+ All Categories
Home > Documents > L'uomo di Pechino -...

L'uomo di Pechino -...

Date post: 23-Feb-2019
Category:
Upload: voliem
View: 215 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
5
Questa caverna scavata nel calcare fu abitata dall'uomo di Pechino, una varietà di Homo erectus, a cominciare da 460 000 anni fa sino a 230 000 anni fa. Essa fu scoperta all'inizio degli anni venti. Scavi condotti negli ultimi 50 anni e più hanno portato in luce tracce dell'uso del fuoco, una collezione di 100 000 manufatti litici, ossa fossilizzate e denti di più di 40 individui e resti fossili di specie animali e vegetali che fecero presumibilmente parte della dieta dell'uomo di Pechino. La fo- tografia mostra l'ingresso orientale alla caverna, che fui! primo accesso nella fase iniziale di occupazione. Esso fu abbandonato dopo un mas- siccio crollo avvenuto all'interno della caverna circa 300 000 anni fa. U no fra i siti che possono vantare la più lunga storia di insediamenti da parte dell'uomo o di suoi progenitori è una caverna in prossimità della stazione ferroviaria di Choukou- t'ien, una cittadina che si trova a una cin- quantina di chilometri a sud-ovest di Pe- chino. Mentre le città moderne non han- no in generale più di alcune migliaia di anni di storia, la caverna di Choukout'ien fu occupata quasi di continuo per più di 200 000 anni. I depositi fossiliferi in stra- ti multipli indicano che antichi gruppi umani cominciarono ad abitare la caverna 460 000 anni fa, e gli ultimi di loro ab- bandonarono il sito solo 230 000 anni fa, quando furono costretti a rinunciare alla loro abitazione in quanto la caverna si era ormai riempita di detriti e di sedimenti. La specie che visse nella caverna è classi- ficata come Homo erectus pekinensis, o uomo di Pechino. La lunga documentazione di questa permanenza umana a Choukout'ien offre un'opportunità di ricostruire lo sviluppo di una singola comunità su un periodo di tempo che copre una frazione importante dell'evoluzione del genere Homo. Il pe- riodo è abbastanza lungo da consentire di discernere mutamenti progressivi nella morfologia dei fossili stessi e uno dei mu- tamenti importanti, riscontrati nei carat- teri fisici, è un aumento della capacità cranica. Fatto altrettanto ragguardevole, si possono ricostruire certi eventi dell'e- voluzione culturale della specie. Nei de- positi della caverna sono stati trovati indi- zi del fatto che l'uomo di Pechino era in grado di avere un controllo sul fuoco, che utilizzava per cuocere i cibi. I resti fossi- lizzati di ossa animali indicano che gli abi- tanti della caverna di Choukout'ien erano abili cacciatori di prede grandi e piccole, mentre semi fossilizzati suggeriscono un'altra componente della dieta. Una grande quantità di manufatti di pietra scheggiata forniscono informazioni sul- l'abilità di questi uomini nella lavorazione della pietra. Analizzando i materiali re- cuperati nella caverna è possibile anche avanzare delle congetture sull'organizza- zione sociale della comunità: per esempio ci sono indizi a sostegno dell'ipotesi che questi gruppi praticassero la spartizione del cibo e la divisione del lavoro secondo i sessi. Negli ultimi cinque anni una vasta ri- cerca sul sito di Choukout'ien è stata in- trapresa da più di 120 scienziati cinesi, fra cui noi due. Essa è patrocinata dall'I- stituto di paleontologia dei vertebrati e di paleoantropologia dell'Accademia delle scienze cinese. Gli scienziati che vi partecipano rappresentano 17 università e istituzioni di ricerca e i loro campi di specializzazione si estendono dall'uomo preistorico e dai suoi manufatti allo stu- dio del clima in ere antiche, delle caverne e dei terreni in cui esse si formano, degli antichi suoli e del polline, e alla datazio- ne di materiali archeologici. Presentere- mo qui le scoperte salienti compiute da questo gruppo e tenteremo di abbozzare un ritratto dell'uomo di Pechino nel suo ambiente nativo. Nello schema complessivo dell'evolu- zione dei primati superiori, l'uomo di Pechino e gli altri esempi di Homo erectus rappresentano uno sviluppo relativamen- te tardivo. Il primo ominoido, progenito- re dell'uomo e delle scimmie antropo- morfe, si separò dagli altri primati circa 35 milioni di anni fa. Era un quadrupede che si cibava di semi e di frutta. Da 10 a 8 milioni di anni fa il primo ominide, fondatore di una linea genetica il cui uni- co rappresentante vivente è l'uomo mo- derno, si separò dagli altri ominoidei come lo scimpanzé e il gorilla. Gli ominidi più primitivi avevano a quanto pare un cranio piccolo, della capacità di forse 350 centimetri cubi; erano in grado di cammi- nare eretti e forse riuscivano a trasportare oggetti mentre camminavano. Solo quat- tro milioni di anni fa circa comparve un ominide progredito, che viene classificato nel genere Australopithecus. I più antichi resti di australopitecini sono stati trovati nella valle del medio corso del fiume Auàsc, in Etiopia. Lo scheletro era evi- dentemente capace di sostenere una deambulazione pienamente bipede e la scatola cranica aveva una capacità vicina ai 500 centimetri cubi. Negli ultimi 100 anni molti fossili di crani simili a quelli dell'uomo moderno e di frammenti di scheletri più evoluti di quanto non siano quelli degli australopi- tecini sono stati trovati in Europa, Asia e Africa. Per qualche tempo ogni scoperta dette quasi invariabilmente origine a una nuova divisione tassonomica, ma in se- guito la massima parte dei nuovi esem- plari trovati è stata raggruppata nella singola specie Homo erectus. Sulla base di studi cronologici sul contesto geologi- co in cui furono trovati i vari fossili si è accertato che questa specie emerse al- meno 1,5 milioni di anni fa. L'Homo erectus era in grado di camminare eretto (come suggerisce il suo nome), ma aveva un cranio ancora molto primitivo, con una capacità variabile fra 850 e 1100 centimetri cubi. Egli sapeva fabbricare utensili in pietra più progrediti rispetto ai pebble tools, gli utensili su ciottolo, degli ominidi anteriori. Alcuni Homo erectus più tardivi, fra cui l'uomo di Pechino, svi- lupparono una cultura molto complessa, caratterizzata dall'uso di caverne come abitazioni e dalla caccia. Essi sapevano inoltre usare il fuoco per cuocere i cibi, anche se non è chiaro se fossero vera- mente capaci di accenderlo. Il corso successivo dello sviluppo dal- l'Homo erectus all'uomo moderno non può essere ricostruito nei particolari. Ba- sti dire che 200 000 anni fa circa apparve una forma umana dal volto meno massic- cio e dalla scatola cranica più capiente di quella dell'Homo erectus. I membri di questa nuova specie, primi rappresentanti dell'Homo sapiens, si diffusero in Euro- pa, Asia e Africa un po' meno di 100 000 anni fa: essi erano capaci di costruire ripa- ri all'aperto e di accendere il fuoco, e costruivano utensili litici molto raffinati. Data la stretta somiglianza della loro morfologia con quella dell'uomo moder- no e il carattere progressivo della loro cultura, sono considerati fra i progenitori diretti del moderno Homo sapiens. La caverna di Choukout'ien La caverna di Choukout'ien, dove sono stati trovati i resti dell'uomo di Pechino, si trova in una formazione di calcare nota come Collina delle Ossa di Drago. Prima di diventare famosa come sito abitato dal- l'uomo preistorico, essa era stata frequen- tata già da molto tempo dai raccoglitori di ossa di drago. I draghi ebbero un posto importante nella cultura cinese tradizio- nale e le loro ossa (in realtà fossili di vari mammiferi) erano considerate di grande valore medicinale. Furono di fatto questi raccoglitori a trovare i primi indizi della presenza dell'uomo di Pechino, pur non riconoscendone il significato. All'inizio del Novecento un certo nu- mero di paleontologi e di antropologi, fra cui il geologo svedese J. G. Anderson e il paleontologo dell'American Museum of Natural History Walter W. Granger, si recarono a Choukout'ien alla ricerca di tracce dell'uomo primitivo. Nel 1921, nel corso di una ricognizione ordinaria alla Collina delle Ossa di Drago, Anderson, Granger e il paleontologo austriaco O. Zdansky, che era assistente di Anderson, furono indirizzati da gente del luogo a una caverna che si diceva fosse «piena di ossa di drago». Non si trovò però niente di interessante, tranne alcuni frammenti di quarzo; poiché questi frammenti erano lontani dal loro contesto geologico, Anderson li considerò manufatti di anti- chi esseri umani. Scavi di ricognizione vennero intra- presi nella caverna, ma il progresso del- le scoperte fu lento. Nel 1923, Zdansky trovò due denti di tipo antropomorfo. Quando, nel 1927, fu iniziato uno scavo sistematico, il paleontologo svedese Birger Bòhlin scoprì un molare inferio- re ben conservato. D avidson Black, che era allora professore di anatomia al Col- legio medico di Pechino, assegnò questo fossile alla nuova specie Sinanthropus pekinensis. Dal 1927 al 1937, quando i lavori furono interrotti dall'invasione giapponese della Cina, gli scavi nella caverna continuarono in modo sistema- tico. Nell'inverno del 1929, Pei Wen- -chung, che diresse gli scavi a Choukou- t'ien dal 1928 sino alla fine del 1935, trovò il primo cranio completo, fornen- do in tal modo una solida base allo stu- dio scientifico dell'uomo di Pechino. Dopo la proclamazione della Repub- blica Popolare Cinese, che avvenne nel 1949, gli scavi nella caverna sono stati ripresi a opera dell'Istituto di paleontolo- gia dei vertebrati e di paleoantropologia. Entro il 1966 vennero trovati fossili di più di 40 uomini e donne di varia età, associa- ti a decine di migliaia di manufatti in pie- tra e a tracce dell'uso del fuoco. Furono recuperati, inoltre, i fossili di due specie di piante (e il polline di molte altre) e di 96 specie di mammiferi. L'abbondanza dei fossili e la diligenza con cui sono stati studiati consentono di ricostruire elemen- ti della storia dell'uomo di Pechino, pro- lungatasi per oltre 200 000 anni. La caverna, chiamata formalmente Località I di Choukout'ien, è un'enorme caverna carsica in una struttura calcarea formatasi nell'Ordoviciano, circa 500 mi- lioni di anni fa. Il paesaggio carsico, che prende il nome dal Carso, si forma per L'uomo di Pechino Vissuto per 230 000 anni in caverna, ha lasciato una grande abbondanza di fossili e manufatti, che oggi forniscono informazioni sulla sua evoluzione biologica, tecnologica e forse anche sociale di Wu Ju-kang e Lin Sheng-lun 32 33
Transcript
Page 1: L'uomo di Pechino - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1983_180_3.pdf · e dei terreni in cui esse si formano, degli antichi suoli e del polline,

Questa caverna scavata nel calcare fu abitata dall'uomo di Pechino, unavarietà di Homo erectus, a cominciare da 460 000 anni fa sino a230 000 anni fa. Essa fu scoperta all'inizio degli anni venti. Scavicondotti negli ultimi 50 anni e più hanno portato in luce tracce dell'usodel fuoco, una collezione di 100 000 manufatti litici, ossa fossilizzate e

denti di più di 40 individui e resti fossili di specie animali e vegetali chefecero presumibilmente parte della dieta dell'uomo di Pechino. La fo-tografia mostra l'ingresso orientale alla caverna, che fui! primo accessonella fase iniziale di occupazione. Esso fu abbandonato dopo un mas-siccio crollo avvenuto all'interno della caverna circa 300 000 anni fa.

U

no fra i siti che possono vantare lapiù lunga storia di insediamentida parte dell'uomo o di suoi

progenitori è una caverna in prossimitàdella stazione ferroviaria di Choukou-t'ien, una cittadina che si trova a una cin-quantina di chilometri a sud-ovest di Pe-chino. Mentre le città moderne non han-no in generale più di alcune migliaia dianni di storia, la caverna di Choukout'ienfu occupata quasi di continuo per più di200 000 anni. I depositi fossiliferi in stra-ti multipli indicano che antichi gruppiumani cominciarono ad abitare la caverna460 000 anni fa, e gli ultimi di loro ab-bandonarono il sito solo 230 000 anni fa,quando furono costretti a rinunciare allaloro abitazione in quanto la caverna si eraormai riempita di detriti e di sedimenti.La specie che visse nella caverna è classi-ficata come Homo erectus pekinensis, ouomo di Pechino.

La lunga documentazione di questapermanenza umana a Choukout'ien offreun'opportunità di ricostruire lo sviluppodi una singola comunità su un periodo ditempo che copre una frazione importantedell'evoluzione del genere Homo. Il pe-riodo è abbastanza lungo da consentire didiscernere mutamenti progressivi nellamorfologia dei fossili stessi e uno dei mu-tamenti importanti, riscontrati nei carat-teri fisici, è un aumento della capacitàcranica. Fatto altrettanto ragguardevole,si possono ricostruire certi eventi dell'e-voluzione culturale della specie. Nei de-positi della caverna sono stati trovati indi-zi del fatto che l'uomo di Pechino era ingrado di avere un controllo sul fuoco, cheutilizzava per cuocere i cibi. I resti fossi-lizzati di ossa animali indicano che gli abi-tanti della caverna di Choukout'ien eranoabili cacciatori di prede grandi e piccole,mentre semi fossilizzati suggerisconoun'altra componente della dieta. Unagrande quantità di manufatti di pietrascheggiata forniscono informazioni sul-l'abilità di questi uomini nella lavorazionedella pietra. Analizzando i materiali re-cuperati nella caverna è possibile ancheavanzare delle congetture sull'organizza-zione sociale della comunità: per esempio

ci sono indizi a sostegno dell'ipotesi chequesti gruppi praticassero la spartizionedel cibo e la divisione del lavoro secondoi sessi.

Negli ultimi cinque anni una vasta ri-cerca sul sito di Choukout'ien è stata in-trapresa da più di 120 scienziati cinesi,fra cui noi due. Essa è patrocinata dall'I-stituto di paleontologia dei vertebrati edi paleoantropologia dell'Accademiadelle scienze cinese. Gli scienziati che vipartecipano rappresentano 17 universitàe istituzioni di ricerca e i loro campi dispecializzazione si estendono dall'uomopreistorico e dai suoi manufatti allo stu-dio del clima in ere antiche, delle cavernee dei terreni in cui esse si formano, degliantichi suoli e del polline, e alla datazio-ne di materiali archeologici. Presentere-mo qui le scoperte salienti compiute daquesto gruppo e tenteremo di abbozzareun ritratto dell'uomo di Pechino nel suoambiente nativo.

Nello schema complessivo dell'evolu-zione dei primati superiori, l'uomo diPechino e gli altri esempi di Homo erectusrappresentano uno sviluppo relativamen-te tardivo. Il primo ominoido, progenito-re dell'uomo e delle scimmie antropo-morfe, si separò dagli altri primati circa35 milioni di anni fa. Era un quadrupedeche si cibava di semi e di frutta. Da 10a 8 milioni di anni fa il primo ominide,fondatore di una linea genetica il cui uni-co rappresentante vivente è l'uomo mo-derno, si separò dagli altri ominoideicome lo scimpanzé e il gorilla. Gli ominidipiù primitivi avevano a quanto pare uncranio piccolo, della capacità di forse 350centimetri cubi; erano in grado di cammi-nare eretti e forse riuscivano a trasportareoggetti mentre camminavano. Solo quat-tro milioni di anni fa circa comparve unominide progredito, che viene classificatonel genere Australopithecus. I più antichiresti di australopitecini sono stati trovatinella valle del medio corso del fiumeAuàsc, in Etiopia. Lo scheletro era evi-dentemente capace di sostenere unadeambulazione pienamente bipede e lascatola cranica aveva una capacità vicinaai 500 centimetri cubi.

Negli ultimi 100 anni molti fossili dicrani simili a quelli dell'uomo moderno edi frammenti di scheletri più evoluti diquanto non siano quelli degli australopi-tecini sono stati trovati in Europa, Asia eAfrica. Per qualche tempo ogni scopertadette quasi invariabilmente origine a unanuova divisione tassonomica, ma in se-guito la massima parte dei nuovi esem-plari trovati è stata raggruppata nellasingola specie Homo erectus. Sulla basedi studi cronologici sul contesto geologi-co in cui furono trovati i vari fossili si èaccertato che questa specie emerse al-meno 1,5 milioni di anni fa. L'Homoerectus era in grado di camminare eretto(come suggerisce il suo nome), ma avevaun cranio ancora molto primitivo, conuna capacità variabile fra 850 e 1100centimetri cubi. Egli sapeva fabbricareutensili in pietra più progrediti rispetto aipebble tools, gli utensili su ciottolo, degliominidi anteriori. Alcuni Homo erectuspiù tardivi, fra cui l'uomo di Pechino, svi-lupparono una cultura molto complessa,caratterizzata dall'uso di caverne comeabitazioni e dalla caccia. Essi sapevanoinoltre usare il fuoco per cuocere i cibi,anche se non è chiaro se fossero vera-mente capaci di accenderlo.

Il corso successivo dello sviluppo dal-l'Homo erectus all'uomo moderno nonpuò essere ricostruito nei particolari. Ba-sti dire che 200 000 anni fa circa apparveuna forma umana dal volto meno massic-cio e dalla scatola cranica più capiente diquella dell'Homo erectus. I membri diquesta nuova specie, primi rappresentantidell'Homo sapiens, si diffusero in Euro-pa, Asia e Africa un po' meno di 100 000anni fa: essi erano capaci di costruire ripa-ri all'aperto e di accendere il fuoco, ecostruivano utensili litici molto raffinati.Data la stretta somiglianza della loromorfologia con quella dell'uomo moder-no e il carattere progressivo della lorocultura, sono considerati fra i progenitoridiretti del moderno Homo sapiens.

La caverna di Choukout'ien

La caverna di Choukout'ien, dove sonostati trovati i resti dell'uomo di Pechino, si

trova in una formazione di calcare notacome Collina delle Ossa di Drago. Primadi diventare famosa come sito abitato dal-l'uomo preistorico, essa era stata frequen-tata già da molto tempo dai raccoglitori diossa di drago. I draghi ebbero un postoimportante nella cultura cinese tradizio-nale e le loro ossa (in realtà fossili di varimammiferi) erano considerate di grandevalore medicinale. Furono di fatto questiraccoglitori a trovare i primi indizi dellapresenza dell'uomo di Pechino, pur nonriconoscendone il significato.

All'inizio del Novecento un certo nu-mero di paleontologi e di antropologi, fracui il geologo svedese J. G. Anderson e ilpaleontologo dell'American Museum ofNatural History Walter W. Granger, sirecarono a Choukout'ien alla ricerca ditracce dell'uomo primitivo. Nel 1921, nelcorso di una ricognizione ordinaria allaCollina delle Ossa di Drago, Anderson,Granger e il paleontologo austriaco O.Zdansky, che era assistente di Anderson,furono indirizzati da gente del luogo a una

caverna che si diceva fosse «piena di ossadi drago». Non si trovò però niente diinteressante, tranne alcuni frammenti diquarzo; poiché questi frammenti eranolontani dal loro contesto geologico,Anderson li considerò manufatti di anti-chi esseri umani.

Scavi di ricognizione vennero intra-presi nella caverna, ma il progresso del-le scoperte fu lento. Nel 1923, Zdanskytrovò due denti di tipo antropomorfo.Quando, nel 1927, fu iniziato uno scavosistematico, il paleontologo svedeseBirger Bòhlin scoprì un molare inferio-re ben conservato. D avidson Black, cheera allora professore di anatomia al Col-legio medico di Pechino, assegnò questofossile alla nuova specie Sinanthropuspekinensis. Dal 1927 al 1937, quando ilavori furono interrotti dall'invasionegiapponese della Cina, gli scavi nellacaverna continuarono in modo sistema-tico. Nell'inverno del 1929, Pei Wen--chung, che diresse gli scavi a Choukou-t'ien dal 1928 sino alla fine del 1935,

trovò il primo cranio completo, fornen-do in tal modo una solida base allo stu-dio scientifico dell'uomo di Pechino.

Dopo la proclamazione della Repub-blica Popolare Cinese, che avvenne nel1949, gli scavi nella caverna sono statiripresi a opera dell'Istituto di paleontolo-gia dei vertebrati e di paleoantropologia.Entro il 1966 vennero trovati fossili di piùdi 40 uomini e donne di varia età, associa-ti a decine di migliaia di manufatti in pie-tra e a tracce dell'uso del fuoco. Furonorecuperati, inoltre, i fossili di due specie dipiante (e il polline di molte altre) e di 96specie di mammiferi. L'abbondanza deifossili e la diligenza con cui sono statistudiati consentono di ricostruire elemen-ti della storia dell'uomo di Pechino, pro-lungatasi per oltre 200 000 anni.

La caverna, chiamata formalmenteLocalità I di Choukout'ien, è un'enormecaverna carsica in una struttura calcareaformatasi nell'Ordoviciano, circa 500 mi-lioni di anni fa. Il paesaggio carsico, cheprende il nome dal Carso, si forma per

L'uomo di PechinoVissuto per 230 000 anni in caverna, ha lasciato una grandeabbondanza di fossili e manufatti, che oggi forniscono informazionisulla sua evoluzione biologica, tecnologica e forse anche sociale

di Wu Ju-kang e Lin Sheng-lun

32 33

Page 2: L'uomo di Pechino - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1983_180_3.pdf · e dei terreni in cui esse si formano, degli antichi suoli e del polline,

-

o FANGSHAN

oLIANGSIANG

CHOUKOUT'IEN

"...7.,.' „......_ 5,. ,...,•:-..., - " 7 .?!. <1"---- ''''

.„.„•=._L:....›.: ,,,, .____ .,,,.._,

, _ , „ .„,,,_, - - - .‘4._..,.. ..../-

___......„-:-...„

_,..,-7:-•;

„„..,z.,,,,t,....,,..L._,,,,,:,-,

' •:'';•.'," 4 '...--t.'""-- := -.- -.' .4.. .1.- .

,,-..,.?-_,----.7 - - • --',-'.'

4„,,--.3.... .4-

,-._.---‘-'---- --.,- ..----

. •''''. - '.------•,---_—

-2-- -:

uk,O LUKOUICAO

OCHILOMETRI 10

PECHINO

La caverna si trova nei pressi di Choukout'ien, 50 chilometri circa a sud--ovest di Pechino (a destra). Essa dipende amministrativamente da Fang-shan, distretto suburbano di Pechino, a circa 150 chilometri dalla costa (asinistra). Nella parte nordoccidentale della città c'è la Collina delle Ossa di

Drago, così chiamata per i fossili di mammiferi che vi venivano raccoltidalla popolazione locale e ritenuti veramente ossa di drago di grandevalore medicinale. La Località I di Choukout'ien, uno dei quattro siti pa-leoantropologici sulla collina, è la caverna abitata dall'uomo di Pechino.

UOMO DI NEANDERTAL

100 000

UOMO MODERNOANNI FA

40 000

1 500

1200 -

900 -

600 -

300 i-

o

1500

1 200

900

600

300

o

L'evoluzione umana può essere ricostruita attraverso mutamenti nella morfologia del cranio (asinistra) e tramite l'aumento della capacità cranica (a destra). Il primitivo ominide Australopithe-cus, che fece la sua comparsa circa quattro milioni di anni fa, aveva un cranio dalla volta piatta, conforte prognatismo e piccola capacità cranica (fra 450 e 750 centimetri cubi). Circa un milione emezzo di anni dopo sopraggiunse l'Homo erectus: due esempi di questo ominide, l'uomo di Giavae l'uomo di Pechino, erano relativamente progrediti come struttura facciale e capacità cranica(compresa fra 850 e più di 1000 centimetri cubi); differivano per età, forma del cranio e volumecerebrale. Solo 100 000 anni fa circa comparve l'uomo di Neandertal, primo membro dellaspecie Homo sapiens; il suo cranio era molto più grande e meno accentuato il prognatismo.L'uomo moderno, cioè la sottospecie Homo sapiens sapiens, emerse all'incirca 40 000 anni fa.

UOMO DI PECHINO

UOMO Di GIAVA

500 000

700 000

1500

1200

900

600

300

o

1500

1200

900

600 -

300 -

O

AUSTRALOPITECO

3 000 000

1500

1200

900

600

300

o

erosione, a opera di acque sotterranee sugrandi masse di calcari solubili. La caver-na carsica abitata dall'uomo di Pechino èlunga 140 metri da est a ovest. La partepiù larga, che misura 40 metri, si trovaall'estremo orientale; la parte più stretta,all'estremo occidentale, misura solo pocopiù di due metri.

La caverna originaria non era però così,né in principio fu abitabile da alcun orni-nide. La sua formazione all'interno dellacollina ebbe inizio nel Pliocene, circa cin-que milioni di anni fa, quando l'acqua,filtrando attraverso fessure orizzontali everticali cominciò a sciogliere il calcare ea trasportarlo via. L'erosione orizzontalecreò una lunga caverna con le due partiestreme più strette dell'area centrale; l'e-rosione verticale seguì fenditure moltolunghe, creando gole a forma di imbuto,dal fondo profondo, aspro e accidentato.La caverna originaria, all'interno dellaCollina delle Ossa di Drago, non avevaaperture in superficie. Però, all'inizio delPleistocene, a causa della continua ero-sione della collina da parte dell'anticofiume Choukou, un contrafforte sul ver-sante orientale della collina stessa si stac-cò, esponendo così all'erosione da partedell'acqua la parete orientale della caver-na. Di conseguenza, sulla pendice orien-tale si sviluppò una fenditura diagonalepress'a poco in corrispondenza dell'attua-le posizione del piccolo ingresso a est del-la caverna: essa divenne progressivamen-te più grande e, infine, stabilì una comu-nicazione fra il fiume Choukou e la caver-na. Sabbia e pietrisco furono trasportati

dalle acque del fiume all'interno dellacaverna, livellandone gradualmente ilfondo irregolare e creando un pavimen-to spazioso e piano. Fu a questo puntoche l'uomo di Pechino fissò qui il suodomicilio.

Dapprima l'uomo di Pechino stabilì ilsuo ingresso da est e visse principalmentenella sezione orientale della caverna. Cir-ca 350 000 anni fa, però, ci fu una grandefrana nella parte della sezione orientale,oggi chiamata la Sala della Colomba. Unaquantità enorme di roccia erosa precipitòdalla volta, bloccando completamentel'ingresso orientale. L'uomo di Pechinodovette abbandonare quella che era statala parte più spaziosa della caverna, mapoté rientrare nella caverna stessa attra-verso una fenditura nella sezione centraleche gli consentì l'accesso alla parte occi-dentale, dove visse sino a 230 000 anni fa,quando il luogo fu riempito completa-mente dai detriti dell'occupazione umanae dal calcare eroso.

La caverna rimase piena di questi de-positi finché non cominciarono gli scavi. Idepositi contenenti i resti dell'uomo diPechino avevano uno spessore di circa 40metri, che nel 1929 furono divisi in diecistrati da Pierre Teilhard de Chardin e dalpaleontologo cinese Yang Chung-chian.Nel 1951, l'archeologo cinese ChiaLan-po analizzò i depositi al di sotto deldecimo strato e definì altri tre strati (dal-1'11 al 13). I vari ricercatori sono staticoncordi nell'identificare questi straticome quelli del periodo di Choukout'ien.E stato generalmente riconosciuto che

questo periodo appartiene al Pleistocenemedio, cioè risale a circa 500 000 anni fa,ma ancora recentemente la cronologiaera così generica e priva di particolari danon fornire alcuna indicazione circa l'evo-luzione dello stesso uomo di Pechino.

Di recente, decine di ricercatori, appar-tenenti a cinque istituti, hanno terminatouna serie di ricerche cronologiche, for-nendo quindi, per la prima volta, una datarelativamente esatta per ciascuno strato.Il decimo strato è stato datato contando letracce lasciate in minerali cristallini dalladisintegrazione di nuclei di uranio 238,l'isotopo più abbondante dell'uranio. Iltasso di tali eventi di fissione è costante,cosicché il numero delle tracce è una mi-sura del tempo trascorso dopo la forma-zione del minerale. La conclusione a cui siè giunti è che il decimo strato fu deposto460 000 anni fa.

Ricercatori dell'Istituto di geologia del-l'Accademia della scienze cinese hannoaccertato, con la tecnica di datazione notacome «metodo della famiglia dell'ura-nio», che il nono e l'ottavo strato furonodeposti 420 000 anni fa. In tale metodociò che si misura sono le abbondanze rela-tive dell'uranio 234 e del prodotto del suodecadimento radioattivo: il torio 230. Ildecadimento procede a una velocità co-stante, che è nota; il rapporto fra i dueelementi indica perciò il tempo trascor-so dopo la formazione del minerale u-ranifero.

Un altro metodo ancora fu applicatoalla datazione del settimo strato, la cui etàrisulta compresa fra 370 000 e 400 000

anni, età stabilita esaminando il magneti-smo naturale residuo di minerali presentinello strato. Quando un minerale magne-tico cristallizza, il suo asse magnetico siallinea con la direzione del campo magne-tico terrestre. Le periodiche inversioni diquesto campo lasciano così una registra-zione nelle rocce e da ciò si può risalireall'epoca della deposizione. Il metododella famiglia dell'uranio è stato applicatoanche ai depositi dei tre strati superiori. Irisultati indicano un'età assoluta di230 000 anni.

I resti fossili

I fossili dell'uomo di Pechino, scopertinegli ultimi cinquant'anni, sono stati cata-logati nel seguente modo: sei crani com-pleti o quasi e altri 12 frammenti di crani,15 pezzi di mandibole, 157 denti, treframmenti di omero, una clavicola, setteframmenti di femore, un frammento ditibia e un osso lunato (un osso del polso aforma di mezzaluna). Essi furono trovatisparpagliati all'interno della caverna in15 punti. Rappresentano materiali appar-tenenti a più di 40 individui di sesso ma-schile e femminile, morti in varie età. Datutto questo materiale è possibile rico-struire la forma fisica e l'aspetto dell'uo-mo di Pechino.

Come altri esempi di Homo erectusemersi nel Pleistocene medio, l'uomo diPechino aveva uno scheletro molto similea quello dell'uomo moderno. La differen-za principale consiste nel fatto che le ossadegli arti avevano una parete più spessa euna cavità del midollo più piccola. Il cra-nio dell'uomo di Pechino differiva invecesostanzialmente da quello dell'uomomoderno. Esso aveva pareti molto piùspesse e volta più piatta, arcate sopraorbi-tarie sporgenti e occipite molto appunti-to. La capacità cranica era maggiore diquella dell'Homo habilis, una specie chefu prospera 1,8 milioni di anni fa, e piùgrande anche di quella dell'uomo di Gia-va, una forma un poco più antica di Homoerectus, ma era, invece, molto minore diquella dell'uomo moderno. I denti eranopiù grandi e più robusti di quelli dell'Ho-mo sapiens; avevano inoltre tracce di uncollare di smalto, chiamato cingolo, at-torno alla corona. Il cingolo è un carattereprimitivo dell'uomo preistorico.

Tutti i fossili dell'uomo di Pechino tro-vati finora sono stati analizzati da uno dinoi (Wu Ju-kang) e da Tung Sing-jendell'Istituto di paleontologia dei verte-brati e di paleoantropologia. Abbiamodedicato particolare attenzione alla que-stione della capacità cranica dell'uomo diPechino. Va sottolineato che il volumecerebrale non va assunto incondiziona-tamente come un indicatore dell'intelli-genza umana; un ominide con il cervellopiù voluminoso non è necessariamentepiù intelligente. Nondimeno l'uomomoderno, con una capacità cranica me-dia di 1450 centimetri cubi, deve essersievoluto da una forma umana anteriorecon cranio di dimensioni inferiori. C'èperciò una tendenza all'aumento nellacapacità cranica umana e questa capaci-tà, riferita a una data specie o sottospe-

34

35

Page 3: L'uomo di Pechino - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1983_180_3.pdf · e dei terreni in cui esse si formano, degli antichi suoli e del polline,

36 37

cie, può fornire qualche informazione sulposto che la specie o sottospecie occupanell'evoluzione umana.

È convinzione generale che, da 3 a 1,5milioni di anni fa, la capacità cranica siadell'uomo sia dei suoi progenitori si siamantenuta stabilmente nell'intervallo fra

500 e 800 centimetri cubi. È questa lacapacità misurata in fossili di Australopi-thecus e di Homo habilis. L'uomo di Gia-va, cioè la forma di Homo erectus apparsacirca un milione di anni fa, aveva unacapacità cranica di 900 centimetri cubi.Quando comparse l'uomo di Pechino, la

capacità media aveva raggiunto i 1054centimetri cubi.

Si dovrebbe sottolineare che questovalore è una media fondata su sei cranirelativamente completi dell'uomo di Pe-chino, trovati a Choukout'ien. Uno dei seiè il cranio di un bambino morto all'età di

otto o nove anni. Questo cranio è ovvia-mente più piccolo di quello di un adulto;non tenendone conto, la capacità cranicamedia dell'uomo di Pechino salirebbe a1088 centimetri cubi.

Grazie al lungo arco di tempo copertodai fossili dell'uomo di Pechino, c'è persi-

no la possibilità di ricostruire dei muta-menti morfologici, in particolare l'au-mento della capacità cranica, nel corsodella storia dell'insediamento umano inquel sito. La capacità media dei quattrocrani trovati nell'ottavo e nono strato(che risalgono a più di 400 000 anni fa) è

di 1075 centimetri cubi. L'unico craniorinvenuto nel terzo strato (230 000 annifa) ha una capacità di 1140 centimetricubi. Pare che l'uomo di Pechino, dopoessere vissuto 200 000 anni nella caverna,sia diventato anatomicamente più simileall'uomo moderno.

L'evoluzione della caverna nella Località I di Choukout'ien è schema-tizzata qui in sei fasi. La Collina delle Ossa di Drago è una strutturacalcarea formatasi circa 450 milioni di anni fa (1). Quando circa cinquemilioni di anni fa parte del calcare fu disciolta dalle acque sotterranee,

la caverna cominciò a formarsi (2). Quando poi, circa tre milioni di annifa, il contrafforte orientale della collina si staccò in seguito all'erosioneda parte dell'antico fiume Choukou, sul versante orientale apparve unpiccolo ingresso, che via via si ampliò (3). Sabbia e pietrisco furono

trasportati dal fiume all'interno e colmarono i vuoti creati dall'erosio-ne del calcare, livellandone il fondo. La spaziosa caverna fu adottatadall'uomo di Pechino come suo domicilio circa 460 000 anni fa (4).L'ingresso a est e la parte orientale furono le aree più utilizzate come

abitazione fino a quando il crollo della volta, 300 000 anni fa, costrinsegli occupanti a passare nella parte occidentale, alla quale si accedeva dauna fenditura nella sezione centrale (5). Al termine dell'occupazione,230 000 anni fa, la caverna era piena di rocce cadute e di detriti (6).

- _

-

5

4_

439‘La

- •.,,-.tF,k-,'"•••••":,

.<:gtg4c>

3

_

-

Ib •• esar,-..'0'~,457

.00491$1.42r."-JA7r."--< 02,411,...414~.1."01~-~•

"141"41 " gdfrafe"•

Page 4: L'uomo di Pechino - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1983_180_3.pdf · e dei terreni in cui esse si formano, degli antichi suoli e del polline,

L'uso del fuoco da parte dell'uomo di Pechino, attestato da strati di ceneri, può essere ricondottoall'inizio della sua residenza nella caverna. Nei depositi sono stati identificati quattro strati di ce-neri: lo strato più consistente ha lo spessore di sei metri, quello più sottile di poco più di un metro.

PUNTE

Nella cerchia degli antropologi si rico-nosce che l'evoluzione morfologica del-l'uomo primitivo fu molto più lenta emeno evidente della trasformazione delsuo comportamento e stile di vita. Le tec-niche usate nella produzione di utensili egli utensili stessi sono perciò una misuraimportante dell'evoluzione umana. Nelcaso dell'uomo di Pechino, uno studio si-stematico della cultura litica fu compiutonel 1980 da Pei Wen-chung e da ChangShen-shui dell'Istituto di paleontologiadei vertebrati e di paleoantropologia, iquali sono giunti alla conclusione che l'e-voluzione dell'uomo di Pechino si rispec-

chia in modo più chiaro nei suoi utensilie nel suo modo di produrli che non neisuoi resti fossili.

Gli utensili

L'industria litica dell'uomo di Pechino fuun'industria avanzata, tanto nella scelta deimateriali utilizzati quanto nelle tecniche dilavorazione applicate. Gli utensili in pietra,prodotti dall'uomo di Pechino, sono fattiprimariamente di quarzo di vena, cristallodi rocca, selce e arenaria; il che fa pensareche egli non si fondasse esclusivamente suciottoli arrotondati dall'acqua come mate-riale per la produzione di utensili. Spesso

RASCHIATOI

BULINO

doveva percorrere distanze piuttosto gran-di per procurarsi quarzo di vena e cristallodi rocca, recandosi là dove questi materialierano rimasti esposti dall'erosione di for-mazioni granitiche.

La maggior parte degli utensili sonoschegge di varie dimensioni conformatesecondo una o l'altra di tre tecniche di-stinte. Nella tecnica detta di percussionesu incudine, una grande pietra piatta(l'incudine) era posata al suolo e colpitacon forza con un pezzo di arenaria. Leschegge che si staccavano dall'arenariavenivano raccolte, e quelle che avevanouna forma e un bordo idonei venivanoscelte o per essere usate direttamente oper essere sottoposte a successivi ritocchi.In un'altra tecnica, detta della percussio-ne diretta, il nucleo di selce veniva tenutoin una mano e se ne staccavano scheggecolpendolo con un percussore, una pietrache fungeva da martello, tenuta nell'altramano. La terza tecnica di produzione dischegge si chiama della percussione bipo-lare. Anche in questo caso un'incudinegrande e piatta veniva posta sul suolo: unpezzo di quarzo di vena era tenuto verti-cale su di essa con una mano e fratturatocon colpi verticali, impartitigli con unpercussore tenuto nell'altra mano. Inquesto modo si potevano staccare scheg-ge a entrambe le estremità; i manufatticosì ottenuti sono conosciuti con il nomedi schegge bipolari.

Alcune schegge recuperate a Choukou-t'ien venivano usate così com'erano, ma èevidente che alcune furono successiva-mente trasformate in utensili più specializ-zati come asce a mano, raschiatoi, punte,bulini e lesine. Il ritocco era eseguito disolito mediante percussione diretta e, nellamaggior parte degli utensili, avveniva sullasuperficie posteriore anziché su quella cheera stata lavorata nell'operazione inizialedi distacco delle schegge. A volte venivanoritoccate entrambe le facce.

Pei e Chang hanno suddiviso l'evolu-zione della cultura litica dell'uomo diPechino in tre periodi basandosi su mu-tamenti nelle dimensioni degli utensili,nel materiale usato per produrli e nellatecnica di produzione. Gli utensili litici,trovati negli strati compresi fra l'ottavo el'undicesimo inclusi, rappresentano lacultura più antica, che prevalse fra460 000 e 420 000 anni or sono e che ècaratterizzata da oggetti di ragguardevolidimensioni, con un peso superiore a 50grammi e una lunghezza di più di 60 mil-limetri, oltre che dall'applicazione indi-scriminata dei tre processi di produzione.In questa fase, gli utensili fatti di materialipiù teneri, come l'arenaria, costituisconodal 15 al 20 per cento dell'intera produ-zione. Nella fase intermedia, fra 370 000e 350 000 anni fa, il processo di percus-sione su incudine fu praticamente abban-donato e il processo di percussione bipo-lare divenne il metodo principale perscheggiare le pietre. Di conseguenza salìal 68 per cento la percentuale degli utensi-li di peso inferiore ai 20 grammi e di lun-ghezza al di sotto dei 40 millimetri. Dicontro gli utensili di grandi dimensionidiminuirono al 12 per cento.

L'ultima fase durò da 300 000 a230 000 anni fa. Essa fu chiaramente lapiù evoluta: gli utensili erano diventatipiù piccoli e i materiali con cui venivanoprodotti erano di qualità migliore. Fra gliutensili di pietra scavati negli strati dalprimo al quinto compresi, quelli piccolisalirono addirittura al 78 per cento deltotale, mentre quelli di grandi dimensioniscesero ulteriormente al 5 per cento. Gliutensili di questo terzo periodo eranoancora principalmente costituiti da quar-zo, ma era diminuito il numero di quelliottenuti da varietà grossolane come ilquarzo di vena; la frazione di utensili inselce aumentò sino a toccare, negli stratisuperiori, il 30 per cento. Nel frattempogli utensili di arenaria erano diminuiti ameno dell' 1 per cento del totale.

Un'altra indicazione del livello avanza-to della cultura dell'uomo di Pechino vavista nell'uso del fuoco: evidentementeegli padroneggiava già quest'arte daquando cominciò ad abitare a Choukou-t'ien. Nella caverna sono stati trovatiquattro grandi e spessi strati di depositi dicenere, risalenti a periodi compresi fra460 000 e 230 000 anni fa. In certi punti lostrato maggiore, formatosi fra 310 000 e290 000 anni fa, ha uno spessore di seimetri. Alcuni depositi di cenere si trovanoin mucchi disseminati qua e là, il che fapensare che l'uomo di Pechino avesse lacapacità di controllare il fuoco e di tenerloacceso per molto tempo.

In che modo l'uomo di Pechino accen-deva un fuoco e poi lo controllava? Nonsiamo in grado di rispondere a questedomande in modo decisivo, ma possiamoformulare un'ipotesi. Pare che egli fossetroppo primitivo per avere la capacità diaccendere un fuoco e doveva forse dipen-

dere da fuochi naturali prodotti all'ester-no della caverna probabilmente da fulmi-ni. Può darsi che catturasse questi fuochiaccendendo un fascio di sterpi o piccolipezzi di legno, che poi portava nella ca-verna, ma data la loro rarità doveva esse-re per lui di importanza vitale evitare chela fiamma si spegnesse. Un modo permantenere acceso un fuoco doveva esserequello di alimentarlo di continuo con le-gna; un altro quello di coprire il carbonedi legna acceso con cenere o terriccio perrallentarne la combustione; in questocaso si poteva riaccendere il fuoco sof-fiando sui pezzi di carbone. I residui dicarbone di legna trovati nella cavernapotrebbero essere un'indicazione di que-sto secondo processo.

Qual era la natura dell'ambiente all'e-sterno della caverna all'epoca in cui l'uo-mo di Pechino occupò questo sito? Sullabase di uno studio dei pollini nella Locali-tà I di Choukout'ien, Kung Chao-ch'en,dell'Istituto di botanica dell'Accademiadelle scienze cinese ha avanzato l'ipotesi,assieme ai suoi colleghi, che l'uomo diPechino sia vissuto nel clima tipico di unperiodo interglaciale: in effetti, il clima diquel periodo non doveva essere moltodiverso da quello della Cina settentriona-le di oggi. La vegetazione era formata daforeste decidue temperate e da steppenelle pianure e nelle valli, e da foreste diconifere sulle montagne.

Un clima temperato comporta ognianno i rigori di un inverno freddo, mafornisce anche molti tipi di prodotti ve-getali commestibili. L'adozione di unacaverna come rifugio e l'uso del fuocopotrebbero essere stati ispirati diretta-mente dal bisogno di sopravvivere in unsimile clima.

Numerose piante fornivano non sololegna da ardere, ma anche frutti e semi.Fra i depositi contenuti nella cavernasono state trovate quantità di semi car-bonizzati di bagolaro cinese, evidente-mente raccolti e arrostiti dall'uomo diPechino che doveva usarli come cibo.L'analisi dei pollini contenuti nei deposi-ti documenta la presenza di altre piante,come il noce, il nocciolo, il pino, l'olmo ela rosa rampicante. Anche i frutti e i semidi queste specie devono essere conside-rati possibili voci appartenenti alla dietadell'uomo di Pechino.

La caccia era una preziosa forma diadattamento all'ambiente, dal momentoche la carne poteva fornire più calorie eproteine di una dieta vegetariana. L'uo-mo di Pechino era evidentemente in gra-do di competere con successo - corpecacciatore - con grandi animali carnivo-ri. L'abbondanza di ossa fossili dimammiferi di varie dimensioni trovatenella caverna indica che l'uomo di Pe-chino non cacciava solo piccole prede,ma era in grado anche di uccidere ani-mali di grossa taglia.

Fra i carnivori esiste generalmente unarelazione naturale fra dimensioni delpredatore e dimensioni della preda: unavolpe non può uccidere una zebra, laquale è invece il cibo preferito dai leoni.Grazie all'uso di armi, l'uomo di Pechinoera in grado di sottrarsi ai limiti intrinsecialle dimensioni corporee. In particolare

( LE ORIGINI

DELL'UOMO

LE SCIENZE edizione italiana di

SCI ENTI FI C AM E it I CANha pubblicato su questo argo-

mento diversi articoli tra cui:

IL GIGANTOPITHECUSdi E. L. Simons e P. C. Eitel (n. 20)

GENETICADELLE POPOLAZIONI

E ORIGINE DELL'UOMOdi R. B. Eckhardt (n. 44)

GLI ANTICHI PARENTIDELL'UOMO

di E. L. Simons (n. 51)

I CERVELLIDEGLI OMINIDI FOSSILIdi R. L. Holloway (n. 75)

RAMAPITHECUSdi E. L. Simons (n. 109)

GLI OMINIDIDEL TURKANA ORIENTALE

di A. Vvalker eR. E. F. Leakey (n. 122)

Gli utensili lirici prodotti dall'uomo di Pechino sono di quattro tipi principali: l'ascia a mano (in altoa sinistra), il raschiatoio (in alto a destra), la punta (in basso a sinistra) e il bulino (in basso adestra). Essi venivano prodotti con quarzo di vena, cristallo di rocca, selce e arenaria. Alcuneschegge erano usate come tali, altre venivano ritoccate per dar loro la forma di utensili più spe-cializzati, come punte e bulini. L'industria lirica era dominata da piccoli utensili lunghi meno di 40millimetri e del peso inferiore a 20 grammi, anche se gli utensili primitivi erano in genere più grandi.

38 39

Page 5: L'uomo di Pechino - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1983_180_3.pdf · e dei terreni in cui esse si formano, degli antichi suoli e del polline,

S.-P? CAPACITA CRANICA UTENSILI

460 000

1/

700 000

300 —

1500

1200

900

600

300

o

20%

68%

40%

30%

30%

L 12°.

17%

78%

L'evoluzione dell'uomo di Pechino durante i 230 000 anni di sua residenza nella caverna diChoukout'ien è suggerita dall'aumento della capacità cranica (a sinistra) e dallo sviluppo di unacultura litica più raffinata (a destra). I depositi nella caverna contenenti fossili di questo ominide sisuddividono in 13 strati. Sono stati recuperati crani dallo strato 10, dalle zone di confine fra glistrati 9 e 8 e dallo strato 3. Le capacità craniche misurate sono di 915 centimetri cubi per il craniopiù antico, una media di 1075 centimetri cubi per quattro crani posteriori e 1140 centimetri cubiper il cranio più recente. Pare che le dimensioni craniche siano aumentate più di 100 centimetricubi durante l'occupazione della caverna. Lo sviluppo culturale dell'uomo di Pechino si suddividein tre fasi. Nella fase più antica i manufatti erano principalmente asce a mano e raschiatoi; il 40 percento era costituito da utensili di grandi dimensioni (in bianco), il 30 per cento di dimensioniintermedie (in grigio) e il 30 per cento di piccole dimensioni (in colore). Nella fase più recentecomparvero utensili più complessi: la percentuale degli utensili grandi e medi scese rispettiva-mente al 5 e al 17 per cento, mentre la percentuale di quelli piccoli aumentò al 78 per cento.

egli divenne un efficiente cacciatore dicervi, alcuni dei quali erano più grandi epiù veloci di lui. La grande quantità difossili appartenenti ad almeno 3000 in-dividui di due specie di grossi cervi, Me-gaceros pachyosteus, cervo gigante dallapoderosa mandibola, e Pseudaxis grayi,affine al sika, potrebbe essere considera-ta un'indicazione del fatto che i cervidovevano essere la preda più comunedell'uomo di Pechino.

Gli adattamenti sociali

Come abbiamo visto, l'uomo di Pechi-no abitava in caverna, usava il fuoco,cacciava i cervi, raccoglieva semi e sape-va costruire utensili specializzati. Fossilie manufatti attestano il suo adattamentobiologico e tecnologico. Più difficile èricostruire il suo adattamento sociale,essendo disponibili in proposito benpoche indicazioni. Tre ipotesi possonoessere nondimeno formulate sulla basedei nostri studi.

In generale la raccolta di prodotti ve-getali è un lavoro semplice che può esse-re intrapreso da singoli individui. La cac-cia, al contrario, e particolarmente lacaccia di grossi animali, è così complessa,difficile e rischiosa da richiedere la coo-perazione di numerosi individui. Se nepuò dedurre, pertanto, che l'uomo diPechino, quando cominciò a cacciare icervi, doveva vivere probabilmente ingruppo piuttosto che in solitudine. Mi-gliaia di fossili di animali, trovati nellacaverna, suggeriscono, inoltre, che questicacciatori primitivi preferivano forseportare le loro prede nella caverna e iviprocedere alla spartizione del cibo conaltri membri della comunità, piuttostoche consumarle sul luogo dell'uccisione.

In secondo luogo, la caccia di grossi eveloci animali come il cervo doveva esse-re un'attività difficilmente praticabiledalle donne, in conseguenza dei loro li-miti fisiologici (gravidanza e allevamentodei figli). Si può quindi congetturare chel'attività di caccia dell'uomo di Pechinoabbia forse provocato la suddivisionesessuale del lavoro all'interno del grup-po, o abbia almeno contribuito a essa.Può darsi perciò che a quell'epoca si fos-se già affermato il modello della suddivi-sione del lavoro, comune alle società at-tuali di cacciatori-raccoglitori, secondo ilquale la caccia è un'attività maschile e laraccolta di cibi vegetali è un'attivitàfemminile.

In terzo luogo, l'esistenza di una culturalitica in costante progresso, estesa su unperiodo di 200 000 anni o più, fa pensareche, proprio nella caverna dell'uomo diPechino, potrebbe essere stata messa inpratica la forma più antica di istruzione. Èfuori discussione che ogni generazionepoté ricapitolare l'intera storia dello svi-luppo degli utensili litici, dalla percussio-ne di un ciottolo allo scopo di ricavarne unrozzo strumento, ai ritocchi apportati auna scheggia per trasformarla in un ra-schiatoio specializzato. Le tecniche per laproduzione di utensili, come la scienza ela tecnologia moderna, dovevano esseretrasmesse dagli anziani ai giovani.

40


Recommended