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Marmo solido e flessibile - corrierefiorentino.corriere.it · delle condizioni di vita e del...

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Lunedì, 20 Luglio 2015 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Corsa all’export dopo l’intesa con l’Iran: un affare miliardario 2 Locomotive La svolta del Bisonte: restare made in Tuscany aprendo ai soci inglesi 5 Distretti Diciannove idee in gara per rinnovare il cardato pratese 7 Marmo solido e flessibile Aumentano le aziende del settore ad alta tecnologia È il segno di una forte capacità di cambiamento che rende questo distretto più redditizio di ogni altro Oltre all’estrazione, è in aumento anche la lavorazione sul territorio apuano: una ricchezza che non vola più altrove Effetto Grecia LE RIFORME DA FARE, ANCHE QUI di Alessandro Petretto L a vicenda greca ha dimostrato, ancora una volta, quanto sia cruciale il collegamento tra interventi congiunturali e riforme strutturali nel dibattito sulla politica economica. Le riforme di struttura, destinate ad accrescere la produttività e la capacità del sistema complessivo, nonché a garantire la sostenibilità della finanza pubblica, sono ovviamente attuabili con strumenti prevalentemente nazionali. Tuttavia, in un sistema di policy decentrata, come è in Italia, anche le Regioni e gli Enti locali possono avere un ruolo diretto e indiretto. Al riguardo, la struttura degli enti territoriali della Toscana, possiamo dire sia all’avanguardia nell’intento di favorire l’attuazione di riforme strutturali, ma molto è ancora possibile fare. Considero tre aree di intervento: l’organizzazione del welfare regionale e locale, l’istruzione e la formazione e la struttura istituzionale degli enti territoriali. Le prime due aree attengono allo sviluppo delle condizioni di vita e del capitale umano, presupposti fondamentali della crescita economica. La terza area, attraverso la riduzione dei costi del frazionamento istituzionale, può fornire le risorse per sostenere le prime due. Sul primo aspetto il dibattito è acceso anche a livello politico. Sono tra coloro che ritengono necessario in Toscana sviluppare maggiormente la struttura del così detto welfare secondario, fornito da istituzioni, accreditate e opportunamente controllate. continua a pagina 5 a pagina 3 Bonciani Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera Dossier Addio agli steccati Le tre centrali coop verso la fusione di Silvia Ognibene Foto Roberto Celi Sguardi BOICOTTIAMO LA MERKEL! (LA SINISTRA ALLO YOGURT) L e trattative sul debito fra Germania e Gre- cia producono mostri. Ci sono quelli che paragonano la Merkel ai nazisti, specie dopo che ha fatto piangere una bambina pa- lestinese rispondendo a una sua domanda in tv (la prossima volta dirà pure che Babbo Natale non esiste e sarà il trionfo di Himm- ler), poi ci sono quelli che lanciano il boicot- taggio di prodotti tedeschi. Ci raccomandia- mo però di boicottarli bene, questi prodotti tedeschi e di comprare greco, ma sì!, tutti a comprare greco. Le auto, per esempio, a pioggia come se fossero olive (come so’ ‘ste auto? So’ greche, so’ greche). Oppure tutti a comprare lo yogurt, greco, quello colato e senza grassi. Di quell’azienda così greca, la Fage, che a un certo punto ha spostato la sede in Lussemburgo. Per cui produce in Gre- cia, distribuisce anche in Italia ma paga le tasse nel Granducato. Anzi, bisogna essere così solidali da non comprare più neanche lo yogurt della Mukki ma solo quello greco. In passato ci sono stati boicottaggi contro Israele che piacevano tanto anche alla sinistra toscana. Questa pernacchia a danno dei tede- schi garberà ugualmente. In Germania, intan- to, «ci» comprano un po’ di meno, stando ai recenti dati Unioncamere. Nel primo trime- stre 2015, in Toscana si assiste a una contra- zione delle vendite sul mercato tedesco pari all’1,7 per cento. E senza alcun boicottaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti a pagina 7
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Lunedì, 20 Luglio 2015 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoCorsa all’exportdopo l’intesa con l’Iran:un affare miliardario

2

LocomotiveLa svolta del Bisonte:restare made in Tuscanyaprendo ai soci inglesi

5

DistrettiDiciannove idee in garaper rinnovareil cardato pratese

7

Marmo solido e flessibileAumentano le aziende del settore ad alta tecnologiaÈ il segno di una forte capacità di cambiamento che rende questo distretto più redditizio di ogni altroOltre all’estrazione, è in aumento anche la lavorazione sul territorio apuano: una ricchezza che non vola più altrove

Effetto Grecia

LE RIFORMEDA FARE,ANCHE QUIdi Alessandro Petretto

La vicenda greca hadimostrato, ancora unavolta, quanto sia cruciale il collegamento tra

interventi congiunturali e riforme strutturali nel dibattito sulla politica economica. Le riforme di struttura, destinate ad accrescere la produttività e la capacità del sistema complessivo, nonché a garantire la sostenibilità della finanza pubblica, sono ovviamente attuabili con strumenti prevalentemente nazionali. Tuttavia, in un sistema di policy decentrata, come è in Italia, anche le Regioni e gli Enti locali possono avere un ruolo diretto e indiretto. Al riguardo, la struttura degli enti territoriali della Toscana, possiamo dire sia all’avanguardia nell’intento di favorire l’attuazione di riforme strutturali, ma molto è ancora possibile fare. Considero tre aree di intervento: l’organizzazione del welfare regionale e locale, l’istruzione e la formazione e la struttura istituzionale degli enti territoriali. Le prime due aree attengono allo sviluppo delle condizioni di vita e del capitale umano, presupposti fondamentali della crescita economica. La terza area, attraverso la riduzione dei costi del frazionamento istituzionale, può fornire le risorse per sostenere le prime due. Sul primo aspetto il dibattito è acceso anche a livello politico. Sono tra coloro che ritengono necessario in Toscana sviluppare maggiormente la struttura del così detto welfare secondario, fornito da istituzioni, accreditate e opportunamente controllate.

continua a pagina 5 a pagina 3 Bonciani

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Dossier

Addio agli steccatiLe tre centrali coopverso la fusionedi Silvia Ognibene

Foto Roberto Celi

Sguardi

BOICOTTIAMO LA MERKEL!(LA SINISTRA ALLO YOGURT)

L e trattative sul debito fra Germania e Gre-cia producono mostri. Ci sono quelli cheparagonano la Merkel ai nazisti, specie

dopo che ha fatto piangere una bambina pa-lestinese rispondendo a una sua domanda intv (la prossima volta dirà pure che BabboNatale non esiste e sarà il trionfo di Himm-ler), poi ci sono quelli che lanciano il boicot-taggio di prodotti tedeschi. Ci raccomandia-mo però di boicottarli bene, questi prodottitedeschi e di comprare greco, ma sì!, tutti acomprare greco. Le auto, per esempio, apioggia come se fossero olive (come so’ ‘ste

auto? So’ greche, so’ greche). Oppure tutti acomprare lo yogurt, greco, quello colato esenza grassi. Di quell’azienda così greca, laFage, che a un certo punto ha spostato lasede in Lussemburgo. Per cui produce in Gre-cia, distribuisce anche in Italia ma paga letasse nel Granducato. Anzi, bisogna esserecosì solidali da non comprare più neanche loyogurt della Mukki ma solo quello greco.

In passato ci sono stati boicottaggi controIsraele che piacevano tanto anche alla sinistratoscana. Questa pernacchia a danno dei tede-schi garberà ugualmente. In Germania, intan-to, «ci» comprano un po’ di meno, stando airecenti dati Unioncamere. Nel primo trime-stre 2015, in Toscana si assiste a una contra-zione delle vendite sul mercato tedesco pariall’1,7 per cento. E senza alcun boicottaggio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di David Allegranti

a pagina 7

FI

2 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

L a notizia della settimana èche l’Iran e le sei grandi

potenze mondiali hanno rag-giunto un accordo storico sulnucleare. In base all’intesa, lesanzioni imposte da Stati Uni-ti, Unione Europea e NazioniUnite saranno eliminate incambio di un freno ai pro-grammi nucleari di Teheran.Secondo i conti fatti da Sace ilritiro delle sanzioni potrebbeportare a un incremento del-l’export italiano verso il Paese

di quasi 3 miliardi di euro neiprossimi quattro anni. E l’Ita-lia spera di riprendersi il po-sto di partner commercialeprivilegiato della Repubblicaislamica ricoperto fino al2006, quando scattarono lesanzioni.

L’occasione è importanteanche per la Toscana il cuiexport verso l’Iran nel 2006valeva 175 milioni di euro, siera dimezzato nel 2010 ed ècrollato poi a meno di 50 mi-

lioni nel 2014. La ripresa dellerelazioni commerciali conl’Iran è un’opportunità non so-lo per colossi come Eni e Sai-pem, ma anche per le Pmi ita-liane e toscane: tra i settoriche potranno beneficiaremaggiormente della riapertu-ra ci sono l’oil & gas, la mec-canica strumentale e la moda.

Inutile ricordare il peso delNuovo Pignone nell’economiaregionale o quello delle Pmiartigiane legate al comparto

del lusso. Bastano due numeriper la meccanica strumentaleche è la componente principa-le dell’export italiano verso l’Iran, con un peso del 58% sultotale nel 2014.

Nel 2014, secondo Unionca-mere, l’export toscano è cre-sciuto del 4,3% trainato da al-cuni settori chiave, tra i qualila meccanica strumentale cheha segnato un più 10,1% rispet-to al 2013. Ecco perché quellairaniana è un’occasione da

non perdere. Tenendo presen-te che, rispetto a un decenniofa, oggi la concorrenza è a dirpoco agguerrita, con gli StatiUniti che sfrutteranno il ruolodi leader nelle trattative perl’accordo, Russia e Cina chedurante gli anni di bloccohanno acquisito il ruolo dinuovi partner commercialiprivilegiati, India e Brasile chehanno guadagnato posizioninel Paese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 13al 17 luglio

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

76,996,75 7,016,95

1,8261,7331,6971,811,774

SOSPESA

7,757,87,865 7,7657,615

0,7340,74350,774

0,74350,7435

38,536,6

35,6

38,3237,5

0,09640,09470,0947 0,09670,096

0,04260,04120,0409 0,04270,041

2,5722,682,626 2,5722,566

1,091,0581,039 1,061,05

0,810,810,813 0,8060,8105

0,34960,34630,3497 0,3490,3452

27,326,2726,41

27,2726,37

15,4115,2714,88 15,4515,22

3,032,9462,998 3,083

1,1851,1671,224 1,2131,211

1,2991,321,35 1,3141,313

15,8915,815,61 15,9116,18

9,39,39,3 9,39,3

Brie

fing

IL PUNTO

L’occasione iraniana: corsa all’export dopo le sanzionidi Silvia Ognibene

BiologicoLE LUMACHEANTI ETÀVERSO SHANGHAI

C on la bava di lumaca allaconquista dell’Oriente. È

il progetto di Iacopo Gallia-ni, venticinquenne imprendi-tore di San Miniato di Pisa che ha messo su un alleva-mento biologico di lumache per produrre con la loro ba-va «pura al cento per cento, aspirata grezza e poi purifi-cata in laboratorio», assicura, creme anti età e anticel-lulite, sham-poo, saponi e stick per le labbra. Per il momento vende sul mercato do-mestico ma prepara per la fine di agosto una missio-ne a Shanghai «perché i consumatori orientali sono molto attenti alla cura del corpo e già conoscono le virtù della bava di lumaca». Intanto Galliani ha comincia-to ad uscire dal suo guscio attraverso la vetrina conqui-stata all’Expo internazionale di Milano, all’interno del padiglione Coldiretti, pare con buoni riscontri.

S.O.© RIPRODUZIONE RISERVATA

ViniOCCHI SU BOLGHERI:L’ORNELLAIAVA IN BIANCO

L o zar Vladimir Putin lo fatrovare ai suoi ospiti

internazionali sulla tavola del Cremlino, Matteo Renzi lo ha fatto servire alla cancelliera Angela Merkel alla cena nella Sala dei Gigli di PalazzoVecchio, George Clooney lo ha scelto per celebrare degnamente il suo matrimonio con l’avvocatessa libanese Amal Alamuddin. L’Ornellaia è certamente uno dei vini italiani più amati nel (bel) mondo. Supertu-scan rosso simbolo —con il Sassi-caia — del successo in-ternazionale di Bolgheri, dal prossimo novembre l’Ornellaia sarà affianca-to sul mercato da un gemel-lo bianco, il cui nome sarà comunque Ornellaia. Un sau-vignon blanc, lungo il solco tracciato dal Poggio alle Gaz-ze, frutto della vendemmia 2013, che sarà prodotto al-meno inizialmente in sole quattromila bottiglie.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

IdentitàLA CERAMICA? DOCGUN «LIBRO VERDE»CONTRO I FALSARI

L e ceramiche di Montelupoe il marmo di Carrara? Un

bene da tutelare con un marchio esclusivo, come la Docg per un vino Bolgheri o un Chianti Gallo Nero. Oggi i prodotti manifatturieri o i materiali estrattivi non sono protetti o valorizzati da alcu-na legge, un vuoto legislativo che, ad esempio, rende mol-to più facile fa passare per marmo di Carrara un blocco di oro bianco estratto lonta-no dalle Apuane. Anche que-sta è contraffazione, per di più difficilmente sanzionabi-le, che crea milioni di euro di danni all’economia tosca-na. Nella battaglia è impe-gnato l’eurodeputato Nicola Danti (Pd): «Stiamo facendo il massimo per riuscire a convincere la Commissione europea — spiega l’espo-nente del Pd — perché per la Tosca-na sarebbe un grande passo avan-ti». Ma per tutelare le eccellenze c’è da superare la burocrazia europea: pro-cedure com-plesse, e spesso assai controverse, che nelle settimane scorse hanno por-tato al via libera per produr-re formaggi utilizzando latte in polvere. Danti e altri euro-deputati italiani stanno lavo-rando a un «libro verde» delle eccellenze da tutelare, che dovrà poi essere sotto-posto alla Commissione eu-ropea. Nell’elenco, oltre al marmo delle Apuane e alle ceramiche di Montelupo, ci sono ad esempio i mobilifici del pistoiese, certe lavorazio-ni tipiche della pelletteria in Maremma, i coltelli di Scar-peria. L’obiettivo, istituendo per legge questa Indicazione geografica (Ig), oltre a tutela-re dalla contraffazione pro-dotti e produzioni legate a doppio filo al territorio, è quello di mettere in condi-zione le piccole realtà di accendere più facilmente ai fondi europei, come aiuto in caso di crisi o come trampo-lino per potenziare l’attività grazie all’export. «Siamo fi-duciosi di riuscire a tagliare il traguardo nel 2016 — spiega Danti — intanto stia-mo facendo una mappatura delle eccellenze che dobbia-mo tutelare in Toscana».

Claudio Bozza© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il traguardofissato per l’approvazionedelle normedi salvaguardia dei prodotti

2016

Ha debuttato in borsa il 20 maggio, facendo il botto: più 30% sul prezzo di collocamento fissato a 3,55 euro e 35 sottoscrittori, italiani ed esteri, che hanno aderito all’Ipo. BioDue, sede a Tavarnelle Val di Pesa, sviluppa, produce e commercializza dispositivi medici, prodotti dermocosmetici e integratori alimentari sia per grandi realtà farmaceutiche nazionali e internazionali (da dove proviene il 60% del

fatturato) che per i propri marchi (Pharcos, Selerbe, Biofta). Le azioni BioDue hanno segnato un picco di 13,9 euro il 3 giugno per poi assestarsi poco sotto gli 8 euro. L’azienda ha chiuso il 2014 con 30,5 milioni di fatturato, contro i 27,2 del 2013, un Margine operativo lordo di 3,96 milioni (3,05 nell’anno precedente) e ha iniziato il 2015 con una buona performance sul mercato di Aim Italia.

GeotecnologieIN VOLO DA SIENAPER INDAGARELA TERRA (E SOTTO)

È un laboratorio volante, capace di scrutare tutto

quanto accade sopra (e sot-to) la superficie sorvolata con un livello di analisi così dettagliato da rilevare anche lo stato di salute delle piante e l’umidità contenuta nei suoli, oltre che la presenza di risorse minerarie. «Ra-dGyro» è il progetto dello spin off del Centro di Geo-tecnologie dell’Università di Siena capace di svolgere le sue ricerche spettrometriche in volo: funzionale come un elicottero, più efficiente di un drone per la capacità di carico e l’autonomia di volo. I numeri e le immagini che riesce a catturare consentono di creare ortofoto e modelli digitali del terreno, strumen-ti per le cartografie utili poi allo studio di fenomeni na-turali come frane o alluvioni. Ma RadGyro è in grado an-che di rilevare la provenienza di sversamenti inquinanti oppure riempimenti di disca-riche, e può servire alle aziende agricole per suppor-tare, attraverso le sue map-pe, l’irrigazione o la fertiliz-zazione a dosaggio variabile.

Gaetano Cervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pari opportunitàIL LAVORO È ROCK,ANCHE PER GIOVANICON DISABILITÀ

H ard Rock apre ai giovanidisabili. Nel locale di

piazza della Repubblica a Firenze lavorano 4 ragazzi con handicap, cognitivo o fisico. Fanno i cuochi, gli aiuto-cuochi, preparano i tavoli. Tre di loro hanno un contratto a tempo indetermi-nato, un altro verrà assunto a breve, un quinto è in stage formativo. Secondo Hard Rock, catena nata nel 1971 a Londra, la professionalità può andare a braccetto con l’inclusione sociale. Ne è convinto Federico Boglietti, kitchen manager del risto-rante fiorentino: «È un’espe-rienza positiva per tutti i lavoratori visto che questi giovani portano una partico-lare energia e stimoli nuovi grazie a un approccio alla vita e al lavoro con punti di vista diversi». L’inserimento è stato possibile anche per il contributo dell’ex Provincia e al progetto «Lav… Ora Diver-samente», grazie al quale negli ultimi 9 anni sono sta-ti 3.645 gli avviamenti al lavoro di persone disabili, di cui 520 nel settore pubblico e 3.125 in quello privato.

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le persone disabili avviate al lavoro in 9 anni grazie a «Lav Ora diversamente»

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MERCATI

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3Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

PRIMO PIANO

La solidità del marmo(con l’aiuto dei robot)L’estrazione aumenta i suoi utili, la lavorazione sul territorio apuano aumenta,insieme alle esportazioni: in Italia non c’è un altro distretto così redditizioE ai piedi delle montagne crescono le aziende meccaniche, ad alta tecnologia

Crescono gli utili delleimprese del marmo,distretto basato suestrazione, lavorazio-ne e meccanica che

dimostra la vitalità di tutti etre i settori, con gli ultimi dueparticolarmente interessatidall’innovazione tecnologica.E cresce in particolare il fattu-rato della lavorazione del mar-mo e dei lapidei — con il di-stretto toscano diventato pri-mo in Italia per lavorazione

ti concreti avrà il piano delpaesaggio Rossi-Marson e co-me finirà l’impugnazione daparte del governo del pianocave della Regione approvato amarzo relativamente alla «ri-pubblicizzazione» dei beniestimati, cioè le cave conside-rate private, i dati economici2014 e 2013 della provincia diMassa Carrara dicono che cisono margini di reddito, equindi di investimenti e cre-scita, sia per chi estrae, sia perchi lavora, sia per chi producemacchinari, una realtà menonota ma di assoluta eccellen-

107 milioni di euro, più 16%sul 2012 e più 22% sul 2011:«Questo recupero di valore diproduzione si è quasi total-mente tradotto in utili, pas-sando da una perdita di circa500.000 euro nel 2011 ad unmargine netto positivo di 16,6milioni di euro nel 2013. Oggi100 euro di fatturato si tradu-cono in 16,5 euro di utile net-to, un livello elevatissimo,praticamente unico, difficil-mente riscontrabile in altrisettori, non solo in ambitoprovinciale, ma in tutto il Pae-se», sottolinea la ricerca.

Vanno bene i conti ancheper il settore della lavorazio-ne: il fatturato è cresciuto delpiù 5% rispetto al 2012 ed haconsentito di far chiudere inutile anche nel 2013 i bilancidelle 122 imprese campionate,che generano un valore diproduzione di quasi 436 mi-lioni di euro che si trasformain utile per 9,4 milioni. Il set-tore inoltre ha rafforzato tuttii suoi principali indicatori, apartire da quello di patrimo-nializzazione che è salito al42% dal 39,6% del 2011. «Laricerca ci dice non solo che cisono i margini di alto valoreaggiunto, ma anche che ci so-no per i prodotti finiti, artisti-ci, per la lavorazione, con va-lori in costante crescita tantoche ormai quello apuo-versi-liese è il primo distretto inItalia — sottolinea DanieleMocchi, ricercatore della Isr— Anche nel 2014 i lavoratisono cresciuti sia pure moltomeno che negli anni scorsi,con 481 milioni di valore con-tro i 476 milioni del 2013, afronte dei 190 milioni di valo-

late l’anno da circa venti anni— afferma Andrea Balestri, di-rettore della Associazione In-dustriali Massa Carrara — Èstata una crescita qualitativa:questo sforzo ha dato unaspinta ai prodotti lavorati esoprattutto ha rinvigorito ilprestigio del marmo di Carra-ra, portando dal 2009 al 2014ad un aumento del 30% nel-l’esportazione di marmi lavo-rati. Qui, al contrario di certeaffermazioni, si lavora circa il50%del marmo estratto. Certorispetto al dopoguerra sonodiminuiti i laboratori artistici,quelli delle mattonelle sonoquasi scomparsi come anchequelli del granito, che non èdi qui ma veniva importato,lavorato, e poi esportato, maad esempio ci sono anche la-boratori condotti da giovaniche usano scanner e tecnolo-gie per prodotti di design eartistici, e non solo». Cioè?«Dieci anni fa non esistevanoditte con grandi “gallery” dimarmi e lapideo tagliati in la-stre che attirano gli architettie consentono di valorizzare ilprodotto, anzi i tanti prodottispecifici, perché i marmi sonouna ventina e molti adessovanno di gran moda, un po’come la pelle del distretto fio-rentino. È cambiato il mododi lavorare, e di fare marke-ting» aggiunge Balestri.

Dall’estrazione del marmosi ottengono anche i ravaneti,i «sassi» che ripuliti e macina-ti hanno dato vita al businessdel carbonato di calcio, e an-che qui le cose sono cambiate:dal rapporto una tonnellata diblocchi-tre di sassi si è passatiad una di blocchi e due disassi, con l’export dei sotto-prodotti del marmo passatoda 2,6 milioni di tonnellatenel 2013 a 2,2 lo scorso anno.

E la meccanica? La ricercadi Isr per la Camera di Com-mercio evidenzia la crescitadel fatturato del 14% rispettoal 2012 e del 18% sul 2011, conuna buona redditività mediaper impresa e capacità di in-novare. Un esempio è la T&DRobotics di Marina di Carrara,impresa nata 8 anni fa cheprogetta, assembla e assistesistemi robotici impiegati nelsettore lapideo (e non solo) aCarrara e in tutto il mondo.«Non potevamo che nascerequi a Carrara — sottolineaFrancesco Terzago, che si oc-cupa dalle comunicazione del-l’azienda — Contiamo 20 ad-detti, il doppio di poco tempofa, con competenze in auto-mazione, informatica, inge-gneristica, meccanica. T&DRobotics è un integratore del-la multinazionale ABB e nelrestauro con nostri impianti sirealizzano, grazie a scannertridimensionali, le guglie delDuomo di Milano e si sonoriportati al loro splendore ifregi marmorei della cupoladel Guarini di Torino cheospita la Sacra Sindone». Ro-bot che possono utilizzare filodiamantato, scrivere sulla pie-tra, resinare lastre, aumentan-do la sicurezza dei lavoratoriche seguono o eseguono le la-vorazioni lontani dalle lastre odai blocchi. «Sarebbe bello re-alizzare un piccolo distrettorobotico del lapideo — con-clude Terzago — ma per ades-so non ci riusciamo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

dopo aver superato nel 2013 ilVeneto — smentendo il luogocomune sui blocchi di marmoe le tonnellate di carbonato dicalcio che se ve vanno, senzalasciare ricchezza a Massa,Carrara, Versilia, Garfagnana eLucca, tutti territori interessatidal distretto, anche se è Carra-ra che fa la parte del leone.

In attesa di capire che effet-

za. La conferma arriva dal rap-porto dell’Istituto di Studi eRicerche della Camera diCommercio di Massa Carrarasui bilanci 2013 delle societàdi capitali del distretto (su uncampione di 51 imprese diestrazione e 122 della lavora-zione lapidea). Il valore dellaproduzione delle impresecampione di estrazione è di

di Mauro Bonciani

I numeri della lavorazione

Fonte: Assindustria Massa Carrara

Dati in tonnellate

Lavorati compresigli sfidi

Materialidisponibili1.450.000

Dalle cave 1.300.00Importati 100.000Altre regioni 50.000

Blocchi esportati400.000

200.000

340.000

260.000

Totale lavorati: 800.000 (55%)

Esportazioniprod. lavorati

260.000

Lastre e prodottimercato italiano

150.000

Esportazioni«blocchi e lastre»

600.000

Lastre esportate200.000

AssindustriaBalestri

T&D RoboticsTerzago

re del 2014 dei blocchi di mar-mo e del lapideo grezzo».

Il mondo della lavorazioneperò è cambiato, non soloperdendo addetti, sia pure inmondo meno massiccio deglialtri distretti italiani del setto-re al Nord e in Sardegna, maanche mutando in parte pelle,con piccole aziende che nonci sono più ed aziende chefanno grandi movimentazioni,mentre la redditività del di-stretto è spinta anche dalprezzo del marmo che si man-tiene alto perché la domandasupera l’offerta. «Il distrettodel marmo, dopo la grandecrisi del 2008 per il crollo deimercati statunitensi si è ripre-so e la sua crescita non è stataquantitativa:si estraggono piùo meno un milione di tonnel-

Oggi e domaniL’estrazione dei tipici blocchidi marmo in una cava del distretto apuo-versiliese. In alto, una delle macchine di T&D Robotics al lavoro su una lastra

È cambiatoil nostro mododi lavoraree di faremarketingOggi moltidei diversi marmi vanno di moda

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4 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

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5Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

LOCOMOTIVE

Il salto del Bisonte: soci inglesiper restare made in TuscanyDopo quarantacinque anni di storia il marchio della pelletteria si trasforma in SpaDi Filippo: ho negozi a Giacarta e in Corea, ma senza un erede serviva la svolta

Si è imposto sul merca-to internazionale, manon ha eredi. Così ilBisonte ha deciso ditrasformarsi in Spa,

facendo entrare come socio ilfondo di private equity inglesePalamon Capital Partners. To-talmente e da sempre made inTuscany, manterrà la produ-zione a Pontassieve e i fornito-ri resteranno quelli che da 45anni affiancano l’azienda diWanny Di Filippo. Restano alloro posto i 72 dipendenti del-la pelletteria ed è garantito illavoro per i 150 dell’indotto. Itermini della transazione de-vono ancora essere definiti,ma il nuovo socio è già entra-to in azienda e Di Filippo avràil ruolo di presidente del Cda:«Dove potrò continuare a direla mia», dice lui.

«Vede cosa ha portato Nar-della in dono al sindaco diNew York? Questa è una car-tella disegnata da me, gliel’haportata perché il Bisonte è unmarchio conosciuto in tutto ilmondo, è simbolo del madein Tuscany», spiega Wanny DiFilippo che si toglie di bocca ilsigaro, si liscia la barba biancae mostra una foto dal cellulare

che ritrae il sindaco di Firenzecon Bill de Blasio. «A fare ladifferenza per noi sono stati ilmarchio, riconoscibile, ap-prezzato ovunque, in Orientesoprattutto (sono 34 i negozimonomarca in Giappone) e laqualità del prodotto. In 45 an-ni abbiamo fatto tanto, abbia-mo aperto da poco altri nego-zi monomarca, a Giacarta co-me in Corea. Ora serve unanuova avventura», spiega ilfondatore che racconta ancheil perché del socio londinese.«Ho 70 anni e non ho eredi eanche il direttore di fabbrica,Luciano Masini, che è stato ilprimo operaio, dopo 44 anniva in pensione. Serviva dareun futuro a quello che abbia-mo creato». Delle sette propo-ste arrivate è stata quella dellaPalamon a convincere Di Filip-

po: «La loro ci è sembrata laproposta più vicina a noi,quella che punta di più al va-lore della produzione italiana,abbiamo avuto le garanzie checercavamo». Il mercato che ilBisonte vorrebbe esplorare dipiù è quello americano, a NewYork e a Beverly Hills ci sonodue negozi monomarca, ma ilventaglio può essere ancoraampliato. «Sono partito inuna cantina di via del Purgato-rio che aveva ancora tutti i se-gni dell’alluvione», ricorda.Era il 1970 quando con la mo-glie Nadia, Di Filippo, che pri-ma faceva il rappresentante diricambi d’auto, dà vita alla suaattività artigianale. A lavorarela pelle e a fare bozzetti avevaimparato anni prima, nel suoperiodo hippy, da cui provie-ne anche il nome del marchio,con tutto il riferimento all’im-maginario di frontiera. Anchedurante la crisi il Bisonte nonha smesso di crescere. E ilsuccesso arriva anche allasquadra femminile di pallavo-lo Azzurra di San Casciano,sponsorizzata dal Bisonte,promossa in serie A1.

Lisa Baracchi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Style

Le lenti da golfmettono a fuocola pallina

U n po’ status symbol unpo’ accessorio di

tendenza, gli occhiali da sole per essere alla moda devono osare di più. Questi firmati dal produttore tedesco e designer Mykita sono un chiaro esempio di originalità funzionale. Non a caso piacciono a icone di stile famose. Prince, George Michael e Lenny Kravitz li indossano. Il segreto del successo? Il

brandberlinese èil primomarchioche hacreatoun’interacollezione

di occhiali con stampa laser 3D in Mylon materiale vincitore dell’if Material Award, capace di coniugare arte, tecnologia e design. Tra i modelli più in voga per quest’estate quelli con lenti in vetro minerale — controproposta visionaria alle protezioni in pelle tipiche del look alpino anni ‘50 — con clip laterali da applicare e rimuovere all’occorrenza per proteggere dal sole e dal vento. E per gli amanti del Golf, una versione con lenti che garantiscono una visione perfetta, aumentando il contrasto sul campo da gioco rendendo sempre visibile la pallina bianca sul green.(Laura Antonini)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Wanny Di Filippo, fondatore nel 1970 del marchio di pelletteria Il Bisonte

Effetto Grecia

LE RIFORME DA FARE

SEGUE DALLA PRIMA

Come imprese private, profit e non-profit, anche organizzate in rete, associazioni e fondazioni, per allargare l’offerta di prestazioni socio-sanitarie e assistenziali. Questa si deve infatti confrontare con una domanda (i bisogni) elevata e crescente, soggetta anche in Toscana a forme di severo razionamento (liste di attesa e compartecipazioni elevate), e in alcuni settori anche sostanzialmente inevasa.In merito alla seconda area di intervento, occorre ampliare la rete di istituzioni volte alla preparazione tecnica e scientifica dei lavoratori, oltre che all’arricchimento culturale della società. Il successo del così detto modello tedesco di scuola secondaria, ha mostrato come il depauperamento, nel nostro paese, della tradizione delle scuole tecniche e professionali sia stato in errore colossale. La regione Toscana, può incanalando le risorse, sviluppare una formazione professionale parallela a quella standard e incentivare le buone pratiche di qualificazione professionale. Si tratta, per esempio, di indurre le scuole pubbliche ad affiancare ai tradizionali diplomi tecnici quinquennali, diplomi di minore durata, ma più specifici e finalizzati al lavoro, e a favorire l’istituzione, di brevi diplomi, non necessariamente pubblici, post-secondari, coinvolgendo attivamente il mondo delle imprese. Riguardo, infine, alla terza area di intervento, le riforme istituzionali regionali dovrebbero poggiarsi sulla legislazione nazionale in itinere (ordinaria e costituzionale), per puntare ad una struttura agile di enti territoriali: la Regione, con una spiccata vocazione programmatoria, l’Area metropolitana di Firenze, gli enti di area vasta, al posto delle Province, nella forma di organi tecnici, «leggeri» e non elettivi, e un numero significativamente ridotto di comuni accorpati o organizzati in unioni.

Alessandro Petretto© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dipendentidello stabilimentodel Bisontea Pontassieve

72

I negozi monomarcaaperti da Di Filippo soloin Giappone

34Sono partito nel 1970da una cantina in via del Purgatorio che portavaancora tuttii segnidella grande alluvionedel 1966Nardella ha portatoin regaloal sindacodi New Yorkuna miacartella

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7Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

DOSSIER

Fusione coop, e addio steccatiEntro il 2017 centrale unica per Legacoop, Confcooperative e Agci: «Cambiamo, come i mercati»

Una centrale unica pertutte le cooperativedella Toscana che riu-nisca Legacoop, Con-fcooperative e Asso-

ciazione generale cooperative(Agci): le tre realtà già oggisono riunite nell’Alleanza del-le cooperative (Aci), i proto-colli d’intesa politica sono sta-ti siglati e l’obiettivo è arrivarealla fusione nel 2017. Un pas-saggio storico, che supera latradizionale divisione tra coop«bianche» e «rosse» per riu-nire sotto un unico cappellooltre 2.200 aziende che gene-rano il 5,5% del Pil regionale.

«Stiamo lavorando all’inte-grazione delle attività operati-ve per dotarci di un modelloorganizzativo diverso — spie-ga Claudia Fiaschi, presidentedi Confcooperative Toscana edell’Alleanza — Non si trattasolo di efficientamento e ridu-zione dei costi, ma di dareuna funzione diversa alla rap-presentanza del mondo coo-perativo sia per le imprese chesi stanno reinventando per lacrisi che per quelle nuove chevogliono ingrossare le fila del-la cooperazione in Toscana».

Servono tutele, servizi, so-stegno allo sviluppo delle coo-perative, leve nuove rispetto aquelle pensate 40 anni fa:«Per fare un esempio — pro-segue Fiaschi — lo svilupposui mercati emergenti è inter-settoriale, mentre adesso lecoop sono organizzate per set-tori. Un altro esempio sono lecooperative di abitazione, cheoggi devono ripensarsi per an-dare verso l’abitare sociale che

è a cavallo tra l’edilizia e ilwelfare».

È arrivato quindi il momen-to di mettere insieme impresecon matrici politiche e cultu-rali diverse, ma unite da undenominatore comune fattodi mutualità, legami con il ter-ritorio, valore dei soci. L’orga-nismo risultante dalla fusionedelle tre realtà avrà anche fun-zione di rappresentanza. «InItalia tra le associazioni dirappresentanza finora hannoprevalso le divisioni — con-clude Fiaschi — Parlare conuna voce sola ci darà maggio-

agroalimentare aggrega quasi50 mila produttori del territo-rio. Va aggiunto il valore dellebanche di credito cooperativo,la terza realtà nel sistema ban-cario toscano, con 29 istituti,oltre 15 miliardi di raccolta(cresciuta del 2,8% nell’ultimoanno con una quota di merca-to del 10%) e 13 miliardi diimpieghi. «È un progetto stra-tegico per la cooperazione —osserva il presidente di Lega-coop Toscana, Roberto Negri-ni — Servirà innanzitutto perristrutturare le filiere e attrez-zarsi per affrontare i nuovimercati, oltre che per rispon-dere alle esigenze dei cittadinie dei soci in uno scenario eco-nomico profondamente muta-to». Non una fusione freddama un ripensamento com-plessivo dell’economia coope-rativa, risultata non immuneda scandali e crisi al pari dialtre aziende. Il tema della fu-sione delle centrali cooperati-ve è aperto anche a livello na-zionale, e la Toscana è avantinel percorso che venne indi-cato come obiettivo quandoalla presidenza nazionale diLegacoop c’era Giuliano Polet-ti, attuale ministro del Lavoro.

In Toscana i prossimi pas-saggi operativi saranno dedi-cati al delicato tema degli or-ganici e il piano completo diriorganizzazione delle centralidovrà essere approvato entroil gennaio del 2017. Per rag-giungere l’obiettivo nei termi-ni fissati dovrà essere realizza-ta la piena integrazione di sta-tuti, modelli di governance eorganizzativi, ma anche dellesituazioni economiche e patri-moniali.

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Distretti

Tessile La lana riciclabile e i nuovi tessutiDa Prato 19 idee supera-confiniDue milioni dal ministero, un bando per rinnovarsi, 24 aziende in garadi Giorgio Bernardini

T essuti biodegradabili,percorsi alternativi dimarketing, nuove strate-

gie di produzione e distribu-zione dei prodotti. Sul piattoci sono quasi due milioni dieuro, investiti dal ministero dello Sviluppo economico perrilanciare il distretto del car-dato — la lavorazione della la-na tipicamente pratese — conle idee (innovative) che lestesse aziende hanno avanza-to. Si conoscerà il 30 settem-bre la graduatoria definitivadelle imprese che hanno par-tecipato al bando regionale. Intutto sono stati presentati 19progetti da parte di 24 impre-se: il numero di imprese èmaggiore del numero di pro-getti perché in alcuni casi so-

no stati presentati piani in«partenariato», una scelta in-coraggiata e premiata anchedal bando, che prevede unavalutazione più alta per le ag-gregazioni di imprese. Tutti iprogetti, con un’unica eccezio-ne, riguardano aziende del di-stretto tessile pratese, checomprende anche i territoridella provincia di Pistoia.

l finanziamento è a fondoperduto: ossigeno puro per ilterritorio, dato che nonostan-te la congiuntura economicafavorevole all’esportazione deiprodotti — a causa del de-prezzamento dell’euro e del costo stabile del petrolio — ildistretto del «tessile/abbiglia-mento» di Prato ha registratoun nuovo arretramento nel

primo trimestre di quest’anno:meno 0,7% nell’export. Un da-to che stride con la media po-sitiva toscana, che nello stessoperiodo ha fatto segnare unacrescita del 2,1% (dati IntesaSanpaolo).

La maggior parte dei pro-getti presentati prevede l’inte-grazione di più servizi: inno-vazione organizzativa per pre-parare l’impresa alla certifica-zione o marchio e un rilanciodi strategia di marketing fina-lizzata a guadagnare o incre-mentare la propria presenzaall’estero, sia nei mercatiemergenti che in quelli conso-lidati come il nord America.Non mancano progetti con at-tenzione all’innovazione so-ciale, che puntano ad esempio

sul coinvolgimento di gruppiesterni per la l’ideazione dinuovi prodotti o nuove cam-pagne informative. Due pianisi concentrano sul supportoalla creazione di nuove impre-se di giovani in settori ad altocontenuto tecnologico, concui collaborare con contrattidi fornitura. I progetti dannomolta importanza alla gestio-ne dell’impatto ambientale,tanto nelle fasi a monte —con il risparmio energetico —quanto in quelle a valle, con laprogettazione di tessuti piùfacilmente riciclabili e addirit-tura biodegradabili al 100%.Nel far questo le aziende pon-gono l’accento sulle politicheeuropee e danno il chiaro se-gnale di come il cardato stiapuntando sul valore aggiuntodegli aspetti ecologici, rispon-dendo alle aspettative dei con-sumatori sempre più attenti aquesti temi. Una strategia cheil presidente degli industrialipratesi Andrea Cavicchi hamostrato di voler mettere inpratica sino in fondo.

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re peso, poi ciascuno manter-rà la propria identità».

Mettere insieme Legacoop,Confcooperative e Agci è unapartita non da poco, se consi-deriamo che il coordinamentotra le centrali regionali coope-rative della Toscana riunisce2.200 aziende (569 delle qualiattive nel settore sociale e sa-nitario, oltre 600 nei servizi e269 nell’agroalimentare) perun valore della produzione di11,2 miliardi di euro l’anno. Isettori sociale, sanitario e deiservizi occupano 64 mila socilavoratori, mentre il comparto

La percentuale di perditadell’exportdel distrettopratese da gennaio a marzo

-0,7

La percentuale di crescitadell’export complessivo toscano nello stesso periodo

+2,1

I numeri toscani

2.200cooperativedelle quali

Valore della produzione complessivopari al

11,2 miliardi di euro

24.000per le cooperativedi abitazione

64.000soci lavoratori del settoresociale e sanitario

2,9 milionisoci consumatori dellecooperative di consumo

95%del fatturato cooperativodella Toscanaequivale al 5,5% del Pilregionale che sale all'11,5%considerando l'indotto

BANCHENUMERO SOCI

LegacoopConfocooperativeAGCI

29banche di creditocooperativo

380sportelli sul territorioregionale

circa il 10%della quota di mercatoin Toscana

606nel settore servizie produzione569nel settore socialee sanitario269agroalimentaree pesca218cooperativedi abitanti102di consumo (la più grandeovviamente è Unicoop)90nei settori cultura,turismo e sport

Curriculum

Il manager?Funzionase è diverso da te

«Q uestione difeeling»cantavano Mina

e Riccardo Cocciante qualche anno fa. E il feeling è un fattore fondamentale anche per le aziende, come spiega Francesco Tamagni, cacciatore di teste per Key2People. «Quando un piccolo o un medio imprenditore, per rilanciare la propria azienda, decide di

affidarsi aun manageresterno, setra i duenon scattal’intesadifficilmen-te

l’operazione avrà successo». E l’intesa scatta con la fiducia che nasce anche dall’apertura al diverso: «La Dallara di Bologna — dice — fa componenti per auto da corsa e ha chiamato un manager con un passato in Ibm, un salto nel buio che ha funzionato anche fidelizzando il manager offrendogli di entrare nell’azionariato».

(Edoardo Lusena)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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COMITATO SCIENTIFICO

Paolo Barberis: fondatore di Nana Bianca e Dada, consigliere per l’ innovazione della Presidenza del ConsiglioFabio Filocamo: Presidente Harvard Alumni Italia, CEO Dynamo Venture, Member of Board Principia SGRFabio Pammolli: Professore di Economia e Management IMT Alti Studi Lucca

Alessandro Petretto: Professore Ordinario di Economia Pubblica Università degli Studi di Firenze

Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

di Silvia Ognibene

FiaschiNon si tratta solo di essere più efficienti e ridurrei costi, devecambiarela nostra rap-presentanza

ConfcooperativeClaudia Fiaschi

LegacoopRoberto Negrini

Agci AlessandroGiaconi

Oro

L’emiro non compra piùArezzo in maglia neraL’ oro di Arezzo è il distretto toscano che

mostra il peggiore andamento nel primotrimestre del 2015, in controtendenza rispetto agli altri cluster industriali regionali che in-vece proseguono la serie positiva, secondo i dati della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Colpa delle esportazioni verso gli Emirati Arabi che perdono oltre il 29%. Il distretto vede nel complesso una contrazione del 14,4%. «Dopo una forte crescita fino al primo trimestre 2014, l’oreficeria aretina ha poi risentito del calo del prezzo dell’oro e del ripiegamento della domanda mondiale» nota Intesa Sanpaolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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8 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese


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