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MASTRIL

Date post: 09-Apr-2016
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E' UN'ANTICA FAVOLA CHE MIO NONNO RACCONTAVA QUAND'ERO RAGAZZO. L'HO RISCRITTA SULLA BASE DEI RICORDI SPERANDO CHE NON VADA PERDUTA.
51
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Page 1: MASTRIL

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Favola

Page 2: MASTRIL

Benito Ciarlo

MastrìlFavola

Page 3: MASTRIL

1. LO SGABELLO

In un paesino sperduto tra i monti, un

tempo, viveva un ciabattino di nome

Mastril.

Costui era un tipo arguto ed ironico e si

divertiva a prendere in giro i paesani e

soprattutto gli amici.

La sua allegria metteva tutti di buon

umore. La sua arguzia divertiva al

punto che nessuno s'arrabbiava anche

se il vecchio Mastril gli faceva fare la

figura del fesso.

I paesani ritenevano Mastril un furbone

di tre cotte e per nessuna ragione al

mondo avrebbero voluto essere nemici

con lui.

Ora accadde che, in un giorno di mer-

cato, sulla piazza principale del paese,

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arrivò una folta comitiva di viandanti.

Erano tutti impolverati e, molti tra loro,

avevano i calzari logori e rotti.

Li guidava un giovane dal volto celes-

tiale il cui nome era Gesù.

Quando la gente seppe che tra loro c'era

Gesù con i suoi discepoli accadde il fin-

imondo. Tutti volevano toccarlo, par-

largli, impetrare una grazia.

San Pietro, che curava le pubbliche re-

lazioni del gruppo, si recò dal ciabattino

del paese per acquistare dei calzari

nuovi.

Mastril gli mostrò dei magnifici sandali

dalla suola molto robusta ma morbidis-

sima.

San Pietro gli chiese il prezzo e Mastril

rispose che "ci si poteva mettere d'ac-

cordo", pregustando già la lunga tratta-

tiva con quel tipo che sicuramente

avrebbe voluto uno sconto. Certamente

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avrebbe chiesto il giusto con un piccolo

sovrapprezzo da scontare alla fine e far

felice l'acquirente.

San Pietro gli domandò quanto costa-

vano sette paia di sandali come quelli e

la riparazione di cinque paia calzari mal

ridotti ma non ancora da buttare via.

- Siete in dodici?

- No, vecchio, siamo in tredici. Ma le

scarpe di Gesù non si consumano mai.

- Gesù? Mi pare di averlo già sentito

nominare questo Gesù. Da dove venite?

- Dalla Palestina, naturalmente.

- Accimpiripicchio! E' lontano il vostro

Paese. Però di questo Gesù se ne parla

anche qui.

- Certo! Egli può tutto. Guarisce i

malati, rinsecchisce gli alberi, ridà la

parola ai muti, la vista ai ciechi.

- M'hanno detto che ha dato un fracco di

botte a dei mercanti che facevano com-

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mercio nel tempio.

- Caro mio! dovevi esserci! delle botte

che manco a Crotone si vedono quando

Milone mette in palio il titolo. Li ha com-

binati tutti per le feste.

- Sarà gigantesco.

- Ma no. Gesù è un giovane filiforme e

tutt'altro che violento.

- Accimpirimpicchio! Meno male che

non è violento.

- Beh. Allora quanto dovremo spendere?

Non essere esoso che sennò Giuda, il

tesoriere ci fa andare scalzi.

- Ma no, sta tranquillo. Anzi farei un

baratto. Vi dò le calzature nuove e vi ri-

paro le vecchie in cambio d'una grazia da

parte di Gesù.

- Bravo vecchio. Vuoi che il Maestro ti

faccia la grazia di salvarti l'anima eh?

Bravo! Te lo porto qui.

- Troverai tutto fatto.

- Grazie amico. il Signore te ne renderà

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merito.

- A me basta che mi faccia le grazia che

gli chiederò.

- Certo, la grazia d'aver salva l'anima,

vero?

- Vedremo.

Arrivò Gesù e lodò il lavoro del bravo

artigiano.

- Signore, chiese Mastril, - puoi farmi

una grazia?

- Certamente. Dimmi cosa vuoi che fac-

cia.

San Pietro si fregava le mani. Che

bravo quel vecchio, pensava. Gli

chiederà il Paradiso.

Come si sbagliava!

- Vedi, Maestro: io sono sempre solo in

questo paesino sperduto. Si, qualcuno

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viene a trovarmi ma resta con me tal-

mente poco che nemmeno m'accorgo

d'aver avuto gente.

Mi piacerebbe che questo sgabelletto di

legno potesse trattenere gli ospiti. Mi

spiego: vorrei che chiunque siederà su

questo sgabello non possa più staccarsi

fino a quando io non gliene darò il per-

messo. Vuoi accontentarmi?

- E perché no? Ti sia concesso.

Mastril ringraziò sorridendo.

San Pietro era fuori di sé. Irato pensava

"E all'anima? non ci pensi all'anima?

Stupido vecchio, verrà il giorno in cui ti

presenterai al Gran Portone di cui sarò

il portinaio! Vedrai che ridere!"

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2. LA BROCCA

Il giorno seguente s'era radunata una

grande folla nella piazza. Erano giunti

da tutte le parti. Ciechi, storpi, indemo-

niati, lebbrosi. Erano tutti in attesa del

miracolo. Gesù non deluse nessuno:

nella sua infinita bontà guarì tutti i

malati, scacciò i diavoli e ridiede sper-

anza a tutti quei poveracci.

Mastril stava avviandosi anche lui a

rivedere il suo amico Gesù, quando

s'imbatté nell'oste del paese che, trafe-

lato stava cercando di raggiungere e

farsi ascoltare dal Maestro.

- Che t'affligge Pasquale?

- S'è sbagliato! Devo chiedergli che si

corregga o mi rovinerà l'esistenza!

- Vuoi dire che Gesù ha sbagliato? Ma

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sei matto?

- Ma quale matto? Tu lo sai, io ho gi-

rato tutta la Calabria per trovare la mia

Filomena. E quando l'ho trovata mi si è

colmato il cuore di felicità e, come sai,

l'ho subito sposata.

- Certo che lo so, caro Pasquale. Sono o

non sono stato il tuo compare d'anello ?

- Pensa che disastro!

- Ma cosa è successo, infine?

- Beh! non ci crederai: Filomena parla!

Era la più silenziosa delle donne! Era

sordomuta ed io adoravo questa sua

virtù. La sentissi ora! Mi ha già fatto

venire un mal di testa furioso! Non sta

zitta un secondo, grida, parla non la

finisce più. Sono disperato!

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- Effettivamente è un brutto guaio.

Mentre Mastril consolava il suo com-

pare, i due arrivarono nella piazza

gremita di folla.

Gesù li notò immediatamente e fece

loro cenno di avvicinarsi.

- Amico mio, disse rivolto a Mastril, -

perché sei così triste?

- Per il mio compare Pasquale qui pre-

sente.

- Quale male lo affligge?

- Egli soffre a causa d'un tuo errore.

E Mastril spiegò al Maestro i guai del

suo amico. Lo fece in maniera così

comica che mise di buon umore Gesù il

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quale risolse la situazione brillante-

mente: fece diventare sordomuto

Pasquale.

Poi disse:

- Così continuerà a non sentirla. Meno

male, Mastril, per merito tuo ho rimedi-

ato ad un errore. Cosa posso fare per te

personalmente?

San Pietro s'avvicinò al ciabattino e gli

suggerì in un orecchio di badare a

chiedere la salvezza dell'anima.

- Grazie, Maestro sei generoso con me.

In effetti mi servirebbe un tuo mira-

coloso intervento.

- Qualsiasi cosa.

- A casa ho una vummula (una brocca) .

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E San Pietro pensò "Oddio ci risiamo!"

- Mi dà molto fastidio che la gente beva

direttamente dalla brocca, proseguì

Mastril - perciò mi piacerebbe che un

mio antico desiderio fosse esaudito:

vorrei che qualsiasi scostumato che, in-

vece di versarsi l'acqua nel bicchiere,

poggia le sue labbra sulla mia brocca vi

resti appiccicato per tutto il tempo ch'io

desidero.

- Ti sia concesso, concluse Gesù.

" Testa di rapa. Verrà il giorno che ti

sbatterò la porta in faccia" pensò San

Pietro.

- Grazie infinite, Maestro. Spero che

tornerai in questo paese.

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3. IL FICO E LO ZAINO

Sei mesi dopo, i viandanti, di ritorno

dal nord, si fermarono ancora nel paese

di Mastril.

San Pietro si recò dal ciabattino per far

scorta di calzari invernali.

- Mastril, cosa mi combini. E all'anima

non ci pensi?

- Certo che ci penso. Aspettavo il vostro

ritorno. Prima o poi chiederò quella

grazia al Maestro...

- Sarà meglio prima che poi!

- Hai ragione, certamente. Mi puoi

portare da Lui?

- Verrà Lui stesso qui tra poco. Ho sen-

tito che ne parlava a Filomena all'oste-

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ria. A proposito. E' un diluvio quella

donna! Non tace un attimo. Il povero

Pasquale è l'unico che vive nel beato

silenzio. Mamma mia!

"Glielo avevamo detto che s'era

sbagliato!" pensò Mastril.

- Sta attento Mastril! Chiedi la grazia

giusta.

- D'accordo, quando sarà qui gli

chiederò un altro miracolo.

- Quello giusto, mi raccomando o

quando giungerai davanti al Gran Por-

tone di cui io sarò il custode ti sca-

raventerò all'inferno.

- Sarà senz'altro quella giusta, vedrai.

In quel mentre Gesù entrò nella bot-

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teguccia del ciabattino e lo salutò con

fraterna amicizia. Come sempre

l'ometto lo metteva di buon umore.

- Caro Mastril! Ho da chiederti un

piacere.

- Maestro, tu un piacere a me? chiese

sbalordito Mastril. E proseguì: - ma

chiedimi tutto quello che vuoi, ogni tuo

desiderio è un comando.

- Dài, non farla tanto lunga. Ho solo

bisogno che mi risuoli i calzari.

San Pietro si meravigliò della richiesta.

Mastril non stette a pensarci su un at-

timo, consumate o non consumate

quelle suole le avrebbe sostituite e

sarebbe stata un'opera d'arte.

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Come un fulmine Mastril tolse i calzari

dai piedi del Maestro e con una perizia

incredibile, in meno di un'ora li fece

tornare nuovi di zecca.

Gesù ammirò il lavoro dell'artigiano e

disse a Giuda di pagargli trenta talleri .

- Ma nemmeno per sogno. Permettimi

d'offrirti la mia modesta opera. Sei stato

sempre così buono con me che non mi

sembra vero di potere ricambiare.

San Pietro, ammirato per la sagacia di

Mastril, intervenne dicendo:

- So che Mastril vorrebbe chiederti una

grazia, Maestro.

- Certamente amico mio. Ti farò una

grazia. Anzi, visto che domani ripren-

deremo il mare alla volta di

Gerusalemme voglio fartene due.

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Mastril stette sovrappensiero per dieci

minuti buoni. Poi esordì:

- Vedi quell'albero di fichi?

San Pietro uscì sbattendo l'uscio!

- Ebbene, d'estate godo della sua ombra

e mi ristoro con i suoi frutti. Spesso dei

monellacci vengono e mi rubano tutti i

frutti, " shc'attiddri e ficuprene "

- Mastril, cosa vuoi che faccia?

- Vorrei che chiunque salga sul mio fico

non possa ridiscenderne se non gli avrò

dato io stesso il permesso.

- Ti sia concesso.

San Pietro che, curioso com'era, anche

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se indignato, aveva ascoltato tutto da

dietro la porta, era perplesso. "Mastril è

proprio pazzo" pensò.

Rientrò e guardò severamente il calzo-

laio. Gli fece capire che questa era l'u-

nica e l'ultima possibilità che gli

restava.

Gesù aveva fretta di ripartire. Non vo-

leva passare la serata nell'osteria della

petulante Filomena.

- Su, amico, deciditi ad esprimere

quest'ultimo desiderio.

Il Calzolaio taceva. Guardò tutti i disce-

poli e, quando incrociò lo sguardi di

San Pietro, lo rassicurò.

- Signore, l'ultima cosa che voglio

chiederti riguarda...

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- L'anima, suggerì Pietro.

- ... uno zaino che posseggo.

San Pietro svenne dalla rabbia.

- Questo enorme zaino è sempre vuoto.

L'ho costruito con le mie mani. E' re-

sistentissimo. Vorrei che Tu mi facessi

la grazia di poter far finire al suo in-

terno qualsiasi cosa solo che io dica:

"In nome di Dio nello zaino mio" .

San Pietro che aveva appena riaperto

gli occhi, ascoltò la richiesta e il solito

"Ti sia concesso" e, questa volta, men-

tre giurava che Mastril gliela avrebbe

pagata, svenne definitivamente.

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4. IL CONGRESSO DEI DIAVOLI

All'inferno quella stessa sera, visto

com'erano andate le cose sulla terra, fu

convocata una riunione ristretta ch'ebbe

per oggetto "Come portar giù l'anima

di Mastril, mantenendo i costi al min-

imo".

Il Diavolo Farfarello presiedeva il

comitato.

- Signori -, esordì, - è un boccone

servito. Bisogna andar su e semplice-

mente fargli firmare il contratto di ces-

sione dell'animaccia sua. E' anche

vecchio, quindi la Morte andrà a

trovarlo quanto prima e noi incre-

menteremo la nostra scorta di dannati!-

- Non è così facile come credete, inter-

ruppe Belzebù. - Quell'uomo è furbo,

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vedrete sarà difficile fregarlo.

-Sarebbe necessario che una strega sco-

prisse le sue effettive debolezze.

- Costi al minimo, Signori, niente spese

e quindi niente streghe.

- Qui ci vuole una proposta

-Io suggerirei di mandare in missione

un aspirante diavolo ancora in contratto

di formazione. Potrebbe rendersi utile e

farsi un'esperienza come osservatore.

- Mettiamo ai voti la proposta..... Pro-

posta accettata".

Il Comitato decise di affidare l'incarico

all'aspirante diavolo di sesta classe Bir-

cichè.

Gli furono assegnati una biro, un block

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notes un binocolo e diciotto gallette. Il

giovane da questo capì d'avere solo tre

giorni di tempo (in missione: sei gal-

lette al giorno, per i diavoli di sesta

classe) .

Per l'intelligente Bircichè fu sufficiente

una giornata per appurare che la de-

bolezza più grande di Mastril era quella

di giocare a carte.

Preso dall'entusiasmo ritornò imme-

diatamente a riferire a Farfarello,

trascurando di appurare che Mastril non

aveva mai perso una partita in vita sua e

che, quindi, non avrebbe mai sopportato

nemmeno l'idea di perderne una.

Farfarello con un perentorio ordine di

servizio convocò i migliori giocatori di

scopa, briscola, tressette ed asso

pigliatutto che c'erano tra i diavoli e li

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spedì sulla terra a sfidare Mastril in

modo da fargli scommettere l'anima.

Partì una squadra di sei diavolacci, tra i

quali spiccava nientemeno che Belzebù

in persona, il più grande giocatore di

briscola dell'universo.

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5. CRONACA DI SEI TERRIFI-

CANTI PARTITRE E DELLA FA-

TICA DI DIECI GARZONI DI UN

FABBRO FERRAIO

Uno alla volta, i terribili diavoli si pre-

sentarono all'osteria di Pasquale per sfi-

dare Mastril.

Belzebù, per primo sfidò Mastril a

briscola. La scommessa consisteva in

cento talleri contro una firma.

Mastril sbaragliò il grande giocatore

che non seppe perdere e rifiutò di pa-

gare i cento talleri. Con serafica calma

il calzolaio pronunciò la formula "In

nome di Dio nello zaino mio" e quel sa-

tanasso fu imprigionato nello zaino

dalle corna alla coda.

Si fece avanti allora il secondo diavolo,

chiamato Ringhioacuto, che oltre ad es-

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sere un grande giocatore era anche un

ottimo baro.

Sfidò Mastril a scopa.

Aveva trovato un baro ancora più ve-

loce e furbo.

Perse, s'arrabbiò e rifiutò di pagare i tal-

leri. In meno di quanto ci vuole per

dirlo si trovò in compagnia dell'altro di-

avolo nello zaino.

Presto altri tre finirono nello stesso

modo. E, garantito, ci stavano molto

stretti.

Mentre l'ultimo dei diavoli si ap-

prestava a sua volta a lanciare la sfida,

Satanasso in persona lo sostituì.

- Bando ai trucchi, Mastril! La tua

anima contro un milione di talleri,

parola di Satanasso.

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- Mamma mia, quanto sei brutto! Per-

ché sei così arrabbiato? Dài ci sto. A

cosa vuoi giocare?

- All'asso piglia tutto.

Fecero dieci estenuanti partite e Mastril

le vinse tutte con una fortuna incredi-

bile.

Satanasso furioso afferrò il collo di

Mastril. Decisamente voleva strozzarlo.

Ebbene, in men che non si dica, anche

Satanasso finì nello zaino.

- Filomena!

- Che posso servirti?

- Nulla. Manda il garzone da Mastro

Ciccio. Gli dica che assoldi dieci dei

più forti giovani del paese che dob-

biamo temprare lo zaino.

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- E da quanto in qua gli zaini devono

essere temprati?

-. Da stamattina, Filomena. Non fare

tante domande. Manda il garzone dal

fabbro.

Gli dica che per mezzogiorno sarò lì.

A mezzogiorno in punto Mastril depose

lo zaino sull'incudine grande del fabbro

ferraio.

Dieci robusti giovanotti erano pronti a

fare il loro dovere.

- Bene, disse loro Mastril - vediamo di

ammorbidire questa sacca. Picchiate

sodo finchè non si sgonfia. Ma, vi rac-

comando: non aprite bocca, potreste

avere delle sorprese.

Cominciarono di buona lena ed in breve

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ruppero tutte le ossa ai diavoli prigion-

ieri.

Il sacco sbuffava, ringhiava urlava im-

precava. I giovani continuavano a bat-

tere la mazza ed alla fine uno di loro

domandò ad alta voce:

- Che c'è qua dentro? Diavoli?

All'improvviso si sparse un acre odore

di zolfo nell'officina e dal sacco si sca-

raventarono sottoterra i diavoli final-

mente liberi. O, meglio, ciò che restava

di loro.

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6. DIALOGHI DI MASTRIL CON

LA MORTE

Quando Mastril ebbe compiuto i suoi

settant'anni, vide scendere dalla collina

di fronte a casa sua, la Morte che

veniva a prenderlo.

- Mastril! gli urlò - sono qui per te!

- Ti vedo. Che fretta hai? Siediti ac-

canto al fuoco e riscaldati quelle quattro

ossa mentre io preparo lo zaino per

seguirti.

- Non ho tempo. Muoviti che ho da

fare.

Intanto il tepore che veniva dal

caminetto era veramente piacevole. Si

sedette sullo sgabello ed attese che il

calzolaio finisse di sistemare le proprie

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cose.

- Sono pronto, andiamo!

- Perbacco. E che succede? Non riesco

ad alzarmi.

- Anche a te è il sedere è diventato pe-

sante, sorella mia. sei vecchia!

- Ma fammi il piacere! Dammi una

mano piuttosto!

- Fossi scemo!

- Che significa?

- Significa che mi devi lasciar vivere un

altro anno.

- Sai che non è possibile.

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- Hai ragione. Non è possibile. Dove si

va?

- Da nessuna parte se non mi liberi.

- Ecco, appunto! Da nessuna parte. Tu

puzzi un poco, ma se resti lì non mi dai

fastidio.

Intanto mise altra legna nel camino e

per poco la Morte non finì arrosto.

- Va bene. lasciami andare. Ci vedremo

l'anno prossimo.

- Parola d'onore?

- Parola d'onore.

La Morte partì senza Mastril.

L'anno dopo, era di luglio, Mastril stava

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prendendo il fresco in giardino. Sentì la

voce della Morte che lo chiamava. Fece

finta di dormire fino a che la nera ed os-

suta signora lo sollevò per il bavero

della camicia.

- Mastril, andiamo.

- Uh quanta fretta, vengo, vengo. Posso

offrirti qualcosa?

- Cos'è, un'altra delle tue diavolerie?

- Macchè! Ti piacciono i fichi belli ma-

turi?

- Sicuro! E a chi non piacciono?

- Mi lavo un momento la faccia e ti rag-

giungo. Intanto serviti, l'albero è pic-

colo, non farai fatica.

Page 34: MASTRIL

Mastril si fece la barba si mise in ordine

preparò lo zaino per il viaggio e tornò

in giardino.

- Bene, sorella, vedo che ti stai abbuf-

fando! Io sono pronto. Quando vuoi

possiamo andare.

- Uhm! Deliziosi questi fichi! Dolci

come non ne ho mai mangiato.

- Mangiane, mangiane pure a sazietà.

Intanto se vuoi mi faccio un breve

pisolino prima di partire.

- Eh no! Il dovere è dovere. Andiamo.

Ed invece di saltare a terra la nera si-

gnora si ritrovò in cima al fico.

Riprovò a ridiscendere ottenendo lo

stesso risultato.

Vide il sorriso beffardo sul volto del

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calzolaio e capì d'essere stata nuova-

mente ingannata.

- Accidenti a te ed ai tuoi maledetti

trucchi!

- Benedetti, sorella mia. Benedetti.

- Quanto tempo vuoi ancora?

- Cinque anni.

- Ma non è possibile, mi farai licen-

ziare!

- Se pensi che non sia possibile resta

pure lì. I fichi te li sei divorati tutti.

Mangerai nuovamente a luglio del

prossimo anno.

- Ti si possa spaccare il cuore, calzolaio

maledetto!

Page 36: MASTRIL

- Eri venuta tu per farlo no? E allora?

- Va bene, ti concedo altri cinque anni.

E non un minuto di più.

Ci vedremo tra un lustro esatto: il venti

di luglio a mezzogiorno in punto. Non

tarderò. Vedrai che bello scherzo ti farò

a mia volta.

- Parola d'onore?

- Parola d'onore

Passarono altri cinque anni e il venti di

luglio di buonora Mastril si preparò a

puntino.

Alle undici era già sull'uscio ad atten-

dere la signora vestita di nero con la

falce a roncola.

A mezzogiorno preciso, preceduto da

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una folata di vento gelido, un urlo stri-

dente fece venire i brividi fino all'erba

secca del prato:

- Mastril seguimi!

- Certo, mia signora. I patti sono patti.

Si avviarono senza dire una parola.

La Morte, che temeva un altro trucco,

se ne stava ad una certa distanza senza

perdere di vista un istante il furbo cal-

zolaio.

Prima di arrivare al cimitero s'alzò il

vento sollevando polvere e stoppie.

Mastril si fermò e cavò dallo zaino una

brocca d'acqua fresca. Ne trasse con

gusto una rapida sorsata, sottolineando

la sua soddisfazione.

- eh! disse, asciugandosi le labbra col

dorso della mano. - ci voleva proprio.

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L'arsura e la polvere fecero il loro ef-

fetto anche sull'accompagnatrice.

- Ne vuoi un po'

La falciatrice tolse letteralmente di

mano la brocca all'ometto, quasi avesse

paura di toccarlo e cominciò a bere avi-

damente l'acqua freschissima e ristora-

trice.

Infine capì d'essere stata beffata per

l'ennesima volta. non riusciva assoluta-

mente a togliere le labbra dal becco del-

l'orciuolo. Capì e divenne furiosa.

"mi ha giocato di nuovo", pensò, " ma

questa volta non l'avrà vinta!"

Si scaglio con quanta forza possibile

contro il muretto del cimitero al fine di

frantumare la vùmmula, ottenendo l'ef-

fetto di veder cadere due o tre delle sue

ossa mentre la brocca era rimasta in-

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tatta.

"Al cimitero ci siamo" pesò ansimando.

" Piuttosto che dargliela vinta di nuovo

mi tengo questa proboscide".

Mastril, sornione non parlava ed, anzi si

mostrava impaziente di varcare la

soglia del cimitero.

S'affacciò il becchino e, vedendo la

Morte così furiosa, cercò un coltello e

facendo leva tra le labbra esangui ed il

becco della brocca provò a staccarla

senza risultato.

- Signor Mastrillu, perché non provate

voi?

- Ummmmm! Ummmmmmmmmm!

UUUUUUMMMMMMMMM!

La Morte urlava di no! Agitando la

testa.

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Mastril si limitò a dire:

- Guarda: se mi dai ancora dieci anni

non avrai nessun problema.

- Ummmmm! Ummmmmmmmmm!

UUUUUUMMMMMMMMM!

La Morte urlava di no! Agitando la

testa. Grosse lacrime le rigavano le ossa

calcinate degli zigomi.

- Cosa vuoi che siano altri dieci anni di

fronte all'eternità?

La signora del tempo, infine, ac-

consentì.

Dieci anni più tardi, Mastril non oppose

resistenza alcuna e si lasciò accompa-

gnare mogio mogio al cimitero.

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Appena il becchino ebbe fatto il suo do-

vere, l'anima del ciabattino afferrò lo

zaino e si diresse verso la luce.

Si fermò a mezz'aria a guardare tutta la

gente che piangeva vicino alla sua

tomba.

Strano, i più commossi erano proprio i

monellacci che aveva fatto restare sul

fico per un'intera settimana.

Guarda: il notaio che fa un discorso.

Filomena che, malgrado l'età agita la

lingua come il primo giorno che riac-

quistò la favella. Parla di lui, natural-

mente.

" Addio, gente" pensò " Addio, casetta

mia" e una lacrimuccia vaporizzò nella

canicola dell'aria.

Page 42: MASTRIL

7. LA RESA DEI CONTI

Giunse di fronte al più grande portone

che avesse mai visto. Era tutto d'oro

tempestato di rubini e cammei.

Una fila interminabile di anime lo pre-

cedeva.

Un vecchio dalla barba bianca e fluente

leggeva su un libro e per una volta che

permetteva ad un'anima di varcare la

soglia, ne scaricava un centinaio nel

vuoto nero verso l'inferno.

Giunse il suo turno.

San Pietro lo riconobbe subito.

- Così ci si rivede eh! Buffone.

- Così è la vita.

- Così è la morte amico mio! T'avevo

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detto cosa fare. Tu invece hai pensato a

divertirti! La vummula, il fico, lo zaino,

lo sgabello! E L'ANIMA? Ed ora?

- Beh, però non ho mai fatto niente di

male...

- In primis, hai rinfacciato un errore a

Nostro Signore che non sbaglia mai!

- Ma non è mica l'unico sbaglio che ha

commesso!

- Come osi?

- Per esempio: ha mai chiesto all'ip-

popotamo se è contento di come l'ha

fatto?

- COME OSI? Hai un bell'ardire! Co-

munque per aver sempre barato alle

carte...

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- Ma non ho mai portato via un soldo a

nessuno. Era solo per divertirmi!

- In terzis: per aver provocato un terri-

bile esaurimento nervoso a sorella

Morte, dal quale non si è ancora ripresa,

io ti condanno...

- A cosa?

- Come a cosa? Sciagurato! Alle pene

dell'inferno!

E lo scaraventò nel baratro.

Gesù e la sua Mamma, dal balcon d'oro

avevano osservato la scena e ridevano

molto divertiti.

Si avvicinarono a loro Cherubini e Se-

rafini e molti Santi tra i più importanti.

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- Forza, venite sul balcone così ve-

diamo come va a finire. Disse Gesù riv-

olto a loro, - E' meglio che stare a

teatro.

L'anima di Mastril fu catapultata verso

il portone di pietra dell'inferno.

La moltitudine enorme aspettava di

esser traghettata dal vecchio dimonio

dagli occhi di bragia.

Mastril si frugò nelle tasche sperando di

non aver dimenticato la monetina.

Di là dal fiume sulla porta della città

dolente all'improvviso tacquero le urla

e lo stridor di denti.

Belzebù e Satanasso, in missione nei

piani alti, smistavano un pò di lavoro

aiutando il Giudice Infernale a stabilire

Page 46: MASTRIL

le pene ed i gironi.

Le loro voci glaciali e stridenti erano

terribili:

- Tu, che per tutta la vita ti sei succhiato

il pollice, annegherai per cinque volte al

giorno in un mare di nutella!

- AAAAHHHHHGGGGG!

- Tu che ti pulivi il naso sulla manica e

non usavi la carta igienica, mangerai

sapone! Così impari!

- NOOOOOOOOOOO!

- Tu che tutte le notti fregavi la marmel-

lata dal barattolo diventerai un'albi-

cocca ed un vermetto ti divorerà!

- UUUUUHHHHH!

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Intanto Caronte sbarcò le anime nuove.

-Quante sono!- fece Lucifero soddis-

fatto. Cambia il tempo pensò toccan-

dosi le fratture indolenzite.

Poi scorse Mastril ed il suo zaino.

Diede di gomito a Belzebù.

Presi dal panico ricordando le botte

ricevute ordinarono a Caronte di sbatter

fuori l'intruso e, per maggior pre-

cauzione, ritornarono ai loro posti di la-

voro, giù nel profondo, che non si sa

mai!

Mastril bussò nuovamente al Gran Por-

tone.

Al rivederlo, San Pietro gli sbattè la

porta in faccia.

Mastril da fuori urlò:

- ACCIMPIRIPICCHIO! Mi vuoi dire

vecchio testone dove devo andare?

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- A morire ammazzato, come conviene

agli stupidi!

- E come faccio se sono già morto, in-

telligentone?

- Non sono problemi miei!

- Hai più che ragione. Però scusa, apri

un pò la porta. Devo chiederti una cosa.

Non ho più fiato, accidenti! NON TI

RICORDI CHE SONO MORTO?

S'aprì il portone:

- E allora?

- E' semplice, m'avete chiamato e non

mi volete ne qui ne laggiù. Mentre de-

cidete qualcosa al mio riguardo, io vago

per lo spazio e sono stanco morto.

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Va bene. Non merito il Paradiso. Avevi

ragione tu. Ma, se l'inferno non mi

vuole, perché devo stancarmi così?

- Stancarti?

- Certo! Questo zaino è pesante ed in-

gombrante.

- E perché te lo sei portato dietro?

- L'abitudine..... Ecco, vedi quel chiodo

là dentro? perché non me lo lasci ap-

pendere lì?

- Fa poco il furbo, te l'ho detto, in Pa-

radiso tu non ci metterai mai piede!

- E chi dice il contrario? Toh! Ap-

pendimelo tu, poi me lo spedirai dove

mi manderete. Non è così enorme il

piacere che ti chiedo in nome della vec-

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chia amicizia, no?

San Pietro appese lo zaino al chiodo e

risolutamente allontanò Mastril sbatten-

dogli un'altra volta la porta in faccia.

Mastril, nel buio dello spazio gridò " In

nome di Dio nello zaino mio" e si

ritrovò appeso ad un chiodo ma in Pa-

radiso.

San Pietro, accortosi della beffa, stava

per intervenire ma fu fermato dalla

Madonna da Gesù e dai Santi che, ri-

dendo a crepapelle, redarguirono il cus-

tode del cielo.

- Non puoi dirgli niente! Ha ragione lui!

Non ha messo piede in Paradiso, non

vedi? E' sospeso rispetto al pavimento.

- Eh sì! Concluse Mastril, - quello ch'è

giusto è giusto!

E restò lì per sempre.

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