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011MAGAZINE
MARE
MARLINTREMITI
M inserti speciali in lingua : Russa e Inglese
Специальный выпуск на русском языкеSpecial English language
10N u m b e r T e n
Uno straordinario ambiente da esplorare
Grotte delle Tremiti
Le
I AM your destination
for your holidays
MARLINTREMITIe la redazione del
Magazine M
Augura a tutti Voi
un Buon Natale
e un
Felice 2012
Cari Amici,si sta per chiudere l’anno 2011.Un anno che ci ha consentito di crescere, sviluppare la nostra rivistae ampliare la rete delle collaborazioni.
Da parte mia e della redazione un sincero ringraziamento a tutti i col-laboratori, a tutti coloro che hanno espresso apprezzamento e a tuttii lettori che ogni mese ci regalano suggerimenti e note di stima, con-sentendoci di proseguire con entusiasmo in questo ambizioso pro-getto.
Per il 2012 alcune novità editoriali e tecnologiche che vi sveleremonei prossimi numeri.
Con questo numero che esce in prossimità delle festività Nataliziea tutti Voi un auguriodi Buon Natale e per un Felice nuovo Anno.
Un saluto e buona lettura.
Adelmo Sorci
Il Magazine può essere scaricato in formato pdf, ed in questo numero
le procedure da seguire sono descritte a pag. 75.
Magazine M
Magazine MARLINTREMITI
Sito internetwww.marlintremiti.it
Phone / fax+39 0882 46 37 65
Phone / Mobile+39 336 82 97 46
MARLINTREMITIVia A. Vespucci71040 - ISOLE TREMITI - FG
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2011
Специальный выпуск на русском языке
Special English language
13 le Grotte delle Tremiti
20 il censimento delle grotte
Magazine MARLINTREMITI con il patrocinio
MagazineReportage - Storia - Photo - Cultura
MareAmbiente - Immersioni - Vita Sottomarina Attività Informazione
MARLINTREMITIAttività Subacquee - Ricerca ScientificaEsplorazioni - Formazione professionaleEventi
In questo numero:Foto di Adelmo Sorci ( ADphoto) , Paolo Fossati, archivio
Progetto grafico MARLINTREMITI
Redazione
Direzione Adelmo [email protected] [email protected]
Hanno collaborato Paolo FossatiGian Piero VillaniGruppo Speleologico Montenero
G. Notarbartolo di SciaraE. DemmaPaola Di TuroFabrizio VallesiCristiana BartolomeiPio Fumo
Inserti Speciali Natalia Ivantchenkoedizione in lingua Russa
Andrea Mancini
edizione in lingua Inglese
Testi e foto di proprietà MARLINTREMITI. E’ vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti e delle immagine inserite nel presente Magazine M.
MSommario
le Grotte delle Tremiti
24 La foca monaca del Mediterraneo
261953-1981 gli avvistamenti del Bue marinoalle Isole Tremiti
33 dal Mare delle Tremiti l’Argonauth
43 il Faro di Caprara
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M Magazine MARLINTREMITI
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2011
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Sub: l’Immersione di Cala Caffè
Sommario
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by ADPhoto
C’è un modo miglioreper sentirsi il Mare “dentro”
Vieni
alle Isole Tremiti...
Grotte delle Tremiti
Le
Testo di Adelmo Sorci e archivioFoto di Paolo Fossati e Adelmo Sorci ( ADphoto)
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Magazine M - Number Ten
La tormentata e suggestiva morfologia delle Tremiti è dovutaalla natura geolitologica delle rocce ed all'azione del mareche con la sua azione incessante ha creato cale, grotte, baie,archi, faraglioni, recessi e punte aspre e incantevoli.
Esistono differenti modi per definire un “grotta”. Percomodità utilizzeremo la definizione proposta daRidel (1966) e successivamente ripresa e modificatada Bianchi (1994) e Bianchi et al. (1996) secondocui si può considerare “grotta marina” una cavità divaria origine, in tutto o in parte occupata dal mareed accessibile all’uomo; inoltre il rapporto tra i nu-meri che esprimono il volume totale (in m³) e l’areadi ingresso (in m²) deve essere superiore a 1, e lalarghezza dell’ingresso non deve essere superiorea quella media interna.Avvalendosi della definizione sopra citata è dunquepossibile suddividere le grotte marine, confermandola classificazione già proposta da Parezan (1960),in:
[a] - Grotte costiere emerse. Accessibili da terra, il
cui ingresso, cioè, si apre al di sopra del livello delmare, e sono accessibili all’uomo senza l’uso di unbattello. Si dividono in due gruppi fondamentali:grotte senza comunicazione evidente col mare egrotte con comunicazione evidente col mare, a sec-onda che non abbiano alcuna comunicazione colmare visibile all’ingresso, oppure che, pur essendocomodamente accessibili a piedi, presentino tuttaviaqualche canale o rigagnolo, attraverso il quale leacque marine possono entrare ed uscire dallagrotta.
[b] - Grotte semisommerse. Accessibili solo viamare. Vi appartengono quelle grotte che hanno uningresso piu o meno visibile dall’esterno, ma in granparte al di sotto del livello del mare, anche se nelcorso dello sviluppo interno possono risalire e riab-
Grotte emerse, semisommerse
e sommerse
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Magazine M - Number Ten
bassarsi alternativamente, sopra e sotto il livello delmare.
[c] - Grotte sommerse. Accessibili solo in immer-sione. Questo, come i due gruppi precedenti, com-prende grotte a sviluppo prevalentementeorizzontale, a sviluppo prevalentemente verticale eda sviluppo esclusivamente verticale. Queste ultimevengono dette “pozzi” (cavita cui si accede dall’altoin basso) e “camini” (formazioni capovolte, cui si ac-cede dal basso all’alto) analogamente alle morfolo-gie delle grotte terrestri. Le grotte marine possonoavere una duplice origine e, tuttavia, l’una non es-clude necessariamente l’altra: l’erosione carsica equella marina.
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Magazine M - Number Ten
Cenni sul Carsismodella PugliaAnche se in passato alcuni autori (Gortani, 1937; Anelli, 1963; 1973)hanno ritenuto opportuno classificare i fenomeni litologici pugliesi comeparacarsici e non carsici, le tendenze attuali sono orientate a considerarlicomunque associabili al carsismo propriamente detto. In realtà la naturadella gran parte della roccia pugliese non è ascrivibile al litotipo calcareobensì a quello calcarenitico. Pur avendo la medesima origine da un puntodi vista chimico (per azione dissolutiva dell'acqua percolante sul Carbon-ato di Calcio delle rocce), le cavità formate nei calcari e nelle calcarenitisi possono differenziare per i tempi di formazione differenti (anche se, inrealtà, nel primo caso si formano per fratturazione, nel secondo, per cap-illarizzazione). Dunque il motivo per cui le cavità di tipo calcareo sono ingenere dimensionalmente superiori a quelle di tipo calcarenitico è da as-crivere unicamente all'età notevolmente più lunga delle prime (Palmisano,1993).La Puglia con il Salento e le Isole Tremiti pur essendo costituite da litotipicalcarenitici, risultano ricche di grotte. Il fenomeno erosivo che, fin dalCretaceo (terminato circa 65 milioni di anni fa), ha in più riprese agito sullerocce di questa area dell’Adriatico che è stato a sua volta influenzato dalleoscillazioni del livello del mare. Durante questo lungo periodo, infatti, il liv-ello del mare è variato, e più volte, anche di centinaia di metri. Queste os-cillazioni hanno alternativamente scoperto e sommerso tratti di territoriocostiero nel susseguirsi dei periodi geologici.Durante le numerose glaciazioni che si sono succedute sul pianeta, granparte delle terre emerse a Nord e a Sud dei 45° di latitudine vennero ri-coperte dal ghiaccio. Quest'acqua che, cosi segregata sulle terre emerse,non faceva ritorno al mare, ne indusse un abbassamento di livello che,alle nostre latitudini, può essere stato di circa 100 metri al culmine dell'ul-timo periodo glaciale (circa 18.000 anni fa). Un abbassamento del livellodel mare di questa portata allontanò anche di diversi km le acque marinedalle coste attuali fino anche a circa 15 km.
Fig.1 – In neretto la localizzazione delle princi-pali aree costiere di interesse speleomarino.Rif. “Le Grotte marine del Salento: Classifi-cazione, localizzazione e descrizione” di Raf-faele Onorato- Francesco Denitto – GenuarioBelmonte.Nell'ambito di questi avvicendamenti geologici,il fenomeno carsico ha esplicato la propria at-tività in vario modo tra cui, quindi, la for-mazione di una quantità di cavità naturalioriginatesi in ambiente sicuramente aereo perl'attività drenante di paleocorsi idrici, e som-merse dal mare in periodi successivi. E’ perquesto semplice motivo che la costa rocciosadelle Isole Tremiti è molto ricca di grotte som-merse più di quanto se ne possano individuareesternamente.
Le Grotte marine dalpunto di vistabiologico
Per il subacqueo sportivo e naturalista, l'esplo-razione delle grotte è certamente una delle im-mersioni più interessanti e stimolanti. Oltre allospettacolo creato dai giochi di luce che spessocaratterizzano gli ingressi, le cavità sommerseoffrono numerosi motivi di interesse dati dallaestrema particolarità degli ambienti. Da un punto di vista biologico, uno dei principalimotivi che spinge all'esplorazione di questihabitat è legato alla zonazione dei popolamentibentonici. Le grotte sommerse infatti, rappre-sentano un sito ideale per l'analisi della dis-tribuzione della fauna marina lungo gradientiambientali, dal momento che in esse è ripro-ducibile un effetto pari a quello generato dalgradiente batimetrico, ma in spazi ben più limi-tati. Nelle grotte marine, anche di bassa profon-dità, è possibile rinvenire popolamenti animalitipici di profondità elevate, per questo motivo labionomia bentonica considera tali biotopi come'enclaves' del piano circalitorale, nell'infrali-torale. Il riferimento alla sola fauna non è ca-suale, poiché un'altra caratteristica delle grottesommerse è l'assenza, almeno in gran parte diesse, della componente floristica. Questofenomeno è imputabile all'insufficienza della ra-diazione luminosa nei riguardi della sia pur min-ima esigenza fotosintetica delle alghe piùsciafile. L'ambiente di grotta (in questo le “som-merse”) che ad un primo esame potrebbe ap-parire sfavorevole, presenta tuttavia condizionidi stabilità termica durante tutto l'anno, e di sta-bilità meccanica non essendo soggetto al-
l'azione diretta delle onde. Il problema princi-pale che gli abitanti delle grotte devono af-frontare riguarda l'alimentazione. In questiambienti la produzione primaria è infatti assenteo trascurabile, c'è quindi una selezione troficapura del sistema, poiché essa dipende esclusi-vamente da input esterni. I nutrienti vengono ingenere trasportati da deboli flussi di corrente(grotte Sommerse) e raggiungono i vari distrettitalvolta molto lentamente. Di massima impor-tanza in questi ambienti è quindi il riciclo deicataboliti che avviene in un turnover continuo.Molto rilevante è anche il ruolo svolto dalleacque dolci che filtrano dalla superficie e con-corrono al trasporto di sostanze organiche. Lamaggior parte degli input sono rappresentati damateriale organico particolato sotto forma diplancton di dimensioni assai variabili. Questa,oltre ad essere la più importante fonte di ciboper tutti i filtratori di grotta, lo è anche per unagrande varietà di organismi vagili. Ciò che nonviene utilizzato dai filtratori passa infatti nelcomparto dei detritivori, che vivono per lo piùnel sedimento. A causa di tale particolare situ-azione trofica, i livelli della catena alimentare
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Magazine M - Number Ten
non ripropongono la classica successione: er-bivori, carnivori, carnivori di alto rango. Inquesto caso infatti si può parlare di "produttorisecondari", animali che vivono direttamente del-l'import organico, di "consumatori veri", animalicioè che si nutrono del materiale organicoprodotto nella grotte, e di "riduttori", organismiche utilizzano la frazione organica morta, siaimportata che prodotta "in situ", e che liberanoprodotti inorganici di riciclo. Le biocenosi carat-teristiche degli ambienti di grotta sono piuttostoeterogenee e si differenziano in base alla mor-fologia a seconda che si tratti di grotte con aper-ture superficiali e situate sotto il livello del mare,grotte semisommerse e sommerse, grotte con
un unico ambiente o grotte con tunnel e canaliprofondi. Questa varietà di situazioni porta aduna particolare strutturazione delle comunità. Inrapporto alle condizioni di luminosità possiamodistinguere un ambiente di avangrotta, uno pro-prio di grotta semioscura ed uno di grotta os-cura. Semplificando potremo dire che sonoindividuabili due grandi tipi di popolamenti. Ilprimo occupa le porzioni semi-oscure, mentre ilsecondo è limitato alla zona ad oscurità totale.E' comunque necessario precisare che non es-iste una fauna specifica di grotta, tutti gli abitantidelle grotte, sia bentonici che nectonici, pos-sono essere osservati anche all'esterno sep-pure a profondità talvolta rilevanti.
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Magazine M - Number Ten
Il Censimento delle grotte delleTremitiDa un punto di vista generale, legato più ad un aspettoeco-ambiente il progetto di censimento delle Grotte Ma-rine delle isole Tremiti ed il suo approfondimento potràfornire elementi per una attenta analisi ambientale e bi-ologica che confrontata con l’impatto antropico attualepotrebbe dar vita a delle azioni di salvaguardia e tuteladi questi specifici habitat.
Le grotte costiere, sommerse, semisommerse ed emerse, cos-tituiscono un patrimonio di valori ambientali e scientifici che caratter-izza gran parte delle coste italiane. Purtroppo, tale patrimonio risultaancora in gran parte misconosciuto e questo rende molto difficile daparte delle Istituzioni, in particolare degli Enti Parco, procedere aduna tutela ed una valorizzazione appropriata e sostenibile. Per colmare in parte questa lacuna il giorno 16 settembre 2011 ilGruppo Speleologico Montenero ha iniziato ad accatastare le grottee cavità artificiali delle fantastiche Isole Tremiti, con un progetto fi-nanziato dal PO FESR Puglia 2007/2013 Asse IV – Linea d’ intervento 4.4
– Azione 4.4.1 – Attività E., con la partnership tra Regione Puglia, Federazione SpeleologicaPugliese e Gruppo Speleologico Montenero.
Attrezzature, qualche provvista, tanto spirito d’avventura ed eccopronto un team di sei speleologi, coraggiosi e disposti ad immergersi,per ben tre giorni, in cavità buie e inesplorate, talvolta irte di pericoli,pur di saziare la loro sete di curiosità e conoscenza. Frutto di questaspedizione sono state 41 grotte censite e 4 nuove grotte esplorate,molto belle da vedere ma per alcuni tratti difficili da fruire perché som-merse.
L’esplorazione ha riguardato tutte le isole dell’arcipelago: SanDomino, San Nicola, Capraia e Cretaccio, ad eccezione di Pianosa,
Gruppo Speleologico Montenero
L'Associazione nasce il settembre 1996 a San Marco in Lamis.E' iscritta alla Società Speleologica Ital-iana ed alla Federazione SpeleologicaPugliese, nonché alle Associazioniprovinciali e comunali.
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Magazine M - Number Ten
La Grotta delBue Marino
E’ senza dubbio la grotta più famosa delle IsoleTremiti.Essa prende il nome dalla foca monaca(Monachus monachus) che secondo latradizione, era solita trascorrere una parte dellapropria vita in questa grotta, riproducendosi suuna piccolissima spiaggia interna.La grotta è la più grande dell'isola, misurandouna lunghezza di circa 70 m e una larghezza dicirca 10 m che va restringendosi verso la parte
terminale, piegata ad angolo retto. Anche inquesto caso la luminosità è estremamente ri-dotta, soprattutto nella parte terminale, per cui iriflessi azzurri del cielo determinano una col-orazione delle acque e dell'ambiente di grandeeffetto visivo.
È l’unico Pinnipede presente nel Mediterraneo.Ha il corpo massiccio lungo circa 240-280 cm nelmaschio adulto (la femmina è leggermente piùpiccola); il peso varia dai 350 ai 400 kg. I piccolinascono lunghi circa un metro e pesano poco piùdi 20 kg. Il capo è arrotondato, ornato da lunghevibrisse (i “baffi”); lunghe sopracciglia ornano gliocchi. Le pinne pettorali sono allargate e ognifalange porta un unghia alla sua estremità. Lepinne posteriori, dalla forma molto caratteristica,hanno il primo e il quinto dito più lungo e le ditaintermedie più corte. La coda è piccola e pocovisibile. Il pelo è corto.La specie fu descritta per la prima volta nel 1779,con il nome di Phoca monacus. Successiva-mente John Flemming creò il genere Monachusdel quale vennero a fare parte tre specie simili:1) Monachus monachus, foca monaca delMediterraneo; 2) Monachus tropicalis, focamonaca dei Caraibi (oggi estinta); 3) Monachusschauinslandi, foca monaca delle Hawaii (oggi laspecie raggiunge il numero di circa 1000 esem-plari, grazie ad uno straordinario progetto di con-servazione).È probabile che il suo nome derivi dal colore delmantello, simile al colore del saio dei monaci.
La Foca Monacadel Mediterraneo(Monachus monachus).Testo di G. Notarbartolo di Sciara, E. Demma
La foca monaca è una straordinaria nuotatrice.Per nuotare utilizza gli arti posteriori, che muovelateralmente, e gli anteriori per manovrare. Agileed aggraziata in acqua, ha una pessima mobilitàa terra al contrario delle otarie che utilizzano lepinne anteriore come propulsore in acqua e unavolta a terra si sollevano sui quattro arti, diven-tando più agili della monaca che invece utilizzasolo il ventre. È un animale stanziale e costiero, che partorisceall’età di cinque sei anni. Ogni due anni, dopo una gestazione di 11 mesi un unico piccolo, al-l’asciutto in una grotta. Il piccolo viene allattatocirca 16 settimane e solo dopo lo svezzamentoentra per la prima volta in acqua.Non restano che 300 esemplari di foca monacadel Mediterraneo, distribuiti tra Turchia, Maurita-nia, Spagna, Tunisia e Grecia.Fino agli anni ‘70 era presente in Sardegna, nelleisole Tremiti, nel Salento e all’isola d’Elba. Accusata dai pescatori di rubare pesce dalle reticausando danni alle stesse è stata barbaramenteuccisa per decenni persino con la dinamite. Datail suo scarso tasso riproduttivo,(ogni due anni uncuccioli dopo il quinto anno di età e datal’altissima mortalità infantile dovuta alla stagionedelle nascite agosto novembre, ¹ spesso le grottedove nascono i cuccioli si allagano e le ondetrascinano il cucciolo incapace di nuotare per iprimi quattro mesi) la sua sopravvivenza è legata
solo all’opportuno ed efficace intervento del-l’essere umano per la sua protezione e conser-vazione. Solo creando aeree protette econtrollate si può sperare di riottenere i successiche sono stati raggiunti con la specie hawaiana.Ciò impedirebbe la scomparsa della specie dalMediterraneo.
La Foca Monaca è il Bue Marino delle Tremiti
Nell’Adriatico, stando al Brusina, le popolazionidi lingua italiana chiamavano la Foca monaca“Vedello marin”, “Vecchio marin” (Venezia e Tri-este) in Dalmazia “Videlo marin” (“Bue marino”spesso lungo le coste italiane), “Vecio marin”,“Orso marin”, “Foca” ecc. Le popolazioni slaveinvece lo chiamavano soprattutto “Orsa di mare”(morska medvjedica) ma anche “Uomo di mare”(morski čovik), cui fa eco il tipico nome veneto di“Vecio marin” - caso interessante di antropomor-fizzazione che può suggerire una antica radicetotemica. A Rovigno in particolare la foca eranota come “Vecio marin”, o “Viecio marein”. Sullapresenza della specie a Rovigno testimoniaanche il Benussi (Radossi, 2008) che menzionail “Bus de Badina” che, secondo il Tommasini(1650), era anche noto come “Bus del vieciomarein”. Si sa per certo che un “vitello marino” fuucciso “presso Rovigno in Istria” nel 1722 ma,sempre secondo il Benussi, anche in tempi a luipiù vicini vi “stavano dei vitelli marini, che attesicon reti alla bocca in certi tempi se ne pigliano, iquali son poi trasportati a Venezia ed altrove viviservono per spettacolo curioso”. Le catture inzona dovettero essere ancora abbastanza fre-quenti nell’800 visto che sempre il Benussi affer-mava che il Vecio marin era il nome locale “colquale i pescatori chiamavano certi vitelli mariniche a mia ricordanza ne furono colà o in sitiprossimi veduti e ammazzati con archibugio”(Radossi, 2008). E’ pertanto possibile che la lo-calità di Orsera (Vrsar in croato), presso Rovigno,area costiera rocciosa, ricca di insenature, isolottie spiagge, decisamente meno idonea ad os-pitare l’Orso bruno (peraltro frequente a nongrande distanza nell’Istria interna e in Dalmazia)tragga il suo antico nome dalla presenza storicadi tale specie. Il nome “Orso di mare” è del restoutilizzato anche sulla costa turca (Johnson,1998). In Italia la specie è stata denominata“Bove di mare” (Alto Tirreno; “Foca”, “Bai” e“Vitellu marinu” in Sardegna; “Foca marina” inCalabria; “Vacca di mare” o “Bove di mare” in Si-cilia; “Bue marino” e “Foca bianca” in Puglia. Numerose grotte “del Bue marino” sono men-zionate per svariate località: non meno di 4 inSardegna (la più famosa delle quali, oggi sitomolto frequentato dai turisti in estate, nel Golfodi Orosei); una in Sicilia sull’isola di Filicudi; unain Puglia a S. Domino (Isole Tremiti). NelSalento, in Puglia, esistono inoltre una “Grottadella Foca” ed una “Caverna della Monaca” (DiTuro, 1983 – 84).
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Magazine M - Number Ten
Dati storici
Per quanto riguarda la costa adriatica occiden-tale ed in particolare la Puglia, Paola Di Turo(1983 – 84; 1984;) riassume una serie di impor-tanti dati che attestano la presenza della speciein alcuni tratti di costa e nelle isole Tremiti. Sitratta in buona parte di informazioni raccoltenell’ambito di una indagine denominata “Niphar-gus 1983” e condotta a cura della SezioneSpeleobiologica Pugliese sotto la guida di P.Parenzan. I dati in questione vengono sintetiz-
1953-1981gli avvistamentidel Bue Marino
alle Isole Tremiti
zati e schematicamente esposti nelle seguentitabelle, con alcune aggiunte derivanti da notizieraccolte da Roberto Basso (com. pers.; 1989) eparzialmente inserite in un articolo di Mas-tragostino (1989).Secondo i pescatori locali intervistati nel 1982,la Foca monaca si faceva ancora vedere, solonel periodo autunnale, presso l’isola di SanNicola e, con maggiore frequenza, in prossimitàdell’isola di Pianosa, poco distante da Pelagosain Dalmazia (Di Turo, 1984).
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Magazine M - Number Ten
Osservazioni per le Isole Tremiti dal 1953 al 1981 (Di Turo, 1983 – 84;)
Già nel 1774 l’abate Fortisnel suo Viaggio in Dalmaziascriveva:“...amano i fondi interrotti dascogli ed isolette, per uscireall’aria sovente; e quindispesse volte se ne incon-trano lungo le coste dell’Is-tria, e fra le Isole delQuarnaro. Gli abitanti dellitorale attribuiscono aquesto anfibio una grandis-sima propensione alle uve,e protestano assevera-mente, che in tempo di notteegli esce a succhiare i grap-poli pendenti delle viti nellastagione opportuna”
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Magazine M - Number Ten
Fabrizio Vallesititolare di un’attività decennale nel settore dell’orologeria amante del mare, delle Isole Tremiti e grande appassionato di immersioni subacquee,presenta la sua nuova crazione
ArgonauthUn orologio dal forte carattere sportivo e dedicato ai “Professionisti del Mare” e a chi vuole distinguersi.
Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Vallesi,titolare di un’attività decennale nel set-tore dell’orologeria nonché grande ap-passionato di immersioni subacquee.Passione, esperienza, sacrificio e com-petenza, sono questi gli ingredienti chenel tempo hanno fissato in me i requisitiper poter realizzare questo nuovo orolo-gio.Passare molte ore sott’acqua in innu-merevoli parti del mondo fanno sì cheemergano tutte le necessità di cui unsubacqueo esigente ha bisogno. Tuttenecessità queste che ho voluto sintetiz-zare in questa mia creatura.L’assenza delle anse, unitamente al-l’adozione di una ghiera unidirezionalea scatto favoriscono una presa estremae sicura anche nelle situazioni più sfa-vorevoli che si possono vivere durantele immersioni a grandi profondità.Strategie tecniche, dunque alle quali vaad affiancarsi anche tanta qualità. Latenuta dell’orologio è garantita fino 1200metri di profondità /120 bar di pressione,grazie all’unito utilizzo di componenti diestrema fattura e resistenza.Il vetro è in zaffi ro bombato con spes-sore di ben 4,00 mm, materiale secondosolo al diamante per resistenza allascalfitura.La cassa di 47mm prodotta in acciaio in-ossidabile 316L, risultato di una lavo-razione artigianale dal pieno, ospita adore 4 la corona a vite anch’essa lavoratadal pieno e ad ore 10 la valvola per l’e-spulsione automatica dell’elio.L’elio, è un gas che satura l’atmosferapresente all’interno delle campane pres-surizzate utilizzate durante i periodi disosta dagli operai che lavorano a grandiprofondità.Le particelle di elio, avendo un pesomolecolare minimo, riescono a pene-trare quelle di acciaio che compongonola cassa dell’orologio.L’importanza della valvola è quindi
Il segreto per trasformare i sogni in realtà?
Argonauth
quella di espellere l’elio concentratosiall’interno scongiurando la rottura del-l’orologio al momento della riemersionein superficie.
A completare l’estrema professionalitàe tecnicità dell’orologio Argonauth, tro-viamo il fondello, serrato a vite conguarnizioni speciali, che racchiudel’esclusivo e raffinato movimento auto-matico Sellita SW200 incabloc a 26 ru-bini, tassativamente swiss made.Davanti a tanta qualità non si è co-munque perso di vista l’aspetto es-tetico. Ci si può sbizzarrire con le variecombinazioni che cassa e quadranti of-frono.La cassa infatti è disponibile sia consatinatura manuale / lucida oppure sab-biata e trattata in PVD.Ci sono inoltre 4 diverse versioni per iquadranti, di colore bianco, nero, aran-cio e giallo, con indici e lancette trattateal Luminova con incisioni in acciaio.Tocco finale, che conferisce a questoorologio la sua estrema ricercatezza, ilfondello con incisione personalizzata acorrosione acida, con numerazione lim-itata certificata da 1 a 100.Questo orologio vuole dunque inserirsiin una sfera di mercato di nicchia, des-tinato ad un pubblico altamente profes-sionale ed esigente.
Horus Diamond di Fabrizio Vallesi
Corso G. Matteotti, 151Porto Recanati - MCTel. e Fax: +39 071.75.90.939
Ditta: Officina Subacquea
Modello: Argonauth
Movimento: automatico Sellita SW200 incabloc a 26 rubini
Cassa: in acciaio di 47 mm
Fondello: serrato a vite
Ghiera: ad ore 4 serrata a vite
Vetro: zaffiro bombato
Valvola: per l’espulsione dell’elio
Quadrante: con indici e lancetta trattate a Luminova
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Il Faro diCapraraimmagini di una struttura in disusoche conserva ancora un fascino unico
Il faro a luce intermittente dell’isola di Capraia si trovasull’istmo della sottile penisola di Punta Secca. Il primoprogetto, del 1862, fu bocciato dal Ministero dei LavoriPubblici perchè troppo costoso; i lavori iniziarono del1866 e furono sospesi per una richiesta di revisionedei costi: il faro fu ultimato solo due anni dopo. La torreè, oggi, diroccata e l’edificio a due piani è stato abban-donato nel 1980. Tutt’intorno, sono visibili lecostruzioni utilizzate come depositi dei faristi di untempo.
Foto di Adelmo Sorci ( ADphoto)
intervista a Cristiana Bartolomei
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Magazine M - Number Ten
Lat.: 42° 08′NLong.: 15° 31′ECostruzione: 1868
ARLHS: ITA207WAIL: PU038WAIS:Int.: E2296IIA: FG003IOTA: EU050WLOTA: no
L'isola di Caprara si sviluppa su una su-perficie di circa 45 ha, per una lunghezzadi 1.600 metri, una larghezza di 600metri, con uno sviluppo costiero di 4.700metri e un'altezza massima di 53 metris.l.m. (Colle del Grosso).Dista 350 metri da San Nicola, 1.450metri da San Domino e 900 metri dal Cretaccio.
I fari italiani costituiscono una risorsastorica e culturale del nostro patrimonioarchitettonico, ma anche per il paesag-gio costiero regionale. Geometria,costruzione, architettura e ottica costitu-iscono il filo conduttore di questa analisispecialistica offerta nelle pagine diquesto sito, utile per cmprendere la loronatura fisica e metafisica.
Luci che si accendono al tramonto, torrisommerse dal sole o minacciate dalle
nuvole, scale vorticose che ricordano learchitetture di Gaudì, il gioco degli spec-chi sulle lanterne, scorci di mare e diterra come appaiono dall’alto, per rivi-vere la struggente atmosfera dei farinostrani.La storia delle lanterne è stata ricostru-ita attraverso pannelli con immagini etesti, accompagnati da audiovisivi,oggetti e simboli legati alla storia deifari.
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Magazine M - Number Ten
Se avrete la fortuna di percorrere una
delle scale a chiocciola che si avvitano
all’interno della loro torre o di salire sino
alla camera della lanterna, proverete un
brivido di eccitazione
Sospesi tra terra e mare i fari sonosinonimo di orientamento e sicurezza.Ma evocano anche significati poetici emetafisici. Cristiana Bartolomei li studiada anni e ce ne svela alcuni segreti."Sono architetture eroiche, sempre inprima linea con l'arduo compito di nonabbandonare mai il navigante. Di giornoe di notte. I creatori di queste architetturesolitarie del giorno e della notte sonoanonimi, ma il risultato della loro azionecreativa è dirompente"
I fari sono tra le strutture architettonichepiù affascinanti e accattivanti, perchésecondo lei?"Perché sono architetture eroiche, sem-pre in prima linea con l'arduo compito dinon abbandonare mai il navigante. Digiorno e di notte. I creatori di queste ar-chitetture solitarie del giorno e della nottesono anonimi, ma il risultato della loroazione creativa è dirompente, di suc-cesso e inventiva, combina la metafisicadella gravità e della levità, dell'oscurità edel chiarore, progetto finito dell'infinito. Algiorno appartiene la loro forte presenzaa completamento del paesaggio; para-digma di solidità, certezza e domi-nazione, la loro figura intera testimoniala sfida dell'uomo sulla natura. Alla notteappartiene l'ignoto della terra e la loro ar-
chitettura si smaterializza e cede il passoal noto, un fascio intermittente,sfuggente, esile, attaccato, dirompentenel buio e nella solitudine del mare not-turno che lascia spazio all'immagi-nazione e al desiderio di concludere ilproprio viaggio".
Oggi il faro di Caprara è in uno stato di com-pleton abbandono.La struttura sta cedendo al trascorreredel tempo, alle intemperie e all’incuria.
Per anni e anni ha aiutato pescatori enaviganti ed è un peccato che strutturearchitettoniche così importanti non pos-sane essere recuperate e rese fruibili edestinate a laboratori del mare, mostre omusei.
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Magazine M - Number Ten
Chi è Cristiana Bartolomei
nata a Ravenna, è autricedi numerose pubbli-cazioni sull'argomento,ed è considerata unadelle maggiori esperteitaliane in materia di fari.Con la collaborazione delServizio Fari della MarinaMilitare Italiana, ha realiz-zato nel 2010 il libro:
FARI D’ITALIA, uno strumento fondamentale per tuttigli amanti dei fari e del mare, siano essi naviganti osemplicemente viaggiatori curiosi
Laureata in Ingegneria Civile Edile presso l’Univer-sità di Bologna, ha frequentato nel 2000 il SummerProgram In Architecture, History and Urban Designorganizzato a Londra dalla University of Notre Dame. Dal 2002 è dottore di ricerca in Disegno e Rilievo delPatrimonio Edilizio con una tesi dal titolo “Luce eMare.Geometria e Tipologia dei Fari Italiani”. Successiva-mente ha conseguito il Master in “Architettura per lospettacolo” presso l’Università di Genova dedicandoi propri studi alla scenografia per il teatro e il cinema,all’allestimento museale e alle video installazioni. Nel2005 si è specializzata in Restauro dei Monumentipresso l’Università di Genova. Attualmente è profes-sore a contratto presso l’Università di Bologna e l’U-niversità di Ferrara. Titolare dello studio CathedraDesign, svolge attività di progettista a Bologna, pro-muovendo i principi della progettazione tradizionaleapplicati all’architettura e all’urbanistica.
FARI D’ITALIALa prima guida completa sui 155 fari italiani.Suddivisi per regione, sono descritti con leloro caratteristiche, la posizione, il modo diraggiungerli, le fotografie e le curiosità che licaratterizzano.
Editore: Magnamareautore: Bartolomei Cristianaanno: 2009
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1959 - 2011
Titolo: La preistoria delle isole Tremiti. Il neolitico
Autore: Pio Fumogenere: Storia, arte, lingua: ItalianoEditore: Enne, 1980formato: 250 pagineAnno: 1980
Prezzo: 10,00 €
Titolo: I fatti delle Tremiti. Una rivolta di coatti anarchici nell'Italia umbertiana
Autore: Bartoloni Valeriogenere: Storia contemporanealingua: ItalianoEditore: Bastogiformato: 112, Illustrato.Anno: pubblicazione 1996
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Attività Subacquee (quote Sub)Assistenza professionale MARLINTREMITI•Introduzione alla biologia marina della Riserva Marina delle Tremiti•N.6 immersioni diurne - Nitrox free - immersioni guidate •Cintura e piombi a bordo•Trasporto e risciacquo attrezzatura•
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Magazine M - Number Ten
Isole TremitiFranate, secche, grotte e pareti che si spingono giù
nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica.
Sono oltre 40 i siti d'immersione.
Magic dive
Cala CaffèCaprara
Isole TremitiFranate, secche, grotte e pareti che si spingono giù
nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica.
Sono oltre 40 i siti d'immersione.
Magic dive69
Magazine M - Number Nine
Una parete coloratissima,una grotta stupendae tanto pece pelgico.
Siamo nella zona B della Riserva Marina delle Isole Tremiti el’immersione si chiama
Una delle tante immersioni che si possonoeffettuare alle Isole Tremiti e che lasciano ilsegno nel cuore dei subacquei.Una parete coloratissima, una grotta enormee tanto pesce.Le caretteristiche morfologiche del fondale euna gestione della profondità attenta, neconsentono l’esplorazione sia a sub con es-perienza che a sub con brevetto di primo liv-ello (max 18 mt).Il percorso comunque più completo spingel’immersione fino ai 35 mt. anche se la pro-fondità media di tutta l’immersione è di circa20 mt.
Tutto inizia con l’ancoraggio all’interno di unapiccola cala, Cala Caffè, sul lato nord del-l’isola di Caprara.L’ancoraggio si effettua sul pianoro a 14metri di profondità che si apre a semicerchioe che unisce le due estremitià della cala. Sulfondo grandi massi che a fine immersioneconsentono ai sub un percorso articolato edivertente.
Da qui si parte per l’immersione che sisviluppa in direzione Punta secca, (parte adestra come si potrebbe dire nel breafing).Il primo tratto del percorso porta i sub a15/18 mt di profondità. L’ambiente è carat-terizzato da una parete fortemente inclinatae ricca di alghe, spugne, piccoli anfrattispesso occupati da gronghi e polpi.Guardando verso l’alto è facile osservarebanchi di salpe, saraghi e tranquilli saraghi
Sub
Testo di Adelmo SorciFoto di Paolo Fossati e Adelmo Sorci ( ADphoto)
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Magazine M - Number Ten
pizzuti mentre se si rivolge lo sguardo nel blu(a sinistra) spesso si può essere affascinatidalle scorribande di palamiti e tonnetti.Dopo pochi minuti la parete diventa perfet-tamente verticale e precipita fino a 35 metrisi caraterizza per anfratti spaccature pro-fonde dove trovano riparo musdee e scorfanidi grandi dimensioni mentre la parte esternaè ricoperta di spugne, leptosamnia, rose dimare e bellissime axinelle.Arrivati a circa 30 metri si abbandona laparete e attraversando una franata, che pre-cipita a profondità notevoli, si arriva difrontead uno spelendido sperone di roccia chedalla superficie precipita a oltre 40 metri, let-teralmente tappezzato di parazoanthus.Un vero spettacolo di colore e negli anfratti,fluttuanti anthias, scorfani che fanno sfoggiodelle loro capacità di mimetizzazione e insi-cure aragoste.Per gli amanti della fotografia un “set” dasogno.
Si è così giunti al 18° minuto dell’immer-sione, si riprende il percorso inverso chevedrà costeggiare tutto lo sperone chequesta volta, seguendolo in tutto il suo profilocondurrà i sub all’ingresso di una grandegrotta: la grotta di Cala Caffè.Ampia, alta cira 7 metri e profonda 20, bel-lissima. Completamente tappezzata dispugne, la grotte riserva diverse sorprese.La prima è senza dubbio è costituita da unfolto branco di sugarelli che all’ingresso dei
subacquei compie spettacolari evoluzioni ein fondo alla grotta l’altra sorpresa. Davantiad una spaccatura verticale, sul fondo unmaestoso Cerianthus membranaceus, dallabianchissima corona di tentacoli.
Affascinate l’uscita dalla grotta che spessoviene eseguita con le torce spente pergodere di più di quella ampia finestra blu chesi staglia davanti agli occhi stupiti dei subac-quei.
Si ritorna così sulla parete che conduce al-l’imbarcazione. La profondità è ora di circa15 metri e questa consente di apprezzaretutte le altre forme di vita che popolanoquesto tratto di parete.Al 35° minuto si è di nuovo sul pianoro di an-coraggio. L’immersione prosegue con l’es-plorazione di questa zona e soprattuttocompletamente circondati da banchi dipesce: castagnole, occhiate, saraghi cheuniti cercano di sfuggire agli attacchi deigrandi predatori in particolare dentici.Prima di risalire un ultimo sguardo tra igrandi massi del pianoro, perchè qui spessotrovano nascondiglio due timide cerniebrune. insomma emozioni fino all’ultimo minuto,questa è l’immersione di Cala Caffè.
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I so le Tremi t inon finiscono mai di stupire
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Esplodono intorno al 7.000 ac molti concettiimportanti, compaiono i primi insediamenti dicoltivatori di grano, d'orzo, di lenticchie e diavena. Così dal concetto di coltivazione e ditrasformazione ebbero impulso le ceramichee l'utensileria con nuove forme elaborate enuovi impieghi. Nacque la tessitura, la lavo-razione della paglia, dei vimini, una più sapi-ente concia delle pelli.La conoscenza delfuoco e della pietra, il loro utilizzo, segnaronol'evoluzione dell'umanità. Scoprono molti anniaddietro, il concetto teologico della DeaMadre. Inizia a navigare, non abita più nellegrotte, ma costruisce capanne che raccogliein veri e propri villaggi. Conquista finalmenteil mare e da inizio alla conoscenza di differ-enti materiali; si insedia sulle isole di tutto ilMediterraneo e scopre e lavora l'ossidiana.Crea utensili più utili, più taglienti che le facil-itano il lavoro. Dai ritrovamenti rinvenuti sullenostre isole neolitiche portarono le prime ce-ramiche dalle regioni transadriatiche par-tendo da quelle regioni nelle quali questo tipodi cultura è assai diffusa. Questi reperti ce-ramici mostrano la grande diffusione delle co-munità neolitiche apportatrici di nuoveculture, che dopo aver valicato il mare, us-ando, come trampolino, le varie isole centroadriatiche, si stanziarono alle Tremiti e sultavoliere pugliese. Il lavoro da me condottoper l'intera estate del 1979 vuole chiarirequanto rappresentò nella sua realtà l'insedi-amento neolitico delle Tremiti. I manufatti liticida me recuperati sull'isola di San Dominosono 1795, i frammenti di ceramica 206, leossidiane 98, il tutto numerato, catalogato edesposto per l'intera estate in 12 teche consigla D. I manufatti rinvenuti sull'isola di SanNicola sono 351 catalogati in due tavole consigla N. Sull'Isola di Caprara ho rintracciatoin totale 190 reperti catalogati in una solatavola con sigla C. Sul Cretaccio ho recuper-
ato 145 reperti catalogati in una sola tavolacon sigla CR. Sulle quattro isole del-l'arcipelago ho recuperato 98 manufatti di os-sidiana. A San Domino 206 frammenti diceramica impressa ad unghiate, con lostecco e con il cardium, conchiglia riccia, im-pressioni che vogliono dimostrare una primi-tiva forma di lavoro estetico eseguito sulleceramiche. Il tutto è conservato presso il mu-nicipio delle Isole a San Nicola. E' sul pratoDon Michele che si sviluppava il grosso delvillaggio neolitico delle Isole, le officine liticheerano poste tra Cala degli Inglesi e Cala diTramontana. La comunità neolitica delleTremiti non ebbe necessità di scavare tunnel,nè aprire pozzi, come gli olandesi, per rintrac-ciare il materiale siliceo, furono aiutati dallanatura che fornì l'isola di Caprara di ottimomateriale colloidale.I colpi di mare aprironol'imboccatura del deposito siliceo a Cala Sor-rentino che si raccoglieva alla base dellaparete erosa tra le brecce e tanti ciottoli cal-carei dilavati, ancora oggi visibili.
Pio Fumoprofessore, scrittore e poeta molto noto alleIsole Tremiti ed a Termoli.Fumo si appassionò delle Isole Tremiti ben60 anni fa. Da allora ha cominciato a studi-arne gli aspetti più disparati recuperandooltre 10mila reperti.
LA PREISTORIA DELLE ISOLE TREMITIdi Pio Fumo
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Documentary
un documentariopel far scoprire e valorizzare le Isole Tremiti e il suo paesag-gio unico, sintesi di un processo storico-culturale, del lavoro
dell’uomo e della natura.
Alla scoperta di un Mare antico:
destinazione Isole Tremiti
Tre gli argomenti per raccontare l’unicitàdell’arcipelago: la geologia , la storia e l’ambi-ente sottomarino.Gli argomenti si susseguiranno attraverso im-magini e relative interviste a ricercatori scienti-fici che approfondiranno ogni singoloargomento attraverso la descrizione di alcuneparticolarità mai trattate fino ad oggi, grazieanche alle recenti scoperte che renderannosempre più affascinate il filmato e unico l’arci-pelago.
1.Le formazione geologiche delle isole e legrotte sommerse; come si sono for mate, quanto tempo fa, il ruolo del mare, le particolaritàmorfologiche (per es. gli archi della Secca diPunta Secca a Caprara) 2.La storia attraverso le testimonianze del pas-sato e i misteri dei relitti sommersi. U naffascinante viaggio tra archeologia e tecnolo-gia tra ipotesi e certezze.3.Lo stupefacente mondo sottomarino, testi-mone dello scorrere degli eventi che hannosegnato l’evoluzione dell’arcipelago. Ma nonsolo: grazie alla recente scoperta di un corallodi 2500 anni si cercherà di ricostruire gli effetticlimatici a cui le Isole Tremiti sono state sotto-poste.
Temi diversi, tecniche di ripresa e montaggio in-novativi renderanno il documentario accatti-vante, con l’obiettivo di informare, emozionaree suscitare l’interesse all’approfondimento,anche grazie agli esperti intervistati.
geologia
archeologia
biologia marina
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Scarica il Magazine n. 9
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Magazine M - Number Ten
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Magazine M• Una rivista mensile di 80-100 pagine • Inviata per e-mail gratuitamente• Dedicata alla valorizzazione del patrimonio naturalistico,
culturale e storico delle Tremiti• Distribuita con il patrocinio della:
Regione PugliaAssessorato al Mediterraneo Cultura e Turismo della Regione PugliaViaggiare in Puglia
• Consultabile on line attraverso Pc/Mac, iPad, iPhone, etc.• Può essere condivisa sui social media :
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Il file è in formato pdf Potrebbe essere anche di circa 65 / 80 MbTutte le immagini della versione scaricabie sono in mediarisoluzione
We Biodiversity
Tremiti Islands
We Biodiversity
Tra le escursioni:
L'Abbazia fortezzadi San Nicola
Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che si
sono susseguiti da 2000 anni ad oggi.
Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, neitorrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glo-
rioso passato.
durata escursione 2:00 h
Tra le escursioni:
Snorkeling & Sea watching
Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; non cisono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque.Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelod'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.
Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli itratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticarelo snorkeling.
Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sottoco-sta dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinarie
meraviglie del mondo marino.
durata escursione 2:00 h
Per conoscere le Isole Tremiti
Il Programma Multimediale
presso la sede del MARLINTREMITI
Preparazione
Disporre sulla teglia le patate
tagliate a fette e condirle con sale,
formaggio, olio ed alcuni pomodori
ciliegino. Coprire la patate con uno
strato di cozze sgusciate a metà.
Coprire quindi le cozze con riso
crudo e condire quest’ultimo con il
sale, formaggio parmigiano,
qualche pomodoro e olio ex-
travergine di oliva. Coprire con uno
strato di patate a fette e condire
– per ultimo – con formaggio, sale
e olio. Mettere in forno caldo a
160° per 5 minuti. Poi, aggiungere
acqua bollente fino a ricoprire il
tutto. Far cuocere per circa un’ora.
Potrete togliere la teglia dal forno
quando vedrete che la superficie
comincia a bruciacchiarsi almeno
un pò, questo è molto importante,
è bene che la parte superiore si
bruci per gustare la vera teglia di
patate riso e cozze!
La teglia di “patate, riso e cozze” ha unsapore indescrivibile, soprattutto se avetela fortuna di assaggiare quella cucinata nelforno a legna, con carboni “fuoco sopra efuoco sotto”.
Ingredienti e dosi per 6 persone
1000 g di cozze
400 g di riso
6 patate
3 cipolle
6 pomodori
50 g di formaggio pecorino
grattugiato
1 spicchio di aglio
1 ciuffo di prezzemolo
Sedano
Olio d'oliva extra-vergine
Sale
Pepe
Calcolo delle Calorie
Aglio (5)Cipolle (72)Cozze (510)Formaggio pecorino grattugiato(189)Olio d'oliva extra-vergine (700)Patate (1080)Pepe (1)Pomodori (96)Prezzemolo (10)Riso (1360)Sale (1)Sedano (22)
Totale calorie per persona1011
Riso, patete e cozze
Il Mondo delle Isole Tremitiin un
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