giudiziaria. Fino all’arrivo di Giacomo Ventimiglia, classe 1982, che prende in mano le redini del bar con una buona dose di tenacia e tante idee in testa. Una scelta mica facile...“Nel 2013, mi sono impegnato a tenere il bar aperto per altri due anni e mezzo, continuando il lavoro iniziato tanti anni fa dai miei pre-decessori e senza far perdere il posto ai dipendenti che già c’erano. C’è stato anche un grande impegno da parte dell’ammini-strazione giudiziaria che mi ha supportato. Questa azienda

merita nuova luce, un nuovo percorso. Nel 2000 questo posto era il punto di riferimento dei giovani di Castellam-mare, era il ritrovo di tanti ragazzi. Poi le cose sono cambiate, hanno aperto nuovi locali. Insom-ma, tutto è cambiato, come avviene in qualunque posto”.Lei è palermitano. Pensa di mantenere questo locale

anche in futuro?“Se mi daranno la possibilità di farlo, più avanti vorrei ristrutturarlo e cambiare un po’ di cose, facendo innovazione. Altrimenti non c’è concorrenza”.Come è stato accolto da Castellam-mare del golfo?“All’inizio qualcuno pensava che in sei mesi avrei chiuso battenti. Ma non parlo certamente della gente comune. Sono tutti molti cordiali, ci hanno al-

largato le braccia. In inverno i nostri clienti sono per lo più proprio i castellammaresi, ci consentono loro di andare avanti. Mentre d’estate ci sono molti turisti o gente che viene ap-posta da Palermo”.

Il simbolo della cittadina ormai è la cassatella...“Sì, ovviamente le facciamo, ci sono palermitani che si met-tono in macchina di proposito per venire a Castellammare a prenderle. C’è da dire però che i nostri servizi e i nostri prodotti sono molti. Facciamo molte pizze da asporto, organizziamo ape-ritivi, nel fine settimana facciamo karaoke, quindi ci sono molte famiglie che vengono a passare la serata da noi, man-giando e cantando. La cassatella ormai è tipica del posto e a marzo di quest’anno abbiamo aperto un punto vendita a Palermo specializzato in questi dolci. Ma non è stata una scelta casuale: abbiamo fatto una ri-cerca di mercato e scoperto che è un prodotto che piace molto. Abbiamo quindi deciso di darle una vetrina tutta sua. Abbiamo creato molte varianti: pistacchio, frutti di bosco, setteveli, mele e amaretti che è deliziosa. L’ultima novità in ordine di tempo è quella al carbone vegetale. A Castellammare però quella alla ricotta regna sovrana”.Qual è il suo punto di forza?“L’artigianalità. Ci puntiamo moltissimo, ad esempio coi gelati bilanciati, i cornetti, adesso faremo i panettoni. Tutto fatto da noi”.

Giacomo Ventimiglia

“Abbiamo creato molte varianti: pistacchio, frutti di bosco, setteveli, mele e amaretti che è deliziosa. L’ultima novità è quella al

carbone vegetale”

84 85

Longho Design Concept Store (in via Libertà, 42) nasce da una scelta chia-ra e netta fatta dall’ar-chitetto Michele Longo, nel settore dell’arreda-mento da più di 30 anni. Nel 2014, Longo ha deciso di realizzare un polo del design per la casa nel cuore del centro storico di Palermo, in via Libertà, nei locali di quella che fu la sede della facoltà di Architettura, il palazzo Pintacuda. L’idea iniziale dell’azienda nacque dal commendatore Erasmo Longo, oltre 50 anni fa.

daCCI le ChIaVI e noI arredIamo la TUa CaSa

Arredare la casa, “vestire” lo spazio esterno: questo è anche Longho Design. A parlarne è l’architetto e proprietario Michele Longo.Quando si parla di Longo, si parla di un pezzo

di storia.«Un pezzo di storia che adesso riparte proprio da uno spazio storico. Palazzo Pintacuda (via Libertà, 42, ndr.), la sede di Longho Design, nel primo dopoguerra fu sede della facoltà di architettura. Oggi abbiamo deciso di adi-bire questi locali a punto di partenza per Longho Design, recuperando fedelmen-te la loro versione originale e ospitando all’interno delle nostre mura marchi na-zionali e internazionali come B&B, Mol-teni, Vitra, Driade, knoll, Dada, Mooi, Minotti, pezzi di storia proiettati comun-que verso il futuro. Esattamente come la nuova azienda. Mi sono sempre occupato dell’arredamento, sono sempre stato nel settore del mobile, ma adesso ho realizzato un’integrazio-ne tra passato e presente. In questa struttura storica, saranno venduti prodotti di alto design».

Sempre nel settore dell’arredamento?«Non soltanto: mi occupo anche dei complementi d’arre-do, dell’arredo per esterni (grazie ai giardini coperti interni, ndr.) e addirittura del pre-arredamento. A questo progetto si affianca un’azienda (la palermitana Innova, ndr.) che completa l’offerta offrendo materiali per rivestimento, carte da parati,

arredo bagno, tessuti. Tutto per dare al cliente le chiavi in mano per la propria casa, in un’unica soluzione».È un settore in evoluzione costante.«Sì, ma Longo ha i suoi punti di forza. Senza dubbio, la clientela trova da noi l’e-sperienza di chi è da oltre trent’anni in que-sto settore, ma anche la volontà di essere sempre attuali e disponibili al mercato, con un occhio attento alle nuove tendenze, par-tecipando a fiere nazionali e internazionali,

mixando il gusto tra moda e tutto ciò che di bello può esserci sul mercato. Soddisfare i nostri clienti è l’unico elemento che può dare un futuro più sicuro nel settore commerciale. Lon-gho Design – con il sostegno dei miei figli Orazio, ingegnere, e Donata, arredatrice – creerà un punto d’incontro all’interno

della struttura, con eventi culturali e promozioni (tre eventi sono già inseriti in calendario tra la primavera e l’autunno del 2016, ndr.). La voglia di denominarlo Design & Concept Store mostra proprio la marcia in più che vogliamo dare alla nuova azienda. Non solo arredamento, ma anche cultura».Perché ripartire da qui?«C’ho messo un anno, un anno di lavoro. La struttura era chiusa da oltre dieci anni. Ho voluto percorrere una strada più complessa, cercando un luogo che avesse una forte iden-tità, in cui poter contenere il meglio del design nazionale e internazionale. Oggi sono soddisfatto della mia scelta, perché oltre a trovarmi in una struttura eccezionale, sono al centro dello shopping palermitano. Palazzo Pintacuda è una scatola importante che ospita contenuti freschi e innovativi».Avete inaugurato il nuovo negozio?«Sì, il 10 dicembre. La città adesso potrà godere del palazzo al massimo della bellezza. Il fascino di un posto come questo è che permette di trasferire alle nuove generazioni quello che è il nostro passato. In questo edificio, a prescindere da Longho Design, si pos-sono apprezzare soffitti, stucchi e pavimenti decorati che oggi non sarebbe più possibile realizzare. Abbiamo ripreso una struttura inu-tilizzata, lasciando però tutto com’era stato concepito in origine».

Design & Concept Store mostra proprio la marcia in più che vogliamo dare alla

nuova azienda. Non solo arredamento,

ma anche cultura

L’architetto Michele Longocon i figli Donata ed Orazio

86 87

La Levantino Trasporti Srl è un’azienda specializzata nei tra-sporti hi-tech, logistica merce, realizzazione “grandi impianti” e servizi di vario genere nell’ambito dell’automazione. Opera su 4 sedi principali, distribuite in 4 punti strategici per garan-tire l’ottimo livello di azienda leader nel suo settore a livello nazionale. La sede principale è a Palermo, in viale Regione Siciliana 5161. L’altra sede per il Sud Italia è a Catanzaro, men-tre quella per il Nord e a Pioltello, in provincia di Milano. Altra sede operativa a Sestu, in provincia di Cagliari, mentre la sede legale è a Milano.

TraSloChI e TraSporTI, InSomma leVanTIno

Dalla siringa a una risonanza magnetica, da una sempli-ce stampante a un intero bancomat. In un’epoca in cui tutto viaggia veloce e in tutto il mondo, un’azienda palermitana è riuscita a farsi spazio fra tanti colossi e a

diventare oggi un punto di riferimento per chi ha necessità di trasferire la propria merce. E’ la Levantino Trasporti Srl, azienda specializzata nei trasferimenti. “L’alta professionalità e serietà ha consentito nel corso degli anni una crescita con-tinua della qualità del servizio offerto e quindi una notevole crescita all’interno di un mercato sempre più difficile e sempre più esigente”, as-sicura Vito Gambino, Amministratore e socio della Levantino Trasporti.Qual è la gamma dei servizi offerti?“Innanzitutto traslochi industriali di grandi im-pianti come risonanze magnetiche, acceleratori, Tac, magneti, bancomat con introduzione e po-sizionamento. Siamo specializzati anche nel trasporto di apparecchiatu-re informatiche con istallazione in loco. Abbiamo poi sviluppato anche un servizio specifico per il trasloco di interi uffici ed attività produttive. In modo tempestivo, sicuro, ordinato, pratico. Infatti, spesso quando ci si trasferisce si ha paura di dover rifare tutto daccapo una volta a

destinazione… Le attrezzature che utilizziamo, tra le quali l’importan-tissimo Lt-Box, ci consentono di trasferire documenti e beni in modo protetto, facile e veloce, garantendo velocità e massima protezione a ciò che movimentiamo. Con questo sistema tutto è facilmente identificato e rintracciabile”.Un trasporto può essere prezioso in quanto delicato. Quali le stra-

tegie e le precauzioni che si devono prendere in questi casi?“Espanderci nel mercato ha voluto anche dire specializzarsi e formarsi. Lo abbiamo fatto anche nel campo della movimentazione di apparec-chiature ad alto valore tecnologico, soprattutto nel settore ospedaliero e non solo. L’attività di trasporto Hi-tech prevede dal semplice ritiro di tali apparecchi presso i magazzini dei clienti o dai nostri magazzini (nel caso in cui si tratta di merce gestita dalla nostra logistica) alla consegna

al destinatario, con disimballo, posizionamento e altre attività accessorie che possono essere richieste come la rimozione delle apparecchiature obsolete con smaltimento ai sensi di legge ove richiesto, posizionamen-to con eventuale montaggio o assistenza al montaggio ed installazione. Usiamo specifiche attrezzature meccanizzate e robotizzate”.

Quindi vi occupate anche di logistica? “Certo, proponiamo un servizio dedicato alla logistica integrata di ap-parecchiature e materiale tecnologico e/o medicale. Anche in questo caso ci avvaliamo di moderne e pratiche tecnologie. Inoltre, per essere sempre più vicini alle esigenze del mercato che evolve verso internet e gli acquisti online, siamo specializzati nella consegna delle tecnologie che la gente acquista via internet, con istallazione del nuovo e ritiro con smaltimento del vecchio elettrodomestico. Un’attività in crescita che ci pone al momento leader nel sud Italia per questo servizio speciale. Infine un ulteriore servizio è il nolo di bilici completi per la grande distribuzione organizzata in Sicilia. Un’azienda che evolve come la tecnologia e che rimane a passo con i tempi ed i cambiamenti, avendo fatto del cambia-mento e del miglioramento, la motivazione principale per struttura e risorse umane che ci consente di rimanere leader e di non soffrire di crisi”.Quanto è stato importante, per superare i momenti difficili, il fattore umano?“Direi fondamentale. La nostra realtà è fatta di gente che ama ciò che fa e che ritiene di essere al servizio di un business ma anche di un risultato, non solo economico ma anche di progettualità di vita, Ci poniamo l’obiettivo di assicurare ai nostri dipendenti, se vorranno, un posto di lavoro ai propri figli: come già di fatto accade avendo assunto figli di nostri collaboratori”.

Vito Gambino, Amministratore e Socio della LT Trasporti La sede centrale della LT Trasporti

Gli uffici

“Ci siamo specializzati nella movimentazione di apparecchiature ad alto valore tecnologico, soprattutto nel settore ospedaliero e non solo”

88 89

Premiati Oleifici Barbera è una delle aziende ole-arie più evolute del panorama mondiale, con una sede storica a Palermo, in via Emerico Amari, e uno stabilimento produttivo a Custonaci, che si è aggiunto dodici anni fa, nel 2003. Per assicu-rare un olio di alta qualità, gli stabilimenti e la produzione sono poi garantiti dai più importanti sistemi di certificazione internazionale.

BarBera, dal 1894 olIo dI qUalITà

Premiati Oleifici Barbera: un nome, una garanzia di olio di qualità. A parlare dell’azienda, la più antica del set-tore in Italia (nata nel 1894 come Premiati Oleifici Si-ciliani), è l’Amministratore Unico, Manfredi Barbera.

Qual’è, dopo tutti questi anni, il vostro punto di forza?«Andiamo fieri dell’essere riusciti a coniugare l’aspetto molto artigianale del prodotto con una fortis-sima propensione per l’alta tecnologia. Come dico sempre, abbiamo il cuore de-gli artigiani e la mente degli industriali, peculiarità che è difficilmente riscontra-bile nel mercato. O si ha a che fare con piccole aziende che raggiungono un’alta qualità ma non riescono a competere con le imprese più grosse, o si ha a che fare con multinazionali che operano su gran-dissima scala, producendo però un olio di minore qualità. Abbiamo poi un fortissimo retaggio storico. Oggi siamo l’ultimo dei marchi storici dell’olio d’oliva italia-no, se intendiamo con marchi storici le aziende nate nel 1800, che sono ancora in mano alle famiglie fondatrici. L’altra carat-teristica di cui ci vantiamo è l’organizzazione produttiva: alle

nostre spalle c’è questo grande consorzio, creato circa 15 anni fa, e al suo interno abbiamo circa 10.000 piccoli produttori e 50 frantoi associati in tutta la Sicilia».Quando parliamo di altissima tecnologia, cosa intendiamo?«Prendiamo il nostro stabilimento di Custonaci, che è uno stabilimento high tech. Per fare un esempio, tutti i frantoi

del mondo hanno un unico frangitore. A Custonaci abbiamo quattro diversi tipi di frangitore, che ci consentono di ottenere dallo stesso tipo di oliva quattro tipi di olio differente, a seconda della tecnologia che viene utilizzata. Questo non soltanto ci ha consentito di vincere premi internazionali (medaglia d’oro per il Lorenzo N° 5 allo Specialty Food Competition 2014 di New York, il Sofi Awards 2014, primo premio al Lorenzo N° 3 al BioFach Oliven Oil Com-

petition di Norimberga, ndr.), ma anche di svolgere un’ottima attività di ricerca, in supporto anche ad altri frantoi».Cosa c’è nel futuro dell’azienda?«Punteremo moltissimo su questo frantoio sperimentale di Custonaci. Stiamo collaborando anche con l’università di

Palermo, puntando a prodotti innovativi, perché vorremmo rivoluzionare il concetto stesso di extravergine d’oliva. Rite-niamo che la Sicilia possa diventare leader mondiale nel campo di prodotti come l’olio extravergine di oliva d’alta qualità».Ma in fondo, leader mondiali un po’ non lo siamo?«In questo caso ci vengono incontro i numeri: questa azienda fat-tura 20 milioni di euro all’anno. Produciamo qualità mantenendo grandi numeri. E il 65% di questi 20 milioni proviene dai merca-ti esteri: da tutto il Nord America (Stati Uniti e Canada, ndr.), Brasile, Messico, Europa, Egitto, Turchia, Emirati Arabi, Qatar, Russia, Repubbliche Baltiche, Cina, Giappone, Hong kong, Tai-wan e Corea del Sud. I nostri prodotti si trovano sia nella grande distribuzione sia nei negozi gourmet sia nei ristoranti».Tutto questo grazie a una «marcia in più».«Una marcia in più che sono tre. Tre valori: quello storico, il valore del riuscire a coniugare l’alta tecnologia con l’artigianalità, e il valore della filiera corta. Piuttosto che confrontarci con chi fa sempre le stesse cose – un prodotto di qualità ma chiuso a una nicchia – o con il mercato di massa – che fa leva su un prezzo che si abbassa di 2 o 3 centesimi – , noi mettiamo sul mercato l’unicità di questa azienda. Siamo riusciti a mettere produttori, frantoiani e confezionatori sul mercato con una filiera cortissima».

Manfredi Barbera con Calice Lorenzo 1-3-5

“Alle nostre spalle c’è questo grande consorzio con circa 10.000 piccoli produttori e 50 frantoi

associati in tutta la Sicilia”

90 91

Nello storico stabilimento di Sant’Erasmo la Coalma lavora le specialità ittiche del nostro mare: tonno rosso, spada, alici e sgombro che sono quei

tipi di pesci che troviamo nel Mediterraneo

un’azienda storica nel mercato ittico di Palermo che si rinnova. La Coalma negli ultimi anni sta vivendo un importante periodo di ristrut-turazione a livello manageriale. un processo, però, che non ha mai perso di vista il valore della tradizione familiare che ancora oggi resta il tratto distintivo che produce tonno, ma non solo. L’azienda si è rifondata con l’entrata di un nuovo socio, Salvo Vitale, che viene da una lunga esperienza nel mondo della distribuzione nei supermercati in Sicilia. Insieme a lui restano i membri della famiglia Macaluso, Claudia Pellitteri e Vincenzo Bonura, impegnati in prima linea nella rinascita della società che oggi si chiama Macaluso Spa. un nome scelto non a caso, ma che vuole sottolineare in maniera decisa il valore della tradizione.

noI SappIamo Che peSCI prendere

Coalma significa lavorazione del tonno e del pesce. Una tradizione che si rinnova all’insegna della qualità.Dottor Vitale, la Coalma ha vissuto e

sta continuando a vivere un momento di profonda ristrutturazione. Da cosa siete partiti? “Si tratta di un’azienda storica nel mercato del l’ ittico che è stata ri-fondata nel suo insieme a partire dai cicli produttivi fino alle lavo -razioni. L’azienda è cambiata principalmente nel management e abbiamo puntato a farla diventare una società 2.0. Però, tengo a sottolineare quanto per me e per la Coalma sia importante l’apporto dei componenti della famiglia Macaluso. Grazie a Claudia Pellitteri, Vincenzo Bonura e le loro famiglie non viene perso il fattore della tradizione. Sia-mo riusciti a mantenere parte del personale e abbiamo delocalizzato, perché la maggior parte del pesce viene

pescato fuori dal Mediterraneo in Atlantico e in Paci-fico. Per questa ragione abbiamo anche aperto uno stabili-mento Coalma in Portogallo”.Come mai questa scelta di investire con una fabbri-ca anche all’estero?

“Perché puntiamo sulla qualità del prodotto. Non vogliamo che il pe-scato venga surgelato, trasportato e poi lavorato a Palermo. Vog liamo che i l prodotto pesca -to venga lavorato direttamente sul posto prima di arrivare a Palermo ed è proprio questo aspetto che ci permette uno stabilimento in Por-togallo”.Mentre a Palermo si lavora il pesce

del Mediterraneo.“Proprio così, nello storico stabilimento di Sant’Erasmo lavoriamo le specialità ittiche del nostro mare: tonno rosso, spada, alici e sgombro che sono quei tipi di pesci che troviamo nel Mediterraneo”.

Ci sono diversi tipi di tonno. Come li avete suddivisi?“Abbiamo creato diverse linee per essere riconoscibili e ben posizionati nella distribuzione. C’è il “Due pavoni”, linea storica del tonno di qualità, il “Coalma autentico” che rappresenta la storia della lavorazione in acqua e sale con i vecchi metodi. E poi c’è la linea “Sant’Erasmo”, un omaggio a dove è nata la ditta in cui c’è tutto il pescato del Mediterraneo. Queste sono le peculiarità della Coalma che ci diffe-renziano dalla concorrenza”.Non solo tonno, però. Quali sono gli altri prodotti di punta della Coalma?“Noi lavoriamo filetti di acciughe con la collaborazione di un’azienda di Aspra. E poi un altro nostro punto di forza sono le alici”.Quali sono i progetti del futuro?“In questo momento siamo concentrati sullo stabili-mento di Palermo. Entro un biennio sarà del tutto ristrutturato e ci sarà un museo del tonno con tutti i macchinari storici. In quello nuovo, invece, ci saranno solo tecnologie avanzate”.

“Non vogliamo che il pescato venga surgelato,

trasportato e poi lavorato a Palermo. Per questa ragione abbiamo anche aperto uno stabilimento in Portogallo”.

92 93

La Mgmd Srl dal 2000 si occupa di sicurezza sul lavoro ampliando ne-gli anni le attività ad essa connesse. Oggi è un punto di riferimento nel settore con le seguenti divisioni: Antincendio, Formazione, Sicurezza sul lavoro, Consulenza e Progettazione, Impianti tecnologici, Fornitu-re. Guido Messina è l’Amministratore unico, Maria Francesca Presti-anni Responsabile Formazione, Dario Messina responsabile divisione antincendio e sicurezza sul lavoro, Rosalia Di Vittorio responsabile impianti e progettazione, Melania Messina di consulenza e forniture, Giuseppe D’Accardi amministrazione. Ha sede in via Libertà 171 a Palermo. Tel. 091349929; fax 0916265934. Sul web: [email protected], www.mgmd.it, www.formazioneeprotezione.it, www.elearningitalia.it

laVoro In SICUrezza: Il noSTro meSTIere

Lavoro e sicurezza, vivere civile (scuole e ospedali in testa) e prevenzione dei rischi, fino al comples-so mondo delle misure antincendio, della forma-zione e delle certificazioni di qualità aziendale:

un investimento fondamentale e preteso da norme analiti-che e inflessibili. Un impegno che è di importanza capitale, “quanto purtroppo - complice la crisi, i ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni - esposto spesso al ri-schio depotenziamento”. Però continua a crederci, nell’universo prevenzione nel quale è impegnato dall’inizio degli anni Duemila, Guido Messina, responsabile unico della MGMD srl di Palermo. Voce titolata a parlare degli scricchiolii di un sistema che registra le sofferenze soprat-tutto delle piccole realtà di consulenza: La MGMD Srl annovera tra i propri clienti: Comuni, Pro-vincie, Palazzo di Giustizia, Case circondariali, Aeronautica Militare 37 ° Trapani - Pantelleria, Città Metropolitana, Policlinico Paolo Giaccone, Asp Palermo, Asp Trapani, Isti-tuti scolastici e professionali, l’ EBRTS - Ente Bilaterale

Regionale Turismo Siciliano e tutte le strutture associate.La sicurezza, sul lavoro e non solo, ai tempi della crisi. Si rischia un pericoloso abbassamento della guardia?“La legge parla chiaro, è articolata e impone, tanto alle azien-de quanto alle pubbliche amministrazioni, obblighi precisi. In Sicilia, per la penuria di grandi aziende private, proprio

il pubblico riveste un ruolo decisivo. E i continui e spesso estemporanei tagli di spesa si riverberano ovviamente anche su-gli aspetti legati alla sicurezza. Va ancora peggio nel settore privato, normale che un’impresa in difficoltà risparmi dove può se il rischio è quello di sparire dal mercato. Noi andiamo avanti grazie alla diversifica-zione delle attività, riuscendo a compensa-re le voci di entrata e di perdita, nei limiti del possibile”.

Ci spieghi meglio.“Investire su tutti, dico tutti, gli aspetti legati alla sicurezza, è stato impegnativo. Ma ci permette di restare in salute. Ci occupiamo di sicurezza sui posti di lavoro e antincendio, non a 360 ma a... 400 gradi.

Dalla formazione degli addetti alla sicurezza alle pratiche di prevenzione degli incendi (installazione e collaudo, forniture, manutenzione, riparazioni), fino alla certificazione e al rila-scio di attestati, con corsi in sede e due piattaforme on line, redazione di documenti di valutazione dei rischi (DVR) ed assunzione dell’ incarico di Responsabile del Servizio Preven-zione e Protezione”.Un altro aspetto critico, per un settore legato molto alle pubbliche amministrazioni, sono i ritardi nei pa-gamenti...“Il problema è sotto gli occhi di tutti. Se vinci una gara e non hai più il pozzo di San Patrizio in termini di liquidità in attesa di pagamenti che nella migliore delle ipotesi arrivano in 8-12 mesi, devi andare in banca, con tutte le conseguenze nefaste del caso. Ma mi concentro su un altro aspetto, poco valutato: spesso si è costretti a rinunziare ad appalti già vinti per le basi d’asta che non coprono neppure i costi. Recentemente è stata pubblicata una gara per la manu-tenzione dei presidi antincendio di cui, il solo costo delle forniture, senza considerare gli interventi, è maggiore della base di gara”.

Amministratore Unico geom. Guido Messina arch. Rosalia Di Vittorio, sig.ra Patrizia Costanzo, d.ssa Maria Francesca Prestianni, sig. Vincenzo Mazzola

Rag. Giuseppe D’accardi, Sig Ivan Pitarresi

“Che la sicurezza sia un investimento produttivo, noi crediamo di averlo

capito. Dovrebbe essere un’idea condivisa”

94 95

Standard assoluti di qualità in termini di selezione e

stagionatura: questo è Morettino.

Il “viaggio” imprenditoriale di Caffè Morettino ini-zia nell’immediato dopoguerra. È il 1950, quando nella sua bottega di spezie coloniali di Palermo, Angelo Morettino inizia a coltivare la passione per il caffè, scegliendo di firmare le miscele che cura. La produzione su vasta scala si assesta negli anni ‘70 e nel decennio successivo entra-no nella gestione i tre figli Arturo, Al-berto ed Alessan-dro nei tre settori strategici del mar-keting, della pro-duzione e dell’am-ministrazione. Oggi l’azienda dà lavoro a o l tre settanta persone.

Il CoraGGIo dI fare Il Caffè GIUSTo

Antichi primati, italiani e anche di Palermo, da difendere con ecosostenibilità totale, scelte “bio” capaci di esaltare gusto e qualità, e design ergo-nomici ultramoderni quanto semplici nella loro

integrale riciclabilità. Un po’ “nomen omen”, un nome che parla già di caffè. è la quarta generazione all’opera nello storico stabilimento di San Lorenzo Col-li, quella dei Morettino. A parlare delle nuove sfide di un prodotto, il caffè ap-punto, “troppo spesso e colpevolmente trattato con sufficienza nel nostro Paese, particolosamente convinto del proprio in-toccabile primato”, è Andrea Morettino, trentaduenne export manager dell’azien-da palermitana.Ce lo dicono le inchieste giornalistiche e il nostro palato. Non è tutto oro, anzi “vero” caffè, quello che luccica in tazzina. Che fare?“Scelte coraggiose, le uniche in grado di salvare i valori della tradizione e il loro corollario: la lentezza, dalla scelta dei chic-chi crudi e tostati, alla produzione, fino al consumo. Primo:

standard assoluti di qualità in termini di selezione e stagio-natura. Cioè, i caffè più pregiati al mondo. Poi, la lavorazione artigianale lenta. Ancora, l’ecosostenobilità ‘matura’ della stagionatura. A questo scopo, e fra i primi in Italia a impiantare la macchina adatta, noi abbiamo adottato il sistema ad aria calda pulita.

Sostenibili fino alla fine: anche dopo la tostatura usiamo il sistema di raffredda-mento ad aria pulita”.Sembra di sentir parlare un enologo...“Le due cose, le due eccellenze, hanno infi-niti punti di contatto. Mio nonno Angelo non si stancava di ripetere che ‘occorre il giusto tempo... Continuiamo a pensarlo, restando un punto di riferimento in Sicilia e coltivando una graduale e costante stra-tegia di internazionalizzazione.

Non è facile, bisogna confrontarsi sui mercati con umiltà, poiché i gusti cambiano radicalmente da popolo a popolo. Azzeccare la miscela e dare il vero piacere del caffè è un impe-gno che non ammette superficialità, se non si vogliono subire dure lezioni, anche con il passaporto italiano in tasca.

Il caffè ha un enorme valore simbolico ovunque, seppure de-clinato in diversi modi, e noi dobbiamo ricordare che ai sici-liani in particolare, gli arabi hanno svelato la ‘bevanda segreta’. Invenzione mistica, l’infuso di caffè, non per nulla chiamata ‘vino di Maometto’”.Spesso le scelte dei bar vanno però in controtendenza. La crisi morde e si sceglie il risparmio...“Che sia una strategia che non paga nel medio e lungo termine, lo stanno comprendendo anche i dettaglianti. Stanno tornan-do in molti, alla certezza dell’assistenza, della formazione, delle miscele e delle macchine di qualità. Abbiamo istituito la ‘School of Coffee’, centro di formazione permanente per addetti ai lavori e semplici cultori. Nello sta-bilimento di San Lorenzo c’è l’unico museo storico siciliano, con oltre cento pezzi. A Expo 2015 abbiamo lanciato con successo la miscela ‘bio’ Espresso Mediterraneo Organic. Così come è pronta la nuova cialda quadrata con involucro in carta ‘Espresso al quadra-to’ già candidata al ‘Compasso d’oro’, prestigioso premio di design, con l’addio alle capsule. Prima volta per un’azienda siciliana e prima volta per un caffè. Basta plastica, di eterno c’è solo il caffè”.

Angelo Morettino, Fondatore di Caffe’ Morettino La tostatura artigianale lenta ad aria calda pulita

Morettino Coffee Experience

Mio nonno Angelo non si stancava di ripetere che occorre il giusto tempo... Continuiamo a pensarlo”

96 97

Ivan Bellanca, 44 anni, nato e cresciuto a Palermo (padre siciliano e madre francese) fino ai primi anni di studi in Architettura, terminati a Milano e con una borsa di studio al Centro Stile Fiat a Torino. E’ proprio in Fiat che inizia nel 2000 una carriera che dall’esperienza tecnica transiterà man mano nell’ambito commerciale, fino alla Direzione Marketing mercato Italia nel 2006/07. Presa la decisione di coniugare al meglio lavoro e famiglia, Ivan torna da Torino in qualità di Area Manager Fiat e con un master in Management, che lo portano alla fine nel 2013 ad accettare la sfida di entrare in Nuova Sicilauto, dove si occupa di marketing, CRM e formazione in una delle realtà imprenditoriali siciliane più vivaci ed attive sul mercato. E’ sposato da 13 anni ed ha due figli, è appassionato di bici, di lunghi viaggi e di fotografia e pur avendo stabilito da tempo la sua residenza a Cefalù, si sente da sempre un po’ cosmopolita.

SUV o famIlIare, da noI l’aUTo è qUella GIUSTa

Nuova Sicilauto è, dal 1990, sinonimo di passione per le macchine. Auto per tutti, dall’inossidabile Panda alla sofisticata Giulietta, dalla modaiola 500 e 500X, alla sportivissima Jeep. “Inizia tutto

a Carini – racconta Ivan Bellanca, Responsabile Marketing di Nuova Sicilauto - quando Francesco Gatto, papà di Antonio e Giosuè, gli attuali titolari, apre la concessio-naria a Carini ed a Palermo”. Col tempo si consolida la presenza a Palermo, col punto vendita di Viale Lazio che oggi fornisce anche l’assistenza post-vendita e da poco meno di un’anno, con l’impianto del Baglio Villa, nell’area del Centro Commerciale Forum. Ma non possiamo giurare che sia finita qui. Dottor Bellanca, qual è lo stato di sa-lute del mondo delle auto?“A livello mondiale, a causa della recessione, ha subito un forte shock nel 2008, in Sicilia nel 2010. Il settore è stato molto colpito. In quel periodo Fiat ha tagliato alcune concessionarie: nell’Isola erano 24 fino al 2010, adesso sono 6 o 7. La scelta – in parte non voluta – è stata fatta per razionalizzare la rete”.

Cosa fa in quella circostanza difficile l’azienda per cui lavora?“Resiste e inverte la tendenza. Apre altre sedi e vende altri mar-chi: Lancia nel 2012, Alfa Romeo nel 2013, Jeep nel 2014. E’ stato un crescendo. Ora a Palermo ci siamo solo noi e Motor Vil-lage e questo ci dà molta visibilità, anche lontano da Palermo”.

Quali le strategie attuali?“Il gruppo ha scelto delle campagne piut-tosto aggressive. La nuova tendenza è la comunicazione multicanale, un punto su cui stiamo forzando molto. Il tempo della pubblicità di massa è finito, deve essere più mirata. Cerchiamo i clienti diretta-mente e diamo importanza alla loro ge-stione anche dopo l’acquisto, ad esempio con l’estensione dei pacchetti di garanzia, spesso in promozione, perché crediamo

nella fidelizzazione del cliente”.Cosa si vende di più?“Il cavallo di battaglia è sempre la Panda, vero e proprio must di Fiat. Anche la Jeep va bene. Il modello Renegade ha un grandis-simo successo, soprattutto nel sesso femminile: il 40 per cento

dei clienti è costituito da donne. Riscontri positivi anche per la famiglia 500,grazie all’ultima arrivata 500X: adatte alle mam-me portano i figli ovunque, così come al professionista. E poi la Lancia Y, amata molto dalle donne perché unisce una certa cura estetica nei dettagli, tipica delle berline più prestigiose”. Tutti si lamentano ancora della crisi. Chi acquista macchine?“Dal dopoguerra in poi l’auto ha sempre rappresentato uno status. Durante il periodo della motorizzazione di massa, l’auto diventava un modo per distinguersi. Ora invece c’è un mercato di sostituzione. Ciò che si nota è un vero e proprio gusto per l’acquisto, cosa che fino a 2-3 anni fa non c’era”.Cosa manca alla nostra terra per spiccare il volo verso uno sviluppo che sia veramente tale?“Se un punto molto debole vogliamo trovarlo, direi la forma-zione manageriale e imprenditoriale. Spesso le aziende sicilia-ne lavorano ‘oggi per oggi’, senza prospettive a lungo termine. Qualche tempo fa mi hanno fatto notare che in Sicilia non si usa il futuro come tempo verbale. Ecco cosa siamo noi. Siamo ospitali, ma non sappiamo creare sinergie, relazioni. Le aziende dovrebbero consorziarsi, invece ognuno lavora per sé. Non c’è proprio l’attitudine a lavorare insieme e non è una cosa positiva”.

Antonio e Giosuè Gatto

L’assistenza meccanica

“Ciò che si nota è un vero e proprio gusto per l’acquisto, cosa che fino a 2-3 anni fa

non c’era”

98 99

“Le Officine Grafiche sono una tipografia a ciclo completo. “

Officine Grafiche è una tipografia ha rag-giunto negli anni una posizione di leadership come punto di riferimento nel panorama grafico regionale della stampa piana dando occupazione a più di 60 addetti. una buona parte della storia di questa azienda si lega a quella della tipografia del-la famiglia Pez-zino che nasce nel secondo de-cennio del 1900. Oggi stampa e rilega giornali e riviste, libri e opuscoli, mani-festi, depliant e anche astucci e scatole.

Se haI Una Idea noI Te le STampIamo

Nel tempo l’azienda ha subito alcune trasforma-zioni importanti a livello proprietario e manage-riale, pur non cambiando mai la sua fisionomia e soprattutto non perdendo mai la passione per

questo lavoro”. Così Cris Pezzino, Amministratore Delegato di Officine Grafiche, parla della grande tipografia diventata un punto di riferimento nel panorama grafico regionale della stampa piana.Come nasce Officine grafiche?“Una buona parte della storia di questa azienda si lega a quella della tipografia della mia famiglia che nasce nel secondo decennio del 1900 e che prosegue la sua attività, tra una guerra e l’altra, attraverso la conduzione di mio bisnonno, di mio nonno e di mio padre dal quale ho impa-rato il mestiere e con il quale continuo a collaborare ancora oggi. Poi nel 1997 ci fu una prima svolta”.Quale?“L’azienda della famiglia Pezzino si è fusa con quella della famiglia Cosentino anch’essa azienda storica, dando vita alla nascita di una Spa che si è sviluppata con ritmi significativi

sino a raggiungere negli anni 2004-2008 una posizione di leadership assoluta punto di riferimento nel panorama grafico regionale della stampa piana dando occupazione a più di 60 addetti. Nel 2012  parte una nuova realtà: una cooperativa di lavoratori, formata da un buon numero di collaboratori che già ricoprivano i ruoli operativi più significativi, sposando una

nuova filosofia imprenditoriale più adatta alla realtà di un mercato sempre più pove-ro di marginalità”.Di cosa vi occupate? Quali sono le ca-ratteristiche principali?“La nostra è una tipografia a ciclo com-pleto che vede integrati verticalmente i processi di produzione, dalla prestampa alla legatoria. Le fasi di lavorazione ven-gono gestite tutte all’interno garantendo così un controllo costante della qualità”.

Quale è il vostro mercato?“Il nostro mercato, prevalentemente regionale,  abbraccia principalmente i prodotti editoriali e commerciali. Stampia-mo e rileghiamo giornali e riviste, libri e opuscoli, manifesti, depliant e anche astucci e scatole attraverso 15 gruppi stampa

variamente frazionati nei formati dal 35x50 al 100x140. An-che alcune lavorazioni di nobilitazione vengono effettuata in casa e mi riferisco alla plastifica, alla verniciatura uv, alla stampa a hotfoil e alla fustellatura e piega incolla”.Come è organizzata Officine grafiche?“L’organico è composto da 30 persone di cui 5 dipendenti e 25 soci lavoratori che hanno creduto nella possibilità di portare avanti l’attività anche in un momento di crisi particolarmente forte e che hanno costituito un gruppo di lavoro affiatato e disponibile”. Perchè secondo lei, i clienti vi scelgono?“Per lo standard qualitativo che riusciamo a garantire e per il rispetto degli impegni di consegna che assumiamo. Di recente, per diversificare la produzione e intercettare un mercato in espansione come quello del packaging, abbiamo pianificato un investimento che potenzi  la capacità produttiva nel reparto di fustellatura, accoppiatura e piega/incolla”.Come vi proiettate verso il futuro?“Nello stesso tempo il nostro mercato tradizionale di riferi-mento, cioè quello dell’editoria e della pubblicità, dovreb-be invertire il trend ribassista registrato negli ultimi 6 anni per  proiettarci con ottimismo verso il futuro”.

Il gruppo di lavoro Uscita fogli macchina da stampa

particolare antica macchina tipografica

“Le fasi di lavorazione vengono gestite tutte all’interno garantendo

così un controllo costante della qualità”

100 101

L’azienda vitivi-nicola Principe di Corleone-Pollara di Vincenzo Pollara & C. sas ha sede a Monreale, in con-trada Malvello. E’ stata fondata nel 1892 da Giuseppe Pollara e oggi conta su 100 ettari di vi-gneti, con uno sta-bilimento enologico che quest’anno ha prodotto 750 mila litri di vino. Nell’a-zienda lavorano 15 persone. Sito internet www.principedicorleone.it.

e doVe non è VIno non è amore

Il buon vino si fa nei vigneti prima ancora che nelle botti. Parola di Vincenzo Pollara, Amministratore dell’azien-da vitivinicola “Principe di Corleone” di Monreale.La storia della vostra azienda affonda le radici nel

XIX secolo “Giuseppe Pollara, mio nonno, fondò l’azien-da nel 1892 ma allora la produzione veniva interamente venduta sfusa come vino da taglio nel nord Italia e in Francia. La prima svolta la diede mio padre, Leoluca, che avviò una decisa razionalizzazione dell’im-pianto dei vigneti. Ma la vera “sterzata” all’azienda è arrivata nel 1980, con me e mia sorella Lea, che abbiamo deciso di realizzare lo stabilimento per la vinifi-cazione e l’imbottigliamento. Da allora, però, non abbiamo mai smesso di ammo-dernare gli impianti”. Su quali prodotti puntate?“La nostra strategia è stata sempre improntata alla diversifica-zione del prodotto, per andare incontro alle esigenze e al gusto di fasce di mercato quanto più ampie possibile, ma sempre con la massima attenzione alla qualità. In questo senso offriamo

10 linee con oltre 40 etichette. Si va dalla “Fidelio”, più com-merciale, con due vini bianchi e un rosso, alla “Giovani”, con un bianco, un rosso e un rosso novello, creata appositamente per incontrare il gusto dei nuovi consumatori, per passare ai “Classici”, alla “Selezione di famiglia”, alla linea “Nkantu”, i movitigni, gli spumanti e i vini da dessert”.

Per quanto riguarda i mercati quali sono i vostri sbocchi?“Il 70 per cento della nostra produzione viene venduto in Italia: la metà resta in Sicilia, il resto a macchia di leopardo va in tutto la penisola, sopratutto nei grandi capoluoghi. All’estero siamo presenti or-mai da molti anni nel nord Europa e negli Stati Uniti. Quest’anno c’è una novità: abbiamo avviato la collaborazione con un importatore giapponese, che lavora per la

grande distribuzione organizzata, interessato ai monovitigni autoctoni come Nero d’Avola e Nerello mascalese, e a gennaio dovremmo definire le prime spedizioni”.Come riuscite a garantire la qualità con una tale gamma di prodotti?

“Il nostro obiettivo finale resta la qualità ma la nostra idea di fondo è che ci si debba adeguare ai gusti dei consumatori. Siamo fortemente convinti che la qualità del vino nasca nel vigneto prima ancora che nelle botti e, per questo motivo, prestiamo molta attenzione alle tecniche di coltivazione e irrigazione. Il principio applicato ai nostri vigneti è quello dell’agricoltura sostenibile con l’uso prioritario di tecniche organiche che garantisce ottima salute alle viti. I grappoli vengono raccolti a mano dopo aver raggiunto la maturazio-ne ideale. Le varietà vengono vendemmiate separatamente e solo dopo una fermentazione ottimale si procede alla loro unione per ottenere vini dal gusto fine, elegante e dalla spiccata personalità”.Nella tenuta c’è anche un’azienda agrituristica.“L’agriturismo “Casa mia” viene utilizzato anche come base per tour enogastronomici perché riteniamo che la promozione dei nostri vini non possa prescindere dalla promozione del territorio. La nostra azienda ha deciso in tal senso di puntare anche sull’enoturismo attraverso contatti con tour operator stranieri (americani, svizzeri, australiani, inglesi) che organizzano pacchetti dedicati ai “wine lovers”.

La Famiglia Corleone

PrincRosso

“Principe di Corleone significa oggi oltre 40

etichette che incontrano il gusto di tutti i consumatori”

102 103

Piero Bruno nasce a Palermo il 7 marzo 1969. Consegue il diploma di perito industriale all’istituto tecnico industriale Alessandro Volta di Palermo. Sin da giovanissimo ha la-vorato per tv locali siciliane come agente pubblicitario, poi nel 1989, a 20 anni, ha creato insieme a un altro socio la Studio Italia Advertising, prima della nascita nel 1992 di PromoItalia srl, la sua attuale società. È coniugato e ha due figli.

fermIamo l’aTTImo dI oGnI emozIone

“Diversificare l’offerta e trovare mercati anche al di fuori dalla Sicilia”. è la ricetta per non soccombere alla crisi dettata da Piero Bruno, titolare di PromoItalia srl, so-cietà specializzata nel settore della video produzione e

nella post produzione video e audio. PromoItalia opera dagli anni Novanta e si rivolge a clienti nazionali e internazionali: enti pubblici, associazioni, aziende private e pubbliche. Bruno, come sta la televisione in Italia?“Male. è completamente stritolata da in-ternet. E per accorgersene basta guardare una fascia pubblicitaria di oggi e metterla a confronto con una di dieci anni fa. Si noterà che adesso almeno il 60% degli inserzionisti sono siti internet”. È una strategia per trascinare sul web gli ultimi fedeli al telecomando? “Sì, anche perché su internet la pubblicità costa molto meno, ma prima o poi le televisioni dovranno reagire”. Cosa si può fare per rilanciare il piccolo schermo? “I palinsesti parlano chiaro, le tv pur di campare in qualche modo, si sono nettamente ridimensionate, forse anche troppo.

Sono tanti i canali che offrono soltanto televendite e film in bianco e nero. Se non si investe in nuove produzioni, difficil-mente la gente tornerà a guardare la televisione. Tra l’altro ci sono esempi positivi, di canali che hanno investito in produzio-ni di un certo livello, riuscendo a conseguire ottimi risultati”. Quanto è complicato operare in Sicilia per una realtà

come la sua? “è davvero un compito arduo.  Prendia-mo a esempio il calcio in tv. Puoi lavora-re solo col Palermo o col Trapani e non hai molti più sbocchi. Ma non è solo questo, i clienti che si riescono a repe-rire al Nord per qualità e forza offrono maggiori garanzie. A determinare l’80% del nostro fatturato sono aziende che operano da Roma in su”. PromoItalia addirittura ha anche travalicato i confi-

ni nazionali… “Sì, perché come dicevo la tv italiana offre molto meno rispetto al passato. Ed è per questo che stiamo lavorando molto per le tv maltesi e rumene. Sono due Paesi molto diversi, innanzitutto per dimensioni e numero di abitanti. Procacciamo clienti italiani che vogliono investire

all’estero. Malta per esempio, interessa sia agli enti locali interessati a promuovere il cibo siciliano, si alle aziende private che intenzionate a esportare il loro prodotto. Ma lavoriamo anche con grandi nomi nazionali che hanno intravisto sbocchi al di fuori dell’Italia. Abbiamo anche lavorato alla produzione e alla realizzazione di eventi in Tunisia, prima che si verificassero gli attentati terroristici”. Lei ha parlato di “diversificazione”. È per questo che avete anche aperto all’e-commerce?“Sì. Ma adesso vogliamo tornare a dieci anni fa, puntando alla pubblicità istituzionale che offre più certezze. L’e-commerce ha un limite: la possibilità di cercare nello stesso momento su internet un prodotto simile, ma con qualità inferiore, offerto a prezzo minore”.Qual è invece il limite della Sicilia?“Manca la coesione fra i siciliani, manca l’idea di bene comu-ne. Se io vado a Bolzano e rovino una panchina, dopo due minuti avrò 40 persone attorno che mi staranno redarguendo per quello che ho fatto, in Sicilia ci gireremmo dall’altra parte. è un peccato, la Sicilia potrebbe fare davvero grandissime cose, ma ha gravi difetti anche a livello politico, ci sarebbe bisogno di una sterzata”. 

Non solo Italia, da Malta alla Romania ma anche

Tunisia, l’azienda è riuscita a conquistarsi fette

di mercato

Piero Bruno

104 105

Randazzo srl si occupa dell’offerta sul territorio siciliano dei servizi ups: il cliente può contare su un unico interlocutore per la propria movimentazio-ne delle merci, dal piccolo pacco espresso oppure standard, al container marittimo, alle operazioni doganali che grazie alla copertura globale garanti-sce una assistenza porta a porta. L’azienda nasce nel 1996 grazie alla grande passione di un uomo, il Commendatore Giovanni Randazzo.

oGnI VoSTro paCCo è nelle manI SICUre

“L’azienda negli anni non ha trascurato la propria mo-dernizzazione, rappresentando la più grande multina-zionale nel settore della logistica l’americana “UPS” di cui ha fatto propria la cultura, modellando il concetto

dell’offerta di un sistema vincente”. Così parla di Ups Ran-dazzo il General Manager Salvo Randazzo.Ci può presentare l’azienda?“è doveroso iniziare dicendo che l’azienda nasce nel 1996 grazie alla grande passione di un uomo, il Commendatore Giovanni Randazzo, che sin da giovane ha sempre creduto in se stesso ed a quanto lui crede-va – a ragion veduta – ovvero: che il suo futuro sarebbe stato quello di oggi. Infatti come spesso avviene nel Meridione chia-ma la sua azienda con il proprio cognome, un impegno che mette in gioco se stesso. Tutto inizia con le spedizioni via aerea, a quel tempo una sfi-da davvero ambiziosa che, grazie anche alla collaborazione dell’allora staff Alitalia, inizia a valutare di scaricare la zavorra (necessaria per il bilanciamento aereo) e a caricare merce de-stinata presso gli aeroporti nazionali. Racconta sempre le sue

prime spedizioni consolidate e la soddisfazione avuta per avere raggiunto i 45 chili, peso che gli consentì di acquisire una tarif-fa più vantaggiosa dalla compagnia di bandiera e di registrare migliori introiti. Da li l’azienda decide di applicare la propria esperienza e capacità anche sulle spedizioni internazionali, avvenimento che coincide con la necessità di un nobil uomo

- che amiamo tanto ricordare - il Signor Macaluso, il quale affida alla Randazzo Srl tonnellate di tonno pescato nel nostro mare, destinato via aerea all’importantissi-mo mercato del Giappone. Quegli anni di intenso lavoro garantirono una repentina crescita consentendo la creazione e la na-scita - con risorse proprie - del magazzino che oggi in Carini, offre lavoro e oppor-tunità destinando al territorio siciliano, e non solo, una aggiornata gamma di servizi

e certificazioni: IATA, AEO, ENAC, eccetera. L’azienda negli anni non ha trascurato la propria modernizzazione, rappresen-tando la più grande multinazionale nel settore della logistica l’americana “UPS” di cui ha fatto propria la cultura, model-lando il concetto dell’offerta di un sistema vincente”.

Quali sono le vostre caratteristiche principali?“La nostra azienda si occupa dell’offerta sul territorio siciliano dei servizi UPS, il cliente infatti oggi può contare su un unico interlocutore per la propria movimentazione delle merci, dal piccolo pacco espresso oppure standard, al container maritti-mo, alle operazioni doganali che grazie alla copertura globale possiamo assistere door to door”.Quali sono i punti di forza?“Uno dei punti di forza è sicuramente tutto il nostro staff che motivato garantisce una costante assistenza alle molte-plici tematiche di esportazione e importazione, il senso di appartenenza all’azienda e la dedizione alla nostra mission. Tutto questo secondo me rende leader la nostra società. Oltre alla capillare presenza che quotidianamente tocca i circa 260 paesi della Sicilia occidentale tramite la nostra flotta brown”.Quali sono i buoni motivi perchè, secondo lei, i clienti vi scelgono?La nostra proposta di servizi non si ferma alla contrattualistica. Nel nostro settore il post vendita è l’elemento cardine del rappor-to commerciale. La nostra rete vendita infatti è costantemente a disposizione per erogare assistenza e aggiornamenti”.

Comm. Giovanni Randazzo e Salvo Randazzo A destra Salvo Randazzo e il ns standard di driver e brown car

“Siamo sempre alla ricerca di innovazione.

Abbiamo ancora molto da dare a questa Isola, che ci

fregiamo di rappresentare”

106 107

Nei primi anni ‘90, conclusi gli studi in economia aziendale presso l’università Commerciale Bocco-ni di Milano, Jolanda affiancava il padre in tutte le attività aziendali, seguendolo in ogni circostanza la-vorativa, come accadeva già da diversi anni anche in occasione di incontri e business meeting con le case mandanti del mondo Fiat. Così facendo Jolanda acquisiva inconsapevolmente una imprescindibi-le esperienza uma-na e professionale direttamente sul campo, che presto si rivelerà preziosa per la sopravviven-za stessa dell ’a-zienda.

dIamo Un’aUTo a oGnI VoSTro deSIderIo

Nata nel 1948 come un’officina, adesso è uno dei punti di riferimento a Palermo come conces-sionaria d’auto. Stiamo parlando dell’azienda Riolo, storica famiglia impegnata da sempre in

questo settore. Una tradizione che si è tramandata di gene-razione in generazione, senza mai perdere i valori su cui si è basata. Primo tra tutti la soddisfazio-ne del cliente e la cura del rapporto con chi compra un’auto. A far nascere tutto è stato Nicolò Riolo e adesso la colonna dell’azienda è la figlia Jolanda.Dottoressa, Riolo rappresenta una storia che continua da oltre sessant’anni. Cosa rappresenta per lei questa azienda?“Per me l’azienda resta sempre mio padre, è lui che ha fondato la ditta e i suoi valori e io ho seguito le sue orme. Riolo è fondata principalmente sulla soddisfazione del cliente e il nostro perso-nale sa che questo deve essere il primo obiettivo da seguire e da conquistare. In un mercato difficile come quello palermitano in cui non c’è spazio per marchi di un certo spessore, bisogna puntare tutto sulla qualità, non deludere il cliente ed essere

sempre corretti. Se ti comporti bene, i risultati arrivano perché poi il cliente soddisfatto è quello che può portare anche amici e parenti. E quando succede, vuol dire che si è lavorato bene”. Il vostro lavoro non si conclude solo con la vendita dell’auto.“Abbiamo officine nelle quali lavorano molti operai, perché noi

puntiamo molto sul post vendita. Succede, quindi, che molti clienti spesso restano con un’auto dello stesso marchio, perché trova-no un’ottima assistenza. Inoltre, abbiamo aperto un nuovo centro usato in via Ugo La Malfa. Di questi centri usato Audi ce ne sono in tutto 40 in Italia e questo vuol dire che Audi si fida del nostro lavoro”.Nella storia di Riolo ci sono stati tanti marchi fino ad arrivare ad Audi che è ormai consolidato da anni.

“Il cammino da un marchio all’altro è dovuto alla nostra evo-luzione che va a cercare i clienti che amano la macchina, che vedono nell’auto qualcosa in cui trovare qualità e ricercatezza. Abbiamo scelto Audi anche per avere l’esclusiva in città e la-vorare in esclusiva significa poter investire tutto in aziende e

macchinari di ultima generazione per avere clienti che restano da noi anche dopo aver comprato. Quello che ci premia ogni giorno è la risposta del cliente”. Cosa rappresenta oggi l’Audi Zentrum di viale Regione Siciliana?“L’Audi Zentrum è un format voluto dalla Germania e ci siamo adeguati alla richiesta della casa madre. è un ottimo format per presentare le nostre macchine e per noi rappresenta l’eccellenza, lo definisco anche come l’università del nostro personale, il punto di arrivo”.Il mercato dell’auto sembra in ripresa, avete tratto be-nefici anche voi?“Le vendite sono sempre positive tranne un periodo di crisi tra il 2011 e 2012. Ora si è tornati a un equilibrio e la contrazione si è fermata, ci siamo riorganizzati con numeri diversi. Ades-so ci sentiamo più forti e abbiamo fatto ordine nelle nostre aziende. La crisi ci ha reso più forti”.Non solo Audi, però. Il vostro lavoro si basa anche su altri marchi in città.“Certo, perché lavoriamo anche con Opel e Toyota. In questo momento stiamo ricevendo ottime risposte dalla nuova gam-ma dei veicoli commerciali Opel”.

Jolanda Riolo Audi Zentrum Palermo

Riolo Autostore Centro Usato

“Abbiamo officine nelle quali lavorano molti operai, perché noi puntiamo molto

sul post vendita”

108 109

Lo Strascino srl, di cui è Amministratore Fabio Moscarello, è la società che gestisce l’omonimo ristorante con sede dal 1974 a Palermo, in viale Regione Sicil iana 2282, con 450 coperti su una superfice di 900 metri quadrati e 20 dipendenti. Sito internet: www.lostrascino.com.

profUmI e SaporI: la SICIlIa In TaVola

Da Palermo al Qatar, passando dalla City di Londra, per esportare l’arte culinaria sici-liana. E’ l’exploit della famiglia Moscarello, padre e cinque figli, che dal 1974 gestisce il

ristorante “Lo Strascino”, raccontata da Giuseppe.Come nasce l’avventura de “Lo Strascino”?“Venivo da anni di esperienza in alcuni locali storici della città dove avevano la-vorato in sala, anche se la cucina è stata sempre la mia vera passione. Nel 1974 ho aperto il ristorante, con 200 coperti, nella stessa sede dove si trova oggi con un altro socio poi venuto a mancare. Il mio sogno era quello di realizzare un locale specializzato nella cucina tradi-zionale siciliana utilizzando solo ingre-dienti genuini. Una scelta che si è rive-lata vincente decretando un immediato successo, tanto che solo tre anni dopo abbiamo ampliato con una nuova sala nel seminterrato da 250 coperti. Nel 1980 abbiamo aperto un sala trattenimenti da 500 posti: anche questa ebbe un gran successo ma nel 1995 abbiamo deciso di chiuderla pre-

venendo la crisi legata al fatto che era iniziata la tendenza a fare i ricevimenti in altre location come ville e palazzi nobiliari. Negli anni, poi, si sono affiancati i miei cinque figli, tutti con solida esperienza di cucina: Fabio, Marcello, Danilo, Alessandro e Sergio. Insieme abbiamo formato una “squadra” affiatata la cui sinergia è stato il vero motore della

nostra attività”.Come spiega il successo, che dura da oltre 40 anni, del suo locale?“Fin dall’inizio abbiamo puntato sulla cucina siciliana, nel pieno rispetto della tradizione, e sulla qualità delle materie prime, che vogliamo valorizzare con le nostre ricette. Il gambero, per esempio, arriva ogni giorno da Mazara, il pesce da Trapani e Marsala, l’olio d’oliva da Castelvetrano, i formaggi da Piana degli

Albanesi. Il carretto sul quale esponiamo gli antipasti, lo “strascino” che da il nome al ristorante e che ne è diventato l’emblema, è un tripudio di pietanze tradizionali prepara-ti con prodotti di stagione. Il nostro locale ha anticipato tendenze che solo negli ultimi anni sono state accettate

da un vasto pubblico, come quella di chiedere prodotti “a chilometro zero”. A questo aggiungiamo l’esposizione di centinaia tra quadri, pupi, mobili, ceramiche e carretti, che fanno dello Strascino un vero e proprio museo delle tradizioni siciliane”.Ma la vostra attività va ben oltre i confini della Sicilia?“La nostra avventura all’estero comincia nel 1997 quando apriamo un ristorante di cucina siciliana a Beckenham, vi-cino Londra, che riscuote subito un enorme successo. Ma nel 2002 decidiamo di dare una svolta spostandoci in uno dei quartieri più prestigiosi della città, knightsbridge, dove apriamo il “Gran Caffè Londra”, un bistrot europeo con cucina internazionale. Il locale diventa punto di riferimento per manager, imprenditori, uomini d’affari e sceicchi arabi, vista anche la vicinanza con i grandi magazzini Harrod’s. Da questi incontri e dall’interesse mostrato dagli arabi na-sce l’idea di proporre un franchising. Così, alla fine del 2012, apriamo un “Gran Caffè” a Doha, capitale del Qatar, all’interno di uno dei più prestigiosi centri commerciali, mandando una squadra di chef italiani che ha istruito il personale locale. Il successo è stato tale che gli arabi hanno manifestato la volontà di aprirne altri”.

Il Dream Team Moscarello. Seduti da sinistra: Sergio, Marcello e Alessandro. In piedi: Danilo e Fabio Uno “scorcio” della ricca offerta giornaliera di antipasti. Una caratteristica del ristorante.

Il Fondatore, Giuseppe Moscarello

“Lo Strascino valorizza le ricette tradizionali utilizzando

prodotti a chilometro zero: una scelta vincente portata

avanti da una intera famiglia”

110 111

“Mio padre diceva non importa se il cliente è un mendicante o un re.

Per noi è Sua maestà l’ammalato”

La farmacia Salem fu fondata nel 1899 da Giuseppina Salem con sede sempre in via piazza Beati Paoli 6, a Palermo. Nel 1957 passa al nipote Camillo Salem. Dal 2002 è una snc con titolari i pronipoti Alessandro e Roberta Salem. Nel 2004 è stata premiata dalla Camera di Commercio con la Targa d’Oro per aver superato i cento anni di attività. Dal 2013 è una ditta individiale di cui è titolare Roberta Salem.Sito internet: www.farmaciasalem.it.

la SalUTe è Una TradIzIone dI famIGlIa

La farmacia è costretta a “cambiare pelle” offrendo prodotti e servizi innovativi ma resta immutato il rapporto di fiducia con il cliente-paziente, lo stesso che si aveva oltre un secolo fa. Ne è sicura Roberta

Salem, titolare dell’omonima impresa.Da quanto tempo siete sul mercato e come è nata la far-macia? “La farmacia si trova nel centro storico della città. Fondata nel 1899 da Giusep-pina Salem, prima donna nella storia a varcare nel 1890 la soglia della facoltà di Chimica e Farmacia di Palermo. Nel 1957 l’attività viene ceduta al nipote Camillo Salem che rimarrà titolare fino al 2002, quando diventa una snc con titolari i figli Alessandro e Roberta. Nel 2004 la farma-cia viene premiata con la Targa d’oro per aver superato i cento anni di attività dalla Camera di Commer-cio. Nel 2006 è stata totalmente ristrutturata recuperando gli arredi di fine ‘800 e gli archi settecenteschi su via Judica. Nel 2013 resto l’unica titolare a causa della prematura e tragica scomparsa di mio fratello Alessandro”.

Come vi siete adeguati alle nuove richieste del mercato?“Nel corso di questi anni, cambiando pesantemente il con-testo in cui si opera, si è reso necessario coniugare sempre di più la quantità dei servizi di qualità offerti con un’oculata gestione dei costi, mantenendo al centro l’esigenza dell’uten-te, individuandone i bisogni, offrendo contemporaneamente

prodotti tradizionali e naturali, aprendo ai trattamenti professionali, ospitando medici specializzati in diverse discipline (analisi del sangue, elettrocardiogramma, consulenze dietologiche, doppler venosi, tricologia, consulenze estetiche) senza mai perdere l’origine della professione, ovvero le preparazioni galeniche”.Questo ha cambiato la qualità del ser-vizio e il rapporto con l’utenza? “La nostra farmacia non ha mai cambiato

il rapporto con il cliente e meno che mai la qualità dei servi-zi. Ricordo ancora le parole di mio padre quando, con mio fratello, appena laureati, iniziammo a lavorare in farmacia: “Quando un cliente ha bisogno di te non guardare mai le stelle che ha collezionato sulla sua divisa, sia esso un generale o un

soldato semplice, un mendicante o un re. Ricorda sempre che hai di fronte Sua maestà l’ammalato””.Quali i problemi di un’azienda come la vostra? “Purtroppo tanti: dal ridottissimo margine di guadagno sul far-maco, che non permette di soddisfare con scontistiche adeguate le richieste dei clienti, al divario sempre maggiore tra pagamento dei fornitori e incasso del credito da parte dell’azienda del servi-zio sanitario, dalla conseguente ridotta capacità di investimento nello sviluppo alle difficoltà logistiche di una farmacia ubicata nel centro storico. Sopra ed intorno a questi fattori una crisi che sta attanagliando ogni ceto indebolendo pericolosamente quel-lo più basso e numeroso che oggi non sempre è in condizione di acquistare i prodotti primari per la salvaguardia della salute”. Cosa pensa che debba cambiare in Sicilia per favorire lo sviluppo delle imprese? “Occorrerebbe un progetto di supporto alle piccole aziende artigiane e commerciali per permettere loro di restare in at-tività trasmettendo alle nuove generazioni questo immenso patrimonio che inesorabilmente morirebbe insieme a loro, schiacciate in una competizione sproporzionata dai colossi della grande distribuzione. Non ci potrà essere sviluppo senza mantenimento del contatto umano tra operatore e utente”.

Camillo, Roberta e Alessandro Salem Esterno della farmacia piazza Beati Paoli 6

Fregio riportante le iniziali di Giuseppina Salem e del simbolo dei farmacisti su mobile originale d’epoca

“La farmacia fu fondata nel 1899 da Giuseppina Salem, la prima

donna nella storia a varcare nel 1890 la soglia della facoltà di

Chimica e Farmacia di Palermo”

112 113

Salerno srl, nata nei primi del ‘900, è stata la prima impresa in Italia ad utilizzare un sistema speciale di saldatura per

contenitori destinati alle conserve alimentari

L’impresa Salerno nasce ai primi del novecento (1903) con uno stabilimento di litografia su banda stagnata. A partire dagli anni 40 il Cav. Antonino Salerno, ed i suoi quattro figli avviano la produzione di contenitori in metallo per conser-ve alimentari. Oggi, la società è una delle aziende leader nel settore. Nonostante le dimensioni raggiunte, l’impresa mantiene una solida tradizione familiare; i Salerno, infatti, sono gli unici azionisti; la quarta generazione ricopre oggi le più rilevanti cariche manageriali.

SappIamo Come ConSerVare Il CIBo

Il metallo per conservare gli alimenti. Barattoli, lattine, contenitori per tenere al sicuro il cibo e fornire la mas-sima garanzia igienico sanitaria. Ne sa qualcosa l’impresa palermitana Salerno srl, nata

nei primi del ‘900, che vanta il primato di essere stata la prima impresa, in Italia, ad utilizzare il sistema di saldatura elettrica longitudinale dei lembi del corpo scato-la per contenitori destinati alle conserve alimentari. Azienda giunta alla quarta generazione, dagli anni 40 ha iniziato a produrre con-tenitori in metallo per la conservazione degli alimenti e per l’industria chimica in generale. Oggi, a guidare l’impresa è Antonino Sa-lerno, nipote del fondatore, che ha ade-guato la produzione alle più sofisticate tecnologie, un modo che ha permesso all’azienda di espan-dersi soprattutto nel mercato estero, con fatturati che hanno toccato anche i 17 milioni di euro.Quanto ha inciso la crisi economica degli ultimi anni sulla vostra produzione?

“Il passaggio è stato doloroso per tutti - dice Antonino Sa-lerno - soprattutto per le imprese siciliane del settore agro/alimentare che sono state costrette a chiudere, cioè non dei nostri mercati di riferimento. Ciò ci ha portato a compiere una profonda riorganizzazione aziendale e a guardare con più attenzione, attraverso maggiori

investimenti, al mercato estero, con par-ticolare attenzione ai paesi del bacino del Mediterraneo. Il progetto di espansione prevede infatti il consolidamento in tutto il continente africano ed in Medio Oriente, con l’ac-quisizione di quote di mercato sempre più significative; ma siamo molto presenti nel Nord Italia, fino in Croazia”.Quali sono gli elementi che ritenete fon-damentali per la vostra produzione?

“La tecnologia e la logistica. Per essere competitivi all’e-stero bisogna esserlo prima in casa propria. E’ per questo motivo che abbiamo scelto di investire sull’adeguamento tecnologico delle linee produttive, per restare al passo con i tempi.

Siamo un’azienda di nicchia, l’unica in Sicilia con questa tipo di produzione industriale. Poi c’è la logistica, il trasporto, voci che incidono molto sui costi aziendali. Per noi, il porto è l’infrastruttura più importante, perché, più del trasporto su gomma, le vie del mare ci permettono di smistare i nostri prodotti in tutto il mondo e in maniera veloce”.E in Sicilia, cosa sta accadendo?“Il grosso della produzione agro/alimentare è concentrata sulla Campania, penso ai produttori di pomodoro destinato a conserve. In Sicilia la crisi ha decimato le grandi aziende di questo settore, quelle in grado di immettere sul mercato grosse quantità di prodotto”. Da cosa è dipeso?“Certamente dalla crisi economica, ma anche da una ina-deguata politica agricola regionale, così come dalle quote imposte dalla Comunità Europea. Bisognerebbe rivedere tutto, perché il mercato ha subito una profonda trasforma-zione. Anche nel settore ittico c’è lo stesso problema. Con l’avanzare della tecnologia, la quota imposta sulla pesca del tonno, un prodotto che in molti ci invidiano, si esaurisce in poche settimane”.

Famiglia Salerno

Il progetto di espansione prevede il consolidamento

in tutto il continente africano ed in Medio Oriente

114 115

“Sicily by Car oggi è la prima compagnia di autonoleggio in Italia. Dragotto: “Con i colossi lottiamo e vinciamo”.

Tommaso Dragotto nasce il 18 gennaio 1938 a Palermo, città che non ha mai abbandonato. La sua personalità esuberan-te, la sua caparbietà e la sua tenacia si manifestano già fin dall’adolescenza quando si distingue nell’attività sportiva come pallanuotista (ma anche lancio del disco e del peso). Ha conseguito il diploma di Capi-tano di Lungo Corso macchi-nista, intraprende la carriera di ufficiale nella Marina Mer-cantile. Ma nella mente e nel cuore di Dragotto è sempre stata presente la volontà di avviare un’attività di noleggio auto che fosse tra le più im-portanti. Obiettivo centrato.

l’aUTo a noleGGIo ora è pIù lIBera

Una Fiat 1.300 color amaranto usata ha dato il via a un impero che oggi conta un parco auto medio di 15 mila autovetture. “Ma il picco massimo, durante il periodo estivo, va oltre

le 18 mila”, tiene a sottolineare con orgoglio l’imprenditore palermitano Tommaso Dragotto. Il 12 ottobre 1963, con la fondazione della Sicily by Car S.p.A., ha inizio la lunghissima avventura che por-terà Dragotto a diventare il “golden man” dell’autonoleggio. “Quella vecchia Fiat è ancora esposta qui nella nostra sede di Vil-lagrazia di Carini: mia moglie è riuscita a scovarla e a rimetterla a nuovo, facendomi un regalo meraviglioso”.Come è riuscito a creare una delle aziende più importanti del mercato attuale? “Il mio motto è stato da sempre “chi non sogna non ha un futu-ro” e io ho sempre sognato di mettere su una grande compagnia di autonoleggio. Ho lasciato la carriera di ufficiale di marina mercantile per inseguire questo sogno che è diventato realtà. Dopo quella Fiat ho avuto 4, poi 8, 18 vetture e così via...”

Quali le difficoltà e cosa ci è voluto per superarle?“Le difficoltà, che siano di ordine organizzativo o finanziario, in un’azienda ci sono sempre. Ricordo ancora quando abbiamo creato l’agenzia di Catania, era un banchetto di un metro per 40 centimetri... Poi difficoltà maggiori le ho incontrate quando ho oltrepassato lo Stretto, abbiamo aperto prima a Roma, nei

pressi del Sistina, poi a Milano. Non è stato facile, venivo dall’esperienza siciliana e ci è voluto un po’ di rodaggio per entrare nei meccanismi di queste grandi città, ma tutto è stato superato in breve”.Ha lottato e lotta contro colossi inter-nazionali del settore, come riuscire a so-pravvivere in questo momento di crisi?“La concorrenza c’è ma siamo ancora la prima compagnia di autonoleggio in Ita-lia. Con i colossi lottiamo e vinciamo.

Sostengo sempre che l’intelligenza non ha confini ed è im-portante, per il successo di un’azienda, l’apporto che posso-no dare i dipendenti. Se il personale è affezionato, così come succede alla Sicily by Car, allora si può puntare in alto. Grazie ai miei dipendenti so di poter contrastare qualsiasi colosso,

con la passione che mettono nel lavoro la mia compagnia ha una marcia in più”.Lei si è impegnato anche politicamente, il suo percorso di vita è contrassegnato da un alto senso civico. E’ mai stato tentato di mollare tutto e andare via dalla Sicilia o dall’Italia?”Qualche volta ci ho pensato ma ha prevalso l’amore per la mia terra e poi non si può pensare di lasciare 80 persone a casa dicendo loro ”basta sono stufo me ne vado”. E’ una questione morale. La politica deve però capire che deve muoversi, fare veramente qualcosa per questa terra”.I bilanci della sua azienda sono sempre in verde?“Grazie al nostro impegno siamo sempre in crescita. Dal 2012 al 2013 c’è stato un incredibile +40%. Poi abbiamo camminato sul + 10-15%. Il 2015 lo chiuderemo con un +6-%, è meno di quello che ci aspettavamo ma va bene così, l’importante è crescere sempre”.Si va verso un uso ridotto di auto, va di moda l’acquisto con la for-mula “liberi di restituirla”... lei si è inventato qualcosa di meglio...“Sì l’affitto mensile. E’ come pagare la rata mensile di un’auto senza però avere oneri di assicurazione, bollo, etc. E si è liberi di cambiarla quando si vuole. Un’iniziativa che ha avuto un buon successo, in due mesi abbiamo già impegnato in questo versante un migliaio di vetture”.

Tommaso Dragotto, Presidente e fondatore di Sicily by Car

“L’affitto mensile. E’ come pagare la rata mensile di un’auto senza però avere

oneri di assicurazione, bollo, etc. E si è liberi di cambiarla

quando si vuole”.

La sede Sicily by Car a Villagrazia di Carini Un’auto della flotta Sicily by Car

116 117

L’azienda punta sulla Sicilia e investe 1 miliardo per lo sviluppo sostenibile della rete elettrica

I velivoli di Terna (nella foto, l’a.d. Matteo Del Fante) monitorizzano le reti elettriche al ritmo di 120 chilometri al giorno, grazie a uno strumento girostabilizzato detto Gimbal, posizionato sot-to la carlinga, che rac-chiude una fotocamera, una video camera HD e una camera a infrarossi controllabili dall’interno. Dentro la cabina, sono posizionati tre monitor che consentono la visua-lizzazione in tempo reale dei dati provenienti dalla strumentazione esterna.

Terna, C’e’ Un ponTe dI WaTT

Terna in Sicilia significa un piano di investimen-ti per lo sviluppo e il potenziamento della rete elettrica in alta tensione nell’isola del valore di oltre 1 miliardo di euro.

L’azienda partecipata dal gruppo Cdp, guidata da Matteo Del Fante, gestisce in Sicilia circa 5mila km di linee elet-triche e 43 stazioni, e grazie al lavoro di 200 addetti, ha programmato una serie di interventi di sviluppo infrastruttura-le lungo le principali direttrici energe-tiche in tutta l’isola, con l’obiettivo di risolvere le criticità attuali del sistema elettrico isolano e aumentare in modo significativo la qualità del servizio di trasmissione, sia in termini di qualità che di continuità delle forniture di elet-tricità alle imprese e ai cittadini.Gli interventi programmati riguardano prevalentemente i nuovi elettrodotti per l’integrazione delle fonti rinno-vabili nella rete elettrica. Tra le opere di maggior rilievo, fondamentale nell’ambito del Piano di Sviluppo della rete elettrica nella Regione, rientra l’elettrodotto “Sorgente-

Rizziconi”, di completamento, che collega la Sicilia con la Calabria. Servirà a mettere in sicurezza l’isola e quindi evitare blackout ma anche a ridurre il differenziale di prez-zo dell’energia nell’Isola rispetto al resto d’Italia. Inoltre, grazie al pieno utilizzo delle fonti rinnovabili, la “Sor-gente-Rizziconi” consentirà un risparmio complessivo per

imprese e famiglie pari a circa 600 mi-lioni di euro l’anno. Nella realizzazio-ne di tale infrastruttura, il cui progetto autorizzato dal Ministero dello Svilup-po Economico è il frutto di oltre 100 incontri tra Terna e le istituzioni locali, sono coinvolte circa 150 imprese, di cui alcune locali, con un impegno medio di circa 90 persone. Dal punto di vista ambientale questa nuova infrastruttura consentirà di de-

molire oltre 170 km di vecchie linee elettriche, di liberare dal vincolo di servitù dell’elettrodotto 264 ettari di territo-rio (pari ad oltre 350 campi da calcio), di evitare emissioni di CO2 in atmosfera per 670 mila tonnellate annue, di recuperare 2.500 tonnellate di materiale tra acciaio, allu-

minio, vetro e calcestruzzo e di risparmiare 10mila metri quadri di territorio (pari all’area di 40 campi da tennis) grazie all’impiego degli innovativi tralicci “monostelo”, che hanno un ingombro al suolo inferiore di 15 volte quello dei tralicci tradizionali.Rientrano tra gli interventi programmati da Terna anche gli elettrodotti “Paternò-Pantano-Priolo” e “Chiaramonti-Gulfi-Ciminna”, entrambi in fase di autorizzazione. Un altro contributo importante per incrementare la sicu-rezza della rete elettrica siciliana sarà quello fornito dall’e-lettrodotto “Chiaramonte Gulfi-Ciminna” progettato per migliorare la qualità e la continuità della fornitura elettrica nelle province di Caltanissetta, Enna e Agrigento.Oltre allo sviluppo e all’ammodernamento della rete elet-trica, Terna svolge un’importante attività di manutenzio-ne, controllo e monitoraggio delle infrastrutture esistenti: un impegno che si è concretizzato, solo nel 2015, con un investimento economico complessivo pari a 6,5 milioni di euro. Proprio nelle scorse settimane Terna ha completato le ispezioni aeree su circa 2.200 km di linee elettriche, con l’utilizzo di una flotta di tre elicotteri.

Montaggio tralicci monostelo Posa cavo sottomarino

Matteo Del Fante

In crescita sicurezza e qualità. Tra le opere

principali: i collegamenti Sorgente-Rizziconi,

Paternò-Pantano-Priolo, Chiaramonte Gulfi-Ciminna

118 119

Tecnologia avanzata per qualsiasi tipo di occhiali o lenti.

Santo Salamone nasce a Palermo nel 1951. Si in-serisce nel settore oftalmico dal 1964, facendo la gavetta come dipendente. Nel 1972 diventa titolare, e insieme alla moglie Ina Lo Iacono, rappresenta inizialmente solo l’azienda Galileo. Negli ultimi 25 anni, per una serie di cambiamenti nel settore, rappresenta, in-sieme ai f igl i , i l gruppo Essilor con i marchi Essilor-Galileo-Optilens.I l Centro Servizi Salamone opera da leader in tut-ta la Sici l ia con continui r icono-scimenti da parte delle aziende che è orgog l iosa d i rappresentare.

noI TI faCCIamo Vedere TUTTo ChIaro

Progressive, polarizzate, bifocali, a contatto. Il mondo delle lenti da vista e da sole è variegato e multisfac-cettato e chiunque può trovare ciò che fa al caso suo. Lo sa bene Santo Salamone, patron dell’Srl che

porta il suo nome, leader incontrastata nella distribuzione di lenti agli ottici di tutta la Sicilia. Dottor Salamone, come ha cominciato?“Sono entrato in questo mondo quando avevo 13 anni. I primi sette, dal 1964 al ‘71, come dipendente e ho fatto di tutto nel settore dell’oftalmologia: fattorino, magazziniere, poi al centro servizi per il montaggio delle lenti, una cosa che mi en-tusiasmava molto. Sono diventato respon-sabile del laboratorio della ditta Galileo e, dopo il servizio militare, titolare. Dal 1972 in poi, insieme a mia moglie, rappre-sentavo in Sicilia questa azienda, acquistata poi da Essilor, la più grande multinazionale oftalmica. Oggi rappresento tutto il gruppo Essilor nell’Isola. Sono titolare da 43 anni, con un carico di lavoro pesantissimo. Da dieci anni i miei figli col-laborano con me, due in negozi esterni, due nella gestione

aziendale, e ho 19 dipendenti”.Com’è cambiato negli anni il settore delle lenti?“Oggi si usano tecnologie molto avanzate. E’ incredibile quel-lo che è successo: tutto fermo per due decenni e poi il boom. Trent’anni fa lottavo per convincere gli ottici a far usare l’an-tiriflesso e oggi ne esistono molti tipi. Fino a vent’anni fa, si

usava solo il vetro, soppiantato dai mate-riali infrangibili. Lo spessore delle lenti si è ridotto e ci sono trattamenti multistrato innovativi. Tutto rende la vista migliore e ogni 15 giorni c’è un prodotto nuovo. Es-silor è l’azienda che più investe in ricerca. Mi spiace solo che sia francese”.Perché?“In Italia di ricerca se ne fa pochissima, gli investimenti sono scarsi, i cervelli se ne vanno. E poi c’è una burocrazia terribile

che fa perdere un sacco di tempo. Siamo in Europa, ma ab-biamo il peggio dell’Europa. Eppure siamo molto preparati”.E in questa situazione come vede la Sicilia?“Dovremmo smetterla di dire che siamo una regione a statuto speciale perché non serve a niente. Dovremmo essere autonomi

in tutto, anche per dare posti di lavoro. Invece abbiamo strade che non funzionano, per andare a Catania minimo sono tre ore, c’è la ferrovia a un binario dei tempi di Garibaldi. Tutto questo ci costa il doppio come trasporti e produzione e ci penalizza. Abbiamo tutto, petrolio, cervelli, ambizione, tutti veniamo dal-la gavetta. Però ci sono troppi impedimenti. Se avessi vent’anni andrei all’estero. Per dimostrare qualcosa di buono dobbiamo fare il doppio, in termini di fatica e risorse investite”.Cosa c’è nel futuro dell’oftalmologia?“Grandi cambiamenti. Sempre più le piccole aziende saranno assorbite dai grandi colossi perché non hanno né tecnologie né risorse. E’ quello che, da una decina d’anni, accade in tutti i settori”.C’è qualche aspetto su cui puntate di più?“C’è un grande battage sull’importanza di avere un paio di occhiali di riserva. In Italia, si cambiano gli occhiali in media ogni 4 anni, in Europa ogni 2. Nei budget di spesa della gen-te gli occhiali non sono una priorità. Magari fanno 6 ore di coda per un cellulare nuovo, ma di occhiali non se ne parla. Eppure bisognerebbe averne un paio di scorta. Certo, la crisi non aiuta e ci ha colpiti, ma gli ottici dovrebbero cercare di andare incontro ai clienti”. (*MOD*)

Santo Salamone Il laboratorio

“Tutto rende la vista migliore e ogni 15 giorni c’è un prodotto nuovo”

120 121

La Zicaffè Spa ha sede a Marsala, in contrada San Silvestro 139/A. L’azienda è stata fondata nel 1929 da Vito Zichittella come torrefazio-ne. Presidente è Vito Enzo Zichit-tella, Vice Presi-dente Vito Michele Zichittella. Oggi ha uno stabilimento di 7.500 metri qua-drati su un’area di 50.000 con 30 dipendenti. Sito internet www.zicaffe.it.

da noVanTa annI Un Caffè Come SI deVe

Innovare miscelando sapienza artigianale e tecnolo-gie all’avanguardia ma sempre garantendo un’alta qualità del prodotto. E’ la ricetta del caffè targato Marsala, sul mercato da 86 anni, come la illustra

Vito Michele Zichittella, Vice Presidente e Direttore Mar-keting della società.La vostra azienda ha una storia di quasi 90 anni“Era il 1929 quando mio nonno Vito Zichittella aprì una piccola torrefazione a Marsala riscuotendo un tale successo che presto si affermò oltre i confini della provincia. In città si diceva che avesse una ricetta segreta per rendere le sue miscele così aromatiche e cremose. Diventata so-cietà per azioni nel 1971, l’azienda ha poi ampliato l’area distributiva per arrivare a una dimensione prima nazionale e quindi internazionale. Nel 1976 venne realizzato l’attuale stabilimento di produzione, dotato di impianti all’avanguardia che vengono aggiornati co-stantemente. Gli ultimi investimenti sono stati fatti quest’an-no e oggi tutti gli impianti sono integrati e computerizzati”.

Qual è il segreto della vostra azienda?“Innovare continuamente combinando sapienza artigiana-le e tecnologie all’avanguardia, sensibilità per l’ambiente e dinamismo manageriale. Un aspetto fondamentale è anche l’attenzione per la qualità delle materie prime. Importiamo il caffè direttamente dai paesi produttori non prima, però,

di testare sul posto i campioni per veri-ficare che la qualità delle singole partite risponda pienamente ai nostri standard. L’intero ciclo produttivo, dallo stoccaggio al confezionamento è gestito da software evoluti, ma sempre sotto la supervisione dei nostri esperti”. Quali metodi di lavorazione seguite?“La tostatura e la miscelazione sono due fasi alle quali dedichiamo la massima cura poiché determinano la “personali-

tà” del caffè in tazzina. La tostatura avviene secondo una metodologia particolarmente efficace e genuina: correnti di aria calda fino a 400 gradi centigradi tengono i grani in sospensione e assicurano la cottura omogenea dei chicchi, evitando così le bruciature tipiche dei sistemi a fiamma di-

retta. Periodicamente eseguiamo test di degustazione con panel di assaggiatori professionisti, sia interni che esterni. Inoltre vantiamo la collaborazione col dipartimento di Scienze dell’Alimentazione dell’Università di Messina nei cui laboratori vengono eseguite dettagliate analisi chimiche per garantire che la qualità del prodotto si mantenga costante nel tempo”Qual è la vostra produzione e quali i mercati di rife-rimento?“Nei nostri stabilimento vengono lavorate ogni anno 1,2 mi-lioni di chili di caffè. Operiamo su tre linee: quella destina-ta alla clientela professionale (alberghi, ristoranti e bar); la grande distribuzione di qualità; il vending (cialde e capsule). Immettiamo sul mercato, fra le tre linee, 23 prodotti diversi che vengono venduti per il 30-35 per cento all’estero. Siamo presenti da oltre 30 in quasi tutti i Paesi europei, a eccezione di Spagna e Portogallo dove stiamo tentando di entrare, ma anche in Marocco, Egitto, Sud Africa, Oman, Emirati Arabi, Myanmar, Indonesia, Singapore, Filippine, Corea del Sud, Giappone. E proprio il successo dell’export ci ha consentito negli ultimi anni di crescere nonostante il calo delle vendite sul mercato locale, legato alla crisi”.

”Il successo dell’export in tutto il mondo ci ha

consentito negli ultimi anni di crescere nonostante la

crisi in Italia”

122 123

pag. 3 Editoriale

pag. 5 L’isola indispensabile

pag. 25 Le eccellenze in sicilia

pag. 24 Cosvap Distretto Produttivo Della Pesca

pag. 28 Europrofumi

pag. 32 Giuseppe Di Maria

pag. 36 ksm

pag. 40 Maico

pag. 44 Universita’ Pegaso

pag. 48 Antica Focacceria San Francesco

pag. 50 Autosystem

pag. 52 Banca Sant’angelo

pag. 54 Farmacia Bonsignore

pag. 56 British Telecom

pag. 58 Colantoni

pag. 60 Crimi Sartoria

pag. 62 Don Gelato

pag. 64 F.lli Contorno

pag. 66 Fiasconaro

pag. 68 Fortezzza

pag. 70 Gagini

pag. 72 Graffeo Cravatte

pag. 74 Giglio

pag. 76 H3G

pag. 78 Infantino

pag. 80 La Lumaca Madonita

pag. 82 Le Cassatelle

pag. 84 Longho Design

pag. 86 LT Trasporti

pag. 88 Manfredi Barbera

pag. 90 Macaluso Coalma

pag. 92 Mgmd

pag. 94 Morettino

pag. 96 Nuova Sicilauto

pag. 98 Officine Grafiche

pag. 100 Principe Di Corleone

pag. 102 Promoitalia

pag. 104 Randazzo

pag. 106 Riolo

pag. 108 Ristorante Lo Strascino

pag. 110 Farmacia Salem

pag. 112 Salerno Packaging

pag. 114 Sicily By Car

pag. 116 Terna

pag. 118 Visual Ottica

pag. 120 Zì Caffé

Sommario 

124 125

126 127


Recommended