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Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita
Anno 1 • n. 2noVEMBRE 2014
XIVIIXVI
Turismo, piaga abusivi
il rione monTi secondo masneri
roma capiTaledel Jogging
i municipioScandalo
acchiappa turiSti
i i municipioamarcord
Giulio ceSare
Xiv municipiocampo nomadi
monte mario
Xv municipioaperto
centro anziani
POLISPORTIVA NUOVA ROMADAGLI ANNI 80 AL FIANCODEL TERRITORIOla polisporTiva nuova roma è rinaTa nel 2013 grazie alla volonTà del presidenTe andrea Filip-pi e degli alTri soci giorgia vadilonga, marco nardini, roberTo decani e massimo nardini.
la sede è in largo FraTelli lumiere 33 (vigne Nuove), lì dove tutto Nacque più di treNt’aNNi fa, nel loTTo 4 delle case popolari. una delle più
grandi soddisFazioni della polisporTiva Fu la realizzazione del campo da calcio “sacerdoTi”, conosciuTo anche come “delle viTTorie”.
il sociale è lo scopo principale, in collabora-zione con legambienTe, una breccia nel muro e anagramma onlus, la polisporTiva nuova roma ha portato e porta avaNti iNiziative rivolte all’a-
iuTo del prossimo e al rispeTTo della naTura.
un sogno, che presTo divenTerà realTà, è “al campo a piedi”, dedicaTo ai bambini del quarTie-re dai 5 ai 14 anni, che avranno la possibiliTà di beneFiciare di un campo sporTivo vicino casa, dove arrivare a piedi senza paura né pericoli. un grande obieTTivo per il 2015!
polisporTiva nuova romalargo FraTelli lumiere, 33 (vigne nuove)seguici su Facebook: polisporTiva nuova roma{ {
Taxi sotto assedio
Occupazioni abusive
Marta Leonori:così sconfiggeremo gli abusivi
San Pietro: il racket degli acchiappa turisti
L’invasione del torpedone
I fuori sede premianoil II Municipio
80 anni di Giulio Cesare
Campo nomadi a Pineta Sacchetti
Stefano Oddo: stabilire un tetto massimo di nomadi
Aperta la maternadi via Gherardini
Il centro anziani a Valle Muricana
Marco Risi:Tre tocchi
Il ritorno del Califfo
Addio, Monti
Roma Capitale del jogging
Caritas via Cassia
EditoreSara Mechelli
SedeVia Ghisalba 160 – 00188 Roma
Direttore Responsabile Sara Mechelli
[email protected]/4204141
Direttore Editoriale Filippo Ferrari Bellisario
Redazione Michela Belli, Agnese Casellato, Camilla
Pischiutta, Alberto Rossi, Simone Serafini,Valerio Valeri,Vittoria Zorfini
Resposabile Marketing Damiano Bocchi
[email protected]/8225310
GraficaMarco Valeriani
Stampa Industria Grafica Boccadoro
via Idrovore della Magliana 179 – 00148 Romatel 06/6537910
email [email protected] www.igbsrlroma.com
Hanno collaborato a questo numero:Claudia Catalli, Luca Pelosi
Numero chiuso il 7 novembre 2014
In copertinaDea Roma di Igor Mitoraj (26 marzo 1944 – 6 ottobre 2014)
foto di Valerio Nicolosi
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SOMMARIOAnno 1 - n. 2
NOVEMBRE 2014
www.lungotevere.netSiamo anche online!
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urbe
di Alberto Rossi
In ogni periodo dell’anno il flusso di tu-risti che sbarcano a Roma è interminabile così come lo sono le polemiche relative ai vari servizi di trasporto pubblico della Capitale. Se prendere un taxi rappresenta spesso la prima soluzione per muoversi in città, i visitatori si imbattono non di rado in servizi illegali. I tassisti regolarmente registrati presso il comune di Roma devo-no, infatti, fare i conti con vettori abusivi che rappresentano una concorrenza sleale ed economicamente molto dannosa. A Roma, infatti, oltre ai 7800 taxi e ai 1100 Ncc (noleggio con conducente) legittimamente registrati circolano, se-condo le stime, almeno altre 4000 vet-
ture, classificate come Ncc, che non risultano abilitate a svolgere questa fun-zione nella Capitale. Il nodo della questione è l’applicazione territoriale del DL 207/08: ogni comu-ne rilascia un numero di licenze propor-zionato al numero di abitanti ed i con-ducenti hanno l’obbligo di prelevare il passeggero nello stesso comune in cui si sono registrati. Le prime ripercussioni sul piano econo-mico – oltre al prezzo delle licenze che si aggira sui 100 mila euro per i taxi e 70 mila euro per il noleggio con conducen-te - riguardano le tariffe assicurative per le vetture, notevolmente più alte a Roma che in un piccolo paese, che incidono for-
temente sulle spese dei conducenti. Inol-tre, gli Ncc non sono soggetti al piano tariffario obbligatorio dei taxi e pagano le tasse nei comuni in cui hanno ottenuto la licenza secondo aliquote che variano ri-spetto a quelle della Capitale.Altra tema centrale sono le modalità di rilascio delle licenze. Secondo la legge 21/92 i permessi devono essere concessi con bando obbligatorio mentre, come af-ferma il sindacato dell’Ati Taxi, solamente una piccola percentuale segue queste pro-cedure. Un esempio: “nel comune di Cam-
po di Mele (Latina) soltanto 3 licenze su 100
vengono rilasciate con bando” secondo quanto comunicato dall’associazione. C’è poi il problema dei punti di sosta.
Sale l’eSaSperazione dei taSSiSti: le Scene di tenSione con gli ncc non abilitati a lavorare a roma Sono all’ordine del giorno negli aeroporti e nelle Stazioni ferroviarie
Taxi, è guerra conTinua con gli abusivi
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
“Take a regular white taxi”: molti tassisti espongono adesivi sulle loro vetture che invitano i turisti a servirsi solo di vetture regolariCome i taxi devono sostare obbligatoriamente negli stalli a
loro assegnati, così gli Ncc dovrebbero parcheggiarsi nelle loro rimesse, situate per ognuno nel comune di apparte-nenza, e lavorare solo su prenotazione. Nella realtà, e con-trariamente alla normativa, anche gli Ncc vagano per la cit-tà in cerca di clienti, sostando spesso anche in zone vietate.Inevitabile che, in questo contesto, si assista a scene come quelle che si vedono sempre più frequentemente in aero-porti o stazioni ferroviarie di Roma. “Quotidianamente ci
capita di venire alle mani con i fuorilegge – ha denunciato Claudio Fagotti, presi-dente di Ati Taxi – soprat-
tutto negli aeroporti dove
non ci sono mai controlli
e dopo le 20 si scatena il
caos”. Scontate le conti-nue richieste di interven-to alle istituzioni: “Abbia-
mo chiesto al Ministero
dei trasporti una modifica
delle leggi ed al Comune di
Roma una variazione del Regolamento del nostro settore” ha affermato il presidente dell’Uri Taxi, Loreno Bittarelli.Intanto sono arrivati controlli e sequestri su risciò e ape cross, anche questi utilizzati irregolarmente come servizi di trasporto pubblico non di linea. La scorsa estate sono stati effettuati oltre 250 controlli e riscontrate più di 60 viola-zioni, che coinvolgevano anche i piccoli veicoli a tre ruote. I risciò, inizialmente approvati dal Comune come mezzo
gratuito guidato da ex detenuti per permettere semplici giri turistici ai passeggeri, si sono invece trasformati col tempo in un vero e proprio servizio di trasporto pubblico, a pa-gamento, puntualmente non autorizzato. Senza contare, in aggiunta a tutto questo, i pericoli legati alle mancate verifi-che periodiche alle quali dovrebbero essere soggetti questi veicoli, con i conseguenti rischi per i passeggeri. Per far fronte al problema dell’abusivismo, è nato il ser-vizio di accoglienza Taxi Service, tutto a spese di tassi-sti volontari, che distingue gli autisti regolari con fratino
arancione. Nel frattem-po, sono state sviluppate nuove applicazioni grazie alle tecnologie web, come IT Taxi, che consentono di “raggiungere immedia-
tamente l’utente, che può
prenotare e prepagare il
viaggio richiesto, garan-
tendo la massima traspa-
renza e legittimità del ser-
vizio” ha aggiunto Bittarelli. E’ prevista poi, in occasione dell’assemblea di categoria indetta per il 17 novembre, la fondazione dell’associazione Tutela Taxi “con il compito di
proseguire il lavoro contro tutti i comuni che rilasciano licen-
ze illegittime così da stravolgere questo sistema” ha concluso Fagotti. Chissà se questo basterà per fermare il protrarsi delle tensioni che, ormai da troppo tempo, fanno da corni-ce al settore dei tassisti a Roma.
Sono almeno 4000le vetture ncc che circolano abusivamente ogni giorno
per le strade della Capitale, oltre ai 1100autisti regolari
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Emergenza casa. Abbiamo assistito nei giorni scorsi alla esplosione del problema a Milano, dove si racconta di guerre tra poveri per gli alloggi dell’Aler. C’è addirittura chi ha messo delle sirene a difesa degli appartamenti vuoti preda degli abusivi. Ma la stessa situazione, anche se non attualmente reclamizzata sui giornali, esiste a Roma. Abbiamo raccolto la testimonianza di Federico Rocca, già consiglie-re comunale di AN in Campidoglio, il quale si è occupato e si occupa tutt’ora del problema. Nella Capitale l’emergenza abitativa è divenuta una costante di ogni programma elettorale degli ultimi 30 anni. Appare quindi improprio dopo tanto tempo definirla ancora emergenza, me-glio parlare di “problema casa”. E dove c’è un problema, un disagio e delle persone in difficoltà, spesso qualcuno pensa bene di costruirci un’attività economica, in certi casi illegale.Ancora oggi sono migliaia le famiglie in lista di attesa e migliaia le persone in assistenza alloggiativa: nel frattempo di case da assegnare e assegnate se ne sono viste poche ma di occupazioni abusive e di comitati e organizzazioni varie che oramai gesti-scono il fenomeno, al punto che ha iniziato a occuparsene la magistratura, che vuole vederci chiaro.Le occupazioni si sa hanno tutte una chiara matrice politica, qua-si sempre vicine alla sinistra radicale e non: Action, sicuramente la realtà più importante, Blocchi Precari Metropolitani, Comitato lotta per la casa e Resistenza Abitativa Metropolitana. A destra finora possiamo citare solo l’esperienza di Casa Pound.102 in totale gli immobili pubblici e privati occupati, alcuni da oltre 20 anni come la storica sede di Via dei Volsci, occupata dal 1973. Alcune di queste occupazioni sono state riconosciute dal Comune e dalla Regione: una delibera del 2006 addirittura sta-bilisce che una quota del 25% nell’assegnazione delle case deve essere riservata a chi fa parte delle occupazioni abusive. Una sorta di corsia preferenziale a dispetto di tutte quelle persone che regolarmente sono in graduatoria e da anni attendono una chiamata dal Comune. Torniamo al racket, così definito da molti, delle occupazioni abusive. Le modalità per arrivare ad avere abusivamente una casa sono sempre le stesse: una tessera da sottoscrivere (dai 5 ai 15 €), un fondo cassa da rimpinguare sui 10 € al mese, più altro come contributi e le spese per risistemare gli alloggi e soprattutto la presenza obbligatoria quando ci sono manifestazioni, cortei, picchettati e sit-in; altrimenti, fuori.
Non sono mancate denunce di minacce, aggressioni e vessazioni varie a danno degli occupanti da parte di chi gestisce le occupa-zioni stesse. Purtroppo di questi giorni il tragico omicidio suicidio di una donna marocchina che si è verificato nello stabile di Via Carlo Felice a San Giovanni, un immobile di proprietà della Ban-ca d’Italia occupato da oltre 10 anni.La mappa dei movimenti è ampia ma tra questi chi è più radica-to di altri a Roma in questo settore è Action. Talmente radicata e con una forza elettorale da aver espresso anche dei consiglieri in Aula Giulio Cesare; prima Nunzio D’Erme e poi Andrea Alzetta, detto Tarzan, eletto nel 2008 con lo slogan “occupare è un reato ma Tarzan lo fa”. Un messaggio che non lasciava dubbi sul ruolo che avrebbe avuto nelle istituzioni il consigliere capitolino.Tante le voci sulle occupazioni, una denuncia ogni tanto, ma mai nulla di significativo fino a quando qualche mese fa, su richiesta del pm Luca Tescaroli, la procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone ha iscritto nel registro degli indagati circa 40 persone del Comitato popolare di lotta per la casa. Le accuse ipotizzate sono pesantissime: si va dall’associazione per delin-quere, all’estorsione, minacce e violenza privata. L’inchiesta ha avuto origine dalla denuncia di alcuni occupanti cacciati dagli edifici controllati dal Comitato. C’è chi ha raccontato di essere stato sequestrato per ore nel piazzale dello stabile con il divieto di mettere mano al telefono cellulare; giovani madri che tale Pina Vitale, un’esponente di spicco del Comitato della quale ci occuperemo più avanti, avrebbe minacciato di far arrestare nascondendo droga nei loro alloggi o di essere buttate per stra-da e spedite nei residence dove si spaccia e le donne vengono violentate. Altri parlano di continue richieste di soldi: da 20 fino a 100 € al mese agli stranieri, 500 € per ospitare un parente, 1.000 per “rimanere iscritti nelle liste degli aspiranti assegnatari di un all’alloggio”.Nell’inchiesta c’è finito anche l’attuale vice sindaco di Roma Lui-gi Nieri di SEL, da sempre vicino ai movimenti di lotta per la casa.Nelle intercettazioni emerge l’intreccio con la vicenda dello sgombero dell’Angelo Maj, uno spazio artistico occupato in via delle Terme di Caracalla e sgomberato contemporaneamente ai palazzi di Cinecittà e Centocelle. “Non si capisce – ha detto Nieri – perché anche lì si è dovuti arrivare al sequestro”.Al telefono con un’indagata Nieri dice: “Dobbiamo fare un in-contro io e la segreteria del sindaco tra oggi e domani mattina sulla… con l’avvocatura, per capire come procediamo sul pas-saggio, soprattutto per quanto riguarda la vicenda dell’Angelo Mai, man non solo. Ieri sera abbiamo forzato la mano…”. Il
riferimento è al fatto che la notte prima il Comune era riuscito a far sospendere gli sgomberi utilizzando i poteri di emergenza previsti dalla legge.Ciliegina sulla torta, il vice sindaco sempre la telefono con l’inda-gata: “Tranquilla con il giudice ci penso io...”.Che lo abbia fatto o meno non si sa ma il solo pensiero desta qualche perplessità sul ruolo che dovrebbe avere un amministra-tore pubblico quando c’è un’inchiesta in corso.Ma Nieri non è il solo. Nel novembre del 2013 Pina Vitale rac-conta a un amico di essere stata a casa dell’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd). Nell’occasione gli avrebbe detto: ”adesso mi hai proprio rotto il *****, o in settimana questa cosa si fa o vi metto in ginocchio come ho messo in ginocchio la destra. Ora comincio a sterminare la Hertz dieci famiglie le prendo a calci fino a fargli male”.Dalle parole emerge un potere non indifferente della signora Vitale, in grado addirittura di mettere in difficoltà le ammini-strazioni a prescindere dal colore politico. Infatti durante l’Am-ministrazione Alemanno ci fu il record delle manifestazioni dei comitati di lotta per la casa sotto il Campidoglio e talvolta anche in aula. La loro capacità di mobilitazione è rapida e può contare su molti elementi.La Procura è andata oltre; non solo per l’Angelo Maj, ma anche per Via delle Acacie e per l’ex Hertz ha contestato il reato di as-sociazione per delinquere finalizzata all’estorsione. Un’indagine che nasce dalle denunce degli occupanti, qualcuno che ha avuto il coraggio e la dignità di denunciare tutto questo.Se quello che raccontano i denuncianti sia vero o meno e se le intercettazioni avranno un risvolto penale lo stabilirà la Magistratura, ma al di là delle denunce, alle quali molti possono anche non credere, le intercettazioni lasciano pochi dubbi sulla rete che opera sulle occupazioni abusive e sulla creazione di un sistema che gestisce un patrimonio economi-co e immobiliare non indifferente. Un vero e proprio busi-ness sulla pelle della povera gente che non ha un tetto sotto il quale vivere. La politica che dice? La ricerca del consenso è legittima e fa parte di questo ambiente ma ci sono dei limiti entro i quali gli amministratori pubblici dovrebbero muoversi e uno di questo è rispettare e far rispettare le re-gole sempre e comunque a prescindere dal colore politico di chi si ha davanti.Federico RoccaResponsabile romano enti localiFratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
urbe
occupazioni abusive,quei pericoloSi legami tra politica e illegalità
Nota della Redazione: gli estratti delle intercettazioni riportate nell’articolo sono state pubblicate dai maggiori quotidiani romani e la nostra redazione le ha solamente riportate. Pertanto le stesse non sono state acquisite direttamente da nostre fonti.
preSeNtaNDo queSto coupoN alla caSSaaVrai Diritto aD uNo ScoNto Del 10%
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
Così sconfiggeremoabusivi e truffatori
di Valerio Valeri
Dalle false guide ai procacciatori d’affari, dalle bancarelle stracolme di false griffe alle strutture ricettive abusive. Il giro di denaro intorno all’enorme flusso turistico che coinvolge la Città Eterna non è sempre controllabile, e grosse cifre rimangono purtroppo sommerse, sfuggendo a controlli e tassazioni. Tutto ciò a discapito di chi lavora onestamente. L’assessore di Roma Capitale Marta Leonori, che tra le varie deleghe ha quelle alle politiche del turismo e del commercio, ha risposto ad alcune domande di Lungotevere, spiegando in che maniera il Campidoglio, a volte faticosamente, si muove per contrastare il malcostume e la criminalità.
Gli “acchiappa turisti” di via Ottaviano e din-torni dilagano ormai da due anni. Come risponde l’amministrazione a questo fenomeno solo apparente-mente legale?L’abusivismo è una delle piaghe che colpiscono molti dei settori
produttivi legati al turismo nella nostra città. Anche il fenom-
eno dei procacciatori di affari che vendono percorsi turistici
e visite guidate davanti ai monumenti e ai musei, quello delle
strutture ricettive abusive, o
l’abusivismo commerciale, of-
fendono chi fa impresa alla
luce del sole e i turisti che uti-
lizzano in buona fede questi
servizi. Abbiamo cominciato
a occuparci dell’abusivismo
di alberghi e B&B, mettendo
in rete le strutture autorizzate,
così i Vigili che effettuano i controlli, su segnalazione o autono-
mamente, possono contare su una banca dati sempre aggior-
nata. Roma Capitale ha un centro Guide ufficiale all’interno del
Punto di Informazione Turistica (PIT) dei Fori Imperiali che
promuoviamo sul sito del turismo, su quello dello 060608, nelle
Fiere internazionali e su tutto il materiale turistico della città
(mappe di Roma, depliant).
In una lettera del 13 ottobre, la Confesercenti ha chies-to a Lei e al Sindaco un intervento deciso e delle regole chiare. A parte la presenza di Vigili, cosa è in procinto di fare Roma Capitale? I Vigili danno un contributo fondamentale, ma da soli non pos-
sono farcela a combattere un fenomeno che su scala nazionale
colpisce tutte le città storiche.
Abbiamo firmato un protocollo
in Prefettura per il coordina-
mento delle forze di Polizia sul
territorio e la messa in comune
delle banche dati per combattere il
fenomeno dell’abusivismo e delle false
griffe: prodotti contraffatti che vengono proposti
ai turisti in bancarelle improvvisate, che i controlli da soli
non servirebbero a scongiurare. Risalire invece alla cima
della filiera, senza colpire solo l’ultimo anello, spesso il più
debole, ci aiuta a dare un duro colpo a traffici spesso in mano
alla criminalità. Dalla firma di quel Protocollo all’inizio del
2014 le operazioni di Polizia e Guardia di Finanza hanno
portato all’arresto di numerose persone e sgominato diverse
organizzazioni illegali.
I commercianti di via Ottaviano subiscono spesso in-timidazioni e i turisti vengono scoraggiati dal guardare le vetrine dei negozi. Pensa sia giunta l’ora di stabilire regole chiare?
Abbiamo ricevuto segnalazioni
e appelli che abbiamo fatto
nostri, sollecitando interventi
specifici in quell’area a Prefet-
tura e Polizia Locale. Segnali
di miglioramento si sono os-
servati in seguito agli inter-
venti che abbiamo chiesto alle
forze di polizia, in occasione
della canonizzazione dei due Papi e subito dopo l’estate. Au-
mentare i controlli è la strada principale da seguire per scon-
figgere l’abusivismo commerciale, e i controlli devono essere
congiunti di tutte le forze di Polizia che operano sul territorio.
Ha mai effettuato un sopralluogo per verificare le pro-porzioni del fenomeno? Periodicamente effettuo sopralluoghi, riceviamo segnalazioni
dalla Polizia Locale, dai Municipi, dalle associazioni di catego-
ria e dai cittadini su situazioni di illegalità. I controlli che ne
scaturiscono riescono in parte ad arginare il fenomeno. Il mio
lavoro e quello dell’Amministrazione, con gli agenti in strada
e gli uffici impegnati nei controlli, sono, spero, un segnale di
vicinanza a cittadini e commercianti.
l’aSSeSSore capitolino marta leonori: “banche dati, Sinergia con forze dell’ordine e più informazione”
La Confcommercio ha stimato a Roma
siano attivi tra i 15 e i 18mila abusivi
Marta Leonori, 37 anni, romana, dopo la laurea in economia aziendale
a Roma Tre, è stata presidente del PD del Lazio e, nel 2013, è
stata eletta alla Camera dei Deputati, ma ha rinunciato all’incarico
per dedicarsi al Comune di Roma
San Pietro, dilaga il racket degli“acchiappa turisti”
di Valerio Valeri
Se sei un turista, cappellino in testa e macchina fotografica al collo, uscire dalla metro Ottaviano significa esse-re assaltato da decine di “guide”. Non sono giovani laureati in Storia dell’Arte o Beni Culturali, né tour operator con un regolare tesserino. Ma “soldati” di varie nazionalità, arruolati dalle decine
di agenzie che si sono moltiplicate all’ombra di San Pietro ne-gli ultimi due anni. Lavorano a cottimo (10 euro per ogni biglietto venduto), alcuni sono italiani, ma per la maggior parte vengono dall’Est Europa, dall’A-frica e dal sub-continente indiano. Per proiettare un’immagine che ispiri fiducia – e per spacciarsi, magari, per dipendenti del Vaticano – qualcuno indossa eleganti
abiti e sgargianti cravatte. Hanno tutti un tesserino al collo, molto simile a quello delle guide vere.Offrono ai visitatori della Città Eterna pacchetti per visitare la Basilica, i Musei e i Giardini Vaticani; il loro slogan, stam-pato sulle brochure e in alcuni casi sulle t-shirt “d’ordinanza”, è molto esplicito e accattivante: “Skip the line”. Salta la fila.
Infatti, la promessa che fanno a chi
decide di farsi ammaliare è semplice: “con i biglietti fatti da noi, non aspetterai
ore sotto il sole”. Una bugia che fa molta presa da aprile a ottobre, ma costa anche cara: minimo 45 euro, ma si può arriva-re anche a 80. In alcuni casi, ci racconta chi questo fenomeno lo sta studiando e contrastando quotidianamente, arrivano a vendere a 20 e più euro i “pass” per
assistere all’udienza papale del mercole-dì. Assicurano al malcapitato di turno, magari un giapponese o uno scandinavo, che con quel biglietto potranno addirit-tura stringere la mano a Papa Francesco. Il fenomeno affonda le radici nel 2012, come testimoniò anche il documentario “Truffato!” andato in onda su National Geographic Channel. Un anno prima ci fu un blitz dei Vigili che fece finire in carcere alcuni esponenti del racket dei gladiatori. Brutti ceffi in abiti da legio-nario, che strappavano decine di euro ai turisti in cambio di una foto e gestivano il business in maniera violenta e intimi-datoria, tra il Colosseo e Piazza Venezia. Due di loro, Franco e Nino (gli “inno-minabili” per chi lavora alle loro dipen-denze), si sono poi messi in società, lanciandosi nel nuovo affare. Gestito sempre in maniera mafiosa: la zona è mia, comando io e nessuno mi può toccare. Mandano in strada, per tutta via Ottaviano, via della Conciliazione e viale Vaticano, centinaia di “guide”, meglio note come “acchiappa turisti”. Se ne trova uno ogni dieci metri, tanto che il totale in alcuni giorni arriva a 350. Per la legge non fanno nulla di male. I biglietti non vengono venduti in strada, ma nelle agenzie distanti pochi metri, dove comunque i turisti attendono de-cine di minuti prima che gli impiegati stampino il ticket online. E se qualcu-no dei “soldati a cottimo” sgarra, oc-cupando un angolo di strada non suo,
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Una batteria di 350 lavoratori a cottimo, arrUolati dalle agenzie in zona vaticano, vendono a caro prezzo biglietti per entrare ai mUSei e non Solo. promettono anche Un incontro col papa. Una trUffa capillare, paradoSSalmente legalizzata e alla lUce del Sole
municipioI
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
Il lavoro delle guide turistiche è controllato dalla polizia provinciale. Ma l’unica arma a disposizione delle forze dell’ordine è una sanzione amministrativa, per chi esercita abusivamente, che va da 172 a 344 euro
magari finendo a picchiarsi con un collega-rivale, in-tervengono i “bodyguard”, due energumeni con la de-linquenza stampata in fac-cia che si aggirano per via Ottaviano, sostando ogni tanto sulle panchine. Nel tentativo di mettere un freno a questo business, il presidente del Pd romano e capogruppo in I Municipio, Tommaso Giuntella, ha presentato il 17 ottobre una mozione che invita “il Sin-
daco e l’Assessore compe-
tente a mettere in campo tutte
le iniziative - si legge - che
possano arginare e regola-
mentare questo preoccupan-
te fenomeno, in particolare
attraverso un’ordinanza e la
promozione presso la Regio-
ne e la Camera dei Deputati
di leggi ad hoc che permetta-
no alle forze di polizia locale
e alle forze dell’ordine di avere più efficaci strumenti di
intervento”.
I COMMERCIANTI CHIEDONO AIUTO: “SIAMO IN BALIA DELLA MALAVITA”
C’è chi vende i pass per assistere
all’udienza papale, promettendo al turista che potrà stringere la
mano al Papa
Non vogliono che si facciano i loro nomi e non possia-mo biasimarli. I commer-
cianti di via Ottaviano, la stragrande maggioranza dei quali porta avanti attività ereditate da padri e nonni, da tempo subiscono le intimidazioni di chi gestisce il racket degli “acchiappa turisti” e delle false guide. “La nostra
è una posizione debole – spiega uno di loro – perché non abbiamo né i mezzi
né la possibilità di difenderci e far ri-
spettare le regole. Subiamo nostro mal-
grado l’invadenza di questi personaggi,
che stazionando ogni giorno davanti le
nostre vetrine, impediscono ai turisti di
guardare ciò che esponiamo e quindi di
decidere se comprare o meno”. Alcuni di loro sono stati insultati in strada e qualche vetrina nei giorni scorsi è stata spaccata. Per farsi sentire, hanno scritto a tut-ti. Il 13 ottobre il presidente della Confesercenti provinciale di Roma, Valter Giammaria, ha messo nero su bianco il disagio dei suoi colleghi di via Ottaviano, in una educata lettera indirizzata al sindaco Ignazio Marino, all’assessore Marta Leonori, al presi-dente del I Municipio Sabrina Alfonsi e al delegato alla sicurezza di Roma Capitale, Rossella Matarazzo. “Rite-
niamo indispensabile e non più rinvia-
bile – scriveva Giammaria – un’azione
decisa e coordinata che abbia l’obiettivo
di intervenire con convinzione nella bat-
taglia contro questi fenomeni criminali,
che oltre all’illegalità evidente, ne con-
tengono altre meno esplicite ma non per
questo meno gravi”. Una denuncia for-te, espressa con garbo ma anche con estrema schiettezza. E tra le “illegalità
meno esplicite” potrebbe essercene una che, se emergesse nel tempo – an-che complice l’immobilismo genera-le – potrebbe portare a conseguenze davvero tremende. “Tempo fa uno di
questi balordi – ha rivelato il titolare di un negozio d’abbigliamento – ha fatto
intendere, parlando con un collega, che
il vero controllo della zona ce l’hanno
loro e che se non succede nulla di brut-
to è perché ci sono loro. E ha aggiunto:
‘oggi questo servizio lo pagano i turisti,
ma un domani lo dovrete pagare voi’.
Questo come si chiama? Pizzo”. I commercianti ovviamente non possono accettare che tale situazio-ne di degrado continui a svilupparsi, rischiando di arrivare all’estorsione ai loro danni. Per questo chiedono una soluzione semplice. “Regole – ri-spondono - . Non è possibile che queste
agenzie invadano il quartiere in questa
maniera, truffando i turisti e rovinando
la qualità del nostro lavoro. Stiamo su-
bendo un calo degli introiti. C’è bisogno
di un regolamento che imponga limiti
precisi e comportamenti adeguati. Ad
oggi, l’unica ‘arma’ che abbiamo è chie-
dere con estrema cortesia a questi per-
sonaggi di non stare davanti alle vetrine.
Alcuni, per quieto vivere, accettano. Ma
in alcuni casi addirittura sono loro che
hanno chiamato i vigili urbani. Perché
la realtà è che non c’è alcuna legge che
gli impedisca di fare quello che fanno”. E anche se da inizio ottobre c’è un maggiore pattugliamento della via da parte della Polizia Locale (“10 agenti
e 4 macchine per 200 metri di strada,
mentre tutt’intorno c’è il vuoto”), il fe-nomeno non è affatto in ritirata. “Ma
perché non si fa come con i tassisti abu-
sivi – propone un negoziante – e non
si mettono cartelli che allertino i turisti e
li invitino a rivolgersi solo a guide auto-
rizzate e qualificate?”. “La nostra non è una battaglia per di-
fendere interessi squisitamente perso-
nali – tengono a precisare i commer-cianti - , ma per ridare a Roma una fama
meritevole, quella fama che oggi viene
macchiata da truffatori di bassa lega. I
turisti vengono qui 3 giorni, vivono que-
ste esperienze traumatiche e che ricordo
avranno della capitale d’Italia? Che ri-
torno d’immagine c’è per la Città Eter-
na? Confusione, degrado, malaffare”.
Non possono cacciare gli “acchiappa turisti”, la clientela viene infastidita ed entra meno nei negozi. la confesercenti ha scritto al campidoglio, ma per ora sono solo stati mandati più vigili. Senza risultati
di Camilla Pischiutta
Traffico, smog, doppie file selvagge: la si-tuazione della viabilità nel centro di Roma spesso diventa critica. Lo sanno bene i re-sidenti e le associazioni locali, che si bat-tono da anni per rendere i loro quartieri più vivibili. Una delle loro battaglie quoti-diane è quella contro i bus turistici, veicoli ingombranti e inquinanti che accedono in massa ogni giorno nel Centro Storico e nell’area intorno al Vaticano, scaricando migliaia di passeggeri. Non adatti per di-mensioni alle strade del centro, bloccano i vicoli e le piazze congestionando la cir-colazione e mettendo spesso in difficoltà
anche il transito dei mezzi pubblici.I numeri parlano chiaro: sono 92.234 i bus a cui è stato concesso di accedere al centro di Roma tra Gennaio e Settem-bre di quest’anno. A Maggio, mese di maggior affluenza, sono stati rilasciati un totale di 16.419 permessi giornalieri, oltre ai 117 abbonamenti annuali, per un numero complessivo di 16.536 vetture in circolazione nella Capitale, in media 533 pullman al giorno. Il nuovo piano per regolamentare l’in-gresso dei bus turistici all’interno dell’a-nello ferroviario, voluto dall’Assessore capitolino alla Mobilità e ai Trasporti
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la propoSta del campidoglio per regolamentare l’afflUSSo dei pUllman non SoddiSfa né i mUnicipi né i cittadini. forSe però Una alternativa c’è
municipioI
cenTro invaso dai bus TurisTici, come si cambia?
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
Guido Improta e votato a Marzo scorso dall’Assem-blea Capitolina, non soddi-sfa, però, né i cittadini né le amministrazioni municipali. La proposta, infatti, modifi-ca essenzialmente solo le ta-riffe, aumentando i costi per i permessi giornalieri e rego-landoli secondo l’indicazio-ne “chi inquina di più, paga di più”; ma di fatto continua a permettere l’accesso in massa dei torpedoni nell’anello ferroviario. “I bus sono tanti, troppi, all’interno del centro
storico – lamenta Viviana di Capua, presidente dell’Asso-ciazione Abitanti del Centro Storico (AACSRM) – La città
ha bisogno di respiro e limitarli significa rispetto anche per i
turisti stessi, che vengono per vedere la città”.Invece ad oggi, solo all’interno dell’area dell’anello ferro-viario, ci sono 28 aree di sosta breve, di cui ben 5 intorno al Vaticano e 5 parcheggi per la sosta oraria di massimo 2 ore. I pullman, però, spesso non rispettano neanche le zone a loro assegnate e sostano a bordo strada, addirittura con i motori accesi, inquinando e creando disagi al traffico. E nonostante il contingenta-mento dei veicoli – un mas-simo di 444 ingressi intorno a San Pietro mercoledì e domenica e di 1300 abbona-menti annuali – il problema non è stato certo risolto. Per l’AACSRM e per i Municipi I e II una soluzione alterna-tiva c’è: riprendere in mano il Piano Giubileo, presentato per il 2000 dall’Agenzia per il Giubileo e ideato dall’allora Assessore alla Mobilità Walter Tocci, quando era sindaco
Rutelli. Il piano prevedeva di tenere i bus turistici all’e-sterno delle Mura Aureliane creando parcheggi di scam-bio a pagamento fuori dalla zona dell’anello ferroviario e in prossimità del trasporto pubblico. Risultato: niente più parcheggi in doppia fila, niente più caos del traffico,
incremento delle corse per il trasporto pubblico. A partire dalla fine del Giubileo questo piano, però, è stato lenta-mente dismesso dalle giunte successive. Proprio al Piano Giubileo si rifanno le parole di Jacopo Maria Argilli, Vi-cepresidente della Commissione Mobilità del I Municipio “Già quando è stato presentato un anno fa il piano dell’As-
sessore Improta per regolamentare il flusso dei bus turistici
in centro è stato duramente criticato – spiega Argilli – Bi-
sogna piuttosto disincentivare l’ingresso dei pullman in cit-
tà creando dei parcheggi di interscambio fuori dall’anello
ferroviario e potenziando il
servizio di trasporto pubbli-
co.” Se cittadini e ammini-strazioni locali vorrebbero tenere i torpedoni lontani dal centro città, la Confe-sercenti- federagit, asso-ciazione di guide turistiche abilitate, vede al contrario già in questo piano un dan-no gravissimo al turismo
perché disincentiva l’organizzazione di tour a Roma e compromette l’immagine internazionale di una città che nel turismo vede la sua industria principale. I pareri sono discordanti e il piano bus non è stato per ora approvato: il dibattito è ancora aperto.
“Bisogna andare verso un Centro Storico
sostenibile” Sabrina Alfonsi, Presidente
I Municipio
Dei 92.234 permessi rilasciati a bus tra
Gennaio e Settembre 2014 solo 1.134 sono
annuali, i restanti 91.100 sono giornalieri Sono 33 i parcheggi di
sosta breve, 21 quelli per la sosta oraria e 8 per la sosta lunga
all’interno del GRA, per un totale di 214 posti
bus tra il I e II Municipio
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I fuori sede premiano il II Municipio: sicuro, vivo e ben collegato
di Valerio Valeri
Nell’ambiente degli studenti universitari, piazza Bologna è nota anche come “pi-azza Calabria”. Il motivo è semplice: il II Municipio è a pieno titolo “la casa dei fuori sede”. Da San Lorenzo a viale XXI Aprile, da viale delle Province a viale Libia, sono in migliaia gli studenti uni-versitari provenienti da altre regioni che fanno di questa zona la loro base. La scelta, in parte, è obbligata. Il terri-
torio in questione ospita “La Sapienza”, la più grande università d’Europa con i suoi centomila studenti (nel 2012/2013 erano 107mila) e sedi disseminate tra via De Lollis, via dei Marsi, viale Regina Elena, via Salaria e via Carlo Fea, oltre alla “Libera Università Internazionale di Studi Sociali Guido Carli”, il presti-gioso ateneo privato il prestigioso at-eneo privato di Confindustria, con quasi ottomila iscritti e tre sedi: via Pola, via
Parenzo e viale Romania. Lanciarsi a caccia di un posto letto nelle vicinanze del luogo di studio è, di con-seguenza, la mossa più azzeccata. Anche se, è una realtà comprovata, Roma non è per nulla accomodante nei confronti dei forestieri, costretti a districarsi tra annunci che non corrispondono al vero, affitti che lievitano nelle vicinanze della metropolitana o della facoltà di riferi-mento (anche se sono umidi e angusti
ecco le Storie di 8 StUdenti che vengono da fUori e tra piazza bologna, San lorenzo e viale libia hanno trovato la loro dimenSione ideale
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
sotto scala…), padroni di casa disonesti, altri che per una serie di stereotipi duri a morire accettano solo ragazze.Nonostante tutto ciò, la vita dei fuori sede nel II Mu-nicipio non è, mediamente, affatto male. Non eccessi-vamente costosa, comoda grazie a negozi e trasporti e divertente più che in altri quartieri. Anche più sicura. A dircelo sono stati alcuni di loro, ragazze (tante) e ragazzi provenienti da Napoli, Salerno, Imperia, Arezzo, Perugia, Avezzano e Reggio Calabria. C’è chi è giunto nella capi-tale da pochi mesi e chi ormai ne è diventato un residente di vecchia data.
QUESTIONE DI MOBILITà Silvia, Stella e Giovanna condividono un appartamento in via Tripolitania. Hanno dai 20 ai 23 anni. Per ogni camera singola pagano al proprietario 350 euro al mese, spese escluse, con contratto transitorio di 6 mesi rinnov-abile per altri 6. “Quando ho lasciato la residenza Lu-iss – racconta Silvia, aretina, una magistrale in Scienze Politiche in corso – mi sono messa alla ricerca di qual-cosa che non superasse il mio budget di 400 euro. Prima di arrivare qui, mi hanno proposto un seminterrato a viale Somalia, due liv-elli sotto la strada, con le inferriate alle finestre. Volevano 370 euro. A viale Libia, invece, trenta euro in più per una cucina quasi inesistente e un lavatoio al posto del lavan-dino”. Alla Luiss ci arriva a piedi, “mi basta andare fino a piazza Istria e da lì usufruisco del pullmino universita-rio”. Lo stesso fa Noemi, napoletana, anche lei ‘luissina’ ma nella facoltà di Economia e Commercio. Stella è la più piccola, viene da Bordighera in Liguria e studia Medicina al Sant’Andrea. “Sono arrivata da poco – spiega – e ho scelto questo quartiere perché è meglio collegato. Anche
se il viaggio è comunque un’avventura: prendo un auto-bus fino alla ferrovia dell’Acqua Acetosa, poi il trenino regionale fino a Saxa Rubra e da lì una specie di navetta. Di solito va tutto bene, il trasbordo dura tra la mezz’ora e un’ora”.
MOVIDA SICURASul fronte del divertimento, non mancano i pos-ti dove trascorrere una serata tra amici. Ma vanno fatti dei distinguo. San Lorenzo, infatti, piace più ai ragazzi che alle ragazze, anche se la percezione del pericolo da quelle parti, per tutti, è molto più alta. Antonella ha 27 anni e si è da poco laureata in Economia e Commercio alla “Sapienza”. Il suo arrivo a Roma, da un paesino in provincia di Salerno, è datato 2007. Vive in viale delle Province. “Sono sempre stata in questo
municipio – spiega – che è decisamente meglio di tanti altri. Pago 395 euro più le spese per la mia sin-gola, contratto di un anno a cedolare secca. Per quanto riguarda la vita sociale, devo dire che i primi tempi mi muovevo di più anche per curiosità. Adesso preferisco prendere una birra al ‘Meet-
ing’ a piazza Bologna o fare l’aperitivo al ‘Momart’. Per ritrovare la pizza buona delle mie parti mangio al ‘Car-roccio’, ogni tanto”. Serena, 25 anni da Reggio Calabria, è una giovane psicologa che occupa un posto letto nello stesso condominio: 325 euro più le spese. “Ho vissuto 2 anni a viale Libia sopra i lavori della metro B1 – ricorda – e lì sempre per una doppia pagavo 350 euro. Appena ha aperto la stazione ne hanno chiesti 400, così me ne sono andata. Dove esco la sera? Io preferisco San Lo-renzo, perché ho tanti amici lì e lo frequento anche di giorno, essendoci la mia facoltà”. Giovanna, avezzanese
Attualmente il prezzo medio di affitto nel Comune di Roma è di circa 14 euro al metro quadro al mese. Ma a San Lorenzo il prezzo sale oltre i 16 euro al mese per mq
La Sapienza è il più grande ateneo d’Europa. Nel 2013
contava 107mila iscritti
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municipioIIdi 24 anni, ammette di essere un po’ pigra. “Perché dovrei andare a San Lorenzo – chiede – per starmene seduta in mezzo alla strada a bere una birra come posso fare qui? Rimango in zona piazza Bologna e se vado a ballare allora c’è Ostiense”. Il Quartiere Africano e la zona di piazza Bologna, per quanto riguarda in generale il senso di sicurezza, vincono il primo premio. “Qui in zona viale Libia – concordano Silvia, Noemi e Stella – abbiamo molta meno appren-sione quando torniamo a casa la sera. Ci sono tanti lo-cali e gente in giro fino a tardi. Ed è anche confortante quando si esce molto presto la mattina, perché i bar sono già operativi”. Antonella, Serena e Giovanna a viale Province non han-no particolari apprensioni, ma specificano che “la situazi-one sugli autobus notturni è peggiorata, quindi prenderli non sempre è una bella esperienza”.
LE RAGAZZE SONO MEGLIO?Provate a cercare una camera in affitto su internet. Il 90% degli annunci è riservato a fanciulle. Ne sanno qualcosa Mauro e Samil, uno napoletano e l’altro perugino, anche se con papà tunisino e mamma belga. Non si conoscono, frequentano facoltà e università diverse, oltre ad abita-re in quartieri diametralmente opposti. Ma in comune hanno un cruccio (oltre agli anni, 23). “Perché a Roma preferite le ragazze?”. Mauro è nato nel centro storico della città partenopea. Arrivato a Roma un anno fa per la specialistica in In-termediazione Finanziaria, ha scelto San Lorenzo, ex III, quartiere una volta popolare e oggi fulcro della movida
universitaria marchio “Sapienza”. Risse, spaccio e brutti ceffi non lo preoccupano. “Sono situazioni a cui sono abituato – ammette – quindi non è un aspetto a cui ho guardato. Piuttosto, ho trovato moltissime difficoltà a re-perire proprietari che accettassero un ragazzo. Si tende a pensare che siamo più ‘casinari’ o inaffidabili ma posso giurare che non è così“. Dalla sua stanza vicino allo Scalo, sul livello della strada (400 euro spese incluse, con con-tratto), in pochi minuti a piedi è in facoltà. Durante la set-timana si prende una birra “sotto” casa e di mezzi pub-blici non ne vede il bisogno. Ma per arrivarci ha dovu-to soffrire. “In via degli Equi un proprietario mi negò l’affitto all’ultimo momento – racconta – appena seppe che venivo da Napoli. Ci rimasi malissimo, dovevo solo firmare”. Selim, studente magistrale in Scienze Politiche alla Luiss, in 5 anni da “romano” è passato da via Tripoli a piazza Addis Abeba su viale Etiopia. “A Roma c’è una vera e propria discriminazione di genere – denuncia – ba-sata sull’errata convinzione che le ragazze siano sempre più ordinate, più pulite e più affidabili. E dirò di più: gli annunci migliori sono spesso solo per studentesse, più che per studenti”.
OCCHIO ALLA SPESA Il budget di un fuori sede, si sa, non è illimitato. Quindi per la spesa è importante sapersi muovere, trovare il su-permercato più conveniente e soprattutto tenere d’occhio i volantini. Ne sa qualcosa Noemi. “Prima di fare la spesa guardo molto le offerte – conferma – e sto molto at-tenta a quello che compro. Preferisco il supermercato, ma niente sughi pronti. Da brava campana mi piace
cucinare, perché molti non lo capiscono ma quando si cucina si risparmia. Bisogna pensare da casalinghe, non da studentesse”. Silvia va spesso al mercato cop-erto di Piazza Gimma. “Mi pi-ace girare tra i banchi – ammette – e poi devo dire che a parità di spesa, rispetto al supermercato trovo una qualità dieci volte su-periore”. Stella, invece, è un po’ più complicata. “Mangio poco e molto bio – spiega – quindi spendo un po’ troppo. Ma non posso farci nulla, sono difficile di gusti”.
DAL NERO AL GRIGIO, ASPETTANDO IL BIANCOChiacchierando con questi fuori-sede, la percezione è che il brutto
Per aiutare gli studenti fuori sede a trovare alloggio esistono le
“Agenzie degli affitti” create da LazioDisu.
Per informazioni: www.laziodisu.it
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
vizio di affittare senza uno straccio di contratto si stia grad-ualmente - anche se faticosamente - attenuando. O meglio, che ci siano un po’ più padroni di casa disposti a pagare le tasse, mentre fino a 3-4 anni fa il sommerso era imperante. Antonella era in nero a viale Eritrea (290 euro) e in un al-tro appartamento di viale delle Province (315 per un posto letto, più le spese). Anche Serena è stata in nero agli inizi, come anche Selim a via Tripoli. “Dopo qualche mese il pro-prietario trasformò il nero in un comodato d’uso. Fittizio”. Forse chi decide di affittare casa agli studenti sente più forte l’odore del pericolo, dato che lo scorso anno la Guar-dia di Finanza ha siglato un accordo con “Sapienza”, “Tor Vergata” e “Roma Tre” per dare un duro colpo al fenom-eno dell’evasione fiscale nel settore delle locazioni per fuori sede. Nel novembre 2013, infatti, grazie alle segnalazioni degli studenti le Fiamme Gialle effettuarono 132 control-li, riscontrando 92 irregolarità e recuperando 1,7 milioni di euro. Dodici i milioni totali recuperati nel 2013, con il 250% di segnalazioni in più da parte degli inquilini. Certo, secondo i dati la regione Lazio rimane al primo pos-to per affitti in nero, ma non sembra esserci una crescita rispetto al passato (cosa invece successa in Sicilia, con un +35% dal 2009), cosa che fa ben sperare.
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municipioII
GiulioCesare,compagnidi scuola
di Claudia Catalli
“Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio
Cesare”. Le note della popolare can-zone firmata Antonello Venditti - che ogni alunno del Liceo Ginnasio Statale di Corso Trieste conosce a memoria - sono risuonate anche sul tappeto rosso dell’ultimo Festival del cinema di Roma. L’occasione è stata la premiere mondiale del documentario realizzato dal giorna-lista Antonello Sarno: “Giulio Cesare - Compagni di scuola”, che celebra gli ottant’anni dell’istituto ripercorrendo-ne la storia e intervistandone illustri ex alunni. Svelandone, tra l’altro, pagelle e voti di maturità. Si va da Maurizio Costanzo all’onore-vole Franco Frattini, dal regista Paolo Genovese a Marco Pannella, da Serena
Dandini ai cantanti Piotta e Zero As-soluto (oltre il già citato Venditti, s’in-tende). Il documentario attraversa de-cenni di storia, moda e modi, passaggi di testimone generazionali: dalla fon-dazione dell’istituto in epoca fascista ai giorni nostri, nel mezzo il Sessantotto,
gli anni di piombo, ma anche la nasci-ta del Piper, e molto altro ancora. “Le
riprese sono iniziate a febbraio e si sono
concluse in estate, con l’ultimo giorno di
scuola e la maturità - racconta il regista Sarno, ex alunno anche lui - L’emozio-
ne più forte? Vedere Antonello Venditti,
anche Un docUmentario ha celebrato gli 80 anni del liceo di corSo trieSte. il ricordo della direttrice del giornalino della ScUola
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che al Giulio ha dedicato brani sto-
rici, suonare il pianoforte a coda in
aula magna. E ancora, riscoprire l’in-
treccio di storie sempre vive. Serena
Dandini che ricorda l’ingiustizia ai
danni di Roberto Mander, arrestato a
17 anni come “complice della strage
di Piazza Fontana”, e lui, che accet-
ta di farsi intervistare dopo decenni
di silenzio. O richiamare davanti alla
scuola Beppe il Roscio, citato da mol-
ti come celebre picchiatore nero, per
trovarlo cambiato nel profondo. Poi i
ragazzi del 2014, sospesi tra il futuro
e un passato che sembra quasi non
riguardarli più”. Chi scrive fa parte della cricca di ex-alunni intervistati nel film, in qualità di fondatrice e di-rettrice di quello che divenne poi il giornale di istituto. Si chiamava Mr. Hyde - L’altro volto del Giulio, lo fondammo in tanti perché voleva-mo un giornale che fosse aperto a tutti, anche agli alunni delle prime classi. Perché sentivamo l’esigenza di informare e informarci, di espri-merci, di far sentire le nostre voci e le piccole e grandi coscienze po-litiche che nascevano in quegli anni. Perché credevamo al lavoro di squa-dra, perché avevamo imparato che a stare tutti insieme e discutere per formare qualcosa con una sua logica e coerenza, riuscivamo addirittura a crescere. Litigando, ridendo, impa-rando. E’ stata un’esperienza me-morabile, quella di Mr. Hyde. Che ha visto coinvolto tutto quello che una volta era il “secondo munici-pio”: all’inizio il Liceo non vedeva di buon occhio il giornale, c’è vo-luto un po’ di tempo per farlo ap-provare dal Consiglio d’Istituto. Nel
frattempo (e parliamo di più di un anno) noi ragazzini andavamo por-ta a porta a proporre sponsorship private agli esercizi commerciali li-mitrofi. I quali, per compassione e comprensione, alla fine accettarono di darci una mano. Il risultato fu un piccolo ma rivolu-zionario freepress clandestino, che anticipò di molto l’esplosione edi-toriale dei freepress in tutta Italia. Il giornalista Antonello Sarno - anche lui ex alunno del Giulio Cesare - ha accolto con piacere questa storia all’interno del suo documentario, e l’ha voluta raccontare. Ironizzando anche sul fatto che oggi siamo colle-ghi, e che la passione per il giornali-smo della sottoscritta - e chissà, for-se anche la sua - è iniziata proprio lì, dietro quei banchi di liceo. Andando a raccogliere idee e floppy disk degli altri studenti, assistendo a lunghe assemblee per creare un giornale che fosse finalmente la voce di tut-ti, apolitico, trasversale. La fatica per stamparlo in proprio, le prime interviste “esclusive” da minoren-ni, le risate, le chiacchiere con nomi quali Bernardo Bertolucci, Ken Lo-ach, Gabriele Salvatores, Mira Nair, Dario Argento, ospiti abituali del nostro cineforum. La voglia di ca-pire, contestare, imparare al di là dei libri, ragionare e rispettare opinioni diverse. Una scuola di vita. Per me, e per altri migliaia di ragazzi, il Giu-lio Cesare è stato tutto questo. E sfilare su quel tappeto rosso tutti insieme, alunni di oggi e di ieri, a si-gnificare un senso di appartenenza che non abbiamo perso mai, è stato, vi assicuro, emozionante.
Il regista, Antonello Sarno, è un ex studente del Giulio Cesare. Ha firmato diversi documentari sulla
storia del cinema italiano
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municipioXIV
campo nomadia pineTa saccheTTi,l’illegalità che coNVieNe
di Vittoria Zorfini A Monte Mario è la solita vecchia storia. Il campo nomadi a via Cesare Lombro-so è l’incubo del quartiere. Numerose le segnalazioni a polizia e carabinieri, ma la situazione non cambia. Ultimo, in ordine di tempo, è il caso scoppiato lo scorso agosto. La nube di fumi tossici provenien-ti dal campo nomadi, che tutt’ora intos-sica Pineta Sacchetti. La preoccupazione dei cittadini, come lamenta una commer-ciante di via Torrevecchia “oggi si assiste a
un peggioramento della situazione ma è da
anni che questi nomadi bruciano i ri-
fiuti”, è più che giustificata. Vengo-no bruciati anche rifiuti altamente tossici e soprattutto i cavi conte-nente il rame, che verrà poi riven-duto. Rame che è sempre avvolto in spessi strati di gomma. “Finire-
mo come nella terra dei fuochi, ma
qui nulla si muove e lasciamo stare” sussurra un consigliere municipa-le, infastidito per la nostra domanda ma gentile nel chiederci di rispettarne l’anoni-mato. Chi invece ha scelto di parlare, espli-citamente, è il consigliere Stefano Oddo (NCD), del quale riportiamo l’intervista nel successivo articolo. Ma, tornando agli sfortunati abitanti di Pineta Sacchetti, il lettore si potrebbe chiedere: e nessuno chiama le forze dell’ordine? Fatto mille volte ma, dal momento della segnalazione al momento dell’intervento sul posto, non si fa in tempo ad individuare i colpevoli.
Una situazione che ha dell’incredibile e che non fa sperare in alcun miglioramen-to. Due le possibili soluzioni. Si potrebbe installare un sistema di videosorveglianza all’entrata del campo, o piantonare la zona ventiquattr’ore su ventiquattro. In questo modo si potrebbero accertare le presen-ze di chi entra e di chi esce da via Cesare Lombroso, in modo da tenere la situazio-ne sotto stretto controllo. Due soluzioni che però potrebbero risultare di difficile applicazione in quanto servirebbe un ul-teriore controllo affinché il sistema di vi-
deosorveglianza non venga manomesso. Invece, per quanto riguarda il presidio fisso al campo, porterebbe via risorse im-portanti alle forze dell’ordine per svolgere il loro lavoro quotidiano. Nel frattempo l’amministrazione municipale ha inviato un esposto alla Repubblica di Roma per cercare una soluzione. Ma il pericolo dei fumi tossici non è l’unico esempio di gravi reati commessi all’interno o nei pressi del campo nomadi. Come più volte denun-ciato da comitati di zona e associazioni di
volontariato, all’interno del campo da anni si svolge un frenetico giro di prostituzio-ne, addirittura spesso minorile . Per tacere, ma qui le voci sono discordanti, su un ric-co giro di droga ed auto rubate. Davanti all’impossibilità di intervenire su delle re-altà così delicate che coinvolgono la salute dei cittadini, e ledono la dignità di donne e bambini, viene da pensare che non ci sia l’effettiva volontà di trovare una soluzio-ne. Il motivo? Il campo nomadi è sempre una valida risorsa per fare soldi. I munici-pi hanno tutto l’interesse nel finanziare le
associazioni che si occupano di in-tegrazione degli abitanti dei campi nomadi, e fin qui nulla da obiettare. Il problema si pone quando alcune di queste associazioni si arricchi-scono, insieme ai municipi, pren-dendo finanziamenti con la scusa di aiutare chi è in difficoltà, per poi spartirsi, è il caso di dirlo, il mal tol-to. Una accusa generale che spesso
è stata levata sia da rappresentanti delle istituzioni, sia da componenti del mon-do associativo e caritatevole. Una accusa che, purtroppo, sembra cogliere nel segno. Non crediamo che bruciare rifiuti tossici, far prostituire minorenni o gestire un so-spetto via vai di auto di grossa cilindrata, tutti i giorni, non farebbe scattare indagini approfondite e decisi interventi della forza pubblica; a meno che a perpetrare questi reati non fosse una comunità segregata ma, al tempo stesso, “protetta”.
lavorazione di rifiUti toSSici e proStitUzione, ecco il vero bUSineSS del campo nomadi di via ceSare lombroSo. Una realtà nota da anni, ma neSSUno intervieni in modo deciSo. perché?
municipioXIV
Prostituzione minorile? Nel 2006 un’indagine scoprì un vasto giro
di pedofilia nei campi nomadi
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
oddo: il campo nomadidi monTe mario vive nell’anarchia e in condizioni igieniche aberranTi
di Sara Mechelli
Stefano Oddo, giovane capogruppo del NCD in Muni-cipio XIV, si è più volte occupato dei campi nomadi, e specialmente del campo di via Lombroso. Lo abbiamo incontrato per conoscere le sue valutazioni e le solu-zioni che suggerirebbe per risolvere questo problema apparentemente senza soluzione.
Campi nomadi a Roma? Che sta succedendo? La situazione è sempre più esplosiva.
Credo che la questione rom non possa più essere una bat-
taglia con connotati politici specifici, almeno per quan-
to riguarda i cittadini. Credo sia invece una battaglia di
civiltà: non si tratta di xenofobia o razzismo, si tratta di
pretendere di vivere in una città sicura e senza prendere
in giro nessuno. Sappiamo tutti come vivono queste per-
sone: rubando, delinquendo, costringendo i minori a la-
vorare per strada. Tutti, indistintamente, chiedono ordine
e disciplina e più diritti per chi paga regolarmente tasse
che sono oramai arrivate alle stelle. La gente non capisce
“Serve Un piano nomadi ad hoc per roma. biSogna Stabilire Un tetto maSSimo di cittadini nomadi che roma pUò contenere ed oSpitare”
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municipioXIV
perché famiglie oramai ridotte sul lastrico continuano a
dover pagare tasse e bollette mentre i rom sono esentati
dal pagare qualsiasi tributo.
A suo avviso come è stata gestita la questione ne-gli ultimi anni, da Veltroni prima, da Alemanno poi e attualmente da Marino?Veltroni ha consentito la nascita di un fenomeno molto
negativo per la città: il
proliferare dei campi
abusivi. Alemanno ha
avuto il merito di es-
sere concreto e fattivo,
contrastandone lo svi-
luppo, anche se a mio
avviso avrebbe potuto
essere per certi versi
più incisivo. Di quanto
fatto di buono, in ter-
mini di monitoraggio
della popolazione nomade, di controllo della popolazione
ospitata nei campi autorizzati, con Marino non v’è stata
più traccia. Ci chiediamo tutti perché oggi, a quanto risul-
ta in particolar modo a Roma Nord, sono tornati a proli-
ferare gli insediamenti abusivi e, con essi, gravi situazioni
di degrado. La situazione è tornata ad essere fuori con-
trollo e una città come Roma, così estesa e popolosa, non
può permettere che ciò accada.
Secondo lei c’è un interesse economico che spin-ge gli Enti Locali a non risolvere in modo definiti-vo certe situazioni di degrado ed illegalità?
Gli enti locali, non ulti-mi i Municipi, non han-no alcun coinvolgimento. La invito a pensare che l’unico ad avere un col-legamento economico di-retto con la gestione dei campi nomadi è il Di-partimento Servizi So-ciali di Roma Capitale, dal quale dipendono tutti gli stanziamenti. Sareb-
be più corretto rivolgere questa domanda al Dipartimento.
Ma Lei pensa che si troverà mai una soluzione per chiudere i campi ed integrare i nomadi o perlo-meno far sì che vivano godendo di tutti i diritti e
In Europa l’Italia è l’unico paese a praticare
una diffusa politica di campi nomadi
organizzati. A Roma il primo fu aperto nel 1994 in via Salviati
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A Roma esistono 11 campi nomadi riconosciuti dal
Comune: 8 “villaggi della solidarietà” e 3 “centri di raccolta rom”. In totale
ospitano circa 5.000 nomadi
Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
rispettando tutti i doveri di un normale cittadino? E quali sono le proposte di Stefano Oddo?Considerando che ora man-
ca del tutto, è essenziale di-
segnare un Piano Nomadi
ad hoc per Roma, che muova
i primi passi attivando una
nuova fase di monitoraggio
degli insediamenti abusivi e
che verifichi la presenza di nomadi “regolari” all’interno
dei campi autorizzati. Da qui credo che sia necessario,
per una questione di decoro e rispetto nei confronti dei
cittadini, rimuovere le situazioni che producono degrado.
Vista la nuova estensione del fenomeno nomadi, frutto
dell’immobilismo di Marino, bisogna assolutamente sta-
bilire un tetto massimo di cittadini nomadi che la Città
può contenere ed ospitare. Roma e i suoi abitanti vanno
tutelati.
Com’è la situazione del campo nomadi di Monte Mario? Che cosa può e che cosa dovrebbe fare il Municipio in merito?La situazione del campo di Monte Mario è veramente al
limite. Le famiglie rom vivono nell’anarchia assoluta e
nella totale noncuranza delle norme che regolamentano
la convivenza civile, in una situazione aberrante di man-
canza di igiene. Sono andato io stesso più di una volta a
fare sopralluoghi documentando la situazione; ho scritto
all’ARPA per quanto riguarda un’altra situazione che ha
dell’assurdo in quel campo, ovvero i fumi tossici causati
dalla combustione di rame e plastiche varie.
In quel campo ci sono molti minori che vivono senza alcun
tipo di assistenza, ai quali vengono negati i diritti fonda-
mentali di ogni essere umano, quali ad esempio l’igiene
personale e l’istruzione.
Il Municipio dovrebbe fare controlli più serrati e più fre-
quenti e occuparsi insieme
al Sindaco e agli organi
competenti dell’istruzione
dei minori rom: una miglio-
re preparazione culturale è
l’unica speranza per farli
uscire dalla povertà. Anche
se sono il primo a non cre-
derci più di tanto: per pro-
pria cultura i rom amano
essere liberi da vincoli isti-
tuzionali e, ahimè, la scuola ne rappresenta uno.
Tutti gli stanziamenti per i campi nomadi vengono gestiti dal
Dipartimento Servizi Sociali di Roma
Capitale
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di Sara Mechelli
Una delle tante opere pronte e per anni mai aperte: lungaggini burocratiche e iter contorti, che hanno sot-tratto per lungo tempo la scuola di via Gherardini ad un territorio che di strut-ture scolastiche invece ha un gran bisogno, per sopperire alle lung-hissime liste di attesa. Acquisizione definitiva effettuata, personale reperito, fondi per gli arredi trovati, così come la soluzione per assicu-rare il servizio mensa e le risorse per la ma-nutenzione degli spazi interni: la scuola de La Giustini-ana è dunque finalmente pronta per essere vissuta dai bambini del quartiere. Cento coloro che dal 3 novembre
possono godere di questa nuova struttura: quattro sezi-oni da 25 alunni ciascuna, 50 di loro giungeranno dalla vicina scuola dell’infanzia “Il Bruchetto” permettendo così di recuperare quattro posti, gli altri 50 invece ar-
riveranno direttamente dalle liste di attesa. “Ab-
biamo recuperato anni
di ritardo in un anno e
mezzo, siamo riusciti a
portare a termine quello
che non era stato in grado
di fare la vecchia ammin-
istrazione municipale. E’
una splendida notizia
non solo per questo quar-
tiere, ma soprattutto per i
tanti genitori che aspettavano da troppo tempo” – hanno detto il Presidente del Municipio XV, Daniele Torqua-ti, e l’Assessore alla Scuola del XV, Alessandro Cozza
ringraziando il personale amministrativo di via Flaminia che ha lavorato incessantemente per rag-giungere lo scopo. Sodd-isfatta anche l’Assessore alla Scuola di Roma Capi-tale, Alessandra Cattoi: “Questo è un giorno di
festa per tutto il quartiere,
un’apertura attesa da anni e
arrivata grazie alla grande
caparbietà del Municipio” – ha detto sottolineando la grande attenzione per il tema delle scuole e dell’edilizia scolastica da parte della Giunta Ma-rino. Dopo anni di attesa e di battaglie finalmente la campanella suona anche in via Gherardini.
XV
Alessandra Cattoi, Assessore alla Scuola di
Roma: “un’apertura attesa da anni e arrivata grazie alla grande caparbietà
del Municipio”
La Giustiniana, apre la materna di via Gherardini Una StrUttUra pronta e mai reStitUita al qUartiere: dal 3 novembre oSpiterà 100 bambini, permettendo a 50 che erano nelle liSte di atteSa di andare a ScUola
municipio
Da sx: l’assessore comunale alla scuola, Alessandra Cattoi, il
presidente del Municipio XV, Daniele Torquati,
e l’assessore alla scuola del Municipio
XV, Alessandro Cozza, all’inaugurazione della
scuola
24
XV municipio
valle muricana,Dopo aNNi Di atteSa apre il ceNtro aNziaNi Di Via pompoNeSco
di Sara Mechelli
Taglio del nastro per la struttura di via Pomponesco a Valle Muricana: un’opera figlia della Giunta Veltroni, costata oltre 500mila euro, i cui cancelli per troppo tempo sono rimasti serrati.Già, perché il centro anziani, completato nel 2012, è stato per tutto questo periodo abbandonato a se stesso, esposto ad atti vandalici e interdetto ai cittadini, agli abi-tanti di una periferia che oltre la Parroc-chia non offre alcun punto di aggregazi-one.Nell’ottobre 2013 la delibera per l’istituzione del centro anziani, la primav-era seguente le prime iscrizioni, fino al re-perimento nel bilancio di quei 10mila euro necessari a comprare gli arredamenti.Valle Muricana, estremità del Municipio XV, può dunque adesso godere del pro-prio centro anziani.“Questa non è un’inaugurazione, ma la restituzione di un bene pubblico ai citta-dini che lo hanno pagato. Da quando ci siamo insediati abbiamo fatto in modo di mettere apposto ogni tassello per ar-rivare a questo punto. Spero vivamente che il centro anziani si riveli un luogo di incontro e non di scontro” – ha detto il
Presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, ringraziando tutti coloro che si sono impegnati affinché la struttura venisse aperta.“L’ultima volta che sono venuta in questo territorio a cui sono molto legata è stato in occasione della visita di Papa Fran-cesco, quella mattina il Pontefice ha detto una grande verità: la vera realtà si capisce
dalla periferia che è luogo privilegiato per comprenderla. Credo che ciò sia assolu-tamente vero e quindi sono convinta che questo luogo possa trasmettere un mes-saggio positivo a tutta la Città” – ha com-mentato l’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale, Rita Cutini, sottoline-ando il valore e l’importanza degli anziani nella società.Grande entusiasmo nel quartiere, tante le persone – non solo della terza età – che
hanno voluto assistere al taglio del nastro: “Questa larga partecipazione testimonia l’ampio bisogno che aveva un territorio come il nostro di una struttura del ge-nere. Il centro – ha tenuto a sottolineare Erminio D’Agostino, presidente del Co-mitato di Quartiere Karol Wojtyla – dovrà essere il tempio della trasparenza e della legalità contrariamente a quanto accade in altre strutture”.Forte e sentito il pensiero di tutti i pre-senti a Vittorio Culiani, abitante di Valle Muricana e una delle persone che negli anni si è battuta con estremo impegno affinché il quartiere potesse avere i ser-vizi e le attenzioni necessarie per essere vivibile: Vittorio si è spento appena qualche ora prima di poter veder com-piuta un’opera tanto attesa.Per ora le chiavi di via Pomponesco ver-ranno custodite da un comitato di ges-tione provvisorio che dovrà traghettarlo verso le elezioni. Per la struttura di Valle Muricana – bella, moderna, luminosa e spaziosa – non è tuttavia escluso un fu-turo da centro polifunzionale, affinché sempre più residenti del quartiere pos-sano godere dell’opera finalmente a loro disposizione.
la StrUttUra, pronta dal 2012, è rimaSta abbandonata per lUngo tempo: per il fUtUroSi penSa ad Un centro polifUnzionale
Valle Muricana, 12mila abitanti e nessun centro di
aggregazione oltre la Parrocchia
Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
Articoli religiosi, libreria e idee regalo: Betlemme, in via della Giustiniana 249, è un negozio ampio e ben fornito tutto da scoprire. Bibbia, vangeli, testi rari, rosari per tutti i gusti e in vista del Natale le immancabili statuine del presepe. La qualità dei materiali esposti la si per-cepisce sin dall’ingresso, la competenza e la gentilezza della proprietaria - la signora Margherita Caruso – fa il resto tanto da ritrovarsi in un ambiente estremamente familiare. “Un negozio che nasce soprattutto per volontà di Dio” – sottolinea Margherita raccontando come il primo punto vendita sia stato quello di Avola, cittadina siciliana da 40mila abitanti.Lasciata la Sicilia poi il trasferimento a Roma e in via di Prima Porta, nell’omonimo quartiere. Aperti i battenti nel settembre 2013 sono passati solo quattro mesi pri-ma che l’alluvione del 31 gennaio portasse via tutto in un fiume di fango. Decine di migliaia di euro di danni, centinaia di oggetti da buttare, pochi i materiali recupe-rabili ma Margherita, come tanti altri suoi vicini di ser-randa, non si è persa d’animo facendo rivivere l’attività qualche centinaia di metri più in la nel locale di via della Giustiniana 249.Ma Betlemme non è un negozio come tanti: “Lo scopo – spiega ancora Margherita Caruso – è quello di investire i ricavi in progetti di solidarietà attraverso l’Associazione
Coletta”.
Il tutto infatti nasce da un grande dolore: la strage di Nasiriyah, l’attentato del 12 novembre 2003 nella quale rimasero uccise 28 persone. Tra le vittime anche il bri-gadiere Giuseppe Coletta, marito di Margherita che du-rante le sue missioni all’estero - dall’Albania al Kosovo, dalla Bosnia all’Iraq – aveva maturato grande attenzione per i più piccoli.Per onorare la sua memoria e proseguire il cammino intrapreso dal brigadiere l’Associazione Coletta manda avanti un orfanotrofio a Kpakpara, in Burkina Faso: una struttura che attualmente è casa per nove bambini, da 0 a 3 anni, e luogo di lavoro per alcune donne del posto.
Un tetto, assistenza, cibo e medicine per dar loro la spe-ranza di un futuro migliore. Per aiutare l’orfanotrofio, oltre alle donazioni, in vista del Natale è possibile ordinare il Panettone alla Birra Antoniana: un abbinamento tra la dolcezza del tradi-zionale dolce natalizio e il sentore luppolato della birra artigianale Antoniana.Il minimo di acquisto è di 6 panettoni o multipli di essi per contenere i costi di spedizione che sono a cari-co dell’Associazione, quindi il costo finale del panettone è di Euro 20,00. “Riunitevi amici, famiglie,
colleghi di lavoro, parroc-
chie: uniti per uno scopo
comune! Vi farete del bene,
facendo del bene” – ag-giunge Margherita.All’interno del panettone, come ogni anno, in dono il calendario da tavolo dell’Associazione Colet-ta, realizzato per il 2015 pensando agli Angeli.
Le prenotazioni dei panettoni dovranno
pervenire entroe non oltre il
29 Novembre 2014.Gli ordini potranno essere
effettuati attraverso i numeri 06/64721431o 3461735370,oppure via email
il negozio e l’aSSociazione in memoria del brigadiere giUSeppe coletta, cadUto nell’attentato del 12 novembre 2003, per l’orfanotrofio a KpaKpara in bUrKina faSo
Betlemme, articoli religiosie solidarietà con i ragazzi di Nasiriyah nel cuore
betlemme articoli religioSi, libreria, idee regalovia della giustiniana, 249 • www.betlemmearticolireligiosi.comassociazione coletta • www.associazionecoletta.it
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cinema
Marco risi: tre tocchiper raccontare l’italia di oggi
di Claudia Catalli
“Politicamente corretto, stupido, noioso”. Così il regista Marco Risi bolla il cinema italiano contemporaneo. Se la prende con le commedie “più bieche che non fanno ne-
anche ridere”. Se la prende con il pubbli-co distratto “che non va al cinema a vedere
cose che meritano”. Se la prende persino con gli attori che debuttano alla regia, per-ché “sono miei concorrenti, e alcuni di loro
farebbero meglio a continuare il proprio
mestiere lasciando a noi registi il nostro”. Tutto gli si può dire, insomma, tranne che non sappia dire la sua a testa alta e senza peli sulla lingua, saltando a piè pari il ti-more di risultare scomodo o sgradevole. Il suo ultimo film lo rispecchia: crudo, senza fronzoli, scorretto, cinico e disin-cantato, Tre tocchi (presentato in ante-prima al Festival Internazionale del Film di Roma e dal 13 novembre nelle nostre sale) è affresco decadente dei tempi che viviamo. Tempi di frustrazione, assenza di meritocrazia, precariato emotivo e so-ciale. Di giovani che, proprio come nel suo film, aspettano una svolta che non arriva mai. Ne parliamo direttamente con lui.
Partiamo con la domanda che nessu-no finora le ha posto: voleva fare un film sulla trattativa Stato - mafia. Che è successo?
Era un’idea che mi era venuta con Andrea
Purgatori, poi l’ha fatto Sabina Guzzan-
ti con La Trattativa, e il nostro progetto è
passato in secondo piano. Anche se il nostro
sarebbe stato un film di finzione. Non so se
lo faremo più, vediamo.
è così scoraggiato dallo stato di salu-te del nostro cinema?Ma no, io esagero, belle eccezioni ci sono.
Tipo Anime Nere, un film bellissimo. O
bravi attori che diventano registi, vedi Kim
Rossi Stuart.
Perché ha voluto raccontare di attori che non ce la fanno?Perché sono storie vere: amo lo sguardo
dei perdenti, la malinconia, non sopporto il
buonismo a tutti i costi, volevo firmare un
film sul dolore. Oggi la frustrazione è una
costante di tanti giovani impossibilitati a
trovare concretizzazione ai loro sogni.
Di chi è la colpa?Leggi, leggiucole, lacci, burocrazia, rac-
comandazioni. Piccole cose che fanno la
disperazione: arrivi dopo una fila chilo-
metrica e ti chiudono lo sportello davanti,
per dire.
Come reputa il mestiere dell’attore?Mi domando come mai non siano tutti paz-
zi. Di solito i grandi sono molto timidi e per
questo decidono di esporsi. Un buon per-
corso attoriale è fatto di sacrifici: se non
rinunci, non fai scelte dolorose, difficile che
arrivi. E poi oggi bisogna essere bravi a
mettere in piedi meccanismi furbi attraverso
cui ottenere tante cose.
L’importante è non lasciarsi corrom-pere dal sistema?E non rimanere etichettati. Io passo tanto
per regista impegnato, ma ho firmato com-
medie che nessuno ricorda più. E mi an-
drebbe di farne un’altra, perché no.
Un cognome come il suo pesa?Mi ha influenzato avere un padre con cui
stavo bene, innanzi tutto. E che fin da ra-
gazzino mi ha trasmesso la passione per
il cinema. Ma un cinema libero. In Tre
tocchi riprendo i ragazzi sotto la doccia,
nessuno ha detto nulla perché me lo sono
prodotto da solo insieme a Andrea Iervo-
lino. Per Cha Cha Cha, invece, mi fecero
mille problemi solo per mezza scena di Ar-
gentero che veniva picchiato senza vestiti.
La verità è che se metti dieci donne nude
sullo schermo nessuno ti dice niente, fai lo
stesso con gli uomini e avrai tutti contro.
Cosa si aspetta da questo nuovo film?Che il pubblico lo veda e vada bene. Altri-
menti mi butto nel Tevere e avrete un regista
sulla coscienza (ride, ndr)
nel SUo nUovo film il regiSta di “fortapaSc” racconta Storie di attori diviSi tra calcio e lavoro
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
di Vittoria Zorfini
A poco più di un anno dalla sua morte, Franco Califano torna a far parlare di sé. Arriva sui grandi schermi, il 6 novembre: “Non escludo il ritorno”. Grazie alla regia di Stefano Calvagna il Califfo viene raccontato, per la prima volta, su pellicola. Il cantante tormentato rivive attraverso l’interpretazione di Gianfranco Butinar, prima suo gran-de fan, e poi compagno di avventure.Una testimonianza inedita sulla vita di uno dei personag-gi più discussi, raccontato con gli occhi di chi lo ha sem-pre affiancato in questi anni, e che, in qualche modo ne ha raccolto un’eredità preziosa. Era il 28 agosto del 1991 quando Francesco Butinar in-contra per la prima volta Franco Califano. “Pagammo
80.000 lire per la cena e lo spettacolo. A fine serata ci siamo
presentati da lui ed è impazzito perché conoscevamo tutti i
suoi testi a memoria. Ci ha invitato nella sua villa a Fregene
dove ci ha fatto ascoltare in assoluta anteprima ‘il teatro è
pieno’. All’epoca non c’erano i cellulari, e siamo tornati a
casa la mattina dopo con i nostri genitori che ci aspettavano.
Avevamo 17 anni”. Comincia così la grande amicizia che lega il protagonista del film al Califfo. Da quel giorno in poi la vita di Butinar cambia per sempre, comincia ad affiancare il maestro nei suoi tour, nelle serate, e diventa l’imitatore per eccellenza di Califano, nonché compagno di tante avventure. Il film ripercorre l’ultimo ventennale, dal 1993 al 2013, “raccontiamo la terza vita”, a partire da un momento non straordinario per il maestro che si trova a dover ricomin-ciare, a dover combattere con un’immagine di sé ingom-brante. “Era visto come il poeta maledetto, come l’amante
delle belle donne, delle belle macchine, della bella vita, sem-
pre a discapito della parte artistica. La parte artistica ha
sempre dovuto rincorrere la sua vita privata. E adesso inve-
ce accade proprio il contrario, come accade in questo paese
quando te ne vai. Lui diceva sempre: meglio una medaglietta
da vivo che una piazza domani”. E questa frase è una delle tante che racconta il suo modo unico di vedere la vita, di rimanere sempre fedele a sé stesso anche quando gli anni passano. Butinar racconta che per Califano era importante frequentare i giovani perché ti trasmettono entusiasmo e “ti permettono di uscire dall’inconveniente di incontrare co-
e t a -
nei che ti dicono: hai visto chi è morto?
Con i giovani questo non accade”. Lui parlava un linguag-gio giovane ed è per questo che Butinar fa fatica a defi-nirlo un padre artistico, era più di un “fratello maggiore”. Il film vuole raccoglie una vita passata insieme per poi condensarla in un profilo senza fronzoli di uno degli ar-tisti più controversi della nostro panorama musicale. Dai problemi con la droga, alla malattia, al poeta gentiluomo, è tutto messo su pellicola da chi Califano lo ha vissuto veramente. ”In una canzone dice ‘sono innamorato’, era
questo il senso della vita per lui. La vita se l’è goduta tutta,
se l’è vissuta andando 5 minuti più tardi per avere 5 minuti
in più da raccontare”.Butinar raccoglie un’eredità importante, e dopo l’espe-rienza cinematografica segue quella musicale. Uscirà il 13 novembre l’album “Il progresso sei tu”. Gli arrangiamen-ti del maestro Giandomenico Amellino, riportano alla luce alcuni brani del Califfo con tre inediti, insieme alla voce dell’imitatore. Non manca poi uno spettacolo al te-atro Golden, il 16 novembre, in cui Butinar ripercorrerà alcune delle sue imitazioni, e di certo non mancherà una dedica a Califano.
non escludo il ritorno, Gianfranco Butinar diventa il Califforitratto SU pellicola di franco califano. dalla regia di Stefano calvagna, il califfo approda per la prima volta SUl grande Schermo
Gianfranco Butinar, 41 anni, è diventato famoso in radio come imitatore
di calciatori e altri personaggi del mondo
sportivo
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di Filippo Ferrari Bellisario
Addio Monti. Il titolo potrebbe riman-dare a suggestioni manzoniane. Invece no, “Addio, Monti”, non si riferisce alle Alpi lombarde, ma al rione di Roma. Epicentro di vicende umane degne di un articolo di Dagospia, condite, anzi infarcite, di prostituzione fisica ed intel-lettuale, molto arrivismo, poca eleganza e nessuna moralità. Il broker finanzia-rio con fisime intellettuali, la ricerca-trice universitaria di ricca famiglia di provincia, maschi non risolti e femmine stressate ed infelici, anoressie alimentari e sentimentali. Unico obiettivo: appari-re. Apparire ciò che non si è, e non si potrebbe comunque essere: più ricchi, più felici, più colti, più alla moda, più etero di quanto non si sia. A condurci
in questo documentario sociale ed esi-stenziale due trentenni in fila alla cassa di un supermercato. Conferisce a loro, l’autore, l’arduo compito: guidarci attra-verso numerosi colpi di scena, tra Cor-tina e Favignana, tra feste radical chic e cene biologiche, alla scoperta di perso-naggi che sono stereotipi dell’Italia di oggi, descritti in modo sintetico, veloce, distaccato, ma molto accurato. Pochi aggettivi, pochi dettagli, ma di ogni per-sonaggio ne abbiamo una immagine ni-tida, perché già lo conosciamo, perché già ne conosciamo tanti intorno a noi, quando non siamo noi stessi. Michele Masneri, giornalista culturale del Sole-24Ore, esordisce come romanziere con questo apprezzabile romanzo, dimo-strando di possedere l’arte fondamen-
tale per uno scrittore: saper svelare al lettore l’animo umano che, al di là del contesto, rimane sempre immutato nei secoli. Masneri, 40 anni, bresciano, da tempo vive a Roma. L’abbiamo incontrato per farci raccontare del suo libro e del suo rapporto con la Capitale.
Come è nata la scelta di ambientare la storia nel rione Monti, raccontan-dola attraverso una struttura narrati-va di evidente gusto teatrale?Il quartiere romano di Monti non è solo il
simbolo di come cambia la città ma è an-
che luogo di aspirazioni sociali. E’ un po’
la scenografia teatrale dove si svolge la
scalata sociale dei vari personaggi, prote-
si alla ricerca dello status symbol.
la graffiante opera prima del giornaliSta michele maSneri: “mi intereSSa raccontare come Si fanno e Si Spendono i Soldi, coSa fa la gente per far finta di averli”
cultura
Addio MontiIl rione romano specchio dell’Italia di oggi
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
Michele Masneri, bresciano, 40 anni, collabora con il Foglio, Sole 24Ore e Rivista Studio
“Addio, Monti”,di Michele Masneri,
editrice Minimum Fax, www.minimumfax.com
La struttura del romanzo è stata una scelta abbastanza
pensata e anche molto difficoltosa da mettere in atto. Ho
voluto che fosse una cose più dialogata e cinematografica
possibile. Molto visiva e facile da immaginare, senza punti
di vista soggettivi, flussi di coscienza o introspezioni psi-
cologiche. Ogni personaggio racconta una storia, dicendo
molte bugie. Come nelle intercettazioni telefoniche, spesso
non è vero tutto ciò che viene detto. Così il lettore si trova
in mezzo a questo marasma di informazioni dovendo distin-
guere ciò che è vero da ciò che è falso.
Ecco, tutti i personaggi del suo racconto sono os-sessionati dalla scalata sociale. In fondo Lei ci ren-de una visione molto amara, e disperante, dell’Ita-lia contemporanea. Mi interessa molto raccontare come si fanno e si spendono
i soldi, cosa la gente fa per far finta di averli. Mi piacciono
soprattutto i travestimenti che la gente utilizza rispetto ai
soldi. Chi ne ha fa finta di essere povero, così dai Parioli si
trasferisce al Pigneto per far finta di essere un intellettuale
squattrinato, e viceversa chi non ne ha dissimula ricchezza.
Ma questo è un meccanismo universale, tipico di tutte le
epoche, come già Balzac ci insegna.
In “Addio, Monti” c’è l’incontro tra la provincia e la metropoli. Tuttavia Roma sembra affetta da for-me di provincialismo non inferiori a quelle che af-fliggono i “provinciali”.In realtà non credo che Roma sia una metropoli . E’ il suo
limite e la sua fortuna. Ad esempio l’angoscia che si respira
a Milano non si respira a Roma: l’angoscia dell’alienazio-
ne, della solitudine. Roma è un insieme di grandi paesi, di
agglomerati. Ci si sposta poco, c’è ancora una sensazione
di vita un po’ provinciale. Tra l’altro spesso chi è riuscito a
raccontare meglio Roma veniva dalla provincia, come Fla-
iano, o Pasolini. Solo Moravia, forse, è riuscito a descrive-
re Roma essendo romano.
E’ molto tagliente la sua ironia nei confronti del giornalismo italiano. In un passaggio chiave del libro Lei racconta di questo giornalista televisivo, caduto in disgrazia, che cerca disperatamente di ri-collocarsi, senza alcun pudore o rispetto per le sue idee, pronto ad offrirsi al miglior offerente. Il gior-nalismo italiano è questo?Quello che descrivo è un po’ un paradosso, un personag-
gio che vive gli ultimi venti anni della storia italiana in
filigrana, cercando di attraversarla ricollocandosi. Cer-
tamente ho conosciuto personaggi simili, ciò che descrivo
è frutto anche di ciò che ho visto e vissuto. Ma, anche
per evitare le querele, ho mischiato fatti veri a episodi
immaginari.
Il romanzo gravita su Roma, che Lei, pur “stranie-ro” dimostra di conoscere bene. Quali sono i luoghi di Roma ai quali si sente più legato?Monti sicuramente: ne ho vissuto il cambiamento incredibile.
Venti anni fa era un luogo malfamato dove nessuno voleva
andare. Avevo degli amici che avrebbero voluto compra-
re casa, e avrebbero fatto un affare, ma i genitori romani
non volevano perché era considerato un luogo pericoloso.
E tutt’ora ci sono dei pregiudizi assurdi tra gli abitanti dei
diversi quartieri romani: una sera ero all’Esquilino da una
mia amica e una signora chiedeva se chiamando il 3570 ar-
rivavano i taxi anche lì, all’Esquilino! Mi piacciono i po-
sti come i Parioli, che per i non romani sono un quartiere
molto misterioso, con questo alone di ricchezza, con i suoi
abitanti anziani, molta solitudine, ma
anche parchi molto belli.
C’è in cantiere un nuovo roman-zo? Ed eventualmente, sarà ambientato a Roma?Sto lavorando su un nuovo roman-
zo, incentrato sempre sul tema
della ricchezza. Ambientato negli
anni ‘90, durante Tangentopoli,
racconterà di come si crearo-
no alcune ricchezze: l’ascesa
e la caduta di una ricchezza in
quel periodo della storia italia-
na. Non volevo ambientarlo a
Roma, ma alla fine Roma torna
sempre. Quindi credo che sarò condannato
a scrivere di nuovo di questa città, che in fondo amo molto.
Addio MontiIl rione romano specchio dell’Italia di oggi
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sport
di Luca Pelosi
Roma è una città difficile per tante cose, non certo per correre. Che resta lo sport più facile non solo perché rich-iama il gesto più naturale dell’uomo e quello grazie al quale il genere umano è sopravvissuto, ma anche perché i podis-ti lo rendono tale. Non c’è luogo, anche il più impensabile, che non possa adat-tarsi a un allenamento in preparazione di una gara o a una semplice corsetta.
Basta andare a scoprire dove corrono i romani. Nei parchi, sicuramente, che ormai sono diventati dei veri e propri templi del podismo. A Villa Pamphili c’è anche uno spogliatoio che assicura ser-vizio docce e custodia di zaini e borse. Si trova presso l’ingresso di Via Vitellia e lì si può consultare una mappa con tutti i percorsi possibili. Quello classico, fino all’ingresso di Porta San Pancrazio e ritorno, misura 6,250 km. Ma ormai,
grazie al ponte che passa sopra la via Olimpica, è anche possibile percorrere 10,500 km senza mai passare due volte nello stesso punto. E può capitare an-che di incrociare Giorgio Calcaterra, più volte campione italiano e mondiale della cento chilometri, capace anche di fare allenamenti da 70 km all’interno della villa. Oppure monsignor Giovanni D’Ercole, della segreteria di stato vati-cana, che considera la corsa una forma
parchi, lUngotevere e piSte ciclabili. qUali Sono i percorSi più amati dai podiSti
roMa, capitaledel jogging
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Anno 1 n. 2NOVEMBRE 2014
di apostolato. “San Paolo paragona la vita cristiana a una corsa”, dice, citan-do lo stesso passo che ispirò De Coubertin nel discorso tenuto a Lon-dra 1908 e poi traman-dato e sintetizzato con il motto “l’importante è partecipare”.Da Villa Pamphili a Villa Ada il passo non è breve, ma è sempre quello del podista. Suggerimenti per i frequen-tatori? Il giro del laghetto misura 740 metri, ma può ar-rivare fino a 1850 metri se aggiungete anche il pratone e i viali. Il giro più ampio, dove il gruppo sportivo “I leprotti di Villa Ada” organizza le sue gare, è da 5250 me-tri. Visto che ci siamo spostati a Roma Nord, non si può non parlare del classico “giro dei ponti”. Si parte dallo stadio Paolo Rosi, in direzione fontana dell’Acqua Ace-tosa fino a Ponte Risorgimento e si torna indietro fino ad attraversare Ponte Milvio e tornare al Paolo Rosi. Chiu-dendo con mezzo giro di pista, sono 10 chilometri precisi e ogni anno a gennaio è il percorso della frequentatissima “Corsa di Miguel”, dedicata al podista e poeta argentino Miguel Sanchez, desaparecido. Quando i suoi impegni glielo consentono, su quel giro s’allena il presidente del Coni Giovanni Malagò. Da Ponte Risorgimento parte anche un interessante percorso attraverso la pista cicla-bile, perché è segnato con precisione ogni 1000 metri. Da lì a Castel Giubileo sono 13 chilometri. Ma attenzione se lo fate d’estate: l’unica fontanella la trovate all’arrivo. Tornando sulla ciclabile, potete partire anche da Ponte Milvio. Da lì fino al GRA e ritorno sono 21 chilometri, praticamente una mezza maratona.Non mancano i luoghi insospettabili. Alle Terme di Caracalla c’è un altro luogo di culto per i podisti ro-mani. E’ il “biscotto”, cioè la strada che gira intorno
alla zona della chiesa sconsacrata adibita ai matrimoni. Il percorso è quasi tutto all’ombra e segnato ogni 100 metri. Un giro è da 1250 me-tri e la misurazione ar-riva fino a 20 chilometri. Potete trovarci Franca Fiacconi, vincitrice della
Maratona di New York nel 1998, che allena podisti di tutte le età in cerca di migliorarsi con i consigli di una ex campionessa. Cambiando zona, non stupitevi se trovate segni per strada anche intorno alla basilica di San Pietro e Paolo: il giro intorno alla chiesa e al nuovo polo os-pedaliero adicente misura 1200 metri ed è segnato fino ai 16 chilometri. Dalle 5.30 del mattino ci trovate gente che corre.Ma chiudiamo così come abbiamo aperto, con i parchi. Alcuni dei più piccoli: il giro esterno a Villa Gordiani, sulla Prenestina, misura un chilometro, come quello interno a Villa De Sanctis, Centocelle. Altri luoghi di culto? Sicuramente il Parco degli Acquedotti, che per quanto riguarda i podisti è un’area delimitata alll’esterno da Via Lemonia, la chiesa di San Policarpo e i sentieri che costeggiano gli archi del vecchio acquedotto. Segu-endoli in senso antiorario si torna al punto i partenza di via Lemonia. I sentieri consentono di compiere anche 15 chilometri senza passare mai dallo stesso punto. Per-correndo solo le strade più esterne, il giro misura 5650 metri. Infine, il parco della Caffarella, con il fascino del-la sua natura selvaggia, rispettato anche dai podisti che non hanno percorsi segnati.Se poi ogni tanto trovate per strada qualche riga segnata col gesso e numeri strani lì vicino, non preoccupatevi: vuol dire che lì qualcuno fa la cosa per cui l’uomo è nato ed è sopravvissuto: correre.
Il percorso chiamato biscotto a Terme di Caracalla, lungo 1200 metri
Il giro dei ponti, dall’Acqua Acetosa a Ponte Risorgimento e ritorno sono 10km. Per i meno allenati c’è il giro del laghetto di
Villa Ada:740 metri
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di Michela Belli
Cosa ci può essere di più bello e gratifi-cante se non poter aiutare il prossimo e ancor di più vederne i risultati immediati e tangibili? È quello che accade nella pic-cola parrocchia di Sant’Andrea Apostolo a Roma, in via Cassia 731. “È la possibilità
di toccare con mano i frutti del proprio la-
voro che continua a dar forza ai volontari”, spiega Lilia Ciasca, responsabile parroc-chiale della raccolta vivere da circa dieci anni. Ogni settimana, il giovedì mattina, vengono distribuite buste di viveri alle persone meno abbienti della zona, giun-gendo a distribuire la spesa fino a ben ses-santacinque famiglie, a cui viene assicu-
rato settimanalmente l’indispensabile per vivere: pasta, legumi, scatolame, pomodo-ri, tonno, zucchero, biscotti, frutta, pane. I volontari della parrocchia riescono ad autofinanziare almeno in parte i progetti, vendendo vestiti usati ed oggettistica in banchetti allestiti al mercato di Borghet-to Flaminio la domenica. Il ricavato viene utilizzato in parte per acquistare il conte-nuto delle buste, in parte per aiutare que-ste persone a sostenere altre spese, come il pagamento delle bollette. Fortunata-mente, anche la Comunità Europea aiu-ta a fornire parte dei viveri per attività di questo genere, finanziando l’Associazio-ne del Banco Alimentare di Roma. Sono poi i volontari che ogni settimana vanno a prendere questi alimenti nel centro di raccolta, che si trova a Fiano Romano. Inoltre, in supermercati come Carrefour, Simply e CTS c’è la possibilità, per i clienti che vogliono contribuire a questi proget-ti, di acquistare e mettere in carrelli soli-dali alcuni prodotti, anch’essi utilizzati per riempire le buste.Ma non finisce qui. A partire proprio da questo mese di novembre, Lilia vuole av-viare un’ altra meritevole iniziativa: forni-re tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, una colazione ai senza tetto della zona. È la possibilità di offrire, in una sala della parrocchia, non solo una bevanda calda
e qualcosa da mangiare, ma anche calore umano, un punto di accoglienza e ritro-vo, un appuntamento ogni mattina grazie al quale queste persone potranno sentire meno freddo e soprattutto sentirsi meno sole. “Se non ci saranno biscotti, li ricave-
remo. Le suore qui accanto ci forniscono il
pane, con cui potremo anche fare dei panini
per loro da portar via.” Questo è lo spirito che trasmette la responsabile dei viveri: un instancabile impegno per poter essere utile al prossimo. In passato, le persone che si avvicinavano a questa Caritas erano per lo più straniere. Oggi anche gli italiani del quartiere, vinto forse il primo imba-razzo, hanno incominciato a frequentare la parrocchia e a chiedere aiuto. Il mer-coledì e venerdì pomeriggio i volontari sono disponibili in un centro ascolto, in cui incontrano le persone, le conoscono, ne apprendono le necessità e le possibi-lità ed eventualmente danno loro lavoro all’interno della stessa comunità religio-sa, oppure all’esterno se in precedenza è stato offerto alla parrocchia da privati o aziende. Una realtà ristretta quanto vitale per un’e-sistenza dignitosa di molte persone. I vo-lontari di questa parrocchia dimostrano ogni giorno con il loro lavoro che aiutare è possibile, così come lo è sentirsi meno soli nelle difficoltà.
viveri e conforto per decine di famiglie indigenti della zona caSSia. da qUeSto meSe anche la colazione in parrocchia per i Senza tetto
associazioni
Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo,l’aiuto del gruppo Caritas
Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita
Anno 1 • n. 2noVEMBRE 2014
XIVIIXVI
Turismo, piaga abusivi
il rione monTi secondo masneri
roma capiTaledel Jogging
i municipioScandalo
acchiappa turiSti
i i municipioamarcord
Giulio ceSare
Xiv municipiocampo nomadi
monte mario
Xv municipioaperto
centro anziani
POLISPORTIVA NUOVA ROMADAGLI ANNI 80 AL FIANCODEL TERRITORIOla polisporTiva nuova roma è rinaTa nel 2013 grazie alla volonTà del presidenTe andrea Filip-pi e degli alTri soci giorgia vadilonga, marco nardini, roberTo decani e massimo nardini.
la sede è in largo FraTelli lumiere 33 (vigne Nuove), lì dove tutto Nacque più di treNt’aNNi fa, nel loTTo 4 delle case popolari. una delle più
grandi soddisFazioni della polisporTiva Fu la realizzazione del campo da calcio “sacerdoTi”, conosciuTo anche come “delle viTTorie”.
il sociale è lo scopo principale, in collabora-zione con legambienTe, una breccia nel muro e anagramma onlus, la polisporTiva nuova roma ha portato e porta avaNti iNiziative rivolte all’a-
iuTo del prossimo e al rispeTTo della naTura.
un sogno, che presTo divenTerà realTà, è “al campo a piedi”, dedicaTo ai bambini del quarTie-re dai 5 ai 14 anni, che avranno la possibiliTà di beneFiciare di un campo sporTivo vicino casa, dove arrivare a piedi senza paura né pericoli. un grande obieTTivo per il 2015!
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