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L'organizzazione Internazionale del Lavoro e la sua attività nei confronti dell'Africa

Date post: 24-Jan-2017
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L'organizzazione Internazionale del Lavoro e la sua attività nei confronti dell'Africa Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 13, No. 6 (NOVEMBRE - DICEMBRE 1958), pp. 349-351 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757003 . Accessed: 14/06/2014 17:02 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.34.79.223 on Sat, 14 Jun 2014 17:02:34 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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L'organizzazione Internazionale del Lavoro e la sua attività nei confronti dell'AfricaSource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 13, No. 6 (NOVEMBRE - DICEMBRE 1958), pp. 349-351Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757003 .

Accessed: 14/06/2014 17:02

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

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Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

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L'organizzazione Internazionale del Lavoro e la sua attività nei confronti dell'Africa

Nel quadro delia collaborazione ira la Società Italiana per VOrganizzazione Internazio- nale e Vlstituto Italiano per V Africa, siamo lieu di pubblicare questo articolo, redatto dagli uffici deirOrganizzazione Internazionale del Lavoro e gentilmente fornitoci dalla Società, concernente l'attività delVILO per V Africa e in Africa.

LOrganizzazione Internazionale del Lavoro sta cer- cando sistematicamente di sviluppare le sue attività nel campo delia política sociale e dei problemi del lavoro ehe interessano principalmente il continente africano : una commissione consultiva, composta di rappresentan- ti dei governi, dei lavoratori e dei datori di lavoro, ed un centro di azione, ehe ha sede in Africa, inizieranno presto a funzionare, si da far fronte alla situazione nuova determinata dalla rápida evoluzione sociale e po- litica ehe, dopo l'ultima guerra mondiale, si è manife- stata nella maggior parte dei territori africani.

Non è un fatto nuovo, però, l'intéresse dell'Organizza- zione internazionale del lavoro verso Γ Africa. Infatti, fin dal 1930, la Gonferenza internazionale del lavoro aveva adottato una convenzione relativa alPabolizione del lavoro forzato, e taie convenzione era la prima ehe avesse corne oggetto in particolare i territori africani. Altri strumenti internazionali hanno fatto seguito a quella convenzione; ed essi hanno avuto un'influenza considerevole sulla legislazione dei diversi territori. Si può affermare ehe - non da oggi - lOrganizzazione internazionale del lavoro svolge una funzione impor- tante nello sviluppo económico e sociale dei paesi afri- cani.

Il período precedente l'ultima guerra mondiale

Nel momento in cui lOrganizzazione internazionale del lavoro fu investita delia questione del lavoro for- zato, a richiesta délia Gommissione sulla schiavitù délia Società délie Nazioni, i problemi relativi alla manodo- pera africana rivestivano caratteristiche molto diverse da quelle ehe si possono riscontrare al giorno d'oggi : quasi dappertutto il fatto dominante era la mancanza di offerta di manodopera; gravi abusi si verificavano nel campo del reclutamento dei lavoratori; i contratti di lavoro, conclusi talvolta per una durata di tie anni o più, non avevano in alcun modo le caratteristiche di contratti basati sul libero consenso délie parti e non accordavano alcuna adeguata protezione ai lavoratori; le condizioni in cui si effettuavano i viaggi dei lavora- tori, dal loro villaggio d'origine al luogo d'impiego e vi- ceversa, nonchè le condizioni generali di lavoro erano deplore voli.

In una tale situazione era evidentemente necessário, sul piano internazionale, elaborare e adottare uno stru- mento in base ai quale gli Stati interessati si impegnas- sero solennemente a proibire nei territori da essi am- ministrati, nel più breve termine di tempo possibile, qualsiasi forma di lavoro forzato e obbligatorio. La con- venzione dei 1930 ha risposto a questa esigenza, prescri- vendo l'interdizione formale ed immediata dei lavoro forzato a favore di datori di lavoro prívati, pur am- mettendo a titolo eccezionale e transitório talune forme

di lavoro forzato a fini pubblici, col rispetto di deter- minate condizioni e garanzie.

Anche se la convenzione non è stata ratificata dalla Etiópia, dal Sud-Africa e da alcuni paesi dell'Africa del Nord, le forme dirette di coereizione al lavoro sono sparite quasi in tutta l'Africa. Al tempo stesso le for- me particolari di lavoro forzato autorizzate dalla con- venzione a titolo transitório sono praticate sempre di meno e, nella maggior parte dei casi, non hanno più una funzione importante nella vita económica e sociale dei popoli africani.

Inoltre le crescenti esigenze di manodopera determi- navano in alcuni territori un prelevamento eccessivo di uomini validi, ehe minacciava l'equilibrio sociale dél- ie comunità africane. Gli studi condotti dal Bureau International du Travail su taie argomento portarono all'adozione, da parte délia Conferenza internazionale del lavoro, délia Gonvenzione del 1936 sul reclutamen- to dei lavoratori indigeni. Tale testo enuncia una serie di norme ehe tendono da una parte ad eliminare per quanto possibile il pericolo di costrizioni ai momento del- le operazioni di reclutamento, e dall'altra a proteggere le collettività indigene da richieste eccessive di mano- dopera. La convenzione pone inoltre degli obblighi pre- cisi ehe tendono ad assicurare il benessere dei lavoratori tanto nel corso dei loro viaggio verso il luogo di lavoro quanto durante il período di prestazione delia loro attività.

Si nota ancora ehe una raccomandazione adottata dai- la conferenza internazionale dei lavoro, sempre nel 1936, invitava i governi interessati a seguire una polí- tica tendente ad eliminare progressivamente il recluta- mento dei lavoratori e a stimolare 1'offerta spontanea di di manodopera. A tale riguardo indicava numero- se misure per il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei livello di vita dei lavoratori, Io sviluppo dei mezzi di trasporto, Ia concessione di facilitazioni ai movimento spontaneo di manodopera e Fincoraggia- mento alio stabilimento dei lavoratori e delle loro fami- glie sul posto d'impiego.

Anche altre questioni intimamente collegate ai pro- blema dei reclutamento e delia liberta di lavoro hanno costituito oggetto di lavori dei Bureau International du Travail durante gli anni immediatamente precedenti 1'ultima guerra mondiale : cosi, in particolaie, il regi- me dei contratti di lavoro e Ia questione delle sanzioni penali per inadempienza ai contratti di lavoro. La disci- plina dei contratti di lavoro è stata posta alPordine dei giorno delia Gonferenza internazionale dei lavoro dei 1938; l'anno successivo, è stata adottata, a tale riguardo, una convenzione ehe si ispirava ai principio dei libero» consenso delle parti e comprendeva disposizioni intese a stabilire le possibilita di libera determinazione dei la- voratore. In primo luogo, Ia convenzione prevedeva ehe

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la durata massima del contratto di lavoro dovesse essere fissata mediante leggi. La convenzione si applicava sol- tanto ai contratti di durata eguale o superiore a sei me- si, i quali dovevano essere stipulati obbligatoriamente in forma scritta. Secondo le norme délia convenzione, si poteva porre termine a taie contratti sia mediante accordo fra le parti sia a richiesta di una di esse; e in quest'ultimo caso erano previsti un côngruo preavviso e una soluzione equa délie pendenze finanziarie o di altra natura dipendenti dallo scioglimento del con- tratto.

La questione délie sanzioni penali ha costituito an- ch'essa oggetto di una convenzione approvata dalla Conferenza internazionale del lavoro nel 1939. Con essa si poneva il principio ehe le sanzioni penali derivanti da inadempienza ad un contratto di lavoro dovessero essere abolite « progressivamente ed al più presto pos- sibile ».

.Al giorno d'oggi, un'analisi sistemática tanto dei te- sti legislativi quanto delia prassi seguita nei differenti paesi e territori africani, mette in chiara evidenza ehe le convenzioni ora ricordate sono integralmente appli- cate in quasi tutta Γ Africa; anzi, Pevoluzione sociale dél- ie popolazioni africane le ha in certo modo superate. L'offerta spontanea di manodopera è divenuta ormai la nörma. Anche i contratti di lavoro a lungo termine, previsti dalla convenzione del 1939 sono usati, in Africa, soltanto in un ristretto numero di territori, in quanto i lavoratori preferiscono quasi sempre contratti Verbali di breve durata o a tempo indeterminato. D'altra parte le sanzioni penali in caso di inadempienza contrattuale non sono ora applicate se non in minima misura, e soltanto in un numero molto ristretto di territori. Cosi anche le questioni ehe prima dell'ultima guerra erano consi- derate come fondamentali in matéria di lavoro africano hanno in buona parte perduto la loro importanza nella misura in cui le pratiche abusive cui esse si riferivano sono state un po' dappertutto interamente eliminate. Og- gi ci troviamo davanti ad altri problemi e ad altre preoccupazioni sorte dalla rápida evoluzione ehe si è manifestata tanto nel campo sociale come in quello eco- nómico ed in quello politico.

La raccomandazione di Filadélfia del 1944 e le con- venzioni del 1947

Nel dopoguerra, con il manifestarsi o l'accentuarsi dell'aspirazione dei popoli africani ad autogovernarsi politicamente, i governi responsabili hanno posto in prima linea la valorizzazione délie risorse dei territori e lo sviluppo accelerato délie loro économie.

L' Organizzazione internazionale del lavoro, ancora prima délia fine délia seconda guerra mondiale ha cer- cato di definire una serie di principii di base, ai quali dovevano confermarsi, in matéria sociale, le politiche di sviluppo económico perseguite dai governi responsa- bili delPamministrazione di quelli ehe allora erano chia- mati « territori dipendenti ». Infatti la Conferenza inter- nazionale del lavoro, riunita a Filadélfia del 1944, ha approvato una « raccomandazione concernente le nor- me minime delia política sociale nei territori dipenden- ti ». La raccomandazione stabiliva una correlazione ne- cessária fra lo sviluppo económico ed alcuni obbiettivi di natura sociale, e si proponeva di indicare dettagliata- mente le norme da adottarsi e le linee direttive da seguire per raggiungere tali obiettivi.

Raccomandava inoltre ehe si prendessero tutte le ini- ziative possibili « per associare in modo effettivo i po-

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poli dei territori dipendenti all'elaborazione e zlPesecu- zione di misure di progresso sociale, preferibilmente at- traverso i loro rappresentanti eletti, ogni qualvolta taie sistema è adatto e possibile ».

Nella parte dedicata in special modo aile norme mi- nime di política sociale, la raccomandazione riaffermava i principii e le norme délie precedenti convenzioni inter- nazionali, specialmente nel campo del lavoro forzato, del reclutamento, dei contratti del lavoro dei fanciulli, dei giovani e délie donne e impegnava i governi ad adot- tare misure idonee al fine di sviluppare progressiva- mente « un ampio programma di educazione, di forma- zione professionale e di apprendistato, al fine di elimi- nare Γ analfabetismo dei fanciulli e dei giovani e di preparare questi ultimi in modo efficace ad un'utile occupazione ». Il miglioramento dello status sociale ed económico delia donna era egualmente considerato co- me uno degli obbiettivi delia política sociale da seguirsi nei territori dipendenti.

La raccomandazione comprendeva inoltre dei para- grafi relativi alla remunerazione dei lavoratori, alla salute pubblica, alPalloggio, alPeliminazione délie pra- tiche discriminatorie, alla liberta sindacale e, infine, alPinstaurazione di servizi di ispezione sul lavoro. Evi- dentemente la maggior parte di tali materie era trat- tata solo in modo générale; ma il solo fatto ehe esse fossero ricordate nel testo di uno strumento internazio- nale rappresentava, in molti casi, un'importante inno- vazione ed un indiscutibile progresso.

In seguito, FOrganizzazione internazionale del lavoro si rendeva conto ehe alcuni dei principii e délie norme suindicati avrebbero potuto formare oggetto di una convenzione internazionale, ed essere cosi confortati délia garanzia di un impegno formale da parte degli Stati; il BIT preparava quindi il testo di cinque pro- getti di convenzioni, applicabili specialmente ai territori non metropolitani, ehe furono approvate dalla Confe- renza internazionale del lavoro nel 1947. Tre di tali con- venzioni sono state ratificate dalla maggior parte dei governi interessati e sono pertanto in vigore nella mag- gior parte dei territori africani. Si tratta délia Conven- zione sulla política sociale nei territori non metropoli- tani, délia Convenzione sul diritto di associazione nei territori non metropolitani, e délia Convenzione sulPi- spezione del lavoro nei territori non metropolitani. Il primo di tali testi consacra numerosi principii, fra i quali : la non discriminazione fra i lavoratori per motivi di raz- za, di colore, di sesso, di ideologia, di appartenenza ad una tribu o di iscrizione ad un sindacato, e la norma générale secondo la quale tutti gli strumenti applica- bili ai territori non metropolitani devono avère quale obbiettivo principale il benessere e lo sviluppo dei popoli di tali territori.

Anche le convenzioni del 1947 hanno esercitato una influenza considerevole sullo sviluppo delia política so- ciale in Africa, ispirando numerosi testi legislativi, adot- tati in diversi territori. Ciò risulta chiaramente dalla esame periódico effettuato da una commissione delPOr- ganizzazione internazionale del lavoro, cioè délia Com- missione di esperti per Papplicazione délie convenzioni e délie raccomandazioni. Quest'organo esamina ogni an- no centinaia di rapporti sull'applicazione délie conven- zioni nei paesi e territori africani, trasmessi al BIT dai governi responsabili, in base agli articoli 22 e 35 délia costituzione delP Organizzazione .

I lavori dellOrganizzazione internazionale del lavoro nel campo delia legislazione internazionale riguardante in

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particolare Ρ Africa sono proseguiti nel corso degli ultimi anni. La Conferenza internazionale dei lavoro, nella sua sessione dei 1955, ha adottato una raccomandazione sulla protezione dei lavoratori migranti nei paesi e terri- tori sottosviluppati, ehe concerne questioni d'importanza vitale per il continente africano. Ricordiamo, fra le nu- merose disposizioni di taie raccomandazione, quella ehe enuncia il principio per cui si dovrebbe cercare, in linea di massima, di alloggiare i lavoratori e le loro famiglie sul posto di lavoro o nelle sue vicinanze, a meno ehe tale soluzione di alloggio permanente dei lavoratori mi- granti sia evidentemente contraria al loro interesse, a quello delia loro famiglia o alPeconomia dei paesi e ter- ritori interessati.

Nel corso délia stessa sessione del 1955, la Gonferenza ha anche approvato una convenzione riguardante le san- zioni penali per inadempienza ai contratti di lavoro, se- condo la quale le sanzioni di tale tipo dovrebbero essere interamente abolite in tutti i paesi.

Infine nella sessione del giugno scorso, la Conferenza internazionale del lavoro s'è occupata di due argomenti di importanza capitale per i paesi africani, cioè la di- scriminazione in matéria d'impiego e di professione e le condizioni d'impiego dei lavoratori nelle piantagioni. Nel primo caso si trattava di garantire l'eguaglianza di trattamento a tutti i lavoratori, eliminando qualsiasi for- ma di discriminazione o di preferenza basata su « la razza, il colore, il sesso, la religione, l'opinione política, la discendenza nazionale o l'origine sociale ». Nel se- condo caso la convenzione e la raccomandazione appro- vate dalla Conferenza hanno codificato le disposizioni di precedenti convenzioni e raccomandazioni, costituen- do in tal modo nuovi strumenti applicabili direitamente alle piantagioni.

La commissione di esperti per la política sociale nei territori non metropolitan!, la commissione consul- tiva africana e il centro d'azione del BIT in Africa

L'opéra legislativa delia Conferenza internazionale del lavoro, in relazione aile materie suindicate, è stata in larga parte preparata, negli ultimi dieci anni, da una commissione istituita nel 1947 in seno alPOrganizzazio- ne : la Commissione di esperti per la política sociale nei territori non metropolitani. Taie commissione, ehe con- tava fra i suoi membri eminenti specialisti dei problemi sociali in Africa, si riuniva ad anni alterni e si può dire ehe nel corso délie sue riunioni siano state studiate tutte le questioni importanti concernenti i problemi del lavoro dell'Africa. Sarebbe impossibile, nei limiti di questo articolo riassumere, sia pure succintamente, i lavori délia Commissione; si ricorda soltanto ehe nel corso délia sua ultima riunione, tenuta a Ginevra nel dicembre del 1957, la commissione ha esaminato ed approvato un ampio studio sui problemi del lavoro in Africa, ehe era stato preparato dai servizi del BIT. Si tratta di uno studio d'insieme, appena pubblicato, ehe abbraccia tutti gli aspetti dei problemi attuali della

política sociale e della política del lavoro in Africa, for- nendo una descrizione per quanto possibile obiettiva e approfondita della situazione, in modo da servire quale punto di partenza ai futuri lavori dell'Organizzazione in questo campo.

La riunione del dicembre 1957 è stata l'ultima sessione della Commissione di esperti per la política sociale nei territori non metropolitani, in quanto tale Gommissione ha ceduto il suo posto ad un nuovo organismo ehe en- trera in funzione nel corrente anno. L'Organizzazione internazionale del lavoro ha tenuto conto dell'evoluzione política e costituzionale ehe si manifesta in Africa, evo- luzione ehe ha già avuto per risultato l'ammissione di nuovi stati membri nell'Organizzazione e ehe consente di ritenere ehe in un prossimo futuro altri territori, già con- siderati non metropolitani, siano in grado di divenire membri dell'Organizzazione. Pertanto il Consiglio di am- ministrazione ha approvato, nella sessione del marzo scorso, la creazione di una Commissione consultiva afri- cana, la cui composizione e le cui funzioni saranno ana- loghe a quelle della Commissione consultiva asiática, ehe già funziona in seno all'Organizzazione. Il nuovo or- ganismo sarà composto da rappresentanti di governi ehe hanno responsabilità politiche in Africa, nonchè da rap- presentanti di datori di lavoro e di lavoratori africani. La competenza della Commissione si estenderá a tutta 1' Africa a sud del Sahara, compresi Etopia, Sudan e Somalia. A seguito di un invito avanzato dal governo portoghese e accettato dal Consiglio di amministrazione, la prima riunione della Commissione si terra a Luanda, nell' Angola, nel corso del 1959.

D'altro canto si è deciso di costituire in Africa, fin dal prossimo anno, un centro d'azione del BIT, se- guendo l'esempio di quelli ehe esistono già per Γ Asia, per il Vicino Oriente e per l'America Latina. Sarà cosi possibile allargare considerevolmente le attività del- l'Organizzazione in Africa, specialmente per quanto con- cerne i programmi di assistenza técnica.

Si nota infine ehe nel corso délie discussioni ehe hanno avuto luogo in seno al Consiglio di amministra- zione dell'Organizzazione, i delegati nord-africani hanno chiesto ehe la competenza della Commissione consulti- va africana sia estesa ai paesi dell'Africa settentrionale. Il Consiglio, a grande maggioranza, non si è mostrato fa- re vole a questa richiesta. Tuttavia tutto induce a rite- nere ehe il problema di stabilire in quai modo l'Africa del nord potrà essere associata ai lavori svolti dall'or- ganizzazione per le altre parti dell'Africa sarà senza dub- bio risolto nel prossimo futuro. Si può affermare ehe un primo passo in tal senso è stato fatto dalla Conferen- za internazionale del lavoro nella sessione del giugno scorso quando, tenendo conto dell'importanza sempre crescente del continente africano e del fatto ehe nume- rosi territori africani sono sulla strada di raggiungere o di consolidare la loro indipendenza, la Conferenza ha ritenuto ehe una conferenza regionale africana debba essere convocata al più presto e ehe in essa tutti i paesi e territori del continente siano rappresentati.

Si possono utilmente consultare, al fine di approfondire gli aspetti or ganizzativi e strutturali delVattività del- ; l'ILO, le seguenti pubblicazioni edite dalla Società Italiana per VOrganizzazione Internazionale: j Istituti Specializzati delle Nazioni Unite - Statuti e Documenti annessi. A cura di Maria Vismara. 1954, pp. 730. | Le Nazioni Unite - Otto anni di attività. 1954, pp. 488. !

Segnaliamo ai letton ehe la Società Italiana per Γ Organizzazione Internazionale, Palazzetto di Venezia, Via San Marco 3, Roma, ha gentilmente concesso ai Soei deli' Istituto Italiano per Γ Africa uno sconto del 10% sulle sue pubblicazioni. Notizie concernenti i volumi apparsi saranno di volta in volta pubblicate su questo periódico.

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