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L’UTILIZZO DELLA LIM PER LA CREAZIONE DI AMBIENTI SIGNIFICATIVI DI APPRENDIMENTO

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 L’UTILIZZO DELLA LIM PER LA CREAZIONE DI  AMBIENTI SIGNIFICATIVI DI  APPRENDIMENTO PROGETTO “SMARTEACHHANDBOOK 
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L’UTILIZZO DELLA LIM PER LA CREAZIONE 

DI  AMBIENTI SIGNIFICATIVI DI  APPRENDIMENTO 

PROGETTO “SMARTEACH”

HANDBOOK 

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 Indice Prefazione  5 

Introduzione  7 

Uno sguardo di prospettiva  9 

Dall’insegnamento all’apprendimento 9 

Nativi digitali, LIM e differenze individuali  14 

I nativi digitali e le differenze individuali nell’apprendimento 14 

La centralità della formazione delle intelligenze e delle differenze individuali di apprendimento 16 

Le ricerche sulle differenze individuali e la LIM 20 

Verso contesti estesi di apprendimento  23 

Significatività dell’ambiente di apprendimento

Ambiente esteso: aula e web 2.0 24

 

23 

Progettare gli apprendimenti attraverso la LIM. Una risorsa per valorizzare altre risorse: allievi e

insegnanti 26 

L’integrazione nel contesto di apprendimento La LIM e il cooperative learning per valorizzare la

risorsa allievi in classe 26 

Sviluppo di padronanza delle competenze 29 

Peculiarità della LIM come strumento di mediazione didattica 30 

Un modello per progettare le attività con la LIM 34 

L’insegnante attore di una comunità professionale di apprendimento 35 

L’uso efficace della LIM: principi guida per gli insegnanti 38 

Bibliografia  39 

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percorso dagli stimoli che rispondono maggiormente al proprio stile cognitivo. 

L’Ambiente  Virtuale  di  Apprendimento  Collaborativo  (AVAC)  rappresenta  l’evoluzione  delle 

classiche piattaforme di  formazione a distanza e permette al  formatore  la possibilità di adattare alle 

proprie esigenze l’ambiente di apprendimento che potrà essere usato sia aula che On‐Line. In tal modo 

l’AVAC diventa un elemento pedagogico potente a  corredo della  LIM  in aula,  che permette e  facilita 

l’accesso  a  materiali  didattici.  Con  la  LIM  sarà  possibile  coinvolgere  gli  utenti  presenti  in  aula  e 

capitalizzare i loro contributi rinnovando le risorse pubblicate dal formatore. La fase d’aula diviene così 

elemento di continuità con  le attività di formazione autonoma  in rete: attraverso  l’AVAC si ottiene un 

vero  e  proprio  Ambiente  Integrato  di  Apprendimento,  dilatato  verso  i  luoghi,  i  modi  e  i  tempi 

corrispondenti ai bisogni specifici di ogni singolo utente. 

L’ambiente  di  apprendimento  diviene  in  tal  modo  non  solo  un  veicolatore  di  contenuti 

precostituiti  ma  un  vero  e  proprio  ambiente  di  Comunicazione,  di  Apprendimento  e  di  Gestione 

didattica.  La  Comunità  di  Pratica  Professionale  una  volta  chiarita  la  propria  finalità  e  “visione 

pragmatica” sarà in grado di: 

•  comunicare con Video e 

risorse multimediali la 

propria Finalità e i propri 

obiettivi; 

•  sostenere l’apprendimento con 

stimoli diversi in base al 

target coinvolto; 

•  gestire tutti gli elementi organizzativi facendo 

emergere indicatori 

quantitativi e qualitativi. 

In conclusione, un ambiente di Apprendimento deve saper  interpretare  lo stato dell’arte della 

comunicazione 

attraverso 

tutti 

gli 

strumenti 

le 

metodologie 

che 

la 

rete 

mette 

disposizione 

al 

fine 

di 

sostenere e promuovere l’apprendimento permanente. 

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La LIM "allarga" decisamente le possibilità di interazione con i discenti e la possibilità di capitalizzazione 

delle  lezioni grazie ad una integrazione discreta ma efficace all'interno del setting educativo/formativo 

tradizionale.  La  lavagna  interattiva  ha  un  basso  costo  è  di  semplice  utilizzo  e  installazione;  richiede, 

d’altro canto, impegno progettuale e fantasia didattica da parte di docenti e discenti affinché ne siano 

sfruttate  a  pieno  le  possibilità  innovative  che  essa  offre  in  termini  di  apprendimento  efficace:  ed  è 

proprio  questo  che  si  propone  di  stimolare  il  progetto  SmarTeach,  attraverso  attività  di  formazione 

seminariali, sperimentazioni in classe, scambio di esperienze e strumenti. 

Promosso e  sostenuto dalla Direzione Regionale  Istruzione, Formazione e Cultura della Regione Friuli 

Venezia Giulia, il partenariato di Progetto si è composto di: 

•  13 Enti di formazione professionale membri dell’Associazione Temporanea di Scopo denominata 

Effe.Pi, soggetto accreditato dalla Regione Friuli Venezia Giulia quale gestore unico delle attività 

di istruzione e formazione professionale e di cui EnAIP FVG è capofila; 

•  3 Scuole secondarie di II grado che negli ultimi anni hanno sperimentato percorsi di integrazione 

con la formazione professionale e collaborato con i partner di Effe.Pi; 

•  1 Ente di formazione francese (ACTIF CNT  – Associazione per la promozione di un centro 

tecnologico) che si occupa di formazione per apprendisti e di formazione continua; 

•  1 Ente di formazione professionale di Jesenice (Ljudska Univerza Jesenice), parte di una rete che 

interviene sull'intero territorio sloveno, che offre formazione agli adulti; 

•  Edulife, una Società compartecipata da enti del mondo non profit che si distingue per la ricerca 

scientifica e l’esperienza in ambiti educativi e formativi occupandosi e promuovendo 

competenze chiave relative a comunicazione, metodologie e tecnologie didattiche. 

Tutti  i  partner  hanno  maturato  una  lunga  esperienza  di  lavoro  congiunto  all’interno  di  precedenti 

progetti ed  iniziative, sia a  livello regionale che a  livello  internazionale,  in partenariati di cooperazione 

sui temi della formazione professionale ed intergenerazionale. 

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Uno sguardo di prospettiva Piergiuseppe Ellerani, Libera Università di  Bolzano 

Dall’insegnamento all’apprendimento Nella  nuova  società  della  conoscenza  basata  sull´apprendimento  sempre  piú  connotato  da 

contenuti in forme digitali e distribuite, si impone la necessità di attribuire un valore reale alle persone 

più che alle cose. Come conseguenza del processo di digitalizzazione che viviamo  – con  l´equivalenza 

costi  bassi  del  prodotto  =  valore minimo  all´uomo  –  la materia  prima  fondamentale  da  coltivare  e 

crescere è  l’intelligenza umana (Rodrigueuez Ibarra, 2008). Un´intelligenza che non è data  in assoluto, 

ma  che  si  forma  nel  tempo,  all´interno  di  esperienze  significative,  molteplici,  complesse,  che  ne 

permettono lo sviluppo e l´espansione. Intelligenza oramai declinata al plurale che rappresenta  – nelle 

sue espressioni multiple e complesse  – la possibilitá di venire a capo dei problemi che si generano nella 

societá del rischio e del cambiamento, immersa in quella liquidità nuovo paradigma del post moderno. 

Non  è  possibile  allora  –  è  il monito  di  Gardner  (2001)  –  che  le  società  trascurino  porzioni 

consistenti  della  loro  popolazione:  in  un  mondo  in  rapido  cambiamento,  dovranno  fornire 

un’educazione  di  qualità  a  tutti  i  loro  cittadini.  Formare  studenti  e  studentesse  con  competenti 

intelligenze è un presupposto per la democrazia e lo sviluppo sostenibile. Studenti e studentesse hanno 

diritto ad essere equipaggiati cognitivamente e culturalmente per vivere nella possibilitá di scegliere. 

Possiamo affermare di essere innanzi ad un cambio strutturale e sostanziale dell´organizzazione 

scolastica?  Probabilmente  la  risposta  è  affermativa,  se  osserviamo  le  modalitá  di  diffusione  della 

conoscenza  (Simone,  2006).  L´attuale  è  la  terza  fase  dei  cambiamenti  su  vasta  scala  che  stanno 

accadendo  nel  mondo:  la  prima  è  avvenuta  attraverso  l´invenzione  della  scrittura,  la  seconda  con 

l´invenzione  della  stampa  e  ora,  la  terza,  con  l´avvento  delle  tecnologie  dell´informazione  e  della 

comunicazione. Un cambiamento che ha amplificato e dilatato  le possibilità di conoscere, recuperare, 

trasformare  le  conoscenze  e  le  informazioni  possibili  e  contemporaneamente  ridotto  il  tempo  di 

obsolescenza delle stesse. 

L’impatto,  quindi,  che  le  tecnologie  hanno  sulle  abitudini  delle  generazioni  è  oramai 

irreversibile: è sempre più naturale utilizzare  l’Ipod per scaricare e ascoltare musica, corsi di  lingua o 

trasmissioni  radiofoniche, oppure per  visualizzare  video;  scambiare  immagini o  video  realizzati  con  il 

cellulare o condividerli su youtube; utilizzare il web per ricercare informazioni e scambiarle via internet. I 

mondi virtuali vengono abitati, popolati e vissuti attraverso nuove forme di  ludicità,  intrattenimento e 

apprendimento. 

Si  apre  una  nuova  stagione per  la  Scuola? Come  affrontare  le  istanze  educative  e  formative 

odierne  che  chiedono  di  far  entrare  nelle  aule  gli  strumenti  della modernità?  Come  trasformare  le 

scuole  in  contesti  generativi  di  apprendimento,  attraverso  i  quali  formare  intelligenze  plurali  e 

multiculturali, sviluppare competenze e apprendere continuamente dalle esperienze? 

La società dell’informazione e della conoscenza pone all’educazione di oggi domande differenti 

da quelle elevate  tradizionalmente. Come appare evidente,  il problema non è piú  la  trasmissivitá e  la 

quantità 

delle 

informazioni 

che 

bambini 

giovani 

ricevono, 

bensì 

la 

loro 

qualità 

capacitá 

di 

gestirle 

in 

modo intelligente. Problema che deve essere affrontato ponendo al centro il diritto ad apprendere per 

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tutti: da una parte, formando competenze in grado di estendere, processare, selezionare, organizzare e 

trasformare  le  informazioni  significative;  dall’altra,  promuovendo  il  saper  scegliere  tra  differenti 

situazioni e contesti in virtù dei valori e intenzioni che guidano i propri progetti personali, professionali o 

sociali. 

La Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) rappresenta una punta avanzata delle tecnologie della 

terza fase ben integrandosi, per altro, con gli ambienti digitali sostenuti dalla rete Internet e offrendosi 

essa stessa come ambiente per nuovi prodotti. Puó sostenere quindi in varie form  sia l´innovazione dei 

contenuti  che  la  formazione  intelligente  di  atteggiamenti  e  disposizioni  della  mente.  Quest’ultima 

prospettiva  non  è  scontata:  occorre  considerarla  come  impegno  a  operare  affinché  possa  essere 

compresa e progettata. 

Fig. 1  – L’utilizzo didattico della LIM. Mappa concettuale2

L´introduzione della LIM nelle aule formative pone alcune istanze agli insegnanti e ai formatori, 

alle quali possiamo assegnare valore di altrettanti assiomi introduttivi. 

Il primo: insegnare ed apprendere attraverso la tecnologia 

Occuparsi della LIM non significa  finalizzare  le  riflessioni e  le attività all´apprendimento di  un 

nuovo hardware.  Il successo o  l´insuccesso dell´utilizzo della LIM nella Scuola dipenderà dai medesimi 

fattori che hanno influenzato  – e influenzano  – le altre iniziative e innovazioni introdotte nella Scuola: la 

qualità  dell´insegnamento  e  dell´apprendimento,  la  prospettiva  pedagogica  all´interno  della  quale  si 

2 Mappe concettuali  a cura di   Anna Giglioli, EnAIP FVG

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orientano le attività formative con la LIM, lo scenario di sviluppo e di crescita delle studentesse e degli 

studenti.  L´interpretazione  dell´insegnamento  è  “attraverso”  la  tecnologia  che  diviene  aperta  e 

condivisa,  essa  stessa  “ambiente”  per  promuovere  atteggiamenti  e  apprendimenti  di  sviluppo 

dell´intelligenza.  Si  tratterebbe  quindi  di  creare  esperienze  di  successo  nell´apprendimento  per  gli 

studenti,  i  quali  –  giá  immersi  “nelle”  tecnologie  della  comunicazione  e  dell´informazione,  di  vita 

quotidiana  – possono riconoscere ed essere agganciati a partire dalle  loro modalitá di  interpretare  le 

tecnologie. 

La LIM potrebbe essere utilizzata quindi come occasione per stimolare  il pensare critico degli 

studenti,  incoraggiare  più  profonde  e  continue  discussioni,  provocare  con  idee  divergenti,  realizzare 

sintesi di concetti, creare connessioni differenziate e immediate con eventi e modi di pensare altrove da 

sé.  Occorre  andare  oltre  il  primo,  spesso  “magico”,  risultato  che  le  ricerche  iniziali  sulla  LIM  giá 

evidenziano, ovvero la cattura dell´interesse e della motivazione degli studenti3. 

Una sfida ancora più alta è  interpretare  la LIM come occasione per  riflettere e crescere sulle 

prospettive  pedagogiche  e  sulle  pratiche  didattiche  che  rilanciano  le  emergenze  poste  dalla  società 

della conoscenza  in una prospettiva evolutiva.  In tal senso potrebbe divenire prezioso  l´impegno degli 

insegnanti, dei dirigenti, delle  ragazze e dei  ragazzi “nativi digitali” nel costruire approcci divergenti e 

creativi  per  l’utilizzo  della  LIM  in  grado  di  sperimentare  successo   –  nell´apprendimento, 

nell´insegnamento e, perché no?, nella vita. 

Il secondo: sviluppare competenze e intelligenze e interpretare la LIM come processo 

piuttosto che come prodotto. 

In  questa  seconda  prospettiva  siamo  di  fronte  ad  una  definizione  di  strumento  che  si 

contrappone 

all´indipendenza 

delle 

tecnologie 

dai 

processi 

di 

apprendimento. 

Alla 

LIM 

potrebbero 

essere attribuite potenzialità “magiche”, del divenire nuovo “oggetto” per elevare la qualità della scuola, 

che rende “innovativa” la scuola stessa e l´insegnamento per il fatto di essere presente. È chiaro che se 

tutto  questo  capitasse,  significherebbe  fornire  la  LIM  di  fiato  corto,  vista  breve,  prospettiva  di 

“consumo”:  un  prodotto  tra  tanti  per  una  scuola  “griffata”  dall´esterno,  cavalcando  l´onda 

dell´innovazione che richiederá sempre altri nuovi prodotti per stare al passo. 

La  prospettiva  del  processo  necessita  di  riflessione,  di  esserci  dentro  con  criticità,  di 

sperimentazione e di ricerca. Questo approccio non guarda al prodotto in quanto tale, bensì a ciò che 

rappresenta  – per gli insegnanti, per gli studenti  – al fine di aggiungere valore al buono e al prezioso che 

giá 

si 

attua 

nei 

contesti 

di 

apprendimento. 

Per 

esempio 

elevando 

la 

qualità 

dell´apprendimento, 

dell´insegnamento, del vivere nella classe come ambiente  inclusivo. Diviene più  interessante annotare 

quanto  accade  tra  gli  attori  del  processo  coinvolti;  quali  risultati  si  ottengono  con  le  azioni 

intenzionalmente progettate e con quali conseguenze; come si trasformano gli spazi cognitivi ed emotivi 

attraverso l´interazione con la LIM. 

Il terzo: occorre andare oltre l´idea di riproduttività della conoscenza. 

http://www.eun.org/insight ‐

 pdf/schoolportraits/ERNIST_ICT_schoolportaits.pdf  

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La LIM introdotta nell´aula determina alcuni possibili cambi di prospettiva. Da una parte, vi è un 

ambiente  innovativo  che  viene  a  crearsi  con  una  tecnologia  in  grado  di  connettere  diversi media  – 

soprattutto  internet  e  il  mondo  della  rete,  dei  social  network,  dei  siti  per  il  podcasting   –  e  con 

caratteristiche peculiari di interattività e mediazione nella relazione docenti e studenti. Dall´altra, genera 

nuove  interazioni  con  le  forme  del  sapere,  i  contenuti  e  le  modalità  attraverso  le  quali  costruire 

comprensione. L’apprendimento viene inteso come indagine; la creatività accompagnata da uno spirito 

critico  e  strategico  si  elevano  a  competenze  chiave  del  cittadino   –  apprendere  ad  apprendere, 

competenze  digitali,  di  cittadinanza  –  per  potere  affrontare  le  incertezze  e  la  supercomplessità  del 

contesto  in  cui  vive.  La  LIM quindi diviene un potenziale  catalizzatore  di  risorse  e  di  processi  che  si 

attivano nel contesto di apprendimento. 

I  temi  affrontati  palesano  come  la  scuola  sia  un  sistema  realmente  articolato  che  si misura 

costantemente con la complessità della società, poiché in essa pulsa. Le trasformazioni hanno raggiunto 

la scuola con velocità mai conosciute prima, con una quantità di  informazioni  immessa  in circolo e un 

loro ricambio sempre più vorticoso. Una scuola compressa  –  in  forma antinomica  – sempre più,  tra  il 

compito di formare alla gestione della complessità in forma adattiva da un lato e la funzione pedagogica 

di  nuove  prospettive  trasformative,  dall’altro.  Le  policy  possono  agire  leve  in  chiave  “riformistica”, 

ovvero  operare  per  adeguare  il  sistema  a  nuove  “architetture”,  dove  la  centralità  è  data 

prevalentemente  dall´organizzazione,  dai  contenuti,  e  dalla  razionalizzazione  degli  attori  che 

permettono di renderla viva. Un´azione di questo  tipo solitamente ha bisogno di  tempi relativamente 

brevi per l´attuazione. 

In  una  fase  di  forte  cambiamento  è  possibile  assumere  la  complessità  come  prospettiva  e 

opportunità: quella per esempio pedagogica, che si traduce  in un´educazione a  partire dall’esperienza 

 presente verso il   futuro, capace di rappresentare una crescita e un salto in avanti, un arricchimento, che 

non 

si 

limiti 

alla 

riproduzione 

dell’esistente. 

Gli 

occhi 

posano 

lo 

sguardo 

su 

una 

persona 

che 

 – 

abitando 

il 

mondo oggi  – dovrebbe possedere  eguali opportunità di  cittadinanza, di  sviluppo  e di  successo, per 

costruire  relazioni di sviluppo e di crescita partecipativa,  individuali e sociali.  In questa prospettiva  la 

centralità diviene la persona che apprende, il suo apprendere in modo olistico  – unitario, significativo, 

profondo, continuo  – che presuppone  la costruzione di ambienti estesi generativi di apprendimento  – 

con  l´attenzione  alle  differenze  individuali ‐ nei  quali  fornire  occasioni  plurali  per  sperimentare 

competenze e comportamenti utili per la vita. 

Una scuola che assume una prospettiva per il “cambio” che, come affermato da Morin (2001), è 

di tipo paradigmatico piuttosto che di tipo programmatico. Significa ripensare l´educazione, guardando 

ad una prospettiva dai confini amplificati, per rendere vivi gli apprendimenti nelle territorialità locali. 

L´apprendimento diviene quindi  il nuovo paradigma per sviluppare creatività nell´affrontare  i 

nuovi problemi del pianeta, elevare  la qualità della vita, rendere possibile  l´agire autonomo, solidale e 

responsabile della persona. 

Si tratta di rendere esplicita la visione multiprospettica della pedagogia moderna, che permette 

alla  scuola  di  farsi  ambiente  costruttivo,  conversazionale  e  relazionale.  Tale  prospettiva  permette  di 

guardare alla costruzione di un progetto formativo in grado di equipaggiare la persona di valori culturali, 

civili  ed  etico‐sociali  (Frabboni,  2008),  che  crescono  armonicamente  nel  contesto  generativo  di 

apprendimento. Da questo punto di vista la prospettiva educativa illumina le parole chiave del pensare 

critico,  delle  differenze  individuali,  della  pluralità,  della  relazione,  della  cooperazione. Ovvero  opera 

affinché  si  formi  una  persona  in  grado  di  apprendere  continuamente,  lungo  tutto  l´arco  della  vita, 

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padroneggiando le competenze necessarie per utilizzare al meglio le risorse a disposizione e per ridurre 

svantaggi e disuguaglianze. 

In  sintesi,  l´opzione  pedagogica  “centralità dell´apprendimento” pone  in  luce aspetti  rilevanti 

connessi  alle modalità  attraverso  le  quali  si  apprende,  alle  forme  di  organizzazione  delle  classi,  alle 

valutazioni che sostengono la formazione di atteggiamenti motivanti, ai ruoli interpretati da insegnanti e 

studenti.  È  una  prospettiva  che  include  necessariamente  l´opzione  di  equipaggiare  gli  abitanti  della 

scuola dell´oggi per affrontare e agire nel mondo e realizzare il proprio progetto di vita. Inoltre rinnova e 

ricontestualizza  le  categorie  di  individualizzazione  e  di  personalizzazione  dell´apprendimento  nelle 

tecnologie e attraverso di esse. 

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Nativi digitali, LIM e differenze individuali Piergiuseppe Ellerani, Libera Università di  Bolzano 

I nativi digitali e le differenze individuali nell’apprendimento Tra i profili più rappresentativi nel rapporto con le tecnologie e il mondo della scuola citiamo gli 

oramai  noti  digital   native  (Prensky,  2001),  la  net   generation  (Oblinger  e  Oblinger,  2005),  la  screen 

generation (Rivoltella, 2006), i new  millennium learners (Pedrò, 2006). La nuova ondata di “i”  definisce 

probabilmente la prospettiva attraverso la quale interpretare l’ulteriore passo in avanti che le tecnologie 

della  comunicazione  e  dell’informazione  presenteranno  ai  sistemi  formali  dell’apprendimento, 

attraversando trasversalmente le generazioni. Gli “i”  phone, “pod”, “pad” presentano, infatti, forme di 

accesso e di  scambio delle  informazioni  senza più  limiti all’integrazione di differenti canali cognitivi e 

sensoriali. 

I nati dopo  l´anno 1985  sono quindi definiti  come  i primi nativi della nuova galassia digitale, 

ovvero  coloro  i  quali  sin  dalla  nascita  vivono  in  un  ambiente  ricco  di  stimoli  digitali. Quali  sono  le 

caratteristiche rilevanti dei nativi digitali? 

Fig. 2  – Caratteristiche dei “nativi digitali”. Mappa concettuale. 

Vi è una  consapevolezza  – nel vedere all´opera  ragazzi e  ragazze dentro e  fuori  scuola  –  che 

l´utilizzo delle tecnologie elettroniche ha creato differenti modalità di sviluppare il pensare, di abitudini 

cognitive, nei modi di rappresentare e conoscere il mondo. Alcune di queste possono essere considerate 

interessanti (Prensky, 2001, 2008; Ferri, 2008; Rivoltella; 2006, 2008) e utili da conoscere. 

La prima:  la  non  linearità nei modi di muoversi  tra  le  fonti di  informazioni e comunicazione, 

svolgendo  delle  ricognizioni  sui  diversi  campi  e  operando  delle  successive  scelte  di  approssimazione 

verso l´approfondimento. Vi è in questa forma una progressiva scoperta del senso del contenuto, che li 

porta a seguire strade inattese e impreviste. Una sorta di personalizzazione: cercano quello di cui hanno 

bisogno, 

fanno 

esperienza 

di 

contenuti 

in 

termini 

utilitaristici 

piuttosto 

che 

accumulativi. 

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La  seconda:  la  capacità  di  svolgere  più  compiti  simultaneamente,  quella  che  comunemente 

viene  definito  come  “multitasking”:  lavorare  al  computer  mentre  si  ascolta  musica  e 

contemporaneamente  si  inviano  sms  con  il  cellulare  e  si  è  connessi  con  Skype. Una prospettiva  che 

evidenzia  la capacità di  tenere sottocontrollo situazioni complesse, che aiuta a risolvere problemi che 

hanno bisogno di considerare molti elementi senza perdere il controllo di quelli specifici e singolari. 

La terza: la velocità e la sintesi, imposte dalle risposte immediate e brevi a sms, chat, blog per 

rimanere in tempo reale sulle situazioni. Dal punto di vista del potenziamento delle capacità cognitive, 

fare  sintesi,  essere  brevi  e  concisi  con  pertinenza,  senza  perdere  il  senso  e  il  significato  per 

l´interlocutore, diviene una dimensione che facilmente assume valenza positiva. 

La  quarta:  l´approccio  alla  conoscenza  è  basato  sulla  ricerca  e  sulla  scoperta,  in  una  forma 

reticolare,  collaborativa  ed  esperienziale.  Si  tratta  di  attivazione  delle  reti  di  prossimità,  dei  flussi 

comunicativi, delle appartenenze, attraverso le quali normalmente si condividono i saperi, le soluzioni di 

problemi. 

Occorre considerare che per ognuno degli aspetti presentati si possono facilmente contrapporre 

elementi di difficoltà. Per esempio pensiamo  alla necessità di  sequenzialità negli apprendimenti,  che 

facilitano  la  comprensione  progressiva  del  sapere,  così  come  dell´acquisizione  di  abilità  procedurali, 

piuttosto  che  a  un´organizzazione  reticolare.  La  possibile  dispersione  cognitiva,  la  distrazione,  che 

derivano dalla sollecitazione simultanea attraverso differenti stimoli.  Il rischio di acquisire elementi di 

conoscenza  superficiale,  di  utilità  prevalentemente  funzionalistica,  piuttosto  che  profonda  e 

significativa. 

La sottolineatura posta allora sui nativi digitali, sugli studenti del nuovo millennio, è utile per 

riflettere  su  come  tali  caratteristiche  possono  incidere  sull´organizzazione  delle  esperienze  di 

apprendimento e con quali conseguenze. Si tratta anche di capire come si modificano i modi e le forme 

dell´apprendere,  cosa  comporta  per  la  Scuola  essere  abitata  sia  da  nativi  che  da  immigrati,  come 

articolare, progettare ed allestire nuovi ambienti di apprendimento. Temi che intersecano naturalmente 

i curricoli,  lo sviluppo di competenze,  l´individualizzazione e  la personalizzazione degli apprendimenti, 

l´inclusione. 

Più  in generale, però, occorre notare che  l´aspetto  rilevante è dato dal  tema delle differenze 

individuali. La sfida  – presente da sempre nelle classi e nella Scuola  – è quella di considerare le diversità 

e  permettere  a  tutti  di  poter  esprimere  al meglio  le  proprie  potenzialità.  La  centralità  del  processo 

formativo è quello di equipaggiare gli studenti di quanto serve a navigare  il mondo e agire su di esso, 

trasformarlo, fornire le competenze necessarie a progettare il proprio percorso di vita; con un pensiero 

plurale in grado di affrontare la crescente complessità interculturale e riempire di senso l´esistenza. Un 

processo formativo che ponga al centro la comprensione e l´utilizzo di linguaggi plurali, delle emozioni, 

che sappia esaltare le ragioni del cuore, in un contesto che sempre più diviene relazionale e cooperativo, 

solidale e partecipativo a tutto tondo. 

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La centralità della formazione delle intelligenze e delle differenze individuali di apprendimento 

La cultura forma il sapere della scuola circa le conoscenze fondamentali da possedere, i processi 

per un apprendimento più efficace, le modalità dell’insegnamento‐apprendimento, le connessioni con i 

contesti nei quali avviene  la crescita della persona. Come è naturale, nel corso degli anni  la scuola ha 

notevolmente aumentato il suo apparato teorico e prassico. Se, per esempio, poniamo l’attenzione sulla 

prospettiva di centralità dell’apprendimento, potremmo realizzare alcune sintesi: una prima, ogni classe 

è un contesto di differenze individuali; una seconda, le diverse forme di mediazione che avvengono nel 

contesto modificano  la qualità degli apprendimenti; una terza,  il bisogno e  la prospettiva di  inclusione 

riguarda ogni apprendente; una quarta, che considera che ogni altro è una risorsa per apprendere. 

I  dati  delle  ricerche,  che  contribuiscono  a  costruire  cultura  della  scuola,  ci  forniscono 

informazioni  preziose  e  supporto  rilevante  per  progettare  efficacemente  le  attività  nelle  classi  nella 

prospettiva dell’inclusione e della differenziazione degli apprendimenti. 

Porre  al  centro  l´apprendimento  significa  porre  al  centro  le  differenze  dell´apprendere,  le 

persone  che  apprendono.  Sollecitare  e  formare  competenze presuppone progettare  e  allestire  classi 

come ambienti di ricerca, di laboratorio, dove i saperi sono cucinati dagli abitanti piuttosto che mangiati 

precotti. Ambienti nei quali la tecnologia non è il fine, bensì un potente strumento per apprendere, con 

esse e attraverso di esse. Oggi possiamo dire nella tecnologia.  Il fine è  la crescita delle competenze di 

ognuno  – non uno di meno  – dello sviluppo delle intelligenze, del pensiero critico e divergente, creativo. 

Riflettendo in modo continuo su come si apprende, su cosa si apprende. 

L’azione degli insegnanti e più in generale della scuola, sarà quindi di conoscere e porre in azione 

le 

teorie 

che 

formano 

la 

propria 

cultura 

contribuire 

svilupparne 

di 

nuove 

attraverso 

la 

sperimentazione e la ricerca nell’azione. 

Quello  che  oggi  conosciamo  sugli  apprendimenti  sostiene  la  prospettiva  delle  differenze 

individuali che, come affermato da Jonassen e Grabowski (1993), si riferiscono agli atteggiamenti e alle 

preferenze rispetto alla molteplicità di processi e procedure nell’elaborazione delle  informazioni, nella 

costruzione  del  significato  e  l’applicazione  a  nuove  situazioni;  all´abilità  ad  eseguire  compiti  o 

raggiungere risultati diversi; all’uso differente di competenze, atteggiamenti e preferenze nell’affrontare 

compiti di diversa natura. 

Possiamo,  quindi,  evidenziare  alcune  parole  chiave  che  connotano  le  differenze  individuali  e 

permettono quindi di  considerare  la necessità di ambienti  inclusivi per ognuno:  la natura  costruttiva 

della conoscenza; la metacognizione; la motivazione; il transfer; gli stili dell’apprendere. 

La natura costruttiva della conoscenza A partire dalle osservazioni e dalle argomentazioni  scientifiche di Vygotskij  (1962) e di Piaget 

(1975), è possibile affermare che gli esseri umani sono visti come cercatori attivi di  informazioni, che 

esplorano  le  aspettative  verso  il  mondo  e  come  esso  funziona.  Sin  dalla  prima  infanzia  siamo 

attivamente  coinvolti  nel  tentativo  di  interpretare  il  nostro mondo,  basandoci  sulle  abilità  esistenti, 

conoscenze  e  livelli  di  sviluppo.  Quest’ultimo,  come  ci  ricorda  Vygotskij,  avviene  prima  attraverso 

l’azione 

dell’apprendimento, 

la 

cui 

interiorizzazione 

è 

facilitata 

dal 

sostegno 

operato 

dal 

contesto 

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(adulto, insegnante, compagno). Fondamentale diviene il “come” si organizza l’attività per l’apprendere 

in classe. 

La metacognizione e il  transfer  Cornoldi

 

(1995), 

Boscolo 

(1997), 

Bransford, 

Brown 

Coking 

(2000), 

partire 

dai 

primi 

assunti 

di 

Flavell  (1976)  e Brown  (1978),  dimostrano  come  la  consapevolezza  e  il  controllo  sui  propri  processi 

cognitivi, stia alla base dell’apprendere e risolvere problemi. La metacognizione è un termine che viene 

utilizzato per indicare la consapevolezza che l’individuo ha dei propri processi cognitivi. 

Di  fatto,  all’interno del  grande  contenitore della metacognizione  –  che  ha  sviluppato  diverse 

teorie  – alcuni esempi di processi cognitivi di controllo sono, per esempio, capire il compito, valutare le 

difficoltà e  l’importanza di quanto si sta realizzando, stimare  le proprie abilità e  risorse, esaminare  le 

strategie utilizzabili, decidere, pianificare, monitorare l’attenzione e il rispetto del piano, valutare gli esiti 

della propria azione e trarne delle conseguenze. 

La  pratica  metacognitiva,  che  permette  di  apprendere  su  se  stessi  “come  si  apprende”, 

coinvolge  un  aspetto  del  pensare,  il  “trasferire”,  inteso  nel  significato  di  apprendere  i modi  che  ci 

permettono  di  risolvere  problemi  simili  o  nuovi  che  potremmo  incontrare  successivamente  (Darling‐

Hammond, 2005). Per Pellerey (2004)  – riferendosi alle più attuali ricerche del cognitivismo  – il transfer 

non  è  mai  la  conseguenza  meccanica  di  un  apprendimento  precedente,  ma  è  il  risultato  di  un 

atteggiamento “vigile” di chi apprende, e che permette di usare ciò che si sa di un problema simile a 

quello  incontrato  con un processo di auto‐regolazione.  In pratica,  la definizione di  transfer utilizza  le 

categorie  tipiche  del  cognitivismo   –  analizzare,  selezionare,  usare  strategie,  controllare,  essere 

consapevoli, organizzare  – applicate per migliorare le capacità di apprendimento. 

fianco 

di 

questa 

idea, 

vi 

è 

la 

prospettiva 

di 

Bereiter 

(1995) 

che 

propone 

il  transfer  delle

 

situazioni in cui certe disposizioni del soggetto si sono formate; per esempio, partecipare a discussioni 

complesse, argomentare davanti ad esperti. Bereiter propone di porre gli studenti in grado di ricreare le 

situazioni  che  hanno  incontrato  durante  il  loro  apprendimento,  agendo  quelle  disposizioni  e 

competenze  con  diversi  partecipanti  e  condizioni:  è  chiesto  di  costruire  e  condividere  attivamente 

conoscenze. 

La motivazione Marzano  (2003)  ha  condotto  diversi  studi  sulla  motivazione,  mostrando  come  essa  sia 

strettamente collegata al  rendimento e al  raggiungimento di  risultati positivi nell’apprendere. Cinque 

grandi teorie convergono nel fornire un quadro consistente, rispetto alle conseguenze della motivazione 

sull’apprendere: quelle di a) competenza; b) autodeterminazione; c) concetto di sé e autopercezione; d) 

motivazione al successo; e) attribuzione (Boscolo, 1997, Marzano, 2003). A queste si è affiancata la più 

moderna teoria dell’approccio socio‐culturale (Stipek, 2003), che evidenzia come un adeguato contesto 

sociale   –  compagni,  insegnanti,  scuola,  genitori   –  fornisca  sostegno  al  sistema  motivazionale, 

specialmente nel persistere davanti alle difficoltà, e come sia necessario agganciare ogni studente, con 

sfide capaci di coinvolgerli, ad un giusto livello di difficoltà. 

Tra i fattori incidenti la motivazione  – condivisi da più autori  – sono riscontrabili, tra gli altri, la 

capacità  di  controllare  e  regolare  le  proprie  emozioni,  come  per  esempio  l’ansia  o  l’eccitazione. 

Quest’ultimo  aspetto, nelle  sue  implicazioni  sull’apprendimento,  è  stato  indagato  in  Italia da  Franta‐

Colasanti (1991) e Becciu‐Colasanti (2004). 

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Fig. 3  – Differenze individuali cognitive e di apprendimento. Mappa concettuale. 

L’intelligenza è variabile e si  evolve attraverso l´apprendimento A partire dal decadimento dell’approccio psicometrico, non è produttivo tentare di misurare le 

abilità delle persone con una singola dimensione.  Le  teorie di Gardner  (1983), sulla molteplicità delle 

intelligenze, di Sternberg  (1985) sull’intelligenza  triarchica, di Brown e Campione  (1982, 1985)  – per  i 

quali è necessario focalizzarsi sui modi in cui gli individui differiscono gli uni dagli altri e non limitarsi a 

definire  con  i  test  le  abilità mentali  –  hanno  permesso  l’affermarsi  del  principio  di  intelligenza  non 

“univoca”. Si sta dimostrando, anche, che l’intelligenza è educabile ed è possibile organizzare curricoli e 

ambienti di apprendimento in grado sia di potenziarne lo sviluppo sia l’apprendimento stesso (Perkins, 

1992, Resnick  e Nelson‐LeGall, 1998). Parallelamente,  lo  studio  sulle differenze  individuali  è  segnato 

dalla ricerca sugli stili cognitivi e di apprendimento. 

Dagli studi sull’intelligenza possiamo tratteggiare almeno tre importanti conclusioni. 

La prima:  l’intelligenza è modulare, non definibile come entità univoca. Gardner  (1989, 1991, 

1997)  ci  ha  suggerito  che  gli  umani  hanno  almeno  otto  intelligenze.  Stenberg  (1985,  1988,  1997) 

identifica  tre  tipi  di  intelligenza:  analitica,  pratica  e  creativa.  Prima  di  loro,  Thorndike,  Thurstone  e 

Guilford 

hanno 

identificato 

nominato 

le 

intelligenze 

considerandole 

come 

“tipi” 

differenti 

(linguistica, 

matematica).  A  partire  da  queste  teorie,  al  di  là  dei  nomi  assegnati,  nel  tempo  si  sono  comunque 

evidenziate  e  tratteggiate  alcune  importanti  considerazioni  con  ricadute  pedagogiche  e  didattiche 

(Cornoldi, 2007). Quindi: pensiamo, apprendiamo, costruiamo in modi differenti. Inoltre, lo sviluppo del 

nostro potenziale intellettivo è influenzato dal rapporto tra cosa si apprende e come si apprende con la 

nostra particolare intelligenza. 

La  seconda:  l’intelligenza  è  un’entità  dinamica,  fluida, e non  statica,  che  si ha una  volta per 

tutte.  Ovvero,  fornire  agli  studenti  ricche  esperienze  di  apprendimento  può  amplificare  la  loro 

intelligenza, così come il negarle riduce la possibilità di sviluppo (Caine & Caine, 1991). 

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La  terza:  le  connessioni  neuronali  crescono  e  si  sviluppano  quando  sono  utilizzate  in modo 

attivo. Si atrofizzano quando non sono usate. Apprendimenti organizzati, continui e complessi sono  in 

grado di modificare la fisiologia del cervello (Caine & Caine, 1991, Sylwester, 1995). 

Emergono, quindi, delle  considerazioni utili per chi è  responsabile di organizzare  i contesti di 

apprendimento:  per  esempio,  si  dovrebbero  progettare  e  porre  in  azione  efficacemente  attività  che 

sviluppano molti tipi di intelligenza, piuttosto che una. A tutti gli studenti, quindi, devono essere offerte 

opportunità per incontrare continui e nuovi apprendimenti, oppure il rischio di perdere le potenzialità è 

elevato, con conseguenti maggiori possibilità di insuccesso. 

Gli  stili  dell’apprendere Da tempo si è posta molta enfasi su come gli stili di apprendimento sono collegati all’abilità dello 

studente  di  comprendere  e  trattenere  nuovi  concetti. Attraverso  le  ricerche  in  area  cognitivista  c’è 

stato un riconoscimento che l’uso di differenti modi di presentare i contenuti durante una lezione, come 

risultato, 

possono 

aumentare 

sia 

la 

motivazione 

che 

l’aggancio 

di 

differenti 

tipi 

di 

apprendimento. 

Una 

delle  conseguenze  è  quindi  che  gli  studenti  “risponderanno”  ai materiali  e  ai modi  di  presentare  le 

lezioni  in vari modi, correlati ai modi di apprendere. Più profondamente possiamo riconoscere che gli 

individui differiscono per una serie di motivi: ‐ per gli atteggiamenti e  le preferenze per  l’elaborazione 

delle  informazioni, per  la  costruzione  del  significato  e  l’applicazione  a nuove  situazioni; ‐ per  le  loro 

abilità  ad  eseguire  compiti  o  raggiungere  risultati  diversi; ‐ per  l’uso  differente  di  competenze, 

atteggiamenti e preferenze nell’affrontare compiti di diversa natura. Queste differenze  influenzano  le 

abilità degli studenti a raggiungere i risultati di apprendimento. 

Per Messick  (1984) gli stili cognitivi sono caratteristiche cognitive globali che mettono  in  luce 

una  tendenza  individuale di  funzionamento cognitivo  (pensare, memorizzare, prendere decisioni), che 

riflettono  regolarità nella processazione dell’informazione e che  si  sviluppano attorno a orientamenti 

soggiacenti della personalità. Gli stili cognitivi hanno quindi un ruolo nella raccolta e nell’organizzazione 

delle  informazioni.  Rappresentano  tratti  stabili  che  gli  studenti  utilizzano  nella  percezione  delle 

informazioni e degli stimoli, mentre interagiscono con l’ambiente (Jonassen e Grabowki, 1993). 

Queste  caratteristiche  globali,  si  riferiscono non  solo nel  funzionamento  cognitivo, ma  anche 

negli atteggiamenti dell’individuo, nei modi di rapportarsi agli altri o di reagire a situazioni inconsuete. 

Diversi  autori  hanno  categorizzato  differenti  elenchi,  con  classificazioni  bipolari  che  oppongono  due 

diversi orientamenti: 

‐  visivo‐tattile; 

‐  visivo‐verbale; 

‐  indifferenziato‐preciso; 

‐  seriale‐olistico; 

-  analitico‐relazionale. 

Le differenze  individuali emergono, secondo Kolb  (1981), anche nelle modalità di elaborare  le 

informazioni, ovvero attraverso un personale stile di apprendimento. Alcuni esempi degli stili di questo 

autore sono: il divergente, l’assimilatore, il convergente, l’accomodatore. Secondo Dunn e Dunn (1974), 

gli  stili di apprendimento  sono quindi  i modi preferiti da uno  studente  circa  la maniera migliore per 

ottenere 

concentrazione 

apprendimento 

delle 

informazioni 

rilevanti. 

La 

rilevanza 

è 

sulle 

interazioni 

‐  con l’ambiente: alcune bipolarità, sono per esempio, silenzio‐suono, luce bassa‐luce forte; 

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‐  con  l’altro:  apprendimento  individuale‐collaborativo, presenza di  autorità‐assenza  di  autorità, 

ripetitività‐creatività; 

‐  con il proprio corpo: preferenza tra l’uditivo‐visivo‐tattile‐cinesico, movimento‐fermo. 

Cornoldi  (1991)  conferma  la prospettiva per  cui  gli  stili  sono  strettamente  legati  con  i potenziali 

individuali di apprendimento, in quanto sono il modo in cui ciascun individuo si confronta con la realtà e 

ne raggiunge la sua conoscenza. In quanto tali, gli stili di apprendimento si acquisiscono e si modificano 

mediante un processo di sviluppo, all’interno di un contesto ricco di relazioni reciproche. E’ possibile, 

quindi,  apprendere  a  incrementare  la  gamma  a  nostra  disposizione,  per  affrontare  sempre  nuovi 

contesti  e  problemi  di  apprendimento.  Il  dato  rilevante  è  come  renderli  attivi  negli  ambienti  di 

apprendimento. 

Per la scuola vi sarebbe l’opportunità di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi 

un’identità consapevole e aperta  – piuttosto che chiusa e giá compiuta  –  sia  formata saldamente sul 

piano  cognitivo  e  culturale,  in  grado  di  affrontare  positivamente  l’incertezza  e  la mutevolezza  degli 

scenari 

sociali 

professionali, 

presenti 

futuri. 

Particolare 

cura, 

quindi, 

dovrebbe 

essere 

posta 

alla 

formazione della classe come gruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla 

gestione degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione. La scuola dovrebbe costruirsi come luogo 

accogliente, coinvolgendo in questo compito tutti i suoi abitanti, studenti e studentesse compresi. 

E’ necessario  interpretare e concepire  il  luogo dove avviene  l’apprendimento nelle  forme più 

evolute e  capaci di  restituire  efficacia,  equità,  sviluppo delle  intelligenze.  La  classe  come  contesto di 

apprendimento  dovrebbe  essere  un  catalizzatore  per  l’inclusione  delle  differenze  individuali  e  un 

motore  per  lo  sviluppo  delle  intelligenze  e  dei  talenti.  Così  intesa  la  classe  diviene  un  laboratorio 

permanente di esperienze di apprendimento. 

Le ricerche sulle differenze individuali e la LIM La  LIM  come potrebbe essere una possibile  risorsa nell’orizzonte pedagogico delle differenze 

individuali? 

L’elevato impatto visivo è una prima caratteristica peculiare della LIM che, grazie alle dimensioni 

dello  schermo,  rende parole,  testi e numeri,  facilmente  riconoscibili da ogni angolo della  classe,  così 

come  colori  e  forme,  tipi  di  tratti  e  di  immagini. Wall, Higgins  e  Smith  (2005)  in una  ricerca  di  tipo 

qualitativo 

nelle 

classi 

quinta 

sesta, 

hanno 

verificato 

 – 

dopo 

sei 

mesi 

di 

impiego 

 – 

come 

le 

risposte 

che 

evidenziano percezioni positive pervengano dagli allievi con stili visuali e verbali. Relativamente allo stile 

visuale, i commenti si riferiscono a come l’uso di figure, animazioni e immagini faciliti la comprensione di 

quanto  l’insegnante  stia dicendo e  spiegando.  Inoltre,  la possibilità di associare  l’impiego della  LIM a 

frequenti e diversi tipi di interazioni tra insegnante e allievi e tra gli allievi stessi, risponde positivamente 

al bisogno espresso da quanti possiedono uno stile verbale, che possono esprimere e condividere idee 

con gli altri compagni discutendo e interagendo con gli insegnanti su quanto presentato alla lavagna. 

La  corrispondenza  del  pensiero  “visualizzato”  ed  “esplicitato”  è  sottolineato  da  un  secondo 

studio di Higgins, Falzon, Hall, Mosley, Smith e Wall (2005), dove emergono commenti come il seguente: 

“(la LIM) ti aiuta ad apprendere meglio perché nei libri ci sono parole per spiegare ma tu ora hai figure e 

cose,  puoi  vedere  cosa  sta  succedendo mentre  pensi”. Ovvero  capita  di  “vedere”  e  “comprendere” 

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Un  altro  importante  aspetto  che  emerge  dalle  affermazioni  degli  insegnanti  nella  ricerca  di 

Latham (2002) è la dimensione di revisione e di consolidamento, sia delle informazioni che dei processi. 

Infatti,  gli  insegnanti  salvano  le  loro  lezioni  con  gli  appunti  e  le  modifiche  apportate  durante  le 

interazioni  con gli allievi;  i  file  sono  così utilizzati nelle  lezioni  successive per  rivedere quanto  svolto, 

azione  che  consolida  l’apprendimento  (funzione  metacognitiva)  e  la  riflessione  sulle  pratiche  di 

insegnamento. 

In  sintesi,  la  LIM  permette di  usare  simultaneamente molti  sensi  –  visivo,  uditivo,  cinestesico  – 

conduce ad incrementare il livello di coinvolgimento e una più profonda comprensione. Per altro, la LIM 

non è magica né  tantomeno un  fenomeno  che  solo a  “guardarlo” permette di  apprendere. Occorre, 

come  sempre,  elevare  la  qualità  della  progettazione,  in  una  direzione  di  individualizzazione  e  di 

personalizzazione: in questo la LIM ha buone possibilitá di essere una innovazione trasformativa. 

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Verso contesti estesi di apprendimento Piergiuseppe Ellerani, Libera Università di  Bolzano 

Significatività dell’ambiente di apprendimento Il contesto pensato per l’apprendimento diviene allora un ambiente organizzato attraverso una 

conoscenza  applicata,  progettata  attorno  alla  ricerca  e  alla  soluzione  di  situazioni  complesse,  di 

problemi  del  mondo  reale.  L’esperienza  autentica  favorisce  l’apprendimento  attivo,  supporta  la 

costruzione  della  conoscenza,  e  integra  naturalmente  l’apprendimento  realizzato  nella  scuola  con  la 

vita: la classe diventa un laboratorio. 

L’organizzazione della classe è stata definita come l’insieme di azioni poste in essere per creare e 

mantenere  un  ambiente  di  apprendimento  che  supporta  gli  obiettivi  educativi  e  di  apprendimento 

(Brophy, 

1988). 

Vi 

è 

in 

quest’azione 

un’orchestrazione 

di 

allievi 

dentro 

fuori 

piccoli 

gruppi, 

definiti 

dal 

setting  della  classe.  Essere  preparati  a  creare  e mantenere  un  ambiente  di  apprendimento  efficace 

significa possedere una varietà di conoscenze e competenze che permettono di strutturare  l’ambiente 

fisico  in  modo  efficace,  stabilire  ruoli  e  procedure,  sviluppare  relazioni  con  gli  allievi,  mantenere 

attenzione e coinvolgere attivamente nello studio e nell’apprendimento. 

Si  tratta quindi di comprendere quali sono  le parti del sistema coinvolte e come generare  tra 

esse forti interdipendenze. Creare e  implementare un contesto di apprendimento significa pianificarlo 

all’inizio dell’anno scolastico, e con la partecipazione di tutti gli insegnanti. Tutta la Scuola diviene un 

ambiente  di  apprendimento.  I  differenti  luoghi  nei  quali  avvengono  esperienze  assumono  unitarietà 

educativa  e  formativa  poiché  pensati  e  organizzati  come  “ambienti  per  l’apprendimento”:  le  classi 

interpretate  come  laboratorio,  i  laboratori  specifici,  la  palestra,  la  biblioteca,  gli  spazi  comuni.  La 

prospettiva  è, quindi, di  una  Scuola  “laboratorio”  e  fa  riferimento  al  sistema  di  conoscenze,  aree  di 

abilitá,  azioni  competenti  di  un  luogo  che  ha  metodo   per   realizzare  e  costruire,  nelle  diverse 

rappresentazioni, sia che  si  tratti del  fare  tipico della bottega artigiana, sia del  fare  ricerca come una 

comunitá  scientifica. Un ambiente nel quale gruppi di allievi  imparano a utilizzare gli  strumenti della 

propria cultura, il linguaggio e le regole da seguire, per usarli nel dialogo e nella costruzione sociale della 

conoscenza (Wilson, 1996). 

Rielaborando  la definizione di Salomon (1996) possiamo pervenire ad una sintesi schematica e 

rintracciare in un ambiente di apprendimento la presenza di elementi: 

a)  spaziali (il luogo e le forme che si danno al luogo nel quale avviene l’apprendimento); 

b)  umani (gli attori che agiscono nello spazio  – allievi, insegnanti, adulti); 

c)  costituzionali  (l’insieme  di  regole  o  vincoli  che  gli  attori  assegnano/assumono  in  modo 

collaborativo per la regolamentazione dei comportamenti e delle attività); 

d)  attivi (compiti, attività, produzioni finalizzate all’apprendimento); e)  temporali (i tempi per lo svolgimento dei compiti e delle attività di apprendimento); 

f)  strumentali (i differenti set di strumenti o artefatti, “hardware” e “software” che possono essere 

oggetto di tutte le azioni necessarie per l’apprendimento); 

g)  relazionali (l’insieme dei legami che si instaurano tra gli attori nell’ambiente); 

h)  comunicativi  (l’insieme  delle  diverse  forme  di  comunicazione  utilizzate  che  costituiscono  il 

formarsi e il definirsi di un clima relazionale e di rapporto con l’altro/a); 

i)  processuali (gli sforzi mentali richiesti e attivati dal processo di apprendimento). 

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L’insieme  di  questi  elementi  forma  un  microcosmo  di  esistenze  ed  esperienze  umane,  di 

apprendimenti, attraverso  i quali  si  costruisce anche  la  “cultura” dell’ambiente di apprendimento. E’ 

considerando  questi  elementi  nel  loro  insieme  che  si  costruisce  una  Scuola  come  ambiente  di 

apprendimento  capace  di  ingaggiare  le  differenze  individuali,  le  intelligenze  di  ognuno  e  formare 

cittadini competenti. 

Contesto,  co‐costruzione,  collaborazione,  complessità  danno  forma  ad  una  generatività 

dell’apprendimento di tipo costruttivista‐sociale. Fare con quello che si sa, rendere vitale quello che si 

sa,  trasforma   –  secondo  il  costruttivismo   –  ogni  membro  dell’ambiente  di  apprendimento  in 

“ricercatore” della conoscenza che impara “il pensare” e “l’agire” della disciplina, nella progettazione e 

nella realizzazione quotidiana di prodotti complessi. 

 Ambiente esteso: aula e web 2.0 Il web 2.0 apre  la prospettiva di considerare  il contesto di apprendimento come un contesto 

esteso dove  le caratteristiche  laboratoriali, costruttive e  interattive della presenza si estendono  in un 

nuovo contesto che considera il digitale come prospettiva “realtuale”. 

L’ambiente digitale non  si  contrappone all’aula e nemmeno è ambiente del  “fuori” e  “dopo” 

aula. Nella prospettiva evolutiva e  trasformativa dei contesti di apprendimento,  l’ambiente digitale  fa 

parte dell’aula e come tale ne estende funzionalità e caratteristiche. Le azioni  in presenza  – pensiamo 

alla realizzazione  in gruppi di prodotti che dimostrano  l’apprendimento oppure  la documentazione dei 

processi di apprendimento  – sono conservate nello spazio comune virtuale, al quale si accede  in ogni 

momento e per effettuare azioni di completamento, di aggiornamento e di apprendimento continui. 

Un contesto di apprendimento tecnologicamente esteso, quindi, che mantiene le caratteristiche 

laboratoriali, nel quale  integrare e interagire con diversi media e strumenti tecnologici, sia in presenza 

che a distanza. L’estensione tecnologica permette la rottura dello spazio‐tempo, e nel contesto esteso di 

apprendimento sono presenti simultaneamente più comunità  – studenti, insegnanti, esperti. Le quali, in 

comunicazione  permeabile  tra  loro,  aumentano  qualità  della  riflessione  e  quantità  delle  interazioni, 

fornendo continuo sostegno all’esperienza di aggiornamento e apprendimento continuo. 

Il  contesto  esteso  (possibile  grazie  all’Ambiente  Virtuale  di  Apprendimento  Collaborativo)  è, 

quindi,  un  contesto  nel  quale  sono  inclusi  nella  presenzialità  gli  strumenti  piú  attuali 

dell´apprendimento;  attraverso  l´utilizzo  di  classi  virtuali  e  il  social  network  del web  2.0  (wiki,  blog, 

videolezioni,  videoconferenze,  forum)  è  possibile  operare  sia  per  realizzare  attività  di  sviluppo  della 

conoscenza, sia per attivare processi cognitivi. Diviene un contesto generativo nel quale sperimentare 

modalità attive e sociali della costruzione della conoscenza, caratterizzata sia da forme sequenziali che 

da  quelle  reticolari.  E´  un  contesto  significativo  e  intenzionalmente  progettato  per  considerare  le 

differenze  individuali  di  apprendimento,  attraverso  la  presentazione  di  contenuti  per  differenti  stili 

cognitivi (oggetti per esperienze di apprendimento) o di utilizzo di forme plurali dell´intelligenza. 

È  questa  prospettiva  che  permette  di  assumere  il  principio  di  “aula  estesa”,  nella  quale 

l´ambiente virtuale si fonde con l’ambiente reale. L’insegnante può quindi disporre di alcune funzionalità 

che permettono l´utilizzo simultaneo di fonti e di tempi differenti per la fruizione dei contenuti, oppure 

l´operare simultaneamente con parte della classe a livello individuale e con parte della classe in piccoli 

gruppi; oppure, ancora, tenendo memoria nello spazio virtuale dei  lavori, riflessioni, processi di  lavoro 

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svolti nello  spazio  reale.  Inoltre,  l´ambiente  esteso  rappresenta  una modalità di  “memoria”  che  può 

essere riutilizzata al di fuori del tempo in presenza (tempo pieno, tempo dei compiti a casa, tempo dello 

studio  individuale).  Si  è  reso  evidente  il  principio  della  progettazione  intenzionale,  che  considera  le 

diverse possibilità di accesso all´ambiente virtuale, della cooperazione, delle fasi di individualizzazione. 

L´ambiente  esteso  quindi,  rappresenta  una  tripartizione  delle  forme  possibili  di  fruizione  ed 

erogazione della  formazione: a) come “doppio virtuale”, sul quale ogni attività  formativa può contare 

per sostenere l´attivitá in presenza; b) come “continuitá sequenziale” (presenza‐virtuale‐presenza) delle 

attività svolte in classe; c) come “disseminazione cooperativa” della conoscenza, organizzando le risorse 

per le esperienze di apprendimento realizzate nelle scuole da insegnanti e studenti. 

Fig. 5  – Come dev’essere l’Ambiente di apprendimento con la LIM. Mappa concettuale. 

L´AVAC  (Ambiente Virtuale  di Apprendimento Collaborativo)  contiene  e utilizza quanto  viene 

realizzato e documentato attraverso  la  LIM  in modalitá collaborative. Ogni  insegnante ha  la concreta 

possibilitá  di  progettare  percorsi  individualizzati  e  personalizzati,  organizzando  nell´AVAC  un  sempre 

nuovo “contesto della memoria” delle attivitá  svolte  in classe. Ogni materiale prodotto con  la LIM  in 

classe  – e fuori  – è consultabile in ogni momento e in ogni luogo, permettendo a ognuno di organizzare 

livelli 

individuali 

di 

apprendimento. 

Da  questo  punto  di  vista,  l´AVAC  intende  assumere  le  teorie  dell´individualizzazione  e  della 

personalizzazione degli apprendimenti. Le forme individuali dell´apprendimento sono intrecciate con le 

forme sociali dello stesso, utilizzando le potenzialità che derivano delle competenze e delle intelligenze 

distribuite nel “contesto”. 

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Progettare  gli apprendimenti attraverso  la LIM. Una  risorsa per valorizzare altre risorse: allievi e insegnanti 

L’utilizzo consapevole e intenzionale della LIM come risorsa per l’apprendimento richiede quindi 

di  progettare  le  attività,  allestire  ambienti  spaziali  con  forte  interazione,  utilizzare  modalità  di 

valutazione  in grado di  rispondere alla crescita di ogni allievo. Occorre  interrogare  continuamente  le 

finalità nelle quali e verso  le quali operiamo. Come  in un  laboratorio di ricerca, da una parte, occorre 

sapere che cosa si sta cercando, le ipotesi che muovono all’azione, a come utilizzare tutte le risorse per 

raggiungere  l’obiettivo,  su  quali  strumenti  è  necessario  contare  per  raggiungerlo.  Dall’altra,  occorre 

comprendere le potenzialità degli strumenti che si dispongono, i loro funzionamenti, i limiti e i pregi, che 

mettono  i  ricercatori  nelle  condizioni  di  operare  al meglio.  Così  come  in  un  laboratorio  vi  sono  gli 

accadimenti dell’imprevisto,  l’apertura ai quali spesso diviene  fonte di ulteriore scoperta. Nella classe 

come  laboratorio costruttivista,  la didattica cooperativa è un  ingrediente fondamentale per mobilitare 

tutte  le  risorse  in  grado  di  raggiungere  l’obiettivo  dell’apprendimento.  Saper  utilizzare  al meglio  gli 

strumenti facilita il raggiungimento dei fini. 

Cosa significa, allora, iniziare ad operare con la LIM? Si può presupporre un utilizzo progressivo 

al fine di sviluppare e affinare competenze nell´uso e nella proposta? 

Esploriamo  ed  evidenziamo  allora  alcune  possibili  forme  di  approccio.  In  prima  istanza, 

rivolgeremo  lo  sguardo  a  come  si  potrebbe  introdurre  lo  strumento  e  a  quali  approcci  riferirsi. 

Secondariamente,  ci  soffermeremo  a  quali  risorse metodologiche  attingere  per  una  potenziale  alta 

integrazione della LIM nelle classi. 

L’integrazione nel contesto di apprendimento La LIM e il cooperative learning per valorizzare la risorsa allievi in classe 

La LIM va pensata “dentro” al contesto di apprendimento nel quale, intenzionalmente, vengono 

poste  richieste  agli  studenti  in  grado  di  mobilitare  competenze,  coinvolgere  nei  processi  di 

apprendimento, agganciare la motivazione. 

Quali nuove opportunità può introdurre la LIM nella vita della classe? E nella didattica? In quali 

modalità utilizzarla per rendere più efficace la partecipazione degli allievi? Se abbiamo una LIM in classe 

come operare con tutti gli allievi? Queste domande  introducono ad uno scenario dal quale emergono 

pratiche partecipative, interazione tra pari, cooperazione, attivazione delle differenze, di equità. La LIM 

diviene  uno  strumento  che  l’insegnante  può  guidare  al  fine  di  sviluppare  pratiche  coinvolgenti  e 

generare  nuovi modi  in  grado  di  interpretarla.  Si  tratta  di  pensare  la  LIM  all’interno  della  vita  della 

classe,  in  un  processo  circolare  tra  insegnante‐allievo‐attività  di  apprendimento‐richieste  poste  dalle 

attività.  La  LIM può essere utilizzata nelle diverse  fasi e  rappresentare  la  finestra per  le anticipazioni 

cognitive, la sintesi finale, la raccolta di idee, le costruzione di mappe, la presentazione dei lavori svolti. 

L’utilizzo della lavagna diviene, quindi, un’estensione delle attività che avvengono “fuori” di essa e alle 

quali  essa  rimanda  continuamente:  la  partecipazione  attiva,  il  lavoro  preparatorio,  la  cooperazione 

attraverso l’organizzazione della classe in piccoli gruppi. 

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Il cooperative learning è riconosciuto come contesto generativo di apprendimento le cui attività 

mirano alla comprensione significativa e profonda (Blythe, 1998). Per esempio,  lavorare  in gruppo per 

prepararsi a sostenere un dibattito, oppure chiedere agli studenti di avere feedback sul  loro  lavoro da 

parte  degli  altri  compagni  –  nella  fase  di  autovalutazione  –  aiuta  ad  andare  più  in  profondità  nel 

processo di comprensione individuale. Essendoci molti modi di applicare il cooperative learning, occorre 

porre attenzione alla scelta delle procedure se si desidera raggiungere l’obiettivo di una comprensione 

profonda. 

Pensiamo allora che la LIM debba essere inclusa nelle pratiche cooperative di organizzazione e 

gestione del  contesto  classe per almeno due buone  ragioni:  la prima, perché  si valorizzano gli allievi 

come  principale  risorsa  e  si  riconoscono  gli  assunti  delle  ricerche  che  pongono  in  evidenza  il  valore 

persistente della cooperazione nel potenziare gli apprendimenti; la seconda, perché le forme differenti 

di  cooperative  learning  permettono  di  utilizzare  al  meglio  le  potenzialità  intrinseche  della  LIM, 

valorizzandola come risorsa tra le risorse. Inoltre, i piccoli gruppi di studenti  – che lavorano insieme per 

massimizzare gli apprendimenti propri e degli altri compagni  – divengono occasione di esperienza per lo 

sviluppo  delle  competenze  e  il  raggiungimento  di  traguardi  formativi più  evoluti,  come  per  esempio 

indicato dalle Indicazioni Nazionali e dal Quadro delle competenze chiave europee. 

Fig. 

 –Caratteristiche 

della 

LIM. 

Mappa 

concettuale. 

Prevedere un  contesto  di utilizzo  cooperativo  della  LIM  permette  agli  studenti di  lavorare  in 

modo più efficace e variegato per portare a termine compiti complessi o affrontare problemi, formando 

disposizioni  della  mente  e  attivando  intelligenze  differenti.  Vi  è  l’incontro  con  la  prospettiva  della 

differenziazione  dell’insegnamento‐apprendimento  (Tomlinson,  2002),  che  consente  agli  studenti  di 

assaporare un benessere permeato dai modi e ritmi differenti e sostenuto dall’essere riconosciuti nei 

talenti  e  negli  interessi  differenti  che  portano  a  scuola.  Inoltre,  in modo  più  significativo,  classi  che 

seguono questo criterio per  la progettazione degli  insegnamenti‐apprendimenti,  lavorano  in modo più 

efficace ed equo rispetto ad un modello organizzato sulla base uno‐tutti. 

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Gli  insegnanti  sono  incoraggiati  a progettare  le attività pensando a  studenti  che hanno delle 

responsabilità,  dei  ruoli  da  svolgere,  dei  compiti  da  realizzare,  che  svolgono  azioni  dalle  quali 

apprendere in modo profondo. Ugualmente l’insegnante è sostenuto nell’idea di differenziare i compiti 

richiesti ai gruppi, seguendo  il principio di  interdipendenza positiva rendendo  il gruppo maggiormente 

coeso  ed  efficace. Gli  studenti,  da  una  parte,  sono  chiamati  a  collaborare  e,  dall’altra,  ad  elevare  le 

richieste individuali in un contesto di gruppo che mantiene alta la loro motivazione. In questo modo gli 

studenti sono incoraggiati ad apprezzare le diverse competenze ed esperienze dei loro pari, vi è un clima 

di inclusione diffusa e reale. 

Il cooperative learning permette all’insegnante di disporre di un repertorio ampio sia di forme 

che di modelli  attraverso  i quali organizzare  l’interazione  sia  tra  gli  studenti  che  tra questi  e  la  LIM. 

Attraverso le forme informali e formali  – il lavoro per coppie di pochi minuti o per brevi tratti di tempo  – 

oppure i modelli più strutturati come per esempio il Group Investigation e la Complex Instruction  – che 

postulano più tempo e complessità  – emerge comunque l’intenzionalità formativa, orizzonte pedagogico 

della cooperazione, della valorizzazione delle differenze individuali, dello sviluppo dei talenti in tutti gli 

abitanti della scuola. Un contesto cooperativo richiede continuamente  – in modo esplicito ed implicito  – 

l’azione di competenze sociali contribuendo a formare una consistente parte del curricolo degli studenti. 

La  LIM  è  parte  dell’ambiente  di  apprendimento  cooperativo:  l’insegnante  parte  da  essa  per 

stimolare  attività  che  trovano  naturale  continuazione  nelle  procedure  cooperative  svolte  nei  piccoli 

gruppi e che  ritornano da essi alla  LIM  sottoforma di presentazione di prodotti e consapevolezza dei 

processi svolti da parte degli studenti. La LIM può, quindi, essere utilizzata per scandire  le diverse fasi 

della vita di classe cooperativa. 

La prospettiva proposta è rappresentata dal seguente schema: 

Fig. 7  – Schema dell’esperienza di apprendimento. 

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E’ all’interno di questo ciclo che la LIM può svolgere un ruolo innovativo attraverso la proposta 

di attività integrate che pongono gli allievi nella condizione di dover rispondere a specifiche richieste che 

indirizzano continuamente alla formazione delle disposizioni. 

L’insegnante potrebbe proporre di indirizzare le attività attraverso la LIM, per esempio, nei modi 

seguenti: 

Nella LIM presento:  Consegna  (da  svolgere  in 

coppia o in piccolo gruppo): 

Richiesta di abilità di pensiero: 

Due immagini o due figure. Osserva queste due figure con 

attenzione. 

Compara queste due figure e 

definisci le caratteristiche uguali 

o diverse. 

Un breve video (fermandolo 

prima 

della 

fine), 

un’immagine, un dipinto. 

Cosa pensi che accadrà 

quando… 

Cosa prevedi che capiterà 

quando…? 

Un breve video, la descrizione 

di un problema da risolvere. 

Proviamo ad affrontare questa 

situazione 

Analizza questo problema: quali 

sono le sue caratteristiche? 

Un’animazione di una legge 

della fisica, oppure di una 

particolare regola geometrica 

oppure di un principio 

matematico. 

Osserva quello che capita e 

definisci quando potresti usarlo. 

In quali situazioni potresti 

applicare questo…? 

Un elenco disordinato di 

azioni, parole o immagini. 

Leggi queste parole (osserva 

queste immagini). 

Categorizza le parole all’interno 

di uno stesso ambito. 

Tab. 1  – Attività alla LIM e abilità di pensiero corrispondenti. 

Il completamento delle attività avviene con  la presentazione dei prodotti realizzati da parte di 

alcuni  studenti  attraverso  la  LIM,  originando  un  ulteriore  oggetto  di  apprendimento  –  che  rimane 

disponibile poiché salvato  – sul quale l’insegnante potrà operare ulteriormente. 

L’insieme  delle  abilità  di  pensiero  viene  trasformato  in  atteggiamenti  competenti  quando  gli 

studenti si trovano a svolgere compiti complessi  – in classe assegnati dai docenti, nella vita affrontando 

le diverse situazioni che si incontrano  – che richiedono la mobilitazione e l’orchestrazione di famiglie di 

tali abilità. 

Sviluppo di padronanza delle competenze Considerando  le  attività  che  ordinariamente  si  svolgono  in  un  ambiente  generativo  di 

apprendimento,  la  LIM  può  essere  utilizzata  per  potenziare  le  forme  comunicative  a  disposizione 

dell´insegnante e del contesto: 

‐  l’insegnante  presenta  la  lezione  e  utilizza  la  lavagna  come  strumento  di  comunicazione  e 

partecipazione; 

‐  l’insegnante  propone  risorse  di  apprendimento  che  includono  gli  stili  cognitivi  presenti  nella 

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classe e le differenze individuali; in modo particolare è un´opportunitá nuova per gli stili tattili e 

cinestesici; 

‐  l’insegnante utilizza la lavagna per scandire tempi, compiti e ruoli da svolgere nella classe per lo 

studio e la realizzazione di lavori cooperativi; 

‐  gli allievi la usano per presentare i lavori che hanno precedentemente svolto in piccolo gruppo; 

‐  gli allievi chiedono commenti e integrazioni ai compagni, sostengono le loro idee, presentando 

fonti e documentazioni archiviate precedentemente anche in contesti del fuori‐scuola; 

‐  gli allievi utilizzano per i loro lavori gli appunti dell´insegnante e quanto creativamente lo stesso 

ha realizzato nella presentazione della lezione; 

‐  gli allievi producono la continuazione di una lezione avviata dall’insegnante utilizzando in modo 

convincente argomenti e idee attraverso la LIM, simulando reali presentazioni; 

‐  gli allievi utilizzano la LIM per presentare i loro prodotti finali di apprendimento in momenti di 

seminario  o  di  tavole  rotonde,  alla  presenza  di  adulti  esperti  o di  compagni  di  altre  classi  o 

scuole (anche a distanza); 

‐  gli allievi presentano documenti che hanno archiviato nella piattaforma piattaforma e‐learning 

della  scuola,  costruendo  formazione  per  altri  compagni  e  implementando  banche  dati 

tematiche; 

‐  gli allievi accedono a  sequenze  ripetitive  (frasi,  suoni, pronuncia, procedure)  registrate con  la 

lavagna in azione, che possono reiterare in presenza dei compagni e dell’insegnante; 

‐  gli allievi possono riflettere sulle sequenze e sui prodotti soffermandosi sui processi di pensiero 

attivati e utilizzado pratiche metacognitive. 

La progettazione delle attività nell´ambiente di apprendimento, con la creazione da parte degli 

allievi di prodotti che utilizzano la LIM, genera lo sviluppo di alcune competenze: 

Per l´ambiente laboratorio (di tipo applicativo)  Per la vita (di tipo sociale) 

-  Presentare in pubblico; 

-  argomentare in modo persuasivo; 

-  sostenere punti di vista; 

-  proporre punti di vista divergenti; 

-  comunicare efficacemente; 

-  produrre  risorse  per  l´apprendimento  dei 

pari. 

-  Partecipare; 

-  cooperare; 

-  lavorare in gruppo; 

-  pensare criticamente. 

Tab. 2  – Schema delle competenze maturabili attraverso ‘l’uso della LIM. 

Avendo come  fine  lo sviluppo di queste competenze, sarà possibile progettare  l’uso della LIM 

come ambiente generativo di apprendimento, piuttosto che  limitarsi al semplice uso dello strumento 

(anche se innovativo). 

Peculiarità della LIM come strumento di mediazione didattica Daniele Barca, USR Emilia Romagna, Comitato tecnico Scientifico Edulife SpA 

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Vi sono molte maniere per insegnare con la LIM. 

Esistono i "lavagnari" del 1° tipo che utilizzano il software proprietario della propria lavagna per 

assemblare  i contenuti. È  il caso per  il software Notebook della Smart, delle applicazioni multimediali, 

come “Vortex”, che permettono i realizzare attività interattive personalizzabili. 

Esistono, poi,  i "lavagnari" del 2°  tipo, che utilizzano altri software a  loro  familiari coniugando 

l'interattività  e  la  visione  in  grande  offerta  dalla  LIM.  Tra  i  più  utilizzati,  in  ambito  matematico, 

“Geogebra”. 

Esistono, infine, i "lavagnari" del 3° tipo, che utilizzano le risorse già esistenti nel web, surfando, 

copiando, incollando, catturando, ed assemblando il tutto su fogli di scrittura o di disegno (tipo word o 

openoffice  draw);  un  esempio  può  esser  dato  dall'impiego  di  un  sito  come  “Italiano  in  famiglia” 

(http://www.italianoinfamiglia.it). 

E poi  vi  sono  coloro  che mettono  in  gioco  tutte  le  strategie, dotandosi di  una  cassetta degli 

attrezzi di siti e materiali digitali, magari realizzata anche con strumenti tipici del web 2.0, come KNOL di 

Google:  per  esempio,  gli  “IRRINUNCIABILIM”  (http://knol.google.com/k/daniele‐barca/gli‐

irrinunciabilim/1agb2umxw3j71/5#). 

Una  distinzione  di  partenza  riguarda  l’impiego  della  LIM  e  l’impiego,  attraverso  essa,  dei 

software di presentazione, proprietari o non. 

Formarsi  all’impiego  della  LIM  tocca,  quindi,  due  aspetti  distinti  di  cui  è  necessario  esser 

consapevoli  per  evitare  che  la  formazione  alla  LIM  per metonimia  diventi  formazione  al  software di 

presentazione. 

Il  primo  aspetto  consiste   –  indipendentemente,  quindi,  dalle  tipologie  dei  prodotti  e  dal 

software di presentazione  – nelle peculiarità della LIM (intendendo così il kit lavagna + PC + proiettore e 

comprendendo, per esempio, la risorsa audio). 

a.  Vedere, leggere, ascoltare e navigare nel web in 

grande, ad alto volume e di fronte a tutta la classe. 

Innova Scuola: http://www.innovascuola.gov.it 

b.  Interagire (scrivere, toccare, cliccare) in grande su 

una superficie (con il conseguente coinvolgimento degli studenti alla lavagna). 

WIRIS: http://wiris.indire.it/wiris/it/index.html 

c.  Costruire contenuti mentre si illustrano (per cui tutto quanto appare a schermo, suono, video, immagine, è oggetto, rigenerando il ruolo della scuola come luogo di indirizzo e selezione dei contenuti e dei saperi e delle relazioni tra loro). 

Anche una lezione tradizionale come l'analisi dell’Infinito leopardiano assume un valore 

nuovo se si utilizza il file del manoscritto, un 

file audio di una lettura attoriale, il link ad un 

glossario on line o ad un sito leopardiano. 

d.  Accumulare e salvare tutto quello che scorre sullo 

schermo (è quella funzione che Henry Jenkins definisce di “Black box”, una scatola nera che nel flusso on line di contenuti li intercetti, li conservi, li renda usabili e riusabili e permetta l'accesso ad 

altri strumenti e media: software, audio, video, 

testi, tv, radio). 

http://www.oercommons.org 

Tab. 3  – Elenco esempi disponibili in rete di attività possibili con la LIM. 

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Il secondo aspetto è dato dall’utilizzo dei differenti software proprietari di presentazione annessi 

alle  LIM.  Si  tratta  essenzialmente  di  ambienti  organizzati  per  schermate  successive  che  raccolgono 

funzioni altrimenti riproducibili con una molteplicità di software anche liberamente scaricabili dalla rete 

(annotazione,  scrittura  digitale,  repository,  presentazione,  registrazione  audio  e  schermo,  cattura); 

avvicina all'idea di  ipermedia, allega e salva materiali, catalizza  l'attenzione, spinge alla costruzione di 

percorsi. Può essere la via semplice al digitale (nella maggior parte dei casi occorrono competenze come 

quelle della posta elettronica e della scrittura su foglio elettronico). 

Alcune domande per motivarne l'impiego possono essere: 

-  La LIM è un medium? Qual è la differenza tra mondo della scuola e mondo dei media? 

In  realtà  è  da  considerare  un  delivery;  si  spiega  la  sua  natura  catalizzatrice  e  multimodale (http://it.wikipedia.org/wiki/Multimodale). 

-  Cosa significa che la LIM ha una natura mimetica? 

Significa che nasconde le tecnologie sottese; si offre a molteplici impieghi; è strumento catalizzatore 

e di convergenza. 

-  Quali sono i gradi di utilizzo della LIM? 

Si possono identificare “sei gradi”: dalla lezione frontale “a mano libera” alla co‐costruzione. 

-  Quali integrazioni si possono realizzare con la LIM? 

Significativo in questo senso è imparare ad integrare:   metodi e modelli didattici,   fonti: strumenti e materiali,   media,   formati: cartaceo e digitali, 

  apprendimenti: formali e informali. 

-  I materiali: devono essere percorsi completi o tessere digitali? 

-  Come si relazionano LIM e WEB e quali potenzialità offrono? 

-  Quale tipologia di “sceneggiatura” della lezione con la LIM si può progettare e realizzare? 

Fig. 

 – 

Diagramma 

riassuntivo 

sui 

possibili 

modi 

per 

familiarizzare 

usare 

la 

LIM 

da 

parte 

del 

docente. 

32

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Uno studio condotto (Warren 2002) suggerisce alcune linee‐guida per la progettazione di lezioni 

e attività adatte a comunicare in classe con la LIM. 

1.  I  contenuti  dovrebbero  essere  aperti  e  non  costituire  strumenti  di  autoformazione/ 

autovalutazione. 

2. Le

 

risorse 

dovrebbero 

essere 

di 

stimolo 

alla 

discussione 

per 

la 

classe 

non 

contenuti 

da 

fruire 

passivamente. 

3.  La LIM dovrebbe essere valorizzata come spazio di scrittura e di manipolazione. 

4.  Le lezioni dovrebbero integrare le risorse testuali con la comunicazione visiva. 

5.  La presentazione delle risorse e le attività interattive è più efficace se pianificata accuratamente. 

6.  La  struttura  della  lezione  dovrebbe  lasciare  spazio  alla  “reticolarità”  creando  più  percorsi  di 

lettura. 

7.  La lezione è più coinvolgente se gli studenti hanno occasione di andare alla lavagna, soprattutto 

per attività che coinvolgono il gruppo dei pari. 

8.  Partendo dalla propria lezione tradizionale progettare: 

o  quale sequenza della lezione “tradurre” con la LIM 

o  quando inserirla all’interno della propria sceneggiatura 

o  modalità di lavoro con la LIM: a schermo, in laboratorio, individuale, di gruppo. 

Seguono alcuni esempi di lezioni con la LIM a confronto. 

‐  BOCCACCIO: http://www.youtube.com/user/canaleInnovaScuola#p/a/35485080B2A35E3D/0/kankqWyXSM8 

‐  TRIANGOLO EQUILATERO: http://www.youtube.com/user/canaleInnovaScuola#p/a/u/2/06qgEMD‐gJU

‐  ESERCIZI DI COMPLETAMENTO: 

http://www.youtube.com/user/canaleInnovaScuola#p/a/u/1/mjVI68KBs1o

‐  ANALISI DEL TESTO: http://www.youtube.com/watch?v=eLjZ4abF5Fw

‐  ESPERIMENTI O SIMULAZIONI A SCHERMO (rapporto con esperimenti o simulazioni vere): http://www.france.learningtogether.net/intro.html; http://archimedes.infm.it/energia2

‐  VISITA DI STUDIO: come preparazione e come racconto (mercato, museo virtuale, ecc.) http://mv.vatican.va/2_IT/pages/MV_Visite.html 

‐  LA SCOPERTA (Brainstorming, uso di Learning Object, Wikipedia, giochi in Flash, siti, ecc.) http://brunelleschi.imss.fi.it/esplora/compasso/indice.html 

‐  PROBLEM SOLVING (analisi, problemi, simulazioni, webquest, ecc.): http://puntoeduri.indire.it/digiscuola/offerta_lo/lo/99/

‐  RELAZIONE  – SCOPERTA E RAPPRESENTAZIONE DEL SÉ: www.dabbleboard.com 

‐  PERCORSO O AMBIENTAZIONE (ricostruire un’epoca, un autore, un viaggio): http://knol.google.com/khttp://didapages.software.informer.com 

‐  ORGANIZZAZIONE (ordinare idee, mappe concettuali e mentali, linee del tempo, ecc.) http://bubbl.us

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Un modello per progettare le attività con la LIM La prospettiva che emerge è progettare l’utilizzo della LIM per formare competenze attraverso 

l’organizzazione delle attività e le richieste continue poste dai compiti di apprendimento, in un contesto 

a  forte  mediazione  sociale.  L’insieme  delle  proposte  tende  a  evidenziare  l’avvenuta  comprensione 

profonda dei tratti distintivi dei contenuti presentati dagli insegnanti e la padronanza della competenza 

“in progress”. Per uno studente comprendere un argomento significa essere abile nell’adoperare con 

flessibilità quell'argomento  – per  spiegare, giustificare, esplorare,  collegare e applicare ‐ in modi  che 

vanno al di là della conoscenza e delle procedure di abilità apprese in modo specifico. 

Insegnare  per  la  comprensione  significa  ingaggiare  gli  studenti  attraverso  prodotti  finali  e 

significativi che permettono  loro di dimostrare comprensione.  I prodotti possono essere relativamente 

semplici  –  la costruzione di una mappa concettuale sull’argomento studiato, oppure  la soluzione di un 

problema con  l’applicazione dei concetti appena appresi  – oppure complessi  – come problem solving, 

stesura  di  ricerche,  di  protocolli  di  sperimentazioni,  di  articoli  per  riviste  scientifiche  o  letterarie,  di 

progettazioni multimediali, di indagini sociali, di organizzazione di seminari i cui esperti sono gli studenti. 

Fig. 9  – Classificazione delle applicazioni didattiche della LIM. Mappa concettuale. 

I compiti complessi o autentici sono quindi quei compiti che hanno applicazione nel mondo reale 

o che dispongono a  formare competenze per  la vita richiedendo agli studenti di richiamare una vasta 

gamma di conoscenze e abilità. I compiti autentici possono coinvolgere piú discipline e sono sfidanti per 

la loro complessità. Inoltre, nella loro realizzazione, vengono richieste le abilità di pensiero più elevate, 

come per esempio  la  comprensione profonda,  la progettazione,  l’analisi e  la  soluzione di problemi.  I 

compiti autentici e complessi, inoltre, assumono la caratteristica di motivare gli studenti a sentirsi parte 

di  una  classe  organizzata  come  comunità  di  apprendimento.  Brophy  (2003),  suggerisce  per  quanto 

possibile, di far apprendere gli studenti attraverso l’impegno in attività autentiche, le quali, esigendo che 

si utilizzi ciò che si è appreso per compiere  i numerosi  tipi di applicazioni nella vita reale, giustificano 

l’inclusione di tale forma di apprendimento nella formazione del curricolo motivante. 

Possiamo allora evidenziare alcuni elementi che caratterizzano un modello che  include  la LIM 

nella vita della classe: 

a)  definire  cos’è  una  comprensione  che  conta,  attraverso  l’identificazione  di  argomenti  o  temi 

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generativi, e organizzando il curricolo attorno ad essi; 

b)  chiarificare  cosa  gli  studenti  hanno  bisogno  di  comprendere,  attraverso  l’articolazione  chiara 

delle disposizioni da formare; 

c)  incoraggiare  l’apprendere degli  studenti  coinvolgendoli  in performance di  comprensione,  che 

richiede agli studenti di applicare e sviluppare le disposizioni e le intelligenze; 

d)  monitorare e promuovere  il progresso  degli studenti attraverso  la valutazione continua delle 

loro  padronanze,  con  criteri  correlati  direttamente  alle  competenze  previste  nel  curricolo 

(rubriche e portfolio). 

Un’attività  preliminare  alla  progettazione  è  l’identificazione  delle  comprensioni  durevoli  o 

significative stabilendo delle priorità curricolari. L’insegnante dovrebbe porsi una serie di domande,  le 

cui risposte porteranno all’individuazione delle priorità: 

a)  Con  che  cosa  dovrebbero  avere  familiarità  gli  studenti  durante  l’UdA?  Cosa  vogliamo  che 

leggano, che ascoltino, che vedano, che ricerchino, che incontrino? 

b)  Quali sono,  tra quelle selezionate precedentemente,  le 

conoscenze 

che 

reputo 

più 

importanti 

(fatti, eventi, principi, autori) e le abilità di pensiero (disposizioni, processi, strategie, procedure) 

per sviluppare la competenza o raggiungere i traguardi definiti dalle indicazioni? Come utilizzo la 

LIM? 

c)  Perché tutto quello che ho scelto, merita di essere affrontato/studiato/compreso? 

L´ipotesi  di  schema  progettuale  prevede  l´articolazione  delle  attività  in  esperienze  di 

apprendimento  con  l´obiettivo  di  formare  alle  competenze.  Si  tratta  di  prevedere  alcune  fasi  che 

scandiscono lo svolgersi della proposta. 

Le fasi che possiamo segnalare sono le seguenti. 

a)  Presentazione e definizione dell´attività: ‐ Dove vogliamo andare con l’UdA? Come lo faccio conoscere ai ragazzi? 

b)  Aggancio della motivazione: 

‐ Come aggancio l’interesse e la motivazione dei ragazzi? 

c)  Esplorazione, studio, esperienze di apprendimento: 

‐ Come organizzo le informazioni per far esplorare le idee ai ragazzi? 

d)  Revisione dei lavori: ‐ Quali occasioni offro per rivedere le attività e riflettere su quanto fatto? 

e)  Valutazione: ‐

Come 

consentirò 

agli 

studenti 

di 

mostrare 

la 

loro 

comprensione? 

Come 

valuterò 

permetterò 

l’autovalutazione? 

L’insegnante attore di una comunità professionale di apprendimento Il vantaggio principale di  far parte di un contesto esteso e dell’utilizzo della LIM nelle diverse 

aree  disciplinari  è  rappresentato  dalla  possibilità  di  progettare,  realizzare,  sperimentare,  valutare  e 

scambiare ricorsivamente oggetti di apprendimento, pratiche e riflessioni sulle pratiche. 

Gli  insegnanti possono costituire una comunità di apprendimento che condivide e si confronta 

sulle pratiche agite, utilizzando essi stessi  l’ambiente esteso di apprendimento collaborativo. A partire 

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dal  modello  delle  comunità  di  pratica  di  Wenger  (2002)  si  possono  evidenziare  le  seguenti 

caratteristiche di un contesto di insegnanti come comunità di pratica condivisa. Infatti, all’interno di un 

contesto esteso vi è: 

‐  Uno  specifico  dominio  di  interessi  condiviso  dagli  insegnanti.  I  membri  valorizzano  le  loro 

competenze 

collettive 

apprendono 

da 

ogni 

altro, 

divenendo 

consapevolemente 

sempre 

più 

esperti. Il grado si consapevolezza interno, potrebbe anche non essere valorizzato o riconosciuto 

fuori dalla rete, poichè è la rete che identifica la “competenza esperta” utile al raggiungimento 

delle finalità di ogni attore e la legittima. 

‐  Una  comunità  che  –  attraverso  i processi  generati  dalla  condivisione  del dominio  specifico  – 

persegue  gli  stessi  fini  condividendo  le  informazioni,  costruendo  relazioni  e  livelli  di 

collaborazione che permettono di apprendere dagli altri. Le  interazioni costanti,  lo scambio,  la 

riflessione,  la  condivisione  delle  pratiche  formano  una  comunità  di  pratica.  I  membri  non 

necessariamente  lavorano  insieme,  sullo  stesso  luogo,  quotidianamente.  Sono  le  interazioni 

essenziali  che  rendono  tale  una  “comunità  di  pratica”  anche  se  poi  ognuno  spesso  opera 

individualmente nel proprio contesto. 

‐  Una comunità di pratica non è solamente una comunità di interessi. I membri di questo tipo di 

comunità  sono protagonisti attivi e  sviluppano un  repertorio  condiviso di  risorse: esperienze, 

storie, modi ricorrenti di affrontare e risolvere  i problemi, ovvero una pratica comune. Questo 

richiede tempo e un’interazione continua, nonchè una pratica consapevole. 

Dal modello  di Wenger  è  possibile  sottolineare  come  –  attraverso  il  sostegno  dell’ambiente 

esteso  – gli insegnanti possano aumentare il proprio livello di consapevolezza, trasformando la pratica in 

“metacognizione” così da integrare le esperienza come processo di cambiamento ricorsivo. Quest’azione 

coinvolge tutti gli attori interni e i soggetti esterni di una Scuola e sottolinea il processo di miglioramento 

che  si  attiva  dalla  riflessione  condivisa  e  dall’azione  continua  di  nuove  pratiche.  L’aspetto  di 

trasformatività presente nel processo di miglioramento continuo permette di amplificare  il principio di 

“comunità di pratica” a “comunità di apprendimento e di sviluppo professionale”, poiché  la riflessione 

sulle  pratiche  comporta  un  cambiamento  nell’individuo  e  nel  contesto,  elevando  le  soglie  di  qualità 

individuali e sociali. Le azioni seguenti possono essere individuate come necessarie per alimentare una 

comunità professionale educativa: 

‐  valorizzare  l’apprendimento  attraverso  l’azione,  poiché  le  persone  apprendono,  in  modo 

ottimale  agendo  (nelle  circostanze  più  positive  con  una  pianificazione  e  una  successiva 

valutazione  in team); piccoli errori, temporanei blocchi, vengono riconosciuti come  importanti 

occasioni di apprendimento; 

‐  assumere un modello di apprendimento cooperativo e di competenze distribuite; 

‐  essere corresponsabili dello sviluppo del contesto e dei suoi miglioramenti. 

Morrisey (2000) ha definito  le caratteristiche di una comunità di apprendimento professionale 

indicando alcuni concetti chiave. 

Valori condivisi e vision 

Una  caratteristica  fondamentale  della  vision  delle  comunità  di  apprendimento  è  il  loro  forte  e 

costante focus sull’apprendimento degli studenti e degli insegnanti. I valori condivisi e la vision tra le 

persone guidano le decisioni verso questo focus, supportando norme e comportamenti. I valori sono 

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incastonati nelle azioni giorno dopo giorno delle persone che conducono la scuola, in cui la comunità 

aggancia e sviluppa  l’impegno e  il  talento di  tutti gli  individui  in uno sforzo di gruppo che  spinge 

verso  l’apprendimento  di  alte  qualità  intellettuali.  Questi  valori  creano  le  norme  di  un’auto‐

consapevolezza auto‐critica e incrementano l’efficacia professionale dell’organizzazione, utilizzando 

l’impegno dei suoi membri per cercare un continuo rinnovamento e miglioramento. 

Apprendimento collettivo e applicazione dell’apprendimento

Le comunità di apprendimento professionale coinvolgono le organizzazioni scolastiche a tutti i livelli, 

in  processi  che  trovano  collegialmente  nuova  conoscenza  e modi  di  applicare  la  stessa  nel  loro 

lavoro.  Le  relazioni  collegiali  conseguenti,  producono  soluzioni  creative  ed  appropriate  ai  nuovi 

problemi, consolidando il legame tra le componenti del contesto e aumentando il loro impegno per 

migliorare gli sforzi posti in essere. Le comunità di apprendimento professionali si focalizzano nelle 

aree  che  possono  contribuire  miglioramento  del  significato  della  scuola   –  come  il  curriculum, 

l’istruzione,  la valutazione e  la cultura della  scuola. Sono adottati alti standard, costruiti  in  forme 

collaborative, e  lo staff  professionale si prende la responsabilità di assicurare alti livelli di successo 

per tutti gli studenti. 

Ambiente favorevole

Strutture che supportano la visione di una scuola e l’apprendimento di una comunità sono vitali per 

l’efficacia e l’innovazione del  livello degli  insegnanti nelle classi. Creare strutture che sostengono e 

includono attraverso un ambiente collaborativo, permette  il miglioramento delle scuole e offre  la 

possibilità di trovare forme sempre nuove di sviluppo. 

All’interno  di  una  comunità  professionale  di  apprendimento  è  spesso  necessario  trovare  modi 

innovativi di creare il tempo e le risorse necessari da allocare per la formazione, per la soluzione dei 

problemi, 

per 

le 

decisioni 

da 

prendere. 

Pratiche personali condivise

Le  interazioni  degli  insegnanti  all’interno  di  una  struttura  formalizzata  per  il  sostegno  collegiale, 

forniscono  i  significati  per  confrontare  le  questioni  dell’isolamento  degli  insegnanti  nella  scuola. 

Attraverso questo genere di interazioni, essi continuano a costruire una cultura di mutuo rispetto e 

affidabilità sia per gli  individui che per  il miglioramento della scuola.  Insegnanti che spendono più 

tempo  per  studiare  le  pratiche  presentate  da  altri  colleghi,  sono  più  efficaci mediamente  nello 

sviluppare  abilità  di  pensiero  superiore  e  sono  più  capaci  di  incontrare  i  bisogni  di  diversi 

apprendenti. Condividere pratiche personali richiede un cambio del paradigma tradizionale rispetto 

al 

ruolo 

dell’educazione. 

Leadership condivisa e che incoraggia

All’interno delle comunità scolastiche professionali di apprendimento la leadership è condivisa. Chi 

opera in uno stesso contesto di apprendimento è impegnato  – all’interno dei propri ruoli e compiti 

 –  a  cercare  soluzioni  per  il  miglioramento  della  scuola.  Tutti  crescono  professionalmente  e 

apprendono a lavorare insieme per arrivare a obiettivi condivisi. 

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L’uso efficace della LIM: principi guida per gli insegnanti Al fine di usare la LIM in modo efficace, gli insegnanti dovrebbero rispettare alcuni principi, che 

riportiamo  di  seguito  sinteticamente,  affinché  la  lavagna  digitale  non  si  trasformi  in  una  barriera 

all’insegnamento/apprendimento e sia alla fine inutilizzata. 

Principi chiave  Cosa fare 

FAMILIARITÀ  Capacità di usare le funzionalità e le risorse 

della LIM 

Sperimentare la LIM. Condividere idee, esperienze e 

risorse con i colleghi. 

ORGANIZZAZIONE   Preparare l’ambiente in 

precedenza 

Far installare la LIM in posizione centrale, visibile e accessibile agli allievi. Collegare la LIM alla rete e al 

sistema audio prima della lezione. 

INTERATTIVITÀ  Favorire la manipolazione dei contenuti da parte degli allievi 

Predisporre attitivà e occasione 

per far lavorare gli studenti sulla LIM. 

FLESSIBILITÀ Evitare di impartire contenuti preconfezionati ma rispondere alle richieste seguendo altre possibilità di indagine. 

Prevedere percorsi alternativi. Favorire e seguire gli input degli studenti. 

COSTRUTTIVITÀ  Creare opportunità per apprendere giocando con 

le idee. 

Proporre simulazioni di 

fenomeni. Offrire situazioni per ragionare 

per ipotesi, riflettere sulle possibilità (“cosa succederebbe se…”) 

 APERTURA  Accettare idee nuove e nuove prospettive. Essere curiosi. 

Cercare nuove risorse. Favorire idee creative e 

divergenti. 

CONDIVISIONE  Condividere con allievi e 

colleghi (altre scuole, ecc.) i propri materiali, le 

esperienze, ecc. 

Partecipare a comunità professionali. Avviare collaborazioni con altri 

insegnanti. 

L’uso efficace 

della LIM 

necessita 

di… 

PROGETTUALITÀ  Preparare lezioni mirate all’utilizzo interattivo ed 

efficace della LIM. 

Individuare le esigenze della classe a cui la LIM può 

rispondere. 

Tab. 5  – Principi guida per l’insegnante per un uso efficace della LIM. 

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