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LIVE JOURNEY

Date post: 06-Apr-2016
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LIVE JOURNEY
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LIVE JOURNEY

UN CORSO COME PERCORSOAttraverso questa rivista cercherò di esporre gli argo-menti trattati durante il Laboratorio di Design I, un corso / percorso ricco di contenuti e interventi tenuti da specialisti del settore. Ho scelto di chiamare questa rivista “live journey” perchè la parola journey descri-ve bene il lavoro che abbiamo fatto in questo seme-stre, essa infatti significa cammino, viaggio, percorso, tragitto; un percorso non lineare come si puo vedere dall’ illustrazione in copertina (realizzata con adobe illustrator). Non lineare perchè nella società odierna il design si occupa di talmente tante cose che sarebbe impossibile approfondirle tutte nell’ arco di un seme-stre, il ruolo del corso è stato quello di dare un input generale sui vari “campi d’ azione” del design perchè “è molto più facile partire con uno sguardo generale per poi in futuro andare nello specifico, piuttosto che il procedimento contrario”. L’ aggettivo “live” l’ ho

usato perchè questa rivista è il racconto vivo / in diret-ta di questa esperienza. Una rivista che si legge in un colpo solo e che racchiude al suo interno le esercita-zioni svolte durante il corso e gli strumenti di proget-tazione che ci sono stati forniti, creando così (spero) uno sguardo generale sul mondo del design e sulla figura del designers. Ho imparato che un designer ha più responsabilità e compiti di quanto si possa pensa-re e che il rispetto per le persone che ci circondano e l’ambiente è una condizione fondamentale per chi un domani sarà chiamato a “progettare il futuro”, sia che si parli di prodotti, eventi, comunicazione. Come diceva Achille Castiglioni “Se non siete curiosi lasciate perdere. Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno e come agiscono, allora, quello del designer non è un mestiere per voi”.

Mirco Francesconi

DESIGNCOMUNICAZIONE

CONCEPTECOLOGIA

LIBRI LIV

E JO

UR

NE

Y IN

DIC

E4. Che cos’è il design?

5. Sketchbook6/7. Il disegno per il design 8/9. Comunicazione collage

10. Visita salone satellite11. The street in the house

12/13. Intervista Carlo Sampietro14. Ancora dal salone satellite...

15. Fuorisalone16. Concept salone

19. Redesign di un packaging20/21. Concept eco-packaging

22. Packaging pizza23. Concept sughero

24/25. Progetto di una sedia in cartone26/27. Esposizione sedia

28-33. Percezione e colore34. Il pensiero [col]laterale

35. Tecniche di comunicazione/indesign36. Norman Potter: che cos’è un designer

37. Brand design38. You took my name40. Curriculum vitae

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CHE COS’E’ IL DESIGN?Visione individuale collettiva

Tutti sanno cosa fa un dentista o un avvocato perche tutti utilizzano i loro servizi ma un designers cosa fa? La parola design è oggi usata in moltissimi campi dif-ferenti: arredamento, architettura, moda, web, grafica ed è sempre più protagonista del nostro quotidiano; ma cosa significa esattamente? Il termine Design letteralmente significa progettazione. Nel corso degli anni però il termine ha acquisito altri significati, difatti è anche usato per definire il profilo estetico di un prodotto (es: “questo tavolo presenta un design mini-malista”), spesso quindi sta a definire lo stile applicato all’ oggetto di produzione industriale. Erroneamente il termine design viene usato anche per definire un pro-dotto di qualità. Proprio questo uso sbagliato della

parola ha portato molta confusione nella definizione stessa della parola design in quanto spesso viene defi-nito design solamente una categoria ristretta di artefat-ti, ovvero quella cerchia di prodotti realizzati dalle più grandi firme (Cassina, Kartel, Artemide). Io definirei il design come “una disciplina il cui scopo principale è migliorare la vita delle persone”. E’ il punto d’ incontro tra visione, tecnologia e ceatività. Fa prodotti capaci di parlare di se stessi: di informare sulle loro funzioni previste e addirittura di ispirare funzioni nuove / impreviste.Arriva a trasformare il prodotto in un fenomeno socia-le dall’impatto superiore alle aspettative di chi lo ha fabbricato.

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SKETCHBOOK

Tre aggettivi per il quaderno degli schizzi:

economico rigido trasportabile

copertina realizzata con il fondo di un vecchio album da disegno ricoperto con un collage fatto con vari quotidiani

elastico per la chiusura ricilato da una vecchia agenda

particolare stoffa adesiva che tiene insiemela copertina e il retro

fogli da fotocopia formato A5

Per ogni designers il quaderno de-gli schizzi è uno strumento fonda-mentale perchè permette di fissare un’ idea, un concetto o uno schizzo in qualsiasi momento. Ogni cosa che vediamo, sentiamo, facciamo, è di ispirazione, per questo avere qualcosa su cui fissare i concetti può essere molto utile. E’ conside-rato uno strumento talmente fonda-mentale che i musei d’ arte contem-poranea ne organizzano esposizioni come nel caso di Paul Cézanne e Vincent Van Gogh; schizzi prelimi-nari che hanno dato vita a meravi-gliose opere d’ arte.Il quaderno stesso può diventare ispirazione perchè rappresenta il contenitore fisico di tutti le nostre idee, i nostri progetti, i nostri ap-punti, le nostre ispirazioni.

IL DISEGNO PER IL DESIGNNel campo del design industriale lo schizzo è uno strumento fondamentale per comunicare efficacemente con tutte le persone coinvolte nel progetto. Il disegno non deve essere necessariamente “bello” perchè il designer non è un artista ma è un progettista capace di tradurre graficamente ciò che ha nella mente, proprio per questo il disegno dei designer è frutto di esercitazioni costanti e non di un innato talento tipico degli artisti. La rappresen-tazione di un prodotto deve essere il più chiara e semplice possibile; dovremmo comunicare la forma, le propor-zioni, i dettagli costruttivi e il funzionamento. Dobbiamo essere in grado, attraverso il disegno, di raccontare un progetto senza mai dare nulla per scontato perchè cio che a noi potrebbe sembrare ovvio potrebbe non esserlo per altre persone.

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SE IL COLLAGE FOSSE...

Un paeseUn abito

Un genere musicaleUn ambienteUna persona

Un oggettoUn cibo

Una fotografia

InghilterraGiacconeRockCentro socialeMick JaggerPlettroFish’n’chipsMosso

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SALONE/FUORISALONE/2011Il Salone Satellite è una mostra collaterale del Salone internazionale del mobile. Pensato e progettato per creare una vetrina e un trampolino di lancio per i giovani designers; infatti molti dei talenti emersi nell’ultimo decen-nio si sono fatti conoscere al pubblico proprio con questo evento, che da spazio esclusivamente agli under 35. Le proposte sono state molte, alcune rivolte più all’aspetto funzionale del design altre più attente all’aspetto estetico; alcune, le migliori, sono state in grado di risolvere un esigenza di funzionalità senza tralasciare l’aspet-to visivo delle “cose”.Segue una piccola selezione dei progetti che ho reputato interessanti.

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THE STREET IN THE HOUSE“celebrate New York City streets and the objects that inhabit it”

Le opere di “The Street in the House” sono un inno alla citta di New York, Il loro creatore, Carlo Sampie-tro, è un giovane e geniale designer italo-americano in grado di creare oggetti esplorando l’interazione tra

la città e l’animo umano di chi la abita. Nascono così vari progetti come Cloche chair, una sedia realizzata con barili spartitraffico di plastica, vin-citrice del salone satellite 2011. I materiali destinati alla spazzatura si trasformano per di-ventare qualcosa di nuovo, funzionante e utile.

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Dishwasher Lavastoviglie completa-mente funzionante con scolapiatti

The garden of heaven Con lampada e irrigazione perfettamente funzionanti

underword orangequarium Acquario - lampada

CARLO SAMPIETRO RACCONTA LA SUA CREATIVITA’

Del lavoro di Carlo Sampietro par-la più il resto del mondo che l’ita-lia. Uno dei suoi progetti che ha fatto discutere è “the street in the house”, Un progetto che fa rivivere gli arredi stradali abbandonati di New York, trasformandoli in ogget-ti di design. Le transenne di legno della polizia diventano un tavolo, i distributori dei quotidiani acquari e lavastoviglie, i bussolotti di gom-ma delle corsie stradali poltrone. Non basta? Le insegne dei taxi si trasformano in radio-lampade, i cassonetti in erbari.Ecco un breve estratto di un inter-vista rilasciata da Carlo al quoti-diano “La Provincia di Como”.Menaggio-New York, solo andata. Il lago non ispirava?No, non potevo restare a Menag-gio. Viaggio da quando avevo 14 anni, e dovevo andarmene perché in Italia in pubblicità si pensa a vender un prodotto mentre a New York si costruisce il brand, un’im-magine, ed è per quello che alcuni

prodotti sfondano e altri no.Da pubblicitario a designer, qual è la meta del suo lavoro?Ho lasciato Menaggio quando ho vinto la green card, ma ho sempre viaggiato per due mesi l’anno , ho visto 54 Paesi, e ho immaganizzato in testa tutto ciò che ho osserva-to. Per tredici anni ho lavorato in pubblicità.Da New York come vede l’Italia? Pregi e difetti?Stando in Italia quello che sto cendo non l’avrei potuto fare nè potrei tornare e cercare di fare. Il mercato non è pronto, è più lento della tecnologia e si resta indietro. Un esempio: i taxi. Da Malpensa a Milano costa una follia rispetto a New York. In Italia non capiscono che rendendo i taxi economici si limiterebbe traffico e smog, fanno strade nuove mentre qui al posto delle corsie mettono piste ciclabili potenziando i trasporti pubblici.La sua creatività ha conquistato New York, da quanto tempo lavora

al suo progetto?La mia ricerca nasce dal fatto che mi hanno cresciuto spiegandomi che le cose si aggiustano, non si buttano. Qui buttano tutto e questo mi disgusta. Ho presentato il mio progetto di recupero degli oggetti urbani a metà maggio 2010, ma ci lavoro dall’agosto 2009.Dove ha esposto le sue creazioni? Le porterà in Italia?Il grande debutto è stato all’Icss, equivalente newyorkese del Salone del Mobile di Milano, poi ho affit-tato una galleria qui a New York. Quali delle sue creazioni ama di più?Tante, il tavolo fatto con le barrie re della Polizia che sbarrano, ma diventando tavolo uniscono, la lavastoviglie e l’acquario nel cas-sonetto. Trasformo tutto ciò che le strade di new york accantonano.Finora, cosa le ha insegnato New York?A non mollare mai e a credere sem-pre nei miei progetti.

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“Stando in Italia quello che sto facendo non l’avrei potuto fare”

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ANCORA DAL SALONE SATELLITE

Multiple:il tavolino con la forma che vuoiMultiple è costituito da un gruppo di elementi cilindrici in massello di faggio, “incollati” tra loro da un invisibi-le sistema magnetico che permette di modulare il tavolo all’infinito.A seconda delle diverse configurazioni, i singoli elementi verranno assemblati in moda da formare un tavolo basso in forme variabili in modo da usufruire al meglio dello spazio disponibile.L’idea è di Raphael Charles, giovane designer Belga.

Cassette is not deat Megaphone

Creata nella versione da terra, la lampada Cassette tapes ha il paralume interamente costituito reciclando le vecchie cassette musicali. Suona come un omaggio a questo oggetto che ha contraddistinto gli anni ot-tanta, diventando il simbolo di una generazione. Una volta accesa la lampada emana una luce soffusa, molto piacevole. Sulla base dello stesso concept, Vanessa, realizza anche box contenitori e sedie, tutti creati con colori diversi in base alle cassette riciclate. more info: ooomydesign.com

Durante la visita al Salone Satellite, ha suscitato in me grande cutiosità questo amplificatore, un piccolo accesorio dalle linee pulite che rievoca i suoni antichi che riecheggiavano di valle in valle.Questo moderno corno però pur nella semplicità dei suoi materiali, ceramica e legno, è progettato per accogliere la più contemporanea delle tecnologie, l’iPhone. Megaphone amplifica naturalmente i suoni grazie alla sue forma e alla struttura portante che, lasciandolo sospeso, accen-tua le vibrazioni. more info:enandis.com

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UN BREVE SGUARDO SUL FUORISALONE

2011Il FuoriSalone, l’insieme di eventi che durante la set-timana del Salone del Mobile animano l’intera città di Milano, si istituzionalizza all’inizio degli anni ’90, con la collaborazione della rivista “Interni” che edita una guida allegata al numero di Aprile, intitolata appunto “Guida al FuoriSalone”. Il Fuorisalone rappressenta il trampolino di lancio per i giovani designers e negli anni è diventato il simbolo del design “alla portata di tutti”, dagli addetti ai lavori ai semplici curiosi, grazie al crescente interesse di pubblico e stampa e al sup-porto del Comune di Milano che approva progetti di allestimento urbano dal forte impatto visivo. Così il Fuorisalone diventa evento per una città intera.

CONCEPT DESIGNGirando per il salone, ma soprattutto nel fuorisalone si viene letteralmente sommersi di volantini, gadgets, adesivi e poster. Ovviamente un visitatore vuole conservare tutti questi regali ma la domanda sorge spontanea: Dove li metto? Inoltre per balzare da uno showrooms all’altro si cammina moltissimo e camminare stanca. Ecco un breve concept che si pone l’ obbiettivo di superare questi due ostacoli.

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* redesign della campagna “the coke side of life” della coca-cola

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REDESIGN DI UN PACKAGING

La situazione che si è venuta a creare in Campania negli ultimi giorni impone di ripensare in maniera radicale le nostre abitudini e la nostra produzione quo-tidiana di immondizia, ma anche il modo di progettare merci e prodotti. un tale ripensamento deve avere un punto di partenza a monte della produzione stessa della “monnezza” che deve essere smaltita. Una certa dose di responsabilità è in carico ai designer. Non fos-se altro per quanto attiene alla dimensione del packa-ging di prodotto che ha raggiunto, in molti casi, livelli di superfetazione paradossali. Gli imballi, non casual-mente, rappresentano una delle principali componenti dei rifiuti prodotti quotidianamente dalle famiglie. Diffondere nei negozi, nei supermercati l’utilizzo di rifiller per detersivi, pasta, vini, olio è la strada mae-stra affinché i consumatori possano risparmiare i costi

Il packaging per l’industria elettronica ha bisogno di solu-zioni alternative che siano in grado di dare protezione al pro-

dotto. La maggior parte di questi imballaggi è

imballaggi è realizzata con vari tipi di plastiche (polietilene, polistire-ne, poliesteri) e spesso hanno una forma che si presta ben poco alla fase di trasporto. Tenendo presente che la maggior parte delle persone che compra un mouse (idem per

chiavette usb, mp3, cuffie) butta via la confezione praticamente subito; Perchè l’industria di com-ponenti elettroniche usa ancora questo tipo di imballaggi e forme?

segue la mia propasta di redesign

RECICLEREUSE

REDUCEdella confezione e l’ambiente non venga sommerso da valanghe di bottiglie, scatole e imballi usa e getta.Nella mia proposta di redesign ho cercato di tener con-to dell’ impatto ambientale che gli imballaggi produ-cono facendo parte della vita quotidiana di moltissime persone. Ho cercato di realizzare un nuovo packaging che sia in grado di rispettare l’ambiente senza com-promettere le caratteristiche funzionali di protezione che ogni packaging deve avere. Ne è venuto fuori un nuovo imballaggio per componenti elettroniche (nella mia proposta il mouse Kraun) realizzato solamente con materiali riciclabili al 100% (cartone ondulato, cartoncino) e senza nessun tipo di colla; riducendo i materiali anche la forma è diventata più squadrata consentento miglior efficenza in fase di trasporto/pal-lettizzazione.

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PACKAGING PIZZAobiettivo: individuare un problema o qualcosa che potrebbe essere modificato nei classici cartoni della pizza da asporto dando un valore aggiunto al packaging.Problema: mangiare una pizza in strada divisa tra più persone Soluzione: ottagono fustellato che permette di avere un appoggio sulla singola fetta di pizza che potrà essere tagliata in 4 o 8 fette, in base a quante persone la condividono.

Ogni singolo spicchio può essere piegato per conferire più rigidi-tà al supporto sulla singloa fetta

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CONCEPT/SUGHERO

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PROGETTO DI UNA SEDIA IN CARTONE

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IL MODELLO IN SCALA 1:1 / ESPOSIZIONE

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Tra tutte le forme di comunicazione non verbale, il colore è uno dei sistemi più immediati per co-municare un significato. A seconda del colore, una stessa immagine può assumere significati molto diversi. Può bastare anche un certo tipo di luce o tonalità per comunicare una determinata sesnsazio-ne. In base alle tradizioni culturali il colore può assumere significati diversi, per esempio in Cina il colore della morte è il bianco mentre nelle culture occidentali è esattamente l’ opposto.

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Il verde è il colore più riposante in assoluto, richiama la memoria ancestrale di quando l’uomo si nascondeva tra le foglie per sfuggire ai pericoli. Non a caso le pareti degli ospedali sono tinte di

una delicata campitura di verde pallido.

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Il blu è il colore dell’affidabilità: serio, posato e ispiratore di fiducia. Non a caso è utilizzato nelle banche, nelle divise della polizia e ovunque occorra rassicurare.

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Questa composizione ha lo scopo di rappresentare un preciso colore attraverso l’uso esclusivo di immagini in bianco e nero. Sapreste indovinare di che colore si tratta?

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Questa composizione ha lo scopo di rappresentare un sentimento. Quale? la paura

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Questa composizione ha lo scopo di rappresentare un sentimento. Quale? la serenità

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IL PENSIERO [COL]LATERALE

STANZA 1

interruttore 1

interruttore 2

interruttore 3

STANZA 2

Con il termine pensiero laterale si intende una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un ap-proccio indiretto ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale mo-dalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema. Mentre una soluzione diretta prevede il ricorso alla logica sequenziale, risolvendo il problema partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, il pensiero laterale se ne discosta (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi prima di cercare la soluzione.ESEMPIO DI PROBLEMA: In una prima stanza chiusa, è contenuta una lampadina; nella seconda stanza, da cui la prima non è direttamente visibile, ci sono tre interruttori. Solo uno di questi interruttori accende la lam-padina. Potendo azionare i tre interruttori a proprio piacimento, e potendo andare nella stanza chiusa solo una volta per verificare lo stato della lampadina, come si può determinare l’interruttore in grado di accenderla?

SOLUZIONE: Si mettono due interruttori (che chia-meremo 1 e 2) su ON, si attende qualche minuto e se ne spegne uno (diciamo il numero 1). Si va quindi a controllare la lampadina.Se la lampadina è accesa l’interruttore giusto è il numero 2. Se la lampadina è spenta ma calda l’interruttore giusto è l’1. Se la lampadina è spenta e fredda l’interruttore giusto è il numero 3.

CONSIDERAZIONI: L’approccio diretto al problema si rivela impossibile: da un punto di vista puramente logico, una lampadina può essere solamente accesa o spenta, quindi essere in uno di due stati possibili.L’unico modo per risolverlo è utilizzare una condizio-ne “fisica” (il fatto che una lampadina accesa si scaldi) che permetta di aggiungere un terzo stato distinguibile dai primi due.

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TECNICHE DI COMUNICAZIONE/INDESIGNIndesign è un software per l’editoria che consente di impaginare testi e immagini all’ interno di una o più pagine per creare libri, riviste, depliant, cataloghi. Impaginare significa dare stile ad una pagina. Grazie al comando mastro è possibile creare delle griglie che consentono di disporre testi e immagini all’interno del documento mantenendo sempre lo stesso stile di im-paginazione. Lo stile di una pagina è la prima forma di comunicazione con il lettore percui è molto importante definire il target per poter svolgere una comunicazione efficace. il target viene definito attraverso una ricerca approfondita, fatta principalmente di domande, su due livilli: “il chi” e “il come”. A chi è rivolto questo prodotto? Chi sono i miei concorrente? Come viene percepito il nostro prodotto dal pubblico? etc...Una volta definito il target saremo in grado di sapere quali sono le abitudini dei nostri lettori, lo stile di vita, i valori, cosa gli piace e cosa non sopportano. Con

tutte queste informazioni possiamo comunicare al meglio il nostro prodotto soddisfando i bisogni e le emozioni del consumatore. Dobbiamo anche chieder-ci cosa la pubblicità, selezionata in base ai valori del pubblico, farà accadere nella mente dei consumatori, la miglior risposta potrebbe essere sperare di creare un nuovo atteggiamento. Un nuovo atteggiamento, però, non nasce dal nulla ma si crea conoscendo a fondo le esigenze del consumatore sapendo cogliere qualcosa di nuovo che non si è ancora manifestato, la domanda che dovremmo porci sara: Dove esiste un vuoto di mercato che possiamo andare a rimempire? Se esiste una risposta a questa domanda sarà possibile costruire un nuovo atteggiamento, il consumatore si identifi-cherà totalmente con il nostro prodotto e la sua fedeltà sarà garantita creando così una stabilità economica fondamentale per poter tenere in vita un fenomeno editoriale.Questa strada può portare a grandi successi.

Norman Potter ha scritto un libro sulla vita quotidiana del designer che diventa insieme un manuale pratico e il racconto razionale di un’esperienza umana fonda-mentale. Potter discute della definizione di designer, dei suoi sconfinamenti nel territorio dell’arte, sui cri-teri di valutazione della qualità nel design. Accosta il designer all’artigiano osservando come sia il designer che l’artigiano abbiano un rapporto sostanzialmente simbiotico con l’oggetto che realizzano: maneggiare l’oggetto e gli strumenti che servono a crearlo è parte integrante del pensiero e della cultura del designer, come lo è per l’artigiano. Che cos’è un designers defi-nisce l’essenza del “buon design” come processo utile a migliorare la qualità della vita degli individui. Non mancano le pagine dedicate alla pratica vera e propria che affrontano argomenti pratici come la comunicazio-ne, la grafica, il rapporto con i clienti e le questioni di carattere economico anlizzate quasi manualisticamen-te. Diverse dalle altre per prosa, finalità e colore delle pagine. Che attestano un approccio umile al compito del designer che fa del libro una dimostrazione di rispetto nei confronti di tutti.

B®ANDDESIGN

In un mercato sempre più sovraffollato di concorren-ti, prodotti e pubblicità, distinguere la propria offerta

agli occhi dei consumatori è diventata un’esigenza vitale per le imprese. Ma poichè quasi tutte le azien-de dispongono delle stesse tecnologie e i prodotti si assomigliano, la differenza può essere creata attra-verso l’immagine. La marca, grazie all’esposizione

ripetuta di una singola immagine,crea familiarità con il consumatore. Per il consumatore la marca è una

percezione,una percezione è la sintesi ditutte le im-pressioni/emozioni che il consumatore ha recepito nei confronti di un determinato brand. Per esempio quan-do pensiamo a BMW abbiamo la percezione di un’au-

to tedesca, di lusso, sportiva. Le percezioni influen-zano notevolmente le decisioni d’acquisto ed è per

questo che le imprese, ancora prima di concentrarsi sul prodotto, studiano come il prodotto sarà percepito

dal pubblico. Il positioning, cioè la collocazione della percezione nei confronti della concorrenza, per essere efficace deve essere guidato da un’idea chiara, preci-

sa, differente e soprattutto deve essere costruito più su un’emozione che su un attributo del prodotto.

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Timberland è la percezione del tempo libero che irrompe nella routine quotidiana, la sua percezione è fatta principalmente di suggestioni come la natura, l’America....Il prodotto è essenziale per dare spessore alla per-cezionedi marca: Nike è l’immagine della potenza, il design agressivo e l’esclusivo air system sono essen-zaili per dare spessore alla percezione di Nike. Gli attributi funzionali del prodotto servono a rendere credibile il posizionamento: quando entriamo da Mc Donald sappiamo di trovare un servizio rapido, a buon prezzo e bagni puliti ed è così in tutto il mondo. La coerenza, quindi, è fondamentale per poter

usufruire di determinate strategie. Anche il product design contribuisce alla creazione della perce-zione di marca al pari della comunicazione. Le marche ricorrono al design non solo per differenziare il prodotto ma anche per collocarlo a livello psicologico. Chi compra lo spremiagrumi di Stark non lo fa per manifestare il proprio amore verso la spremuta (basterebbe un qualsiasi spremiagrumi funzionante) ma perchè è attratto dalla sua immagine e per affer-mare la sua adesione ad un certo tipo di cultura. Le scelte strategiche del product design possono partire da: -i materiali, -gli aspetti psicologici, -il bisogno di chiarezza -le nuove tecnologie, -la differenziazione; questi

elementi rappresentano, per i designers, la possibilità di usare il product design per differenziare l’identità di marca e la sua percezione.I segni della brand identity (marchio, carattere tipografico e colori che costituisco-no le coordinate grafiche della marca) rimangono im-mutati anche quando cambia la comunicazione (es:per essere adattata ai tempi) al fine di mantenere la ricono-

scibilità della marca. La forza della brand iden-tity, infatti, risiede nella sua permanenza: i suoi elementi non vegono mai cambiati ma svecchiati. Betty Crocker, da quando è stata creata nel 1921, ha leggermente modificatop i suoi lineamenti per adat-tarsi all’immagine della donna americana ma si è sempre mantenuta rico-

noscibile. Le sensazioni non appartengono alla sfera logica dell’ individuo e per questo sono difficili da descrivere. Non na-scono da una riflessio-ne e sono influenzate da stimoli sottili come un profumo , un certo tono di voce o un’im-magine.Attraverso le

sensazioni si generano emozioni che indi-rizzano la gente su un prodotto piuttosto che un altro. Il libro approfondisce anche le strategie su prezzo, distribuzione e impresa portando vari esempi .Va sottolineato come le percezioni che

una marca ci offre possono svanire ra-pidamente quando si viene a sapere che

un determinato prodotto viene realizzato nel terzo mondo da schiavi a pagamento.

“Il marchio è il parco divertimenti. Il prodotto

è il souvenir”

YOU TOOK MY NAMECi sono molti casi in cui il marchio è talmente radicato nella mente dei consumatori che non c’è bisogno del nome per riconoscerlo ma bastano i segni della brand identity. Su questo tema, il magazine online Picame.it propone questo semplice gioco: riuscite a indovinare tutti i “nomi rubati” a questi loghi?Soluzioni a fondo pagina

Se siete riusciti ad indovinarli tutti vuol dire che questi marchi sono stati “registrati” nella vostra mente (pro-babilmente a livello incoscio), percui basta solo una linea, un colore o un segno della brand identity per identi-ficare il brand/prodotto in questione. Se non ci siete riusciti o volete solamente controllate quì sotto ci sono le risposte corrette.

“ La pubblicità è necessaria. La gallina, quando ha fatto l’uovo, canta; l’anatra no. Nei negozi tutti chiedono uova di gallina, ma

nessuno chiede uova di anatra. Chiaro?”

Soluzioni: Prima fila da sinistra verso destra -chupa chups - coca cola - heineken / Seconda fila: - levis - visa - kodak

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LAB DESIGN 01A.A.2010/2011

Mirco Francesconi


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