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Machiavelli Espresso VIII

Date post: 07-Apr-2016
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Numero III - Anno II - Dicembre 2014
24
Anno II - Numero III - Dicembre 2014
Transcript
Page 1: Machiavelli Espresso VIII

Anno II - Numero III - Dicembre 2014

Page 2: Machiavelli Espresso VIII

I

ndic

e

2

La libertà di espressione è un diritto,

ma soprattutto un dovere

di IACOPO COTALINI

Che il liceo classico debba morire?

Risposta negativa (almeno per ora)

di GIULIA PALADINI

Ci sono ma non si vedono

di PAOLA ANGELUCCI

Europa chiama Machiavelli: il pro-

getto AVITAE

di CAMILLA ANGELOTTI

Progetto AVITAE: un tuffo nell’anti-

co spirito imprenditoriale europeo

di CAMILLA ANGELOTTI

……………………………………

Victor Jara: la voce della libertà

di MIA MARTINEZ

……………………………………

Che cos’è un capolavoro?

di GIOVANNI GIANNINI

……………………………………

Quando il rock è per tutti: il ritorno

degli Gaslight Anthem

di STEFANO SESTANI

……………………………………

Modigliani et ses amis

di ELENA MODENA

…………………………………… Il Fantaoroscopo

di MADAME GIOBERTA

Sofonisbe risponde… christmas edition

di SOFONISBE

Giochi

4

6

8

9

10

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20

22

23

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 3: Machiavelli Espresso VIII

L e imminenti festività natalizie, mai

come quest’anno, stanno rendendo

tutti più buoni: e allora come non

parlare della munificenza del no-

stro governo che, il 15 dicembre, ci ha fatto

un regalo di Natale anticipato, presentando la

candidatura di Roma per le Olimpiadi del

2024? Un regalo un po’ inopportuno, visto

che, solo pochi giorni fa è stata scoperta

“Mafia Capitale”, un sistema criminale, in cui

erano coinvolti politici e dirigenti comunali e

che gestiva tutti i grandi appalti della città

eterna: ma, d’altronde, a caval donato non si

guarda in bocca. E così accettiamo questo

regalo non richiesto, pur consapevoli che, in

altre città intenzionate a candidarsi per le

Olimpiadi del 2024, come Parigi e Berlino,

sono in corso o sono stati fatti referendum per

verificare se l’opinione pubblica è favorevole

o meno ad una candidatura. Perché da noi non

è stato fatto niente di tutto ciò? Forse si teme-

va che i discendenti dei nostri amati Cicerone

e Seneca che, nell’ultimo mese, sono passati

dall’appassionarsi alle scorribande di Marino

e della sua Panda al seguire le vicende di

alcuni “bravi ragazzi”, dessero responso ne-

gativo? O forse, molto più semplicemente, in

Italia, ci siamo disabituati alla democrazia?

Infatti non si può negare che, negli ultimi

anni, la democrazia, più che una conquista da

difendere con le unghie, è stata considerata

alla stregua di un peso da sopportare, e le

elezioni una formalità a cui adempiere. Gli

ultimi tre Presidenti del Consiglio hanno

ricevuto l’incarico di formare un governo

senza mai essere passati dalle urne, come se

l’Italia fosse un simpatico e colorato pacco

natalizio; gli ultimi due, Letta e Renzi, hanno

governato con un Parlamento eletto con la

Legge Calderoli, poi definita incostituzionale.

E la nuova legge elettorale, che dovrebbe

finalmente consegnare all’Italia un governo

stabile e non fondato su patti del Nazareno o

di Betlemme (tanto per rimanere in clima

natalizio), viene utilizzata come una semplice

merce di scambio, così come la delicatissima

questione dell’elezione del Presidente della

Repubblica. Ma se, da una parte, alcuni squali

della politica, degni eredi dello spietato Silla,

riescono sempre a “cambiare tutto per non

cambiare nulla”, anche noi cittadini ci diamo

da fare per far sentire la democrazia una be-

stia ferita e sempre più sola: l’astensionismo è

alle stelle e “non mi riconosco in nessun par-

tito” è il mantra che risuona nelle case degli

italiani con la stessa frequenza di Jingle Bells

in questo periodo natalizio. Insomma, sembra

che a nessuno dispiaccia buttare dalla finestra

alcuni diritti per cui sono state fatte lunghe e

faticose lotte: non si fa così con le cose vec-

chie, a Capodanno? E allora defenestriamo la

democrazia! E perché no? Defenestriamo

anche i diritti dei lavoratori: evidentemente

l’immagine del nostro premier che se la ride

mentre, a Capodanno, butta fuori dalla fine-

stra vecchi piatti rotti con su scritto “Articolo

18” viene in mente solo a me. Ma tanto, come

dicono molti, non possiamo farci nulla! E

allora ben vengano tutti questi regali, non

richiesti, dal nostro governo. E di democrazia

e diritti del lavoratori, di Mafia Capitale e

Olimpiadi se ne occupi chi ha tempo da per-

dere. A noi, al popolino, sotto l’albero ci

aspetta il nuovo IPhone 6.

3

Buon Natale, Italiani! Alessandro Marchetti III C LC

Editoriale

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 4: Machiavelli Espresso VIII

Att

uali

D icembre 2013,

tutta la redazio-

ne del Machia-

velli Espresso,

eccitata per il ruolo che si

sta guadagnando all'interno

dell'istituto, è costretta ad

abbassare le proprie pretese.

All'alba del nuovo millen-

nio, nel continente dove la

civiltà ha mosso i suoi primi

grandi passi, un piccolo

giornalino scolastico, indi-

feso e inconsapevole di

quello a cui sta andando in

contro, subisce uno

dei veti peggiori per un uffi-

cio stampa: la censura. Alcu-

ni ragazzi, infatti, avevano

deciso di descrivere un pro-

blema piuttosto attuale per

noi liceali: la cannabis. La

maggioranza degli insegnan-

ti, dediti alla correzione

delle bozze, approvava la

stampa degli articoli al ri-

guardo, quando il professor

Galletti, docente di italiano

del nostro liceo, si è opposto

a tal punto da censurare gli

articoli. Le cause di tale

decisione non sono mai state

veramente descritte, in molti

hanno parlato di una man-

canza di precisi riferimenti

alle fonti, altri si sono limi-

tati a borbottare e scuotere la

testa, indignati e sconvolti.

Purtroppo nessuno ha avuto

il coraggio di muoversi ef-

fettivamente per risolvere la

questione, nessuno ha preso

seriamente un tale gesto,

anche noi ragazzi abbiamo

abbassato la testa e abbiamo

utilizzato una strategia di-

fensiva più “soft”, poiché ci

siamo limitati a pubblicare

4

La libertà di espressione è un

diritto, ma soprattutto

un dovere

Iacopo Cotalini II A LC

La copertina del numero di dicembre 2013

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 5: Machiavelli Espresso VIII

quel numero, lasciando due

pagine bianche con una breve

descrizione dell'accaduto. Ma

adesso, a distanza di un anno

dall'avvenimento, ci rialzia-

mo, scuotiamo la testa e ri-

prendiamo a combattere.

Sappiamo benissimo quali

sono i nostri diritti e, ovvia-

mente, i nostri doveri, per ciò

possiamo e dobbiamo scrive-

re di tutto questo. Non vivia-

mo più, da quasi settanta

anni, sotto dittatura, almeno

da un punto di vista teorico,

quindi la censura è inammis-

sibile, soprattutto in una scuo-

la come la nostra, dove c'è chi

è fermamente convinto di

allevare “la futura classe

dirigente”. Ma probabilmente

è più sicuro nascondere quel-

lo che davvero può interessa-

re una massa di giovani adul-

ti, molto meglio scrivere arti-

coli vuoti, senza un vero inte-

resse, senza un vero scopo, se

non quello di superare il ti-

more della terrificante censu-

ra e ricevere l'approvazione di

qualche insegnante. Tuttavia,

stiamo dimostrando di essere

figli del nostro tempo, dato

che, almeno nella nostra pic-

cola realtà provinciale, gli

studenti hanno perso i loro

valori e si sono lasciati con-

quistare dalla disinformazio-

ne e dalla pigrizia. Di conse-

guenza tale strategia, ovvero

il bombardamento telematico

di notizie inutili e lo scredita-

re il ruolo della protesta, fun-

ziona: infatti da anni gli stu-

denti sguazzano nell'ignoran-

za, si arrendono, non al fanto-

matico sistema, bensì alla

loro stessa pigrizia. Primi per

tutti noi del Liceo Classico N.

Machiavelli, basti pensare

che questo articolo, riguar-

dante un evento di un anno fa,

viene pubblicato adesso. La

nostra figura di classicisti è

paradossale: studiamo a fon-

do gli antichi valori, che han-

no plasmato la civiltà in cui

viviamo e siamo i primi ad

evitarli, i primi a pensare

“viva l'autogestione! Possia-

mo saltare tre giorni di scuo-

la!”. Nel nostro liceo, le for-

me di protesta non vengono

utilizzate, ormai considerate

una brutta copia inutile e

utopistica dei moti studente-

schi del passato, in pochi si

interessano agli avvenimenti

del presente e, un numero

minore, decide di esprimere

le proprie idee al riguardo.

Reclamiamo una libertà di

espressione che in realtà sca-

richiamo nel water appena ci

è possibile. Certamente, come

dice la parola stessa, si è libe-

ri di scegliere se esprimere le

proprie opinioni oppure no,

tuttavia come si può preten-

dere di non essere bersagliati

dalla censura, quando noi in

prima persona non sfruttiamo

al meglio i mezzi che abbia-

mo per esprimerci? Io perso-

nalmente, una delle vittime

della censura, da quel giorno,

non mi sono mai esposto

seriamente su qualcosa, poi-

ché terrorizzato e scioccato.

Al momento, l'unica libertà,

che la nostra generazione si

sta prendendo, è quella di

negare le poche che abbiamo.

O meglio, le utilizziamo ma-

le: possediamo strumenti

formidabili di divulgazione,

quali, ad esempio, i social

network, e ce ne serviamo per

non dimenticarci i complean-

ni e comunicare ai nostri

amici quante volte andiamo al

gabinetto. Inoltre evitiamo

spesso i giornali e le questioni

troppo importanti, le quali

vengono sostituite, anche nei

telegiornali, da interessantis-

sime digressioni su ragazze

diventate famose per essere

state con un calciatore o per

aver “danzato” in un pro-

gramma tv. Purtroppo, è ab-

bastanza semplice acconten-

tarsi di queste notizie flash,

dando, peraltro, la colpa al

fantomatico sistema, quando,

in realtà, noi per primi ci

accontentiamo di essere mal

informati. Ovviamente, unen-

do la nostra pigrizia alle poli-

tiche attuali sulla disinforma-

zione non potremmo mai e

poi mai riuscire a ribaltare la

situazione. Certamente non

possiamo nemmeno pretende-

re di rivoluzionare il mondo,

non abbiamo nessuna bac-

chetta magica, che ripari i

buchi nelle pareti, compri

pennarelli o che ci riporti

indietro nel tempo, affinché

gli articoli sulla marijuana

vengano pubblicati. Tuttavia,

dobbiamo quantomeno cerca-

re di tenerci stretta la libertà

di espressione, che ci permet-

te di far valere i nostri ideali e

mettere a nudo, quelli che

secondo noi, sono i problemi

della realtà che ci circonda.

5 Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 6: Machiavelli Espresso VIII

Att

uali

6 Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

I l 14 novembre 2014,

ormai circa un mese fa,

si è svolto un processo

a dir poco singolare:

sotto accusa il Liceo Classi-

co di Torino, il più antico

d’Italia.

Il luogo del dibattito era il

Teatro Carignano nel quale,

alla presenza della corte e di

infervorati testimoni si sono

contrapposte due diverse

opinioni: condannare il Li-

ceo e chiudere la prestigiosa

scuola torinese o lasciare il

tutto immutato?

Scendono in campo, dando

vita ad un martellante “tira-e

-molla”, l’economista An-

drea Ichino per l’accusa e lo

scrittore Umberto Eco per la

difesa, ognuno con le pro-

prie argomentazioni più o

meno valide.

Alla fine vincono ancora i

difensori, proponendo tesi

talvolta discutibili; ma per

quanto ancora la difesa riu-

scirà a trionfare a discapito

di accuse sempre più nume-

rose?

Il processo organizzato dalla

Fondazione per la Scuola

della Compagnia San Paolo,

dal Miur e da Il Mulino ha

portato nuovamente sotto gli

occhi di tutti una questione

che si era presentata già in

passato: questo nostro Liceo,

dopo anni e anni di esisten-

za, per quanto potrà resistere

al continuo avanzare dei

tempi senza che venga, al-

meno in minima parte e nel

giusto modo, riformato?

Che il liceo classico debba

morire? Risposta negativa

(almeno per ora) Giulia Paladini I A LC

Page 7: Machiavelli Espresso VIII

7 Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

“Nessuno vuole davvero abo-

lire la cultura umanistica. Ma

in Italia le competenze mate-

matiche sono sconosciute al

70 per cento degli adulti con-

tro il 52 medio degli altri

paesi: forse è ora di restituire

qualcosa. Occorre ripensare

un equilibrio. Le ore non

sono illimitate. Dobbiamo

scegliere: studiare i mitocon-

dri, dove si ritiene ci sia l'ori-

gine della vita di tutto il pia-

neta, o l'aoristo passivo e le

origini della nostra cultura?”.

E’ solo una delle innumere-

voli critiche di Ichino che con

ferma decisione e un certo

sarcasmo attacca ripetuta-

mente il Classico che

“inganna gli studenti che lo

scelgono per avere strumenti

migliori”.

Ma Eco, il difensore, oppone

alle statistiche infiniti argo-

menti sui vantaggi della cul-

tura umanistica: “abolire la

cultura classica serve solo a

perdere la memoria, a farci

vivere in una società orientata

sul presente”.

E alle spiazzanti prove riguar-

danti i risultati conseguiti

dagli ex-classicisti nei testi di

chimica e fisica per l’ingresso

a Medicina, inferiori a quelli

ottenuti dagli studenti prove-

nienti dallo Scientifico, ri-

sponde: “Ma chi ci dice che i

test di medicina così come

sono vadano bene? Che con-

trollino anche la conoscenza

memoriale, che pure è utile?

E che invece non creino sac-

che di iperspecializzazione

dove chi cura una malattia

rara non sa più curare il raf-

freddore?”.

Tra l’appassionato “tifo” dei

presenti il processo si conclu-

de, Eco riceve un applauso

interminabile, e pare che gli

adoranti ascoltatori non ab-

biano fatto caso a certe sue

irragionevoli, o quantomeno

bizzarre, proposte:

“Ripensare un equilibrio vuol

dire insegnare meglio il lati-

no, dialogando in latino ele-

mentare, introdurre per tutti i

cinque anni almeno una lin-

gua straniera, e perfino la

storia dell'arte. Anche il greco

si può cambiare, aumentando

le traduzioni del greco della

koiné e di quello che anche

Cicerone parlava. Propongo

l'abolizione del liceo scienti-

fico e la nascita di un'unica

scuola, umanistica e scientifi-

ca”.

E l’opinione pubblica torna

ancora a interessarsi dell’indi-

rizzo superiore più antiquato

d’Europa eppure, per adesso,

sempre piuttosto quotato e

apprezzato, almeno in certe

regioni italiane.

Il processo termina così:

Ichino: Ma perché la nostra

futura classe dirigente, o pre-

sunta tale, studia per anni il

greco e il latino, passa il tem-

po a fare versioni, e alla fine

non parla nessuna di queste

due lingue mentre l'inglese o

il francese sì?

Eco: Perché c'è modo e modo

di studiare latino e greco.

Adriano Olivetti cercava e

assumeva oltre agli ingegneri

anche persone con cultura

umanistica, educate sulle

avventure della creatività. Io

stesso del resto appena ho

avuto uno dei primi computer

di Apple ho imparato a pro-

grammare un sistema per

riprodurre i sillogismi classici

sulla base della mia cono-

scenza di Aristotele. Non è

vero dunque che un informa-

tico sia un semplice esecutore

di equazioni, anche se non è

necessario che abbia letto i

formalisti russi per pensare

all'intertestualità.

Ichino: Il liceo classico è

iniquo perché non dà stru-

menti adeguati alla società, e

dunque contribuisce a ridurre

la mobilità sociale. La storia è

certamente utile, ma dopo

aver studiato quella e la filo-

logia ci sono molte altre cose

che uno studente deve fare. E

tra queste utilizzare informa-

zioni qualitative, di tipo

scientifico, per risolvere i

problemi.

Eco: È in un certo senso la

mia proposta di un unico

liceo. Si deve studiare il teo-

rema di Pitagora, ma anche la

sua teoria sull'armonia delle

sfere. E il suo terrore dell'infi-

nito.

Page 8: Machiavelli Espresso VIII

A

ttua

lità

I l loro numero in Italia è grande, au-

menta e continuerà a farlo. Eppure

nella nostra Provincia di Lucca, nono-

stante questo, non percepiamo la loro

presenza, presi dalle nostre faccende quoti-

diane. Ma i richiedenti asilo ci sono e non

si può certo far finta di niente. Dallo scorso

marzo sono stati assegnati alla nostra pro-

vincia 373 migranti: oltre ai 167 cittadini

attualmente ospitati presso strutture di acco-

glienza temporanee reperite dalla Prefettura

di Lucca con la collaborazione di associa-

zioni ed enti del 3°settore,n°177-la maggior

parte dei quali di nazionalità siriana-hanno

abbandonato le strutture, mentre n°29 di

cittadini stranieri sono stati trasferiti presso

strutture nell'ambito del sistema SPRAR

(sistema istituzionale di accoglienza per

richiedenti asilo e rifugiati).I rifugiati ospi-

tati sono ripartiti in base al paese d'origine.

La cosa che colpisce maggiormente di loro,

quasi più del numero, è la giovane età della

maggior parte. Si tratta, infatti, di ragazzi

poco più grandi di noi che sono stati costret-

ti ad abbandonare la loro terra, vittima di

massacri e devastazioni, per imbarcarsi

illegalmente alla ricerca di un futuro miglio-

re, con tuttavia zero certezze e prospettive

imprevedibili. Sono ragazzi che la vita, pur

di cambiarla, l'hanno messa in pericolo ed

infatti è noto a tutti l'epilogo purtroppo tra-

gico di una parte di queste traversate verso

dell'Italia. La realtà nella quale sono stati

cresciuti questi ragazzi, le loro paure, le loro

esigenze ed aspirazioni sono così diverse

dalle nostre che viene allora spontaneo chie-

dersi: a cosa è dovuto questo grande divario

tra noi e loro? Perché tanta differenza? Le

risposte sono complesse, le cause moltepli-

ci; sicuramente di carattere religioso e cul-

turale, ma principalmente riscontrabili in un

sistema economico che impoverisce chi è

già povero e arricchisce i ricchi. Riflettendo

a fondo però si può dedurre che il divario

sociale è sicuramente imputabile ad un si-

stema d'istruzione praticamente inesistente:

il numero delle scuole nei Paesi di prove-

nienza, specie quelli africani, è insufficien-

te e la scuola ha un costo spesso non soste-

nibile da famiglie con molti figli che prefe-

riscono quindi, sia per fattori economici sia

per motivazioni religiose, riservare la possi-

bilità di studio solo ai maschi. Alla scarsa

considerazione verso l'istituzione scolastica

si aggiunge spesso la strumentalizzazione

della conoscenza influenzata totalmente da

principi religiosi e consentita da governi di

Stati non laici. Pertanto, la conseguenza di

tutto questo è la limitata alfabetizzazione di

un gran numero di richiedenti asilo, che non

facilita senz'altro l'integrazione e l'inseri-

mento in un contesto completamente diver-

so da quello di partenza. In conclusione, con

riferimento alle considerazioni precedenti,

viene spontaneo rivalutare la nostra

“bistrattata” scuola che, malgrado i suoi

edifici inadeguati, le sue scarse risorse e la

sua eccessiva distanza dal mondo del lavo-

ro, continua a stare in piedi e merita perciò

tutto il nostro contributo a renderla miglio-

re.

Ci sono, ma non si vedono

Paola Angelucci I A LC

8 Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 9: Machiavelli Espresso VIII

9

Cronaca S

colastica

L a notizia della partecipazione al

progetto “Erasmus plus” denomi-

nato AVITAE ha colto alquanto

alla sprovvista la nostra classe.

Dopo un momento di euforia legato alle

bellissime mete proposte dalla comunità

europea, ci siamo chiesti quale fosse l'obiet-

tivo del progetto: promuovere nei giovani la

consapevolezza delle comuni radici euro-

pee, focalizzandosi in particolare sulla na-

scita e lo sviluppo delle capacità imprendi-

toriali nel cuore del vecchio continente.

Oltre al nostro liceo, solo altre 45 scuole su

248 sono state scelte per prendere parte

all'Erasmus plus e noi lo svolgeremo con 5

istituti stranieri: l'Oerestadt Gymnasium di

Copenhagen (Danimarca), l'Hotelovà Aka-

dèmia di Bratislava (Slovacchia), L'IES

Canarias Cabrera Pinto di La Laguna (Isole

Canarie), il Laniteio Likeio di Lemesos

(Cipro), il Geniko Lykeio di Arta (Grecia) e

il Pyhajoen di Pyhajoki (Finlandia).

Dopo aver appreso il metodo di lavoro da

applicare in questa circostanza, sono emerse

quelle che sono le nostre aspettative, i tra-

guardi che vogliamo raggiungere a fine

percorso.

E' parsa subito evidente la nostra voglia di

metterci in gioco e di sfruttare al massimo

quest'opportunità, senza ovviamente dimen-

ticare che questo progetto non va inteso

come una vacanza, un momento di svago

dalla monotona routine scolastica, bensì

come un lavoro che si aggiunge al già so-

stanzioso carico di studi a cui la scuola ci

sottopone; ciò naturalmente non ci scorag-

gia, poiché siamo sostenuti dalla prospetti-

va di acquisire alla fine di questi tre anni

delle competenze e delle abilità che difficil-

mente potremmo sviluppare non partecipan-

do a progetti di tal genere.

Abbiamo il desiderio di comprendere me-

glio le altre realtà scolastiche europee, pren-

dendo finalmente visione delle somiglianze,

ma soprattutto delle differenze, che abbia-

mo con gli altri paesi; vogliamo vedere la

scuola sotto una luce diversa, più moderna e

affascinante e imparare a gestire al meglio

le attività di gruppo, metodo di lavoro su cui

punta tantissimo il progetto AVITAE, met-

tendoci al passo con gli standard europei.

Non ci manca ovviamente la curiosità di

conoscere nuove persone e i costumi propri

dei paesi che visiteremo.

A smorzare l'entusiasmo intervengono le

consapevolezze dei nostri punti deboli, le

difficoltà di cui stiamo prendendo visione e

che stiamo cercando di correggere, ma que-

sto sarà un timore sicuramente condiviso da

tutti i partecipanti e i viaggi che intrapren-

deremo ci sproneranno a superarle e a tra-

sformarle in assi nella manica.

In conclusione grava sulle nostre spalle

un'importante responsabilità, ovvero quella

di rappresentare al meglio non solo il nostro

istituto Machiavelli, ma anche le scuole

italiane e la realtà di una città come Lucca,

da sempre importante crocevia commerciale

e quindi in grado di essere un esempio fon-

damentale della crescita e dell'importanza

del commercio nel nostro continente .

Europa chiama Machiavelli:

Il progetto AVITAE Camilla Angelotti I B LC

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 10: Machiavelli Espresso VIII

10

l’

Int

ervi

sta

Progetto AVITAE: un tuffo

nell’antico spirito

imprenditoriale europeo Camilla Angelotti I B LC

La parola ad una delle coordinatrici del progetto, la professoressa

Delia Tocchini

I l Liceo Machiavelli è stato selezionato

per partecipare al nuovo progetto

dell’Erasmus, “AVITAE” (A Virtual

Intertextual Tour across Ancient Enter-

preneurship), attraverso un modulo di am-

missione di ben cinquantasei pagine che ha

richiesto non poco impegno agli insegnanti

referenti. Lo scopo principale del progetto è

incoraggiare negli studenti la consapevolezza

delle comuni radici europee, focalizzando

l’attenzione sulla nascita e lo sviluppo dello

spirito imprenditoriale in Europa.

Le attività legate al progetto sono iniziate

quest’anno, e si concluderanno nel giro di tre

anni; la nostra scuola è rappresentata dai

ragazzi della classe 1B, più cinque studenti di

altre classi del liceo, che saranno scelti trami-

te un concorso. In tutto parteciperanno sette

scuole (Finlandia, Grecia, Canarie, Italia,

Danimarca, Slovacchia e Cipro), appartenenti

a paesi e culture diverse, nell’ambizione di

apprendere un metodo di insegnamento con-

sapevole, responsabile, attivo e ricco di validi

contenuti. Gli studenti, accompagnati dagli

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 11: Machiavelli Espresso VIII

11

insegnanti, lavoreranno per tre anni sia nel

proprio paese, sul piano digitale, attraverso

social network e piattaforme di diverso gene-

re, sia nei paesi partner, con incontri in pre-

senza durante viaggi finanziati dall’Unione

Europea.

I ragazzi saranno coinvolti in attività ogni

volta differenti: produzione di testi, interviste,

mappe interattive, animazio-

ni, mostre e altre iniziative

coinvolgenti. Due volte

all’anno, cinque ragazzi

saranno ospitati in una delle

sette scuole per un periodo

che va dai quattro ai sei gior-

ni, e avranno l’opportunità di

collaborare con i colleghi

internazionali secondo una

politica di “teamwork” e

“leadership” e di presentare

ogni volta lo stato di avanza-

mento del loro lavoro. In

occasione della fine del pro-

getto, nella primavera del

2017, tutti i partecipanti di

queste scuole saranno ospita-

ti nella nostra città, e di con-

seguenza nel nostro liceo per

qualche giorno. Lo scopo

finale sarà presentare un

lavoro sullo spirito imprendi-

toriale delle proprie zone, ma

sicuramente i partecipanti otterranno molto di

più che semplici contenuti. Ecco come la

professoressa Tocchini, una delle coordinatri-

ci del progetto, ha risposto ad alcune doman-

de al riguardo

L’Europa stessa ha affermato di avere

bisogno di scuole che creano giovani abili,

capaci e innovativi, per rispondere alle

esigenze della competizione globale. Pensa

che questo progetto possa fornire una ri-

sposta in questo senso?

Le nostre aspettative sono molto alte e il pro-

getto “Avitae” può sicuramente incentivare il

lavoro delle scuole europee, in quanto quarto

classificato in Italia per aver soddisfatto tutti i

requisiti di Europa 2020, un documento scrit-

to dalla commissione dell’istruzione europea

riguardo al tipo di giovani di cui l’Europa

necessita.

I quattro asset, che il progetto “Avitae” si

propone di raggiungere, sono spirito di impre-

sa, creatività, consapevolezza europea, e

digitalità.

Per quanto riguarda lo

spirito d’impresa, non ci

sono dubbi che il progetto

“Avitae” lascerà un’im-

pronta nelle scuole che vi

parteciperanno, in quanto

incentrato sull’imprendito-

rialità sia da un punto di

vista storico che pratico,

affiancata dal tentativo di

insegnare il concetto di

lavoro di gruppo. L’imma-

ginazione, la creatività e la

capacità di risolvere pro-

blemi sono poi altre delle

caratteristiche che il pro-

getto spera di trasmettere

ai ragazzi: attraverso uno

studio consapevole e frutto

di un’attenta fusione fra

teorizzazione e disciplina

pratica, ci sarà sicuramen-

te spazio per sviluppare le

idee e la personalità del

singolo studente. La digitalità rappresenta

uno strumento di supporto per i primi due

asset, utilizzato in modo consapevole e re-

sponsabile, conoscendone i fini. La consape-

volezza del mondo in cui viviamo, invece,

nasce sicuramente come conseguenza del

percorso didattico e di vita che affronteranno

i ragazzi: attraverso viaggi e uso di piattafor-

me digitali, ogni scuola dovrà collaborare con

studenti lontani e sicuramente ricchi di cose

da insegnare tanto quanto di cose da impara-

re. Questo tipo di abbraccio fra culture diver-

se e apertura mentale si auspica di portare alla

consapevolezza dell’Europa, nel rispetto delle

differenze, viste come ricchezza e risorsa da

cui attingere per migliorare noi stessi.

“l’efficacia della comunicazione orale, il rigore della ricerca teo-rica, quel ragio-namento astratto e quell’applica-zione di regole sono sicuramen-te qualcosa di cui la scuola italiana deve andare fie-ra.”

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 12: Machiavelli Espresso VIII

12

l’

Int

ervi

sta

Ogni scuola del progetto eccelle in un cam-

po specifico, e l’Europa è alla ricerca di un

equilibrio difficile da raggiungere: cosa si

propone di insegnare il Liceo Machiavelli

di Lucca?

Principalmente, l’efficacia della comunica-

zione orale, che si è persa nella maggior

parte degli stati del nord e in tutti quelli più

tecnologizzati, per non parlare del rigore

della ricerca teorica alla base del quale sta il

sistema didattico italiano; tutto quell’

“addestramento”, quel ragionamento astratto

e quell’applicazione di regole, fondati su una

metodologia metalinguistica e metateorica,

sono sicuramente qualcosa di cui la scuola

italiana deve andare fiera.

Quali sono le differenze fondamentali che

troveranno gli studenti nel lavoro di grup-

po con diverse culture europee e quali

aspetti ci aspettiamo di vedere fusi nella

nostra?

Come prima cosa, è sicuramente importante

ricordare che il concetto di studio è in alcuni

casi del tutto differente: la scuola è per molti

stati una seconda casa, un luogo di crescita e

incontro, comprendente anche ore pomeridia-

ne di studio, che non deve quindi essere svol-

to a casa. Infatti, dal ritorno da scuola fino a

sera si pensa che gli studenti debbano dedi-

carsi alla propria famiglia e ai propri indivi-

duali interessi; la scuola non è più vista come

un luogo di consumo dove ascoltare passiva-

mente, ma come un agglomerato di esperien-

ze pratiche nel quale si impara volentieri,

assimilando gli strumenti per vivere e cresce-

re. Inoltre, in Italia mancano spesso le strut-

ture scolastiche, su cui altri paesi europei

tendono ad investire molto; non è un proble-

ma di risorse, ma dell’allocazione e dell’uso

che viene fatto dei fondi. I soldi ci sono, ed è

solo il punto di vista del governo e la conce-

zione della scuola che deve cambiare. Sicura-

mente, lavorando con altre scuole europee,

impareremo molto di operatività, di un ap-

proccio detto “student-centred didactic”: nei

paesi che adottano questa politica, lo studen-

te diventa protagonista e l’insegnante un

facilitatore, colui che da’ strumenti e fa do-

mande, e in risposta l’alunno usa, risponde,

risolve. E’ così che veramente s’impara, e il

nostro sistema scolastico ha bisogno di cono-

scere il concetto di quel fare utile per profes-

sionalità, metodo, struttura e rigore, da ag-

giungere a quella sfumatura di sicurezza e

autostima contenuta nella parola inglese “self

-confidence”, un insieme di sicurezza e con-

sapevolezza dei propri punti di forza. Gli

insegnanti imparano di conseguenza a lavo-

rare in modo parallelo agli studenti, aiutan-

doli al meglio nella loro crescita formativa.

Alla fine del progetto, possiamo immagi-

nare un liceo machiavelli con ideologie più

moderne e al passo con lo standard euro-

peo?

Auspichiamo in primis un cambiamento,

sperando che la scuola diventi “Erasmus” e

che altre classi poi si candidino per lanciarsi

in questa esperienza conoscitiva, con l’ambi-

zioso scopo di rendere la nostra scuola anco-

ra più aperta, propositiva e altamente forma-

tiva, mettendo al centro la personalità dello

studente stesso; non bastano le potenzialità,

c’è bisogno di essere davvero capaci di fare

qualcosa, e ciò avviene soltanto rendendo

l’alunno consapevole dei propri punti di for-

za. Inoltre, speriamo che gli studenti possano

apprendere la bellezza della diversità e del

progetto comune fra persone con cultura,

storia e visione del mondo del tutto differen-

te.

Il progetto richiederà molto lavoro sia da

parte degli studenti che da parte dei pro-

fessori. Delle ore di programma verranno

sacrificate e ci sarà molto lavoro in più da

fare durante i tre anni: sarà difficile lavo-

rare su due piani?

Certamente, non sarà facile riuscire a conci-

liare il lavoro curricolare con il progetto, né

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 13: Machiavelli Espresso VIII

13

lo è stato nella fase iniziale; insieme alle pro-

fessoresse Raffaelli e Visconti e ai colleghi

europei, ho lavorato sulle basi di questo pro-

getto per più di un anno, e non sono mancate

le complicazioni. Tuttavia crediamo che esso

rappresenti un grande investimento immate-

riale, che spinge in direzioni di piena e matu-

ra consapevolezza culturale; sicuramente,

dovremo sacrificare qualche ora di lezione, in

aggiunta a un lavoro extra pomeridiano, ma

siamo fortemente convinte che l’una attività

sia propedeutica all’altra e contiamo sul sup-

porto di tutti i docenti perché diffondano e

disseminino le novità del progetto. La cosa su

cui dovremo maggiormente concentrarci sarà

imparare il confronto con persone e culture

lontane dalla nostra, insieme all’assimilazione

consapevole degli elementi utili di cui la no-

stra scuola potrebbe avere bisogno. E non si

tratta solo di parole, dal momento che l’unio-

ne europea continuerà a dare fondi solo se si

accorgerà di cambiamenti e progressi nel

nostro liceo: deve cambiare il modo di inse-

gnare, il modo di vedere le cose, il modo di

coinvolgere gli studenti, e sicuramente questo

progetto renderà possibile ognuna di queste

cose. Dobbiamo scoprire la bellezza della

diversità, e apprezzare il fatto che ogni con-

fronto è una grande occasione per crescere e

imparare.

Didascalia

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 14: Machiavelli Espresso VIII

R

itra

tti

“ Sono sempre più

toccato da ciò che

vedo attorno a me.

La povertà del mio

Paese, dell'America Latina e

di altre zone del mondo

intero; ho visto con i miei

occhi commemorazioni degli

ebrei di Varsavia, il panico

suscitato dalla bomba ato-

mica, la disintegrazione

degli esseri umani, e di tutto

ciò che nasce da loro, cau-

sata alla guerra. Ma ho

anche visto che cosa può

fare l'amore, che cosa può

fare la vera libertà, che cosa

può realizzare la forza di un

uomo quando è felice. A

causa di tutto ciò, e soprat-

tutto perché io desidero la

pace, ho bisogno del legno e

delle corde della mia chitar-

ra per dare voce alla tristez-

za o alla felicità, qualche

verso che apra la terra come

una ferita, qualche riga che

ci aiuti a distogliere lo

sguardo da noi stessi e guar-

darci attorno, vedendo il

mondo con occhi nuovi."

Nella storia ci sono sempre

stati uomini pronti a denun-

ciare soprusi, testimoni di

ingiustizie e abominevoli

crimini che non hanno potu-

to tacere, che hanno condan-

nato a voce alta, a costo di

perdere tutto ciò che aveva-

no di più caro, e molto spes-

so ciò che di più prezioso

possediamo: la vita. Erano

uomini convinti che il mon-

do potesse cambiare, che

l'opera di un singolo fosse

importante, che anche una

piccola goccia potesse servi-

14

Victor Jara: la voce

della libertà Mia Martinez III B LC

Uno dei simboli della libertà abbattuti durante la dittatura del cileno

generale Augusto Pinochet

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 15: Machiavelli Espresso VIII

re a spegnere il fuoco dell'in-

giustizia che corrodeva la

loro realtà. Erano uomini la

cui forza e la cui tenacia li

spingeva ad esporsi, consape-

voli dei rischi che avrebbero

corso, ma desiderosi di conta-

re qualcosa.

Un simbolo della libertà di

espressione e del potere della

musica per spaventare i po-

tenti è il poeta, direttore tea-

trale, musicista e cantautore

cileno Victor Jara. Militante

del Partito Comunista de

Chile e sostenitore del gover-

no di Salvador Allende, perse

la vita in seguito al golpe

attuato dalle forze armate

guidate dal generale Augusto

Pinochet l' 11 settembre

1973. Assieme ad un gruppo

di studenti e professori, tentò

di opporre resistenza e dimo-

strare il proprio ripudio nei

confronti del nuovo regime,

occupando l'Università Tecni-

ca Statale nella capitale; l'e-

sercito però riuscì ben presto

a reprimere ogni loro resi-

stenza e, dopo averli arrestati,

li condusse prigionieri nello

Stadio Nazionale a Santiago.

Fu in questo luogo, trasfor-

mato nel giro di pochi giorni

in un campo di concentra-

mento, che Victor Jara e mol-

ti altri oppositori vissero atti-

mi di terrore, costretti alla

fame e sottoposti a innumere-

voli torture. Fu solo dopo

aver frantumato loro ossa,

spento sigarette sulla loro

pelle e deformato i loro volti

a forza di pugni, calci e tagli,

che li uccisero e lasciarono i

loro corpi sul pavimento di un

lungo corridoio, in fila. 77

corpi. Questo fu solo l'inizio

della disumana repressione

attuata durante la dittatura di

Pinochet.

Victor Jara, morto cinque

giorni dopo il golpe, venne

ucciso a colpi di pistola. Al

breve periodo di tempo che

ha preceduto la sua morte

risalgono alcuni versi, scritti

su un pezzo di carta poi na-

scosto in una calza da un altro

detenuto. Sono parole che

testimoniano la paura provata

da lui e dai suoi compagni,

una paura che ha spinto molti

al suicidio, che gli rendeva

difficile cantare, ma che non

gli ha impedito di rimanere il

portavoce del popolo. Era

così che si definiva, "un lavo-

ratore della chitarra, un can-

tante popolare", che voleva

riflettere le paure e le gioie, le

lotte e i sogni del popolo

cileno, protagonista della sua

musica. Fino all'ultimo ha

lottato per la sua vita, per

quella delle persone prigio-

niere insieme a lui, vicino alla

morte, ma fedele a se stesso e

agli ideali di libertà e ugua-

glianza che perseguiva nelle

sue canzoni. La sua ultima

canzone, intitolata "Estadio

Chile", un testo senza musica,

rappresenta un gesto estremo

di sfida, l'ultimo atto della sua

vita contro il fascismo, contro

quel regime che ha tentato di

schiacciarlo, di chiudergli la

bocca, di annientarlo e di

distruggere con lui ogni for-

ma di libertà. Il suo cadavere,

come ha testimoniato la mo-

glie, mostrava più di tutti i

segni delle percosse; i tagli

erano ben visibili e il petto

costellato di fori di proiettile.

Fra tutti i corpi che giacevano

a terra, il suo era il più con-

torto, ma dai suoi occhi, aper-

ti, trapelava forza: persino di

fronte alla morte, il suo atteg-

giamento era di sfida. La sua

morte, come quella di molti

altri, è la testimonianza di

quanto il libero pensiero rap-

presenti una minaccia per i

potenti, di quanto un uomo,

con il solo uso delle parole e

della musica, possa smuovere

un popolo, incitarlo alla lotta

in nome dell'uguaglianza e di

diritti effettivi. Venne tortura-

to perché era un artista, una

mente libera, un rivoluziona-

rio; venne ucciso perché ama-

va la libertà e conosceva bene

quanto grande fosse la forza

della musica. La verità è che

un artista è pericoloso quanto

un guerrigliero, perché ha un

potere terribile: la capacità di

far riflettere con qualcosa di

semplice e puro come il canto

e il suono delle corde di una

chitarra. Come Victor Jara

afferma nella canzone

"Manifiesto", "Io non canto

solo per cantare, né perché

ho una bella voce: canto

perché la chitarra possiede

sentimento e ragione. "Perché

il canto ha senso quando

palpita nelle vene di chi mori-

rà cantando le verità sincere"

15 Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 16: Machiavelli Espresso VIII

Cin

ema

C osa fa di un film

un grande film?

La scrittura, la

regia, la recitazio-

ne, gli effetti tecnici e visi-

vi? Dare una risposta esau-

riente ed onnicomprensiva è

arduo, se non impossibile,

poiché ogni capolavoro, nel

cinema come nella letteratu-

ra e nell'arte, non può essere

ricondotto a nessun canone

tradizionale, e la sua ecce-

zionalità non può essere

ridotta a un singolo aspetto,

ma anzi esso presenta sem-

pre nuove chiavi di lettura.

Conviene forse quindi sof-

fermarsi su alcune pellicole

che, nel corso dei decenni,

sono state elogiate da pub-

blico e critica, e cercare di

capire quale sia l'origine

della loro unicità.

Tempi moderni. 1936,di

Charlie Chaplin. Con C.

Chaplin, P. Goddard, S.

Sanford. Le peripezie dell'o-

peraio Charlot, che, dopo

essere stato licenziato, finirà

più volte in galera e si inna-

morerà di una monella. At-

traverso la sua comicità

visiva e un uso parco del

sonoro, Chaplin ha saputo

denunciare con efficacia il

conflitto tra l'uomo comune

e una società sempre più

meccanizzata e dedita allo

stakanovismo, dove chi non

si può o non si vuole ade-

guare è considerato pericolo-

so e sovversivo.

Quarto potere. 1941,di Or-

son Welles. Con O. Welles,

J. Cotten, D. Comingore.

Prima di spirare, il magnate

dei media Charles Kane

pronuncia una singola pa-

rola: “Rosabella”. Un gior-

nalista ripercorrerà la sua

vita, attraverso i racconti

delle persone che gli sono

state più vicine, per scoprire

l'ultimo mistero di un uomo

16

Che cos’è un capolavoro?

Giovanni Giannini III C LC

Marcello Mastroianni ne “La Dolce Vita”

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 17: Machiavelli Espresso VIII

emblematico. La storia di “un

americano al cento per

cento”, di un uomo che ha

tutto ma che nonostante ciò

cela uno struggente segreto

che né il suo migliore amico,

né le due mogli, né la schiera

di giornalisti che indagano

sulla sua vita sono capaci di

decifrare.

La dolce vita. 1960, di Fede-

rico Fellini. Con M. Ma-

stroianni, A. Ekberg, Y. For-

neaux. Le notti della “dolce

vita” di Marcello, un giornali-

sta mondano che si aggira

nella Roma dei nobili e dei

locali alla moda. Un film che

è stato capace di abbattere

molti dei falsi miti tipici della

classe colta del nostro Paese,

che esplora quel mondo ete-

reo tra sogno e realtà dove le

speranze si infrangono e le

certezze crollano. Un cult, un

“must-see”.

Il dottor Stranamore. 1964,

di Stanley Kubrick. Con P.

Sellers, S. Hayden, S. Pick-

ens. Il generale Ripper ordina

un attacco nucleare

sull'Unione Sovietica. Una

serie di inetti personaggi, tra

cui il presidente americano e

il suo consigliere, il nazista

dottor Stranamore, tenteranno

inutilmente di fermarlo. Una

black comedy dissacrante ed

efficace, che mette alla ber-

lina i valori tutti yankee del

machismo, dello scientismo e

della proprietà privata. Uno

dei migliori film del maestro

Kubrick, che contiene molte

scene da antologia, alcune

delle quali improvvisate,

come la telefonata tra il presi-

dente degli Stati Uniti e il

primo ministro sovietico.

L'armata Brancaleone.

1966, di Mario Monicelli.

Con V. Gassman, G. M. Vo-

lontè, C. Pisacane. La scalci-

nata armata Brancaleone si

arrabatta come può nel sel-

vaggio mondo medievale, tra

epidemie di peste, monarchi

irascibili e invasioni di sara-

ceni. Capolavoro della comi-

cità tradizionale italiana, che

ribalta molti dei canoni del

poema cavalleresco, mostran-

doci protagonisti codardi,

avidi, meschini, stupidi e

rozzi, e per questo autentici e

molto più vicini a noi di

quanto potranno mai essere

un Orlando o un Astolfo.

Big Fish. 2003, di Tim Bur-

ton. Con E. McGregor, A.

Finney, W. Crudup. Mentre il

leggendario Edward Bloom

sta per morire, il figlio Will

ripercorre la sua straordinaria

vita, cercando di scoprire la

verità sul padre, attraverso

racconti di giganti, città nel

bosco, lupi mannari, cantanti

siamesi ed enormi pesci. Bur-

ton racconta un fiabesco

mondo di freak, dove l'anor-

malità diventa regola e i sogni

che si realizzano sono

all'ordine del giorno. La mo-

rale finale è struggente quan-

to profonda: la fantasia non

può cambiare la realtà, ma

può aiutarci a guardare alle

nostre vite con serenità e

allegria.

A History of Violence. 2005,

di David Cronenberg. Con V.

Mortensen, M. Bello, W.

Hurt. La vita della famiglia di

Tom viene sconvolta quando,

con inaspettata abilità,

quest'ultimo uccide due

uomini che avevano tentato di

rapinare il suo diner. Sua

moglie e i suoi figli inizieran-

no a essere perseguitati da un

uomo che sembra sapere

molto sul passato di Tom.

Uno dei capolavori del cine-

ma degli anni duemila, un

film che distrugge il mito

della “seconda occasione”,

mostrando come la violenza

non possa essere redenta da

nessuna catarsi (interna) né

da alcun perdono (esterno).

Cos'é, quindi, un capolavoro?

E' un film capace di superare

le barriere dello spazio, del

tempo, delle ideologie, le cui

scene siano capaci di arrivare

a ogni uomo o donna, di so-

pravvivere alla prova degli

anni al di là di qualsiasi inter-

pretazione, raccontando una

storia coinvolgente. Un film è

un capolavoro quando non ha

un genere, quando i suoi im-

mortali protagonisti si staglia-

no in mezzo a noi come dei

titani, risultandoci però al

contempo conosciuti e fami-

liari. Quando guardandolo

possiamo ridere, piangere,

commuoverci, appassionarci,

dubitare delle nostre certezze.

Quando tutti possiamo trovar-

vi una parte di noi.

17 Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 18: Machiavelli Espresso VIII

M

usic

a

A vete un amico appassionato di

musica rock e non sapete cosa

regalargli per natale? Non volete

che le vostre scelte cadano sem-

pre sui soliti classici ma non volete nemme-

no osare troppo? E soprattutto: odiate le

Christmas Hits degli ultimi 30 anni? Allora i

Gaslight Anthem hanno pubblicato l'album

che fa apposta per voi!

Uscito lo scorso luglio, “Get Hurt”è il quinto

ritorno in studio della band del New Jersey,

che, più vogliosa che mai, riprova a fare il

salto di qualità che la potrebbe portare a

diventare la degna erede del conterraneo

Springsteen o dei Pearl Jam.

Il disco segue sempre la falsa riga dei prece-

denti, sperimentando un po' di chitarre più

hard rock e qualche virtuosismo heavy, ma

ciò non basta per accontentare la critica, che

si aspettava qualcosa di più da questo al-

bum.

Lo stile dei Gaslight Anthem è ormai infatti

ben consolidato, ma continua a piacere e a

far sognare i loro fans: la voce del frontman

Brian Fallon, più rock che mai, torna a fare

le scarpe a tutti quei ragazzetti di città che

credono di fare buona musica solo perchè

imbracciano la chitarra e strimpellano qual-

che assolo.

Il singolo “Stay Vicious” apre l'album: que-

sta è forse la traccia che meno segue la linea

melodica di tutte le altre insieme a “Ain't

That Shame”, forse caricata fin troppo dalle

pesanti chitarre punkeggianti di Fallon e

Rosamilia. Eccetto per queste due canzoni

(che comunque non sono assolutamente da

buttare via), il resto del disco è un ottimo

equilibro tra tutti gli strumenti e il risultato è

un suono squisitamente orecchiabile, ma allo

stesso tempo molto rock e deciso: non man-

cano infatti pezzi con riff accattivanti, chi-

tarre distorte e assoli che richiamano molto

il “Jersey Style” anni '70, ma con la cattive-

ria e il ritmo tipici degli anni '90, come

“Helter Skeleton”, “Stray Paper” e soprattut-

to “1.000 Years” una delle canzoni più belle

di tutta la produzione dei Gaslight, che col

suo crescendo di intensità e il suo ritornello:

“Ehi, va tutto bene, dice lei, una volta ho

vissuto una notte perfetta, ehi, in un'altra

vita, dice lei, in un mio sogno da un migliaio

di anni fa" ti esplode nel cuore, proprio

come i fuochi di artificio del 4 luglio citati in

“Rollin' And Tumblin'”, un altro masterpiece

del disco, che insieme a “Selected Poems”

definisce la maturazione artistica del gruppo.

Le ballate però sono le vere protagoniste

dell'album, come “Get Hurt” che è infatti la

title-track e per il suo testo toccante determi-

na una crescita anche nel campo della scrit-

tura dei testi.“Break Your Heart”poi è la

ciliegina sulla torta, che dolcissima e dalle

sonorità molto sprigsteeniane, conferma la

straordinaria versatilità della voce di Fallon

che ci racconta i tristi ricordi di una storia

d'amore finita, purtroppo ispirata dal divor-

zio con la moglie.

Con Get Hurt quindi i Gaslight Anthem

confermano di essere il gruppo americano

più americano di tutti, dai toni rock e forti,

ma comunque mai troppo impegnativi e

adatti per qualsiasi orecchio che macina

buona musica da un po' di tempo.

18

Stefano Sestani I B LC

Quando il rock è per tutti: il

ritorno degli Gaslight Anthem

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 19: Machiavelli Espresso VIII

19

S ono circa un centinaio le opere di

Amedeo Modigliani esposte dal

3/11 al 15/02 a Palazzo Blu a Pisa.

La mostra, curata dallo studioso

Jean Michel Bouhours, si compone a partire

da un corpus di 70 opere provenienti dalle

collezioni del Centre Pompidou di Parigi,

alle quali si affiancano una quarantina di

ulteriori opere di Modigliani prese in prestito

da altri musei francesi, italiani o da collezio-

nisti privati.

Forte della mia condizione di studente, ot-

tengo il biglietto ridotto e l'audioguida

omaggio. I suggestivi e colorati ambienti

ben accompagnano la divisione cronologica

e tematica della mostra: la prima stanza offre

un carrellata sulla travagliata vita del pittore

livornese seguita da alcune citazioni e dalle

opere del periodo italiano, si passa poi

all'ampio periodo parigino, punto focale

dell'intera mostra. Le pareti da blu diventano

bordeaux e ci troviamo di fronte all'incontro-

scontro di Modigliani con il Cubismo ''Non

parlate dei cubisti; cercano soltanto i mezzi,

senza occuparsi della vita che li utilizza. Il

genio deve penetrarla immediatamente''.

Particolarmente interessante è la scala che

porta al secondo piano e ai ritratti, essa infat-

ti è disseminata di bellissime foto delle don-

ne che Modigliani ha preso a modello per i

suoi ritratti ''Per lavorare ho bisogno di un

essere vivente, vedermelo davanti. L'astra-

zione arida e muta è un vicolo cieco ''. Ed è

proprio la sezione dei ritratti che più colpi-

sce: in essa si riesce ad apprezzare completa-

mente l'evoluzione dello stile di Modigliani,

le tracce dell'espressionismo e del simboli-

smo presenti nelle sue prime opere sparisco-

no progressivamente, per lasciare posto ad

una pianura e ad una schematizzazione del

motivo che diventa il suo marchio personale,

un'arte di composizione e sintesi, un proces-

so, testimoniato dai numerosi disegni prepa-

ratori (anch'essi ottengono uno spazio nella

mostra), che si compie in una semplificazio-

ne dei dettagli e purezza che mirano a far

concentrare tutta l'attenzione sulla figura e

sul fatto pittorico. Interessante ma forse non

abbastanza messa in risalto è la sezione sulla

scultura, che poco si nota, circondata da

numerosi dipinti. L'intera mostra è abilmente

disseminata di opere contemporanee a Modi-

gliani, quelle della École de Paris, che ac-

compagnano il visitatore nella Montmartre

dell'epoca e nei caffè, luoghi di incontro e

discussione.

Insomma, una mostra da non perdere, asso-

lutamente ben congegnata, curata in ogni

particolare, contenutistico ed estetico. Sicu-

ramente interessante (ma per me incompren-

sibile) il video di 52min in francese conte-

nente interviste a familiari e amici del pitto-

re.

Biglietti

intero singolo: € 10,00 (con audioguida)

ridotto: € 8,50 (con audioguida)

per visitatori fino a 25 anni, oltre i 65 anni e

per i portatori di handicap;

ridotto convenzionato: € 7,50

per biglietti convenzionati e possessori Tes-

sera AmicoBluFriend, comprensivo di au-

dioguida

gratuito per...

giovani fino a 12 anni accompagnati da fa-

miliari, un accompagnatore per ogni gruppo,

due accompagnatori per ogni gruppo scola-

stico, un accompagnatore per disabile che

presenti necessità, giornalisti iscritti all’albo,

tesserati ICOM.

Elena Modena III A LC

Modigliani et ses amis Arte

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 20: Machiavelli Espresso VIII

l’

Oro

scop

o

………………………………………………………………..

a Capodanno sarete, a dir di Giove, tranquilli e sereni, con una tartina di salmone (o uova

di lompo) in una mano e un flûte di mojito nell'altra. Scatenatevi sulla pista da ballo!

(soprattutto quando metteranno Giocajouer)

Ariete

a Capodanno non sarete ancora riusciti a scoprire l'ingrediente segreto dell'anatra all'aran-

cia: un amico/a speciale (cioè un hacker), sotto l'influenza di Plutone, troverà i segreti dei

Masterchef e vi aiuterà persino a cucinare.

Toro

Gemelli a Capodanno sarete nervosetti, e questo dispiace molto a Mercurio. Lasciate che l'atmo-

sfera vi contagi (attenzione all'amico col raffreddore) e rilassatevi, domani

è un altro anno.

Cancro

……………………………………………..

a Capodanno rischiate di avere sonno. Quindi Venere vi manda a letto presto nei giorni

che lo precedono, con una tazza di cioccolata calda e un film tremendo a tema natalizio

alla tivù.

……………………………………………..

a Capodanno siete carichi come non mai: Saturno è sbalordito! Vi inventate tremila nuovi

progetti per l'anno nuovo e, previdenti, ve li annotate tutti sui fazzoletti del bar. Non

preoccupatevi: li perderete sicuramente.

Leone

Vergine a Capodanno vi lascerete andare in lunghe riflessioni sull'anno che sta per finire: control-

lerete allo specchio la comparsa di nuove rughe, ma poi qualcuno vi darà del bimbetto/a e

voi vi arrabbierete. Marte se la ride!

20

………………………………………………………………..

………………………………………………………………..

Dove lascerete la testa a Capodanno?

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 21: Machiavelli Espresso VIII

21

Bilancia a Capodanno scapperete urlando dalla vostra amica più cara la quale ha trovato un

"bellissimo" smalto color vomito: Plutone ne è disgustato. Ps: se vi prende, ve lo mette,

quindi... correte!

Scorpione a Capodanno regneranno i sosia! Confusi vi aggirerete per la sala e poi, sbracciandovi

per salutare un amico, vi imbatterete in un lapidario « Ci conosciamo? ». Marte vi an-

nuncia che succederà ben 5 volte.

Sagittario a Capodanno vi trasformerete in ladri di parrucche, sotto lo sguardo stupefatto degli

amici. Passerete da caschetto blu ai rasta di Jack Sparrow in meno di 8 minuti. Venere

vi consiglia di fare foto.

Capricorno a Capodanno impressionerete tutti vestendovi in maniera straordinaria: sarete bellissi-

mi, ma nessuno si sarebbe mai aspettato niente del genere da voi. Il consiglio di Giove:

almeno che le scarpe siano uguali.

Acquario a Capodanno potreste sentire molto freddo, quindi tirate pure fuori la pelliccia viola di

finto (ripeto: finto) pelo di foca. Mercurio ha a cuore gli animalisti ultimamente. Mette-

te inoltre della buona musica.

Pesci a Capodanno potreste sentirvi disorientati dall'atmosfera festosa nell'aria, ma anche del

profumo eccessivamente forte del tipo che vi siede accanto. A parte questo dettaglio,

Saturno vi augura buone feste!

………………………………………………………………..

………………………………………………………………..

………………………………………………………………..

………………………………………………………………..

………………………………………………………………..

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 22: Machiavelli Espresso VIII

P

osta

22

[email protected]

S ono Fiorenza e odio il Natale.

Non odio la festività, ma tutto ciò

che ne comporta, in primis l’inter-

minabile pranzo!

Tollero a malapena i Babbi Natale appesi

ai terrazzi delle casa, figuriamoci il pranzo

di natale con i parenti-serpenti… Sofoni-

sbe, come posso affrontare al me-

glio questo giorno?

Fiorenza-senza-decenza

Cara Fiorenza senza decenza,

Porta pazienza, non farti prendere dalla

sofferenza e solo così sarai di bella presen-

za. Molti, come te, infatti soffrono di que-

sta holidays depression ,quindi cara Fio-

renza senza decenza ecco a te alcuni siste-

mi di assistenza così da fare buona appa-

renza:

Fingiti malata ma ,mi raccomando,

che sia una malattia contagio-

sa ,altrimenti avrai la casa ugual-

mente infestata dai tuoi parenti

venuti per darti (s)conforto.

Ti dispiace proprio ma l’oroscopo

del mese ti consiglia vivamente di

chiuderti nella tua solitudine

nell’attesa di momenti migliori…

Non vorrai mica deludere le leggi

astrali?

Dichiara: “Sono buddista!”…Non

ricordi di aver cambiato credo pro-

prio pochi giorni fa?!?

Ah, e oltre ad esserti convertito sei

pure diventato vegano!!Sarebbe un

colpo al cuore passare ben quattro

lunghissime ore a tavola con quelli

che più che parenti sembrano tanti

Hannibal Lecter.

Poi, non dimenticare che quest’an-

no hai acquistato un albero di nata-

le(grande offerta ,sì,se non fosse

che gli manca il tronco)quindi do-

vrai restare a casa a sorreggerlo!

Se abiti lontano la scusa è pronta!

Chiama i tuoi parenti e di loro che

è prevista nella tua città una nevi-

cata pazzesca, ma che dico, memo-

rabile!!

Fingiti un antiterrorista e avverti

tempestivamente, con voce scon-

certata, che nel cotechino con le

lenticchie c’è una bomba!

Booooom!

E poi il Natale è un po’ come la zia Gigetta

viene una volta l’anno, passerà in fretta …

parola di Sofi!

Colgo l’occasione anche per fare i mie

migliori, peggiori, sentiti, non sentiti, volu-

ti, non voluti auguri a chi segue i miei con-

sigli, a chi fa tutto il contrario, a chi legge

sempre la mia rubrica, a chi invece la salta

a piè pari, a chi ne legge solo tre parole, a

chi solo tre righe ….

Insomma AUGURI a tutti!!!

OH OH OH

Sofonisbe

Sofonisbe risponde...

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014

Page 23: Machiavelli Espresso VIII

23 Machiavelli Espresso 7½ | Dicembre 2014

1. È stato prodotto in Giappone il primo

hamburger nero. I Giapponesi, si sà, non si

fanno mai mancare nulla. Ed è così che

arriva l'hamburger nero! Un panino farcito

di carne, formaggio e salsa, il tutto in un

colore stranamente nero. È risaputo che la

dieta alimentare degli asiatici è molto

diversa da quella europea: alcuni ingre-

dienti dell'insolito panino sono infatti l'in-

chiostro nero di seppia, la cenere vegetale

e la cenere di bambù.

2. Un uomo sposa per la seconda volta un

albero. L'uomo in questione è un attivista

e attore peruviano che ha sposato l'albero

per la seconda volta nella sua vita. Biso-

gna sapere che dietro al gesto dell'uomo

c'è una causa profonda ed è quella della

sensibilizzazione ai problemi ambientali.

"Vorrei che la gente prestasse più attenzio-

ne ai problemi ambientali" ha affermato

così l'uomo. Se da una parte questo gesto

ci può apparire folle, dall'altra parte ci

rendiamo conto che la causa per cui l'uo-

mo ha preso questa decisione è molto

considerevole.

3. Genitori uccidono il figlio facendogli

mangiare solo verdure. Una coppia vegana

aderente al veganismo in maniera rigorosa

e religiosa, decise di nutrire il figlio secon-

do questi precetti. Tuttavia, una dieta fon-

data su frutta, verdura e legumi non poteva

fare bene ad un neonato, che necessita

perlomeno di latte e derivati, e così il bim-

bo morì. Per questo, il giudice condannò la

coppia; a suo parere avrebbero dovuto

rendersi conto che l'alimentazione non era

adeguata alla tenera età del bambino.

4. In arrivo la pillola dell'intelligenza, per

diventare Einstein in un sorso. La sostanza

in questione è la proteina PirB. Alterando

la funzione di PirB, già presente nel corpo

umano, il cervello in pratica lavorerà più

velocemente, è più flessibile e le connes-

sioni neurali saranno più veloci!

Ma te ci credi che…!! (la rubrica più figa del giornalino)

Giochi

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la Redazione

Marco Ridolfi

Alessandro Marchetti

Giovanni Giannini

Alice Melosi

Iacopo Cotalini

Mia Martinez

Rachele Pellegrini

Matilde Dal Canto

Greta Orsi

Elena Modena

Matteo Anastasio

Emma Roncaglia

Rebecca Buccheri

Paola Angelucci

Davide Innocente

Chiara Bartoli

Camilla Angelotti

Bianca Paiano

Stefano Sestani

Giulia Paladini

Maraja Tempestini

Alice Treggi

Sunita Baronti

Madame Gioberta

Francesca Dalle Piagge

Beatrice Del Carlo

Rebecca Catani

Marianna Savonetti

Gabriele Lunardi

Ringraziamenti

Prof.ssa Elisabetta Visconti ,

Prof.ssa Donatella Batistoni per la correzione

delle bozze

Sig. Stefano Giampaoli per il supporto tecnico

Contatti

Sito: studentimachiavelli.wordpress.com

Email: [email protected]

Profilo Facebook: Machiavelli Espresso

Copertina e vignette: Marco Ridolfi

Machiavelli Espresso VIII | Dicembre 2014


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