Date post: | 17-Feb-2019 |
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Maggio/Giugno 2014 ______________________________________________________________
COLLABORATORI DI REDAZIONEEDITORE: Sergio Curtacci
CAPO REDATTORE: Vania Elettra Tam
COLLABORATORI DI REDAZIONE:
Alessio BolognesiAlessandra RedaelliA i B ttArianna BerettaFlavia LanzaFederica FiumelliFulvio MartiniGi i B iGiorgio BarassiGiovanna LacedraJessica CapraMaria Rita MontagnaniV i C hiVanni Cuoghi
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SI RINGRAZIA PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONEPaola C. Manfredi StudioVia Marco Polo, 4 - 20124MilanoTel . +39 02 87 23 80 04
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Bambina strana 7. 2013Vetro fuso a cera persa,tessuto e vetroresinaCm 50 x cm 50 x cm 130Foto Marco Del Comune
Buoni risentimentidi V l i D hòdi Valerio Dehò
Sembra che tutto nel mondo di Silvia Levenson ruotiattorno ad un evento che ci è sconosciuto, qualcosache le è appartenuto e si riverbera nel lavoro e nel
spilli, coltelli e altre armi bianche, sono in effetti nontanto delle metafore, ma i simboli dei limiti posti allafanciullezza e alla sua anarchia.che le è appartenuto e si riverbera nel lavoro e nel
tempo. Vi è una sorta di sorda oscurità, di risentimentomai celato nei confronti di tutto quello che appartienealla famiglia, all’educazione oltre che alla condizionefemminile donna che traspare in tutti i cicli di lavori. Lafelicità almeno nella sua forma standard da pubblicità
fanciullezza e alla sua anarchia.Silvia Levenson ci illustra da molti anni un mondo incui anche il rumore di un carillon può esserescambiato per un allarme. E’ la sua sensibilità, quelladi ieri e quella di oggi, che sospinge il suo bisogno dirappresentare il male In questo si capisce comefelicità, almeno nella sua forma standard, da pubblicità
di auto station wagon o da rivista di settore non solo èbandita, ma viene ridicolizzata e sovvertita. La famiglia( proprio quella dell’artista) sorride inutilmente dallefoto di un Argentina sempre vicina, sempre lontana.
rappresentare il male. In questo si capisce comel’astrazione, l’assolutizzazione, le appartengano poco.I piccoli, cioè i bambini, non hanno tanto spazio disopravvivenza almeno che non si costruiscono uncanotto dai fragili remi di vetro, e prendano il largo:
L’autobiografia in queste particelle di memoria èdolore, affanno, una ricerca non tanto di verità quantodi riposo, di distacco da un pensiero fissa, da qualcheimmagine di troppo. Sembra che la Levenson vogliaallontanarsi da qualche forma di se stessa che non ha
come Gordon Pym, per esempio. Quindi il male non èassoluto ma fa parte in sé di quel romanzo diformazione che abbiamo tutti vissuto, con più o menodisperazione, con maggiore e minore senso disoffocamento. I dolori della Levenson si sommano ada o ta a s da qua c e o a d se stessa c e o a
mai veramente sentito. La sua è un’opera dedicata allapropria rinascita che però non può escludere lacertezza che bisogna guardare in faccia i ricordi perodiarli veramente.Così anche la condizione dell’infanzia ne viene fuori a
so oca e to do o de a e e so s so a o aduna schiera straordinaria di altri “dolori” soprattuttoletterari, dal giovane Werther di Goethe ai turbamentidel giovane Torless di Musil, mettendoci in mezzo ilTonio Kroger di Thomas Mann. La giovane artista dacucciola si è dibattuta e continua a farlo in un mondoCosì anche la condizione dell infanzia ne viene fuori a
pezzi. Il problema non sono gli affetti, ma gli effettidegli affetti stessi, tanto per giocare anche noi con leparole. I vestiti diventano nomi di un cilicio moraleinsopportabile. Sono corredi di un peccato mai
cucciola, si è dibattuta e continua a farlo, in un mondodifficile e pericoloso. L’universo borghese condanna ladiversità sentimentale di chi vuole costruirsi un propriomondo con le rovine del senso di quello che l’hapreceduto. L’infanzia non finisce mai, allo stesso modo
commesso, di un’insopportabile sopportazione delleregole. Tutto concorre ad una dimensione dolorosa,
così si è donne tutta la vita, periodo matrimonialecompreso.
Così i materiali che ha sempre sceltohanno qualcosa di magico e trasparentehanno qualcosa di magico e trasparentecome una notte incantata. Si agita nellasua poetica un mondo fiabesco, non c’èdubbio, ma proprio per questo piùinsidioso e difficile. Non ci si può rilassare,anche g ardare p ò ferire La trasparen aanche guardare può ferire. La trasparenzadel vetro è appena una forma illusionisticadi guardare oltre. In effetti, acuisce i dueopposti di fragilità e di pericolo. Ci si vedeattraverso, quindi si va oltre con losguardo, ma potrebbe anche rompersi daun momento all’altro e procurare ferite. Poiil vetro è realmente una lastra sottile chebasta un urlo per rompersi. Il mondoinfantile è sempre a rischio, la psicologiainfantile è sempre a rischio, la psicologiadei bambini non è resistente come il lorocorpo. La sopravvivenza può fare il resto,ma la psiche accusa spesso dellelacerazioni che non rimarginanofacilmentefacilmente.Le sue incursioni nel mondo del fashionhanno lasciato tracce indelebili: borsette divetro con mannaie incluse, vestitipungenti, ancora borse in cui accanto allascritta “Amor” compaiono batterie dilamette, e anche un corpetto con la scritta“Touch me” che svela, al massimo, unatrappola sado maso. Naturalmente l’ironiadell’artista fa il resto, ma il contesto è duroThe chosen. 2012
V t f de a t sta a esto, a co testo è du oe spietato come una cronaca giudiziaria.Vetro fuso a cera persa,
tessuto, foto, mixed mediacm 50 x cm 50 x cm 125Foto cm 100 x cm 180Foto Marco Del Comune
Costellazioni. 2014Serigrafia su vetro
Cm 90 x cm 30 Foto Marco Del Comune
Sembra invece di ricordare titoli di libri famosi come “Lafamiglia che uccide” di Morton Schatzman, un classicodell’antipsichiatria degli anni ’70, proprio perché li c’era
tra genitori e figli che quello tra uomo e donna, ilproblema non è solo la durata, ma anche la capacitàdell’egoismo di scoprire l’Altro e riconoscerlo. Al di là di
tutta la pericolosità dei sentimenti: vere e proprie armi adoppio taglio.Silvia Levenson s’inscrive con la propria originalissima elimpida poetica, tra gli artisti che hanno saputo dareforma e visualità a quell’universo concentrazionario che
tutto, è proprio questo doppio legame che costituisce icilicio dell’esistenza di cui possiamo anche sorriderealcune volte, ma che costruisce intorno a noi quelleprigioni invisibili da cui non riusciamo più ad evadere.
forma e visualità a quell universo concentrazionario chesono le buone intenzioni. L’amore ne è pieno, sia quello Valerio Dehò
Silvia Levenson è nata in Argentina nel 1957bit i It li d l 1980e abita in Italia dal 1980.
Nel suo lavoro usa prevalentemente il vetroquale lente di ingrandimento per indagare suI rapporti interpersonali all’interno dellafamiglia.
E’ rappresentata da LorchSeidel Gallery aBerlino, David Richard Gallery in SantaFé USA e da Antonella Cattani Bolzano inFé,USA e da Antonella Cattani, Bolzano inItalia
I suoi pezzi sonopresenti in alcune collezionipubbliche e private, come :Fine Art Museum,Ho ston Ne Me ico M se m of Art SantaHouston, New Mexico Museum of Art, SantaFè, David Owsley Museum of Art. Muncie.Indianapolis,ColeccionCasas de lasAmericas, Cuba, Comune di Castelvetro,(Modena), Fondazione Remotti, Camogli.eFondazione Banca San Gottardo fra altre.
Io ti perdono. 2010Filo spinato, sedia in legno, vetro fuso a cera persaDiam 90 cm x cm 25Foto Emilio Tremolada
Mi sento un po’ strana. 2012Vetro fuso a cera persa,
iceramicaCm 40 x cm 15 x cm 20Foto Marco Del Comune
I feel in Balance.2007Mobili IKEA, vetrofusione,
fil di rame. Dimensioni
determinatedallo spazioFoto Natalia Saurin
E’ volata via.2010Vetro fuso a cera persa, cavo di acciaioCm 40 x cm 25 x cm 200Foto Marco Del Comune