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maldive_alternative 01

Date post: 18-Mar-2016
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isola di Keyodhoo
12
aprile 2010 maldive alternative numero 2
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aprile 2010

maldive alternative

numero 2

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Il racconto di Anna&Michela

Keyodhoo - martedì 02 . 03 . 2010 -ore 23:30

Atterriamo all’aeroporto di Male con quasi un’ora di ritardo a causa del diluvio universale di Dubai. Siamo stanchissime e non vediamo l’ora di arrivare all’isola per riposare un po’. Usciamo dal recupero bagagli chiedendoci come riconosceremo la nostra guida, ma è più facile del previsto: Idris ci aspetta fuori dall’aeroporto con un bel sorriso ed un cartel-lo sul quale c’è scritto a caratteri cubitali “Anna Capretta”! L’aria è caldissima ed il sole scotta, il che è meraviglioso arrivando dall’Italia dove le ultime news parlano di una bufera di neve!

Il viaggio con la barca veloce in direzione Keyodhoo dura circa un’ora e mezza; Anna, appena salita a bordo, si assicura che il mare non sia troppo mosso esponendo i suoi problemi di navigazione, guadagniamo in questo modo un percorso interno attraverso gli atolli che separano Malè da Keyodhoo. Il viaggio è spettacolare! Il mare ha delle sfu-mature meravigliose ed io ed Anna abbiamo la sensazione di essere dentro un catalogo…

La tentazione di scattare qualche foto ha la meglio sulla stanchezza ed io apro le danze del nostro foto-reportage! Arriviamo a Keyo-dhoo intorno all’ora di pranzo, è emozionante vedere l’isola per la prima volta da lontano ed entrare nel piccolo porticciolo dall’acqua color smeraldo dove ci aspettano Sofoora, la moglie di Idris e la piccola Iba, la loro bimba di quasi quattro anni. La prima sensazione è ottima. Ci accolgono con un curumbà fresco (si tratta del cocco quando non è ancora ma-turo dal quale si beve la polpa). Buonissimo! Idris ci accompagna nella nostra stanza del club. È un po’ piccina, ma con una splendida vista sul mare. C’è un piccolo problema con il condizionatore e la stanza è un po’ alla-gata, ma i maldiviani risolvono la cosa senza troppe complicazioni. Idris ci da mezz’ora per sistemare le nostre cose.

L’appuntamento è al ristorante di sotto per il nostro primo pranzo maldiviano. Ci sono circa una decina di piatti pieni zeppi di riso, pesce, pasta, verdura, frutta e chi più ne ha più ne metta… meraviglia per il nostro palato! Dopo pranzo il nostro fisico, provato dal lungo viag-gio, invoca pietà. Dormiamo un paio d’ore ed alle 17.00 è prevista la visita dell’isola.

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“The Environmental Day”, tutti insieme per l’ambiente

Qui conosciamo Mario, un piccolo maldi-viano sempre sorridente e molto divert-ente che ci va subito a genio! Le strade di Keyodhoo sono tutte di sabbia, non ci sono macchine, ne moto. L’unico mezzo alternativo alle classiche infradito sono le biciclette. Che pace! Dopo pranzo il nostro fisico, provato dal lungo viaggio, invoca pi-età. Dormiamo un paio d’ore ed alle 17.00 è prevista la visita dell’isola. Dopo la visita alla spiaggia dell’isola, Idris ci porta a vedere il suo negozietto ed infine Casa Due Palme. Io ed Anna ce ne innamoriamo all’istante. Incanaliamo così il nostro desiderio verso quelle stanze, ignare del fatto che, entro sera, sarebbe stato così facile ottenere di trasferirci lì!

vedere una città caotica come quella di Male, in rispettoso silenzio; gli occidentali, i cingalesi, gli indiani e tutti coloro che ci lavo-rano, assieme agli abitanti, uniti dalla stessa

In ritorno da una bella isola di pescatori nell’atollo di Ari, ci siamo fermati a dormire a Male, per evitare di svegliarci all’alba. Partiti dall’isola ad “attaruga-ribè” (le 4,30 del pomeriggio), la barca veloce è arrivata a Male alle 6 in punto. Davanti ai nostri oc-chi una scena inusuale, incredibile e molto bella. Il silenzio della capitale, le persone che camminavano spensierate nel mezzo della strada, i volti felici di tutti. Chi è stato almeno una volta a Male, sa bene che tutto ciò è impossibile. Male significa caos, ru-more, clacson, fumo, auto che sfrecciano e motorini che non si fermano neanche sulle strisce pedonali.

È ormai l’ora del tramonto e, in riva al mare, vicino al porto, incontriamo Kyoko, una rag-azza giapponese che vive da sei mesi a Key-odhoo per lavorare con i bambini. In quel momento sta insegnando ad un bimbo a suonare una piccola chitarra.

Tornando verso il club sentiamo per la pri-ma volta il canto del muezzin, che scandirà le nostre giornate sull’isola. Questa cosa mi prende dentro, è come se potessi percepire la forza che si nasconde dietro a questi versi privi di significato per me e se desse il suo contributo nel rendere quest’isola ancora un po’ più vera e speciale. Ho la sensazione che questa preghiera sia una di quelle cose di cui senti la mancanza

il giorno in cui decidi di andartene dopo una vita in-tera vissuta qui; una di quelle cose che sentendola per caso quando si è lontani ha il potere di riportarti immediatamente a casa ; una di quelle cose in grado di aprirti il cuore quando la senti tornando alla tua isola dopo un lungo viaggio.

Gli abitanti di Keyodhoo ci piacciono molto. Ci fa riflettere la felicità e la tranquillità che si legge nei loro occhi. Vivono di pesca e la vita nel villaggio è molto tranquilla. All’imbrunire la piazza brulica di vita, di donne, di bambini… nessuno ha fretta, nes-suno è stressato, la tranquillità qui regna sovrana ed in più non ci danno l’aria di essere poveri, la gente sta bene, il cibo non manca e nemmeno il tempo per se stessi e da dedicare agli altri.

Ieri, sabato 27 marzo, non è stato così: ieri, per l’”Environmental day”, tutta la capitale si è fermata. Tutti paseggiavano nelle vie del centro e al porto, fidanzati che si tenevano per mano, maldiviani in abito da lavoro che tornavano a casa e qualche turista incredu-lo che conosceva “un’altra” Male. Dopo una doccia in hotel, siamo andati al “Seagull”, un bar-ristorante che propone cucina maldi-viana e cucina internazionale, gelati e caffè all’italiana (diffidate dal “Lavazza”, come lo chiamano loro!). Anche qui, oggi, si rispetta l’ambiente e si cena a lume di candela. Ce-niamo all’aperto ed è affascinante

forza, hanno partecipato ad una bella inizia-tiva, dimostrando che, almeno per un giorno possiamo essere tutti d’accordo.

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La sensazione più bella per me ed Anna è poter girare per le stradine dell’isola senza doversi sentire dei turisti: i maldiviani sono gentili, ma non invasivi, nessuno cerca di convincerti ad entrare nel suo negozio per fare qualche ac-quisto e così ci possiamo sentire un po’ parte della loro realtà.

A cena, davanti ad un piatto rigorosamente di riso e pesce (per la gioia di Michy) ci perdiamo in chiacchiere con Idris. Ci racconta del suo ten-tativo fallito di venire in Italia ad agosto scorso e poi del giorno del suo matrimonio. Pare che si dovesse sposare alle 20.00, ma che il sin-daco sia arrivato solo alle 22.00 perché voleva guardare una partita. Pare anche che gli invitati fossero oramai andati a letto.. questa cosa ci fa sorridere e, ancora una volta, ci fa riflettere … forse però a colpirci è anche la serenità con la quale Idris ce la racconta. È pazzesco quanto tutto qui sembri più semplice e meno compli-cato e macchinoso di come vanno le cose in Italia.. quante seghe mentali ci facciamo noi? Corriamo come dei pazzi, organizziamo grandi feste e buttiamo migliaia di euro per un abito che porteremo solo una volta e poi? Poi non abbiamo nemmeno il tempo di giocare in com-pagnia o con i nostri bimbi e di alzare gli occhi e guardare il cielo stellato…

Dopo cena giochiamo un po’ a ping-pong. Batto Anna, ma Idris è fortissimo. Mi sono posta come obiettivo di vincere una partita contro di lui entro la fine della vacanza!

Dopo poco non resistiamo e li raggiungiamo, un po’ spinte dalla curiosità di vedere che cosa nasconde Hulhidhoo e un po’ perché abbiamo voglia di conoscerli, di condividere questa nostro viaggio con la loro cultura, scoprire il loro modo di vedere la vita ed il loro modo di vivere questi meravigliosi luoghi. Li troviamo in acqua, con un filo da pesca in una mano ed una bottiglia di plastica sulla quale arrotolarlo nell’altra. I nostri due amici, quando ci vedono, escono dall’acqua completamente vestiti. Nes-sun maldiviano, infatti, utilizza il costume da bagno, non ci si spoglia per gettarsi in acqua, qui il senso del pudore è su un piano diverso rispetto alla nostra cultura e scoprirsi non rien-tra nelle loro usanze. Le donne sono sempre completamente coperte: pantaloni o gonna lunga, maglia a maniche lunghe e velo che co-pre i capelli.

Mario ha trovato una stella marina, le scat-tiamo qualche foto prima di restituirla alla sua casa-mare. Insieme a loro completiamo il giro dell’isola. La parte opposta alla spiaggia dove siamo approdati è più sassosa così la attraver-siamo velocemente. Tornati alla spiaggia Mario con agilità scala una palma per raccogliere due dissetanti curumbà per me ed Anna.

Qui la frutta è buonissima ed una fettina di cocco e del succo di curumbà sono ideali per ristorarci prima di affrontare il nostro primo snorkeling sulla barriera corallina! Idris ci fa da guida e ci racconta gli abitanti del fondale. I pesci sono coloratissimi.

Prima di andare a dormire, alla fine di questo nostro primo giorno a Keyodhoo, facciamo un giro per il villaggio. Di sera l’isola cambia as-petto: tutto tace, solo il batter d’ali di qualche enorme pipistrello-volpe e le onde di un mare tranquillo rompono il silenzio e passare sole tra le stradine di sabbia ci fa sentire un po’ più in intimità con questa meravigliosa isola.

Sbuchiamo in una piccola spiaggia di fianco a quella che loro chiamano “casa del sindaco”, ma che altro non è che il comune del villaggio; nel cielo ci sono milioni di stelle. Rimaniamo per un po’ a contemplarle prima di andare a nanna e lasciarci cullare dal rumore delle onde del mare in questa nostra prima notte maldiviana.

merCoLedI’ 03.03.2010 hULIdhoo

Siamo ad Hulhidhoo, un’isola deserta distante tre isole, ovvero 20 minuti, da Keyodhoo. È pic-colina e, escludendo una sterminata popolazi-one di paguri, è completamente deserta.Solo noi quattro oggi calpestiamo queste spiagge: io, Anna, Idris e Mario. Arriviamo con la bar-chetta di Mario intorno alle 9:00, quando il sole ancora non è troppo aggressivo, ed è previsto di rientrare per il pranzo al ristorante del club. L’isola è molto bella, piccina e piena di palme. L’unica cosa che ci lascia un po’ perplesse è che ci sono un sacco di immondizie. È un peccato per un paradiso del genere! Mario ed Idris si fer-mano giusto il tempo di fissare la barca e poi ci lasciano sotto le palme e si dirigono nella parte senza vegetazione dell’isola.

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Io ed Anna quasi anneghiamo scoppiando a ridere alla vista di alcuni buffi pesci che noi abbiamo nominato “pesci Pinocchio” con un buffo corno vicino alla bocca. Intorno all’una facciamo rientro a Keyodhoo. Il pranzo ci aspet-ta, abbondante come sempre. Ci rimpinziamo per bene (come dire no a tutto questo ben di Dio???) e dopo pranzo facciamo un giretto per il villaggio. Ogni angolo di questo posto è una foto: colori, bambini, scorci bellissimi si susseg-uono uno dopo l’altro. lungo la strada conos-ciamo il piccolo Aky ed il suo babbo, bellissimi!

Alle 17.00 si parte con il dhoni per la nostra prima uscita di pesca a bolentino. Con noi ci Sono Idris, Mario, Alibè, Anir, un ragazzo dalle spiccate doti di apnea di cui non ricordo il nome (Alibè?!?) e quello che loro chiamano “il capitano”, alla guida del dhoni. Anna è un po’ preoccupata all’idea di stare ferma per lungo tempo su una barca in mezzo al mare, ma le cose vanno per il meglio. Io pesco un dentice ed altri due pescetti di cui non ricordo il nome, Anna una cernia ed un pesce Garibaldi.

È una meraviglia essere in mare aperto alla sera. Guardo il cielo ed un po’ mi ritrovo a casa quando riconosco le Pleiadi ed Orione, ma qui le stelle che si riescono a vedere sono milioni! Io ed Anna facciamo la strada del ritorno sdraiate a pancia in su sul tetto della barca, avvolte nel mio pareo fucsia per ripararci dall’aria tiepida dovuta alla navigazione. Tra una chiacchiera e l’altra arriva la nostra ciliegina sulla torta: av-vistiamo una stella cadente. Ma cosa possiamo desiderare di più??

Niente desideri questa volta, solo un enorme Grazie per questo splendido presente!

Dopo la cena, poco dopo le 23.00, io ed Anna andiamo al club a prendere un gelato. Il ne-gozio è già chiuso, ma il ragazzo ci apre lo stes-so. Lì incontriamo Mario ed Anir che ci riaccom-pagnano a casa. Concludiamo la serata a “Casa due Palme” giocando con loro la nostra prima partita a Carrom e bevendo caffè italiano, la grande passione di Mario!

04.03.2010 BodhUmora

Siamo a Bodu Mohoraa, in questa isola in-cantevole il cui significato è “grande vita”. Ar-rivando dal mare sembra di essere dentro una scatola di colori Caran d’Ache (che per chi non fosse esperto del settore sono i migliori colori a matita che ci sono in commercio!). Il mare è calmo e contiene tutte le tonalità dell’azzurro, la spiaggia è bianchissima e c’è una lingua di sabbia particolarmente adatta ai nostri scatti.

Al nostro arrivo ci sono due suggestivi pesca-tori con i piedi a mollo nel mare e una canna da pesca in mano. Qui è davvero un parad-iso terrestre, gli scorci sono mozzafiato ed è impossibile smettere di guardare attraverso l’obiettivo. Anche Anna inizia ad appassionarsi e si imbatte nel fotografare un piccolo stormo di uccelli in riva al mare. L’acqua è completa-mente trasparente e si vedono qua e là pesci giganti che nuotano tranquilli e indisturbati, scopriamo solo dopo che si tratta spesso di pic-coli squali.

E mentre noi due ci perdiamo a fissare più emozioni ed immagini possibili nella nostra pellicola mnemonica e fotografica, Idris, Mario ed Alibè scompaiono all’interno di Bodu Mo-horaa. Il sole è cocente, così, quando tornano, li raggiungiamo in barca per il pranzo. Il cibo ab-bonda anche sopra il dhoni! Idris ha portato via un sacco di ciotole piene zeppe di tramezzini, riso, verdura, frutta … come se non bastasse Mario ci cucina una pasta aglio-olio-peperon-cino e del pesce fresco. Noi, ovviamente, assag-giamo tutto! Qui alle Maldive una cosa è certa: non moriremo di fame!

Dopo esserci rilassate un po’ , a pancia piena, sperimentando assieme le funzioni della mia macchina fotografica, facciamo un po’ di snor-keling con Mario. Qui il fondale è sabbioso e non c’è molta barriera corallina da vedere, ma è comunque emozionante nuotare nelle trasparenti acque di questi luoghi. Prima di tornare a casa Idris e Mario ci accompagnano a fare il giro dell’isola. Il lato esposto alla ma-rea è pieno zeppo di rifiuti. C’è l’assortimento di oggetti più disparati: lampadine giganti, in-numerevoli bottiglie di plastica, taniche … il tutto mescolato a migliaia di paguri e agli al-tri abitanti dell’oceano indiano. Ci fa sorridere Mario, che raccoglie ed esplora attentamente ogni cosa per capire se in qualche modo si pos-sa riutilizzare! Piange un po’ il cuore vedere un tale paradiso ridotto così e nella mia testolina fantastico di organizzare una spedizione “va-canza” alle Maldive per ripulire queste spiagge dai rifiuti! Una specie di versione maldiviana di “Spiagge e fondali puliti” sarebbe una figata!

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Dalla parte opposta dell’isola c’è una palma praticamente quasi orizzontale sul mare. L’avevamo già vista nelle foto di Maldive Alter-native, ma oggi c’è alta marea e parte del tronco è sommersa! Idris ci accompagna una alla volta a fare una passeggiata sul tronco e scattare la classica foto, scacciando qua e la le razze che ci nuotano intorno. Nel cuore dell’isola c’è una grande casa vuota, un po’ lasciata andare. Pare che questo posto sia un allevamento di cernie oramai in disuso, ma non appena ci si scosta dalla spiaggia le zanzare fanno colazione con il nostro sangue e questo è un ottimo motivo per tornare al mare verso il dhoni! Nel viaggio di rientro verso la nostra piccola grande isola ci sediamo a prua e ci perdiamo in una lunga chi-acchierata al punto di non accorgerci che il sole ci sta abbrustolendo lentamente.

Anna alla sera è di un colore tendente al vio-laceo ed io la inseguo a poche lunghezze di distanza! Anche oggi la mia compagna di viag-gio ha superato la prova “mal di barca”. Pare che qui ogni momento sia troppo prezioso e magico per sprecarlo a stare male, bisogna es-sere in forma per poter assaporare ogni istante! Arrivate a Keyodhoo facciamo tappa alle tre palme davanti a casa di Mario, precisamente al “Mario’s park”, come lo chiama lui, dove ci at-tendono Sofoora, Iba, Mario e Sheefu. Gli oc-chi di questa bimba mi rapiscono. A Sheefu piace essere fotografata ed io…non chiedo di meglio!! Scatta il momento foto ed io ed Anna diamo libero sfogo ai nostri istinti fotografici. Farei prima ad elencare in realtà quali sono i momenti “non foto” quaggiù, considerato che non siamo ancora a metà del viaggio ed ab-biamo già superato i 1.000 scatti!

Mario, intanto, con la sua tazza di caffè in mano è un uomo felice!

Dopo cena ci aspetta un’altra serata a giocare a Carrom. Le squadre sono “Michy - Idris” contro “Mario - Anna”. Mario è una macchina da guer-ra, non perde un centro e, quando io sbaglio e la posiziono “facile” per lui, prima di tirare mi sfotte dicendo “Grazie Michy, Mario finito ora!”. Tecnicamente non siamo competitivi, ma, magicamente all’ultimo recuperiamo e con un colpo di scena finale io ed Idris vinciamo la par-tita della serata.

VeNerdI’ 05.03.2010 FeLIdhoo

Concludiamo il 4 sera imparando a costruire tovaglioli magici a forma di uccello e di fiore, che già ci ritroviamo a spegnere la sveglia del 5 marzo: suona implacabile alle 8:00 ed implaca-bile ritrova una Anna incavolata a causa dei “ru-mori notturni” e una Michy assopita che non ne ha avvertito manco mezzo. (perché si deve pre-gare proprio alle4.30? Perché qui tutti alle 6.00 sono in piedi? Perché gli uccelli devono fischi-are in quel modo assurdo tutta la notte? Mah… forse perché siamo alle Maldive… )

Oggi è venerdì, giorno di festa a Keyodhoo. La gente va a pregare in moschea. Claudia ci ha preventivamente avvisate delle usanze e per questo motivo oggi al risveglio siamo pronte ad un programma più scarno rispetto alle gior-nate trascorse fino ad ora. La giornata prevede prima di tutto la solita colazione, che a mangia-rla tutta potrebbe stroncare un uomo di mezza misura, a base di pane, marmellata e “massuni”, il tipico piatto locale a base di tonno, cocco e ci-polla. So che l’accostamento potrebbe suonare bizzarro, ma vi assicuro che è delizioso!

(Michy tenta di farcela, ma poi si arrende e conclude con il succo che sec-ondo lei è buonissimo e secondo me è fatto con le bustine e pure annac-quato … ecco perché siamo amiche, andiamo sempre d’accordo sulle piccole cose!).Giro in barca per fare snorkeling (“stonkin” o “cronkin”, sec-ondo il capo del baretto in cui mangiamo) nei fondali più belli, pranzo (…e la storia si ripete..), giro a visitare Felidhoo (l’isola con le antenne), dove veniamo accolti da Rape, l’amico di Idris che ci fa da guida e con-clude mostrandoci la sua casa, la sua bellissima bimba, la sua collezione di uccellini ed il suo negozio (io compro un pareo e Michy una statuetta di legno uguale a quella che c’è dietro il nostro letto a Casa due Palme); ed infine pesca serale sulla barchetta di Mario.. Si, perché uno crede che dopo che è venuto a fare “stonkin” con te, a pranzo con te, a fare una camminata sotto il sole a 150° in un’isola che conosce come le sue tasche … uno crede che quando ti chiede “Bè… se VOLETE questa sera io e Mario si va a pesca con la barca di Mario... volete venire anche voi?” l’altro risponda “no, grazie” … e invece … SI VA ANCHE A PESCAREEE!!!!! Precisamente una murena, una seconda murena, uno squalo … e poi anche due dentici và, che non fanno mai male (soprattutto al palato)! Tra vari “oh Dio”, “Peta” (qui imparano in fretta anche il veneto) starnuti accompagnati da sonore risate, ritorniamo a riva a notte inoltrata e ci imbattiamo in un allenamento di pallavolo femminile..

(FINe prIma parte...)

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Valter&Marisa Sandra&Massimo Donella&Adele

9-17 marzo

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Vocabolario Italiano-Dhivehi

La lingua dhivehi nasce dall’unione di varie influenze linguistiche. La lin-gua più vicina al dhivehi è l’arabo ed entrambi si leggono da destra verso sinistra. Ecco alcune parole che potete utilizzare ogni giorno!

-Kikinè? (come stai?)

-Rangaloo (bene)

-Shukurìa (grazie)

-Marahabà (prego)

-Vaara Riiti (molto bello)

-Vaara Hùnu! (molto caldo)

I maldiviani hanno inoltre l’abitudine di aggiungere la parola “Dho?” alla fine di ogni frase. “Dho?” significa “vero?”

ad esempio:

“Vaara hunu, dho?” (è molto caldo, vero??)

“Vaara riti, dho?” (è molto bello, vero??)

e la risposta è sempre “Aaahhh”!!

Matteo e Ali... le aragoste, e l’ancora...

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Francesco&Elisabetta,Matteo&Francesca, Vittorio &Lucia...e Bussi!

“...sono le persone che rendono i luoghi così speciali , siamo partit i da turisti alternativi e vi lasciamo da amici...” Matteo e Francesca

16-24 marzo

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PalmeDue

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EquadroCreazioni in cera

Nato dalle mani di Elisa&Enrico, due giovani ragazzi romani, Equadro real-izza complementi d’arredo, quadri e candele fatti in cera e materiali naturali. La creatività di questi due artisti, con-sente di avere nelle vostre case opere uniche e del tutto originali, create con semi di piante tropicali, foglie, noci di cocco e altri materiali che la natura ci offre.

Equadro realizza anche opere su misura, a seconda delle vostre richi-este, nelle forme e nei colori che più preferite, che meglio si abbinano all’arredamento della vostra casa.

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MALDIVE ALTERNATIVE

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