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MARCO GALLERI
strategiaorganizzazione comunicazione
marketing
Il Poggio 58036 Sassofortino (GR) tel. & fax 0564.567.118 mobile 333.2456.338 www.marcogalleri.it [email protected]
APPRENDERE DALL’ESPERIENZA
Lean Experience Factory
Edizione del giugno 2013
2MARCO GALLERI strategia, organizzazione, comunicazione, marketing. www.marcogalleri.it
• Questa recente presentazione riguarda l’apprendimento nelle fabbriche modello.
• Suggerisco integrarla con i classici di Mager Gli obiettivi didattici e Come progettare l’insegnamento le cui presentazioni sono liberamente disponibili sul mio sito.
• Mi pare molto approfondita la rassegna teorica, mentre nutro dei dubbi sull’efficacia del modello.
• Penso sia comunque utile per la cultura generale delle migliori PMI.
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• Il modello proposto vuole essere un riferimento utile per progettare la formazione nelle fabbriche modello e più in generale nell'apprendimento esperienziale, con particolare riferimento alle tematiche di lean production.
• Inoltre tale modello potrà essere utilizzato per valutare le varie fasi dell'apprendimento, in modo da migliorare ancor di più l'efficacia formativa delle singole tecniche o dei singoli moduli formativi.
• La formazione nelle fabbriche modello non vuole più giocare solamente sull'efficacia personale del docente su un campo conosciuto, l'aula, ma l'ambiente vuole divenire uno strumento strategico per mettere in condizione le persone di trasformare uno stimolo di insegnamento in un'azione che potrà essere particolarmente efficace sul campo.
AMBIZIONI DEGLI AUTORI
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PRATICA E TEORIA
Un aforisma che ben sintetizza la ricerca sull’imparare dall'esperienza concreta è di John Dewey:
• "un'oncia di esperienza è meglio che una tonnellata di teoria, semplicemente perché è soltanto nell'esperienza che una teoria può avere un significato vitale e verificabile.
• Un'esperienza, un'umilissima esperienza, è capace di generare e contenere qualsiasi quantità di teoria (o contenuto intellettuale), ma una teoria all'infuori dell'esperienza non può essere in definitiva afferrata neppure come teoria”.
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• Nella prossima diapositiva un interessante comparazione tra i modelli teorici di apprendimento sequenziale, così definito: esperienza > riflessione > concettualizzazione > sperimentazione. Di fatto il ciclo di Kolb è il principale riferimento degli autori.
• Si noti che vi sono altri modelli che prevedono sequenze diverse; dal cartesiano “osserva, sperimenta e impara” in poi.
• Esistono anche pochi modelli non sequenziali, alcuni sono reperibili nell’Archivio del mio sito.
• Nella diapositiva successiva un quadro sinottico dei principali modelli snelli (Lean).
UN APPRENDIMENTO SEQUENZIALE
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CICLO DI KOLB
Di fatto il ciclo di Kolb è il principale riferimento dagli autori. Si riveda la tabella 1.
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Questa struttura è un tentativo sincretico della letteratura analizzata dagli autori.
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• Si noti che le aree in grigio sono dichiarate dagli Autori “non rilevanti ai fini di questa ricerca”.
• È evidente che ciò impedisce la verifica d’efficacia.
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Per ognuna delle otto fasi vengono adottati i percorsi e gli strumenti ritenuti più adatti.
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Questi percorsi formativi soffrono dell’immarcescibile tabù “i capi non hanno tempo”. A mio parere pochi sono i miglioramenti significativi che si possono ottenere senza un profondo impegno dei vertici.
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Dall’analisi del testo ho il perfido dubbio che queste valutazioni siano troppo
ottimistiche.
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Il mio perfido dubbio, originato dalle aree grigie del modello, trova qualche appiglio nelle conclusioni degli stessi Autori.
• Per quanto concerne il caso della Lean Experience Factory, l'applicazione del modello di apprendimento ha permesso di individuare delle criticità dei corsi formativi.
• Nel caso preso in esame, i moduli formativi erano alle volte carenti nelle fasi post esperienza, ovvero nelle fasi riflessive e concettualizzanti che costituiscono uno dei momento centrali per l'apprendimento.
• Le attività di revisione dei moduli formativi hanno contribuito allo sviluppo e al miglioramento qualitativo dei corsi formativi erogati consentendo di perfezionare le fasi del processo di formazione.
• Bisogna riconoscere la difficoltà nel riuscire a calibrare le fasi del modello completo all'interno del vincolo temporale (durata) dei corsi.
DIFFICOLTA’ RICONOSCIUTE
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ANALISI STRATEGICHEPIANI D’AFFARI E OPERATIVISOLUZIONI ORGANIZZATIVE
SELEZIONE E GESTIONE DEI COLLABORATORISUCCESSIONE GENERAZIONALE
RICERCHE DI MERCATOCOSTRUZIONE DELL’IMMAGINE
CORSI PER IMPRENDITORI
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Grazie per l’attenzione