Date post: | 09-Apr-2016 |
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Benito CiarloBenito Ciarlote
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.bo
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Favola
Benito Ciarlo
MastrìlFavola
1. LO SGABELLO
In un paesino sperduto tra i monti, un
tempo, viveva un ciabattino di nome
Mastril.
Costui era un tipo arguto ed ironico e si
divertiva a prendere in giro i paesani e
soprattutto gli amici.
La sua allegria metteva tutti di buon
umore. La sua arguzia divertiva al
punto che nessuno s'arrabbiava anche
se il vecchio Mastril gli faceva fare la
figura del fesso.
I paesani ritenevano Mastril un furbone
di tre cotte e per nessuna ragione al
mondo avrebbero voluto essere nemici
con lui.
Ora accadde che, in un giorno di mer-
cato, sulla piazza principale del paese,
arrivò una folta comitiva di viandanti.
Erano tutti impolverati e, molti tra loro,
avevano i calzari logori e rotti.
Li guidava un giovane dal volto celes-
tiale il cui nome era Gesù.
Quando la gente seppe che tra loro c'era
Gesù con i suoi discepoli accadde il fin-
imondo. Tutti volevano toccarlo, par-
largli, impetrare una grazia.
San Pietro, che curava le pubbliche re-
lazioni del gruppo, si recò dal ciabattino
del paese per acquistare dei calzari
nuovi.
Mastril gli mostrò dei magnifici sandali
dalla suola molto robusta ma morbidis-
sima.
San Pietro gli chiese il prezzo e Mastril
rispose che "ci si poteva mettere d'ac-
cordo", pregustando già la lunga tratta-
tiva con quel tipo che sicuramente
avrebbe voluto uno sconto. Certamente
avrebbe chiesto il giusto con un piccolo
sovrapprezzo da scontare alla fine e far
felice l'acquirente.
San Pietro gli domandò quanto costa-
vano sette paia di sandali come quelli e
la riparazione di cinque paia calzari mal
ridotti ma non ancora da buttare via.
- Siete in dodici?
- No, vecchio, siamo in tredici. Ma le
scarpe di Gesù non si consumano mai.
- Gesù? Mi pare di averlo già sentito
nominare questo Gesù. Da dove venite?
- Dalla Palestina, naturalmente.
- Accimpiripicchio! E' lontano il vostro
Paese. Però di questo Gesù se ne parla
anche qui.
- Certo! Egli può tutto. Guarisce i
malati, rinsecchisce gli alberi, ridà la
parola ai muti, la vista ai ciechi.
- M'hanno detto che ha dato un fracco di
botte a dei mercanti che facevano com-
mercio nel tempio.
- Caro mio! dovevi esserci! delle botte
che manco a Crotone si vedono quando
Milone mette in palio il titolo. Li ha com-
binati tutti per le feste.
- Sarà gigantesco.
- Ma no. Gesù è un giovane filiforme e
tutt'altro che violento.
- Accimpirimpicchio! Meno male che
non è violento.
- Beh. Allora quanto dovremo spendere?
Non essere esoso che sennò Giuda, il
tesoriere ci fa andare scalzi.
- Ma no, sta tranquillo. Anzi farei un
baratto. Vi dò le calzature nuove e vi ri-
paro le vecchie in cambio d'una grazia da
parte di Gesù.
- Bravo vecchio. Vuoi che il Maestro ti
faccia la grazia di salvarti l'anima eh?
Bravo! Te lo porto qui.
- Troverai tutto fatto.
- Grazie amico. il Signore te ne renderà
merito.
- A me basta che mi faccia le grazia che
gli chiederò.
- Certo, la grazia d'aver salva l'anima,
vero?
- Vedremo.
Arrivò Gesù e lodò il lavoro del bravo
artigiano.
- Signore, chiese Mastril, - puoi farmi
una grazia?
- Certamente. Dimmi cosa vuoi che fac-
cia.
San Pietro si fregava le mani. Che
bravo quel vecchio, pensava. Gli
chiederà il Paradiso.
Come si sbagliava!
- Vedi, Maestro: io sono sempre solo in
questo paesino sperduto. Si, qualcuno
viene a trovarmi ma resta con me tal-
mente poco che nemmeno m'accorgo
d'aver avuto gente.
Mi piacerebbe che questo sgabelletto di
legno potesse trattenere gli ospiti. Mi
spiego: vorrei che chiunque siederà su
questo sgabello non possa più staccarsi
fino a quando io non gliene darò il per-
messo. Vuoi accontentarmi?
- E perché no? Ti sia concesso.
Mastril ringraziò sorridendo.
San Pietro era fuori di sé. Irato pensava
"E all'anima? non ci pensi all'anima?
Stupido vecchio, verrà il giorno in cui ti
presenterai al Gran Portone di cui sarò
il portinaio! Vedrai che ridere!"
2. LA BROCCA
Il giorno seguente s'era radunata una
grande folla nella piazza. Erano giunti
da tutte le parti. Ciechi, storpi, indemo-
niati, lebbrosi. Erano tutti in attesa del
miracolo. Gesù non deluse nessuno:
nella sua infinita bontà guarì tutti i
malati, scacciò i diavoli e ridiede sper-
anza a tutti quei poveracci.
Mastril stava avviandosi anche lui a
rivedere il suo amico Gesù, quando
s'imbatté nell'oste del paese che, trafe-
lato stava cercando di raggiungere e
farsi ascoltare dal Maestro.
- Che t'affligge Pasquale?
- S'è sbagliato! Devo chiedergli che si
corregga o mi rovinerà l'esistenza!
- Vuoi dire che Gesù ha sbagliato? Ma
sei matto?
- Ma quale matto? Tu lo sai, io ho gi-
rato tutta la Calabria per trovare la mia
Filomena. E quando l'ho trovata mi si è
colmato il cuore di felicità e, come sai,
l'ho subito sposata.
- Certo che lo so, caro Pasquale. Sono o
non sono stato il tuo compare d'anello ?
- Pensa che disastro!
- Ma cosa è successo, infine?
- Beh! non ci crederai: Filomena parla!
Era la più silenziosa delle donne! Era
sordomuta ed io adoravo questa sua
virtù. La sentissi ora! Mi ha già fatto
venire un mal di testa furioso! Non sta
zitta un secondo, grida, parla non la
finisce più. Sono disperato!
- Effettivamente è un brutto guaio.
Mentre Mastril consolava il suo com-
pare, i due arrivarono nella piazza
gremita di folla.
Gesù li notò immediatamente e fece
loro cenno di avvicinarsi.
- Amico mio, disse rivolto a Mastril, -
perché sei così triste?
- Per il mio compare Pasquale qui pre-
sente.
- Quale male lo affligge?
- Egli soffre a causa d'un tuo errore.
E Mastril spiegò al Maestro i guai del
suo amico. Lo fece in maniera così
comica che mise di buon umore Gesù il
quale risolse la situazione brillante-
mente: fece diventare sordomuto
Pasquale.
Poi disse:
- Così continuerà a non sentirla. Meno
male, Mastril, per merito tuo ho rimedi-
ato ad un errore. Cosa posso fare per te
personalmente?
San Pietro s'avvicinò al ciabattino e gli
suggerì in un orecchio di badare a
chiedere la salvezza dell'anima.
- Grazie, Maestro sei generoso con me.
In effetti mi servirebbe un tuo mira-
coloso intervento.
- Qualsiasi cosa.
- A casa ho una vummula (una brocca) .
E San Pietro pensò "Oddio ci risiamo!"
- Mi dà molto fastidio che la gente beva
direttamente dalla brocca, proseguì
Mastril - perciò mi piacerebbe che un
mio antico desiderio fosse esaudito:
vorrei che qualsiasi scostumato che, in-
vece di versarsi l'acqua nel bicchiere,
poggia le sue labbra sulla mia brocca vi
resti appiccicato per tutto il tempo ch'io
desidero.
- Ti sia concesso, concluse Gesù.
" Testa di rapa. Verrà il giorno che ti
sbatterò la porta in faccia" pensò San
Pietro.
- Grazie infinite, Maestro. Spero che
tornerai in questo paese.
3. IL FICO E LO ZAINO
Sei mesi dopo, i viandanti, di ritorno
dal nord, si fermarono ancora nel paese
di Mastril.
San Pietro si recò dal ciabattino per far
scorta di calzari invernali.
- Mastril, cosa mi combini. E all'anima
non ci pensi?
- Certo che ci penso. Aspettavo il vostro
ritorno. Prima o poi chiederò quella
grazia al Maestro...
- Sarà meglio prima che poi!
- Hai ragione, certamente. Mi puoi
portare da Lui?
- Verrà Lui stesso qui tra poco. Ho sen-
tito che ne parlava a Filomena all'oste-
ria. A proposito. E' un diluvio quella
donna! Non tace un attimo. Il povero
Pasquale è l'unico che vive nel beato
silenzio. Mamma mia!
"Glielo avevamo detto che s'era
sbagliato!" pensò Mastril.
- Sta attento Mastril! Chiedi la grazia
giusta.
- D'accordo, quando sarà qui gli
chiederò un altro miracolo.
- Quello giusto, mi raccomando o
quando giungerai davanti al Gran Por-
tone di cui io sarò il custode ti sca-
raventerò all'inferno.
- Sarà senz'altro quella giusta, vedrai.
In quel mentre Gesù entrò nella bot-
teguccia del ciabattino e lo salutò con
fraterna amicizia. Come sempre
l'ometto lo metteva di buon umore.
- Caro Mastril! Ho da chiederti un
piacere.
- Maestro, tu un piacere a me? chiese
sbalordito Mastril. E proseguì: - ma
chiedimi tutto quello che vuoi, ogni tuo
desiderio è un comando.
- Dài, non farla tanto lunga. Ho solo
bisogno che mi risuoli i calzari.
San Pietro si meravigliò della richiesta.
Mastril non stette a pensarci su un at-
timo, consumate o non consumate
quelle suole le avrebbe sostituite e
sarebbe stata un'opera d'arte.
Come un fulmine Mastril tolse i calzari
dai piedi del Maestro e con una perizia
incredibile, in meno di un'ora li fece
tornare nuovi di zecca.
Gesù ammirò il lavoro dell'artigiano e
disse a Giuda di pagargli trenta talleri .
- Ma nemmeno per sogno. Permettimi
d'offrirti la mia modesta opera. Sei stato
sempre così buono con me che non mi
sembra vero di potere ricambiare.
San Pietro, ammirato per la sagacia di
Mastril, intervenne dicendo:
- So che Mastril vorrebbe chiederti una
grazia, Maestro.
- Certamente amico mio. Ti farò una
grazia. Anzi, visto che domani ripren-
deremo il mare alla volta di
Gerusalemme voglio fartene due.
Mastril stette sovrappensiero per dieci
minuti buoni. Poi esordì:
- Vedi quell'albero di fichi?
San Pietro uscì sbattendo l'uscio!
- Ebbene, d'estate godo della sua ombra
e mi ristoro con i suoi frutti. Spesso dei
monellacci vengono e mi rubano tutti i
frutti, " shc'attiddri e ficuprene "
- Mastril, cosa vuoi che faccia?
- Vorrei che chiunque salga sul mio fico
non possa ridiscenderne se non gli avrò
dato io stesso il permesso.
- Ti sia concesso.
San Pietro che, curioso com'era, anche
se indignato, aveva ascoltato tutto da
dietro la porta, era perplesso. "Mastril è
proprio pazzo" pensò.
Rientrò e guardò severamente il calzo-
laio. Gli fece capire che questa era l'u-
nica e l'ultima possibilità che gli
restava.
Gesù aveva fretta di ripartire. Non vo-
leva passare la serata nell'osteria della
petulante Filomena.
- Su, amico, deciditi ad esprimere
quest'ultimo desiderio.
Il Calzolaio taceva. Guardò tutti i disce-
poli e, quando incrociò lo sguardi di
San Pietro, lo rassicurò.
- Signore, l'ultima cosa che voglio
chiederti riguarda...
- L'anima, suggerì Pietro.
- ... uno zaino che posseggo.
San Pietro svenne dalla rabbia.
- Questo enorme zaino è sempre vuoto.
L'ho costruito con le mie mani. E' re-
sistentissimo. Vorrei che Tu mi facessi
la grazia di poter far finire al suo in-
terno qualsiasi cosa solo che io dica:
"In nome di Dio nello zaino mio" .
San Pietro che aveva appena riaperto
gli occhi, ascoltò la richiesta e il solito
"Ti sia concesso" e, questa volta, men-
tre giurava che Mastril gliela avrebbe
pagata, svenne definitivamente.
4. IL CONGRESSO DEI DIAVOLI
All'inferno quella stessa sera, visto
com'erano andate le cose sulla terra, fu
convocata una riunione ristretta ch'ebbe
per oggetto "Come portar giù l'anima
di Mastril, mantenendo i costi al min-
imo".
Il Diavolo Farfarello presiedeva il
comitato.
- Signori -, esordì, - è un boccone
servito. Bisogna andar su e semplice-
mente fargli firmare il contratto di ces-
sione dell'animaccia sua. E' anche
vecchio, quindi la Morte andrà a
trovarlo quanto prima e noi incre-
menteremo la nostra scorta di dannati!-
- Non è così facile come credete, inter-
ruppe Belzebù. - Quell'uomo è furbo,
vedrete sarà difficile fregarlo.
-Sarebbe necessario che una strega sco-
prisse le sue effettive debolezze.
- Costi al minimo, Signori, niente spese
e quindi niente streghe.
- Qui ci vuole una proposta
-Io suggerirei di mandare in missione
un aspirante diavolo ancora in contratto
di formazione. Potrebbe rendersi utile e
farsi un'esperienza come osservatore.
- Mettiamo ai voti la proposta..... Pro-
posta accettata".
Il Comitato decise di affidare l'incarico
all'aspirante diavolo di sesta classe Bir-
cichè.
Gli furono assegnati una biro, un block
notes un binocolo e diciotto gallette. Il
giovane da questo capì d'avere solo tre
giorni di tempo (in missione: sei gal-
lette al giorno, per i diavoli di sesta
classe) .
Per l'intelligente Bircichè fu sufficiente
una giornata per appurare che la de-
bolezza più grande di Mastril era quella
di giocare a carte.
Preso dall'entusiasmo ritornò imme-
diatamente a riferire a Farfarello,
trascurando di appurare che Mastril non
aveva mai perso una partita in vita sua e
che, quindi, non avrebbe mai sopportato
nemmeno l'idea di perderne una.
Farfarello con un perentorio ordine di
servizio convocò i migliori giocatori di
scopa, briscola, tressette ed asso
pigliatutto che c'erano tra i diavoli e li
spedì sulla terra a sfidare Mastril in
modo da fargli scommettere l'anima.
Partì una squadra di sei diavolacci, tra i
quali spiccava nientemeno che Belzebù
in persona, il più grande giocatore di
briscola dell'universo.
5. CRONACA DI SEI TERRIFI-
CANTI PARTITRE E DELLA FA-
TICA DI DIECI GARZONI DI UN
FABBRO FERRAIO
Uno alla volta, i terribili diavoli si pre-
sentarono all'osteria di Pasquale per sfi-
dare Mastril.
Belzebù, per primo sfidò Mastril a
briscola. La scommessa consisteva in
cento talleri contro una firma.
Mastril sbaragliò il grande giocatore
che non seppe perdere e rifiutò di pa-
gare i cento talleri. Con serafica calma
il calzolaio pronunciò la formula "In
nome di Dio nello zaino mio" e quel sa-
tanasso fu imprigionato nello zaino
dalle corna alla coda.
Si fece avanti allora il secondo diavolo,
chiamato Ringhioacuto, che oltre ad es-
sere un grande giocatore era anche un
ottimo baro.
Sfidò Mastril a scopa.
Aveva trovato un baro ancora più ve-
loce e furbo.
Perse, s'arrabbiò e rifiutò di pagare i tal-
leri. In meno di quanto ci vuole per
dirlo si trovò in compagnia dell'altro di-
avolo nello zaino.
Presto altri tre finirono nello stesso
modo. E, garantito, ci stavano molto
stretti.
Mentre l'ultimo dei diavoli si ap-
prestava a sua volta a lanciare la sfida,
Satanasso in persona lo sostituì.
- Bando ai trucchi, Mastril! La tua
anima contro un milione di talleri,
parola di Satanasso.
- Mamma mia, quanto sei brutto! Per-
ché sei così arrabbiato? Dài ci sto. A
cosa vuoi giocare?
- All'asso piglia tutto.
Fecero dieci estenuanti partite e Mastril
le vinse tutte con una fortuna incredi-
bile.
Satanasso furioso afferrò il collo di
Mastril. Decisamente voleva strozzarlo.
Ebbene, in men che non si dica, anche
Satanasso finì nello zaino.
- Filomena!
- Che posso servirti?
- Nulla. Manda il garzone da Mastro
Ciccio. Gli dica che assoldi dieci dei
più forti giovani del paese che dob-
biamo temprare lo zaino.
- E da quanto in qua gli zaini devono
essere temprati?
-. Da stamattina, Filomena. Non fare
tante domande. Manda il garzone dal
fabbro.
Gli dica che per mezzogiorno sarò lì.
A mezzogiorno in punto Mastril depose
lo zaino sull'incudine grande del fabbro
ferraio.
Dieci robusti giovanotti erano pronti a
fare il loro dovere.
- Bene, disse loro Mastril - vediamo di
ammorbidire questa sacca. Picchiate
sodo finchè non si sgonfia. Ma, vi rac-
comando: non aprite bocca, potreste
avere delle sorprese.
Cominciarono di buona lena ed in breve
ruppero tutte le ossa ai diavoli prigion-
ieri.
Il sacco sbuffava, ringhiava urlava im-
precava. I giovani continuavano a bat-
tere la mazza ed alla fine uno di loro
domandò ad alta voce:
- Che c'è qua dentro? Diavoli?
All'improvviso si sparse un acre odore
di zolfo nell'officina e dal sacco si sca-
raventarono sottoterra i diavoli final-
mente liberi. O, meglio, ciò che restava
di loro.
6. DIALOGHI DI MASTRIL CON
LA MORTE
Quando Mastril ebbe compiuto i suoi
settant'anni, vide scendere dalla collina
di fronte a casa sua, la Morte che
veniva a prenderlo.
- Mastril! gli urlò - sono qui per te!
- Ti vedo. Che fretta hai? Siediti ac-
canto al fuoco e riscaldati quelle quattro
ossa mentre io preparo lo zaino per
seguirti.
- Non ho tempo. Muoviti che ho da
fare.
Intanto il tepore che veniva dal
caminetto era veramente piacevole. Si
sedette sullo sgabello ed attese che il
calzolaio finisse di sistemare le proprie
cose.
- Sono pronto, andiamo!
- Perbacco. E che succede? Non riesco
ad alzarmi.
- Anche a te è il sedere è diventato pe-
sante, sorella mia. sei vecchia!
- Ma fammi il piacere! Dammi una
mano piuttosto!
- Fossi scemo!
- Che significa?
- Significa che mi devi lasciar vivere un
altro anno.
- Sai che non è possibile.
- Hai ragione. Non è possibile. Dove si
va?
- Da nessuna parte se non mi liberi.
- Ecco, appunto! Da nessuna parte. Tu
puzzi un poco, ma se resti lì non mi dai
fastidio.
Intanto mise altra legna nel camino e
per poco la Morte non finì arrosto.
- Va bene. lasciami andare. Ci vedremo
l'anno prossimo.
- Parola d'onore?
- Parola d'onore.
La Morte partì senza Mastril.
L'anno dopo, era di luglio, Mastril stava
prendendo il fresco in giardino. Sentì la
voce della Morte che lo chiamava. Fece
finta di dormire fino a che la nera ed os-
suta signora lo sollevò per il bavero
della camicia.
- Mastril, andiamo.
- Uh quanta fretta, vengo, vengo. Posso
offrirti qualcosa?
- Cos'è, un'altra delle tue diavolerie?
- Macchè! Ti piacciono i fichi belli ma-
turi?
- Sicuro! E a chi non piacciono?
- Mi lavo un momento la faccia e ti rag-
giungo. Intanto serviti, l'albero è pic-
colo, non farai fatica.
Mastril si fece la barba si mise in ordine
preparò lo zaino per il viaggio e tornò
in giardino.
- Bene, sorella, vedo che ti stai abbuf-
fando! Io sono pronto. Quando vuoi
possiamo andare.
- Uhm! Deliziosi questi fichi! Dolci
come non ne ho mai mangiato.
- Mangiane, mangiane pure a sazietà.
Intanto se vuoi mi faccio un breve
pisolino prima di partire.
- Eh no! Il dovere è dovere. Andiamo.
Ed invece di saltare a terra la nera si-
gnora si ritrovò in cima al fico.
Riprovò a ridiscendere ottenendo lo
stesso risultato.
Vide il sorriso beffardo sul volto del
calzolaio e capì d'essere stata nuova-
mente ingannata.
- Accidenti a te ed ai tuoi maledetti
trucchi!
- Benedetti, sorella mia. Benedetti.
- Quanto tempo vuoi ancora?
- Cinque anni.
- Ma non è possibile, mi farai licen-
ziare!
- Se pensi che non sia possibile resta
pure lì. I fichi te li sei divorati tutti.
Mangerai nuovamente a luglio del
prossimo anno.
- Ti si possa spaccare il cuore, calzolaio
maledetto!
- Eri venuta tu per farlo no? E allora?
- Va bene, ti concedo altri cinque anni.
E non un minuto di più.
Ci vedremo tra un lustro esatto: il venti
di luglio a mezzogiorno in punto. Non
tarderò. Vedrai che bello scherzo ti farò
a mia volta.
- Parola d'onore?
- Parola d'onore
Passarono altri cinque anni e il venti di
luglio di buonora Mastril si preparò a
puntino.
Alle undici era già sull'uscio ad atten-
dere la signora vestita di nero con la
falce a roncola.
A mezzogiorno preciso, preceduto da
una folata di vento gelido, un urlo stri-
dente fece venire i brividi fino all'erba
secca del prato:
- Mastril seguimi!
- Certo, mia signora. I patti sono patti.
Si avviarono senza dire una parola.
La Morte, che temeva un altro trucco,
se ne stava ad una certa distanza senza
perdere di vista un istante il furbo cal-
zolaio.
Prima di arrivare al cimitero s'alzò il
vento sollevando polvere e stoppie.
Mastril si fermò e cavò dallo zaino una
brocca d'acqua fresca. Ne trasse con
gusto una rapida sorsata, sottolineando
la sua soddisfazione.
- eh! disse, asciugandosi le labbra col
dorso della mano. - ci voleva proprio.
L'arsura e la polvere fecero il loro ef-
fetto anche sull'accompagnatrice.
- Ne vuoi un po'
La falciatrice tolse letteralmente di
mano la brocca all'ometto, quasi avesse
paura di toccarlo e cominciò a bere avi-
damente l'acqua freschissima e ristora-
trice.
Infine capì d'essere stata beffata per
l'ennesima volta. non riusciva assoluta-
mente a togliere le labbra dal becco del-
l'orciuolo. Capì e divenne furiosa.
"mi ha giocato di nuovo", pensò, " ma
questa volta non l'avrà vinta!"
Si scaglio con quanta forza possibile
contro il muretto del cimitero al fine di
frantumare la vùmmula, ottenendo l'ef-
fetto di veder cadere due o tre delle sue
ossa mentre la brocca era rimasta in-
tatta.
"Al cimitero ci siamo" pesò ansimando.
" Piuttosto che dargliela vinta di nuovo
mi tengo questa proboscide".
Mastril, sornione non parlava ed, anzi si
mostrava impaziente di varcare la
soglia del cimitero.
S'affacciò il becchino e, vedendo la
Morte così furiosa, cercò un coltello e
facendo leva tra le labbra esangui ed il
becco della brocca provò a staccarla
senza risultato.
- Signor Mastrillu, perché non provate
voi?
- Ummmmm! Ummmmmmmmmm!
UUUUUUMMMMMMMMM!
La Morte urlava di no! Agitando la
testa.
Mastril si limitò a dire:
- Guarda: se mi dai ancora dieci anni
non avrai nessun problema.
- Ummmmm! Ummmmmmmmmm!
UUUUUUMMMMMMMMM!
La Morte urlava di no! Agitando la
testa. Grosse lacrime le rigavano le ossa
calcinate degli zigomi.
- Cosa vuoi che siano altri dieci anni di
fronte all'eternità?
La signora del tempo, infine, ac-
consentì.
Dieci anni più tardi, Mastril non oppose
resistenza alcuna e si lasciò accompa-
gnare mogio mogio al cimitero.
Appena il becchino ebbe fatto il suo do-
vere, l'anima del ciabattino afferrò lo
zaino e si diresse verso la luce.
Si fermò a mezz'aria a guardare tutta la
gente che piangeva vicino alla sua
tomba.
Strano, i più commossi erano proprio i
monellacci che aveva fatto restare sul
fico per un'intera settimana.
Guarda: il notaio che fa un discorso.
Filomena che, malgrado l'età agita la
lingua come il primo giorno che riac-
quistò la favella. Parla di lui, natural-
mente.
" Addio, gente" pensò " Addio, casetta
mia" e una lacrimuccia vaporizzò nella
canicola dell'aria.
7. LA RESA DEI CONTI
Giunse di fronte al più grande portone
che avesse mai visto. Era tutto d'oro
tempestato di rubini e cammei.
Una fila interminabile di anime lo pre-
cedeva.
Un vecchio dalla barba bianca e fluente
leggeva su un libro e per una volta che
permetteva ad un'anima di varcare la
soglia, ne scaricava un centinaio nel
vuoto nero verso l'inferno.
Giunse il suo turno.
San Pietro lo riconobbe subito.
- Così ci si rivede eh! Buffone.
- Così è la vita.
- Così è la morte amico mio! T'avevo
detto cosa fare. Tu invece hai pensato a
divertirti! La vummula, il fico, lo zaino,
lo sgabello! E L'ANIMA? Ed ora?
- Beh, però non ho mai fatto niente di
male...
- In primis, hai rinfacciato un errore a
Nostro Signore che non sbaglia mai!
- Ma non è mica l'unico sbaglio che ha
commesso!
- Come osi?
- Per esempio: ha mai chiesto all'ip-
popotamo se è contento di come l'ha
fatto?
- COME OSI? Hai un bell'ardire! Co-
munque per aver sempre barato alle
carte...
- Ma non ho mai portato via un soldo a
nessuno. Era solo per divertirmi!
- In terzis: per aver provocato un terri-
bile esaurimento nervoso a sorella
Morte, dal quale non si è ancora ripresa,
io ti condanno...
- A cosa?
- Come a cosa? Sciagurato! Alle pene
dell'inferno!
E lo scaraventò nel baratro.
Gesù e la sua Mamma, dal balcon d'oro
avevano osservato la scena e ridevano
molto divertiti.
Si avvicinarono a loro Cherubini e Se-
rafini e molti Santi tra i più importanti.
- Forza, venite sul balcone così ve-
diamo come va a finire. Disse Gesù riv-
olto a loro, - E' meglio che stare a
teatro.
L'anima di Mastril fu catapultata verso
il portone di pietra dell'inferno.
La moltitudine enorme aspettava di
esser traghettata dal vecchio dimonio
dagli occhi di bragia.
Mastril si frugò nelle tasche sperando di
non aver dimenticato la monetina.
Di là dal fiume sulla porta della città
dolente all'improvviso tacquero le urla
e lo stridor di denti.
Belzebù e Satanasso, in missione nei
piani alti, smistavano un pò di lavoro
aiutando il Giudice Infernale a stabilire
le pene ed i gironi.
Le loro voci glaciali e stridenti erano
terribili:
- Tu, che per tutta la vita ti sei succhiato
il pollice, annegherai per cinque volte al
giorno in un mare di nutella!
- AAAAHHHHHGGGGG!
- Tu che ti pulivi il naso sulla manica e
non usavi la carta igienica, mangerai
sapone! Così impari!
- NOOOOOOOOOOO!
- Tu che tutte le notti fregavi la marmel-
lata dal barattolo diventerai un'albi-
cocca ed un vermetto ti divorerà!
- UUUUUHHHHH!
Intanto Caronte sbarcò le anime nuove.
-Quante sono!- fece Lucifero soddis-
fatto. Cambia il tempo pensò toccan-
dosi le fratture indolenzite.
Poi scorse Mastril ed il suo zaino.
Diede di gomito a Belzebù.
Presi dal panico ricordando le botte
ricevute ordinarono a Caronte di sbatter
fuori l'intruso e, per maggior pre-
cauzione, ritornarono ai loro posti di la-
voro, giù nel profondo, che non si sa
mai!
Mastril bussò nuovamente al Gran Por-
tone.
Al rivederlo, San Pietro gli sbattè la
porta in faccia.
Mastril da fuori urlò:
- ACCIMPIRIPICCHIO! Mi vuoi dire
vecchio testone dove devo andare?
- A morire ammazzato, come conviene
agli stupidi!
- E come faccio se sono già morto, in-
telligentone?
- Non sono problemi miei!
- Hai più che ragione. Però scusa, apri
un pò la porta. Devo chiederti una cosa.
Non ho più fiato, accidenti! NON TI
RICORDI CHE SONO MORTO?
S'aprì il portone:
- E allora?
- E' semplice, m'avete chiamato e non
mi volete ne qui ne laggiù. Mentre de-
cidete qualcosa al mio riguardo, io vago
per lo spazio e sono stanco morto.
Va bene. Non merito il Paradiso. Avevi
ragione tu. Ma, se l'inferno non mi
vuole, perché devo stancarmi così?
- Stancarti?
- Certo! Questo zaino è pesante ed in-
gombrante.
- E perché te lo sei portato dietro?
- L'abitudine..... Ecco, vedi quel chiodo
là dentro? perché non me lo lasci ap-
pendere lì?
- Fa poco il furbo, te l'ho detto, in Pa-
radiso tu non ci metterai mai piede!
- E chi dice il contrario? Toh! Ap-
pendimelo tu, poi me lo spedirai dove
mi manderete. Non è così enorme il
piacere che ti chiedo in nome della vec-
chia amicizia, no?
San Pietro appese lo zaino al chiodo e
risolutamente allontanò Mastril sbatten-
dogli un'altra volta la porta in faccia.
Mastril, nel buio dello spazio gridò " In
nome di Dio nello zaino mio" e si
ritrovò appeso ad un chiodo ma in Pa-
radiso.
San Pietro, accortosi della beffa, stava
per intervenire ma fu fermato dalla
Madonna da Gesù e dai Santi che, ri-
dendo a crepapelle, redarguirono il cus-
tode del cielo.
- Non puoi dirgli niente! Ha ragione lui!
Non ha messo piede in Paradiso, non
vedi? E' sospeso rispetto al pavimento.
- Eh sì! Concluse Mastril, - quello ch'è
giusto è giusto!
E restò lì per sempre.
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