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Machiavelli Espresso I

Date post: 15-Mar-2016
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Primo numero del Machiavelli Espresso, giornalino scolastico dell'ISI Machiavelli di Lucca, riveduto e corretto rispetto all'edizione distribuita nelle classi.
32
Anno I - Numero I - Novembre 2013 VARIANT EDITION—WEB ONLY
Transcript
Page 1: Machiavelli Espresso I

Anno I - Numero I - Novembre 2013

VA

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Page 2: Machiavelli Espresso I

Quando la Speranza diventa Morte

Di ALESSANDRO MARCHETTI

Paesi d’Origine: Eritrea e Somalia

Di GIOVANNI GIANNINI

Profughi o Clandestini?

di MIA BELEN MARTINEZ

La Strage: un Caso Umanitario

di RACHELE PELLEGRINI

Testimonianza da Lampedusa

Il Confronto: Ottobre Rosso

Di Iacopo Cotalini e Fiammetta Caselli

Cosa sono i NoTav?

di ANNACHIARA BRESSAN

Apriamo gli occhi

di GIUSEPPE MELLONE

Omosessuali? I Più Virili per natura

di CARLA TORTORA

Dietro il Sorriso Dipinto

di MARCO RIDOLFI

C come Civitali

di MARTINA ANDREINI

L’Arte di scrivere con la luce

di IRENE FIORENZA

Lucca Comics 2013

Di MATTEO ANASTASIO

Eventi a Lucca

di IRENE FIORENZA

The Great Gatbsy: storia di amore e finzione

di CECILIA MARRETTA

P. 4

P. 5

P. 7

P. 9

P. 11

P. 12

P. 13

P. 14

P. 16

P. 18

P. 19

P. 20

P. 21

P. 23

P. 24

2

Indice

Cattivissimo Me 2: film per “spensierare”

di MATILDE DAL CANTO P.25

Catching tunes for Catching Fire

Di SILVIA GIORGETTI P.26

La Caduta dei tre Regni

Di GABRIELE REBBEGGIANI P.28

Ultime uscite P.29

Vignette

Di MARCO RIDOLFI P.30

Sudoku P. 32

2

Page 3: Machiavelli Espresso I

O ttobre è stato un

mese movimentato.

Insieme ad occupa-

zioni e autogestioni,

rinasceva un progetto: il gior-

nalino scolastico del Machia-

velli. Se ci è concessa la meta-

fora, si è trattato di un parto

quasi spontaneo e indolore. Da

una timida idea, l’adesione è

subito stata grande e il 14 otto-

bre si è svolta la prima riunio-

ne. Con nostra grande sorpresa,

quasi una ventina di ragazzi

hanno formato il primo nucleo

della redazione. Tuttavia è

nostra intenzione ampliare il

gruppo, coinvolgere il maggior

numero possibile di studenti

all’interno dell’Istituto. Invitia-

mo quindi chiunque, se è inte-

ressato, a partecipare.

Trovare il nome è stato compli-

cato. Alla fine, è stato scelto,

fra le proposte, “Machiavelli

Espresso” che non vuole ricor-

dare l’omonima rivista, ma solo

far pensare ad una nuova tipo-

logia di caffè.

Ogni numero del giornalino

avrà un tema principale ( la

strage di Lampedusa è l’argo-

mento di questo primo numero)

che verrà affrontato con diversi

articoli nelle prime pagine. Di

seguito l’impostazione sarà

organizzata per varie rubriche e

spazi dove trattare di attualità,

cronaca locale e non, cultura,

scuola, libri, cinema e musica.

Particolare è un angolo di di-

battito, in cui, scelto un argo-

mento, questo viene presentato

secondo due punti di vista dif-

ferenti. Il tutto contornato da

fumetti e giochi; già in questo

numero potete trovare, nell’ul-

tima pagina, l’immancabile

sudoku. Un gran numero di

articoli e un gran numero di

partecipanti, che, di conseguen-

za, comporta un numero eleva-

to di pagine. Questo giornalino,

simile ad un tomo enciclopedi-

co, è stato stampato a spese

dell’Istituto. Non ci sarà una

grande abbondanza di copie,

ognuna di esse è perciò prezio-

sa: fate come se sopra ci fosse

un timbro “FRAGILE”. Tutta-

via contiamo di migliorare

queste scomodità: vi anticipia-

mo che alla versione cartacea si

vorrebbe affiancare presto

un’edizione on-line, per alleg-

gerire e per permettere una

maggiore e una più rapida dif-

fusione del giornalino all’inter-

no dell’Istituto. Al di là degli

intenti futuri, però, vi lasciamo

alla lettura del giornale, riba-

dendo, a gran voce, che il pro-

getto è aperto a tutti e chiunque

voglia parteciparvi può contat-

tare la redazione su facebook o

via e-mail.

Buona lettura

3

PER METTERSI IN CONTATTO CON NOI

In una scuola di quasi mille-

trecento studenti la comuni-

cazione non è facile. Per

questo, è probabile che quan-

do abbiamo lanciato il pro-

getto del giornalino scolasti-

co la voce non sia arrivata a

tutti. Noi invece vogliamo

dare a ciascuno la possibilità

di far parte della redazione.

Per questo, oltre che per faci-

litare la comunicazione con

le varie sedi, per poter dare

consigli o lanciare critiche

alla redazione, abbiamo crea-

to un profilo Facebook chia-

mato “Machiavelli Espresso

Redazione”. Potete contat-

tarci anche per e-mail: gaz-

[email protected]

m . Invitiamo inoltre coloro

che sono nuovi al

“Machiavelli” e cioè i ragazzi

delle prime del socio, delle

quarte ginnasio e tutti i ra-

gazzi del Civitali, ad iscriver-

si al gruppo Facebook dell’I-

stituto, il “Collettivo Istituto

Machiavelli” che servirà per

tenere informati tutti gli stu-

denti.

3

Giornalino

Page 4: Machiavelli Espresso I

V iaggi. Ci sono tanti

tipi di viaggi. Ci

sono i viaggi che si

fanno per piacere,

per lavoro, i viaggi-studio, le

lune di miele… E poi ci sono i

viaggi della speranza, i viaggi

della disperazione. Quei viaggi

che ti costringono ad abbando-

nare tutto quello che hai, nella

speranza di una vita migliore.

Quei viaggi che ti costano una

vita ed è come viaggiare in

decima classe. Quei viaggi che

ti accolgono come se fossi un

intruso, un criminale. Quei

viaggi che spesso non sai quan-

do, dove e se arrivi. Soprattutto

se arrivi. Sì, perché a quei viag-

gi non tutti sopravvivono. A

volte quei viaggi si trasformano

in una strage. Ecco quello che è

successo la notte del 3 ottobre

2013. La speranza è diventata

morte; il mare si è inghiottito

oltre trecento persone, per poi

restituirle a poco a poco.

La situazione era tranquilla a

bordo. Se tranquilla si può defi-

nire una simile situazione: cin-

quecento disperati, uomini,

donne e bambini ammassati gli

uni sopra gli altri.

L’isola dei Conigli, il cui nome

suona quasi come una beffa, è a

mezzo miglio dalla loro barca.

Sono quasi arrivati. Sono pronti

a passare dal loro inferno gal-

leggiante a un inferno sulla

terraferma, il centro d’identifi-

cazione ed espulsione dell’isola.

Sono circa le

quattro. L’assi-

stente del co-

mandante

prende un

bastone e ci

avvolge un

lenzuolo, lo

immerge nel

gasolio e gli da

fuoco. Non è

una cosa inu-

suale: queste

barche, che

sono invisibili

per le motove-

dette e i pe-

scherecci di

Malta, spesso

sono costrette

a ricorrere a

simili espe-

dienti per farsi

notare e per ricevere aiuto. La

torcia cade a terra, in mezzo alla

gente, in una pozza di gasolio.

Scoppia un incendio: è l’inizio

della fine. Coloro che sono

vicini alle fiamme, si spostano:

la barca si inclina e comincia ad

affondare. “So nuotare e, quan-

do ho capito che ci stavamo

rovesciando, mi sono buttato in

acqua. E da lì ho visto tutto”

sono le inquietanti parole di

Aladin Idriss Mahmoud, eritreo,

26 anni, uno dei superstiti del

disastro. Racconta anche che

chi sapeva nuotare ha cercato di

salvare donne e bambini. Ma la

gente è stipata ovunque: chi è

chiuso nella stiva, chi è già in

acqua. Urla. Fiamme. Pianti di

bambini. Acqua. Caos. La stra-

ge è inevitabile.

I primi soccorsi, a cui hanno

partecipato alcuni pescherecci,

arrivano poco dopo. Nel frat-

tempo, altri motopesca passano

poco lontano. Indifferenti. Inve-

ce, indifferenti non sono rimasti

gli uomini della guardia costie-

ra, giunti per primi sul posto.

Solo i primi soccorritori hanno

recuperato i corpi di 127 dispe-

rati, in gran parte somali ed

eritrei: cercavano una vita lon-

tana dalla guerra e dalla fame,

hanno trovato una vita lontana

dalla vita. Ma il bilancio è de-

stinato ad aggravarsi. Arrivano i

sommozzatori, si recuperano i

corpi rimasti incastrati nel bar-

cone. E il numero sale a 155.

Alla fine saranno 363. Esatto,

363. I superstiti vengono ospita-

ti nel centro di prima accoglien-

za di Lampedusa, luogo che di

QUANDO LA SPERANZA DIVENTA MORTE

4

La Strage di Lampedusa

Page 5: Machiavelli Espresso I

accogliente ha solo il nome. In

compagnia di 770 migranti che

sono lì da tempo e di altri 463

arrivati quella stessa notte, c’è

poco da stare allegri. 1350 per-

sone in un centro che ha una

capienza massima di 300. La

vita dev’essere peggiore

dell’Inferno.

Solo grazie all’intervento del

Presidente della camera Boldri-

ni, che ha promesso il trasferi-

mento di buona parte degli

“ospiti” del centro di Lampedu-

sa in altre strutture, la situazio-

ne ha cominciato ad avere una

parvenza di umano. Intanto

quei morti, in attesa di essere

trasferiti nei cimiteri della pro-

vincia di Agrigento, sono rima-

sti “parcheggiati” negli hangar

degli aeroporti di Lampedusa

diversi giorni, provocando,

insieme al disumano so-

vraffollamento del centro,

la completa paralisi dell’i-

sola. Un’isola, sempre più

sola, come ha sottolineato

il sindaco Giusi Nicolini,

in un disperato appello alle

istituzioni: “Basta! Ma che

cosa aspettiamo? Cosa

aspettiamo oltre tutto que-

sto? È un orrore continuo!

Non sappiamo più dove

mettere i morti e i vivi!”

Un appello che è stato

accolto dalle istituzioni,

ma che è stato forse troppo

presto dimenticato. Anche

perché la stessa Italia vie-

ne a sua volta lasciata sola.

Il comportamento di altri

stati, Malta in primis, non meri-

ta neppure di essere commenta-

to. Parlano i fatti. Alcuni giorni

dopo questa tragedia, un nuovo

naufragio. Stavolta nelle acque

territoriali maltesi. I morti?

Solo “188”, ma le fonti non

sono accertate. I superstiti?

212, recuperati e condotti a

Lampedusa. Tutto questo men-

tre un terzo natante, con a bor-

do 160 persone, localizzato a

quaranta miglia da Lampedusa,

veniva soccorso dalla Guardia

Costiera. Quasi mille persone

arrivate lì nel giro di pochi

giorni.

È evidente che una soluzione

va trovata. Ma la soluzione

c’è… è la stessa legge a propor-

la. La famosa Bossi-Fini, quella

che ha istituito i centri d’identi-

Quasi tutte le vittime della

strage di Lampedusa proven-

gono da due nazioni, l'Eritrea

e la Somalia, facenti parte del

Corno d'Africa, a sud del

Sahara, che, come altri Paesi

africani, vivono una situazio-

ne politica e sociale molto

difficile e di cui purtroppo,

spesso, non si hanno notizie.

L'Eritrea riuscì, a differenza

di altre zone del Continente

Nero, a rimanere libera dal

dominio europeo fino al

1896, anno del trattato di

Addis Abeba, redatto tra

Italia ed Etiopia, che ricono-

sceva l'Eritrea come colonia

italiana. Dal 1947, quando

l'Italia sconfitta fu costretta a

rinunciare alle sue colonie, il

Paese venne prima annesso

come stato federato al vicino

Impero d'Etiopia, che però

col tempo impose sempre più

la propria autorità. La situa-

zione degenerò nel 1961,

quando scoppiò la guerra di

indipendenza eritrea, che

durerà trent'anni, fino al

1991, anno in cui i ribelli

riuscirono finalmente a scac-

ciare gli occupanti etiopi.

Tuttavia, ad oggi, il conflitto

non è ancora del tutto risolto,

e gli equilibri di pace tra

Eritrea ed Etiopia sono molto

precari. L'unico partito legal-

mente riconosciuto è il Fron-

te Popolare per la Democra-

zia e la Giustizia, che con-

trolla in maniera ferrea ogni

mezzo di

informazio-

Paesi d'origine: Eritrea e Somalia

QUANDO LA SPERANZA DIVENTA MORTE

5

La Strage di Lampedusa

Page 6: Machiavelli Espresso I

ficazione ed espulsione,

non solo non ventila gli

interventi di soccorso e

assistenza umanitaria.ma

istituisce il reato di

“immigrazione clandesti-

na” per tutti i cittadini

non residenti nell’UE che

entrano clandestinamente

nel territorio italiano.

Non c’è scampo. I so-

pravvissuti alla strage di

Lampedusa sono stati

iscritti nel registro degli

indagati dalla Procura di

Agrigento. Sopravvissuti

sì, ma criminali. Quando

i veri criminali, uomini

che fanno pagare una

traversata in barcone più

di una crociera, che non

esitano a uccidere se in

troppi vogliono salire, se

ne stanno al sicuro, in

Libia, a gestire il più

redditizio canale d’immi-

grazione verso l’Europa.

Oltre che il più redditizio

è anche il più maledetto,

il canale di Sicilia: infatti,

secondo Fortress Europe,

dal 1994 vi hanno trovato

la morte oltre 6.200 mi-

granti. Il tutto, è bene

ripeterlo, tra l’indifferen-

za generale sia della

stampa, che trasferisce

qui i suoi cronisti solo

quando c’è qualche disa-

stro da raccontare, sia

dell’Europa, che non ha

mai smesso di

“promettere” aiuti, senza

d’altra parte mai smettere

di ignorare la situazione.

Oramai anche la distin-

zione tra “migrante eco-

nomico”, cioè colui che

emigra per cercare mi-

gliori condizioni di vita e

di lavoro e “rifugiato

politico”, cioè l’emigran-

te costretto a lasciare il

suo paese a causa di

guerre e conflitti politico-

religiosi non esiste più.

Per noi sono tutti

“africani”, per non usare

termini più offensivi. Per

la legge sono tutti

“clandestini”. Per la real-

tà il loro destino comune

ne e, adducendo come pretesto la tensio-

ne politica con i Paesi vicini, costringe

tutti i cittadini ad una leva obbligatoria

che può durare fino ai 55 anni. Sono

riconosciuti la chiesa ortodossa eri-

trea, l'islam, la chiesa cattolica e la

chiesa evangelica luterana, ma è le-

galmente punibile chiunque non si

adegui a una di queste forme di reli-

gione.

La Somalia, altro Paese del Corno

d'Africa, fu contesa, nel periodo co-

loniale, da vari stati europei, e infine

fu divisa, nel XIX secolo, tra Gran

Bretagna, Italia e Francia. La Repub-

blica di Somalia divenne pienamente

indipendente nel 1960. Tuttavia, la

situazione politica era ben lungi

dall'essere stabile: fu infatti combat-

tuta prima una guerra con l'Etiopia,

poi una feroce guerra civile, iniziata

sotto la dittatura del generale Siad

Barre e continuata poi dai vari signo-

ri della guerra e capitribù. Il conflitto

degenerò ulteriormente quando, nel

1995, l'ONU ritirò le sue truppe dal

Paese. Le guerre civili si sono trasci-

nate fino ad oggi, con fasi alterne.

Tra le date più significative, si ricor-

dano il 2006, in cui i vari

signori della guerra somali

si sono uniti contro gli

integralisti musulmani, e il

2007, anno in cui gli Stati

Uniti sono intervenuti

direttamente negli scontri

causando vittime tra i civi-

li a ricevendo numerose

critiche da parte dell'Unio-

ne Europea e dell'ONU.

Giovanni Giannini II C

LC

6

La Strage di Lampedusa

Page 7: Machiavelli Espresso I

è quello di passare da un centro

di permanenza temporanea ad

uno d’identificazione ed espul-

sione e poi, nel migliore dei casi,

essere rilasciato per andare a

vendere borse sulla spiaggia.

Eppure la Costituzione stessa,

all’art. 10 comma 3 dice che “Lo

straniero, al quale sia impedito

nel suo paese l’effettivo esercizio

delle libertà democratiche ga-

rantite dalla Costituzione italia-

na, ha diritto d’asilo nel territo-

rio della Repubblica, secondo le

condizioni stabilite dalla legge.”

Ma della Costituzione, in questi

casi, non parla nessuno. Come

ormai nessuno parla più della

visita che Papa Francesco ha

fatto all’isola nel “lontano” 8

luglio della scorsa estate. Se

neppure l’intervento di un uomo

con un così forte impatto media-

tico ha stimolato una qualche

risoluzione del problema, un

qualche cambiamento di atteg-

giamento, un rimaneggiamento

della famosa Bossi-Fini, viene

spontaneo chiedersi come sia

possibile aiutare quest’isola che

negli anni è passata da paradiso

per turisti a crocevia per i mi-

granti e che piano piano ha visto

calare la sua popolazione, esa-

sperata dalla situazione. Nei

giorni seguenti alla strage è arri-

vato in visita all’isola il vicepre-

mier Alfano, sono arrivati mes-

saggi confortanti dall’Unione

Europea. Forse, ha pensato qual-

cuno, questi quattrocento morti

hanno finalmente messo in moto

qualcosa. E invece… Certo, è

presto per esprimere giudizi, ma,

ad un mese di distanza, della

strage di Lampedusa ormai non

si parla più. E molti se ne sareb-

bero dimenticati se, proprio in

questi giorni, sconcertanti rivela-

zioni non avessero riportato il

fatto all’attenzione della stampa

nazionale. Una vicenda forse

ancor più inquietante della stra-

ge, venuta a galla per una pura

casualità. Un uomo, arrivato il 25

ottobre con un barcone con altri

90 profughi, viene ospitato nel

“centro d’accoglienza” di Lam-

pedusa: alcuni sopravvissuti al

naufragio lo riconoscono come

uno degli scafisti e iniziano a

linciarlo. Viene identificato co-

me membro di un’organizzazio-

ne criminale internazionale che

gestisce i viaggi dei profughi. E

così, finalmente, si è cominciato

a fare luce su quello che a questi

disperati accade prima di imbar-

carsi. Forse è molto peggio del

viaggio stesso. Per il viaggio,

prima in pick-up dai loro paesi e

poi per la traversata veniva chie-

sta loro una cifra attorno ai 5000

euro. Ma a lasciare sconvolti

sono le testimonianze rese da

alcuni sopravvissuti: “Siamo stati

torturati e maltrattati per giorni

dopo essere stati sequestrati al

confine tra il Sudan e la Libia da

un gruppo di somali a bordo di

pick up sotto le minacce delle

mitragliatrici. Arrivati in una

specie di campo, alcuni di noi

sono stati picchiati con manga-

nelli e sono stati sottoposti a

scariche elettriche”. Ma non è

tutto. No perché questi carnefici,

eritrei e somali come le loro

vittime, volevano approfittare in

tutto e per tutto della situazione:

“Ogni sera i miliziani portavano

fuori due ragazze, le picchiavano

e le violentavano.

continua a p. 9

Profughi o

clandestini?

A un mese dalla

strage avvenuta

a Lampedusa, è

questa la do-

manda che alimenta di-

scussioni e crea ancora una

volta divisioni all'interno

dello scenario politico

italiano. Bisogna abolire la

legge Bossi-Fini?

Per avere una propria opi-

nione riguardo tale mate-

ria, è necessario ovviamen-

te, come per qualsiasi altro

argomento di discussione,

documentarsi. Sapere di

cosa stiamo parlando. Ca-

pire per quale motivo, nel

cercare di definire con una

sola parola le centinaia di

persone che ogni giorno

fuggono dalla propria pa-

tria per raggiungere le

coste europee, in molti

tentennino.

La legge Bossi-Fini, ema-

nata il 30 luglio 2002, è il

risultato della necessità di

regolamentare il fenomeno

dell'immigrazione, feno-

meno complesso che si è

cercato di analizzare nella

sua totalità. I punti innova-

tivi di questa legge sono:

l'accompagnamento alla

frontiera degli stranieri,

identificati ed espulsi per

via amministrativa se

sprovvisti di permesso

di soggiorno; il legame

inscindibile tra contratto

di lavo-

7

La Strage di Lampedusa

Page 8: Machiavelli Espresso I

ro e permesso di soggiorno,

della durata di due anni, con-

cesso solo allo straniero con un

contratto di lavoro (se viene

meno il lavoro, lo straniero

dovrà ritornare in patria); la

possibilità di usufruire del ser-

vizio sanitario per assistenti ad

anziani (colf); l'uso delle navi

della Marina Militare per con-

trastare il traffico di clandestini.

Sebbene sia passata con 146

voti favorevoli, 89 contrari e 3

astenuti, la legge Bossi-Fini è

stata fin da subito oggetto di

accesi dibattiti; per tutti, infatti,

oramai consapevoli della realtà

della situazione, si era resa

necessaria l'emanazione di una

legge simile, ma per molti la

regolamentazione che doveva

vigere in seguito a questa legge

non era e non è adeguata al

diritto d'asilo. L'immigrazione

viene vista come una necessità

economica per lo sviluppo pro-

duttivo dello Stato; la denatali-

tà, la scarsa propensione ad

eseguire determinati lavori e la

mancanza di manodopera na-

zionale in certe discipline sono

infatti tutti fattori che hanno

alimentato non solo la conce-

zione dell'immigrazione come

necessità dello Stato, ma so-

prattutto dell'integrazione dello

straniero con il suo inserimento

nel mondo del lavoro. Lo stra-

niero viene dipinto come una

persona senza diritti, una fonte

di guadagno indiretto, nonché

un potenziale clandestino, visto

che, se licenziato e senza lavo-

ro, verrà espulso e accompa-

gnato alla fron-

tiera; in definiti-

va, in seguito a questa legge,

viene meno il riconoscimento

dei diritti - che dovrebbero

essere inalienabili - del singolo

individuo, ridotto a mera forza

lavoro. Inoltre, il breve periodo

concesso non facilita l'integra-

zione dello straniero nella so-

cietà, tenendo ben presente che

la parola "integrazione" in real-

tà significa "insieme di processi

sociali e culturali che rendono

l'individuo membro di una so-

cietà" e comporta il rispetto di

regole comuni e la reciprocità

di diritti e di doveri.

Dopo una tragedia come quella

del 3 ottobre scorso, in cui sono

morte centinaia di persone,

vittime della guerra e della

miseria che li ha spinti ad ab-

bandonare la loro realtà per un

futuro meno incerto, è necessa-

ria una revisione della legge

Bossi-Fini, un cambio radicale

che deve riguardare non solo

l'Italia, ma l'Europa intera. Il

rafforzamento della vigilanza

nel canale di Sicilia, l'incremen-

to delle risorse (210 milioni di

euro) da destinare ai centri di

accoglienza e ai Centri di Iden-

tificazione ed Espulsione sono

tutti provvedimenti decisi negli

ultimi giorni e durante il Consi-

glio Europeo del 24 e 25 otto-

bre scorso a Bruxelles, nel cor-

so del quale sono state esposte

dal Presidente del Consiglio

Enrico Letta le principali richie-

ste rivolte all'Europa riguardo

al tema dell'immigrazione; in

risposta alla richiesta di mag-

gior interesse, il Consiglio Eu-

ropeo ha deciso un nuovo pro-

gramma, che permetterà una

migliore comunicazione e un

maggiore scambio di informa-

zioni tra gli Stati che effettuano

servizi di vigilanza nelle zone

interessate dal fenomeno.

In conclusione, riguardo a come

debbano essere definiti i mi-

granti, se profughi o clandesti-

ni, la questione è ancora aperta;

l'Italia è divisa tra uomini che

ricordano che tragedie come

queste non sono occasionali e

che vanno presi provvedimenti

immediati per evitare stragi

simili, e altri che sostengono la

necessità di provve-

dere prima agli italia-

ni, e mentre si cerca

di arrivare ad una

conclusione, ogni

giorno approdano

sulle nostre coste

imbarcazioni a ri-

schio di affondamen-

to, con a bordo don-

ne, minori e uomini

scappati da una realtà

ben lontana dalla

nostra.

Mia Belen Martinez

II B LC

La Strage di Lampedusa

8

Page 9: Machiavelli Espresso I

Una sera ne è tornata una sola, l’altra l’avevano uccisa”.

L’uomo è stato arrestato ed è accusato di sequestro di

persona, tratta di esseri umani, associazione a delinquere

finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clande-

stina e violenza sessuale. Ma anche di questo, ne possia-

mo essere certi, tra poco non si parlerà più. L’inverno

incombe e, salvo sanguinose guerre civili, il flusso dei

migranti diminuirà drasticamente. Ben presto torneremo a

parlare di viaggi per le vacanze di Natale, di viaggi di

politici a Bruxelles, ecc. Questi viaggi, quelli della speran-

za, saranno dimenticati insieme alle drammatiche storie di

chi li compie. Almeno fino al prossimo sbarco. Almeno

fino alla prossima strage.

Alessandro Marchetti II C LC

Un Caso

Umanitario

Dichiarazione Universale dei di-

ritti dell'uomo, convenzione adot-

tata dall' Assemblea Generale

delle Nazioni Unite il 10 dicembre

1948:

Articolo 13:

Ogni individuo ha DIRITTO ALLA

LIBERTÀ di movimento e di resi-

denza entro i confini di ogni Stato.

Ogni individuo ha diritto di lasciare

qualsiasi paese, incluso il proprio, e

di ritornare nel proprio paese."

La Costituzione della repubblica

italiana 1948

Articolo 10:

"Lo Straniero, al quale sia impedito

nel

suo Paese l'effettivo ESERCIZIO

DELLE LIBERTÀ DEMOCRATI-

CHE garantite dalla

Costituzione Italiana, ha il DIRIT-

TO D’ASILO nel territorio della

Repubblica

secondo le condizioni stabilite dalla

legge. Non è ammessa l'estradizione

dello

Straniero per reati politici".

“Ci sono morti ovunque. È terribile,

galleggiano tutti. È un incubo” dice

uno dei soccorritori che si trovavano

sul peschereccio al largo della costa

siciliana la mattina del 3 Ottobre

scorso; “Abbiamo dovuto scegliere

chi tirare su e chi no, vedere chi era

ancora vivo” ag-

giunge un pesca-

La Strage di Lampedusa

9

Page 10: Machiavelli Espresso I

tore, resosi conto del dramma,

dopo aver trovato resti umani

nelle sue reti, all’alba del solito

giorno.

“È un orrore” sono invece le

prime parole pronunciate da

Giusy Nicolini, sindaco di Lam-

pedusa, e ancora “vergogna e

orrore” ribadisce il nostro presi-

dente Giorgio Napolitano.

Queste sono le parole con cui

l’Italia risponde a una delle più

profonde piaghe sociali su scala

mondiale.

366, tra annegati e bruciati vivi,

di età compresa soprattutto tra i

16 e i 22 anni, sono i morti con

cui il nostro paese si vanta di

rimanere fedele e radicalmente

aderente alla dichiarazione

universale dei diritti umani.

1350 persone , profughi prece-

denti e successivi l’affonda-

mento del barcone , e un solo

“campo d’accoglienza a cielo

aperto” sono i paradossali nu-

meri con cui rispettiamo la

garanzia del diritto d’asilo per

gli stranieri richiesta dalla no-

stra costituzione.

Parti con tragiche conseguenze,

stupri e morti per semplici infe-

zioni sono il risultato dell’assi-

stenza che le istituzioni hanno

offerto ai rifugiati.

I traumi sono ciò che garantia-

mo a bambini, anziani e giovani

in cerca di speranza e l’insoste-

nibile stress psico-fisico è la

pace che trovano le famiglie

siriane o nord-africane, in fuga

dalla guerra e dagli abusi.

Le “push-back opera-

tions” (operazioni di respingi-

mento) e le istan-

ze della legge Bossi -Fini sono

il criterio, giuridicamente pro-

mosso, che le autorità seguono

per far fronte a un problema

umanitario senza precedenti.

Non è una razza sconosciuta, a

fare questo nei confronti degli

abitanti del pianeta da conqui-

stare, né i seguaci di un nuovo

regime assolutistico contro i

sovvertitori, né sono italiani nei

confronti di profughi stranieri:

gli artefici sono uomini e le

vittime altri uomini.

Ad essere bruciati vivi sono

stati gli stessi bambini con cui i

nostri fratelli, figli, nipoti

avrebbero potuto giocare nei

cortili della scuola. A morire

annegate le stesse donne in

cinta che, di lì a poco, avremmo

potuto trovarci come compagne

di stanza nella sala travaglio

dell’ospedale provinciale; ferite

e traumi irrecuperabili hanno

subito quei ragazzi e quelle

ragazze di cui ognuno di noi

avrebbe potuto innamorarsi. Ad

aver perso tutto,con l’affondare

di quel barcone, sono stati gli

stessi anziani con cui i nostri

nonni avrebbero potuto leggere

il giornale al bar, prima di cena,

scambiandosi opinioni sul mon-

do. Alla morte dei loro bambini

sono andati incontro quei padri

che, come i nostri, avevano

lottato per il futuro dei figli.

Quel giovane che ha perso la

vita nella notte del 3 ottobre

scorso, avrebbe potuto essere il

vero genio del ventunesimo

secolo, uno scrittore famoso, un

medico, e allora avrebbe salvato

altre vite, oppure.. semplice-

mente il mio migliore amico.

Sono davvero così diversi da

noi? Meritano davvero solo un

paio di giorni di gloria ai tele-

giornali nazionali, quando con-

cediamo anni e anni di prime

pagine agli stessi casi di crona-

ca italiana? È davvero quella di

“delinquenti” e “ladri del lavo-

ro” l’unica etichetta che può

catalogare degli uomini che

chiedono aiuto? Deve davvero

essere il rifiuto l’unica mano

che possiamo tendere a

chi,uguale a noi, viene dispera-

tamente in cerca di libertà?

Rachele Pellegrini II B LC

La Strage di Lampedusa

10

Page 11: Machiavelli Espresso I

G iovedì mattina 3

ottobre, credendola

senza vita, l’hanno

adagiata sulla ban-

china del porto di Lampedusa

accanto ai cadaveri, avvolta

come un pacco regalo in un

foglio di alluminio dorato da

cui spuntavano solo le braccia

unte di nafta. Aveva la pancia

talmente gonfia di acqua e

gasolio che, oltre che morta,

sembrava incinta. Poi all’im-

provviso Kebrat ha aperto gli

occhi e, dopo una corsa in

elicottero, è approdata in un

ospedale di Palermo. Tutta

tremante, con un filo di

voce dietro la mascherina

dell’ossigeno, ha raccon-

tato a un’infermiera la sua

avventura. Kebrat è scap-

pata dall’Eritrea con un

gruppo di amici. È scap-

pata da un dittatore san-

guinario che spedisce i

dissidenti a lavorare in

miniera come schiavi e ha

trasformato l’antica colo-

nia italiana in un carcere

dove le guardie di frontie-

ra sono autorizzate a spa-

rare addosso ai fuggiaschi.

Eppure Kebrat ce l’ha fatta. Ha

attraversato il deserto del Su-

dan, prima a piedi e poi su un

camion e, dopo due mesi ine-

narrabili, ha raggiunto il porto

libico di Misurata. Ha guardato

il mare e la bagnarola che stava

per salpare, senza neanche

sapere dove l’avrebbero porta-

ta. L’importante era andare via.

Ha consegnato i risparmi fami-

liari di una vita allo scafista

tunisino che si faceva chiamare

The Doctor. E prima di partire,

ha indossato il vestito della

festa. Durante il viaggio non ha

mangiato nulla. Ha bevuto

acqua di mare perché c’era il

sole e aveva tanta sete. Ogni

tanto ha pregato Dio con gli

altri profughi,in tutte le religio-

ni possibili. Alle tre di notte di

giovedì,il mare era grosso e,

appena in lontananza è apparsa

la terra, a Kebrat è scappato da

ridere. I suoi brothers, come i

profughi eritrei si chiamano tra

loro, sventolavano le magliette

in segno di giubilo. Ma a mez-

zo miglio dalla costa il motore

si è rotto. Kebrat non ha avuto

paura: vedeva le luci dell’isola

e delle altre barche. Un pesche-

reccio si è avvicinato, poi è

andato via. La ragazza ha urla-

to, ma quelli non sentivano o

non volevano sentire - See

more at: È stato allora che

qualcuno, per attirare l’atten-

zione, ha dato fuoco a una

coperta. Hanno provato a spe-

gnere le fiamme con altre co-

perte e con l’acqua di mare, ma

è stato inutile. Così è arrivata

la paura, tutti gridavano, si

stringevano, si spostavano

dall’altra parte del barcone, che

ha cominciato a ondeggiare.

Quando ha visto un suo amico

ridotto a torcia umana, Kebrat

ha trovato il coraggio di gettar-

si nell’acqua gelida. Ha visto

donne che cercavano di tenere

a galla i loro bambini, le ha

viste affondare nel buio. Sem-

brava che salutassero, finché le

braccia andavano giù. Poi non

ha visto più niente. Con in

bocca il sapore del gasolio e

del sale, riusciva solo a sentire

le urla: come di gabbiani, ma

erano persone. Ha nuotato,

prendendo a schiaffi l’acqua

per ore. Quando era allo stre-

mo, a malincuore si è tolta

l’abito inzuppato, pensando

che il suo peso l’avrebbe porta-

ta a fondo. A quel punto è

svenuta. Ora è qui, nell’ospe-

dale di Palermo, in prognosi

riservata per lesioni gravi ai

polmoni. Del vestito della festa

le è rimasta solo la parte supe-

riore del reggiseno, sulle cui

coppe aveva scritto i numeri di

telefono dei familiari. Ma l’in-

fermiera che ha ascoltato la sua

storia non sopporta che Kebrat

rimanga nuda. Raggiunge il

suo armadietto, afferra una

maglia bianca, la taglia e la

adagia sopra di lei. “Prendila

tu, a me non serve”.

Stasera, ma anche tutte le altre

sere di cui Dio vorrà farmi

dono, andrò a letto chiedendo-

mi come possiamo dimentica-

re, o ancora peggio ignorare. Il

ricordo crea incontro e l’incon-

tro genera comprensione reci-

proca da cui nasce il senso di

giustizia…..

Buonanotte

TESTIMONIANZA DA LAMPEDUSA

La Strage di Lampedusa

11

Page 12: Machiavelli Espresso I

PRO

P erchè manifestare?

In qualunque stato, sotto qualsiasi tipo

di governo, l'unica vera forma di prote-

sta pacifica, che il popolo può sfruttare,

è manifestare: scendere in piazza perdendo la

voce in un ruggito tanto forte da far cambiare le

cose. Per cambiarle, o almeno provare a farlo,

non si può rimanere in silenzio a subire assurde

riforme o violenti regimi con la speranza che, un

giorno, qualcuno prenda in mano la situazione;

infatti quel "qualcuno" potrebbe non esistere mai

se tutti rimarranno immobili, poichè egli è latente

dentro ognuno di noi e, se si vuole cambiare la

propria situazione, non solo per noi, ma anche

per le generazioni future, è necessario farlo venir

fuori. Inoltre un corteo si svolge anche per infor-

mare, dato che spesso molti non conoscono le

leggi che li governano rimanendo perciò impassi-

bili, non perchè non vogliono, ma perchè non

sanno. Ad esempio, lo scorso anno, in troppi

studenti si sono presentati al punto di ritrovo

della manifestazione non sapendo dell'esistenza

del distruttivo decreto di legge contro il quale il

movimento studentesco lottava, ma, per fortuna,

attraverso gli striscioni, i volantini, le voci perse

nei cori e le importanti informazioni diffuse gra-

zie ai megafoni, quei ragazzi hanno cambiato

atteggiamento e, non più trascinati lì da un amico

controvoglia, ma sentitisi attaccati, hanno prote-

stato con ogni energia del loro corpo. Infatti

manifestare equivale a lottare e noi studenti ab-

biamo lottato e lotteremo ancora, non per evitare

un compito oppure un'interrogazione, bensì per

poter studiare per essi nella miglior struttura e

con i migliori docenti disponibili.

Iacopo Cotalini I A LC

CONTRO

P erché manifestare?

Bella domanda, visto che, nonostante

sia un mezzo per dare voce a studenti e

cittadini, alle istituzioni delle manife-

stazioni non è mai importato niente: in anni di

manifestazioni, niente è stato cambiato, basti

pensare alla contestatissima riforma Gelmini,

approvata a furor di parlamento, nonostante la

folla di 500.000 scesa in piazza a Roma pochi

giorni prima del voto. Per non parlare di quei

casi in cui le manifestazioni sono sfociate in atti

violenti ed illegali: in quei casi tutti i buoni in-

tenti di protesta sono stati sepolti dagli atti di

pochi che hanno “svalutato” la manifestazione.

Inoltre, nonostante le manifestazioni siano legal-

mente riconosciute, ad esse non viene attribuito

nessun potere “consultivo”: in pratica, sono lega-

li ma nessuno ha il dovere di ascoltarle. Questo

non vuol dire rimanere fermi ma semplicemente

cercare altre forme per farsi sentire, forme rico-

nosciute istituzionalmente come il Parlamento:

chi scende in piazza spesso dà per scontato che

questi organi, che potrebbero realmente cambiare

qualcosa, non siano aperti a suggerimenti “dal

basso”. L’importante, a nostro parere, non è tanto

protestare, quanto essere informati: quanti infatti

partecipano ad una manifestazione, senza avere

la minima idea del motivo della protesta? E non

possono essere certo degli striscioni o dei cori

gridati da un megafono a fornire un’informazio-

ne imparziale e spoliticizzata. Certo, la manife-

stazione è bella, è colorata, è trascinante, ma

ormai è vista dalla pubblica opinione come una

maniera per saltare qualche ora di scuola e ha

perso la sua efficacia. Per questo noi preferiamo

un’informazione dettagliata e una collaborazione

con le istituzioni, a nostro parere meno dispersi-

va e più proficua.

Fiammetta Caselli

OTTOBRE ROSSO

12

Il Confronto

Page 13: Machiavelli Espresso I

A lla luce degli ultimi

avvenimenti e delle

manifestazioni

avvenute nel mese

di Ottobre, noi della redazione

abbiamo ritenuto necessario e

interessante fare chiarezza su

un tema attualmente molto

discusso: la linea TAV (Treno

ad Alta Velocità). Tanto di-

scusso ma poco chiaro ai ra-

gazzi, un movi-

mento di tale im-

portanza merita di

essere conosciuto

da noi studenti, per

essere individui

partecipi e consa-

pevoli alla vita del

nostro paese, in

vista delle riper-

cussioni che avrà

sul nostro futuro.

Il movimento NO

TAV è nato negli anni ‘90 per

contestare la costruzione della

tratta ferroviaria Torino-Lione

(che prevede un tunnel di oltre

50 km nelle montagne in val di

Susa) e prosegue ancora oggi.

Il movimento si oppone alla

realizzazione del treno ad alta

velocità in quanto ritenuto un

esempio di gestione inappro-

priata del denaro pubblico, dei

beni comuni, della politica e

del territorio.

Eccovi alcuni dati :

Il costo stimato della linea

Torino-Lione ammonta a 24

miliardi di € (235 milioni di

euro a km). Il costo TAV in

Italia è il più elevato fra le

tratte TAV: costerebbe

(secondo dati ufficiali del

2008) 60,7 milioni per la tratta

Torino-Napoli, 74 per la tratta

Torino-Novara, 79,5 per la

tratta Novara-Milano, 53 per la

Milano-Bologna, 96,4 per la

Bologna-Firenze, 47,3 per la

Roma-Napoli a confronto con

la tratta a Shinkansen

(giappone) con un costo di 9,3

milioni a km, in Francia pari a

10,2, in Spagna a 9,8.

La tratta Torino-Lione farà

risparmiare 2 ore e 12 minuti

di viaggio

La costruzione della linea ha

un enorme impatto ambientale:

c’è la previsione di drenare da

60 a 125 milioni di metri cubi

d’acqua dalle falde sotterranee

( con il rischio di causare im-

portanti dissesti idrici delle

zone limitrofe). Inoltre alla

Maddalena di Chiomonte è

stato documentato il taglio di

5299 piante (4631 per il cantie-

re e 688 per una strada annes-

sa) e il taglio di 32.856mc di

bosco. Va sottolineato che la

costruzione della linea Tav non

è giustificata dalle previsioni di

passeggeri e traffico merci (i

dati sono in calo) .

Chi sostiene il progetto lo ritie-

ne un’innovazione per l’Italia,

in quanto sarebbe il primo

collegamento transeuropeo ad

alta velocità con i paesi vicini,

opera per cui è previ-

sto uno stanziamento

prioritario dell’Unio-

ne Europea che po-

trebbe contribuire del

40% al finanziamen-

to . Inoltre la costru-

zione della linea

trasferirebbe il tra-

sporto di molte merci

su rotaia invece che

su ruota, riducendo

l’inquinamento (la

linea ferroviaria già

esistente, completata nel 1871

presenterebbe troppi limiti

vista l’età).

Dopo tanti dati e informazioni

non resta che chiederci se un

progetto di tale portata possa

essere sostenibile dal nostro

paese in questo momento, se

cominciare una nuova opera

invece che aggiustare quel che

già abbiamo sia o meno la

strada giusta, se, alla fine, il

gioco valga la candela.

Annachiara Bressan II B

LC

COSA SONO I NO TAV?

13

Attualità

Page 14: Machiavelli Espresso I

L o studio, se guardia-

mo con un occhio

più critico ai singoli

stati Europei, è una

risorsa immensa, una smisurata

fonte di crescita per ogni ra-

gazzo che ha la possibilità di

usufruire di questo bene, sia a

livello personale, sia a livello

economico.

Forse non tutti noi sappiamo

che in alcuni paesi dell’Unione

Europea esistono piani di age-

volazione fiscale con lo scopo

di alleggerire le spese dalle

spalle della famiglia e del sin-

golo ragazzo che voglia intra-

prendere un percorso di studi

qualunque (non si fanno distin-

zioni), e con esse le tasse che

un piano di studi superiore o

universitario, indubbiamente

porterebbe.

Questo accade soprattutto nel

Nord Europa: stati come la

Norvegia, la Danimarca, la

Finlandia, l’Islanda e la Svezia

sono i più rinomati per questa

pratica sociale da noi così poco

convenzionale.

Prendono il nome di “Assegni

di studio diretti” e sono desti-

nati a quasi tutti i ragazzi di

nazionalità locale o straniera,

in base al reddito e alle poten-

zialità (in questo secondo caso

bisogna farne però apposita

richiesta garantendo la nostra

permanenza sul territorio in

quanto studenti).

Gli studenti islandesi e i norve-

gesi ricevono in media un asse-

gno di studio di

circa 1000 euro al mese. In

Danimarca l'ammontare massi-

mo dell'assegno è di 900 euro

al mese e in Svezia di oltre 800

euro al mese. Lo studente fin-

landese invece deve ‘cavarsela’

con circa 650 euro al mese (per

noi un’incredibile fortuna, per

loro una miseria visto che tra

tutti gli stati che han-

no applicato una ri-

forma economica del

genere sono quelli

che ricevono meno

denaro). In Finlandia

infatti secondo uno

studio condotto nel

2005 dal Kela

(l’istituto di previden-

za sociale Finlande-

se), l'assegno di stu-

dio è il più basso

rispetto a tutti gli altri

paesi del Nord Euro-

pa.

Risulta inoltre che le

differenze sono anco-

ra maggiori per uno

studente che vive con

i genitori:

in Svezia e Norvegia

chi resta a casa dei

genitori riceve un

assegno uguale a quello perce-

pito da chi vive da solo. In

Danimarca e Islanda il fatto di

vivere con i genitori riduce

l'assegno di un terzo, ed in

Finlandia la riduzione è addi-

rittura del 50 per cento.

Tra l’altro uno studente finlan-

dese non può neppure compen-

sare questa differenza lavoran-

do, perché il limite previsto per

le entrate extra consentite a

questo budget “statale” è gene-

ralmente superiore inferiore? a

quello degli altri paesi del

Nord Europa.

L'assegno di studio pagato

direttamente allo studente è

però piuttosto un'eccezione che

una regola. Oltre ai paesi del

Nord Europa solo nei Paesi

Bassi esiste un sistema analo-

go. Più ci si sposta verso sud e

più modesto diventa l'assegno

ricevuto dalla studente stesso.

Altrove in Europa il finanzia-

mento degli studi è considerato

un dovere dei genitori e della

collettività.

APRIAMO GLI OCCHI

14

Cultura e Società

Page 15: Machiavelli Espresso I

Ad un giovane finlandese abi-

tuato all'indipendenza econo-

mica e a vivere da studente per

proprio conto può sembrare

inconcepibile (naturalmente)

che altrove i soldi per l'istru-

zione vengano spesi per la

maggior parte dai genitori. Al

contrario uno studente dell'Eu-

ropa centrale è piuttosto sor-

preso dal fatto che nei paesi del

Nord Europa il costo dell'istru-

zione dei figli non sia una re-

sponsabilità dei genitori ma

spesso un contributo alla fami-

glia dello studente dallo stato.

Tuttavia per quanto possa sem-

brare poco anche il quantitati-

vo dato ai singoli studenti Fin-

landesi la differenza sostanzia-

le è che in paesi come la Nor-

vegia o la Svezia tutti quei

soldi dati agli studenti per pa-

gare loro gli studi e gli apparta-

menti e le tasse universitarie,

per quanto basse siano, saranno

ai governi successivamente

restituiti in piccole percentuali

annue, detratte dagli

stipendi di ogni ra-

gazzo non appena

avendo terminato gli

studi avrà trovato un

lavoro. Per la Finlan-

dia ciò non accade e

c'è poi da ricordare

che l'università è

gratuita e si pagano

solo 160 euro annui

per fare parte dell'as-

sociazione degli stu-

denti ed avere gli

sconti abbinati

(mense, trasporti

eccetera). Inoltre quei

soldi dati annualmen-

te ad ogni ragazzo

restano a lui anche

nel corso del tempo,

non costringendolo

alla restituzione in

percentuali detratte

dallo stipendio o aggravi simili

anche dal punto di vista del

pagamento delle tasse statali,

cosa che come abbiamo visto

avviene in altri paesi.

Questo non è un invito ad an-

dare via, nonostante compren-

da che molto vi assomigli, data

la quantità di informazioni

contrastanti con la nostra quo-

tidiana eperienza e la grandis-

sima semplicità con cui tratta

temi per noi complessi, come

le tasse universitarie o lo studio

fuori casa, sottolineando un

aiuto economico che tra l’altro

lo stato Italiano mai è riuscito a

garantire ad alcuno studente;

tutto questo è comprensibile,

ma che resti a tutti noi presente

come monito.

Nonostante tutto siamo sempre

qui noi studenti, noi futuri,

passati e presenti cittadini ita-

liani, e dobbiamo aprire gli

occhi e cambiare quel qualcosa

che possa nel tempo garantire

un tenore di vita migliore ai

nostri successori, che possa

aprire loro le porte verso un

futuro migliore e possa garanti-

re loro ciò che noi avremmo

voluto.

Non dico che spetta solo a noi,

ma noi abbiamo sicuramente

più voce per farci sentire, nel

bisogno. Non dico di scappare

via dall’Italia, perché questo è

il nostro paese nel bene e nel

male, dico di lottare perché sia

migliore, perché sia ciò che noi

vogliamo.

Non dico che la situazione sia

meglio fuori che dentro quei

confini, ma spetta a noi rendere

questa differenza nulla.

L’Italia aprirà gli occhi o spet-

terà a noi studenti farlo prima

che sia troppo tardi?

Giuseppe Mellone 5 A LSPP

APRIAMO GLI OCCHI

15

Cultura e Società

Page 16: Machiavelli Espresso I

S ulla base delle conti-

nue manifestazioni

Gay che i mass media

ci propongono si po-

trebbe pensare che il tema

dell’omosessualità sia un argo-

mento di dibattito riguardante

esclusivamente i giorni nostri.

In effetti le cosiddette Gay

Pride Parades hanno avuto

luogo per la prima volta in

Italia solo nel 1972 e da li in

avanti ogni anno intorno al 28

giugno, in memoria della rivol-

ta di Stonewall di New York

del 1969, che vide numerosi

omosessuali scontrarsi violen-

temente con la polizia newyor-

kese in un bar chiamato appun-

to “Stonewall Inn”.

In realtà, però, l’orientamento

sessuale è un tema antichissi-

mo. Fonda le sue radici con il

formarsi di una corrente filoso-

fica dominata dalla ricerca del

senso dell’uomo pensante,

dall’attenzione, quindi, all’es-

sere e al rapporto dell’uomo

con la realtà e quindi alle con-

seguenze della sua esistenza.

Tale corrente si sviluppa a

partire dall’inizio del IV sec.

a.C. e contrassegna il periodo

ontologico (dal greco “on”,

participio presente del verbo

essere e “lògos”, letteralmente

“discorso”) della filosofia.

Platone – uno dei principali

personaggi di tale periodo

insieme ad Aristotele – scrive:

«C’era allora un altro sesso,

l’androgino, che di fatto e di

nome aveva di

maschio e di femmina. […]

Quanti sono una fetta di quel

sesso comune, che allora si

diceva androgino, amano le

donne, e la maggior parte degli

adulteri sono nati da esso; […]

e così pure per le donne. […]

Tutte quelle

invece che sono

una fetta di don-

na, non corrono

dietro agli uomi-

ni, ma sono piut-

tosto inclinate

alle donne. […]

Ma quanti sono

una fetta di ma-

schio, danno la

caccia al ma-

schio; e finché

sono fanciulli,

come parte d’un

maschio, amano

gli uomini e

godono a giacere

e a starsene ab-

bracciati con gli

uomini; e questi

sono tra i fan-

ciulli e tra i gio-

vanetti i miglio-

ri, perché i più

virili di loro per

natura. Certo

non mancano

quelli che li chiamano impu-

denti, ma mentono. Perché essi

non lo fanno per impudenza,

ma per baldanza, per coraggio,

per virilità d’animo, giacché si

attaccano a ciò che è simile a

sé. […] E quando poi l’amante

di fanciulli e chiunque altro

s’incontra in quella sua propria

metà d’un tempo, allora son

presi di un’amicizia, un’intimi-

tà, di un amore meraviglioso,

senza volersi separare gli uni

dagli altri, per così dire, nem-

meno un istante. […] Ebbene

al desiderio e alla caccia

dell’intero si dà il nome di

amore. » (da “Simposio”, Pla-

tone)

L’omosessualità, quindi, è stata

a lungo discussa, ma purtroppo

solo negli ultimi secoli la so-

cietà urla allo scandalo. Un po’

OMOSESSUALI? I PIU’ VIRILI PER NATURA

16

Cultura e Società

Page 17: Machiavelli Espresso I

per l’influenza della Chiesa, un

po’ per una necessità di man-

dare avanti la specie con la

procreazione, siamo portati a

pensare al diverso, in questo

caso l’omosessuale, come ad

una figura negativa.

Sono migliaia solo in Italia i

ragazzi omosessuali che tenta-

no il suicidio a causa dei conti-

nui atti di bullismo che ricevo-

no dai compagni. Osteggiati

all’interno della famiglia, ini-

ziano a sentirsi sbagliati e si

tolgono la vita.

Nelle città più grandi, come

Milano, si sono creati degli

appositi “gay call-center” ai

quali chi ha difficoltà ad essere

accettato e ad accettarsi può

chiamare gratuitamente. Questi

call-center sono, però, pochi e

non bastano a risolvere la

situazione. Per migliora-

re la condizione degli

omosessuali è necessario

un radicale intervento

nelle famiglie e nelle

scuole che favorisca

l’educazione improntata

sul rispetto reciproco.

Al contrario di quanto

accadeva più di due mil-

lenni fa gli omosessuali

si trovano quindi in grave

difficoltà, si sentono

schiacciati dai pregiudizi.

Ma a cosa è dovuto que-

sto cambiamento? Perché

ciò che prima era ritenuto

normale ora grava così

tanto da portare alla mor-

te un numero estrema-

mente grande di ragazzi?

Le risposte a queste do-

mande stanno alla base

della nostra società. Pla-

tone, sempre nel

“Simposio”, spiega che

giunto all’età di sposarsi,

un uomo prendeva in moglie

una donna anche se omoses-

suale. In altre parole, gli anti-

chi greci si sposavano e aveva-

no figli per dovere. Questo

implicava che talvolta i due

coniugi erano legati da un forte

affetto, ma ben lontani dall’a-

more. Nella nostra società,

invece, appare riprovevole

sposarsi per un motivo diverso

dal legame sentimentale che

unisce due persone.

Chi incolpa gli omosessuali di

essere contro natura perché

non possono procreare tra loro,

dovrebbe incolpare, però, per

la stessa ragione anche tutte le

persone sterili esistenti a que-

sto mondo; involontariamente

si tornerebbe nell’Alto Me-

dioevo, durante il quale le

donne sterili e gli omosessuali

venivano bruciati vivi sotto

l’accusa di stregoneria.

Dopo aver letto quanto Platone

ha scritto, credete davvero così

importante essere etero piutto-

sto che omosessuali?

La verità è che è ugualmente

bello e che dà il medesimo

brivido di piacere addormen-

tarsi tra le braccia della perso-

na che si ama e svegliarsi la

mattina successiva potendo

ancora respirare il profumo dei

suoi capelli, a prescindere dal

sesso di quest’ultima.

L’unica cosa deplorevole

nell’essere omosessuale oggi-

giorno è dover combattere ogni

istante con le dicerie e gli

sguardi pesanti della gente

omofoba, che cerca di togliere

la felicità a chi la merita “per

baldanza, per coraggio, per

virilità d’animo”.

Carla Tortora I C LC

OMOSESSUALI? I PIU’ VIRILI PER NATURA

17

Cultura e Società

Page 18: Machiavelli Espresso I

È un sorriso beffardo,

quasi ghignante, il suo.

Ci guarda con serenità

e pacatezza, sempre un

passo avanti. Sembra conosce-

re qualcosa che noi non sappia-

mo. È stato (e lo è da tempo)

uno dei simboli della protesta

studentesca di fine ottobre. E

non solo: ha invaso le proteste

di tutto il mondo. Quando la

maschera di V for Vendetta sia

apparsa per la prima volta in

una manifestazione è difficile

dirlo. Certo è che adesso ci

sorprendiamo se non la si vede.

È il simbolo degli Indignados,

del gruppo di hacker Anony-

mous, ha ispirato e continua a

ispirare il MoVimento 5 Stelle.

La portano pure alle feste di

Halloween. Ma all’origine

della maschera, che ormai è un

po’ ovunque, ci sono le menti

di Alan Moore e David Lloyd,

rispettivamente, sceneggiatore

e disegnatore della graphic

novel V for Vendetta. Pubbli-

cato dalla DC Comics nel

1980, diviene un cult della

letteratura a fumetti. È però

dopo quasi trent’anni che arri-

va al grande pubblico, e diven-

ta famoso grazie al film, del

2005, prodotto ed adattato dai

fratelli Wachowski (gli ideatori

di Matrix). Enfatico, diretto,

volutamente ridotto e semplifi-

cato, il film colpisce, soprattut-

to chi non ha letto il fumetto.

V, l’uomo mascherato che

combatte contro la dittatura

neonazista

istauratasi in

una Gran Breta-

gna futuristica e dispotica, che

molto ricorda quella Orwellia-

na, diventa il paladino della

libertà; lui e la sua maschera

l’emblema della ribellione,

della lotta ai regimi totalitari, e

non a torto. Incarna, in fin dei

conti, quei valori che vorrem-

mo vedere vincere nelle storie.

Tuttavia il personaggio di V è

ben più complesso e ambiguo.

E’ enigmatico e oscuro, a parti-

re dal suo vero volto, a noi

ignoto. Fin qui non sarebbe

diverso dai

supereroi.

Poi però

usa bom-

be, compie

veri e

propri atti

terroristici,

tortura,

uccide. Ed

inizia

proprio, a

ben vede-

re, dai suoi stessi carnefici che

lo hanno sfigurato nel fisico e

dilaniato nella coscienza. Lo

identifichiamo solo per quella

maschera, le cui fattezze ap-

partengono, non a caso, ad un

cospiratore inglese del XVII

secolo, Guy Fawkes, che ogni

anno è festeggiato a Londra

con fuochi d’artificio per aver

fallito il suo attentato al Parla-

mento Inglese nel 1605 (La

congiura delle Polveri). Ma il

titolo della graphic novel ce lo

ricorda: la “V” sta per Vendet-

ta, e, indirettamente, anche per

violenza. Non esiste V senza

violenza. Non convivono l’i-

deale di Moore e la politica del

dialogo. Perché, per V, il dialo-

go è finito. La Giustizia lo ha

tradito ed ha smesso di eserci-

tare il suo fascino. Al suo posto

c’è un’altra signora, un’altra

amante, ben più onesta, come

lui la definisce: l’Anarchia. Ed

è quest’ultima a giocare un

ruolo da protagonista in tutta la

vicenda; è il fondamento

dell’intera opera; è, volendo,

assimilabile a V stesso, se lo

consideriamo, come egli stesso

dice, un’idea. Un’anarchia che

si basa, a leggere attentamente

il fumetto, sulla capacità degli

esseri umani di creare un mo-

dello nuovo e diverso di socie-

tà, che passa per una adesione

volontaria e un intervento re-

sponsabile del singolo. Un’a-

narchia che possiede una dop-

pia natura: distruggere e creare,

competenza di due figure di-

stinte. V è solo un esecutore

temporaneo. Il suo compito

consiste nel generare un asso-

luto caos che distrugga l’attua-

le società. Terminato il suo

dovere, egli non ha più motivo

di esistere, saranno altri ad

adempiere alla ricostruzione.

Non ci sono intese o punti di

incontro. È un pensiero radica-

le quello di Moore, una critica

feroce al sistema capitalistico,

che si riassume perfettamente

nella maschera di V. Un sorri-

so che porta con sé tutte le

teorie che il fumetto trasmette

senza che all’appello ne man-

chi una.

Marco Ridolfi II C LC

DIETRO IL SORRISO DIPINTO

18

Cultura e Società

Page 19: Machiavelli Espresso I

C ome forse vi sarete

accorti,da quest'an-

no non siamo più

soltanto liceo classi-

co e liceo delle scienze umane,

ma é stato annesso al

"meraviglioso" Machiavelli

anche un istituto professionale:

il Civitali. La nostra scuola si é

moltiplicata, (fra poco raggiun-

geremo le proporzioni del Val-

lisneri), ampliando la gamma

della materia culturale trattata

ma soprattutto il numero di

alunni (si parla di quasi 1300

ragazzi). Questa novità porterà

diversi cambiamenti nella nor-

male routine dell'istituto per

noi, ormai abituati a questa

scuola, ma soprattutto per loro;

ne é un esempio l'assemblea

d'istituto che come dice il rego-

lamento che andrà approvato

prossimamente " è la riunione

di tutti gli alunni dell’ISI Ma-

chiavelli e rappresenta un im-

portante momento di confron-

to, discussione e aggregazione

tra gli studenti, con lo scopo di

approfondire i problemi della

scuola e della società e stimo-

lare la creatività dei giovani";

infatti, molte delle domande

che circolano riguardano que-

sto tema: "come faremo ad

entrare tutti al cinema Moder-

no adesso che siamo più di

1000 studenti?" Be' la risposta

é molto semplice; le ipotesi,

prospettate nell’ ambito del

consiglio di Istituto, sono due:

organizzare due assemblee in

due giorni diversi presso il

cinema Moderno dalle 8 alle

13, una con tutti i ragazzi dei

bienni delle tre scuole e l'altra

con i ragazzi dei trienni, oppu-

re svolgere tutto in un'unica

mattinata sempre presso il

cinema Moderno ,dalle 8 alle

10.30 i bienni e dalle 10.30 alle

13 i trienni. Ogni volta starà ai

rappresentanti e alla nostra

nuova Dirigente scegliere la

più adatta.. Ovviamente nel

secondo caso non ci sarà la

possibilità di vedere un film

ma semplicemente verrà svi-

luppato il dibattito sul tema

trattato dai rappresentanti o a

partire da un intervento di

esterni. La scelta di non sepa-

rare le tre scuo-

le é stata detta-

ta dal desiderio

di integrazione

e dalla curiosi-

tà di vedere

che cosa emer-

gerà dal con-

fronto tra que-

ste realtà così

eterogenee. La

prossima as-

semblea si

terrà il 12 no-

vembre per i bienni, con la

visione del film "L'onda" ,e il

13 per i trienni ,con la visione

del film "La migliore offerta",

il tema principale sarà la pre-

sentazione delle liste dei ragaz-

zi che si candidano come rap-

presentanti di Istituto, come

saprete saranno eletti quattro

ragazzi quali sicuramente ce ne

sarà uno per ognuna delle tre

scuole.

Per quanto riguarda il COS

(comitato organizzativo stu-

dentesco) ,l'invito alla parteci-

pazione é rinnovato a tutti e

rivolto anche a voi, ragazzi

dell'"ex Civitali"(di volta in

volta sarà diffusa data e ora

delle riunioni); é qui, infatti,

che si organizzano le assem-

blee e si discute sulle proble-

matiche interne.Intanto sarete

presto aggiunti al "Collettivo

Machiavelli", il gruppo dell'i-

stituto su facebook, così come i

ragazzi delle prime scienze

umane e ginnasiali; per agevo-

lare questo processo si chiede

la collaborazione dei rappre-

sentanti delle singole classi,

che una volta inseriti nel grup-

po dovrebbero aggiungere i

loro compagni.

Le informazioni di servizio

sono terminate, si rinnova un

augurio di buon anno scolasti-

co a tutti, benvenuti ai ragazzi

nuovi, ben tornati a quelli vec-

chi.

Martina Andreini III A LC

“C” COME CIVITALI

19

Cronaca Scolastica

Page 20: Machiavelli Espresso I

M artedì venti-

nove Ottobre,

la campanel-

la segna l'ini-

zio di una nuova mattinata sco-

lastica, ma quella di stamani

non sarà una giornata come

tutte le altre, no, poichè oggi in

programma c'è la cogestione.

La maggior parte degli studenti

della sede di Via degli Asili si

riunisce in Aula Magna, ed io

sono un po' emozionata perchè

quest'anno sta a me gestire il

Gruppo Fotografia, quest'anno

sono anche io tra "quelli gran-

di". La partenza è incerta e

anche disorganizzata: non so

come gestire un gruppo disomo-

geneo, diviso tra macchine

fotografiche e telefoni cellulari,

curiosità e scarso interesse

verso quello che, della fotogra-

fia, va oltre il semplice e mec-

canico scatto. Al termine delle

due ore previste ci rimangono

una serie di immagini interes-

santi scattate da tutti i parteci-

panti e ci raduniamo tutti in

cortile, per il cambio dei gruppi.

Gente nuova, gruppo nuovo:

per oggi abbiamo foto a suffi-

cienza e decidiamo di concen-

trarci sull'aspetto più semantico,

e forse per certi

versi più affascinante, della

fotografia. Dopo varie peregri-

nazioni da un'aula all'altra riu-

sciamo ad ottenere un computer

e l'Aula Magna tutta per noi.

Soddisfatti, ci sediamo attorno

al grande tavolo di legno e ini-

ziamo con la visione di alcune

foto che ritraggono le più rile-

vanti proteste e rivoluzioni della

storia moderna. Dalla visione

delle immagini passiamo a par-

lare della fotografia documenta-

ria e, complici la suggestione

delle foto appena viste e forse

anche l'atmosfera dell'Aula

semibuia, la discussione entra

nel vivo. Siamo tutti allo stesso

livello, ognuno offre la propria

visione delle varie situazioni

prese in esame, non ci sono

silenzi imbarazzati, gli argo-

menti da trattare emergono con

facilità e nessuno si tira indietro

o sembra essere disinteressato.

Gli aspetti di tale branca della

fotografia che analizziamo sono

molteplici: ci interroghiamo su

come sia cambiato il modo di

fare fotografia nell'ultimo mez-

zo secolo e, con essa, gli altri

mezzi di informazione e divul-

gazione, tocchiamo temi spinosi

come la contrapposizione tra

l'ovvia soggettività della foto-

grafia ma la necessaria obietti-

vità di un documento fino ad

arrivare ad analizzare l'utilizzo

del bianco e nero e gli effetti

che esso produce sull'osservato-

re. Il giorno seguente abbiamo

iniziato con qualche base di

tecnica fotografica, per impara-

re ad usare il tanto desiderato e

temuto "manuale" sulla macchi-

na fotografica, con risultati a dir

poco entusiasmanti; infatti, nel

corso della mattinata tutti sono

stati in grado di scattare impo-

stando correttamente tempi e

diaframmi. Ci siamo poi avven-

turati nei meandri della fotogra-

fia di scena, teatrale e cinemato-

grafica, spinti all'argomento dal

laboratorio teatrale organizzato

dalla III B. Ormai gruppo affia-

tato e coeso, dedichiamo il terzo

ed ultimo giorno di cogestione

agli scatti all'interno degli altri

gruppi e, infine, ad imbastire

una selezione di fotografie da

mostrare all'assemblea conclusi-

va. Un gruppo partito timida-

mente, ma che ha rivelato pre-

sto le sue potenzialità, che ha

funzionato nel modo giusto, che

ha prodotto ottimi risultati e che

spero abbia entusiasmato gli

altri quanto me.

Elena Modena II A LC

L’ARTE DI SCRIVERE CON LA LUCE

20

Cronaca Scolastica

Page 21: Machiavelli Espresso I

O gni anno a Lucca,

intorno alla metà di

settembre, l'attività

scolastica riprende.

La maggior parte degli studenti

fatica a riappropriarsi dei ritmi

che questo nuovo inizio

esige ma tutti, prima o

poi, finiscono per imporsi

orari impegni e scadenze e

riprendono, non senza una

certa malinconia, quell’a-

sfissiante e monotona

routine che avevano ab-

bandonato senza troppi

rimpianti tre mesi prima.

Gradualmente ma in modo

inesorabile le giornate si

accorciano, gli impegni

aumentano e le scadenze

si avvicinano; in classe

l’ansia è palpabile e il

nervosismo dilaga come la

peste tra gli alunni spa-

ventati. Ma a un certo

punto, proprio quando si è

prossimi al crollo psicologico,

come un caldo vento primaveri-

le che porta speranza arrivano i

primi trentenni nerd, che sono il

segnale dell’imminente inizio

del grande evento: i Comics

stanno arrivando.

D’improvviso tutti ne parlano:

gli anziani si lamentano, gli

adulti li criticano e alcuni ra-

gazzi impazziscono. Personal-

mente mi riconosco in quest’ul-

tima categoria o meglio, mi ci

riconoscevo, dato che quest’an-

no, per me, i Comics hanno

perso molto del loro fascino.

Ma andiamo per ordine e partia-

mo dai dati, l’edizione di que-

st’anno, infatti, ne ha di sor-

prendenti: “Superata quota

200mila presenze” titola in

prima pagina il quotidiano “La

Nazione” di Lucca in data 4

novembre 2013 e come sottoti-

tolo: “Edizione da primato asso-

luto, grande soddisfazione degli

organizzatori”.

In effetti è vero: i numeri sono

sorprendenti, molti record sono

stati polverizzati e gli ospiti di

fama internazionale che hanno

partecipato sono stati apprezzati

notevolmente dal vasto pubbli-

co ma, a proposito dei visitatori,

mi sono chiesto se e quanto

fossero soddisfatti dell’organiz-

zazione dell’evento. Quindi,

insieme a due mie amiche che

ringrazio moltissimo, l’ultimo

giorno dei Comics mi sono

recato in strada armato di carta

e penna e ho posto qualche

domanda ad alcuni ragazzi che i

Comics li vivevano in prima

persona. Ritenendo inutile tra-

scrivere per intero le

“interviste” procederò fornen-

dovi un quadro generale rias-

suntivo: la maggior parte dei

ragazzi che ho incontrato si è

dichiarata soddisfatta per quan-

to riguarda l’allestimento degli

stand, in particolari modo alla

domanda: “Qual è il vostro

stand preferito?” generalmente

mi è stato risposto: “I games”;

ma alla domanda successiva,

ovvero: “Credete che Lucca sia

ancora in grado di sostenere una

tale affluenza?”, sette su otto

hanno cominciato a manifestare

i primi dubbi e mi hanno fornito

consigli interessanti per risolve-

re alcuni problemi che sono

emersi. Molti

si sono la-

DAL NOSTRO INVIATO AI LUCCA COMICS

21

Cronaca Locale

Page 22: Machiavelli Espresso I

mentati della lunga fila che si

deve affrontare prima di poter

entrare in alcuni luoghi espositi-

vi (i tempi di attesa variano, in

certi casi, dai venti ai quaranta

minuti), aggiungendo che, an-

che quando si riesce finalmente

ad accedervi, la folla all’interno

è tale da non permettere al pub-

blico di godersi la visita, senza

considerare poi i pericoli che

possono derivare da una tale

concentrazione di persone. Co-

me soluzione è stato proposto il

dislocamento delle attrazioni

principali: “Bisognerebbe”,

affermano due ragazzi di Cuneo

che partecipano ai Comics da

quattro anni, “che al posto di un

solo grande stand dove si con-

centrano le novità più interes-

santi ce ne fossero di più, maga-

ri anche più piccoli e lontani tra

loro, ma in questo modo si po-

trebbe evitare il formarsi della

calca e l’insorgere di situazioni

potenzialmente pericolose”.

Inoltre, come ho potuto speri-

mentare io stes-

so, in molti casi le linee telefo-

niche sono andate K.O. causan-

do molti disagi; quindi si rivela

necessario, a detta di tutti, un

ampliamento di queste ultime.

Dopo aver passato circa

mezz’ora a importunare passan-

ti, mi sono messo a girovagare

per gli stand, e mi è venuta la

curiosità di sapere quale fosse

l’opinione degli espositori, e se

avessero qualche problema da

porre in evidenza. Così mi sono

imbattuto in un personaggio

davvero singolare: era un uomo

di statura media, aveva capelli e

occhi neri, indossava un ma-

glione verde scuro e dei jeans,

in pratica, almeno dall'aspetto

fisico, non presentava alcuna

caratteristica singolare che lo

contraddistinguesse particolar-

mente da qualsiasi altra perso-

na; ma ciò che mi ha colpito

maggiormente di lui fin dalle

prime frasi che ha pronunciato è

stato il suo modo di parlare:

selezionava con estrema cura le

parole che utilizzava, sembrava

quasi che si fosse

preparato già da tem-

po tutte le risposte

alle mie domande e

avevo come l'impres-

sione che fosse lui a

guidare la conversa-

zione nonostante

fossi io a porre inter-

rogativi. Egli riteneva

il fumetto un'arte, ed

era molto amareggia-

to da quella che defi-

niva "la deriva verso i

games”, inoltre era

dell'opinione che lo

spazio a disposizione degli

espositori fosse troppo ristretto

in confronto al prezzo richiesto

per ottenerlo, ed era convinto

che ciò andasse a discapito di

quello che lui definiva il “vero

fumetto”. Per di più mi ha fatto

notare che se si volesse davvero

valorizzare al meglio l'esposi-

zione sarebbe necessaria una

suddivisione degli stand per

categoria: alcuni dovrebbe esse-

re dedicati ai fumetti d'epoca

mentre altri ai manga e, in ge-

nerale, a fumetti più recenti. In

definitiva mi sono reso conto

che i Comics rimangono una

grande attrazione per molti,

sebbene inizino a manifestarsi i

primi disagi dovuti alla grande

partecipazione degli appassio-

nati.

Matteo Anastasio I C LC

22

Cronaca Locale

Page 23: Machiavelli Espresso I

“ Galeotto il Lucca Co-

mics, numerosi eventi

organizzati questo mese

nella nostra città sono

passati del tutto inosservati,

“oscurati”, per così dire,

dall’avvento della fiera preferita

dai nerd d’Italia e dintorni. Ma

cosa succede lontano dagli

stand in Piazza Napoleone e

Piazza S. Michele, e dalle vie

sovraffollate dai turisti?

Nei corridoi del Lu.C.C.A

(Lucca Center of Conteporary

Art) viene esposta una mostra

antologica che racconta la vita

del rinomato fotografo Henri

Cartier-Bresson attraverso i

suoi scatti, sprazzi di vita quoti-

diana, testimoni di momenti che

sarebbero diventati storici e

memorabili. La mostra si terrà

fino al 3 novembre, il prezzo

intero del biglietto è di 9 euro,

se si ha la fortuna di essere soci

coop, è ridotto fino a 7 euro.

Il 23 e il 30 novembre, il Teatro

del Giglio, in collaborazione

con TurisLucca Consorzio Gui-

de, offre al pubblico la possibi-

lità di riscoprire, con una pas-

seggiata nel centro storico arric-

chita da raccolte d’immagini

d’epoca e spettacoli musicali

dal vivo, i “teatri nascosti” di

Lucca, espressione che da an-

che il nome alla manifestazione.

Luoghi come il Circolo delle

Filocaristiche, antica sede di

feste e balli in maschera, o l’ex

teatro pantera, le cui sale sono

ora destinate ad altro uso.. Il

percorso inizia da Piazza San

Frediano alle ore 15, il costo è

di 10 euro, da pagare obbligato-

riamente alla biglietteria del

Teatro del Giglio, che sarà an-

che l’ultima tappa della passeg-

giata.

Per gli amanti della tradizione

enogastronomica, o per chi

semplicemente ama il cibo,

ricordiamo la manifestazione

“Sapori e saperi Lucchesi” (che

inizierà il 16 novembre prolun-

gandosi fino all’8 dicembre) al

Real Collegio, con un program-

ma ricco di mostre, eventi, la-

boratori e convegni. Abbiamo

una vasta gamma di eventi a

nostra disposizione; anche dopo

il fermento dei Comics, Lucca

rimane una città attiva e vitale!

Irene Fiorenza IV A LC

E OLTRE AI COMICS…

Cineforum Ezechiele

Martedì 19 novembre 2013

THE GRANDMASTER

di Wong Kar-wai – Cina 2013 –

123’

Mercoledì 20 novembre 2013

VIAGGIO A TOKYO

di Yasujiro Ozu, Giappone

1953 – 136’

Martedì 26 novembre 2013

POST TENEBRAS LUX

di Carlos Reygadas – Messico

2012 –100’

Mercoledì 27 novembre 2013

DESIDERIO

di Roberto Rossellini, Italia

1946 – 85’

Martedì 3 dicembre 2013

SOLO DIO PERDONA

di Nicolas Winding Refn –

Danimarca 2013 – 90’

Mercoledì 4 dicembre 2013

L’ATALANTE

di Jean Vigo, Francia 1934 –

89’

Martedì 10 dicembre 2013

CHE STRANO CHIAMARSI

FEDERICO…

di Ettore Scola – Italia 2013 –

90’

Mercoledì 11 dicembre 2013

IL BIDONE

di Federico Fellini, Italia 1955 –

104’

Teatro del Giglio CARMEN

Sabato 23 novembre ore 20.30

Domenica 24 novembre ore

16.00

PENSO CHE UN GIORNO

COSi’Venerdì 29 e sabato 30

novembre ore 21.00

Domenica 1 dicembre ore 16.30

Il RITORNO A CASA

Venerdì 6 e sabato 7 dicem-

bre ore 21.00

Domenica 8 dicembre ore

16.30

FALSTAFF

Venerdì 13 dicembre ore

20.30

Domenica

15 dicembre

23

Cronaca Locale

Page 24: Machiavelli Espresso I

una storia di amore e finzione

S alve lettori! benvenuti

nell'angolo Cinema.

Oggi parleremo del

film

"The Great

Gatsby" .

Il film è tratto

dal romanzo

del 1925 intito-

lato appunto "il

grande Gatsby"

redatto dallo

scrittore statu-

nitense Francis

Scott Fitzge-

rald.

The Great Ga-

tsby è un film

del 2013 diret-

to da Baz

Luhrmann ed

interpretato da

Leonardo Di-

Caprio, Carey

Mulligan e

Tobey Maguire.

Sulla costa settentrionale di

Long Island, nel West Egg, si

trasferisce un giovane e pro-

mettente agente di borsa, Nick

Carraway, che affitta una pic-

cola casa senza pretese circon-

data dalle prorompenti dimore

dei nuovi ricchi. La più bella,

senza dubbio, è il palazzo ac-

quistato dal miliardario Jay

Gatsby, gentiluomo misterioso

e affascinante che tutti i fine

settimana dà dei party a cui

tutta la città partecipa senza

invito. Unico a vedersi recapi-

tato un biglietto per uno di

questi eventi, è

proprio Nick. Si scopre, in

seguito, che Gatsby ha acqui-

stato il suddetto palazzo poiché

dall'altra parte della baia, a

East Egg, abita la donna che ha

amato cinque anni prima, Dai-

sy, e dal suo molo si vede una

luce verde, che lampeggia

davanti al molo di lei, simbolo

di un sentimento mai del tutto

sopito. Jay vuole a tutti i costi

conquistarsi la fiducia e la

stima del vicino per poter così

arrivare alla ragazza, cugina di

Nick, ormai sposata e madre di

una bimba di tre anni. Nel

corso del film verrà a galla la

verità su Gatsby, e su molti

segreti che si nascondono die-

tro la facciata dei lussi e degli

agi. Segreti da cui non avrà

scampo e che finiranno per

decretare la sua fine.

La pellicola è interpretata egre-

giamente dagli attori. Ho lette-

ralmente adorato questo film

tanto da volerlo vedere 2 vol-

te....la cosa che senz'altro mi

ha colpito maggiormente è la

verità atroce che si nasconde

dietro i lussi di un uomo come

Gatsby.

Purtroppo la critica cinemato-

grafica statunitense non la

pensa come me : infatti, si sono

sollevate critiche pesanti sul

film, ritenuto deludente.

Alla prossima

Cecilia Marretta IV A LC

THE GREAT GATSBY:

24

Cinema

Page 25: Machiavelli Espresso I

C attivissimo Me 2 è il

film d’animazione

che merita assoluta-

mente di essere

visto in questa stagione cine-

matografica. Diretto da Pierre

Coffin e Chris Renaud, è il

seguito del film del 2010

“Cattivissimo me”. Gru, ex

super cattivone, nonché prota-

gonista del film, si dedica

adesso a crescere Margot,

Edith e Agnes, le sue tre figlie

adottive e dirige assieme al

professor Nefario, ex compa-

gno di cattiverie, la produzione

di “Marmellosa”, marmellata

che risulta essere il concentrato

di più frutti, naturalmente dal

sapore cattivissimo. Nel frat-

tempo, la Lega Anti Cattivi sta

indagando per la scomparsa di

un laboratorio nel quale si

sperimentava il siero PX41, in

grado di trasformare gli esseri

viventi in spietate creature

viola. La Lega fa catturare Gru

e gli domanda se è disponibile

ad aiutarla nello scoprire chi

c’è dietro al furto del potente

quanto devastante siero. Il

burbero uomo in un primo

momento rifiuta, ma successi-

vamente accetta e così finge di

lavorare assieme a Lucy Wilde

(spia della Lega Anti Cattivi),

in un negozio di muffin all’in-

terno del centro commerciale

nel quale si trova il furfante

che deve essere smascherato.

Cattivissimo me2 è divertentis-

simo, con una trama avvincen-

te, che piace sia agli adulti che

ai bambini.

E’ una fiaba moderna in cui

dietro l’animazione, si posso-

no trovare sentimenti e situa-

zioni del mondo reale; Gru è

un padre “single”, burbero

ma tenero nel profondo del

cuore, soprattutto verso le

figlie che si dedica a cresce-

re. Le figlie sono adolescenti

di oggi, che usano il cellula-

re, mandano sms., vorrebbero

una madre e alla fine la tro-

vano in Lucy. Ai personaggi

reali si intrecciano quelli

fantastici, come gli spassosis-

simi Minion, gli esserini

gialli dalla vivace parlata

incomprensibile, che amano

mangiare banane.

E’ quindi un mondo perfet-

tamente “credibile” anche se

impossibile, all’opposto dei

film dell’animazione classi-

ca, come “Biancaneve”,

“Cenerentola” o “La Sirenet-

ta”, rivolti quasi esclusivamen-

te ai bambini a cui proponeva-

no bellissimi sogni.

Il ritmo è incalzante e coinvol-

gente, la grafica molto curata,

le voci del doppiaggio italiano

sono di Max Giusti (Gru),

Arisa (Lucy Wilde) e Neri

Marcoré (El Macho).

Anche la critica ha accolto con

favore il film, con giudizi pre-

valentemente positivi, ricono-

scendolo all’altezza del primo.

La fonte principale delle risate

è stata riconosciuta nei Minion;

infatti a dicembre del 2014,

uscirà nelle sale cinematografi-

che un film d’animazione inte-

ramente dedicato a loro. Luca

Raffaelli, in un articolo sul

quotidiano “La Repubblica”,

assimila la loro parlata al

“grammelot”, cioè il gioco

verbale scenico di Dario Fo. È

un film che consiglio vivamen-

te a tutti, perché ti fa trascorre-

re un’ora e mezzo di puro di-

vertimento, e non sono l’unica

a pensarla cosi, dato che questo

ha riscosso grandissimo suc-

cesso, non solo in Italia, ma

anche negli States. Se esistesse

il verbo, sarebbe un film per

“spensierare”.

Matilde Dal Canto IV A LC

un film per “spensierare” CATTIVISSIMO ME 2:

25

Cinema

Page 26: Machiavelli Espresso I

2 7 Novembre. Questa la

data da segnare sul

calendario. Questa la

data che cambierà per

sempre le vostre vite e.. No, sto

assolutamente scherzando.

Niente di trascendentale succe-

derà il ventisette di Novembre a

meno che non siate degli acca-

niti fan di uno dei romanzi fan-

tasy di maggior successo degli

ultimi anni.

Vi state chiedendo di cosa sto

parlando? A tutto una risposta.

Sto parlando della trilogia Fan-

tasy “The Hunger Games.”

Il 27 Novembre esce, per l'ap-

punto, il secondo film di questa

epopea fantasy chiamato “The

Hunger Games: Catching Fire.”

Con molte probabilità il titolo

verrà ripreso con la “magnifica”

traduzione“La ragazza di fuo-

co” (titolo che ricorda più una

vecchia canzone di Alicia Keys

o un fumetto della Marvel che

l'effettiva traduzione del titolo

originario). Siete liberissimi di

chiamarlo come più vi aggrada

o vi piace, la sostanza non cam-

bia.

Il primo film, per cui erano stati

spesi valanghe di soldi, ha avu-

to il successo sperato dai pro-

duttori che credevano molto

nella validità di questo progetto

(o oserei dire nel relativo gua-

dagno) e quindi via al film nu-

mero due.

Avendo letto tutti i libri ho

trovato il primo film una delu-

sione e poco degno di nota,

sebbene la bra-

vura dell'attrice

protagonista Jennifer Lawrence

a cui è stato anche conferito un

Oscar (siccome leggo i vostri

pensieri, vi rispondo subito. No,

ovviamente non per questo

film.)

Non spero di meglio per questo

nuovo capitolo (sì, dai, ditelo

che vi sto invogliando tantissi-

mo ad andarlo a vedere..), ma

ho visto entrare una sprazzo di

luce quando ho letto gli artisti

scelti per la colonna sonora.

Già, perché i film hanno anche

una colonna sonora. Quanti di

voi se ne rendono conto? Pochi,

credo, a meno che come me non

abbiate una vita sociale pratica-

mente nulla e una passione

smisurata per la musica che vi

fanno avere il tempo e la voglia

di cercare su Internet gli artisti

che collaboreranno alle relative

colonne sonore di vari film (sì,

a volte anche di quelli che non

escono in Italia. Sento da qui la

vostra pietà. Grazie, anche io

avrei pietà di me se fossi in

voi.)

Fatto sta che, per questo film in

particolare, gli artisti scelti sono

veramente degni di nota. Forse

tutti i soldi guadagnati dal pri-

mo film hanno reso possibile la

realizzazione di una soundtrack

decente, chi lo sa?

Ad ogni modo vorrei adesso

provare ad analizzare con voi i

brani che mi sembrano più de-

gni di nota. Non tutti per que-

stioni sia di lunghezza (questo

articolo potrebbe non finire

mai), sia di praticità (non tutti i

brani sono stati messi sul web.)

Che ne dite, vi va? Ok, doman-

da retorica, perché tanto lo farò

lo stesso, se l'idea non vi piace

potete sempre voltare pagina.

Perfetto, cominciamo.

Atlas – Coldplay.

Brano principale della colonna

sonora. Per capirci quello di cui

uscirà il video che andrà in

rotazione su Mtv per settimane

in cui probabilmente vedremo

scena del film inframezzate da

immagini di Chris Martin e soci

che suonano i loro strumenti

ricoperti da psichedeliche luci

azzurre. Ok, ora aspettiamo tutti

di vedere se ci ho veramente

azzeccato. Il brano risulta piace-

vole, anche se non subito dal

primo ascolto e soprattutto non

se non siete abituati al sound

dei Coldplay. Le sonorità infat-

ti, sono quelle tipiche della

band inglese, mischiate ad un

testo particolarmente criptico

che vorrebbe probabilmente

riprendere i temi principali del

film. Non credo che ci sia que-

sto parallelismo, ma la canzone

è comunque degna di nota.

Citando il testo “This song is

about to explode.” Immaginate-

velo cantato dalla pastosa voce

di Chris Martin e non dalla mia.

Silhouettes – Of Monsters and

Men.

Di questa canzone purtroppo

abbiamo soltanto uno

“snippet” (o per parlare in ita-

liano: un'anticipazione), ma

basta a farci entrare nel mood

dell’intero brano. Dal minuto e

mezzo che la gentile casa

di produzione ci ha dato l'onore

CATCHING TUNES FOR “CATCHING FIRE”

26

Musica

Page 27: Machiavelli Espresso I

di sentire possiamo sentire

quanto la terra di origine di

questa band, l'Islanda, abbia

delle ripercussioni sulla loro

musica. La voce della vocalist,

controllata e tecnica da sfiorare

la perfezione, fa quasi sentire il

freddo di quei paesi, e sembra

perseguitare l'ascoltatore fino a

che questo non può far altro che

premere replay per la probabile

venticinquesima volta sul suo

lettore mp3. Non voglio azzar-

dare niente non avendo il pezzo

completo, ma quasi sicuramente

un passo avanti dalla più com-

merciale “Little Talks.”

Elastic Heart – Sia ft. The

Weeknd and Diplo.

Per questo brano troviamo una

vecchia conoscenza delle colon-

ne sonore di film fantasy. Sia,

infatti, era già stata una collabo-

ratrice alla colonna sonora del

terzo film della saga di Twili-

ght, “Eclipse”. Passata quasi

totalmente inosservata sebbene

la sua bellissima voce conosce

il successo nel nostro paese solo

grazie alla collaborazione con

un famosissimo DJ, David

Guetta (facciamoci delle do-

mande e diamoci dellerisposte).

“Elastic heart” è forse il brano

più riuscito fra quelli per ora

usciti, grazie allo splendido mix

della voce infantile ma potente

di Sia e quella acuta rassicuran-

te di The Weeknd, per ora non

molto conosciuto in Italia. Con-

dizione che credo cambierà

presto. Canzone Indie con sfu-

mature dance, sembra fatta

apposta per tormentare il nostro

inverno con suoni elettrici e

penetranti. Una scommessa sui

cui punterei (sebbene anche in

questa canzone ci sia lo zampi-

no di un DJ.)

We remain – Christina Aguile-

ra.

Il nome di Christina Aguilera

sembra stonare in mezzo a que-

sti artisti che puntano il loro

successo su canzoni dalle sono-

rità un po' alternative e tendenti

più al rock che al pop, ma vi

posso assicurare che anche lei

non ha nulla da invidiare ai suoi

colleghi. La canzone che ci

presenta è una ballata necessa-

ria in una colonna sonora di un

film fantasy che si rispetti

(infatti assomiglia in maniera

spaventosa ad una canzone

cantata da Carrie Underwood

per l'ultimo film de “Le Crona-

che di Narnia”. Coincidenze?).

Il testo cerca forse di dare spe-

ranza in un contesto, quello

degli Hunger Games, in cui un

concorrente porta tutto tranne

che quest'ultima.

Al grido di “Whatever happens

here, we remain” anche questa

canzone trova una sua giusta

collocazione nel contesto gene-

rale dei brani.

Gale Song – The Lumineers.

L'ultima canzone di cui vi vo-

glio parlare è una canzone di

una band statunitense che in

quest'ultimo periodo sembra

essere come il prezzemolo.

Potete sentire le loro voci dalle

più svariate pubblicità di varie

compagnie telefoniche alla

sigla dell'ultima serie televisi-

va della CW, Reign.

La canzone che cantano in

“Catching Fire” è una strug-

gente lettera d'amore da parte

di un amico della protagonista

destinata appunto a quest'ulti-

ma. Poco caratterizzato nel

primo film e spesso lasciato in

disparte dai fan del libro, con i

Lumineers finalmente Gale

prende voce. Le parole potreb-

bero essere state scritte anche

dall'autrice stessa del libro per

la precisione con cui descrivono

questo personaggio troppo sot-

tovalutato. Non troppo trasci-

nante a livello musicale, ma

sicuramente geniale a livello

testuale.

Ora, sperando di avervi lasciato

almeno con un po' di curiosità,

spero che andrete a vedere il

film, se non altro per sentire

queste magnifiche canzoni.

Silvia Giorgetti II C LC

CATCHING TUNES FOR “CATCHING FIRE”

27

Musica

Page 28: Machiavelli Espresso I

I n un mondo in deca-

denza e sull’orlo

dell’abisso – flagel-

lato da lunghi perio-

di di siccità e da in-

verni interminabili –,

quattro giovani sono

destinati a incontrar-

si e ad affrontare

insieme epiche batta-

glie, intrighi di corte

e tradimenti. Perché

la guerra è alle por-

te, e il futuro dei tre

regni è nelle loro

mani.

Se volete inoltrarvi

nella fantastica terra

di Mytica e viaggiare

tra i Regni di Aura-

nos, Paelsia e Lime-

ros non c’è altro da

fare che aprire le

pagine di questo

splendido libro e

immergersi nella

lettura. La Caduta dei

Tre Regni (Falling

Kingdoms) è per la

scrittrice Morgan Rhodes il

suo debutto fantasy, nonché

il suo primo libro tradotto in

italiano. La storia ha come

protagonisti quattro ragazzi

appartenenti ai diversi tre

Regni che sono sull’orlo

della guerra.

Povertà e ma-

lattia stanno devastando

Limeros e Paelsia; al con-

trario Auranos vive fra ric-

chezze e sprechi non ren-

dendosi conto della grave

situazione in cui Mytica si

trova, causata dalla scom-

parsa dei Catalizzatori, og-

getti magici che contengono

le energie degli Elementi:

Acqua, Terra, Aria e Fuoco.

Personalmente questo libro

mi è parso in grado di tra-

smettere molte emozioni

lasciandomi sempre con il

fiato sospeso, fino all’ulti-

ma pagina. I personaggi, a

differenza di alcune

altre recensioni,

ritengo siano ben

fatti, ognuno con un

carattere differente

ed una differente

missione che alla

fine li riporterà su

un'unica strada. La

narrazione è sempli-

ce e scorrevole, in

grado di non farti

staccare mai gli

occhi dalla pagina

nei momenti salien-

ti. L’unica cosa che

rimane da fare è

andare in libreria e

farci un pensierino,

perché merita vera-

mente. La Caduta

dei Tre Regni è il

primo libro di una

serie di cui il secon-

do capitolo uscirà a

dicembre.

Augurandovi una buona

lettura…

Gabriele Rebeggiani IV A

LC

LA CADUTA DEI TRE REGNI

28

Libri

Page 29: Machiavelli Espresso I

MUSICA

-Icona Pop – All night – 01

Nov

-Avril Lavigne – Avril Lavi-

gne – 5 Nov.

-Lady Gaga – Artpop – 12

Nov.

-Mika – Song Book vol.1 – 12

Nov.

-Franco Battiato – Del suo

veloce volo – 19 Nov.

-Giovanni Allevi – Christmas

for you – 19 Nov.

-Robbie Williams – Swings

Both Ways – 19 Nov.

-Jovanotti – Lorenzo negli

stadi – Backup Tour 2013

(CD+DVD) – 19 Nov.

-Bastille – All this bad blood.

- 26 Nov.

-Billie Joe and Norah Jones –

Foreverly – 26 Nov.

-Black Sabbath – Live.. Gath-

ered in their Masses (DVD) –

26 Nov.

-Luciano Ligabue – Il sale

della terra – 26 Nov.

FILM

-Jobs (14 novembre) biografico

con Ashton Kutcher

-The Canyons (14 novembre)

thriller con Lindsay Lohan,

-Il paradiso degli orchi (14

novembre) drammatico con

Emir Kusturica

-Venere in pelliccia (14 no-

vembre) drammatico di Roman

Polanski

-Stai lontana da me (14 no-

vembre) commedia con Enrico

Brignano

-Fuga di cervelli (21 novem-

bre) commedia di e con Paolo

Ruffini

-Thor: the dark world ( 20

novembre 2013) azione di Alan

Taylor con Chris Hemsworth,

Natalie Portman

-Alla ricerca di Jane (21 no-

vembre) commedia con Keri

Russell

-Il terzo tempo (21 novembre)

drammatico con Stefania Rocca

-African Safari (21 novembre)

documentario di Ben Stassen

-Hunger Games: la ragazza di

fuoco (27 novembre) avventura

di Francis Lawrence con Jenni-

fer Lawrence, Josh Hutcherson

Liam Hemsworth

-La mafia uccide solo d’estate

(28 novembre) commedia di

Pif con Cristiana Capotondi

-Don Jon (28 novembre) Di e

con Joseph Gordon-Levitt con

Scarlett Johansson

-Free Birds, tacchini in fuga

(28 novembre) animazione

LIBRI

-Le parole di luce di Johanne

Harris

-Altrimenti muori di James

Patterson

-La camera di sangue di Jane

Nickerson

-La piccola mercante di sogni

di Maxence Fermine

-Shadows di Jennifer Armen-

trout

-Polizia di Jo Nesbo

-Cento giorni di felicità di

Fausto Brizzi

-Le stanze buie di Francesca

Diotallevi

-Il richiamo del cuculo di

Robert Galbraith

-The Pray di Andrew Fukuda

-Per dieci minuti di Chiara

Gamberale

-L’eroe discreto di Mario Var-

gas Llosa

-Ragazze mancine di Stefania

Bertola

-L’analfabeta che sapeva

contare di Jonas Jonasson

ULTIME USCITE

29

Ultime Uscite

Page 30: Machiavelli Espresso I

30

Vignette

Page 31: Machiavelli Espresso I

Marco

Ridolfi

II C LC

31

Vignette

Page 32: Machiavelli Espresso I

E PER FINIRE… UN PO’ DI SUDOKU!

Hanno collaborato a questo

numero:

Alessandro Marchetti

Marco Ridolfi

Martina Andreini

Giuseppe Mellone

Elena Modena

Annachiara Bressan

Mia Belen Martinez

Rachele Pellegrini

Giuseppe Cacciovitti

Giovanni Giannini

Silvia Giorgetti

Iacopo Cotalini

Matteo Anastasio

Carla Tortora

Matilde Dal Canto

Irene Fiorenza

Cecilia Marretta

Gabriele Rebeggiani

Ringraziamenti speciali a

Prof.ssa Visconti Elisabetta

Prof.ssa Batistoni Donatella

Prof. Galletti Paolo

per la correzione delle bozze

Prof. Stefano Giampaoli

per la collaborazione in fase di

impaginazione

Prof. Giorgio Macchiarini

per la stampa del giornalino

La Dirigente dott.ssa Iolanda

Bocci

per aver creduto nel progetto

sin dall’inizio e per averci sup-

portato

3 8 1 2

9 8 7 2

5 9 8

2 8 7 5

7 6 5 8 1

1 9 3 4

8 6 4

5 7 9 6

1 5 3 8

1 2 9

7 4

5 3 9

8 5 4

4 9

7 3 6

3 2 5

1 6

2 4 8

Per tutti (o quasi!) Per pochi ( o nessuno!)

Le note disciplinari più fantasiose

in c ircolaz ione tra t te da

“Setteincondotta”

“L’armadio di classe è tagliato a metà.”

“R.P. si autoestrae un dente nell’ora di

filosofia”

“Al posto di seguire la lezione e suonare

A. segue con un compagno un laborato-

rio di falegnameria”

“L’alunno X si scoppia i brufoli mentre

lo interrogo”

“L’alunno M.S. costruisce con impegno

la sorpresa trovata dentro l’ovetto kin-

der, che si è mangiato durante la spiega-

zione. Prof.M”

“L’ alunno O. non può rispondere alla

domanda da me eseguita in quanto ha

sette caramelle in bocca.”

“L.M. grufola durante l’ora di lezione

latina”

“L’alunno P.E. utilizza il libro di testo

come attrezzo anti mosche”

Ringraziamenti

32


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