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Maggi Le Beatitudini

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    p. Alberto Maggi Le Beatitudini

    LE BEATITUDINIPadre Alberto Maggi

    Beati i poveri in spirito,perch di essi il regno dei cieli.

    Beati quelli che piangono,perch saranno consolati.

    Beati i miti,perch erediteranno la terra.

    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perch saranno saziati.

    Beati i misericordiosi,perch troveranno misericordia.

    Beati i puri di cuore,perch vedranno Dio.

    Beati gli operatori di pace,perch saranno chiamati figli di Dio.

    Beati i perseguitati a causa della giustizia,poich di essi il regno dei cieli.

    (Mt 5, 3-10)

    Trasposizione da registrazione audio di un incontro tenuto presso lassociazioneBeati costruttori di pace, Padova, 2006

    Le conferenze di Alberto Maggi sono trascrizioni di incontri tenuti da padreAlberto, ma non riviste da lui. Pertanto si chiede al lettore di tenerne conto,cogliendo il messaggio che viene comunicato al di l delle forme e delle modalitcon le quali esso stato trasmesso. In una trascrizione non possibile infattirendere il tono della voce, la gestualit di colui che parla; inoltre alcuneespressioni possono essere facilmente fraintese da chi trascrive il testo. Siraccomanda pertanto di farne un uso strettamente personale.

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    Introduzione

    Le Beatitudini sono le grandi sconosciute dei cristiani.Come mai quello che il tema centrale dei vangeli sconosciuto alle persone?

    Voi sapete che una delle critiche che stata fatta alla religione quella di essere

    oppio dei popoli, cio una sostanza che addormenta la gente ed il cristianesimofu tra i principali imputati di essere come "oppio dei popoli", ed in particolareproprio il contenuto delle beatitudini.In effetti, se uno legge il vangelo, almeno nella traduzione o nellinterpretazionedel passato, legge beati i poveri, beati gli afflitti, beati gli affamati... ed unodice: ma dove siamo!Chi ha scritto queste cose, e che ha detto queste cose, non ha mai conosciuto ipoveri, non sa che cosa lafflizione, non sa che cosa la fame. E poi beati,perch? La risposta, pronta, almeno per la tradizione del passato: perch di essi il regno dei cieli! Cio vanno in paradiso! Ma i poveri, che sono poveri ma non

    stupidi, si domandavano: Ma in paradiso guarda che ci vanno anche i ricchi,anzi ci passano avanti, perch loro quando muoiono lasciano i soldi per le messee quindi noi siamo fregati di qui e di l.

    Allora le beatitudini sono state il grande fallimento del messaggio di Ges.

    Sapete cosa succedeva in passato?Chi era nella condizione di povert, nella condizione di afflizione, nellasituazione di fame, appena gli si offriva anche una minima occasione di uscireanche solo un po da questa situazione di povert, di afflizione e di fame, ne

    veniva fuori. Ma guarda che se non sei pi povero non sei beato! Ah, guarda, te la

    lascio tutta a te la beatitudine!E daltro canto coloro che non erano poveri n afflitti si guardavano bene didiventare poveri, afflitti e affamati, per essere beati. E questo stato unfallimento perch ha portato alla non conoscenza di questo messaggio.

    Un po ovunque, se si chiede quanti sono i comandamenti di Mos, tutti sannoche sono 10. Quando si chiede di enunciarli, si fa un po di confusione, ma tutti e10 vengono fuori.Ma queste sono le leggi che Mos ha dato al popolo di Israele, non la propostache Ges ha fatto alla comunit cristiana.Si vedr che lequivalente dei comandamenti per la comunit di Matteo (perchtratteremo le beatitudini in Matteo) sono le beatitudini. Ebbene, a malapena sitrovano persone che sanno quante sono le beatitudini, e quando si chiede dienunciarle, non ci si riesce!Le beatitudini non sono qualcosa di appetibile, qualcosa che attiri laspirazionedegli uomini.

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    presentato come il nuovo Faraone, cio, il potente, luomo del potere, e c soloin Matteo perch vuol far vedere lequivalente.

    Il momento importante nella vita di Mos quando sale su un monte, il Sinai, el da Dio promulga lalleanza con il popolo. Anche Ges in questo vangelo sale suun monte, ma non da Dio, ma Lui, che stato presentato sin dalle prime righedel vangelo come il Dio con noi, annuncia la nuova alleanza.

    Ges venuto a proporre una relazione con Dio completamente diversa da comeera conosciuta nel mondo giudaico. Ges venuto a traghettare le persone dalmondo della religione a quello della fede.Qual la differenza tra religione e fede? Per religione si intende tutto ci cheluomo deve fare nei confronti di Dio; questo con Ges terminato. Con Gesinizia una relazione nuova con Dio dove non conta pi ci che luomo fa neiconfronti di Dio, ma nella accoglienza di ci che Dio fa per gli uomini. Allora la

    proposta di Ges non pu essere catalogata nella categoria della religione, ma inquella della fede.

    Ges venuto a proporre un nuovo rapporto con il Padre, con Dio, che non pibasato sullobbedienza della sua legge, ma sulla accoglienza e sulla somiglianzadel suo amore.

    importante avere presente questa distinzione perch, nel giudaismo il credenteera colui che obbediva a Dio, osservando le sue leggi. Se c una legge, significache alcune persone per la loro particolare situazione sociale, civile, religiosa,

    morale, sessuale, non possono osservare questa legge, allora vengonodiscriminate non potendo avere ci che permette di avere il rapporto con Dio, ecatalogate tra osservanti e non osservanti. Ges venuto a cambiare il rapportocon il Padre; il credente non pi colui che obbedisce a Dio, osservando le sueleggi, ma colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo.Obbedire, osservare certe leggi non a tutti possibile; invece, accogliere lamoreimmeritato, incondizionato del Padre possibile a tutti quanti. Nella primacategoria, quella religiosa, vigeva il merito: luomo deve meritare lamore di Dio,e questo ingiusto perch ci sono delle persone che per la loro situazione nonriescono a meritare lamore di Dio. Con Ges finisce la categoria del merito:lamore di Dio non va pi meritato, ma va accolto come dono gratuito del suoamore. Questa la novit portata da Ges e viene formulata dagli evangelistisecondo il loro modello letterario.

    Sapete che Mos non riusc ad entrare nella terra promessa, ma mor sul monteNebo. Ecco perch Ges, soltanto nel vangelo di Matteo, termina la sua azioneconclusiva su un monte. Ma, mentre nel libro del Deuteronomio quella che vienepresentata la scena di morte di Mos, con il bisogno di dare un successore che

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    guidi il popolo per entrare nella terra promessa, quella di Matteo termina sulmonte; ed lunico evangelista che termina la narrazione su un monte. Non cuna scena di morte, bens la scena di una vita che stata pi forte della morte. Ementre Mos ha avuto bisogno di un successore, Ges non ha bisogno di unsuccessore. Le ultime parole che Ges pronuncia in questo vangelo ecco io sonocon voi per sempre, letteralmente fino alla fine dei tempi, non indicano unascadenza, ma una qualit di presenza. Ges sempre presente nella suacomunit.

    Abbiamo visto Mos che sale sul monte e da Dio annuncia i comandamenti; idieci comandamenti erano per un singolo popolo, per il popolo di Israele.La novit che ha portato Ges che sale su un monte, ma Lui che Dio annunziaun qualcosa di nuovo: le beatitudini.

    Levangelista costruisce le beatitudini con un grande capolavoro letterario.

    Anzitutto importante il numero delle beatitudini: in Matteo sono 8. Perchquesto numero?Nel cristianesimo primitivo era importante perch era il numero chesimboleggiava la resurrezione di Cristo.Ges risuscitato il primo giorno dopo la settimana, cio il giorno ottavo: allorail numero otto nel cristianesimo primitivo ebbe la figura della resurrezione.Ecco perch nellantichit i battisteri, cio il luogo dove venivano battezzati,avevano tutti quanti una forma ottagonale, perch il numero 8 indica la vitaindistruttibile.

    Quindi, mentre losservanza dei comandamenti garantiva lunga vita,laccoglienza delle beatitudini garantisce qui gi da questa esistenza una vita diuna qualit che indistruttibile.Ecco perch Ges quando parla della vita eterna non ne parla mai alla manieragiudaica. Nel mondo giudaico la vita eterna era un premio futuro da conseguireper la buona condotta nel presente.Invece Ges ne parla sempre al presente.La vita eterna non un premio nel futuro, ma una possibilit da sperimentareora. Chi accoglie il messaggio di Ges e lo traduce in pratica sentir liberaredentro di lui certe energie, certe capacit, certe forze vitali damore che loportano gi in una dimensione che quella definitiva.

    Levangelista calcola il numero delle beatitudini: 8, significando cos che lapratica, laccoglienza di questo messaggio produce nelluomo una vita di unaqualit tale che indistruttibile.Ma addirittura - potr sembrare qualcosa di maniaco, di pignolo, ma era lo stileletterario dellepoca - levangelista calcola esattamente di quante parolecomporre le beatitudini. E per arrivare al numero voluto inserisce una particella

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    che di per s non era necessaria grammaticalmente, perch levangelistacompone le beatitudini con esattamente 72 parole.Perch 72?Perch secondo il computo che c nel libro del Genesi, al cap. 10, le popolazionipagane conosciute a quellepoca erano appunto rappresentate dalla cifra 72, chesta ad indicare tutto luniverso conosciuto, il mondo pagano.Ricordate nel vangelo di Luca quando Ges manda 72 discepoli?Cosa vuole significare levangelista?Mentre i comandamenti sono per un singolo popolo, Israele; le beatitudini sonoper tutta lumanit, tutti possono accogliere questo messaggio.

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    Prima Beatitudine

    La prima beatitudine non stata collocata a caso, la condizione perch esistanotutte le altre ed la beatitudine che crea pi difficolt. La conosciamo, quelladella beatitudine dei poveri, quella che ci sembra la pi antipatica.

    Beati i poveri in spirito, perch di essi il regno dei cieli, letteralmente Beati ipoveri per lo spirito, perch di questi il regno dei cieli.

    Mai Ges nei vangeli ha detto che i poveri sono beati, mai! Quindi affermare cheGes ha detto che sono beati i poveri, cio quelli che la societ ha reso poveri,non vero.Mai Ges nei vangeli dichiara i poveri beati. I poveri sono disgraziati ed compito e responsabilit della comunit cristiana toglierli dalla condizione di

    povert.Come nata questa diceria che Ges abbia esaltato la povert?Sapete che uno dei problemi che ha avuto la chiesa cattolica, che il vangelo fuscritto in greco (la lingua commerciale dellepoca), ma nellarco di pochi decenniil greco tramont come lingua internazionale e in occidente fu soppiantato dallatino, in oriente dal siriaco, e nellafrica dal copto: allora ci fu bisogno ditradurre i testi dalloriginale nelle lingue parlate.Nella traduzione dal greco al latino certe sottigliezze grammaticali, certe finezzenon poterono essere conservate. Poi linterpretazione che la chiesa diede fece s

    che per limmaginario della gente Ges avesse proclamato beati i poveri.

    Anzitutto le beatitudini sono scandite da questo invito: beati, beati per 8volte.Cosa significa il termine beato?

    A quellepoca indicava la felicit piena e totale che era la caratteristica gelosa edesclusiva delle divinit. Nel mondo pagano gli dei avevano delle esclusive; una diqueste era la felicit. Quando si accorgevano che sulla terra qualcunoraggiungeva una soglia di felicit che loro giudicavano esagerata, lo colpivanocon qualche disgrazia.

    Ebbene Ges per 8 volte invita alla pienezza della felicit. Mentre la religionepromette una illusoria felicit, insegna la felicit nellaldil (soffri di qua, saraifelice nellaldil), Ges no, Ges venuto ad annunziare che possibile esserepienamente felici qui su questa esistenza.Che ti interessa essere felice nellaldil se si soffre qui? Ges venuto a proporreun nuovo tipo di rapporto con Dio, ma soprattutto un nuovo tipo di relazione conle persone che renda possibile la felicit, non limitata, non a met, ma unafelicit piena e totale qui in questa esistenza.

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    Dio non nemico della felicit, Dio lautore della felicit, e desidera che questafelicit sia la condizione di ogni uomo.

    Allora Ges per 8 volte invita alla pienezza della felicit qui su questa terra.Ecco perch il messaggio di Ges non alienante, non la promessa di unafelicit nellaldil, ma qui su questa terra.

    Allora Ges proclama beati, cio pienamente felici chi? I poveri di spirito, o perlo spirito.Quindi mai Ges proclama beati i poveri semplicemente in questo caso i poveridi spirito. Tutto sta a cercare di capire cosa significa poveri di spirito, quindinon beati i poveri che la societ ha reso tali, ma quelli che sono poveri di spirito.Dal punto di vista grammaticale poveri di spirito pu avere vari significati:

    - Poveri nello spirito pu significare deficienza dellindividuo: quelli che sonocarenti di spirito, i deficienti, e non sembra possibile che Ges abbia proclamato

    beati i deficienti, i tonti, poverini. Questi sono persone che compito dellacomunit cristiana aiutare e agevolare, ma non certo laspirazione dellacomunit cristiana.

    - Poveri nello spirito pu significare un atteggiamento spirituale; e guarda casoquesta stata proprio linterpretazione che venne scelta in passato dalla chiesa.Cosa significa poveri nello spirito? Tu sei ricco, mantieni le tue ricchezze,limportante che ne sei spiritualmente distaccato, e non si mai capito che cosasignificasse per un ricco essere spiritualmente distaccato delle sue ricchezze. Lapovert di spirito si trasform in spirito di povert. E questa guarda caso stata

    la versione che ha imperato nella chiesa in passato. Non si chiedeva ai ricchi dirinunciare alla loro ricchezza, ma limportante era che ne fossero distaccati,magari ricordandosi ogni tanto di fare un offerta di beneficenza per le operedella chiesa...

    Siccome questa la beatitudine pi difficile da digerire, sar quella sulla qualeGes ritorner pi volte in questo vangelo. Quando Ges chiede al ricco dirinunciare alle sue ricchezze e questo rifiuta e se ne va via, Ges non gli corredietro cercando di attenuare la sua esigenza. Non che gli dice: tienile,limportante che ne sei distaccato spiritualmente. Il distacco dalle ricchezze immediato, effettivo e radicale. Quindi Ges non richiede un distacco spirituale,ma un distacco reale.

    - Poveri per lo spirito, pu significare una scelta esistenziale; cio non personeche la societ ha reso povere, ma persone che per lo spirito, cio per la forzainteriore, scelgono loro volontariamente di entrare nella condizione dellapovert.

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    Ma cosa significa entrare nella condizione della povert?Al termine delle beatitudini c la reazione un po sorpresa della gente, e Gesdichiara: non pensate che io sia venuto ad abolire la legge ed i profeti, cio le dueparti che componevano lAT, ma sono venuto a portarla a compimento. Ges

    venuto a realizzare pienamente il disegno di Dio sullumanit che gi Mos avevaespresso, cio che nel mio popolo nessuno sia bisognoso. Questa la volont diDio. Sapete che a quellepoca ogni nazione aveva la sua divinit, e come si facevaa credere quale fosse, non tanto la divinit vera, perch credevano che fosserotutte vere, ma il Dio pi importante?Ebbene la sfida dIsraele era questa: se nel popolo nessuno sar bisognoso, lagente dovr credere che veramente il dio di Israele quello vero. Lunica provache Cristo risorto, che nella comunit non ci sono persone che hanno epersone che non hanno. Alla cena della comunit nessuno bisognoso, unicaprova, non ce ne sono altre. E Ges venuto a portare a compimento questo, arealizzare questo, solo che difficile. Quando vai a toccare il portafoglio delle

    persone, cari miei, questo un argomento che non va.Nel vangelo di Luca, sembra quasi umoristico, Ges seguito da una follaenorme perch va a Gerusalemme dove pensano di andare a conquistare edividere il bottino.E Ges fa 3 tappe e dice:- guardate che vado a Gerusalemme a soffrire (e siamo pronti a soffrire con te);- forse sar messo a morte (siamo pronti a morire per te);- adesso chi non vende tutto quello che ha, non pensi di seguirmi.

    Caro Messia, vai a Gerusalemme, poi quando lhai conquistata mi mandi una

    cartolina... La folla lo ha abbandonato...Quando tocchi gli interessi...; e questo talmente vero che la comunit cristiana riuscita a trasformare nel suo significato anche la preghiera del Padre Nostro.Quando nel Padre Nostro Ges afferma in quella richiesta: e rimetti a noi i nostridebiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, non sta trattando del perdonodelle colpe, non sta trattando di qualcosa di spirituale, ma qualcosa di moltoconcreto: la cancellazione reale e radicale dei debiti.

    Perch Ges fa cos?Abbiamo visto che il Signore attraverso Mos aveva emanato la speranza,lideale: nessuno nel mio popolo sia bisognoso. Allora che cosa avevano fatto?

    Avevano fatto la legge che ogni 7 anni tutti i debiti venivano cancellati. La leggeera buona, la realt peggior la situazione dei bisognosi. Ma chi era quel mattoche andava a prestare allo scadere del sesto o settimo anno, e poi il debito venivacancellato? E chi era quello che prestava a chi sapeva che non aveva le garanzieper avere indietro il prestito? Quindi questa legge che era stata fatta a favore deipoveri, si ritorse contro di loro.

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    Ma Ges lha ripescata, non ogni 7 anni, ma come pratica abituale che ilriconoscimento della comunit. Cancella a noi i nostri debiti, si riteneva nellaconcezione dellepoca che luomo fosse debitore verso il Signore per la vita, lanatura, come noi abitualmente cancelliamo i debiti degli altri; ma non debitieconomici, perch forse pi facile (anche se difficile) perdonare una colpapiuttosto che cancellare un debito, specialmente se rilevante. E questoinsegnamento di Ges stato quindi spiritualizzato.

    Allora Ges in questa beatitudine che cosa chiede?Ges cosa sta chiedendo a quelli che liberamente, volontariamente, per lospirito, (la forza interiore) entrano nella categoria di povert, ma non per andarsiad aggiungere ai tanti poveri che ci sono nel mondo, altrimenti inutile? Non stachiedendo loro di spogliarsi, ma di vestire chi nudo, ed ognuno di noi pu

    vestire qualcuno che nudo senza bisogno di spogliarsi. Ges sta chiedendo,giusto per attualizzare e ritradurre nella nostra cultura: abbassate il vostro

    livello di vita per permettere a quelli che lo hanno troppo basso di innalzarlo.

    Come Ges stesso che, secondo il NT, da ricco che era si fatto povero perch ipoveri fossero ricchi. Ges, il Signore, vuol far entrare tutti quanti nella categoriadei signori, ma non dei ricchi.Ges severo con i ricchi, tanto che dice che nessun ricco entra nel regno deicieli: perch nessun ricco pu entrare nella sua comunit nel regno dei cieli?Che cosa significa che Ges il Signore ci invita ad entrare nella categoria deisignori? Il signore colui che d, e tutti possiamo essere signori. Il dare nondipende dalla salute, non dipende dalla cultura, non dipende neanche da quello

    che ha. Tutti siamo chiamati ad essere signori, quindi Ges il Signore ci invita adessere signori.Ed il ricco chi ? colui che ha e trattiene per s.

    Allora per Ges non c posto per il ricco nella sua comunit, perch la comunitdi Ges composta da signori, ma non da ricchi. A quellepoca cerano i poveri diJahv quelli cio che si fidavano del Signore per uscire dalla povert; ma qui conGes succede il contrario, ci sono quelli che si fidano talmente del Signore chedecidono loro di entrare nella povert.

    I poveri per lo spirito sono quelli che liberamente, volontariamente, per amore,si sentono responsabili della felicit e del benessere degli altri.

    Dal momento che capita questo, Ges dice: beati perch di essi il regno deicieli.Ed allora ci risiamo: siccome abbiamo questa immagine spiritualizzata, rientradi nuovo laldil? No, Matteo lunico evangelista che adopera la formula regnodei cieli, non esiste negli altri evangelisti. L dove gli altri parlano di regno diDio, Matteo usa la formula regno dei cieli perch scriveva per dei giudei ed igiudei evitavano di nominare ed anche scrivere il nome di Dio.

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    Allora Matteo, tutto teso a non urtare la loro suscettibilit, tutte le volte che pusostituisce il termine Dio con il termine cieli.Lo facciamo anche noi nella lingua italiana, solo che non ce ne accorgiamoquando diciamo: grazie al cielo: mica ringraziamo latmosfera, ma intendiamograzie a Dio. Oppure: che il ciel non voglia, cio Dio non voglia.Regno dei cieli non laldil, ma il regno di Dio.Che cosa significa regno di Dio? Israele veniva da una esperienza disastrosa dellamonarchia, Dio non aveva voluto la monarchia, perch Dio non tollera che ci siaun uomo che possa comandare su altri uomini, ma Israele lha voluta nonostantela contrariet del Signore. Ed il Signore attraverso i profeti dice: guardate che i

    vostri re prenderanno i vostri figli per farne guerrieri, le vostre figlie per farne leloro serve, prenderanno i vostri campi migliori. Non ci importa, noi vogliamo unre come gli altri popoli.Ed stato linizio della disgrazia nazionale di Israele. Un re peggio dellaltro chepoi port ad una lotta fratricida fra i vari regni, e le potenze vicine occuparono ed

    assorbirono poi Israele. Questo fece s che si proiett in Dio il re ideale, ed il reideale era colui che si occupava dei poveri e degli emarginati.Allora dire che di essi il regno dei cieli, significa che Dio era il loro re, cio,che queste persone sono governate direttamente de Dio, e Dio non governaemanando leggi che gli uomini devono osservare, ma comunicando il suo spirito.

    Allora questa prima beatitudine, che ha il verbo al presente, non dice che di essisar il regno dei cieli, cio un domani, ma immediato.

    Attenzione: le beatitudini non sono mai rivolte ad un singolo individuo, masempre ad una pluralit. Ges non viene a dire beato chi, ma beati voi.

    Perch Ges parla al plurale?Non gli serve una persona che faccia questo, perch Lui vuol incidereprofondamente nella societ per cambiarne radicalmente il volto, ed allora ha

    bisogno di un gruppo, di una comunit.Ges assicura questo: se c un gruppo di persone che oggi, immediatamente,sceglie liberamente, volontariamente, per amore, di essere responsabile dellafelicit e del benessere degli altri, da quel momento succede qualcosa distraordinario: Dio si prende cura di loro; un cambio meraviglioso! Se noi ciprendiamo cura degli altri, finalmente permettiamo a Dio di prendersi cura dinoi.

    Allora sapete cosa succede? Che si passa dal credere che Dio Padre asperimentarlo: grande la differenza. Quando si chiede alla gente, ai cristiani, secredono che Dio Padre normalmente tutti dicono s. un po pi difficilequando si chiede loro: ma lo hai sperimentato come Padre?, Qui nascono iproblemi. la tragedia di noi cristiani: ci hanno imbottito di ideologie, ma non cihanno trasmesso esperienze vitali; ci hanno fatto credere che Dio Padre - ed giusto - ma non ce lo hanno fatto sperimentare.

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    Ecco come si pu sperimentare: se ci prendiamo cura e diventiamo responsabilidella felicit e del benessere degli altri, da quel momento esatto permettiamo aDio di prendersi cura Lui della nostra felicit; e la vita cambia perch sisperimenta quotidianamente, anche negli aspetti minimi, insignificantidellesistenza, la presenza tenera di un Padre che in qualunque situazione sentiche ti sussurra: non ti preoccupare, fidati di me!. Questo non significa che

    vengono tolte le difficolt, le avversit che la vita ci fa incontrare, ma c unaforza nuova, una capacit nuova per viverle.

    Ecco la prima beatitudine. Ges molto chiaro.Beati quelli che liberamente, volontariamente per amore decidono oggi, inquesto momento, di essere responsabili della felicit degli altri, beati perch diquesti, ma non degli altri, si prende cura Dio.

    Se c questo, ecco che vengono tutte le altre beatitudini: tutte le altre beatitudini

    sono condizionate dalla prima.La prima ha il verbo al presente, tutte le altre, meno lultima, hanno il verbo alfuturo.Nelle altre beatitudini levangelista presenta da prima situazioni negativedellumanit che sar compito della comunit che ha scelto la prima beatitudinedi eliminare.

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    Seconda Beatitudine

    La prima di queste situazioni di sofferenza dellumanit :Beati quelli che piangono, perch saranno consolati, letteralmente Beati gliafflitti, perch questi saranno consolati.Ges afferma beati gli afflitti o gli oppressi (il termine pu essere tradotto inentrambe le maniere), perch questi saranno consolati. Anche qui non significache i disgraziati di questo mondo un domani nellaldil saranno consolati. Ma achi in questo momento soffre, a chi in questo momento piange, interessa sapereche un domani saranno consolati?E poi Ges non parla di conforto, ma di consolazione che qualcosa di diverso.Conoscete certamente il libro di Giobbe, questo uomo pio al quale capitano tuttele disgrazie di questo mondo: gli bruciano i campi, muore il bestiame, muoiono ifigli, crolla la casa, gli sopravvive la moglie...

    Ebbene da Giobbe vanno tre amici, tre persone pie, le persone pi pericolose daincontrare nei momenti di difficolt, e lo vanno a confortare. E sapete cosa diceGiobbe?Ho avuto tante disgrazie, ma mai grandi come questa di voi che siete venuti aconfortarmi, perch anchio se fossi al vostro posto saprei usare le vostre parole.Ges non parla di unafflizione qualunque, non parla di una tristezza qualunque,ma levangelista prende questa espressione dal libro di Isaia, al cap. 61, dove sidichiara che il giorno della venuta del Messia sar per consolare tutti gli afflitti.Questa beatitudine di Ges (beati gli afflitti) si rivolge ad una categoriaparticolare di afflitti e di oppressi. Qui non si parla di una qualunque afflizione,

    un rapporto difficile con unaltra persona o una situazione dolorosa; gli afflitti dicui parla Isaia il popolo che oppresso da due realt che non fanno chepeggiorare la sua situazione:- esternamente, una dominazione pagana;- internamente, loppressione dei capi religiosi.Fanno s che il popolo sia in una situazione di afflizione e oppressione che nonpu far a meno di gridare la propria disperazione. Tanto vero che nel vangelodi Luca questa beatitudine ha il termine beati coloro che piangono: non sono lepersone depresse, sono persone che sono talmente schiacciate da una situazioneingiusta politica, economica e sociale che non possono non gridare tutta la loro

    disperazione.

    Quindi Ges non proclama semplicemente beati gli afflitti, quelli che vivonoquesta situazione, quelli che la societ ha schiacciato dal punto di vistaeconomico, politico, sociale, religioso. Queste persone che sono talmenteschiacciate, non sono beate perch sono afflitte (la beatitudine non si riferiscemai alla condizione, sempre nel secondo termine). Tutte queste beatitudinisono condizionate dalla prima; quindi, se c un gruppo di persone, una

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    comunit che incomincia a prendersi cura di coloro dei quali nessuno si occupa,beate sono quelle persone che soffrono al punto di dover gridare per tutta la lorodisperazione, perch grazie a questa comunit che si prender cura di loro

    vedranno la fine delle loro afflizioni.

    Quindi non un messaggio alienante, un messaggio spiritualizzante, unmessaggio che rimanda alla consolazione nellaldil, ma un messaggioimmediato. C tanta gente che disperata che grida nella disperazione, eattende il nostro impegno, e noi dobbiamo essere coloro che mettono la parolafine alla loro sofferenza. Quindi beati gli afflitti, perch vedranno la fine dellaloro afflizione.

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    Terza Beatitudine

    Proseguendo, c una beatitudine della quale non si capisce il rapporto tra lasituazione di sofferenza e la promessa di liberazione.

    Abbiamo visto che gli afflitti saranno consolati, poi vedremo che gli affamatisaranno saziati, e qui non si capisce perch questa beatitudine : Beati i miti

    perch erediteranno la terra, o la traduzione letterale Beati i miti perchquesti erediteranno la terra.Cosa centra la terra con la mitezza non si capisce. Sapete che fino apraticamente 40/50 anni fa non cera ancora il testo integrale del NT greco. stato con il Concilio Vaticano II che la chiesa cattolica tornata al testo greco;pensate che la prima edizione del testo greco del NT del 1975, cio laltro ieri.Non cerano le possibilit di queste conoscenze profonde del vangelo. Allora inpassato non comprendendo questa beatitudine, la terra era stata trasfigurata

    nellaldil, con la mania del paradiso, e i miti erano i sottomessi, gli obbedientisoprattutto allautorit ecclesiastica.Ma torniamo a Matteo che anche in questo caso si rif alla storia di Israele, e stacitando il salmo 37,11.Nella storia di Israele si era verificato che quando il popolo era entrato nellaterra di Canaan, la terra fu divisa secondo le trib e ogni trib la divise secondo iclan, i clan divisero la terra secondo le famiglie in modo che ogni famiglia avesseun pezzo di terra.La terra importante in oriente; un uomo senza terra un uomo senza dignit -e questo fa comprendere anche lo stato danimo quando i palestinesi si vedono

    confiscati la terra - non solo un appezzamento di terra, ma la vita, la dignitperch, se un uomo ha terra, lavora e quindi pu nutrire e mantenere bene lapropria famiglia; se non ha terra, nulla di tutto questo accade. Il possesso dellaterra importante in quella societ.Ma dopo la divisione successo che nel giro di 2 o 3 generazioni i pi prepotenti,i pi bravi, i pi astuti, i pi disonesti si impossessarono della terra delle personemeno capaci, delle persone meno furbe e delle persone pi deboli. Il risultato fuche gran parte della terra fu posseduta da pochissime famiglie e la gran partedella gente era costretta ad andare a lavorare come bracciante nella terra che erastata di loro propriet. Una situazione di totale ingiustizia, ed allora queste

    persone che erano state espropriate della loro terra protestavano e per calmarli,sempre le persone pie (attenti alle persone pie! Evitatele nei momenti difficili,sono sempre le persone pi pericolose) arrivano a dire con il salmo 37 che fatutto un panegirico: no, non prendetevela con i ricchi perch non sapete quantosoffrono poveri ricchi; voi state buoni, state calmi e tranquilli (ecco la religioneoppio dei popoli!) perch erediterete un terreno; cio state buoni, lasciate fare aDio che Lui distribuir secondo giustizia e vedrete questi ricchi quantosoffriranno e a voi sar dato un terreno.

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    Quando? Ah, questo non si sa, lasciamolo fare a Dio, e la situazione rimaseinvariata.

    Allora questi miti non indica una qualit morale dellindividuo, ma unasituazione sociale disperata; la stessa differenza che c tra lumile e lumiliato:qui non si tratta di umili, ma si tratta di umiliati. Per una migliore comprensionedi questa beatitudine potremmo tradurla con i diseredati, quelli che hannoperso tutto, pu darsi per colpa propria, per incapacit.Ma Ges dice: i diseredati, quelli che sono stati espropriati di tutto, compresa ladignit, ebbene beati perch erediteranno la terra (e larticolo determinativosignifica la totalit).

    E si ritorna alla prima beatitudine: se c una comunit di persone che siimpegna a sentirsi responsabile della felicit degli infelici di questo mondo, idiseredati, quelli che hanno perso tutto, hanno perso lonore, hanno perso ladignit umana, non sanno neanche pi cosa significa essere una persona

    dignitosa, questi nella comunit ritroveranno non un terreno, un po di dignit,ma la terra, la totalit; cio nellambito della comunit delle beatitudini, idiseredati ritroveranno una dignit che non avevano mai conosciuto nella vita,neanche prima di perderla, perch vengono trattati con amore, con unadevozione che non avevano mai sperimentato.

    Vedete che non sono beatitudini alienanti, ma beatitudini che coinvolgono. Cisono i diseredati del mondo e, purtroppo da quando sono state pronunciate le

    beatitudini, continuano ad esserci. compito della comunit cristiana che aqueste persone che vivono senza alcuna dignit, venga fatta ritrovare non una

    briciola di vita, ma la pienezza della vita.

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    Quarta Beatitudine

    Le beatitudini degli afflitti e dei diseredati vengono poi riassunte dallevangelistain una quarta beatitudine:Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perch saranno saziati,letteralmente Beati gli affamati e assetati della giustizia, perch questisaranno saziati.

    Levangelista ha presentato due situazioni di ingiustizia (gli afflitti, e idiseredati), e le riassume in unaltra beatitudine.Quelli che ne fanno una questione vitale di riportare dignit a chi dignit non celha, quelli che fanno una questione vitale di liberare dalloppressione glioppressi, ebbene questi - assicura Ges - in questa comunit (perch tuttodipende dalla prima beatitudine) in una comunit di gente che ha rinunciato

    allambizione, allavere di pi, allarricchire, allessere di pi degli altri ed hacapito che la felicit non consiste in quello che si ha, ma in quello che si d,saranno felici qui pienamente su questa terra.E ce lo dice pure, oltre la beatitudine, una frase di Ges negli Atti degli Apostoli,che purtroppo sempre stata trasmessa senza il risalto che merita. Ges dice:c pi gioia nel dare che nel ricevere, ecco qui la felicit.Molti non sono felici perch pensano che la felicit consiste in ci che gli altridevono fare per noi. Allora rimaniamo sempre delusi perch gli altri nonpossono sapere ci che noi aspettiamo, ci che noi desideriamo e ci che noisperiamo. Chi pensa che la sua felicit dipenda da quello che gli altri devono fare

    per lui rimane sempre deluso.Ges dice: no, la felicit non consiste in ci che gli altri faranno per te, in ci chericeverai, ma in ci che tu donerai. Allora la felicit piena immediata e totale, lafelicit consiste in ci che si fa per gli altri; se io non so quello che gli altripossono fare per me, so ci che io posso fare per gli altri.

    Quindi linvito di Ges per la pienezza della felicit, e se c una comunit chesi occupa della felicit degli altri, in questa comunit quelli che della fame e setedi giustizia ne fanno una questione vitale saranno pienamente saziati (e qui

    bisognerebbe tradurre con un verbo italiano ormai un po in disuso, si potrebbe

    dire satolli): cio gli affamati e gli assetati, saranno saziati sino a scoppiare.

    Ed importante che questo verbo, essere satolli, essere sazi, levangelista loriporta in un episodio importante: quello della condivisione dei pani e dei pescidove quelli che mangiarono furono satolli (Mt 14,20). Levangelista con questatecnica letteraria (adoperando questo verbo solo in questi due episodi) ci facomprendere che si sazia la propria fame e sete di giustizia, saziando la famefisica degli altri, ma soprattutto Ges garantisce che allinterno della sua

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    comunit non ci sar nessuna forma di ingiustizia, ogni forma di ingiustizia sarmessa alla porta.Per questo Ges prender delle precauzioni purtroppo inascoltate. Ges dir aisuoi: attenzione! Non fatevi chiamare da nessuno padre, perch lunico Padre quello nei cieli; non fatevi chiamare da nessuno maestro perch lunico maestrosono io.Piccola nota: sapete che nel mondo religioso laddetto alla formazione dei novizisi chiama padre maestroE pazzesco, come se Ges non avesse mai parlato!

    Quindi Ges, per evitare ranghi e gerarchie allinterno della sua comunit, hapreso queste precauzioni. Ges dichiara beati quelli che fanno una questione

    vitale di queste forme di giustizia (se c una comunit che ha fatto queste scelte)perch saranno pienamente saziati.

    E dopo aver presentato le situazioni negative dellumanit, levangelista presentagli effetti positivi allinterno della comunit negli individui che hanno fattoquesta scelta.Ricordate che Matteo scrive sul modello delle opere di Mos che, dopo averannunziato i comandamenti, proclama una specie di credo di accettazione diquesti comandamenti, che in ebraico si chiama lo shem Israel (ascoltaIsraele).

    Anche Matteo fa lo stesso: dopo la proclamazione delle beatitudini, presenta ilPadre Nostro.Il Padre Nostro non una preghiera, ma la formula, sotto forma di preghiera

    dellaccettazione delle beatitudini, tanto vero che a ogni beatitudinecorrisponde una richiesta del Padre Nostro.E come nel Padre Nostro le prime richieste riguardano lumanit, il regno e dopole altre richieste riguardano la comunit, ugualmente si ha qui nelle beatitudini.Quindi, nella prima parte delle beatitudini abbiamo visto situazioni di sofferenzadellumanit che compito della comunit cristiana eliminare; ora si passa a

    vedere gli effetti allinterno della comunit.

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    Quinta Beatitudine

    Beati i misericordiosi, perch troveranno misericordia, letteralmente Beati imisericordiosi, perch questi riceveranno misericordia.

    Attenzione, perch le beatitudini che esamineremo adesso non riguardanocategorie differenti di persone: i misericordiosi, i puri di cuori, i costruttori dipace.Non sono categorie diverse, sono tutti effetti che avvengono nellindividuo enella comunit che hanno accolto la prima beatitudine; quindi chi sceglie laprima beatitudine e liberamente sceglie di entrare nella condizione di povertper permettere ai poveri di uscirne, chi si rende responsabile della felicit deglialtri, questi individui sono a loro volta tutti quanti misericordiosi, puri di cuore,costruttori di pace.

    Quelle che levangelista enumera, non sono qualit degli individui, macaratteristiche che diventano riconoscibili.Allora la prima caratteristica essere misericordiosi.Misericordioso non significa uno che di sentimento misericordioso, ma unoche opera attivamente per aiutare gli altri.La misericordia non un sentimento, ma una azione concreta con la quale siaiutano gli altri ad uscire da una situazione di difficolt.I misericordiosi - che non una qualit dellindividuo, ma una caratteristica cheli rende sempre riconoscibili - sono persone sulle quali si pu sempre contare;quindi non un gesto di carit una volta tanto, ma il gesto abituale che lo rende

    riconoscibile; io so che quella persona sempre pronta sempre disponibile adaiutare.

    Allora Ges dice: beati i misericordiosi, quelli sempre pronti ad aiutare, perchtroveranno misericordia, cio ogniqualvolta si troveranno loro nella situazione didifficolt, di necessit, troveranno aiuto da parte di Dio da parte della comunit.Ecco il cambio indicato allinizio: se noi ci sentiamo responsabili della felicitdegli altri, permettiamo a Dio di esserlo della nostra; un cambio meraviglioso,perch per quanto noi possiamo occuparci della nostra persona, della nostrafelicit, noi non ci conosciamo come ci conosce Dio. Ges ha detto che conosce

    anche i capelli che sono nel nostro capo; quindi lazione di aiuto di Dio, superersempre la nostra azione di aiuto agli altri e soprattutto dar sempre molto di pi.C nel vangelo di Marco unimmagine molto bella che, spesso non compresa nellessico, nel linguaggio dellepoca, viene interpretata erroneamente. Quando Gesdice: la misura con la quale misurate sarete misurati e vi verr dato inaggiunta?

    Che cosa questa misura?

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    Nei negozi alimentari (fino a 40-50 anni fa), i prodotti erano venduti sfusi, nonerano impacchettati, confezionati. Si chiedeva 1 litro di olio, 2 etti di farina,.. eper quantificare questi alimenti cerano dei contenitori chiamati misure. Cerail contenitore che riempito corrispondeva a 500 grammi di farina, questa era lamisura. E Ges sta parlando di cose che tutti capivano, e ci assicura che lamisura che voi misurate, vi viene data, quindi ci che noi diamo agli altri, quellonon una perdita, perch quello ci viene ridato, Ma Dio regala vita a chi produce

    vita, Dio non si lascia vincere in generosit, con la misura che misurate saretemisurati, ma vi verr data qualcosa in aggiunta. Se io d 100, non mi vienerestituito semplicemente 100, ma 130. Ed io questo 130 non lo tengo per me, malo dono e mi viene restituito 180: cio lamore la garanzia della crescitadellindividuo: pi ci si dona agli altri e pi si cresce dentro. Ecco perch Ges hadetto quella espressione che, cos come tradotta ed interpretata, d modo aduna interpellanza sindacale: a chi ha sar dato, a chi non ha sar tolto anchequello che ha. Sembra di uningiustizia pazzesca.

    Il verbo avere un verbo risultativo, perch quando io dico io ho, sempre ilrisultato di unazione. Ho questa giacca che mi stata regalata, ho questo libroperch mi stato comprato. Quando Ges dichiara a chi ha sar dato, dopotutta la narrazione della parabola dei quattro terreni, dove vi un seme che capace di produrre e fruttificare.Il significato questo: a chi produce sar data capacit di produrre ancora di pi.Chi ha colto il messaggio di Ges, lo traduce in atteggiamenti pratici, pi si donaagli altri e pi gli viene data capacit di dare.Chi invece non si d agli altri, chi non produce rende sterile la propria capacit

    di amare, e quando arriva il momento che ne ha bisogno, non ne capace.Se io mi alleno quotidianamente a superare gli inevitabili screzi che la vitacomune, la vita familiare, la vita sociale, comportano, quando arriver ilmomento del torto, delloffesa, sar capace di perdonare perch mi sonoallenato. Ma se io mi lego al dito tutti gli screzi, tutte le offese, quando arrivo almomento del torto, ne sar incapace. A chi ha sar dato, a chi produce amoresar data ancora pi grande capacit di amare, e a chi non ha sar tolta anchequella capacit.

    Se voi siete conosciuti abitualmente come persone sulle quali gli altri possonosempre contare perch sanno che quando ricorrono a voi, siete sempre pronti adare una mano, pronti a dire di si, sarete beati perch quando voi avrete bisognosar Dio stesso ad intervenire con molto di pi di quanto voi avete potuto fare edare agli altri.

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    Sesta Beatitudine

    Laltra beatitudine, la pi male interpretata in passato : Beati i puri di cuore,perch vedranno Dio, letteralmente Beati i puri di cuore, perch questivedranno Dio.

    In passato la purezza non era nel cuore, ma nei genitali. Era una generazioneossessionata dalla purezza, una generazione che anche nei gabinetti eravamoseguiti da quel triangolo con locchio che Dio ti vede. E la purezza era sempre perquella parte l, ossessionati dai genitali, e questo ha fatto perdere di vista laricchezza di questa beatitudine.Ges non sta parlando di purezza a livello genitale, a livello sessuale.Il cuore nel mondo ebraico non ha lo stesso significato che ha nella nostracultura occidentale; il cuore non la sede dellaffetto dellamore, ma il cuore

    lequivalente della nostra mente, della nostra coscienza: quando nel vangelo siparla di duri di cuore, non si intendono persone crudeli, ma persone ostinate,persone resistenti.

    Allora Ges sta parlando dei puri di cuore, quelli cio che sono limpidi nellapropria coscienza, nel proprio intimo, e afferma che questi personaggi limpidi,trasparenti vedranno Dio.

    Anche qui levangelista - vedete come tutto un richiamo allAT? - si riferisce alsalmo 24,4 che metteva la purezza di cuore come una condizione per salire altempio e partecipare alla liturgia.Ges parla di persone limpide, ma anche questo non una qualit

    dellindividuo, ma un atteggiamento che lo rende riconoscibile; e quando unapersona ha scelto la prima beatitudine, cio di non arricchire, ma di condividerecon gli altri, di rinunciare allambizione dellavere di pi, dellessere di pi,finalmente diventa una persona vera, una persona autentica, cio una personatrasparente.

    Allora Ges assicura: le persone limpide, le persone vere, le persone trasparenti,le persone che non sono doppie, le persone che non si presentano con lamaschera, beate perch vedranno Dio.Ma attenzione che Ges non assicura le visioni, (attenti alle visioni e ai visionari

    perch ce n una inflazione): se vi capita di avere una visione misuratevi lapressione o prendete altri provvedimenti!Qui Ges assicura che vedranno Dio, ma non nellaldil, perch nellaldil Dio lo

    vedranno tutti, anche le persone che non sono state pure di cuore. Ges assicurauna visione qui, su questa terra.Il verbo greco vedere si scrive in 2 modi:1. indica la vista fisica,2. indica la percezione interiore, una profonda esperienza interiore.

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    Noi usiamo invece lo stesso verbo per dire 2 cose diverse:1. quando parlo con una persona e vedo che quello che le dico non lo capisce, ledico: ma non vedi che;2. oppure, per richiamare lattenzione, quante volte diciamo: guarda che;invece in greco ci sono 2 verbi.

    E qui levangelista non scrive che avranno delle visioni di Dio, ma Ges assicurache chi fa la scelta della prima beatitudine sar una persona limpida,trasparente, e siccome trasparente con gli altri, Dio sar trasparente con lui, equesto si accorger della presenza di Dio nella sua esistenza come un padretenero che si prende cura anche degli aspetti minimi, insignificanti della sua vita.La vita cambia, noi crediamo che Dio c, ma quando lo sperimentiamo? Quandone facciamo esperienza? Dio c, ma dov?Ebbene Ges ci assicura: se voi scegliete questa prima beatitudine e diventate

    persone limpide, trasparenti, vi accorgerete quotidianamente della presenza diDio anche negli aspetti minimi, insignificanti della vostra esistenza. Un Dio diuna tenerezza che tutto trasforma in bene, un Dio che si mette a vostro servizio,un Dio che sempre vi accanto.

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    Settima Beatitudine

    E siamo alla settima beatitudine:Beati gli operatori di pace, perch saranno chiamati figli di Dio letteralmenteBeati i pacificatori, perch questi saranno chiamati figli di Dio.

    Anzitutto i termini.Ges non proclama beati i pacifici, ma i pacificatori, i costruttori di pace.Qual la differenza? Il pacifico una qualit dellindividuo, colui che tiene tanto alla sua pace cheevita accuratamente ogni situazione di conflitto. Il pacificatore un individuo che per la pace degli altri, crea situazioniconflittuali, i costruttori di pace sono dei gran rompiscatole, perch per la pacedegli altri sono pronti a perdere la propria.

    Ma vediamo chi sono questi personaggi.Costruttori di pace: anche qui levangelista non indica una qualit dellindividuo,ma una attivit che rende pienamente riconoscibili. La parola pace laconosciamo dallebraico shalom, molto pi ricca del nostro termine pace:pace significa tutto quello che concorre alla piena felicit degli uomini. Quindi

    vedete ancora una volta che il progetto di Dio che gli uomini siano felici.Se sottolineo questo perch purtroppo molte volte la gente associa pifacilmente Dio allinfelicit che alla felicit; non solo, ma sapete che ci sono tantepersone che non vivono serenamente neanche quei periodi di tranquillit e di

    felicit che la vita offre, perch se se ne accorge il Padre eterno!Tanto vero che nel linguaggio popolare quando nella vita capita qualcosa diinevitabile, si dice: lo sentivo che doveva succedere qualcosa, andava tuttotroppo bene!E questa limmagine pagana della divinit, degli dei che quando si accorgevanoche qualcuno raggiungeva una soglia di felicit che a loro sembrava intollerabile,ecco che gli davano una mazzata.

    Molte persone la parola felicit hanno paura di pronunciarla perch sembrache non sia possibile associata a Dio, tanto vero che siamo tutti eredi della

    famosa valle di lacrime, la piscina spirituale dove le pie persone sguazzanopiamente e devotamente.Non questo il messaggio di Ges: egli ci invita alla pienezza della felicit qui: possibile essere felici qui.Sottolineo questo perch nei contatti con le persone, per la deformazionespiritualizzante che c stata in passato, molte persone credono che essere felici,essere gratificati, non sia corrispondente alla volont divina.

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    Sapete quante persone brave che fanno volontariato, che si dedicano agli altri,entrano in crisi perch dicono: ma io per non faccio un sacrificio, lo faccio

    volentieri, mi fa piacere aiutare gli altri, sar meritorio? Sar valido?

    Io do sempre un consiglio: mettiti un paio di scarpe pi strette e cos soffri evedrai che la tua azione sar meritoria.Perch sembra che se uno non si sacrifica, se uno non soffre, questo non siaaccetto agli occhi del Signore. La persona felice sembra che non sia in sintoniacon Dio. Basta guardare liconografia del passato, guardate i santi, che allegria,che facce particolari che hanno!

    Avete mai visto un santo felice? Un santo sorridente raro, sono sempre mesti.E volont di Dio che su questa terra si realizzi la felicit e Ges ci chiede dicollaborare alla creazione di Dio.

    Vedete, nella teologia giudaica si credeva e si insegnava che Dio aveva lavoratoper sei giorni e il settimo si era riposato, aveva creato il mondo, luniverso, poi gli

    uomini lo avevano guastato, ma Dio aveva lavorato.Ges non daccordo: quando gli rimproverano di non osservare il sabato, nelvangelo di Giovanni, Ges risponde: il Padre mio lavora e anche io lavoro, lacreazione non terminata.La narrazione che troviamo nel libro del Genesi di quella armonia tra luomo e ladonna, tra luomo e il creato, non un rimpianto di un paradiso perduto, ma laprofezia di un paradiso da realizzare.Quindi non c da rimpiangere un paradiso perduto, ma da rimboccarci lemaniche per realizzare questo paradiso.

    Ecco perch Paolo nella lettera ai Romani ha un grido: lumanit, la creazionegeme nellattesa che diventiate figli di Dio.Questa la volont di Dio, che noi diventiamo collaboratori della sua creazione;questo significa essere costruttori di pace.Ecco perch in questa beatitudine c lequivalente: perch questi sarannochiamati figli di Dio.

    Figli di Dio nel mondo ebraico ha due significati:1. il primo di assomigliante (figlio di Dio significa che assomiglia a Dio)2. il secondo di protezione da parte di Dio.

    Ebbene Ges assicura: quelli che costruiscono la pace, cio quelli che lavoranoper la felicit, per la dignit e la libert degli uomini, beati perch prima di tuttoassomigliano a Dio.Se assomigliano a Dio significa che fanno lo stesso lavoro di Dio. E poi beatiperch avranno Dio dalla parte loro. Dio sta dalla parte non di chi toglie lafelicit, ma di chi la costruisce, non di chi toglie la dignit, ma di chi restituisce ladignit agli uomini, cio Ges ci invita a collaborare alla creazione.

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    C unespressione nel NT che per, per un nostro limite, traduciamo con lanostra mentalit occidentale e non secondo i criteri orientali. Quando si dice chenoi siamo stati scelti per essere figli adottivi di Dio, noi abbiamo la nostraimmagine occidentale in cui ladozione quel gesto damore con il quale siprende un bambino nel seno di una famiglia; ma il significato teologico di esserefigli di Dio, figli adottivi di Dio molto pi ricco.

    A quellepoca si usava cos: quando un re o un imperatore vedeva la sua vitaormai alla fine, non lasciava il suo regno il suo impero ad un figlio suo naturale,ma sceglieva tra i propri generali, tra i propri ufficiali la persona che glisembrava pi adatta, la pi capace di continuare come lui il suo impero, e loadottava come figlio. questa ladozione a figli, cio un Dio talmente innamorato degli uomini, un Dioche ha talmente stima di noi che ci chiede di essere suoi figli adottivi, cio dicollaborare con Lui alla creazione del mondo, a costruire la pace.

    inevitabile che per costruire la pace, bisogna toglierla a quelli che sono i nemicidella pace, quando si lavora per favorire la vita degli oppressi, bisogna disturbareun po la vita degli oppressori.

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    Ottava Beatitudine

    Abbiamo visto che queste beatitudini sono tutte quante al futuro, e sono possibilicondizioni se esiste la prima beatitudine, ma poi arriva lultima beatitudine cheha di nuovo il verbo al presente, esattamente come la prima:Beati i perseguitati a causa della giustizia, perch di essi il regno dei cieli.

    Vedete che la seconda parte della prima e dellultima beatitudine sono identiche,uno non si aspettava questa doccia fredda. Dopo tutto questo elenco di

    beatitudini uno si aspetterebbe quasi lapplauso della gente.Invece Ges molto chiaro: quelli che sono fedeli a tutto questo programma,quelli che sono fedeli alle beatitudini, non si aspettino lapplauso, non siaspettino il riconoscimento dalla societ n civile, n religiosa, ma si aspettino lapersecuzione.

    Quello che grave che il verbo perseguitare adoperato dallevangelista: unverbo che indica la persecuzione in nome di Dio, la pi terribile, perch nonviene da nemici esterni viene proprio da quelli sui quali credevi di contare, quelliavrebbero dovuto collaborare con te.Ges parla di questo perch chi accoglie le beatitudini entra in sintonia con Dio,

    vede Dio, cio lo sente presente nella propria vita ed ha bisogno di manifestarlosempre in forme nuove.

    Allora accade che proprio allinterno della comunit cristiana ci sia una parteinvece che si fermata e che, anzich la proposta di Ges di creare una comunitdinamica animata dallo spirito, si degradata ad una istituzione immobile

    regolata dalle leggi: allora questi non sopporteranno la presenza dei profetiallinterno della comunit e la perseguiteranno.Ecco perch Ges dir: Gerusalemme, la citt santa, Gerusalemme, sei una cittassassina, tutti gli inviati, i profeti che Dio ti ha mandato, li hai tutti quantiassassinati.

    Allora con lultima beatitudine Ges assicura che quelli che sono fedeli a questoprogramma verranno perseguitati in nome di Dio. Quelli che vi avrebberodovuto aiutare saranno quelli che vi daranno contro.

    Ges dir nel vangelo di Giovanni: verr il momento in cui chiunque vi uccide

    creder di rendere culto a Dio.Sapete che mai si ammazza con tanto gusto, come quando si ammazza in nomedi Dio, quindi in nome di Dio vi perseguiteranno, ma, beati perch Dio sta dallaparte vostra: la persecuzione per il credente, per la comunit cristiana non sarun segno di sconfitta, ma un fattore di crescita.Nella parabola dei quattro terreni Ges parla del chicco che cade in un terrenopietroso e mette radici, spunta, ma poi viene il sole e lo brucia perch le radicinon erano andate in profondit.

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    Lazione del sole per la pianta fondamentale, necessaria, vitale; se la pianta sibrucia non colpa del sole, colpa della pianta che non ha messo radici, e Ges,dandone la spiegazione, parla di quelli entusiasti che accolgono il suo messaggio,ma poi quando arriva la persecuzione crollano.La persecuzione un fattore di crescita per la comunit: come lazione del solesulla pianta, la irrobustisce e la fa crescere. Questo non significa che bisognaandare in cerca delle persecuzioni, ce ne sono gi abbastanza per conto proprio;ma Ges ci assicura che vivere cos comporter la persecuzione; ma Dio tra chiperseguita e chi viene perseguitato, sta sempre dalla parte del perseguitato. Trachi condanna in nome di Dio e i condannati, Dio sta sempre dalla parte deicondannati. Tra chi accende il rogo e chi viene arrostito, Ges, Dio sta sempredalla parte degli arrostiti. E forse la tragica storia della nostra chiesa non chenon ha saputo riconoscere i santi, i profeti, gli inviati da Dio; li ha subitoindividuati e, quando stato possibile li ha eliminati. Ma poi la storia passa equelli che sono stati sacrificati, quelli che sono stati umiliati passano ad essere i

    veri testimoni del Signore.Prendo per esempio un personaggio che mi sta particolarmente caro e checonoscete tutti: Teresa dAvila.Era entrata tra le monache di clausura, ma lei era la donna delle beatitudini, cioin sintonia con Dio, sentiva insufficienti i mezzi, gli strumenti che la regola ledava ed aveva bisogno, proprio perch era in sintonia con Dio, di agire in unaforma nuova. Ebbene il vescovo scrive al santo uffizio queste testuali parole: hoqui nella mia diocesi una monaca che femmina inquieta e vagabonda. unritratto bellissimo: la monaca, femmina inquieta e vagabonda. La chiesa, dopoun po di tempo lha riconosciuta dottore della chiesa, invece del vescovo se ne

    persa la memoria. Ma aveva ragione, povero vescovo: Teresa mia, sono secoli chele monache diventano sante con queste regole, che bisogno c di modificarle, dicambiarle?Ecco gli uomini delle beatitudini, i costruttori di pace, quelli che sono in sintoniacon Dio, trovano i mezzi dei loro contemporanei sempre insufficienti e avranno

    bisogno di crearne sempre nuovi perch la comunit voluta da Ges unacomunit dinamica animata dallo Spirito. Il rischio che si degradi in rigidaistituzione regolata dalla legge e quindi refrattaria allazione dello Spirito.

    Come facciamo a sapere se siamo nella dinamica comunit animata dallo Spirito,quella delle beatitudini, o nella rigida istituzione immobile regolata dalle leggi?

    C una frase che un segnale di allarme: quando di fronte ad una propostanuova, quando di fronte ad una novit, sentiamo dire: ma perch cambiare? Si sempre fatto cos!, attenzione perch siamo dalla parte della legge e non delloSpirito, rischiamo di passare ad essere persecutori anzich perseguitati!

    FINE


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