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LITALIA PREROMANA Prof. Palanza Fabrizio. Nella nostra penisola le varie fasi della preistoria hanno...

Date post: 01-May-2015
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L’ITALIA PREROMANA Prof. Palanza Fabrizio
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L’ITALIA PREROMANAProf. Palanza Fabrizio

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Nella nostra penisola le varie fasi della preistoria hanno avuto tempi molto diversi

rispetto ad altre aree del mondo,basti pensare che, mentre in Egitto venivano

innalzate le piramidi (2600-2500 a.C. ca), in Italia gli uomini vivevano ancora in

villaggi di piccole dimensioni e dall’organizzazione sociale assai semplice

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Le prime tracce di insediamenti umani risalgono all’ultima fase del paleolitico, quando la penisola si presentava quasi interamente coperta da foreste fitte e

ricche di selvaggina

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Solo nel neolitico, iniziato in Italia nel VI millennio a.C., con molto ritardo rispetto a quanto già avvenuto nei territori orientali,ma prima che nel resto dell’Europa,

l’uomo cominciò a dedicarsi, oltre che alla caccia e alla pesca, anche all’agricoltura, all’allevamento e alle prime

forme di lavorazione artigianale.

L’agricoltura si sviluppò a partire dalla Puglia, probabilmente in seguito a contatti con popolazioni

orientali, e si diffuse nelle regioni limitrofe del meridione.

L’Italia settentrionale conservò fino al IV millennio a.C.un’economia basata soprattutto sulla caccia e la raccolta.

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Nel neolitico gli uomini si riparavano in grotte o in anfratti naturali, ancora al tempo in cui la

lavorazione della ceramica aveva già raggiunto un certo grado di sofisticazione.

I primi villaggi si diffusero nel sud della penisola, allorché l’agricoltura fu capace di sfruttare in modo continuativo una certa area di terra.

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Dal rame al bronzo

A partire dal III millennio a.C. cominciò a diffondersi in Italia la metallurgia del rame,

materiale usato in particolare per la costruzione di armi e oggetti ornamentali,

emersa per influenze esterne, provenienti sia dall’area egea e anatolica, sia dall’Europa

occidentale.

La pastorizia si differenziò dall’attività agricola, nella società emerse una componente guerriera.

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All’inizio del II millennio a.C. ebbe luogo un complesso movimento migratorio, che si concluse all’inizio dell’età del ferro (1200-1000

a.C.): invasori indoeuropei, in ondate successive, sarebbero giunti nella penisola via terra, varcando le Alpi.

Dopo aver vissuto per qualche tempo nella zona dei laghi alpini, si spostarono fino ai margini delle paludi della pianura padana,

importandovi nuovi animali domestici, la coltivazione dei cereali e l’uso del bronzo.

In questo periodo si diffusero villaggi su palafitte che avevano la funzione di isolare le abitazioni dall’umidità del terreno e di

difendere meglio le capanne dagli attacchi di animali selvaggi.

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La civiltà delle terremare

Nella zona dell’Emilia occidentale, fra il XVII e il X secolo a.C., invece sorsero insediamenti di

capanne, delimitati da terrapieni o da fossati, forse a scopo difensivo o per isolarli da

straripamenti e allagamenti, le terremare.

I terramaricoli avevano un’economia compiutamente agricola, praticavano la

cremazione dei defunti le cui ceneri venivano conservate in urne di ceramica riunite in

necropoli poste fuori dai villaggi.

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La cultura appenninica

Dopo il 1500 a.C., più a sud, nell’area lungo la dorsale degli Appennini, si sviluppò la cosiddetta

cultura appenninica, dedita prevalentemente alla pastorizia seminomade (transumanza).

Nei secoli seguenti, tuttavia, le popolazioni insediate nell’area appenninica svilupparono un’agricoltura e strutture sociali abbastanza

evolute: si moltiplicò la varietà di piante coltivate, si diffuse l’aratura con vomeri di bronzo,

dall’oriente arrivò il cavallo, nei corredi funerari comparvero spade, elmi, gioielli d’oro e

d’argento.

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La civiltà villanoviana

Nella tarda età del bronzo, sul finire del II millennio a.C., si sviluppò in Emilia, Toscana,

Umbria, alto Lazio la civiltà villanoviana.

A determinarla sembra sia stato un nuovo gruppo di indoeuropei molto più evoluti dei loro

predecessori, i quali non solo conoscevano tecniche piuttosto avanzate sia nell’agricoltura che nell’estrazione e lavorazione del ferro, ma intrattenevano anche scambi con il resto della

penisola italica e con l’Egeo.

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La civiltà nuragica

Sempre nell’età del bronzo fiorì in Sardegna la civiltà nuragica, chiamata così dai nuraghi,

caratteristici edifici di forma troncoconica costruiti con pesanti blocchi di pietra

squadrata,con funzione difensiva.La civiltà nuragica doveva essere dominata da

un’aristocrazia guerriera suddivisa in clan, ognuno dei quali controllava un territorio e

offriva difesa ai propri contadini e pastori in caso di conflitti, probabilmente frequenti, con gruppi

avversari.

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I gruppi etnico linguistici nell’età del ferro

Gruppi etnico-linguistici nell’Italia dell’età del ferro

Gruppi linguistici indoeuropeiGruppi linguistici non indoeuropei

Altri gruppi

latino-ausonico-siculo

illirico

osco-umbro

veneto

ligure

sardo

sicano

greco

cartaginese

etrusco

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Greci, cartaginesi e celti

Fra l’VIII e il VII secolo a.C., i greci iniziarono a colonizzare ampie zone dell’Italia meridionale e della Sicilia, fondando numerose città sia sulla costa sia sulle isole, esercitando un enorme influsso sulle

popolazioni locali indigene.

All’inizio le colonie furono caratterizzate da forme di autogoverno popolare, in seguito si definirono delle aristocrazie che spesso

assunsero il potere.

Dal VI secolo a.C. si aprì una fase di scontro tra aristocratici e demos, che favorì l’affermazione di diversi tiranni, soprattutto in Sicilia.

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L’influsso delle colonie greche fu importante sotto molti aspetti, dall’evoluzione delle tecniche all’organizzazione sociale, alle

relazioni economiche e culturali.

L’uso della scrittura si realizzò in Italia intorno all’VIII secolo a.C. e fu la conseguenza sia dei rapporti diretti

con i coloni greci, sia dell’affermazione degli etruschi.

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Sempre nell’VIII secolo i cartaginesi dettero vita in Italia a numerose colonie che poi divennero città indipendenti.

Nel VI secolo a.C. giunsero attraverso le Alpi occidentali i celti, detti dai greci “galati” e dai romani “galli”.

Essi si insediarono nella Gallia Cisalpina (cioè al di qua delle Alpi), dove si scontrarono con gli etruschi,

costringendoliad abbandonare la pianura padana e a ritirarsi al di là

dell’Appennino.Dediti essenzialmente all’allevamento, erano organizzati in

tribù.

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I diversi nomi della penisola italica

Esperia (“terra del tramonto”) Enotria (“terra del vino”) Saturnia (“terra sacra al dio Saturno”) Ausonia ( dagli ausoni,che abi tavano intorno al gol fo di Napoli) Italia ( da Italoi, termine greco che indicava i vituli o viteli, popo lazione della parte meridiona le della Calabria che aveva come totem o progenitore il toro)

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GLI ETRUSCHI

Nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., mentre i greci avviavano la

colonizzazione delle coste dell’Italia meridionale e della Sicilia, in Toscana si

affermava la civiltà etrusca

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Le origini

Non si sa con certezza da dove venissero e tra gli storici antichi si sono sviluppate teorie diverse, le principali sono tre e tutte presentano incertezze ed oscurità.

• Secondo Erodoto gli Etruschi erano arrivati per mare dall’Asia Minore, dalla Lidia, l’attuale Turchia, nel dodicesimo secolo a.C. Una tremenda carestia  si era abbattuta sul paese, il cibo non bastava per tutti, così il re Atys divise il popolo in due gruppi, uno sotto di sé e l’atro comandato da suo figlio Tirreno e fece estrarre a sorte quale dei due gruppi avrebbe dovuto andarsene dal paese. La sorte scelse il gruppo di Tirreno che partì con alcune navi ed approdò nel nostro paese. Qui fondarono una città e si chiamarono Tirreni, dal nome del loro condottiero, e ancora oggi chiamiamo Tirreno il mare che navigarono con tanta abilità. 

• Dionigi di Alicarnasso riteneva gli Etruschi i più antichi abitanti della regione che da essi prese il nome e per questo diversi da ogni altro popolo per lingua e per costumi.

• Secondo Tito Livio gli etruschi andavano messi in relazione con il popolo alpino dei reti e quindi sarebbero scesi da nord

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Oggi gli storici sostengono che piuttosto che sulla “provenienza” occorre indagare sulla “formazione” della

civiltà etrusca.Gli etruschi sarebbero un popolo da lungo tempo stanziato

nella regione, che avrebbe sviluppato la sua cultura elaborando in modo originale i molteplici influssi derivati da intensi scambi economici e culturali, soprattutto con

l’area greco - egea.In tempi recentissimi la ricerca scientifica di un gruppo di

genetisti sul DNA prelevato da alcuni scheletri rinvenuti in tombe etrusche, dice che questo materiale genetico presenta sorprendenti rassomiglianze con quello delle

popolazioni di alcune regioni del Mediterraneo orientale.

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L’organizzazione politica e sociale

Non diedero mai vita a una nazione unitaria, ma a città-stato, governate da re “lucumoni”, che erano contemporaneamente capi religiosi e militari e

appartenevano alle famiglie aristocratiche più potenti, affiancati dall’aristocrazia guerriera, formata dai proprietari di terre.

Nel tempo esse si trasformarono in repubbliche aristocratiche governate dagli “zilath “, magistrati che venivano eletti annualmente.

Le città si associavano tra loro a gruppi di dodici , una sorta di confederazione chiamata Dodecapoli, prevalentemente per scopi religiosi, ma ognuna di esse decideva autonomamente le leggi e gli ordinamenti, le iniziative commerciali e

le guerre.

La società era fortemente gerarchizzata in cui il potere era saldamente nelle mani di un ristretto gruppo di aristocratici proprietari terrieri e commercianti.

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La società etrusca

Famiglie aristocratiche

re magistrati

Popolo

schiavi Contadini liberi artigiani

Non sonoliberi

Si mettono sotto la protezione di

un nobile

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L’economiaQuella etrusca fu una civiltà ricchissima.

Poteva disporre di molte materie prime, che il sottosuolo della Toscana possedeva, e di cui la tecnologia dell’epoca aveva

bisogno: il rame, lo stagno, il ferro.Molto sviluppata fu quindi l’attività estrattiva e la lavorazione dei

metalli.

Anche l’agricoltura rappresentava un’attività importante, soprattutto la produzione di cerali e vino.

Fiorente e di alto livello fu anche l’artigianato: gioielli, vasi decorati, bronzi, armi lavorate, pietre incise, statue.

Il rame, il ferro e probabilmente anche il frumento erano le voci principali del loro commercio con gli altri popoli, soprattutto fenici e

greci.

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Architettura e urbanistica

Gli etruschi per primi sostituirono agli antichi villaggi vere e proprie città caratterizzate da

un’attenta suddivisione dello spazio pubblico e privato.

In architettura furono i primi

ad utilizzare l’arco e la volta.

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Il culto dei mortiGli etruschi credevano nella sopravvivenza dell’anima e nel prolungarsi della vita oltre

l’esperienza terrena; per questo motivo dedicarono particolari cure alla sepoltura dei defunti.

In un primo tempo, seguirono il rito della cremazione e della conseguente conservazione delle ceneri in urne di terracotta.

In un secondo momento, a partire dal VI secolo a.C., sostituirono questo rito con l’inumazione, ossia con la sepoltura dei morti.

Fu così che ebbe origine una vera e propria architettura funeraria, che prevedeva la realizzazione di tombe riunite in vastissime necropoli, che talvolta assumevano

l’aspetto di veri e propri appartamenti sotterranei, dotati di molte stanze e abbelliti con dipinti che rappresentavano il defunto mentre partecipava a gare atletiche, cerimonie

religiose, battute di caccia e di pesca, banchetti, danze.

L’intento era quello di creare l’illusione di una casa e di richiamare fedelmente al defunto l’ambiente che gli era familiare durante la vita terrena.

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La religione etruscaQuella etrusca fu una religione rivelata attraverso le profezie di esseri superiori

come il fanciullo Tagete e la ninfa Vegoe o Vegonia.

Fra gli etruschi delle origini la divinità appariva sempre in modo molto impreciso, sia nell’aspetto che nelle mansioni ed è ragionevole pensare che in principio vi fosse un’unica entità divina che si manifestava in molteplici modi, assumendo

connotati diversi.

Tra l’VIII e il VI secolo a.C. si assiste alla trasformazione della religione etrusca. Dalla Grecia vennero importate in Etruria nuove divinità; quelle indigene

assunsero figura umana e col tempo ereditarono le caratteristiche e le mansioni degli dèi dell’Olimpo classico.

Le dodici principali divinità, rapidamente identificate con le divinità greche dell'Olimpo, furono il secondo gradino della gerarchia celeste nel credo

religioso degli Etruschi.Il primo gradino fu occupato da divinità misteriose, impenetrabili, delle quali si

sconosce sia il nome che il numero  e dei quali non vi è alcuna rappresentazione. Esse sono designate dal vago e generale: "divinità velata".

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L’arte divinatoria

Gli Etruschi ritenevano che esistesse una connessione strettissima tra il cielo e la terra, tra il mondo celeste e il mondo della natura, erano convinti che ogni fatto umano e naturale fosse il frutto di un preciso disegno divino, e quindi il loro futuro dipendeva dalla volontà degli dei.

Questa convinzione diede luogo a un’arte, l’aruspicina, paticata da figure specializzate, gli aruspici, sacerdoti-

indovini che cercavano di conoscere il destino attraverso lo studio del fegato degli animali sacrificati agli dei, 

l’interpretazione del volo degli uccelli e l’osservazione della caduta dei fulmini.

Esse godevano di grande prestigio sociale e venivano consultate prima di ogni avvenimento importante.

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