Samuel Huntington - Biografia
Samuel Huntington - Politologo morto 2008 Esperto di politica estera Consigliere ai tempi di Jimmy Carter Ruolo importante nel movimento neo-conservatore 1968, Pubblicazione del saggio: Ordine politico nelle società in
cambiamento Critica alla teoria della modernità classica
Non economici, ma sociali (urbanizzazione, scolarizzazione, mobilità)
Il progresso economico non porta alla nascita di democrazia stabili nei paesi in via di sviluppo
Lo scontro di civiltà
Uno dei saggi più controversi degli ultimi trent’anni 1993, Articolo su Foreign Affairs Il titolo ricorda un’altra opera celebre: Il tramonto dell’Occidente di
Oswald Splenger (1918) Washington Consensus 1988 (Economico) – Fukuyama 1992
(Ideologico) – Huntington 1993 (Politica) In realtà, H. critica la tesi di Fukuyama della fine della storia Fukuyama: con l’avvento della globalizzazione e la fine della guerra
fredda si affermerebbe un modello unico
Il consensus come inizialmente stilato da Williamson includeva 10 larghi gruppi di suggerimenti in materia economica relativamente specifici:[1]
1. Una politica fiscale molto disciplinata volta a evitare forti deficit fiscali rispetto al prodotto interno lordo
2. Il riaggiustamento della spesa pubblica verso interventi mirati: si raccomanda di limitare "i sussidi indiscriminati" e di favorire invece interventi a sostegno della crescita e delle fasce più deboli, come le spese per l'istruzione di base, per la sanità di base e per lo sviluppo di infrastrutture
3. Riforma del sistema tributario, volta all'allargamento della base fiscale (intesa come somma globale delle singole basi imponibili) e all'abbassamento dell'aliquota marginale
4. Tassi di interesse reali (cioè scontati della componente puramente inflativa) moderatamente positivi
5. Tassi di cambio della moneta locale determinati dal mercato6. Liberalizzazione del commercio e delle importazioni, in particolare con la
soppressione delle restrizioni quantitative e con il mantenimento dei dazi ad un livello basso e uniforme
7. Apertura e liberalizzazione degli investimenti provenienti dall'estero8. Privatizzazione delle aziende statali9. Deregulation: abolizione delle regole che impediscono l'entrata nel mercato o
che limitano la competitività, eccetto per quel che riguarda le condizioni di sicurezza, di tutela dell'ambiente e di tutela del consumatore e un discreto controllo delle istituzioni finanziarie
10. Tutela del diritto di proprietà privata
La fine del mondo bipolare non ha segnato la fine della storia né la vittoria della democrazia liberale
Al contrario, ha rimesso in moto la storia, bloccata dall’esistenza di un ordine bipolare, in cui le superpotenze bloccavano le forze centripete
Huntington ritiene che la fine della guerra fredda libera le diverse civiltà dal giogo del bipolarismo politico e ideologico
Gli equilibri di potere tra le diverse civiltà stanno mutando L’Occidente è in calo
I conflitti del XXI secolo si sviluppano lungo linee di divisione culturale e non più politico-ideologiche come nel XX secolo
In precedenza il confronto ideologico prevaleva sulle rivendicazioni di natura culturale
Oggi società unite da ideologie ma appartenenti a differenti civiltà si sgretolano (Es. URSS, Jugoslavia, Bosnia, o ancora Ucraina, Libia, Nigeria, Sudan, India, Sri Lanka)
Si affermano nove civiltà: Occidentale, Latinoamericana, Africana, Islamica, Sinica, Indù, Ortodossa, Buddista e Giapponese.
Per comprendere i conflitti occorre comprendere le divergenze culturali
La cultura e non lo Stato è il luogo dello scontro. La tesi di fondo è che la cultura e le identità culturali sono alla base
dei processi di coesione, disintegrazione e conflittualità che caratterizzano i mondi post-guerra fredda.
«La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legata alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro» (Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, 1996)
«L'Occidente non ha conquistato il mondo con la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione ma attraverso la sua superiorità nell'uso della violenza organizzata [il potere militare]. Gli occidentali lo dimenticano spesso, i non occidentali mai»
«Nel mondo che emerge, un mondo fatto di conflitti etnici e scontri di civiltà, la convinzione occidentale dell'universalità della propria cultura comporta tre problemi: è falsa, è immorale, è pericolosa... l'imperialismo è la conseguenza logica e necessaria dell'universalismo» (Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, 1996)
«Le frontiere dell'Islam grondano sangue» 1996
Un elemento determinante delle civiltà è costituito dalla religione
Non è un’idea nuova, le guerra di religione si sono sempre combattute
Le civiltà individuate tendono ad aggregarsi attorno ad uno Stato-guida
USA, Russia, Cina… Il mondo nato dalle ceneri del bipolarismo è uni-multipolare: unipolare
dal punto di vista militare, multipolare dal punto di vista economico e culturale.
La democrazia e la modernizzazione non conducono necessariamente all’occidentalizzazione e alla omogeneizzazione del mondo
Esportare la democrazia: le democrature (democrazia+dittatura) La globalizzazione: un unico modello o un mondo multiculturale? Nei paesi emergono movimenti che contestano il dominio culturale
occidentale, anche se non rifiutano la modernità e il progresso (Es. Isis e la tecnologia)
La democrazia potrebbe persino legittimare il rifiuto dell’occidentalizzazione
Globalizzazione frammentazione (ricerca delle tradizioni), ritorno del locale…
Huntington prevede un mondo conflittuale Conflitti di faglia (guerre che scoppiano lungo le faglie ovvero i confini
tra le varie civiltà)
Conflitti globali
Es. di guerre di faglia: Bosnia (serbi-croati-bosniaci), Cecenia, Kashmir (India-Pakistan), Sudan, Sri Lanka (cingalesi-tamil)
L’Occidente resterà la civiltà più potente H. auspica un consolidamento dei rapporti tra Europa e Stati Uniti H auspica anche un’intesa con la Russia Mentre teme un appoggio della Cina all’Islam
H. individua alcune regole che consentirebbero di attenuare la conflittualità Regola dell’astensione
Regola della mediazione congiunta
Regola delle comunanze
Critiche: Gli stati possono valutare i propri interessi sulla base degli elementi
culturali? La Francia nel XVI secolo si allea con l’Impero ottomano contro la cattolica Austria.
Cosa sono le civiltà risulta un po’ troppo vago
Qual è il rapporto tra civiltà e Stato? Gli attori primari nelle relazioni internazionali sono gli Stati e non le civiltà e gli Stati sono mossi da interessi nazionali
H. sottovaluta gli effetti della modernizzazione, in grado di diluire molte di quelle identità culturali
La sua teoria ha allontanato le ipotesi di avvicinamento tra le civiltà e favorito la reciproca diffidenza
1. La nuova era della politica mondiale
3 gennaio 1992 Crollo dell’Unione Sovietica Le bandiera tornano ad essere un simbolo di identità culturale nel
mondo post Guerra fredda L’individuazione del nemico La tesi di fondo è che la cultura e le identità culturali - che al livello
più ampio corrispondono a quelle delle rispettive civiltà - siano alla base dei processi di coesione, disintegrazione e conflittualità che caratterizzano il mondo post-Guerra fredda.
Cinque aspetti
1. Lo scenario politico mondiale appare multipolare e caratterizzato da un alto numero di civiltà diverse
2. Gli equilibri di potere stanno mutando, l’influenza dell’Occidente è in calo, mentre avanzano la Cina e il mondo islamico
3. Emerge un ordine mondiale fondato sul concetto di civiltà4. L’Occidente sta entrando in conflitto con altre civiltà a causa della
sua pretesa universalistica5. La sopravvivenza dell’Occidente dipende dagli Stati Uniti
Un mondo multipolare e a più civiltà Per la prima volta nella storia dell'epoca post-Guerra fredda, il
quadro politico mondiale appare al contempo multipolare e suddiviso in più civiltà.
Durante la Guerra fredda, il quadro politico divenne bipolare Gran parte di tale conflitto si consumò nel Terzo Mondo Nel mondo post-Guerra fredda le principali differenze tra i
popoli sono culturali Gli stati nazionali restano gli attori principali della scena
internazionale Scontri di civiltà o conflitti culturali, come quelli in Bosnia, in
Cecenia, nel Kashmir, in Turchia… La cultura è una forza al contempo disgregante e
aggregante I paesi culturalmente affini cooperano sul piano economico e
politico
Alla fine della Guerra fredda furono proposte diverse mappe o modelli di relazioni internazionali: 1 ipotesi – Un solo mondo: euforia e armonia (Fukuyama)
2 ipotesi – Due mondi: noi e loro (Occidente e Oriente, Nord e Sud, Paesi ricchi e paesi poveri…)
3 ipotesi – 184 stati, più o meno (la teoria realista delle relazioni internazionali) (modello statalista)
4 ipotesi – Caos totale (crollo dell’autorità statale e disgregazione degli stati…) Il mondo fuori controllo di Brzezinski e Pandaemonium di Daniel Moynihan
Mondi a confronto: realismo, norma, previsioni
Tutti e quattro questi modelli offrono una diversa combinazione di realismo e norma.
Si potrebbe forse ovviare a tali difetti coniugando insieme più modelli e asserendo, ad esempio, che il mondo è impegnato in un processo parallelo di frammentazione e di integrazione
Ma per H. questi quattro modelli sono incompatibili Per questo ha più senso secondo H. concepire il mondo in termini di
civiltà
Un approccio basato sul concetto di civiltà, ad esempio, sostiene che: L'impulso all'integrazione nel mondo è reale, ed è esattamente questo che genera
resistenza ai distinguo culturali e a una maggiore presa di coscienza della propria civiltà di appartenenza.
Il mondo è in un certo senso diviso in due, ma la distinzione basilare è tra l'Occidente in quanto odierna civiltà dominante e tutte le altre, le quali, tuttavia, hanno poco o nulla in comune tra loro. Il mondo, in altre parole, è diviso tra un'entità occidentale fortemente coesa e una miriade di entità non occidentali.
Gli stati nazionali sono e resteranno i protagonisti della politica internazionale, ma i loro interessi, legami e conflitti vengono determinati in misura sempre maggiore da fattori inerenti alla loro cultura e civiltà d'appartenenza.
Il mondo è effettivamente avvolto nell'anarchia, dilaniato da conflitti tribali e nazionali, ma i conflitti che pongono i maggiori pericoli alla stabilità sono quelli tra stati o gruppi appartenenti a civiltà diverse.
Il modello delle civiltà
Molti importanti sviluppi successivi alla fine della Guerra fredda si sono dimostrati compatibili con il modello della civiltà e prevedibili in base a esso: Il crollo dell’URSS
Il crollo della Jugoslavia
Altri conflitti scoppiati in Russia, Turchia, Messico
La recente guerra in Ucraina
L’opposizione degli stati islamici all’intervento occidentale in Iraq, Libia, Siria…
L’ascesa della Cina al ruolo di potenza mondiale…
2. Le civiltà nella storia e nel mondo contemporaneo
La storia umana è la storia delle civiltà: Primo. Esiste una distinzione tra civiltà al singolare e al plurale
Secondo. Civiltà è uguale a identità culturale
Terzo. Le civiltà sono entità finite (questo è un aspetto controverso del pensiero di H.)
Quarto. Le civiltà muoiono
Quinto. La civiltà non coincide con la politica
Le maggiori civiltà contemporanee
Cinese Giapponese Indiana Islamica Occidentale Latinoamericana Africana (forse)
3. Una civiltà universale? Modernizzazione e occidentalizzazione
Civiltà universale: significati Prima tesi. Gli esseri umani di tutte le civiltà condividono certi principi e certe
istituzioni.
Seconda tesi. Il termine civiltà serve a distinguere le società primitive da quelle civili.
Terza tesi. Il termine civiltà universale fa riferimento ad alcuni comuni valori condivisi dall’Occidente e dal alcuni popoli di altre civiltà (ipotesi della cultura di Davos)
Quarta tesi. Una civiltà dei consumi e della cultura popolare occidentale (tesi della omologazione o della occidentalizzazione), è una tesi che svilisce anche la cultura occidentale… del resto gli americani non si sono «giapponesizzati»