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lo scrillone

Date post: 29-Mar-2016
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mensile d'informazione
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OGNI MESE IN TUTTE LE EDICOLE Lo STRILLONE DI LUCA LATTANZI MENSILE D’ATTUALITÀ, POLITICA, CULTURA E SPORT ANNO 1° - N. 9 - Settembre 2011 Distribuzione gratuita www.strillonews.it pag. 6 pag. 9 pag. 10 pag. 11 pag. 7 Via Nazionale Adriatica, 615 - Roseto degli Abruzzi TE RIAPRE IL 1º SETTEMBRE segue a pag. 2 Mosciano S.A. (Te) tel. 085 8071089 www.euromobiliarreda.it Mosciano S.A. (Te) tel. 085 8071089 www.euromobiliarreda.it Ultimo numero estivo per Lo Strillone: da ottobre torneremo in edicola nel nostro formato classico a 24 pagine. In questa cal- da estate siamo stati sem- pre accanto ai nostri let- tori con l’informazione e le inchieste che ormai stanno diventando un se- gno distintivo del nostro mensile. Vicini a voi per essere attenti alle notizie più importanti che tocca- no il nostro territorio. Questo numero sottoli- nea ancora di più la vo- cazione de Lo Strillone a essere un mensile di informazione provincia- le: la nostra notizia di apertura tocca, infatti, uno dei temi più caldi di questo periodo. La Biblioteca Provinciale “Melchiorre Delfico” è GIULIANOVA ‘A TU PER TU CON L'ASSESSORE MASTRILLI’ Una realtà in continuo divenire ROSETO DEGLI ABRUZZI CONOSCIAMO LA NUOVA GIUNTAIntervista all’assessore Recchiuti MOSCIANO SANT’ANGELO ‘IL BELVEDERE INACCESSIBILE’ NOTARESCO MORRO D’ORO ‘ANCORA UN SUCCESSO PER IL MUNDIALITO OPEN’ VAL VIBRATA ‘APPLAUSI PER IL TEATRO COMICO A SANT’OMERO’ EDITORIALE L’ULTIMO STRILLO D’ESTATE S.O.S. DELFICO Anche la Biblioteca Provinciale colpita dai tagli alla cultura Parla il direttore Luigi Ponziani LA SCIENZA SOFT DI MARCO SANTARELLI E MARGHERITA HACK” RUBRICHE ARTE E CULTURA QUANDO LA PASSIONE PER LA MUSICA DIVENTA IMPEGNO SOCIALE pag. 14 pag. 3
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Page 1: lo scrillone

Ogni mese in tutte le edicOle

Lo STRILLONE

diLuca Lattanzi

MENSILE d’attuaLItà, POLItICa, CuLtuRa E SPORtANNO 1° - N. 9 - Settembre 2011 Distribuzione gratuita www.strillonews.it

edizioneestiva pag. 6

pag. 9

pag. 10

pag. 11

pag. 7

Via Nazionale Adriatica, 615 - Roseto degli Abruzzi TE

RiapRe il 1º settembRe

segue a pag. 2

Mosciano S.A. (Te) tel. 085 8071089

www.euromobiliarreda.it

Mosciano S.A. (Te) tel. 085 8071089

www.euromobiliarreda.it

Ultimo numero estivo per Lo Strillone: da ottobre torneremo in edicola nel nostro formato classico a 24 pagine. In questa cal-da estate siamo stati sem-pre accanto ai nostri let-tori con l’informazione e le inchieste che ormai stanno diventando un se-gno distintivo del nostro mensile. Vicini a voi per essere attenti alle notizie più importanti che tocca-no il nostro territorio.Questo numero sottoli-nea ancora di più la vo-cazione de Lo Strillone a essere un mensile di informazione provincia-le: la nostra notizia di apertura tocca, infatti, uno dei temi più caldi di questo periodo. La Biblioteca Provinciale “Melchiorre Delfico” è

GIULIANOVA‘A TU PER TU CON

L'ASSESSORE MASTRILLI’

Una realtà incontinuo divenire

ROSETO DEGLI ABRUZZI

‘CONOSCIAMO LA NUOVA GIUNTA’

Intervista all’assessore

Recchiuti

MOSCIANOSANT’ANGELO

‘IL BELVEDERE INACCESSIBILE’

NOTARESCOMORRO D’ORO

‘ANCORA UN SUCCESSO PER IL

MUNDIALITO OPEN’

VAL VIBRATA‘APPLAUSI PER IL

TEATRO COMICO A SANT’OMERO’

EDITORIALE

L’ULTIMO STRILLO D’ESTATE S.O.S. DELFICO

Anche la Biblioteca Provinciale colpita dai tagli alla culturaParla il direttore Luigi Ponziani

LA SCIENZA SOFT DIMARCO SANTARELLI E MARGHERITA HACK”

RUBRICHE ARTE E CULTURA

quANdO LA pASSIONE pER LA MuSICAdIvENTA IMpEGNO SOCIALE

pag. 14pag. 3

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Unire la professionalità e l’esperienza alla passio-ne è stata la linea guida della ditta sin da quando,

nel 1941, è iniziata l’avventura del gruppo Ponzio. Il 2011 quindi, segnando il settantesimo anno di attività, doveva essere celebrato e ricordato in maniera partico-lare. È stata così concepita una serata speciale in cui i protagonisti sarebbero stati tutti coloro che con la loro competenza e voglia di fare hanno fatto sì, giorno per giorno, che l’azienda arrivasse ai livelli di eccellenza raggiunti oggi. Lo stabilimento della ditta pinetese si è quindi trasformato, per una serata, in un luogo di festa, in cui, oltre a qualche ospite speciale (vedi nelle

foto il mitico ‘Nduccio), hanno preso parte esclusivamente i dipendenti della ditta. L’idea era quella di rendere palpabile quell’atmosfera di grande famiglia presente in ogni reparto dell’azienda, in un momento meno professionale e più ricreativo e si può dire che il piano sia riuscito alla grande! Tutti sono intervenuti alla serata e, stando alle testimonianze, ne sono usciti con grande soddisfazione. Ma è dove-roso a questo punto ascoltare le parole di coloro che hanno vissuto in prima per-sona questo momento magico. “La serata organizzata conferma quella che è stata la politica della famiglia Ponzio, da sempre: essere prima di tutto una grande famiglia” – spiega Gianni D’Isidoro dell’ufficio amministrativo - “La sensazione avuta in quel contesto è stata proprio quella: ognuno di noi ha portato con sé un familiare e, oltre al piacere di assistere allo spettacolo sempre divertentissimo di ‘Nduccio, abbiamo provato quella gioia e quelle sensazioni tipiche delle serate trascorse con gli amici di sempre, quando vorresti che il tempo si fermasse lì affin-ché il clima magico, che si instaura solo quando si può contare sulla presenza del-le persone più care, possa diventare eterno”. Non poteva mancare la testimonian-za, infine, di Franco Bosica, del reparto commerciale, uno dei veterani della ditta, in quanto, da circa trent’anni è testimone, oltre che protagonista, delle principali tappe che hanno segnato la crescita dell’azienda: “Ero qui prima ancora dell’era informatica” – racconta Franco - “E possiedo grandi ricordi di quando si lavora-va col telefono e il fax, con la carta e la penna. Sono stato uno dei primi, tra tutti i dipendenti presenti alla festa, ad arrivare qui e all’epoca, quando c’era veramen-te poco, abbiamo vissuto una continua lotta per crescere e migliorare. Abbiamo lavorato tanto in quegli anni ed è giusto che i giovani appena arrivati sappiano da dove veniamo e che dietro le scrivanie e i computer che hanno a disposizione in ufficio, ci sono gli anni di duro lavoro di tutti quelli che hanno contribuito alla crescita di un’azienda all’epoca ancora bambina. Ora siamo adulti ed è doveroso da parte mia ringraziare la famiglia Ponzio per tutto questo tempo in cui abbiamo lavorato sodo, ma in cui abbiamo ricevuto tanto in termini umani e professionali”. In ultimo Bosica si sofferma su quanto sia importante, nella vita di un’azienda, il clima che si instaura tra tutti i suoi componenti, dalla proprietà ai dipendenti: “La festa è stata bellissima, al di là della cena, proprio perché sono intervenuti tutti: dai dipendenti ai collaterali, ovvero i falegnami e gli elettricisti esterni alla ditta,

senza dimenticare i pen-sionati. Era infatti pre-sente anche chi ha lascia-to venti anni fa! Questa è una caratteristica che contraddistingue la ditta Ponzio, un’azienda sana, in cui si lavora in un cli-ma familiare e, di questi tempi, è difficile incon-trare in giro realtà simili. Il mio auspicio è, infine, che queste iniziative si possano fare più spesso, magari ogni cinque anni; le premesse ci sono tutte e io sono convinto che saremo ancora tutti qui come nella mitica serata dei settant’anni”.

PONZIO:SETTANT’ANNIDI STORIAGiuseppe Ponzio die-de origine nel 1941 a un’azienda specializ-zata nel trattamento dell’alluminio. Da allora ben quattro generazio-ni si sono susseguite forgiando una realtà oggi leader assoluta nella progettazione, produzione e innovazione dei sistemi in alluminio per l’architettura. Questa non solamente intesa come opere più semplici e di ca-rattere quotidiano, ma anche nel segno delle più grandi opere dell’ingegno umano: dal grattacielo Pirelli a Milano, allo stadio Olimpico a Roma fino alla cupola della moschea di Omar a Gerusalemme. La passione di una famiglia si è realizzata quindi in questi decenni nella professionalità di un’azienda che, oggi, rappresenta l’alluminio a 360°: dai sistemi per serramenti agli accessori, dai pannelli per porte fino alle finiture superficiali. È grazie alla ricerca della qualità, dell’innovazione e dello sviluppo di capacità e processi che Ponzio trasforma l’alluminio in esclusive finiture e raffinate interpretazioni.

Settembre 2011 e-mail: [email protected]

segue dalla copertina

Strillo W rld

sempre più in balia dei continui tagli apportati alla cultura. Rischiamo di vedere ridimensionata un’istituzio-ne culturale secolare che si pone da sempre come punto di riferimento per la cultura di tutto il teramano. Salvare la Delfico significa salvare il nostro patrimonio storico, letterario,

artistico e perfino giornalistico e sen-tir dire che si rifiutano sovvenzioni da parte di enti privati, fa non solo indignare, ma anche pensare che la cultura, purtroppo, viene sempre più relegata ai margini.Tra gli altri temi che proponiamo in questo numero spiccano senza

dubbio le interviste agli assessori di Gulianova e Roseto e l’approfon-dimento sul Belvedere a Mosciano Sant’Angelo.Abbiamo infine voluto dare spazio ad alcuni eventi estivi: dei classici che abbiamo seguito per voi, per dar-vene un’immagine precisa e per im-

mortalare le iniziative che più hanno successo nel nostro territorio.Buona lettura, dunque, in attesa dell’autunno, una stagione che segna il ritorno al lavoro, alle vecchie abi-tudini, ma che, ne siamo certi, porterà comunque novità; novità che saremo pronti a Strillare insieme a voi.

Lo STRILLONEEDITORIALE L’ULTIMO STRILLO D’ESTATE

Grande successo per la festa celebrata dalla ditta di Pineto assieme a tutti i suoi dipendenti

I SETTANT’ANNI DEL GRUPPO PONZIOTUTTI INSIEME PER UNA SERATA INDIMENTICABILELA dEdIzIONE ALL’AzIENdA NELLE TESTIMONIANzE dI COLORO CHE HANNO pARTECIpATO AI fESTEGGIAMENTI

il piazzale dell'azienda.

il discorso di apertura di Giuseppe Ponzio.

'Nduccio con Emilio Ponzio prima dello spettacolo.

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Rubriche 3Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONE

LE VOCALI “E”, “O” DANNAZIONE ABRUZZESE

COME LEGGERE - COME PARLARE

LA SCIENZA... SOFT

Rubrica:

Rubrica:

Rubrica:

Non sfugge a nessuno l’attribuzione della provenienza di una persona deducendolo dalla

sua pronuncia: chi non riconoscerebbe un siciliano o un napoletano? O un veneziano? La pronuncia di una persona in alcuni casi non è senza conseguenze, anche gravi e ingiuste: prima che arrivassero gli immigrati a vendere accendini, occhiali ed altre piccole cose, i venditori erano in gran parte napoletani; e si diffuse l’opinione che acquistare da loro significasse rischiare la cantonata. Si affermò pertanto il parallelo, non

proprio ingiustificato, che vedeva il dialetto napoletano equiparato all’imbroglio; in ben altri casi, come a tutti è noto, un accento meridionale manifestato al Nord equivaleva ad essere bollato come “terùn” e avere minori possibilità di trovare un lavoro; un po’ come oggi avviene con gli extra comunitari.Mi capita di ricevere richieste di consulenze di ortoepia, cioè di corretta pronuncia, da parte di professionisti che avendo rapporti di lavoro in ambienti extra regionali, scoprono di avere una pronuncia differente da quella altri. Vale la pena ricordare, allora, che non tanto ha importanza dire “rosa” (con la s di “sole”) al posto della più corretta “roşa” (con la s di “şmania”), quanto fare attenzione alle vocali, perché esse distinguono con molta evidenza una buona pronuncia da una poco elegante.Esaminiamo alcuni casi, dopo aver sottolineato che le vocali non accentate sono

tutte chiuse. E che il dittongo “ie” è sempre aperto, ad eccezione di “bietta, chierico, biglietto” e di tutti i diminutivi.La /e/ si pronuncia chiusa prima di gn (diségno), -ménte, -ménto (continuaménte, moménto), nei diminutivi in –étto (fogliétto), nei suffissi –éto, -ésco, -éssa, -évole, -ézza, -éfice (Tortoréto, principésco, dottoréssa, onorévole, giovinézza, oréfice), nelle desinenze verbali del condizionale alla seconda persona singolare, prima e seconda del plurale (sarésti, sarémmo, saréste) di tute le coniugazioni; nelle desinenze verbali della seconda persona plurale dei verbi di seconda coniugazione (scrivéte, dovéte), nell’imperfetto (dovévo, dovévi, dovéva, dovévano); nel futuro plurale –émo, -éte di tutte le coniugazioni (farémo, faréte, vedrémo, vedréte); nel passato remoto della seconda coniugazione (dovétti, dovésti, dovétte, dovémmo, dovéste, dovéttero; négo, annégo.Per la gioia dell’intera provincia di Teramo vediamo quando la /e/ si pronuncia, finalmente, aperta: in aggettivi, sostantivi e participi presenti in –ente (fondènte, studènte, sorridènte), nei diminutivi in –ello (asinèllo, orticèllo), le voci in –enza (partènza, sènza), alla prima persona singolare del condizionale presente di tutte le coniugazioni (io sarèi, avrèi, parlerèi), alle terze persone del singolare e del plurale (canterèbbe, dirèbbe, studierèbbe), negli ordinali (ventèsimo, undicèsimo, centèsimo), nelle parole di origine dotta o straniere come caffè, tè (da non scrivere thè, invenzione commerciale) con delle eccezioni (scimpanzé, bistécca).La prossima volta parleremo anche della /o/.

I primi aggettivi che accosto dolcemente a Francesco Bianconi sono decadente, bo-hemien e snob. Tre caratteristiche che hanno fatto il carattere e la fortuna dei Bau-

stelle, gruppo di cui Francesco è leader, e che riemergono prepotentemente in questo suo primo romanzo. Lo sfondo è quella Milano ben nota ai migranti, parallela agli aperitivi in Corso Como. Il bar sottocasa multietnico, il kebab, i barboni, i tossi-ci, l’immancabile cocaina e tante piccole profonde vite che scorrono senza lasciare traccia. Alberto è un ragazzo di provincia che giunge in città con la sua laurea fresca d’inchiostro e aspettative, sogna il giornalismo d’inchiesta ma tira avanti con una fru-strante manovalanza intellettuale, redattore a comando di articoli di ogni sorta. La sua Milano è quella di tanti fuori sede che nell’incontrarla ricevono uno schiaffo rivelatore su ciò che li aspetta, “sul tempo che passa e su ciò che rimane”, un esame di coscienza che in Alberto si fa ancora più forte quando ritrova l’amico d’infanzia Carlo, rimasto in paese a bere Fernet. In città Alberto frequenta Susi, tipicamente alternativa: ma-gra, bella, bassista in un gruppo con il suo bagaglio di infelicità non elaborata. Chi conosce i Baustelle troverà in questo libro una piacevole conferma stilistica oltre che molti riferimenti ai testi del gruppo e alla loro marcata malinconia di tempi lontani. Francesco Bianconi si conferma pungente analista in grado di immergersi senza filtri negli aspetti più animali di questa società. Una poesia disincantata che coglie colori di uomini e luoghi, sentimenti chiaroscuri, sogni in guerra con le aspettative tradite.

Marco SantarelliAlla luce delle recenti scoperte scientifiche penso che i tempi siano maturi per avviare una rivoluzione nel nostro modo di vivere e produrre energia. Nel setto-re energetico la ricerca sta focalizzando i suoi sforzi principalmente in due settori: la geotermia e la fusione fredda, sostenuta dal Premio Nobel Prof. Carlo Rubbia. Paradossalmente, invece, nel campo del fotovoltaico stiamo tornando indietro. Esistono ancora troppi pro-blemi nello smaltimento dei pannelli e troppi business per i finanziamenti. Io sostengo questo settore come

consulente di ricerca e sostengo anche le nuove fonti di energia e sono manager di raccordo tra il bene della ricerca e dell’imprenditoria, ma mi accorgo che c’è ancora molto da lavorare e da capire in merito a questa fonte. Nemmeno le grandi aziende leader nell’energia avvertono i reali problemi. A volte lo spot in tv dovrebbe esse-re tarato verso l’informazione dei reali bisogni e necessità di queste fonti anziché promuovere solo il proprio brand. In fondo, lo studio di nuove fonti di energia non necessita di nuove grandi scoperte, bensì dell’ottimizzazione del sistema stesso di produrre energia. Abbiamo molte criticità che potremmo utilizzare come opportunità che sono i rifiuti o gli scarti del legno. Per il futuro vedo una strada importante: lo sviluppo migliore e più sperimentale di una tecnologia chiamata smart grids: una rete “intelligente” che permette di distribuire meglio l’energia che arriva e ottimizza il trasporto della stessa, che fa sia evitare gli sprechi nell’atmosfera sia avere a dispo-sizione maggiore energia per tutti.

Margherita HackOrmai è un po’ di tempo che non faccio ricerca, ma studio molto e faccio divulgazione. Mi emoziono e giro molto per-ché amo il mio lavoro. Il mio impegno particolare è stato quello di studiare le stelle peculiari, perché le stelle sono come gli esseri umani in una grande nazione; la maggioran-za dei cittadini sono cittadini “normali”, poi ci sono quelli “anomali”, ci sono i “matti”, gli eversivi, e così fra le stelle, la maggioranza delle stelle sono normali, però ci sono anche le stelle che hanno delle peculiarità che si vedono dall’analisi dello spettro. Quindi si è trattato di capire la ragione fisica di

queste anomalie. Questo è stato essenzialmente il mio lavoro ed ho avuto modo di risolvere alcuni casi difficili utilizzando osservazioni e teorie fisiche. Ho studiato la natura fisica delle stelle e dei corpi celesti, pianeti e galassie. Le stelle, per esempio, son gassose, son solide o son liquide? Dalla conoscenza della temperatura e densità si capisce che l’unico possibile stato della materia è quello gassoso, perché son troppo calde per essere solide o liquide. Questo è già lo studio fisico, fondamentale. E poi, visto che le stelle sono dei palloni di gas, si capisce che questi palloni di gas stanno in equilibrio tra due forze opposte: la forza-gravità che tenderebbe a schiacciare la materia verso il centro e la pressione del gas, cioè la velocità di agitazione delle particelle che tenderebbe a disperdere il gas nel mezzo interstellare. Quin-di son proprio due forze, come nel tiro alla fune: c’è chi tira da una parte e chi tira dall’’altra. La forza-gravità tende a schiacciare, la forza di pressione ad espandere e la stella sta in equilibrio. L’universo si evolve da una zuppa di particelle elementari, dà luogo prima alla formazione di idrogeno, elio, un po’ di litio, poi alla formazione delle stelle, queste formano tutti gli altri elementi, e questi altri elementi servono per i pianeti e per gli esseri viventi, e per tutto quello che ci circonda. Ovviamente parliamo di evoluzione e non creazione.

La mia ricerca e l’emozione

diEdEn cibEj

diManuELa cOLLEVEccHiO

diMaRGHERita HacK

diMaRcO SantaRELLi

Il Regno AnimaleIl Leader dei Baustelle racconta la Milano dei sogni traditi

Page 4: lo scrillone

Incontriamo Luigi Ponziani in un’assolata mattina d’agosto sul litorale di Tortoreto, ci siamo già accordati per un’in-

tervista scevra delle polemiche contingenti connesse alla si-tuazione amministrativa della Biblioteca Delfico e dunque cogliamo l’occasione per conoscere meglio il “personaggio” e la prestigiosa istituzione culturale che dirige.

Direttore, ci parli della sua formazione, dei suoi studi«Sono laureato in Filosofia e Storia ad Urbino nel 1975, avevo allora 23 anni e il mio primo impiego fu quello di insegnante precario presso il Liceo Scientifico di Teramo. Nel 1979 ho

vinto il concorso presso la Biblioteca comunale di Silvi e nel 1982, ho fatto il mio ingres-so, grazie ad un nuovo concorso, presso la Biblioteca Provinciale Delfico di Teramo come aiuto-bibliotecario. Dal 1999 ne sono divenuto direttore. In precedenza ho seguito corsi di biblioteconomia presso la scuola Vaticana di archivistica e biblioteconomia, ho collaborato lungamente con le cattedre di Storia Contemporanea e Storia della stampa e dell’editoria presso le università degli studi di Teramo e L’Aquila. Ho al mio attivo una ottantina di pub-blicazioni e ho pubblicato otto volumi .»

Quali sono stati gli incontri importanti della sua vita? «Dal punto di vista degli studi e della formazione, mi onoro di aver avuto due maestri; Enzo Santarelli, professore dell’ Università di Urbino nonché studioso del fascismo e Filippo Mazzonis, storico di chiara fama e docente di Storia Contemporanea presso la facoltà di Scienze Politiche a Teramo per circa trent’anni. Entrambi mi hanno insegnato la serietà, il rigore della ricerca, evitando ogni superficialità»

Quali sono stati i libri fondamentali per lei?«Io leggo molto per dovere professionale e in ragione dei miei studi, ma così, mi viene in mente solo un libro: Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, in cui si coglie il fascino, la grandezza, ma anche la bassezza del potere. L’ho letto tre volte. Recentemente poi, ho riletto Guerra e Pace, monumentale, ricchissimo di riferimenti storici maggiormente ap-prezzabili in età matura. Anche il romanzo italiano ha una sua vitalità, cito Le confessioni di un italiano di Nievo, ad esempio.»

E i film? «Direi Barry Lindon di Stanley Kubrick, per la capacità di descrivere un mondo, un periodo storico, quello settecentesco, oltre i costumi e le parrucche.»

Cosa ne pensa di “Come eravamo”, l’ultimo film di Mario Martone sul Risorgimento?«Ben fatto, perché non è retorico.»

Quali sono le sue attività prevalenti all’interno della biblioteca?«Un direttore di Biblioteca deve agire su diversi piani per svolgere al meglio il suo compito. Innanzitutto deve conoscere a fondo la sua biblioteca, deve avere cognizione del patrimonio librario posseduto e deve esaltarne le peculiarità, ad esempio la Delfico nel corso dei suoi due secoli di storia, si è connotata principalmente come biblioteca di Abruzzesistica e di Storia del ‘700 e dell’ 800 italiano con particolare riferimento al regno delle Due Sicilie di cui la provin-cia faceva parte. Queste peculiarità vanno tenute presenti, soprattutto quando, di fronte all’esiguità delle risorse, si deve procedere ad una nuova acquisizione e si devono compiere scelte di indirizzo. Il direttore dunque, ha una funzione di coordinamento, e di raccordo con l’esterno. Il rapporto con il territorio poi, è fondamentale. Mi riferisco ad un rapporto vivo,

non burocratico, asettico. La biblioteca è essenzialmente dei cittadini e noi ogni mattina apriamo le porte della Delfico ed idealmente rendiamo fruibile l’immenso patrimonio in essa contenuto. Infine, un direttore deve fare i conti con il quoti-diano, con le esigenze amministrative, con le risposte da dare ad un pubblico sempre più esigente e vario. Questo è un mio obiettivo giornaliero: accogliere tutti come se fossero a casa propria. Il luogo è di chi lo frequenta e con la sua frequenta-zione lo permea, lo valorizza. È un punto d’onore, per ogni operatore della Delfi-co, instradare l’utente verso il successo della sua ricerca, sia essa la lettura del quotidiano del mattino che il raro docu-mento storico.»

Parliamo del patrimonio della Bi-blioteca«È un patrimonio notevole. Attual-mente, possediamo circa 300.000 titoli, 9.000 testate (tra cui lo Stril-lone ndr), 100 pergamene, 1200 cinquecentine e 60 incunaboli, circa 300 volumi manoscritti che vanno dal XV al XIX secolo. Que-sto patrimonio si è arricchito anche per i buoni rapporti con il territo-rio sviluppati nel corso del tempo. Sono confluiti in Biblioteca i lasciti di decine di donatori, da Delfico, alle famiglie Palma, Muzi, fino alle non meno importanti donazioni (De Lucia, Masi) . La soppressione di alcuni ordini ha portato in biblioteca un ricco patrimonio librario ecclesiastico. Possediamo inoltre un notevole archivio fotografico. Con l’apertura della nuova sede poi, abbiamo reso fruibile il materiale multimediale nel nuovo servizio di mediateca. Questo patrimonio sta confluendo nel catalogo in linea, che attualmente conta 88.000 voci, circa un terzo dell’inte-ro patrimonio della Delfico, che, non dimentichiamo, è biblioteca- polo del Servizio Bibliote-cario Nazionale. Altro fiore all’occhiello della Biblioteca è la pubblicazione, che dura da 24 anni, di Notizie dalla Delfico una rivista quadrimestrale a carattere storico-bibliografico in cui hanno avuto la possibilità di scrivere intellettuali giovani e meno giovani e che contiene in ogni numero, il bollettino delle nuove accessioni. Prima spedivamo la rivista al domicilio di tutti gli iscritti al prestito, ora purtroppo le nostre finanze non ce lo permettono, ma invito gli utenti a venire a prenderla presso la nostra sede. Altro aspetto poco conosciuto del no-stro lavoro è quello della raccolta di materiali cosiddetti “minori”: volantini, fogli sparsi, comunicazioni private. Anche questi documenti sono testimonianze, a volte uniche, della nostra storia locale. »

Quali sono i tesori di biblioteca di cui va maggiormente orgoglioso?«Lo scrigno dei tesori della Delfico è consistente e non accenna a fossilizzarsi per fortuna; a mo’ d’esempio, recentemente abbiamo ricevuto in dono dal teramano Fernando Corona, della prestigiosa casa editrice Vallecchi, una Bibbia cinquecentesca stampata a Lugduni (odierna Lione) nel 1541. È particolare, in quanto non riconosciuta dalla Chiesa. È pos-seduta da due o tre biblioteche nel mondo. Mi piace citare anche un Salterio-Innario della prima metà del ‘400, arricchito da preziose miniature. Abbiamo originali carte geografiche del XVI secolo e possediamo infine importanti opere d’arte nei nostri locali. Quadri di Pa-gliaccetti Della Monica e Celommi solo per citare qualche nome. »

PRIMA PARTE (CONTINUA SUL NUMERO DI OTTOBRE)

&4 Settembre 2011 e-mail: [email protected] Provincia

www.lavillafiorita.it

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[email protected]

Via Ripoli s/n · 64020 Giulianova (TE) · Tel. +39 085 8071902 · Fax +39 085 8072148Via Ripoli s/n · 64020 Giulianova (TE) · Tel. +39 085 8071902 · Fax +39 085 8072148

Lo STRILLONE

diGiuSEPPE tELLOnE

LA BIBLIOTECA DELFICO E IL SUO PATRIMONIOIl Direttore Luigi Ponziani ne svela la storia e la ricchezza

LA POLEMICALo squarcio nel velo l’ha compiuto il dott. Luigi Ponziani a fine giugno. In una lettera aperta al presidente della Provincia Valter Catarra, il direttore della biblioteca provinciale “Melchiorre Delfico” di Teramo lamenta l’esiguità di risorse economiche impegnate per la biblioteca e la scarsità di personale che in essa lavora dopo i pensionamenti, mai rimpiazzati. Con riferimenti puntuali, Ponziani considera sproporzionati i contributi erogati dalla Provincia per L’istituto musicale Braga e per altre manifestazioni occasionali come l’arrivo del Giro D’Italia. La risposta di Catarra non si fa attendere e nella lettera di risposta promette una integrazione dell’esiguo contributo economico e una prossima integrazione del personale con almeno sette unità, ricordando le attuali difficoltà finanziarie degli enti locali. Ponziani ribatte che oltre ai contributi, pur fondamentali per la sopravvivenza materiale della biblioteca, è giunto il momento che si istituisca un tavolo tra Provincia, privati, istituzioni varie per gestire al meglio la biblioteca e per metterla finalmente al centro del progetto culturale del territorio. La polemica è stata poi rinfocolata ai primi di agosto, quando la Banca Tercas si vede rifiutato da Catarra un contributo di trentamila euro per venire incontro alle difficoltà della Delfico. La Tercas ne prende atto, ma in un comunicato stampa si manifesta lo stupore per il rifiuto del denaro della banca quando poi si chiede un aiuto alla Fondazione Tercas, che trae le proprie risorse dalla banca stessa. Probabilmente la polemica non finirà qui, vedremo se l’autunno, nei dintorni di palazzo Delfico, sarà…caldo.La biblioteca.

Prof. Luigi Ponziani.

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5Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONEGiulianova

ViA NAZiONALE PER TERAMO, 31GiULiANOVA

È la volta di Roberto Mastrilli, assessore ai lavori pubblici della città di Giulianova. Dopo aver fissato

l’appuntamento presso la sua splendida attività posizio-nata nelle colline moscianesi, mi accingo a raggiungerlo e mi godo il panorama che mi circonda grazie al mio “improbabile” scooterino rosso che mi accompagna ogni giorno e mi fa assomigliare ad un tassista coreano. Durante il tragitto resto incantato da una mega villa che somiglia ad un castello, anzi no, alla reggia di Caserta. È la dimora dell’ ex senatore comunista Tonino Franchi.

Mentre me la lascio alle spalle, mi viene in mente la canzone di De Gregori “W l’Italia” e inizio a canticchiarla. Arrivo a destinazione e l’assessore mi riceve con la sua impareggiabile ospitalità. Dopo i saluti di rito iniziamo a passeggiare nel giardi-no e io inizio la mia intervista, ma dopo qualche passo lui si ferma, mi guarda e mi dice: «Sembriamo “Remo Gaspari” e “Bruno Vespa”». Eccolo Mastrilli, genuino, spiritoso, forte, gentile, un uomo di altri tempi, quando una stretta di mano equi-valeva ad un contratto blindato. Tutti lo chiamano “Robbèrto”, proprio come fece Shopia Loren alla Notte degli Oscar, quando annunciò a Benigni la vittoria della prestigiosa statuetta. La prima domanda è proprio legata al suo carattere. Lo scrittore Erri De Luca diceva: “Finché sono nella tua bocca, sei il signore delle tue parole. Quando escono diventi il loro servo”. La tua schiettezza e il tuo modo di fare troppo spesso diretto ti aiutano o ti penalizzano?Io sono quello che sono, io sono quello che vedi. Forse sarà stupido, ma quando sono sicuro delle cose io le dico. Questo è un difetto per la politica, ma è un pregio per i cittadini.

Quali sono le opere pubbliche realizzate o in fase di realizzazione nel 2011?Abbiamo asfaltato la s.s. adriatica nord (800.000 euro- fondi comunali) dall’incro-cio con via Ippodromo fino a all’incrocio di via Pannella e a metà settembre sarà appaltato il secondo tratto (500.000 euro – fondi regionali) fino alla pista gialla, allargando le corsie vicino al sottopasso di via Mantova e mettendo in sicurezza il tratto con illuminazione e marciapiedi. A proposito di sicurezza, abbiamo messo in regola quattro scuole elementari, la De Amicis, la Gobelli, la Bindi e la sua succursale dell’Annunziata e anche il ponte di legno sul Tordino danneggiato dalla recente alluvione. A breve partiranno anche i lavori per realizzare gli spogliatoi

della pista di pattinaggio nella piazza ex golf bar e relativi bagni pubblici.

Per il centro storico?Per il meraviglioso centro storico due consegne molto attese saranno al più presto effettuate: la “Sala Buozzi”, acquistata dalla regione e riqua-lificata a regola d’arte; la “Pinacoteca Bindi”, un vero e proprio gioiello, mentre a giorni saranno ultimati i lavori di messa in sicurezza di tutta via Piave.

Dopo il rimpasto hai conservato la delega sul-la manutenzione, come si presenta sotto questo aspetto Giulianova?Stiamo costruendo una squadra che monitorizzi e pulisca in maniera sistematica i tombini dell’acqua piovana e siamo intervenuti tempestivamente a ripristinare la voragine naturale che si è creata in piazza della Libertà e il cornicione crollato nel tetto della scuola De Amicis. Abbiamo asfaltato tutti i sottopassi della città, com-prese alcune vie disastrate dagli agenti atmosferici, come via Sanzio e via Magnani. Stiamo ultimando la caserma dei Vigili Urbani, abbiamo consegnato giochi per bambini al Parco Cerulli e al circolo degli Anziani e oltre alla sicurezza abbiamo pensato anche all’estetica. Essendo una città turistica, abbiamo curato l’ingres-so nord e sud della città colorando con i fiori le rotonde di via Mantova e di via Lepanto.

Ultimamente sei un po’ latitante, ti si vede di meno rispetto a qualche tempo fa…. quale futuro politico ti aspetta ? È vero che ti candiderai alle comunali di Mosciano?Tu scherzi sempre!!! …Se lo facessi potrei prendere molti consensi, ma desisto perché ho molto rispetto per i miei colleghi di Mosciano e amo da morire la mia Giulianova. Lo vedrei come un piccolo tradimento e questo modo di fare non mi appartiene affatto. Sono latitante? “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Io sto in mezzo alla gente, io sto con i cittadini. Io sono un uomo eletto da loro e se voglio ascoltarli è con loro che devo stare. Io mi sento un strumento dei cittadini e dell’am-ministrazione.

diMaRcO di MaRtinO

Intervista all’Assessore Roberto Mastrilli“IO STO IN MEZZO ALLA GENTE, IO STO CON I CITTADINI. SE vOGLIO ASCOLTARLI è CON LORO ChE DEvO STARE”

L’assessore Roberto Mastrilli.

“Finalmente, dopo trent’anni, si metterà la parole fine ad una vicenda di cui non si riusciva ad intravvedere la soluzione, e circa la quale mi sono sempre attivato”. Così il sindaco Francesco Mastromauro in relazione alla Rsa di Bivio Bellocchio, che, come gli è stato assicurato dai vertici della ASL di Teramo, dopo un lunghissimo stallo finalmente aprirà i battenti nel febbraio 2011. “Quella della Casa famiglia per anziani – ricorda il sindaco – è una sorta di telenovela. Il 7 gennaio 1981 la famiglia Parere lasciò al Comune di Giulianova un grande appezzamento di terra nelle vicinanze del bivio Bellocchio, a patto che l’Amministrazione vi realizzasse una casa famiglia per anziani e una scuola materna col vincolo di realizzarvi entro 10 anni un ricovero per anziani e una scuola materna. In caso contrario il Comune avrebbe perso l’area, che sarebbe andata al santuario della Beata Vergine di Pompei. La scuola materna non è mai stata realizzata – prosegue il sindaco - e una parte del lascito ha già preso la strada di Pompei. La residenza per anziani è passata attraverso una serie di vicende, accordi per il passaggio delle competenze dal Comune alla Asl, proroghe, che hanno fatto slittare il termine ultimo per la costruzione al 4 marzo 2006. In quello stesso anno ripresero i lavori, con una delibera della ASL di Teramo che imponeva il compimento dell’intervento entro il 2006 per la realizzazione di una Country House su un finanziamento com-plessivo, che avrebbe dovuto portare all’ ultimazione della RSA, ammontante a circa 1.250.000 euro. La struttu-ra, che avrebbe dovuto aprire i battenti già svariati anni fa, finalmente entrerà in fase operativa dopo la gara per l’affidamento della gestione, i cui atti propedeutici sono stati già posti in essere, e darà una risposta importante a quegli anziani che certamente non possono permettersi di essere ospiti di una struttura a pagamento. Ma oltre ad assolvere funzioni di assistenza sociale e sanitaria nel distretto”, conclude Mastromauro, “la nuova RSA di Bivio Bellocchio contribuirà a creare occupazione. E ciò è sicuramente fondamentale in tempi di elevata crisi occupazione come quelli che stiamo vivendo”.

COMUNICATO STAMPAAPRIRà NEL FEBBRAIO 2012 LA RSA DI BIVIO BELLOCChIOIl sindaco: “Ecco la parola fine su una sorta di telonevela. Struttura importante per le funzioni di assistenza sociale e per l’occupazione”

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Settembre 2011 e-mail: [email protected] GiulianovaLo STRILLONE

Una quindicina di anni fa, se passavi la prima do-menica di settembre nel quartiere Annunziata,

potevi assistere alla seguente scena: giostrine ob-solete e fuori moda posizionate qua e là; sagra di torta con salmonella in omaggio; l’immancabile “nocellaro”, amareggiato per i pochi incassi con la sua bancarella di giocattoli improbabili e, dulcis in fundo, un piccolo palco con sopra i “Cugini di Campagna” in concerto, spettinati e mal vestiti. Ad

ascoltarli una decina di famiglie Rom, anche loro vestiti come i “Cugini di Campagna”. Si vestono così per tradizione popolare, vi immaginate se anche noi iniziassimo a portare tutti i giorni l’abito tradizionale abruzzese? Magari con la “Conca” in testa e la pecorella a seguito? Vabbè…non sve-gliamo quei lettori convinti che le famiglie Rom giuliesi siano integrate e non disturbiamo l’umore del senatore Franchi (quello con la villa stile reg-gia di Caserta) che insieme a qualche suo amico negli anni 80 ci fece questo regalo. L’unica nota di colore dell’evento, anche perché in bianco e nero non si possono fare, erano i fuochi d’artificio sul mare che iniziavano dopo aver estratto il primo premio della lotteria che all’epoca era una umile bicicletta con motore elettrico. Se quest’anno, invece, hai partecipato alla festa dell’Annunziata, avrai no-tato una situazione completamente capovolta grazie al cambio di mentalità di tutti i componenti del comitato:piccolo parco del divertimento riservato ai bambini rilegato in un apposito spazio; mercatino di vario genere capace di intrattenere e far passeggiare il pubblico annoiato; sagra del pesce orga-nizzata magnificamente con varie portate sempre fresche e di buona qualità;

lotteria di beneficenza con automobile come primo premio. Il grande flusso di persone presenti in queste ultime edizioni ha annientato e intimidito la presenza delle famiglie Rom che, alla vista di tanta gente, preferiscono non uscire di casa. Lo abbiamo sempre detto, la cultura combatte la microcrimi-nalità e allora domenica 4 settembre l’enorme palco che ha ospitato Eugenio Finardi, per prendere alla lettera il nostro consiglio, è stato posizionato pro-prio sotto il parcheggio delle case popolari, sotto casa dei “Di Giorgio” per intenderci….c’est génial !!! Qualcuno poco attento esclamerà: Ancora Finardi?! Ma non si era esibito lo scorso anno ?! No amici…. pioggia, ful-mini e saette fecero annullare il concertone che consacrava definitivamente la festa dell’Annunziata tra le feste patronali di Giulianova in grado di man-tenere un buon livello di direzione artistica. Quest’anno “Giove Pluvio” ha provato per due minuti a rovinare tutto, ma fortunatamente il concertone durato più di due ore si è svolto regolarmente. La tournèe era diversa e, a parer mio, anche migliore di quella che avremmo visto lo scorso anno. “Electric Tour 2011” ha proposto nuovi arrangiamenti elettrici e sonorità rock che non hanno deluso i fans e hanno fatto splendere sotto una nuova luce canzoni simbolo come: “Extraterreste”, “Musica Ribelle”,”Patrizia”, “La Radio”, ed è stata l’occasione per ripescare brani che Eugenio non suo-nava da tempo. Immersi in sensazioni suggestive e particolari, Finardi (che dopo tre bis e numerosi minuti di applausi si è congedato dicendo : Ciao Giglie!!) ha raccontato, tra una canzone e l’altra, fotogrammi della sua vita e, con la sua musica, ha contribuito a rendere questa festa sempre più bella, rivalutando un quartiere disagiato e i suoi abitanti, che almeno per una sera, non si sono sentiti di “serie B”.

Ditta

BRANCIAROLIdi Branciaroli Riccardo

dal 1966 nel MOndOdel PaRQUeT, PITTURe,

COnTROSOFFITTI, MOQUeTTe e CaRTa da PaRaTI

Via Borgo Nuovo, 61 - Mosciano Sant’Angelo (TE)Telefono 347.1506249 - 330.745137

“L’ANNUNZIATA” CAMBIA PELLEIL CONCERTO DI EUGENIO FINARDILA CONSACRA A QUARTIERE DI SERIE “A”

diMaRcO di MaRtinO

Sono trascorsi poco più di due anni da

quel tragico evento di inimmaginabile violen-za che ha cambiato per sempre la vita di decine di migliaia di aquilani. Da lontano ho fatto fatica ad immaginare

cosa potesse voler dire trovarsi in una condizio-ne simile fino a quando l’accoglienza, l’ascolto e soprattutto l’empatia risvegliata dalla scelta di una stretta ed intensa vicinanza al popolo abruz-zese, come psicologa ma ancor più come essere umano, hanno fatto vibrare e risuonare dentro di me tutta l’angoscia e la drammaticità di ciò che si stava tristemente vivendo. Un‘esperienza dai risvolti e dai contorni più disparati che lascia

UNA FORZA CHIAMATA Dignitàimpresso nella memoria quel segno straordina-riamente indelebile di forza. Anche se sono bastati venti secondi per man-dare in pezzi una città, altrettanti pochi istanti sono stati sufficienti per dimostrare il rispetto maestoso, testardo e fiero di una popolazione che cadendo non ha esitato, nel silenzio, a rial-zarsi immediatamente. Il terremoto ha colpito gli abruzzesi in quell’uni-sono irriducibile di essere e di avere; ha stravolto tante cose, ma non il loro cordiale e generoso animo. In un vuoto che lascia il suo significato più profondo, il terremoto è diventato una sfida da affrontare con tenacia e determinazione. Questa esperienza che ha mostrato il volto più disastroso della natura, ha liberato le risorse umane più nobili : contegno, audacia, corag-gio, solidarietà e soprattutto voglia di reagire come ancóra di salvezza nell’incognita di una tempesta. L’esser più forti del sisma ha tessuto

con generosa pazienza il filo di una ricchezza chiamata dignità che affonda la sua radice più profonda in un forte e tangibile attaccamento alla propria terra, come parte fondamentale di sé stessi. L’Abruzzo, unito nel cammino della speranza, ha fatto dei suoi valori un caso esem-plare di forza d’animo e di umanità ed i sorrisi indimenticabili dei suoi abitanti, hanno lasciato vivo dentro tutti noi molto più che un ricordo: una grande e valorosa lezione di vita dettata da quella ferrea volontà che tutto può.Senza mai fermare il tempo, questa Regione ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo mirando dritto e con orgoglio ai sentieri condivisi della rinascita.“Possono perché credono di potere” affermava Virgilio in un famoso aforisma e Benedetto Cro-ce asseriva “(…) Quando c’è bisogno non solo di intelligenza agile e di spirito versatile ma di vo-lontà ferma, di persistenza e di resistenza, io mi sono detto ad alta voce: Tu sei abruzzese!”

diMaRia Pia di StaSiO

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7Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONE

ViA P. TOgliATTi, 3764023 MOSciANO SANT’ANgelO

iNfO: 338. 21 39 156

Roseto

In campagna elettorale han-no promesso di ‘Cambiare

Roseto’, ottenendo per questo il favore dei cittadini. Oggi, dopo il trionfo alle urne, i neo eletti si trovano alle prese con le necessità e difficoltà di una città complessa ed esigente. Abbiamo incontrato l’asses-sore Alessandro Recchiuti,

inaugurando un ciclo di interviste volto a conoscere me-glio, personalmente e politicamente, i componenti del nuo-vo esecutivo.

Alessandro Recchiuti, classe 1975, avvocato, sposato e padre di Allegra ed Edoardo, è stato eletto nell’Udc e, in Giunta, detiene le deleghe alle politiche sociali e alla pubblica istruzione.Il tuo libro preferito?Piuttosto un autore: John GrishamIl tuo film preferito?L’Attimo FuggenteLa vacanza che hai sempre sognato?Quella che devo ancora fare!Un tuo pregio e un tuo difettoSono molto disordinato, ma so essere organizzato nel di-sordine Da quanti anni ti interessi di politica?Almeno dieci…un decennio fa, infatti, ero Presidente del Circolo della Margherita a Cologna Spiaggia. Si tratta,

però, di una passione che ho sin da bambino. A 10 anni, infatti, già seguivo le tribune elettorali in tv e collezionavo i santini, con una preferenza per quelli con lo scudo crociatoSei un libero professionista che non ‘vive’ di politica, ma sottrae tempo a lavoro e famiglia per dedicarlo alla po-litica, perché? La politica è una passione e va assecondata, anche se com-porta rinunce. Mi dispiace togliere tempo alla famiglia e ai figli, ma sono fortunato perché ho al mio fianco una donna che capisce e rispetta il mio impegnoPerché l’Udc?Perché sono un moderato. Non mi piacciono gli estremismi e credo che l’Udc vada inquadrata come forza di centro ri-volta a tutti, a prescindere dal credo religioso. Sono stato della Margherita finché, venuti meno certi valori, ne sono uscito. Oggi l’Udc è il partito che più mi rappresenta.Il bello della politica…Avere contatti quotidiani con la gente sentendo di poter es-sere d’aiuto…e il bruttoI freni che talvolta impediscono di aiutare le persone Se avessi potuto decidere in totale libertà, avresti co-munque scelto il sociale?Il sociale è stato la mia scelta, condivisa dal partito e dalla coalizione. È un settore in cui penso di poter dare un con-tributo, che sento vicino anche per le mie esperienze perso-nali: mia madre lavora da anni a Casa Madre Ester e io ho svolto lì il servizio civile, oltre ad aver fatto altre esperienze di volontariato

Come assessore al sociale, devi fare i conti con esigen-ze in crescita a fronte di risorse economiche sempre più esigue. Come pensi di conciliare le due tendenze?È dura. Credo sia indispensabile il coinvolgimento dei pri-vati i quali dovranno avere un ritorno, ma in questo non c’è nulla di deplorevole: l’importante è che, a fronte di un van-taggio privato, il pubblico possa dare servizi che altrimenti non potrebbe assicurare. E poi penso a una sorta di commis-sione in grado di fare proposte e controllare le opportunità regionali, statali o europee.Quali saranno le linee guida della tua attività politico-amministrativa?Condivisione e massima trasparenza. Inoltre, punto a elimi-nare l’assistenzialismo a favore della sussidiarietà: sogno che nessuno chieda più al Comune di pagargli le bollette, perché tutti sono stati messi nelle condizioni di provvedere autonomamente Sei parte di un esecutivo giovane, sul piano anagrafico e politico: come incide questo sulle scelte per la città?Siamo più dinamici e abbiamo un modo nuovo di interpre-tare e vivere il nostro ruolo, più a contatto con la gente. Al tempo stesso, però, abbiamo bisogno del consiglio di chi ha più esperienza: ecco perché la giunta è molto aperta ai consiglieri, che vengono coinvolti nei processi decisiona-li. E rendiamo partecipi della nostra attività anche le forze che non hanno consiglieri, come Il Popolo di Roseto e La Destra.

CONOSCIAMO MEGLIO LA GIuNTA dELLE NOvITÀINTERVISTA A TUTTO CAMPO AD ALESSANDRO RECCHIUTIIl giovane avvocato dell’Udc detiene la delega alle politiche sociali e alla pubblica istruzione

diSaRa ROccHEGiani

diPiERO RicciutELLi

Le 7 Meraviglie di Roseto La Pista Ciclabile

La Pista Ciclabile di Roseto è una Pista Ciclabile in incognito.La persone che sanno di stare percorrendo una Pista Ciclabile sono molto poche: meno dei votanti di Pasquale Avolio, o comunque meno di quelli che hanno capito come funziona la raccolta Porta a Porta.Per la maggioranza dei rosetani che ne ignorano l’esistenza, possiamo dire che la Pista Ciclabile è quel lembo di asfalto marrone che si estende, a 30cm da terra, da rotonda a rotonda e, sul quale, è possibile incontrare esemplari di fauna locale purtroppo non in via di estinzione. Vediamone alcuni. 1) L’Attraversatore Pazzo L’Attraversatore Pazzo si lancia a testa bassa dal Bar dei Pini in direzione Lido La Lucciola (o viceversa). Non

guarda né a destra né a sinistra perché guarda l’orologio mentre sta telefonando al cellulare: “Mo ving ess’ a la Lucciola” o, alternativamente “Mo ving ess’ a lu Bar dei Pini”.

Suggerimento: prima di uscire di casa mandategli un sms 2) Il Consesso di Opinionisti Il Consesso di Opinionisti si compone di 5 uomini di mezza età che si danno appuntamento al centro della

pista ciclabile per discutere, sbracciandosi, dei più svariati argomenti di scottante attualità: Enio o Teresa? Zeman o Galeone? Contessa o Margot?

A volte il Consesso discute su come mai tutti i ciclisti li stanno guardando male. Si aggiunge un sesto opinio-nista: “Perché la gende sono dei scostumati!!!” e la discussione riprende animatamente.

Suggerimento: lasciate la bicicletta in mezzo alla strada e dite la vostra.

3) Il Vecchietto Zigzag Il Vecchietto Zigzag è un quasi-ottantenne dall’andatura incerta. Procede ad una velocità di 1km/h but-

tandosi a destra e a sinistra in maniera imprevedibile. E’ pericoloso sia se procede nel vostro stesso senso di marcia (perché non si è messo l’apparecchio acustico e non sente il vostro Drin Drin) sia se procede in senso opposto perché non guarda davanti a sé ma guarda lussurioso verso il lungomare dove, 2 settimane fa, gli hanno detto che si aggirava una signorina senza reggipetto.

Suggerimento: accompagnatelo alla Contessa. 4) le Camminatrici Veloci Le Camminatrici Veloci sono un trittico di giovani donne sui 35anni inacidite per la prova costume andata male

che, indomite, tentano disperatamente di perdere quei 3-4 chili di rotolini esterno coscia con una camminata di 500 metri che solo loro possono ritenere veloce, con un solo obiettivo: spiaggia libera / bikini / 13 ottobre!

Ascoltano a tutto volume sull’Ipod Giorgia, Lady Gaga o altre cantanti magrissime, quindi è inutile che scampanelliate!! Suggerimento: gridate “A bboneeee!!” 5) I Turisti È un clan tribale composto da: padre, madre, figlia maggiore con fidanzato in casa (sottobraccio), figlia minore con

fidanzato fuori casa (che segue a debita distanza), gemellini di 4 anni a petto nudo, nonna, nonno, tre cugini di secondo grado e un paio di estranei. Tutti obesi, i turisti procedono in corteo occupando l’intera carreggiata della pista ciclabile impedendone la percorrenza in entrambe le direzioni, mentre le automobili possono procedere solo a senso alternato.

Suggerimento: chiamate i Vigili e passate sulla Nazionale

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Settembre 2011 e-mail: [email protected]

diLuca VEnanzi

8 Lo STRILLONE Roseto

Squali pronti per azzannare la predaLA MEC-ENERGy ROSETO AL vIA CON MOLTE AMBIZIONI

Il basket è un mix di emozioni, e a Roseto lo sanno benissimo. In finale con Pescara nello scorso cam-

pionato gli Sharks arrivarono stanchi, ma comunque si giocarono la finale arrivando a gara-3. Poi è arrivato il ripescaggio, e ora la squadra del confermato Erne-sto Francani è chiamata a disputare il girone C della nuova Dnb (ex B dilettati) con l’obiettivo dichiarato dei play-off. Grande festa all’Arena quattro palme venerdì scorso,

dove la Mec-Energy Roseto si è presentata davanti ai propri tifosi. La serata ha riservato tante sorprese: prima le immagini e i video della lunga e gloriosa storia cestistica rosetana, conditi con messaggi video di personaggi che hanno fatto la storia del basket rosetano come Mario Boni, Paolo Moretti, Neven Spahija e Giampiero Porzio. Un applauso convinto e qualche lacrima hanno accompa-gnato le parole dell’indimenticabile Giovanni Giunco, presidente amatissimo, che suonano attuali: “dobbiamo riempire tutti gli spazi vuoti del palazzetto, per sostenere la squadra e aiutare la società”. Grande ospite della serata è stato Claudio “Bomba” Bonaccorsi, indimenticato idolo della promozione in Serie A2 nel 1997/98 e acclamatissimo dai tifosi, che ha portato il proprio saluto alla nuova squadra.Ecco la nuova Mec-Energy Roseto 2011/2012: Marco Gnaccarini, classe 1981, è il play titolare, lo scorso anno a Senigallia in A dilettanti con ottime percentuali. L’altro play (ma non consideratela una riserva) è il rosetano Alessio Di Sante, confermato dopo il buon campionato disputato lo scorso anno. Un altro tra i confermati è la guardia Nicola Elia, deciso a mostrare il suo reale valore dopo la passata stagione, un po’ altalenante. Niccolò Petrucci, classe 1989, ex-Airola, è venuto a rinforzare il reparto guardie: giovane ma già molto esperto visto i campionati disputati nelle precedenti stagioni. Danilo Galleri-ni è la nuova ala piccola degli sharks: già visto in maglia biancazzurra nel-la stagione 2006/2007, si presenta con grandi motivazioni, così come Andrea Tomassetti, che quest’anno vorrà rilanciarsi dopo il grave infortunio patito lo scorso campionato. Sotto le plance, oltre ai confermati Manuel Del Brocco ed Emiliano Fucek (due giocatori fondamentali per l’economia della squadra

di coach Francani) si è aggiunto Juan Martin Caruso, italo-argentino classe 1978, grande protagonista lo scorso anno a Capo d’Orlando, promossa in Dna. Vanno a completare l’organico i giovani Niccolò Prosperi, Alessandro Baruffi e Matteo Di Diomede. L’entusiasmo che ha mostrato la città e i suoi tifosi, accorsi in massa alla presentazione, fa ben sperare e sarà fondamentale per il lungo e difficile cammino nel girone C della nuova Dnb, con la società che ha ribadito l’obiettivo di provare a entrare nei play off.Intanto nella prima uscita stagionale, sabato 3 settembre, c’è stata la prima vit-toria (78-77) contro la Bls Chieti, neo promossa in Dna. È presto per giudicare, ma le premesse per creare un buon gruppo ci sono tutte.

di Sante e Bonaccorsi.

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9Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONE

Fino a qualche anno fa, ogni qual volta mi confron-tavo con abitanti dei piccoli paesi limitrofi della

provincia di Teramo, avevo il piacere di presentare il “mio” paese, Mosciano Sant’Angelo, come ricco di iniziative e di luoghi belli, punti di incontro che sim-boleggiavano l’attenzione di tutta la cittadinanza e di chi la amministrava verso la tutela di luoghi storico-artistici e di punti di incontro dove accogliere eventi culturali tra i più diversi. Senza fare troppi giri di pa-

role e scendere in una retorica fastidiosa, le domande che mi pongo, e che da più di due anni ormai si pongono i cittadini che mi fermano per strada, sono que-ste: “Perché il Belvedere è ancora dichiarato inagibile a causa del terremoto? Perché, senza voler ledere l’attività commerciale di chi esercita onestamente sul Belvedere, ne risulta inagibile solo una parte che sembra perimetrata dalle transenne per mezzo di squadra e righello? Perché il Cinema-Teatro Comunale Acquaviva, che per anni è stato gestito con passione accogliendo numerose iniziative, oggi è ancora chiuso?” La riflessione non parte certo per andare ad intaccare gli esercizi commerciali che sul luogo panoramico del paese hanno continuato e continuano giustamente a fare il loro dovere e ad offrire servizi con la professionalità di sempre. Piut-tosto, le domande sopra evidenziate vogliono fungere da sprone per tutta la cit-tadinanza sopita, ma soprattutto per l’Amministrazione, affinché qualcosa ven-ga fatto, e anche velocemente(considerando i tempi burocratici), per far sì che Mosciano non muoia, per far sì che di questo paese non si ricordino sempre le macerie di antiche Chiese che crollano per alzare palazzi, per far sì, infine, che i luoghi storici e culturali, che hanno rappresentato la bellezza del Centro Storico, non vengano dimenticati e gettati al pasto delle logiche imprenditoriali.

I fatti parlano chiaro e le foto che corredano questo articolo lo testimoniano: il paese di Mosciano rivuole il Belvedere, vuole tornare a passeggiare su di esso e ad affacciarsi alla balaustra come faceva prima del 2009. Il paese di Moscia-

no, come è accaduto nella recente Festa di S.Alessandro del 26 Agosto, vuole tornare ad ammirare i fuochi d’artificio che festeggiano il Santo Patrono, stando sopra il Belvedere e non lungo la strada che lo costeggia. Questo, infatti, si è verificato qualche giorno fa, quando la cittadinanza tutta, compreso l’ammi-nistratore Luciano Palandrani(vedi foto), ha volutamente ignorato i divieti di accesso imposti ed ha tolto le transenne per accedere al Belvedere e godere di diritto lo spettacolo dei fuochi. Una vera e propria occupazione di un bene storico-artistico che sottolinea la voglia di tutti i cittadini di far rivivere ciò che agli occhi di tutti appare ormai “morto”. Lo stesso si dica per Il Cinema- Tea-tro Acquaviva dichiarato inagibile a causa del terremoto del 2009 e di cui non si è più parlato. Tanti i soldi spesi per renderlo decoroso, tante le associazioni che hanno presentato le loro iniziative nelle sale dello stesso, tanti i silenzi che continuano a rimbombare tra le vie del paese, quando si chiede semmai ci siano soldi per riaprirlo e dichiararlo nuovamente agibile.Mosciano sta morendo...e non lo dice la gente, che comunque risulta scontenta e sempre meno partecipe agli scarsi eventi estivi; non lo dicono solo i com-mercianti che, come scritto nei nostri precedenti articoli, hanno sempre meno clientela a cui offrire servizi; lo dicono i luoghi culturali e storici del paese che ancora per un numero indecifrato di mesi, forse anni, continueranno a dichiara-re “CHIUSURA ESTIVA”, come si legge sul cartello affisso nella bacheca del Cinema Teatro(vedi foto).È ora di passare all’azione e di fare in modo che arrivino finanziamenti per riportarli alla vita, così come di recente è stato fatto per ottenere il restauro dell’aquila fascista della balaustra del Belvedere, che nell’Agosto del 2010 cad-de a causa di un cavo installato da parte di una ditta di luminarie. La causa vinta dall’Amministrazione, grazie all’operato dell’avvocato Attilio De Benedictis, permetterà il recupero del monumento per mezzo dei lavori affidati al restaura-tore teramano Corrado Anelli e a spese, naturalmente, della ditta di luminarie che lo scorso anno causò il danno.

Mosciano Sant'Angelo

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L’aquila che sarà restaurata.

26 Agosto, il Belvedere gremito di gente, nonostante i divieti di accesso. Al centro l'assessore Luciano Palandrani.

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Settembre 2011 e-mail: [email protected] Notaresco e Morro D'OroLo STRILLONE

diaRianna Mazzitti

diaRianna Mazzitti

ESTREMAMENTE qUALIfICATA LA PARTECIPAZIONE ALLA 16ª EDIZIONE DELLA kERMESSE ‘IRIDATA’

AGOSTO MORRESE ALL’INSEGNA DEL GRANDE CICLISMO CON IL MUNDIALITO OPENLa macchina organizzativa di Palladini colpisce ancora nel segno portando a termine una grande edizione della corsa più ambita dagli amatori locali e non solo

MuSEO ARCHEOLOGICO dI NOTARESCO: uNA BELLA REALTÀ dA RISCOpRIRE E vALORIzzAREQuando si raggiunge Piazza San Pietro a Notaresco, il Museo Archeologico Romualdi, non è la prima cosa che si vede. Lo si deve notare, un po’ per la posizione che

di certo non dà, un po’ perché persino gli stessi tareschini sembrano non notarlo. Eppure c’è - e menomale!Questo piccolo luogo possiede una bellezza schiva, di quelle che bisogna saper scorgere. La sua nascita ha avuto una lunga gestazione: al momento della fondazione, avvenuta alla fine degli anni ’90 grazie al lavoro instancabile dell’architetto Luigi Formicone, il museo non era ancora archeologico, ma civico. In seguito ad uno scavo a Grasciano, accordato nel ’93 dalla Soprintendenza Archeologica di Chieti alla locale sezione dell’Archeoclub d’ Italia, fu scoperta una villa di epoca romana, i cui reperti furono esposti al museo civico sotto forma di una mostra temporanea di un anno, che poi venne prorogata a due anni, anche per l’importanza del materiale rinvenuto. Da qui, la strada per il riconoscimento a museo di III categoria era aperta e quest’ultimo passo fu compiuto grazie soprattutto all’interessamento della soprintendente dott.ssa A.M. Bietti Sestieri, alla quale oggi è dedicata la Sezione Preistorica del museo. La mostra si compone di diverse sale: nella sala1, sono esposti reperti rinvenuti in diverse zone del territorio di Notaresco, si tratta di vasi, coppe e anfore, anelli, punte di lancia e statuette in bronzo, il corredo di una tomba con lucerne e oggetti vari; nella sala2 si entra nella sezione dedicata agli scavi di Grasciano. La parte della mostra dedicata a questi scavi è particolarmente interessante per ricchezza, quantità e varietà di forme degli oggetti esposti, tanto da lasciare aperta l’ipotesi che il proprietario della villa fosse un collezionista. Vi sono, ad esempio, terre sigillate cioè, come diremmo noi oggi, oggetti “di marca”, “firmati” probabilmente da qualche importante artigiano dell’epoca. C’è poi la sala dedicata alla “ceramica da fuoco” cioè quella che si utilizzava in cucina, con la ricostruzione in scala reale di una cucina del periodo romano. La mostra procede con l’esposizione di frammenti di intonaco di parete, assemblati in diversi pannelli, raggruppati per forma e colore e per probabili soluzioni di composizioni parietali. C’è anche una sezione dedicata alla Preistoria, nella Sala Sestieri, dove i reperti, oltre che nelle apposite vetrine, sono esposti su ricostruzioni ipotetiche di ambienti familiari dell’epoca in questione. Tutte queste “ricostruzioni” presenti nel museo sono inoltre preziose per il loro valore didattico: ogni anno infatti molte classi di scuole elementari e medie vengono a Notaresco per visitare la mostra, così vedere come sono i reperti “quando li trova l’archeologo”, diventa u momento utile per offrire ai ragazzi un sostegno visivo e reale a ciò che leggono sui libri di storia. Le visite guidate poi non si limitano solo alla mostra, ma possono arrivare persino ai luoghi degli scavi, dove possibile.Si tratta dunque di un vero e proprio piccolo gioiello, visitabile gratuitamente dal mercoledì alla domenica, dalle 17 alle 19, e nei festivi anche il mattino, dalle 11 alle 13. È inoltre possibile richiedere una visita guidata anche in giorni e orari diversi da quelli di apertura, contattando il numero 085/895189.Proponiamo anche, per gli amanti della buona tavola, un piccolo itinerario domenicale a Notaresco: una bella visita al Museo, un buon aperitivo al Centro Storico Cafè e un bel pranzo all’ Osteria dei Sani, altro piccolo grande gioiello del paese, un ristorante di ottima qualità che dista solo pochi passi dal Museo.Potrebbe essere un buon modo di trascorrere una delle fresche domeniche di settembre!

Quando si ha una passione molto

forte per una squadra di calcio, non è facile ac-cettare il rischio di non vederla più giocare in un campo verde. Il calcio per Morro D’Oro, che fino a qualche settimana fa era in lutto, mercoledì 3 agosto ha visto nasce-re una nuova squadra: l’Atletico Morro D’Oro. L’assemblea, che si è svolta nella sala consigliare del comune, è stata fondamentale per chiarire enormi dubbi che la cittadinanza ave-va sulla società nascente. Una decisione difficile ma importantissima, quella di formare un nuovo gruppo per non lasciare il paese senza una squadra di pallone. I ragazzi che si sono rimboccati le maniche sono: Luca Delle Feste in qualità di presidente, Alessandro Fanì vice presidente, Adriano Barone segretario, Fabiano Taddei presidente dell’assemblea dei soci e Francesco Caponi tesoriere.I morresi presenti all’assemblea, dapprima un po’ scettici, sono rimasti vaga-mente stupiti da come i soci fondatori sono riusciti a presentarsi; tanta la grinta e poche le preoccupazioni.Il portavoce della serata, ossia il segretario, ha garantito che i veri protagonisti di questa nuova avventura saranno i morresi stessi: facendo giocare solo ed esclu-sivamente ragazzi del territorio. Dopo una stagione in serie C2, non sarà facile firmare l’iscrizione in Terza Categoria ma, sono gli stessi dirigenti a credere che in pochi anni la società riuscirà a risollevare il morale dei tifosi biancorossi.Nel progetto di questa nuova squadra c’è anche il settore giovanile, il Morro ’76, tesserando la categoria Giovanissimi e la categoria Allievi. Un accorgimen-to di forte rilevanza è stata la precisazione che il gruppo non va contro chi li ha preceduti; non volendo cambiare il passato della squadra, ma il futuro. Un investimento importante che si porta dietro la passione di cinque ragazzi che ha permesso alla cittadinanza di non rimanere senza una squadra di calcio dopo trentasei anni.

MORRO D’ORO ANNO ZEROIL CALCIO RIPARTE

DALL’ATLETICO MORRO D’ORO

Alcuni atleti prima del via.

Sono state tre le giornate che hanno impegnato la piazza di Morro D’Oro con

la festa del Partito Democratico; 19, 20 e 21 agosto. Ad animare le serate ci sono stati ben due concerti e un teatro dialettale. Una festa abbastanza riuscita, specie perché a farne da contorno c’è stato il Mundialito Open di ciclismo. Giunto ormai alla sua sedicesima edizione, il Mundialito viene seguito non solo a livello nazionale ma anche europeo. A parlarci meglio di questa competizione e del ciclismo in genere, c’è il Dott. Giovanni Maialetti. Quanto contano questi piccoli avvenimenti locali nella crescita della popolarità di uno sport come il ciclismo?Il Mundialito nasce dalla passione dell’ Ing. Giuseppe Palladini, sostenuto dall’intera famiglia. Sin da giovane ha sempre avuto un forte legame con la bicicletta, pensate che ha anche vinto un campionato regionale. Tra il suo lavoro in miniera e l’amore per il ciclismo, matura idee più nitide circa il suo futuro. L’Ing. Palladini ha portato il Mundialito ad alti livelli: la manifestazione è cresciuta anno dopo anno. Purtroppo, però, c’è poca sensibilità da parte di Istituzioni e da parte degli sponsor locali e nazionali.Il ciclismo è uno sport di strada, di scoperta di tanti luoghi. Lei pensa che i comuni e le Istituzioni debbano puntare maggiormente su questo sport per la valorizzazione del territorio?Sì. Il ciclismo è uno sport che aggrega e valorizza anche le culture locali. Parliamo quindi di valori di cultura storica, turistica e ambientale, valori della terra d’Abruzzo. Questa è una bellissima manifestazione e tutti dovremmo coglierne di più il vero significato.Domenica è stata una giornata molto importante per molti ciclisti; come mai questo sport è così amato da gente che non lo pratica a livello professionistico?Perché è popolare. Ci sono molte differenze rispetto agli altri sport. Ad esempio, il campione è in diretta con la passione della gente. È festoso, umanizzante, partecipativo e educativo.Gli atleti, in questi disciplina, costruiscono momenti spettacolari. Questa attività entusiasma.Da sempre il ciclismo vive di miti, da Coppi a Bartali, da Merckx a Pantani. Nella costruzione di questi personaggi, quanto hanno influito i media?Epoche diverse e più sofferte. Fare ciclismo è pedalare con grandi sacrifici. Avvicina a un pensiero di umiltà. Sport celebre, ma con contenuti morali. È inoltre educativo e insegna a vivere meglio.Quali sono stati gli aspetti positivi di questo Mundialito e in che cosa l’organizzazione può migliorare per le prossime edizioni?Una giornata che si vive in uno splendido scenario. Fa uso del sorriso e della disponibilità umana, ciò che da sempre esprime il ciclismo. L’organizzazione deve sì migliorare perché la gente del paese non è partecipe: forse non rendendosi davvero conto dell’importanza di questa giornata. Tutto il Mundialito ha radici profonde, e devono essere rispettate e nutrite.

La presentazione del nuovo sodalizio calcistico morrese.

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11Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONE

Una calda serata estiva ha aperto, lo scorso 17 agosto, la XX edizione del Teatro Comico di Sant’Omero, or-ganizzata dall’Amministrazione comunale. Nel cuore del suggestivo centro storico, una platea numerosa ha riscaldato un’atmosfera ridente e goliardica, che già il cartellone degli spettacoli, con le nutrite proposte di comici, cabarettisti e artisti d’avanspettacolo, si ap-prestava a presentare come esplosiva e coinvolgente.

Per ben cinque serate il pubblico ha potuto esser protagonista di un festival uni-co e insostituibile, che per circa vent’anni si presenta come fiore all’occhiello delle iniziative estive presentate nella provincia di Teramo. Un festival, aggiun-gerei, che ha dato prova di saper coniugare sperimentazione e intelligenza, spet-tacolarità e divertimento, un festival che sempre più dovrà continuare a trovare il sostegno delle Istituzioni referenti, per continuare a garantire la sua presenza tra le innumerevoli proposte di intrattenimento che la nostra Regione offre a turisti e non solo.Un pungente Paolo Hendel ha inaugurato la serie d’eventi, non deludendo af-fatto il pubblico presente che, anzi, tra sorrisi e sentiti applausi, ha apprezzato il talento travolgente del “campione” della satira politica del nostro paese. Nel corso delle serate si sono susseguiti sul palcoscenico personaggi di spicco della comicità teatrale nazionale ed internazionale, che con ingegno, passione e notevole professionalità hanno confermato l’importanza del teatro nel mondo

culturale, un teatro che, quan-do fa anche “ridere” e non solo “riflettere”, arricchisce gli ani-mi e li “cura” dallo stress della frenesia degli eventi quotidia-ni. Davvero coraggiosa, ma ancor più meritevole, la scelta di “far assaggiare” alla platea presente pietanze condite da ingredienti molteplici: satira, comicità, cabaret, clownerie. Una scelta davvero vincente che, in termini di gradimento,

affluen-za e cri-tica ha a v u t o un note-vole ri-sultato, s m e n -t e n d o l ’ o p i -n i o n e ormai tristemente dif-fusa che il pubblico gradirebbe soltanto ed esclusivamente spettacoli beceri e vuoti, sulla scia dell’offerta televisiva di peggiori livello.Tra gli artisti che hanno partecipato alla XX edizione del festival ricordiamo: l’abruzzese Domenico Lannutti, Davide Colavini, i magnifici Donati &Olesen, William Catania, Diego Carli, la bravissima Gardi Hutter, il gruppo “Perlamam-madiado”, Davide Dalfiume, Laura Herts, Henry Zaffa, Carlo Giuffra e Leo Bassi. Impeccabile la conduzione delle serate, guidate dalla simpatia dei conduttori Salvatore Esposito e Monica Zuccon.A suggello dei divertenti spettacoli è stato presentato “Terror comico!Ridere fa paura”, una rassegna di film a cura di Leonardo Persia che ha fatto scoprire agli spettatori il lato a volte dimenticato della “tragica” comi-cità.Aspettiamo solo di leggere, ora, il pros-simo cartellone del-la XXI edizione del Festival. Il successo sarà assicurato.

Appuntamento imperdibile oramai da più di quarant’anni per tutti i cul-tori locali dell’enogastronomia, la sagra di Torano può essere conside-

rata un un vero e proprio must dell’estate teramana. Come ogni anno, anche nell’agosto appena passato il piccolo centro vibratiano ha chiamato a rac-colta circa ottantamila persone nella classica quattro giorni tutta dedicata ai prodotti e alle eccellenze gastronomiche della zona. “Torano si è confermata

una volta di più il ‘pa-ese del gusto’ ”- ha af-fermato il Sindaco Dino Pepe – “la nostra tradi-zione esce più che mai rinnovata e rafforzata dopo questa quaranta-duesima edizione del-la ‘Sagra’: tantissime come sempre sono state le presenze, altrettanti numerosi sono stati gli stand, dove le nume-rose aziende vinicole e gastronomiche presen-ti nel nostro territorio

hanno trovato ancora una volta una vetrina di carattere regiona-le. Il nostro Comune infatti può contare su una ‘densità’ di questo tipo di aziende che for-se nessun altro comune può vantare: ben otto aziende vitivinicole, cinque ristoranti, uno dei primi salumifici d’Abruzzo e un’azien-da che si è distinta a livelli nazionali per la produzione del farro fanno sì che il nostro sia un territorio davvero esem-plare. È nostra intenzione continuare su questa strada adottando una linea che viaggia verso una direzione precisa: l’ottimizzazione e la valorizzazione delle nostre risorse attraverso una politica che ci contraddistingue anche in altri ambiti, come le energie alternative e la raccolta differenziata. Tutto ciò ci permette di mantenere i livelli di eccellenza che ci caratterizzano da più di quarant’anni nella sagra e non solo”.

Val Vibrata

IL PAESE DELLA ‘SAGRA’ SI CONFERMA MAGLIA ROSA DELL’ENOGASTRONOMIA ABRUZZESE

TORANO CI PRENDE SEMPRE PIù GUSTOLa quarantaduesima edizione della sagra fa registrare numeri da record. Il racconto della quattro giorni attraverso le foto e le parole del Sindaco Pepe

diaLESSandRa anGELucci

SANT’OMERO: XX EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO COMICOUNA COMICITÀ CHE HA SORPRESO,DIVERTITO E CHE NON DEVE SCOMPARIRE

Anche la fanfara dei Bersaglieri era presente all'inaugurazione.

il Sindaco Pepe e il Presidente della Pro loco durante la parata iniziale.

Laura Herts.

il noto Paolo Hendel. Clown Gardi Hutter.

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Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONE

racconti... AMO

&Arte Cultura

diMaRcO LaMOLinaRa

OMBRA

Lungomare Roma, Pineta Celommi - Roseto degli Abruzzi

CUCINA E PIZZERIA

Stavo dormendo, fino a poche ore fa, di un sonno lungo e profondo. Dormivo. Dormivo e sognavo. Ricordo anche che stavo facendo un sogno strano e inspiegabile. Una di quel-le strane storie che difficilmente si riescono a spiegare al risveglio. Poi, di colpo, qualcosa mi ha svegliato. E il mio sogno è stato interrotto. Era buio. Era notte. Una vasta e sconfinata notte senza sta-gione. Cielo sgombro, senza stelle. Vento sottile e fresco. Aria elettrica. L'unica luce forte veniva fornita da un enorme proiettore, posto in cima ad un alto palo di legno. Il palo doveva essere alto almeno una decina di metri, perchè quel-la sua luce bianca cadeva come una tenda su un ampio cer-chio di sassi di almeno 20 metri di diametro. Cos’era quel posto? Una massicciata. Una distesa di pietre bianche ed ir-regolari. Un posto desolato e deserto. Tutto attorno c'erano solo quei dannati sassi e un accenno di terreno argilloso. L'alone luminoso scopriva le pesanti tenebre notturne in un cerchietto minuscolo, lasciando nascosta ogni altra cosa nella nera oscurità circostante. Cosa si estendesse al di là di quell’alone di luce, non era dato saperlo, ma proprio ad un lato di quel cerchio, ai piedi di un tumulo argilloso, vi erano due figure chine. Due uomini. Anzi: un uomo e una donna, per l’esattezza. Indossavano abiti da lavoro, una sorta di in-dumenti di tela color sabbia, segnati dalla polvere bianca della massicciata. In quella grande notte l’uomo e la donna se ne stavano intenti a scavare, proprio lì in quel punto dove ombra e luce si confondevano. Quali fossero i ruoli di quei due esseri non sarebbe possibile dirlo dopo una semplice occhiata, ma le uniche parole che si udivano erano quelle della donna, che con comandi precisi indirizzava i gesti ra-pidi dell’uomo. Ai loro piedi si apriva una stretta spaccatura tra il pendio ed il terreno argilloso sottostante, una sorta di ferita sulla pelle della terra. Con due palette appuntite face-vamo saltare fuori dalla spaccatura frammenti di argilla, pie-tre irregolari ed una nuvola di orribile polvere bianca. Quel-la stessa fastidiosa polvere che ricopriva le loro tute e la loro pelle come un sudario. Lavoravamo con cura, bisogna ammetterlo, con una pazienza ed ostinazione rese incrolla-bili dall’abitudine. O forse dall’ansia. C'era un forte rumore nell'aria. C’era l’odore orribile della nafta che si diffondeva dalla base del palo. Turum-turum turum-turum. C’era un mo-tore a combustione, ai piedi del palo. Turum-turum turum-turum. Fili elettrici partivano dalla macchina ed arrivavano direttamente fin sopra il palo, dando energia al proiettore. L'odore della nafta copriva persino l'odore antico dell'argil-la. Nonostante la luce ed i loro sforzi per aprire il buco, la spaccatura nel terreno sembrava sempre più buia ed il suo fondo sempre più irraggiungibile. Ogni tanto la donna si fer-mava per pulirsi il viso con il dorso della mano. Ogni tanto l’uomo la guardava e diceva qualcosa, ma lei non sembrava farci caso. Scavavano e basta, ormai molto avvezzi a quel genere di lavoro. Senza parlare aiutavamo uno, il lavoro dell'altro, tirando via detriti e detriti. Ogni tanto l’uomo si fer-mava per dire qualcosa e intanto guardava il fondoschiena della donna. Turum-turum turum-turum sembrava fare così anche il loro respiro. Turum-turum turum-turum e la notte proseguiva a scorrere incurante del loro lavoro. Alla fine, esausto, l’uomo lasciò cadere la paletta da una parte e lenta-mente si alzò. Provò a drizzarsi completamente sulle gambe, ma un dolore ai tendini, per la lunga immobilità, lo fece desi-stere dal proposito. La donna disse qualcosa. “Lavativo”. L’uomo non disse nulla e si limitò a sbuffare. Non dovevano piacergli le parole della donna. Un vento fresco e sinuoso si sollevò allora in quel momento, spolverando i due da quella

bianca maschera da mimo che la polvere gli aveva disegnato sul volto. L’uomo sbottò innervosito “Vorrei sapere perchè proprio qui! Perché in questo posto di merda!”. La donna non lo guardò nemmeno in faccia. “Perché era qui che suc-cedeva – disse lei – era qui che gli antichi li portavano”. Tu-rum-turum turum-turum il rantolo del motore coprì l’impre-cazione dell’uomo. “Grazie signora maestra!”. Turum-turum turum-turum e il vento non riusciva a coprire con il suo fru-scio quel tetro rumore. Di nuovo la donna “Perché era qui che portavano i loro morti, gli antichi, quando non li voleva-no più!”. Tacque e tacendo si voltò con calma studiata verso l’uomo. "Io vado" - disse quello in risposta e forse per dimo-strare che le sue intenzioni erano serie, si voltò e si diresse nella direzione opposta alla buca. "Aspetta – la voce della donna gli arrivò alle spalle coperta dal frastuono del motore - mi sembra di vedere qualcosa sul fondo"."Bene. Poi fammi sapere" e così detto lui se ne andò facendo scricchiolare i sassi sotto ogni passo. Oltre il palo, dall'altro lato del cer-chio di luce, l’uomo distinse una capanna nelle tenebre. La stessa dove si ritiravano quando erano stanchi. La notte era bella e profonda, spalancata come una voragine senza fon-do e a lui forse era venuta voglia di bere. Con le scarpe spro-fondate nella massicciata, i suoi passi lo avevano portato proprio davanti alla porta della casupola, quando di colpo cominciò a piovere. Senza lampi, senza tuoni, il cielo pianse un freddo scroscio d'acqua. A tradimento. Il volto e la testa furono i primi a bagnarsi. Contemporaneamente si udì uno schianto terribile, fragoroso. Craaack! E in uno scoppio la luce si spense. Il buio inghiottì ogni cosa in un solo boccone e la nera notte fu completa. L'acqua fredda doveva aver spaccato le lampade incandescenti del proiettore. L’uomo trasalì. Subito dopo bestemmiò. Turum-turum turum-turum nelle orecchie. Occhi sbarrati nel vuoto, si voltò e di corsa fece ritorno alla buca. Non si distingueva nulla nel buio scrosciante, tranne la bianca distesa di sassi che a luce spenta sembrava proseguire all'infinito. Incurante degli abiti zuppi, incurante della pioggia, raggiunse la buca dove aveva lasciato la donna, la paletta e la buca. Il buco e la paletta c'erano. La donna no. Nonostante un torrente d'acqua stesse penetrando in profondità, la buca era ancora intatta. Senza sapere perché iniziò a chiamare la donna a gran voce. “LUI-SEEEE”. Turum-turum turum-turm fu la risposta. “LUISEE-EEEE DOVE CAZZO SEIIII?”. Turum-turum turum-turum e la pioggia cadeva. L’uomo si guardò attorno come stordito. Dove era mai andata la sua Luise? Era lì un attimo fa. Reso irrequieto dalla pioggia cominciò a frugare con gli occhi il buio. La paletta. La buca. La massicciata. Il buio. Di nuovo la massicciata. Di nuovo la paletta. Di nuovo la buca. Della sua Luise nessuna traccia. Forse a quel punto un pensiero attra-versò la sua mente, perché senza preavviso si accucciò sul terreno fangoso, protendendosi verso il fondo della buca. Magari era li che la sua Luise era andata. Lassotto l'acqua danzava rapida in gorghi sempre più stretti, scendendo in profondità nelle viscere della terra. Magari quella matta si era infilata proprio lì dentro. Magari era scivolata. Magari. Gli occhi dell’uomo scorsero un passaggio molto profondo, dove l’acqua scendeva precipitosa senza sosta. Lassotto era molto più grande di quanto avesse immaginato. Eppure il passaggio era stretto, troppo stretto perché la donna ci fos-se potuta passare. A quel punto, forse, l’uomo ebbe un altro pensiero strano, fulminante. Forse un’intuizione passò per il suo cervello, forse riflettè su qualche particolare trascurato fino a quel punto. Forse l’uomo si chiese cosa dovesse signi-ficare quel loro lavoro. O forse pensò alla paletta, alla piog-gia, alla buca. O forse ancora si interrogò sul perché, in un

luogo simile, gli antichi portassero i morti che non volevano più, in un lontano passato. Ma soprattutto si chiese – forse – perché mai qualcuno non dovesse volere più un morto. Che male poteva fare un morto, una cosa fredda e immobile, tanto da volerlo esiliare lontano da tutto? Cosa pensò vera-mente l’uomo non è dato saperlo. Ciò che è dato sapere è quello che fece. Lentamente si alzò. Lentamente sollevò gli occhi da quella buca. Lentamente cominciò a tremare. Per-chè era stato tanto stupido da tornarmene indietro dalla ca-panna? Perchè mai non aveva portato almeno una torcia? Perché Luise non era più dove la ricordava? Perchè i morti non si dovrebbero volere più? Meccanicamente si girò e mosse qualche passo. Un suono, alla sua destra, lo fece vol-tare di scatto. Il suono era simile a quello di un corpo che annega in un lago. Fu allora che la vide. Quel tanto che ba-stava per essere percorso da una scarica di autentico terro-re. Era una sagoma buia e viscida, fatta della stessa materia della notte ma, a differenza di quest'ultima, era viva. Si, viva. E magra anche. Tanto magra da poter sembrare un ammasso di stecche tenute insieme per miracolo. Ma più che magra era 'sottile', come se si fosse trattato di un uomo pelle e ossa. La superficie del suo corpo era qualcosa di liquido e oleoso. Tenebra liquida, coagulata in un mezzo essere senza volto e senza voce. La pioggia passava addosso a quella cosa con-fondendosi al suo liquido, mescolandosi al suo sarcoma vecchio di secoli. L’uomo lo vide e in quel preciso momento seppe subito - lo capì - che anche quella lo aveva visto. E fu allora - proprio allora - che nell’atto di voltarsi e gridare a squarciagola in preda al panico, l’uomo con la tuta fece una cosa che prima di allora era già avvenuta almeno una venti-na di volte. Nel gesto di scappare, alzando una gamba dietro all’altra, protraendo le mani davanti a sé, l’uomo con la tuta offrì la schiena a quella cosa, proprio come il centurione ro-mano con il gladio e lo scudo, il contadino giacobino con la vanga e gli stracci, il contrabbandiere di liquori con il cap-potto rosso e il bavero di volpe e il pilota americano in uni-forme di aviazione avevano fatto prima di lui nei secoli ad-dietro. Esattamente come un mezzo centinaio di volte era già successo nelle epoche. Ed esattamente come le altre volte, la cosa fu molto più rapida a muoversi. Turum-turum turum-turum e il suono delle grida fu coperto dal rantolo insistente del motore… Stavo dormendo, fino a poche ore fa, di un sonno lungo e profondo. Dormivo. Dormivo e sognavo. Non riesco a ri-cordare bene cosa stessi sognando, ma doveva essere un sogno strano e inspiegabile. Qualcosa che difficilmente si potrebbe spiegare a parole. Un sogno piacevole, tutto som-mato. Poi, di colpo, qualcosa mi ha svegliato. Non ho idea di cosa sia stato a svegliarmi. Forse è stato il rumore delle palette di quei due poveracci. Forse è stato quell’odiosissi-mo motore a combustione con il suo chiasso insopportabile. Non lo so. Fatto sta che ancora una volta sono stato sveglia-to da questo mio sonno senza fine, riportato ad un epoca che non conosco, da gente che non conosce le buone ma-niere. Non ne posso più! Non le posso più sopportare queste maledette interruzioni. Succede sempre così! Provo a star-mene qui, lontano dalla superficie ma per quanto provo ad allontanarmi, loro ritornano, puntualmente e puntualmente mi svegliano. Cosa cercano da me o da questo posto? Cosa diamine sperano di trovare sotto questa massicciata? Giuro che non la capirò mai. Tra poco riprenderò a dormire con la speranza che questa volta sia l’ultima. La stessa speranza che ho tutte le volte che succede. Perché solo questo, ormai, posso sperare. Forse.

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Piacevolissima partecipazione nell’ambito della MARTINBOOK – manifestazione culturale tenutasi lo scorso luglio ed organizzata dal

Comune di Martinsicuro, dall’Associazione “Martinbook” e dalla casa editrice “Di Felice Edizioni” – della QUARTA DIMENSIONE m.p.c., sofisticata band impegnata in suggestive sperimentazioni musicali che spaziano dalla lirica al pop, dal jazz al soul, con interessanti contaminazioni etniche . Il gruppo ha presentato l’ultimo lavoro dal titolo SAVANNAH che ci è apparso subito come un originale e abile combinazione tra sonorità e poesia, in cui storie piene di ammirazione e rispetto per la terra d’Africa, vengono enfatizzate da una solida esperienza musicale. La varietà delle atmosfere e la ritmica incisiva hanno messo in evidenza il talento compositivo di questo gruppo che si è impegnato a devolvere gli utili derivanti dalla vendita dell’album all’AMREF, l’associazione internazionale operante in Africa per aiuti di ordine igienico-sanitario e medico.

Mentre sullo schermo scorrevano le immagini del famoso testimonial dell’AMREF e l’ospite Giobbe Covatta ci commuoveva con toccanti sketch tra i bambini di poverissimi villaggi africani, le note dei brani di SAVANNAH creavano un clima pieno di emozione: siamo stati letteralmente presi per mano e condotti in un “viaggio ideale”, accomunati dal piacere dell’ascolto e, contemporaneamente, dal desiderio di contribuire in modo concreto al superamento delle barriere della povertà e dell’ingiustizia. Il trio non è nuovo all’opera di sensibilizzazione del proprio pubblico nei confronti dei problemi del terzo mondo: infatti i tre musicisti, Marcello Centini, Floriano Piunti e Giuliano Marcozzi, che negli anni settanta si sono fatti conoscere con il singolo VATTENE VIA, hanno continuato ad elaborare nel tempo originali progetti innovativi i cui utili sono stati devoluti in favore di associazioni benefiche: è il caso, ad esempio, dell’album MARE NOSTRUM che ha visto come protagonista la voce inconfondibile di un soprano di fama internazionale apparsa nel CD con lo pseudonimo di LENAH e che è stato molto apprezzato dal pubblico.Sulle note di uno dei brani più suggestivi di tale lavoro, il gruppo ha brevemente illustrato il nuovo progetto in via di realizzazione e che si occuperà di far conoscere, attraverso l’esperienza musicale, le problematiche relative alle minoranze etniche in via di estinzione per sottolineare come la scomparsa di queste popolazioni rappresenti una perdita di ricchezza culturale e storica per tutta l’umanità. Un impegno che coinvolgerà anche L’UNIONE ITALIANA CIECHI per la realizzazione di un percorso comunicativo originale e, ancora, …top secret!Una nuova e stimolante sfida, dunque, da parte di questa band sicuramente molto attenta ai temi sociali ed impegnata in prima persona in soluzioni concrete.

14 Lo STRILLONE &Arte Cultura

didOnatELLa baRbizi

QUARTA DIMENSIONE m.p.c.Quando la passione per la musica

diventa impegno sociale

GIUSEPPE IEZZIIL PITTORE PATRIOTA

Il nostro viaggio alla ricerca di patrioti della nostra provincia ci porta que-sta volta a Giulianova per parlare delle imprese di Giuseppe Iezzi.

Figlio di Andrea, pittore trasferitosi dalla provincia di Chieti a Giulianova per motivi politici, Giuseppe Iezzi nacque nella città giuliese il 19 agosto 1834.La sua è stata una vita dai toni del tutto romantici. Figlio di un ex detenuto politico, Giuseppe si arruola nell’esercito borbonico a 20 anni e viene as-segnato al IV Reggimento Cacciatori presso il distaccamento di Corropoli. L’essere figlio di un condannato per ragioni politiche non giova alla sua carriera militare: poco dopo il suo primo incarico, Giuseppe Iezzi viene trasferito in Sicilia, nel IX Reggimento Cacciatori.Come soldato borbonico in terra sicula, egli prese parte alla difesa di Paler-mo nel maggio del 1860, ma una notte abbandonò il suo posto di sentinella e passò nelle file dei garibaldini. Qui fu assegnato all’unità comandata da Nino Bixio e combatté a Milazzo dove, tra l’altro, fu ferito. Tuttavia pro-seguì nel suo sostegno alla causa garibaldina e prese parte alla conquista di Messina e all’attacco di Reggio Calabria, fino alla famosa battaglia del Volturno, combattuta il 1° e il 2 ottobre 1860.

Finita la spedizione garibaldina nel Meridione, Giuseppe Iezzi proseguì la sua azione patriottica e nel 1867 si arruolò nuovamente tra le truppe di Garibaldi per l’invasione dello Stato Pontificio. Solo quando l’Italia si poté dire tutta unita, Giuseppe Iezzi scelse di abbandonare le armi per eserci-tare il mestiere di pittore, arte che già suo padre aveva coltivato per molti anni.Un personaggio, quello di Giuseppe Iezzi, che ha senza dubbio vissuto una vita densa di avventure, in parte delle quali coinvolse anche il fratello Roberto, e alle quali fu spinto senza dubbio dall’esempio del padre Andrea, ma anche dal grande fermento che animava la nostra provincia in quegli anni.Scoprire personaggi come Giuseppe Iezzi ci può aiutare a comprendere meglio la portata del movimento risorgimentale nella nostra regione ed in particolare nelle città a noi più vicine che furono fucina di eroi al servizio della causa unitaria: eroi che troppo spesso sono spariti dai libri di storia delle nostre scuole, entrati in una massa indistinta che piano piano andreb-be scandagliata e vista con occhio più attento.

di Luca Lattanzi

Quarta dimensione mpc in studio.

Quarta dimensione mpc al martinbook festival 2011.

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15Settembre 2011 e-mail: [email protected] Lo STRILLONE

Nel mondo del calcio esistono delle realtà, a livello di storia in senso calcistico e, soprattutto a livello di “attaccamento alla maglia”, che sono un esempio di come questo

sport sia una specie di “collante” sociale e di forte identità. Questi ultimi due fattori hanno un’importanza fondamentale per le medio-piccole comunità dove, in un mondo ormai dominato solo dal calcio che “conta” (nel senso di contare il denaro!), è ancora possibile essere testimoni della vera passione di andare allo stadio. Adesso tutto ciò può accadere soltanto in ambito dilettantistico. Purtroppo in questi ultimi anni abbiamo assistito inermi a numerosi fallimenti, ossia a sparizioni vere e proprie di squadre blasonate che non hanno saputo reggere il colpo degli altissimi prezzi imposti oramai da questo sport, che nei suoi circuiti ha più economisti che appassionati! Tale rischio è apparso chiaro anche ad una città come Mosciano Sant’Angelo che negli ultimi mesi ha vissuto, specialmente nei suoi tifosi inquadrati nello storico direttivo RIZLA GROUP, la paura di non iscrivere la squadra locale al prossimo campionato di eccellenza. Ma, dato che in giro, per fortuna, c’è gente ancora che ha a cuore le sorti della storia calcistica moscianese, il pericolo di sparire è stato allontanato. Grazie ad una oculata riorganizzazione tra elementi nuovi come il neo-presidente Marcellini

e il suo vice Mariano Monaco e quelli già all’interno come Carlinfante, che hanno speso in questi ultimi giorni gran parte del loro tempo affinché si ricominciasse; e grazie inoltre al nuovo sponsor LINK ENERGY, la compagine del Mosciano Calcio si è riformata ed è stata presentata, tra l’entusiasmo e il ringraziamento della popolazione, a fine agosto in piazza Aurelio Saliceti. Per la formazione, quest’anno, si è puntato molto sui giovani, in ispecial modo su quelli del luogo, affiancati da giocatori di esperienza come Pinto e Fusco che dopo un anno di calcio in altre piazze sono tornati con grande passione e professionalità. Il primo obiettivo principale della nuova società è stato raggiunto, ossia quello di evitare a questa storica piazza e a questi tifosi l’onta della sparizione dal mondo del pallone. Inoltre l’augurio e la speranza sono che da qui si pongano in futuro le basi per un ritorno negli alti ranghi di questo sport più consoni ad una realtà come quella di Mosciano.

IL MOSCIANO CALCIO RICOMINCIA

a cura di www.rosetosportiva.netSport

Nemo prophaeta in patria dicevano gli antichi; nel caso di Diego Gasperini non è proprio così, visto che di soddisfazioni professionali ne ha ottenute anche

nel Belpaese, ma senza dubbio negli ultimi tempi sta facendo parlare di sé per gli importanti risultati ottenuti all’estero. Nato a Roma, ma residente a Roseto degli Abruzzi dopo il matrimonio con Tatiana, Gasperini è allenatore internazionale di Tiro a volo, ed è molto conosciuto nell’ambiente per essere la guida tecnica della nazionale italiana militare nel centro sportivo dell’Esercito. Dal mese di maggio 2009 però, il tecnico abruzzese ricopre un altro importante ruolo: è infatti diventato C.t. delle nazionali turche di tiro a volo. Il paese a metà strada tra Europa e Asia non vanta in realtà una grande tradizione in questa disciplina, ma proprio da due anni, qualcosa sta cambiando, tanto che si inizia a parlare anche di una vera e propria ‘Era Gasperini’. Con l’avvento di Diego, infatti, il palmares della nazionale turca, praticamente inesistente, si è improvvisamente arricchito di titoli e medaglie. Pro-prio un mese fa l’ultimo importante successo: il titolo europeo assoluto conquistato a Belgrado dalla tiratrice Cigdem Ozyaman, la quale conquista di diritto anche un posto per le Olimpiadi di Londra nel 2012. Da ricordare, inoltre, il visto per Londra già ottenuto da altri due atleti nelle specialità del Trap e dello Skeet, il che sicura-mente non è poca cosa per un paese che prima d’ora non aveva collezionato alcun successo in gare internazionali e che nelle ultime Olimpiadi non era stato in grado di qualificare atleti. La soddisfazione per il tecnico abruzzese è stata enorme, ma, analizzando il risultato finale degli europei di Belgrado, e osservando la posizione delle azzurre (solo quinta la Spada e quindicesima l’olimpionica Cainero) viene da

chiederci come mai tecnici validi come Diego, non possano essere utili alla causa azzurra. “Il mondo del tiro a volo e dello sport in generale è più che mai al passo coi tempi e vive una sorta di globalizzazione come e più che in altri contesti. È normale che paesi emergenti guardino alla tradizione italiana e cerchino di avvalersi del supporto dei nostri tecnici”- ci ha spiegato Gasperini - “Basta pensare che l’olim-pionico e plurimedagliato Andrea Benelli è adesso il C.t. della nazionale cipriota, che tra le altre cose ha ottenuto un bronzo a Belgrado proprio nello skeet. Da parte mia, ho dimostrato con la Turchia che il lavoro paga, ma non posso non ringraziare il Presidente della Federazione italiana Rossi, senza il quale non sarei diventato tec-nico internazionale”. In un mondo sportivo quindi sempre più globalizzato, in cui diversi nuovi paesi salgono alla ribalta, ci fa senz’altro piacere che, grazie a Diego, a Londra sarà presente anche un po’ di Abruzzo.

TITOLI CONquISTATI dA dIEGO GASpERINI CON LA SquAdRA NAzIONALE TuRCA :1 MEDAGLIA DI BRONZO INDIVIDUALE MASCHILE TRAP AI MONDIALI 2009 A MARIBOR

1 MEDAGLIA DI BRONZO A SQUADRE MASCHILE TRAP AGLI EUROPEI 2010 IN KAZAN1 MEDAGLIA D’ORO INDIVIDUALE MASCHILE TRAP ALLA FINALE DI COPPA DEL MONDO 2010 AD ISMIR1 MEDAGLIA D’ORO INDIVIDUALE MASCHILE TRAP ALLA 1’ PROVA DI COPPA DEL MONDO 2011 IN CILE

3 FINALI CONSECUTIVE TRAP DONNE NELLE PRIME 3 PROVE DI COPPA DEL MONDO 20111 MEDAGLIA D’ORO AI CAMPIONATI EUROPEI FEMMINILI SKEET 2011 A BELGRADO,

QUALIFICAZIONE DI TRE ATLETI ALLE PROSSIME OLIMPIADI DI LONDRA 2012

L’abruzzese Diego Gasperini, C.t. ‘turco’ del tiro a volo, trionfa con un oro agli europei di Belgrado

E L’EUROPA DEL TIRO AL vOLO GRIDò: “MAMMA LI TURChI!”Il tecnico rosetano d’adozione ha portato tre atleti turchi alla conquista del pass olimpico per Londra 2012

LA ZIKKURAT INTERNATIONAL BUSINESS STRINGE UN’INTESA CON LA S.S.D. TERAMO CALCIO

La S.S.D. Teramo Calcio S.r.l. comunica di aver raggiunto un’intesa Marketing e Commerciale con la Zikkurat International Business S.a.s. La Zikkurat In-

ternational Business, giovane ma affermata Società Abruzzese e del Centro Italia, svolge attività di editoria, comunicazione, eventi, stampa, comunica-zione, sport, formazione e management culturale. In base agli accordi raggiunti, la Zikkurat si occuperà di sviluppare e commercializzare il marchio Teramo Calcio, attraverso iniziative atte a evidenziare la forza dei colori biancorossi, che stanno tornando gloriosi, sia in ambito regionale che nazionale.

diPiERLuiGi FiLiPPOni

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