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MADE IN ITALY DA RAFFORZARE La pera piace, ma l'export non ... · il 70% della produzione...

Date post: 06-Jun-2020
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FILIERA ORTOFRUTTA 13 27 ott.-2 nov. 2017 MADE IN ITALY DA RAFFORZARE Da quattro anni i consumi interni aumentano, sui mercati esteri (solo nell'ultima campagna) segnano -13% La pera piace, ma l'export non tira A rilento il processo di internazionalizzazione: il 93% della produzione rimane nel mercato Ue I consumi di frutta e ver- dura per anni hanno fatto soffrire. Complice la grande crisi economica, la spe- sa delle famiglie italiane per questi prodotti, nel complesso, a partire dal 2008 è progressi- vamente diminuita. Salvo qualche timido segnale di ri- presa alla fine del 2016 e nel primo semestre di quest'anno che lascia ben sperare. Ma per alcune specie di frutta la ripresa è già realtà. È il caso del comparto della frutta a guscio, nell'insieme, e poi di un prodotto, come la pera, ritenuto fino a ieri «in- differenziato». Quasi una commodity. Le campagne di promozio- ne, in particolare per la pera Igp dell'Emilia Romagna (re- gione dove si concentra oltre il 70% della produzione na- zionale) sicuramente hanno aiutato. Sta di fatto che i con- sumi di pere in Italia sono in aumento da quattro anni. Nel 2000, in base a elabo- razioni di Cso Italy, se ne con- sumavano quasi 460mila ton- nellate. Poi, sia pure in modo discontinuo, il progressivo ca- lo che nel 2013 è arrivato a toccare il fondo con poco più di 305mila tonnellate. E que- sto per un valore di quasi 544 milioni di euro. Nel 2014 la risalita: gli ac- quisti sono stati pari a 344.195 tonnellate, per una spesa di circa 593 milioni. Nel 2015 si è passati a 377mila tonnellate circa, con un balzo del valore a 647 milioni. Nel 2016 i con- sumi hanno quindi superato le 393mila tonnellate, per una spesa di 677 milioni. Un trend positivo che è proseguito anche nel periodo consilidato gennaio-agosto 2017, con oltre 236mila ton- nellate e 425 milioni in valore, già in crescita di circa l'1% ri- spetto allo stesso periodo 2016. Il resto, verosimilmente proiettato ancora in aumento, verrà ora con la fine dell'anno in corso. Ma se i consumi interni si sono risvegliati, non al- trettanto si può dire per le esportazioni. È infatti sul fronte dell'export che la fi- liera - dai produttori ai di- stributori, con il sostegno delle istituzioni - dovrà la- vorare di più per affermare la valenza della produzione di pere italiane. A partire dalla varietà Abate che rap- presenta quasi un «unicum» nel panorama internaziona- le, per i suoi standard di qualità e caratteristiche or- ganolettiche. I numeri per ora non sono incoraggianti, anzi. Nella campagna 2016-17 (mese ter- minante maggio di quest'an- no) le esportazioni di pere ma- de in Italy sono diminuite del 13%, a 133mila tonnellate: il livello più basso degli ultimi cinque anni. Questo per un valore di 162 milioni di euro, in calo del 4% nonostante il prezzo medio (1,22 euro il chilo) sia aumentato dell'11% rispetto al 2016. Altro limite della pe- ricoltura italiana è rappresen- tato dalle destinazioni. Il 93% della produzione rimane infat- ti nel mercato Ue. Con la Ger- mania che assorbe il 40% del totale, la Francia il 15%, Au- stria e Romania il 7% ciascu- na, la Gran Bretagna il 4 per cento. Tutti paesi comunque in leggero calo. Mentre la pre- senza nei mercati extra-Ue-28 è ferma a un 4% del totale (2% in Svizzera, 1% ciascuno in Albania e Norvegia. E con volumi anche lì in calo. In Nord America, per ora, sono andate solo 523 tonnellate. Argomenti, oltre ai numeri, sui quali la filiera avrà modo di riflettere alla seconda edi- zione di FuturPera, evento in- ternazionale dedicato al setto- re organizzato da Oi (Organiz- zazione interprofessionale) Pera e Ferrara Fiere e Con- gressi, con il contributo di A&A Broker assicurativi e Bper Banca, che si terrà nella città estense dal 16 al 18 no- vembre prossimo. O PAGINA A CURA DI MASSIMO AGOSTINI © RIPRODUZIONE RISERVATA PROGETTO DI FILIERA P er adesso sono 11 in Emilia Romagna, più una nelle Marche. Ma le aziende agricole che pro- ducono noci potrebbero diventare presto decine, centinaia. Non solo in queste due regioni, ma in tutta Italia; accomunate da un progetto di filiera che oltre a garantire reddito agli agricoltori ha l'ambi- zione di incrementare l'of- ferta di noci di qualità, per il consumo diretto e per l'industria alimentare. Il progetto si chiama «In-Noce» e le aziende pi- lota dell'iniziativa - capo- fila è New Factor di Rimi- ni, con la partecipazione dell'azienda agricola San Martino di Forlì e il coin- volgimento di Agrintesa, Università di Bologna, Ca- nale emiliano romagnolo, la società di ricerca Areté e Iter, cooperativa di ricer- catori impegnati nella messa a punto delle carte dei suoli - l'hanno presen- tato alla Regione Emilia Romagna nel quadro del Programma di sviluppo rurale dedicato al finanzia- mento delle imprese. «In-Noce» prevede un piano di investimenti da 2 milioni di euro (l'importo massimo finanziabile per i cosiddetti «settori minori» come quello della frutta a guscio) e una superficie iniziale coltivata a noceto di 250 ettari, ai quali si aggiungerà un finanzia- mento di 1,5 milioni per la realizzazione degli im- pianti. Tutta la produzione di questo «pool» di aziende sarà commercializzato da New Factor, azienda spe- cializzata nella lavorazio- ne e commercializzazione di snack naturali a base di frutta secca e disidratata. Tra gli impegni assunti da New Factor, l'obbligo di ritiro della produzione e la definizione di un prezzo concordato con i conferen- ti, che sarà comunque sta- bilito in base a fasce di qualità. «San Martino e New Factor credono e investo- no nella filiera della noce da quasi vent'anni - ha spiegato Alessandro Anni- bali, amministratore dele- gato di New Factor e dell'azienda agricola San Martino -. Con "In-Noce" raggiungiamo un nuovo traguardo che ci permette di essere sempre più il punto di riferimento per il settore della nocicoltura in Emilia Romagna e in Ita- lia. L'investimento di New Factor nel progetto, circa un milione di euro, viene fatto nella convinzione che il prodotto abbia anco- ra grandi potenzialità di crescita in un mercato sempre più interessato al consumo della frutta sec- ca. New Factor e San Martino mettono a dispo- sizione la loro esperienza in tutti gli step, dalla pro- duzione alla lavorazione, fino alla commercializza- zione, con un'idea di fare sistema che reputiamo vincente». Attualmente, ha aggiun- to Annibali, «la nocicol- tura in Emilia Romagna conta 307 aziende e 704 ettari che nei prossimi die- ci anni potrebbero però di- ventare 7mila». «Per le aziende coinvol- te nel progetto i vantaggi sono molteplici - ha sotto- lineato Alessandro Zampa- gna, direttore operativo di New Factor – La rete per- mette un'integrazione tra le aziende di tutte le fasi: produzione, smallatura, es- siccazione, calibratura, se- lezione e infine commer- cio. Il tutto potendo usu- fruire di impianti all'avan- guardia. Parte degli investimenti viene indiriz- zata proprio al potenzia- mento di una tecnologia nei canoni di un'industria 4.0, per una produzione maggiormente digitalizza- ta e interconnessa». O In Romagna il noce mette radici e il piano New Factor spinge sul Psr I CONSUMI DI PERE IN ITALIA (Trend 2013-2017 in volume e valore Anno Tonnellate Migliaia di euro 2013 305.041 543.651 2014 344.195 592.964 2015 377.267 647.272 2016 393.352 677.032 2017* 236.287 425.346 * Gennaio-agosto Fonte: elaborazioni Cso Italy AZIENDA PILOTA L' azienda agricola San Martino, alle porte di Forlì, può già contare su 50 ettari dove dimorano quasi 13mila piante di noce. Che quest'anno hanno garantito rese elevate, intorno a 6 ton- nellate per ettaro. E nel 2018, con un nuovo impian- to di prima lavorazione, po- trà garantire fino a 40 ton- nellate al giorno di noci. Durante la raccolta dei frutti, partita a metà settem- bre e fino a tutto ottobre, Alessandro Annibali ha or- ganizzato la XIII edizione della «Giornata della Noce» annunciando il progetto di filiera «In-Noce». Il patron della San Martino (e di New Factor, la società commer- ciale che completa la filiera) ha spiegato che «quest'anno si chiude un ciclo, partito nel 2004 con l'entrata in produ- zione di noci piantati nel 1997-98. Da domani proce- deremo con i primi espianti per fare nuovi investimenti che, in prospettiva, ci con- sentiranno di "servire" una produzione in forte aumento in tutto il territorio». «L'ac- cordo che abbiamo siglato con i produttori locali tra Romagna e Marche è aper- to», ha sottolineato Annibali. Avvertendo comunque che «coltivare noci non è sempli- ce, richiede perizia. Il 2017 a esempio è stato un anno complicato». Con alternanza di freddo, caldo, gelate tardi- ve e siccità. Persino vento con raffiche da 130 chilome- tri orari che hanno rotto oltre 2mila tutori in pino tornito. Ma chi ci crede potrà es- sere ripagato. Anche perché il mercato europeo registra attualmente una produzione di 50mila tonnellate l'anno, a fronte di una domanda al consumo di 500mila. O San Martino produce già 6 tonnellate a ettaro
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Page 1: MADE IN ITALY DA RAFFORZARE La pera piace, ma l'export non ... · il 70% della produzione na-zionale) sicuramente hanno aiutato. Sta di fatto che i con-sumi di pere in Italia sono

FILIERA ORTOFRUTTA 1327 ott.-2 nov. 2017

MADE IN ITALY DA RAFFORZARE

Da quattro anni i consumi interni aumentano, sui mercati esteri (solo nell'ultima campagna) segnano ­13%

La pera piace, ma l'export non tira A rilento il processo di internazionalizzazione: il 93% della produzione rimane nel mercato Ue

I consumi di frutta e ver-dura per anni hanno fattosoffrire. Complice la

grande crisi economica, la spe-sa delle famiglie italiane perquesti prodotti, nel complesso, a partire dal 2008 è progressi-vamente diminuita. Salvo qualche timido segnale di ri-presa alla fine del 2016 e nel primo semestre di quest'anno che lascia ben sperare.

Ma per alcune specie difrutta la ripresa è già realtà. È il caso del comparto della frutta a guscio, nell'insieme, e poi di un prodotto, come la pera, ritenuto fino a ieri «in-differenziato». Quasi unacommodity.

Le campagne di promozio-ne, in particolare per la pera Igp dell'Emilia Romagna (re-gione dove si concentra oltre il 70% della produzione na-zionale) sicuramente hanno aiutato. Sta di fatto che i con-sumi di pere in Italia sono inaumento da quattro anni.

Nel 2000, in base a elabo-razioni di Cso Italy, se ne con-sumavano quasi 460mila ton-nellate. Poi, sia pure in modo discontinuo, il progressivo ca-lo che nel 2013 è arrivato a

toccare il fondo con poco piùdi 305mila tonnellate. E que-sto per un valore di quasi 544milioni di euro.

Nel 2014 la risalita: gli ac-quisti sono stati pari a 344.195 tonnellate, per una spesa di circa 593 milioni. Nel 2015 si è passati a 377mila tonnellate circa, con un balzo del valore a 647 milioni. Nel 2016 i con-sumi hanno quindi superato le393mila tonnellate, per una spesa di 677 milioni.

Un trend positivo che èproseguito anche nel periodoconsilidato gennaio-agosto 2017, con oltre 236mila ton-nellate e 425 milioni in valore, già in crescita di circa l'1% ri-spetto allo stesso periodo2016. Il resto, verosimilmente proiettato ancora in aumento, verrà ora con la fine dell'annoin corso.

Ma se i consumi internisi sono risvegliati, non al-trettanto si può dire per le

esportazioni. È infatti sulfronte dell'export che la fi-liera - dai produttori ai di-stributori, con il sostegnodelle istituzioni - dovrà la-vorare di più per affermarela valenza della produzionedi pere italiane. A partiredalla varietà Abate che rap-presenta quasi un «unicum»nel panorama internaziona-le, per i suoi standard diqualità e caratteristiche or-ganolettiche.

I numeri per ora non sonoincoraggianti, anzi. Nella campagna 2016-17 (mese ter-minante maggio di quest'an-no) le esportazioni di pere ma-de in Italy sono diminuite del 13%, a 133mila tonnellate: il livello più basso degli ultimi cinque anni. Questo per un valore di 162 milioni di euro, in calo del 4% nonostante ilprezzo medio (1,22 euro il chilo) sia aumentato dell'11%rispetto al 2016.

Altro limite della pe-ricoltura italiana è rappresen-tato dalle destinazioni. Il 93% della produzione rimane infat-ti nel mercato Ue. Con la Ger-mania che assorbe il 40% deltotale, la Francia il 15%, Au-stria e Romania il 7% ciascu-na, la Gran Bretagna il 4 percento. Tutti paesi comunque in leggero calo. Mentre la pre-senza nei mercati extra-Ue-28 è ferma a un 4% del totale (2% in Svizzera, 1% ciascuno in Albania e Norvegia. E con volumi anche lì in calo. InNord America, per ora, sonoandate solo 523 tonnellate.

Argomenti, oltre ai numeri,sui quali la filiera avrà modo di riflettere alla seconda edi-zione di FuturPera, evento in-ternazionale dedicato al setto-re organizzato da Oi (Organiz-zazione interprofessionale) Pera e Ferrara Fiere e Con-gressi, con il contributo di A&A Broker assicurativi e Bper Banca, che si terrà nella città estense dal 16 al 18 no-vembre prossimo. O

PAGINA A CURA DIMASSIMO AGOSTINI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PROGETTO DI FILIERA

P er adesso sono 11 inEmilia Romagna, più

una nelle Marche. Ma leaziende agricole che pro-ducono noci potrebberodiventare presto decine,centinaia. Non solo inqueste due regioni, ma intutta Italia; accomunate daun progetto di filiera cheoltre a garantire redditoagli agricoltori ha l'ambi-zione di incrementare l'of-ferta di noci di qualità, peril consumo diretto e perl'industria alimentare.

Il progetto si chiama«In-Noce» e le aziende pi-lota dell'iniziativa - capo-fila è New Factor di Rimi-ni, con la partecipazionedell'azienda agricola SanMartino di Forlì e il coin-volgimento di Agrintesa,Università di Bologna, Ca-nale emiliano romagnolo,la società di ricerca Aretée Iter, cooperativa di ricer-catori impegnati nellamessa a punto delle cartedei suoli - l'hanno presen-tato alla Regione EmiliaRomagna nel quadro delProgramma di svilupporurale dedicato al finanzia-mento delle imprese.

«In-Noce» prevede unpiano di investimenti da 2milioni di euro (l'importomassimo finanziabile per icosiddetti «settori minori»come quello della frutta aguscio) e una superficieiniziale coltivata a nocetodi 250 ettari, ai quali siaggiungerà un finanzia-mento di 1,5 milioni per larealizzazione degli im-pianti.

Tutta la produzione diquesto «pool» di aziendesarà commercializzato daNew Factor, azienda spe-cializzata nella lavorazio-

ne e commercializzazionedi snack naturali a base difrutta secca e disidratata.Tra gli impegni assunti daNew Factor, l'obbligo diritiro della produzione e ladefinizione di un prezzoconcordato con i conferen-ti, che sarà comunque sta-bilito in base a fasce diqualità.

«San Martino e NewFactor credono e investo-no nella filiera della noceda quasi vent'anni - haspiegato Alessandro Anni-bali, amministratore dele-gato di New Factor e

dell'azienda agricola SanMartino -. Con "In-Noce"raggiungiamo un nuovotraguardo che ci permettedi essere sempre più ilpunto di riferimento per ilsettore della nocicoltura inEmilia Romagna e in Ita-lia. L'investimento di NewFactor nel progetto, circaun milione di euro, vienefatto nella convinzioneche il prodotto abbia anco-ra grandi potenzialità dicrescita in un mercatosempre più interessato alconsumo della frutta sec-ca. New Factor e San

Martino mettono a dispo-sizione la loro esperienzain tutti gli step, dalla pro-duzione alla lavorazione,fino alla commercializza-zione, con un'idea di faresistema che reputiamovincente».

Attualmente, ha aggiun-to Annibali, «la nocicol-tura in Emilia Romagnaconta 307 aziende e 704ettari che nei prossimi die-ci anni potrebbero però di-ventare 7mila».

«Per le aziende coinvol-te nel progetto i vantaggisono molteplici - ha sotto-

lineato Alessandro Zampa-gna, direttore operativo diNew Factor – La rete per-mette un'integrazione trale aziende di tutte le fasi:produzione, smallatura, es-siccazione, calibratura, se-lezione e infine commer-cio. Il tutto potendo usu-fruire di impianti all'avan-guardia. Parte degliinvestimenti viene indiriz-zata proprio al potenzia-mento di una tecnologianei canoni di un'industria4.0, per una produzionemaggiormente digitalizza-ta e interconnessa». O

In Romagna il noce mette radicie il piano New Factor spinge sul Psr

I CONSUMI DI PERE IN ITALIA(Trend 2013­2017 in volume e valore

Anno Tonnellate Migliaia di euro

2013 305.041 543.651

2014 344.195 592.964

2015 377.267 647.272

2016 393.352 677.032

2017* 236.287 425.346

* Gennaio­agostoFonte: elaborazioni Cso Italy

AZIENDA PILOTA

L' azienda agricola SanMartino, alle porte di

Forlì, può già contare su 50ettari dove dimorano quasi13mila piante di noce. Chequest'anno hanno garantitorese elevate, intorno a 6 ton-nellate per ettaro. E nel2018, con un nuovo impian-to di prima lavorazione, po-trà garantire fino a 40 ton-

nellate al giorno di noci.Durante la raccolta dei

frutti, partita a metà settem-bre e fino a tutto ottobre,Alessandro Annibali ha or-ganizzato la XIII edizionedella «Giornata della Noce»annunciando il progetto difiliera «In-Noce». Il patrondella San Martino (e di NewFactor, la società commer-

ciale che completa la filiera)ha spiegato che «quest'annosi chiude un ciclo, partito nel 2004 con l'entrata in produ-zione di noci piantati nel1997-98. Da domani proce-deremo con i primi espiantiper fare nuovi investimentiche, in prospettiva, ci con-sentiranno di "servire" unaproduzione in forte aumento

in tutto il territorio». «L'ac-cordo che abbiamo siglatocon i produttori locali traRomagna e Marche è aper-to», ha sottolineato Annibali.Avvertendo comunque che«coltivare noci non è sempli-ce, richiede perizia. Il 2017 aesempio è stato un annocomplicato». Con alternanzadi freddo, caldo, gelate tardi-

ve e siccità. Persino ventocon raffiche da 130 chilome-tri orari che hanno rotto oltre2mila tutori in pino tornito.

Ma chi ci crede potrà es-sere ripagato. Anche perchéil mercato europeo registraattualmente una produzionedi 50mila tonnellate l'anno, afronte di una domanda alconsumo di 500mila. O

San Martino produce già 6 tonnellate a ettaro

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