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Massimo Caputi Feidos - Rassegna Stampa Marzo 2013

Date post: 22-Nov-2014
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Rassegna Stampa Marzo 2013 su Massimo Caputi, uno dei massimi di finanza immobiliare che da tempo denuncia la drammatica situazione del comparto real estate italiano, che sta vivendo una crisi senza precedenti. Massimo Caputi aderisce alla petizione "Basta con il pessimismo": l'Italia ha un sistema produttivo solido, ma continua a pagare un rischio Paese che ormai non è più giustificato.
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Page 1: Massimo Caputi Feidos - Rassegna Stampa Marzo 2013

RASSEGNA STAMPAMarzo 2013

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14/03/2013 pg. 18 ed. Nazionale

La retroattività delle leggi italiane ha fatto scappare i grandi fondi esteri

Come noto si svolge in questi giorni in Francia il Mipim, salone internazionale di finanza immobiliare, manifestazione unica nel panorama mondiale che vede il confronto annuale di tutte le proposte di investimento del mondo e di tutti gli investitori. È l'anno peggiore per l'Italia! Con una politica economica ottusa nel 2010 (DL 78/2010) e nel 2011 (DL 70/2011) sono state introdotte dal ministero dell'Economia alcune norme che, pensando di drenare nuovi incassi per il fisco, hanno penalizzato gli investimenti immobiliari in Italia da parte degli operatori esteri; aspetto ancora peggiore è stato che le norme erano attive anche per gli investimenti stranieri già effettuati e ciò ha provocato la ricorrente frase «doesn't make sense!». Risultato: oggi il motto di tutti i principali investitori mondiali nel real estate è «Italy is out of the radar». E non è la situazione politica, come di solito si banalizza, il principale motivo di tale generalizzato atteggiamento; i grandi investitori istituzionali investono con logiche diverse da quelle del piccolo risparmiatore, chiedono una sola cosa: certezza del diritto e delle norme. Modificare la tassazione con gli investimenti in corso e addirittura in modo retroattivo è violare un condizione irrinunciabile se si vogliono attrarre investimenti: non cambiare le regole in corsa. È evidente che chi ha generato queste norme non ha valutato gli effetti sul mercato e ha fatto male i conti sulla fiscalità recuperabile; soldi il Fisco ne ha incassati pochi e ne ha persi moltissimi, intanto è stato prosciugato un flusso di valuta verso il Paese. In un mondo ideale l'Italia rappresenterebbe il 2% dell'asset class bene immobile a livello mondiale e il 15% in Europa. Oggi siamo vicini allo zero! E così al Mipim c'e'un susseguirsi di incontri che si concludono con la frase: «Tutto bellissimo, ma l'Italia è fuori dalla mente degli investitori esteri»; e si badi bene che l'investitore globale ha logiche diverse da quelle del piccolo risparmiatore: oggi investe in Grecia, in Spagna, persino in Libano, ma non in Italia. La mancanza di investitori istituzionali esteri (e non parlo dei fondi speculativi sempre pronti a drenare opportunità al ribasso) si riflette in modo drammatico su un'ampia fetta dell'economia del Paese: se non c'è domanda esterna, crolla la domanda interna; così è stato in questi mesi e sarà sempre peggio nei prossimi mesi. Peraltro con le banche che stanno diventando delle gigantesche immobiliari, i prezzi si deprimeranno sempre più. E non fa testo qualche ricco investitore singolo che acquista selezionati «trophy asset». Invertire il ciclo negativo non sarà assolutamente facile: ci vogliono soggetti che conoscono il mercato estero e in grado di rimontare la figuraccia fatta. E questo mentre in tutto il mondo si fa a gara ad attrarre investitori esteri: basti pensare che il

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socialista Hollande ha ravvivato la norma fiscale che varò Sarkozy a vantaggio degli investimenti del Qatar in Francia! E inviterei seriamente i nostri governanti passati, presenti e futuri a visitare lo stand del ministero dell'Economia tedesco al Mipim, nel quale fanno bella mostra i principali operatori privati tedeschi del settore che presentavano le loro proposte di investimento agli operatori internazionali; il governo tedesco non si è inventato fantasiose e inutili formule per tentare di svendere qualche inutile pezzo di patrimonio pubblico; ha preferito rendere appetibile il mercato interno con norme chiare e certezza del diritto a tutela degli investitori. Il motto dovrebbe essere «Italy back in the radar».

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14/03/2013 pg. 15 ed. Nazionale

Prelios ricomincia dal facility

ENTRA NEL GRUPPO GIANFRANCO RITUCCI COL COMPITO DI CREARE UNA DIVISIONE AD HOC

Prende così forma la strategia messa a punto da Massimo Caputi e dall'ad Sergio Iasi che punta sui servizi specialistici. Intanto la società si aggiudica la gara per la gestione degli immobili della regione MoliseRiparte dal facility management la nuova Prelios targata Massimo Caputi. Già nelle linee guida preannunciate a novembre per il rilancio industriale del gruppo si sottolineava del resto «la forte focalizzazione sul segmento dei servizi specialistici a supporto di patrimoni italiani ed esteri». Da qui, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la decisione di ricreare una divisione dedicata al facility management, compito per il quale è stato richiamato nel gruppo Gianfranco Ritucci, esperto del settore. Ritucci avrà il ruolo di presidente e affiancherà Andrea Boeri, l'amministratore delegato della sgr, nello sviluppo della nuova business unit. In realtà in passato Prelios, o meglio l'allora Pirelli Re, aveva già al suo interno Pirelli Re Integrated Facility Management (che nel 2007 fatturava circa 500 milioni di euro e contava un migliaio di dipendenti), società ad hoc ceduta nel 2008 a Manutencoop per fare cassa. Così, mentre l'operazione straordinaria per il rafforzamento patrimoniale e finanziario e il rilancio industriale del gruppo si avvicina alle battute finali, sul fronte business Caputi e il neo amministratore delegato Sergio Iasi stanno già sviluppando la nuova strategia. Al centro del piano di rilancio sono proprio le attività core di gestione patrimoniale, secondo un modello di matrice anglosassone che viene ora integrato con il facility management, ovvero tutti quei servizi a supporto dell'utilizzatore di un edificio (reception, sicurezza, pulizia, catering, logistica interna etc.). L'idea di facility promossa dal nuovo management è a spettro più largo del solito e include anche tutti quei servizi nel campo energetico sempre più importanti per l'immobiliare: affiancamento dei proprietari nella gestione degli acquisti delle forniture e valorizzazione ai fini di una maggiore efficienza energetica, puntando anche a una condivisione del risultato tra operatore e cliente. Nel frattempo prosegue l'attività del gruppo per ampliare gli asset under management e più in generale l'attività, anche attraverso la partecipazione a gare pubbliche. In quest'ambito il raggruppamento temporaneo di imprese composto da Prelios Property & Project Management, Exitone e Kpmg si sarebbe aggiudicato la procedura competitiva organizzata dalla Regione Molise per le attività di gestione degli immobili della Regione, degli enti locali e di altri soggetti pubblici, per un totale di oltre 5 mila edifici e 4 mila terreni. La commessa avrebbe durata di 4 anni, per un valore complessivo tra 8,5 e 10,5 milioni, e avrebbe come

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perimetro il censimento, il piano di alienazione e valorizzazione degli immobili e le canoniche attività di gestione. Prelios è anche in corsa per il bando della Cassa Forense, in attesa di esito, e sta valutando la partecipazione a gare per servizi di consulenza gestionale come quella per advisor finanziario e legale per la realizzazione e gestione dei i nuovi mercati generali di Milano, l'appalto delle architetture dei servizio per Expo 2015 e per il facility management per Atm Milano.

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Affari Italiani, 14/03/2013 L'Italia è ormai fuori dai radar L'immobiliare nostrano cola a picco

Massimo Caputi, uno dei massimi di finanza immobiliare, da tempo denuncia la drammatica situazione del comparto, che sta vivendo una crisi senza precedenti, con 500.000 posti di lavoro persi e un "outlook", per dirla con le agenzie di rating, nero fumo. Affaritaliani ha avuto modo di intervistare l'ingegnere per capire insieme a lui quale sia la situazione e, soprattutto, se il sereno possa tornare sull'intero comparto. Anche perché, al momento, l'Italia è completamente fuori dai "radar" degli investitori stranieri. Caputi, in Francia si svolge il Mipim, salone internazionale di Finanza Immobiliare. Visto com'è ridotto il settore potremmo anche evitare di andarci, o no? "Per l'Italia è l'anno peggiore! In un mondo ideale l'Italia rappresenterebbe il 2% dell'asset class bene immobile a livello mondiale e il 15% in Europa. Oggi siamo vicini allo zero! E così al Mipim c'e'un susseguirsi di incontri che si concludono con la frase: «Tutto bellissimo, ma l'Italia è fuori dalla mente degli investitori esteri»; e si badi bene che l'investitore globale ha logiche diverse da quelle del piccolo risparmiatore: oggi investe in Grecia, in Spagna, persino in Libano, ma non in Italia. Ma la grave crisi del settore è imputabile soltanto alla congiuntura economica o ci sono responsabilità della politica? "Con una politica economica ottusa sono state introdotte dal ministero dell'Economia alcune norme che, pensando di drenare nuovi incassi per il fisco, hanno penalizzato gli investimenti immobiliari in Italia da parte degli operatori esteri; aspetto ancora peggiore è stato che le norme erano attive anche per gli investimenti stranieri già effettuati e ciò ha provocato la ricorrente frase «doesn't make sense!». E' vero che l'Italia viene considerata "out of the radar" nel settore? E come mai una terra come la nostra, che ha ricchezza paesaggistiche uniche al mondo, non fa la parte del leone nel real estate se non per l'acquisto da parte di qualche eccentrico artista di questa o quella tenuta? "Oggi il motto di tutti i principali investitori mondiali nel real estate è «Italy is out of the radar». E non è la situazione politica, come di solito si banalizza, il principale motivo di tale generalizzato atteggiamento; i grandi investitori istituzionali investono con logiche diverse da quelle del piccolo risparmiatore, chiedono una sola cosa: certezza del diritto e delle norme. Modificare la tassazione con gli investimenti in corso e addirittura in modo retroattivo è violare un condizione irrinunciabile se si vogliono attrarre investimenti: non cambiare le regole in corsa. È evidente che chi ha generato queste norme non ha valutato gli effetti sul mercato e ha fatto male i conti sulla fiscalità recuperabile; soldi il Fisco ne ha incassati pochi e ne ha persi moltissimi, intanto è stato prosciugato un flusso di valuta verso il Paese".

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Si può invertire la tendenza? E come? "Invertire il ciclo negativo non sarà assolutamente facile: ci vogliono soggetti che conoscono il mercato estero e in grado di rimontare la figuraccia fatta. E questo mentre in tutto il mondo si fa a gara ad attrarre investitori esteri: basti pensare che il socialista Hollande ha ravvivato la norma fiscale che varò Sarkozy a vantaggio degli investimenti del Qatar in Francia! E inviterei seriamente i nostri governanti passati, presenti e futuri a visitare lo stand del ministero dell'Economia tedesco al Mipim, nel quale fanno bella mostra i principali operatori privati tedeschi del settore che presentavano le loro proposte di investimento agli operatori internazionali; il governo tedesco non si è inventato fantasiose e inutili formule per tentare di svendere qualche inutile pezzo di patrimonio pubblico; ha preferito rendere appetibile il mercato interno con norme chiare e certezza del diritto a tutela degli investitori".

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Milano Finanza, 16/03/2013 pg.8 ed. Nazionale Basta depressione

COPERTINA MANIFESTO

Basta con il pessimismo. L'Italia ha un sistema produttivo solido, ma continua a pagare un rischio Paese che ormai non è più giustificato. Nonostante l'impasse post elettorale. L'Italia ha un rapporto deficit/pil inferiore al 3%, ha uno dei regimi previdenziali più solidi in Europa dopo la riforma e vanta un avanzo primario del 2,5%, tra i più alti in Europa. Inoltre l'indebitamento complessivo del Paese, che tiene conto di debito pubblico e ricchezza privata, è tra i migliori in Europa. Oggi quindi è necessario che per l'Italia ci sia un margine di flessibilità nel valutare il peso degli investimenti sul deficit pur nell'ambito della disciplina di bilancio. Le imprese italiane, come dimostrano i bilanci delle quotate in Piazza Affari, hanno saputo crescere nonostante il Paese in recessione e ora devono poter contare su una maggiore fiducia per poter agganciare la ripresa della crescita mondiale. Quindi basta con il pessimismo e la depressione, serve un'iniezione di ottimismo. C'è bisogno di una doppia fiducia, quella a un nuovo governo e quella al Paese e ai suoi cittadini. È l'appello firmato da imprenditori, professionisti, analisti e gestori italiani ed esteri che non si riconoscono più con questa immagine dell'Italia sulla via del declino. Un appello che fa seguito alla dura presa di posizione dei Comuni italiani fermamente intenzionati a violare il Patto di stabilità pur di sbloccare i crediti che le aziende vantano nei loro confronti. Un appello che passa necessariamente anche attraverso una riduzione della pressione fiscale, davvero insostenibile sia per le imprese che per i cittadini. Perfino la rigorosa Angela Merkel ha promosso i conti dell'Italia. È «pienamente giusto» per la cancelliera tedesca che l'Italia, con un rapporto deficit/pil inferiore al 3%, possa avere maggiore spazio per gli investimenti, come previsto del patto di stabilità e crescita. Una risposta alla lettera - invero piuttosto timida - del premier uscente, Mario Monti, che ha chiesto di combinare il rigore con la crescita. In effetti oggi sono in primo piano le difficoltà per l'Italia di darsi un nuovo governo e un debito pubblico che è tornato a sfondare i 2 mila miliardi, «ma nel secondo trimestre del 2013 l'aspetto fondamentale da valutare sarà la direzione delle misure programmatiche del governo. L'austerity di Monti è una realtà i cui benefici iniziano solo ora a essere percepiti. Per il sistema-Italia sarebbero sufficienti limitati tagli di bilancio per raggiungere un punto di equilibrio e bloccare così l'aumento del debito pubblico, diversamente dalla difficile situazione di Spagna, Francia e Regno Unito, i cui disavanzi di bilancio sfiorano il 10% del pil», dice Neil Dwane, responsabile investimenti per l'Europa di Allianz global

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investors. E poi l'Italia deve ancora giocare la carta del Tagliadebito, un piano indispensabile cheè rimasto lettera morta col governo Monti. Secondo il gestore, poi, «il settore bancario italiano è meno esposto alle dinamiche incerte dei mercati globali, in termini di volatilità e imprevedibilità, e può ricoprire un ruolo fondamentale per l'economia italiana. Gli istituti bancari si ritrovano con un settore privato forte e conservativo, senza evidenze significative di bolle immobiliari». Allianz Global Investors stima che il mercato italiano attualmente sembra essere molto conveniente, con un rapporto prezzo utili medio pari a 8, a fronte di 22 degli Usa, 16 del Giappone e 14 dell'indice Msci Europe. «Pensiamo che molti investitori continuino a confondere le prospettive delle società italiane con i problemi dell'Italia, ma questo è un errore perché quasi il 50% degli utili di tali società deriva da business esteri. Noi riteniamo che sia possibile individuare un buon numero di società italiane che hanno una vera impronta globale e una limitata dipendenza dalla crescita del pil italiano». Proprio il made in Italy sale alla ribalta dall'analisi dei bilanci 2012 delle quotate a Piazza Affari. Lo scorso anno infatti il fatturato delle oltre 120 aziende industriali che finora hanno reso noto i propri dati è balzato del 12,5% rispetto al 2011, con una redditività delle vendite del 9,8%. L'utile è invece aumentato del 6,8% e l'indebitamento finanziario netto è sceso del 6%. A brillare sono soprattutto le blue chip che portano i grandi marchi italiani nel mondo come Luxottica, Ferragamo, Pirelli, Campari, Prysmian e Tod's. Società che sono pronte a scommettere sul futuro dell'Italia. Come conferma proprio Brunello Cunicelli, ad e presidente della società: «In questi mesi ho incontrato diversi imprenditori e in loro ho trovato una comune voglia di reagire e di provare che l'Italia è uno splendido Paese». Non a caso sono le società che da inizio anno a Piazza Affari registrano performance superiori alla media. A partire proprio da Salvatore Ferragamo, miglior titolo del Ftse Mib con un rialzo da gennaio del 25,5%, seguito da Luxottica (+23,9%). Sempre nel lusso spicca il 16,5% di Tod's che ha sfondato la soglia dei 100 euro e ora quota 111 euro ai massimi storici. «Quello che emerge è che abbiamo un sistema produttivo solido, se si valuta la gestione in base al parametro della cassa e delle attività a breve emerge un quadro positivo. Dai bilanci emerge che il sistema Italia tiene, che sa puntare sulle esportazioni e ha un buon grado di resistenza nonostante la recessione. È un peccato che queste aziende paghino ancora un rischio Italia», dice Mario Spreafico, responsabile investimenti del private banking di Schroder. E proprio il rischio Italia fa sì che le imprese quotate, nonostante i conti positivi, abbiano corso meno in borsa dei competitor europei. «La borsa italiana è davvero sottostimata rispetto alle altre borse e questo penalizza anche aziende che crescono», dice Massimo Caputi, presidente di Feidos. Certo, resta il nodo dei debiti di oltre 100 miliardi delle aziende nei confronti dello Stato che pesa come un macigno sulle società, un problema che riguarda non solo le quotate, ma tutto il sistema Italia e che va risolto al più presto. Lo ha fatto nei mesi scorsi la Spagna che in pochi mesi ha sbloccato pagamenti per

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27 miliardi e anche l'Italia deve trovare le risorse necessarie per farlo. Non solo. L'Italia deve diventare più attraente per gli investitori esteri, che chiedono uno Stato più efficiente e un quadro normativo che sia stabile nel tempo. (riproduzione riservata)

L'ANDAMENTO DEI TITOLI DEL FTSE MIB DA INIZIO ANNO

Salvatore Ferragamo Luxottica Group Mediolanum Azimut Prysmian Fiat Tod's Exor Impregilo Buzzi Unicem StMicroelectronics Fiat Industrial Autogrill Enel Green Power Lottomatica Parmalat Terna Pop. Emilia Romagna Unicredit Snam Campari Tenaris Popolare Milano Eni Mediaset Mediobanca A2a Generali Intesa Sanpaolo Ansaldo Sts Pirelli e C. Monte Paschi Siena Finmeccanica Ubi Banca Atlantia Telecom Italia Diasorin Banco Popolare Enel Saipem

I BILANCI 2012 DELL'INDUSTRIA IN PIAZZA AFFARI

Eni Fiat (§) Enel Telecom Italia Fiat Industrial Saipem Edison Saras Erg Tenaris (°) Prysmian (^) Luxottica STMicroelectronics (°) A2A Autogrill Pirelli & C. CIR Cofide Italcementi Snam Acea Atlantia Lottomatica Indesit Company Buzzi Unicem Enel Green Power Astaldi Impregilo Esprinet Terna De'Longhi Piaggio & C. Brembo Caltagirone Campari Sogefi Danieli (6 mesi - chiude al 30/6) Ansaldo Sts Marr Sias Autostrade Safilo Group Salvatore Ferragamo Ascopiave Cementir Holding Tod's Astm Carraro Amplifon Recordati Ed. L'Espresso Geox Engineering Ima Sorin La Doria Gemina Interpump Group Reply Reno de Medici Datalogic DiaSorin ElicaBiesse Yoox Emak Save - Aer. di Venezia Prima Industrie Beni Stabili Cairo Communication Zignago Vetro Landi Renzo Nice Falck Renewables (*) Fiera Milano Aeffe D'Amico Int. Shipping (°) Poltrona Frau Telecom Italia Media Servizi Italia Caltagirone Ed. Vianini Lavori El.En. Isagro Saes Getters Juventus (6 mesi - chiude al 30/6) Exprivia Gefran Sabaf Tesmec Bolzoni Igd Siiq Damiani (9 mesi - chiude al 31/3) It Way Cembre Centrale Latte Torino Acotel Group Valsoia Cdc Dada Autostrade Meridion. Digital Bros (6 mesi - chiude al 30/6) Risanamento TerniEnergia A.S. Roma (6 mesi - chiude al 30/6) Cad It Olidata Aer. di Firenze Fidia Txt e-Solutions Lazio (6 mesi - chiude al 30/6) Poligrafica S.Faustino Piquadro (9 mesi - chiude al 31/3) Mutui Online MC-link (Aim) Mittel (3 mesi - chiude al 30/9) Fullsix Vianini Industria Grandi Viaggi (3 m. - chiude al 31/10) Primi sui Motori Bonifiche Ferraresi Screen Service (3 m. - chiude al 30/9) Tamburi MolMed Cell Therapeutic

CHI SOTTOSCRIVE LA FIDUCIA ALL'ITALIA

Paolo Ainio (ceo Banzai), Alberto Bartoli (ad Sabaf), Tommaso Beolchini (Montezemolo&Partners sgr), Gianluca Beschi (Sabaf), Giuseppe Bernoni (Managing Partner di Bernoni Grant Thornton), Paolo Alessandro Bonazzi (presidente Service Trade), Antonio Bottillo (Natixis Gam Succursale Italiana), Massimo Caputi (presidente Feidos), Stefano Catalano (direttore finanza Dexia

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Crediop), Leo Civelli (ad di Reag), Pietro Colucci (presidente e ad di Kinexia), Matteo Cordero di Montezemolo (ad di Montezemolo&Partners sgr), Roberto Crapelli (ad Roland Berger Italia), Giancarlo Cremonesi (presidente Camera di Commercio di Roma), Brunello Cucinelli (presidente e ad di Brunello Cucinelli), Guido Damiani (presidente Damiani), Zeno D'Acquarone (Gwa Sim), Carlo Daveri (presidente DVR Capital), Ambrogio Caccia Dominioni (presidente e ad di Tesmec), Luca Dondi (Nomisma), Massimo Ferretti (ceo e presidente di Aeffe), Alberto Franceschini (presidente Ambromobiliare), Guido Galimberti (presidente Opera Art Solutions), Furio Garbagnati (ceo Weber Shandwick), Anna Gervasoni (dg Aifi), Stefano Gianti (Cmc Markets), Renato Giallombardo (partner Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners), Paolo Gualtieri (studio Gualtieri&Associati), Luciano Jannelli (Mig Bank), Giovanni Landi (Anthilia), Isidoro Lucciola (managing partner Lucciola & Partners), Riccardo Lupi (dg di Imprebanca), Vincenzo Manes (presidente e ad Intek), Raimondo Marcialis (consigliere delegato di Zenit), Giampiero Mazza (Cvc Capital Partners), Roberto Mazzei (presidente Principia sgr), Massimo Maurelli (partner di Mathema advisors), Flavia Daunia Minutillo (Studio Simonelli&Associati), Luigi Monti (ad Formia International), Gianfranco NegriClementi (Negri-Clementi studio legale associato), Cosimo Pastore (Power Emprise), Ernesto Preatoni (imprenditore), Fabio Regolo (presidente di Ventuno group), Marco Rosati (ad Zenit sgr), Luca Sacilotto (dg gruppo Randazzo), Marco Samaja (ad Lazard Italia), Massimiliano Sandri (ad The Stealth Tee), Fabio Sattin (presidente di Private equity partners), Claudio Scardovi (Università Bocconi), Claudio Sposito (managing partner Clessidra sgr), Mario Spreafico (Schroder Private Banking), Cesare Vecchio (studio legale Vecchio), Gabriele Vedani (Fxcm Italia), Daniele Viganò (presidente di Ventuno group).

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Affari Italiani 15/03/2013, di Marco Scotti Il più ricco del reame E la nuova etica Ior

Italia: benvenuti nel 1985 Ne abbiamo parlato ieri con l'intervista a Massimo Caputi: il settore immobiliare sta sprofondando, assai più velocemente di quanto non succeda ad altri comparti pur martoriati dalla crisi. Per questo, Lorenzo Salvia a pagina 37 del Corriere, ci racconta che cosa stia succedendo in un mercato delle case che è in flessione del 26%, mentre i mutui concessi sono diminuiti del 38%. Forse anche per decoro verso questi dati catastrofici, oltre che per l'oggettiva difficoltà della situazione, il governatore di Bankitalia Visco ha imposto uno stop ai bonus dei manager delle banche che abbiano registrato un rosso di bilancio. Un intervento che si è reso necessario anche se ai più potrebbe sembrare ovvio. Ne parla Francesco Ninfole a pagina 3 di Mf. A pagina 52 del Corriere l'ex commissario Consob Salvatore Bragantini rivolge un monito alle banche italiane, affinché si ricordino più spesso di essere sì aziende a scopo di lucro, ma al contempo talmente radicate nel contesto economico del nostro paese da non poter agire come una qualsivoglia impresa. Ma come fare a ritornare in crescita, a creare nuovi posti di lavoro, a risalire la china? Secondo Renato Brunetta, intervistato a pagina 23 di Libero da Giuliana Cazzaniga, l'unico modo è tornare alla legge Biagi, e alla tanto agognata flessibilità. Sembrano dettagli, all'ex ministro, che finora la flessibilità, in Italia, sia stata precarietà, uno strumento per tenere sulla corda i lavoratori e negare loro diritti acquisiti. Per Luigi Abete, intervistato da Dino Pesole a pagina 4 del Sole, l'urgenza più incalzante è invece quella relativa ai debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle aziende, ormai giunte al collasso. Aziende: la frenata di Bridgestone Dopo il clamore degli ultimi giorni, l'azienda produttrice di gomme sembra poter ritornare sui propri passi: chiede scusa per aver comunicato in videoconferenza la decisione di chiudere lo stabilimento e, al contempo, sembra poter rivedere la propria scelta. Ne parla Matteo Meneghello a pagina 43 del Sole. Altra situazione difficile: Alitalia. A pagina 48 de L'Espresso Maurizio Maggi racconta come a distanza di cinque anni dalla prima offerta di Air France, quella che era stata quasi accolta da Prodi prima che Berlusconi chiedesse l'intervento degli "italiani", siamo tornati esattamente allo stesso punto di prima: aspettare un'offerta dai francesi, o ridimensionarsi. Cambiamo scenario e passiamo a una delle poche aziende italiane che, nonostante le svalutazioni del portafoglio, ha riscosso l'entusiasmo dei mercati: parliamo di Generali, che dopo la presentazione del bilancio è letteralmente decollata in Borsa, facendo registrare un balzo di oltre il 9%. Non basta: il piano voluto da Mario Greco ha inciso anche dal punto di vista fiscale, poiché le svalutazioni sono indeducibili, con un conseguente aumento delle imposte per il Leone. Ci spiega tutto

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Riccardo Sabbatini a pagina 25 del Sole. Per concludere il capitolo aziende, intervista di Gigi Riva a Tarak Ben Ammar - a pagina 64 de L'Espresso sulla questione La7 e sul fallimento, come ribadisce il manager franco-tunisino, del management di Ti Media. Europa ed esteri: la pulizia necessaria A pagina 7 del Sole Morya Longo ci racconta la politica degli stipendi dei supermanager nelle grandi banche europee. Al confronto, gli italiani sembrano quasi dei morigerati impiegati. Ma c'è un'altra banca a essere tornata al centro della scena, anche se non per gli emolumenti dati ai propri manager: è lo Ior, che Angelo De Mattia a pagina 5 de L'Unità, auspica possa diventare un istituto etico. Un passo, sostiene l'ex direttore centrale di Bankitalia, non più procrastinabile.

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MF 20/03/2013 pg. 4 ed. Nazionale

Crescono le adesioni a «Basta depressione-L'Italia c'è»

Basta con il pessimismo. In Italia il sistema produttivo è solido, il rapporto deficit/pil è sotto il 3%, la previdenza è tra le più solide d'Europa dopo la riforma, l'avanzo primario è del 2,5% del pil, tra i più alti in Europa, e il Paese non ha chiesto dilazioni sugli impegni presi. Inoltre il debito totale, che tiene conto anche della ricchezza privata, è tra i più bassi d'Europa. Insomma l'Italia continua a pagare un rischio-Paese ormai non più giustificato. Le va quindi riconosciuta più flessibilità nel valutare il peso degli investimenti sul deficit pur nel rispetto della disciplina di bilancio. Le imprese italiane, come dimostrano i bilanci delle quotate a Piazza Affari, sono cresciute malgrado la recessione e ora devono poter contare su una maggiore fiducia nel Paese. Già 64 tra imprenditori, finanzieri e consulenti hanno aderito all'appello lanciato da MF-Milano Finanza sabato 16 marzo. Ecco la lista completa: Paolo Ainio (ceo Banzai), Alberto Bartoli (ad Sabaf), Tommaso Beolchini (Montezemolo&Partners sgr), Gianluca Beschi (Sabaf), Giuseppe Bernoni (managing partner di Bernoni Grant Thornton), Paolo Alessandro Bonazzi (presidente Service Trade), Giovanni Bossi (a.d. Banca Ifis), Antonio Bottillo (Natixis Gam Succursale Italiana), Massimo Caputi (presidente Feidos), Stefano Catalano (direttore finanza Dexia Crediop), Leo Civelli (ad di Reag), Pietro Colucci (presidente e ad di Kinexia), Luigi Consiglio (presidente Gea-Consuleti di Direzione), Matteo Cordero di Montezemolo (ad di Montezemolo&Partners sgr), Roberto Crapelli (ad Roland Berger Italia), Giancarlo Cremonesi (presidente Camera di Commercio di Roma), Brunello Cucinelli (presidente e ad di Brunello Cucinelli), Guido Damiani (presidente Damiani), Zeno D'Acquarone (Gwa Sim), Carlo Daveri (presidente Dvr Capital), Ambrogio Caccia Dominioni (presidente e ad di Tesmec), Luca Dondi (Nomisma), Massimo Ferrari (direttore generale Impregilo), Massimo Ferretti (ceo e presidente di Aeffe), Alberto Franceschini (presidente Ambromobiliare), Guido Galimberti (presidente Opera Art Solutions), Furio Garbagnati (ceo Weber Shandwick), Anna Gervasoni (dg Aifi), Stefano Gianti (Cmc Markets), Renato Giallombardo (partner Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners), Paolo Gualtieri (studio Gualtieri&Associati), Luciano Jannelli (Mig Bank), Federico Imbert (ceo per l'Italia Credit Suisse), Giovanni La Croce (partner Studio La Croce), Giovanni Landi (Anthilia), Isidoro Lucciola (managing partner Lucciola & Partners), Riccardo Lupi (dg di Imprebanca), Vincenzo Manes (presidente e ad Intek), Raimondo Marcialis (consigliere delegato di Zenit), Giampiero Mazza (Cvc Capital Partners), Walter Mainetti (ad Sorgente sgr), Roberto Mazzei (presidente Principia sgr), Massimo Maurelli (partner di Mathema advisors), Flavia Daunia Minutillo (Studio

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Simonelli&Associati), Luigi Monti (ad Formia International), Fabrizio Montaruli (partner Kpmg), Giovanni Natali (ad ambromobiliare), Gianfranco Negri-Clementi (Negri-Clementi studio legale associato), Franco Carlo Papa (consulente aziendale), Fiorella Passoni (Edelman), Cosimo Pastore (Power Emprise), Ernesto Preatoni (imprenditore), Fabio Regolo (presidente di Ventuno group), Marco Rosati (ad Zenit sgr), Luca Sacilotto (dg gruppo Randazzo), Marco Samaja (ad Lazard Italia), Massimiliano Sandri (ad The Stealth Tee), Fabio Sattin (presidente di Private equity partners), Dario Scannapieco (vicepresidente Bei), Claudio Scardovi (Università Bocconi), Claudio Sposito (managing partner Clessidra sgr), Mario Spreafico (Schroder Private Banking), Maurizio Stirpe (Unindustria), Giovanni Tamburi (presidente e ad di Tamburi), Cesare Vecchio (studio legale Vecchio), Gabriele Vedani (Fxcm Italia), Daniele Viganò (presidente di Ventuno group), Maurizia Villa (managing director Corn Ferry Italia), Paolo Zanetto (partner di Cattaneo&Zanetto).


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