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mendola

Date post: 14-Mar-2016
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La Mendola - Residenza Imperiale
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Lo splendido “Salone di caccia” dell’Hotel Penegal attuale Villa Imperiale

In copertinaIl balcone e la torretta centrale dell’Hotel Penegal attuale Villa Imperiale ( Foto Faganello – Zotta )

In terza di copertinaLa piccola statua della Madonna che sorge al centro della piazzetta della Mendola (Foto Faganello – Zotta)

In retro copertinaUna visione aerea della Mendola, oggi; sullo sfondo il lago di Caldaro e la Valle dell’Adige (Foto Faganello – Zotta)

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Premessa

Il Passo della Mendola viene spesso ci-tato in Alta Val di Non come una delle resi-denze estive della Corte imperiale asburgica; sulla base di questa voce popolare è stato scelto il titolo di questo fascicolo.

Ma le ricerche storiche eseguite proprio in preparazione di questo fascicolo hanno dimostrato l’assoluta infondatezza di quella voce popolare; non vi sono infatti testimo-nianze di ripetuti soggiorni dell’Imperatore al passo della Mendola, ma solo di una sua vi-sita nel 1898 insieme all’Imperatrice Elisabet-

ta e di un suo passaggio nel 1905 quando si recò in Valle di Non per ispezionare le truppe impegnate in manovre militari.

Abbiamo tuttavia mantenuto inalterato il titolo già scelto, avvertendo però il letto-re che l’aggettivo “imperiale” va inteso non come dell’imperatore”, bensì come “degna dell’imperatore”; non v’è dubbio infatti che la Mendola nel periodo a cavallo del secolo raggiunse una tale notorietà internazionale come stazione turistica estiva, da poter esse-re annoverata fra le migliori di tutto l’Impero.

Il Grand Hotel Penegal in una fotografia dei primi del secolo. (collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

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Le origini

Eppure fino a pochi anni addietro la Men-dola era un’oscura località di confine fra due regioni dell’immenso impero austro – unga-rico, pressoché sconosciuta e difficilmente raggiungibile; collegata con una strada ap-pena carrozzabile, poco più di un sentiero, alla Val di Non da una parte e alla piana di Caldaro dall’altra, era costituita da un maso, adibito anche ad osteria, con la stalla per il cambio dei cavalli e alcuni letti per consenti-re ai passeggeri di passarvi la notte.

Non è difficile intuire che gli ospiti erano tutti gente del posto, che si recava sull’altro versante per motivi di commercio o di affa-ri; il sentiero della Mendola infatti accorciava di molto il tragitto per recarsi dall’Alta Val di Non a Bolzano e viceversa.

Il maso-osteria della Mendola era in ori-gine proprietà dei Conti Thun, che per secoli hanno esercitato il potere feudale su grande parte della Val di Non; ne fa fede un interes-santissimo documento datato 14 luglio 1814, con il quali i Conti Thun affittarono il maso e l’osteria al curato di Ruffrè don Antonio Gabardi. Il documento è tanto preciso nelle clausole e nelle condizioni d’affitto, che rite-niamo opportuno trascriverlo integralmente, come preziosa testimonianza degli usi e co-stumi dei nostri padri.

La pietra che sovrastava il portale dell’antica osteria; è leggibile in alto la data 1620 ( Foto Faganello – Zotta )

Tirolo meridionale

Il giorno di giovedì li 14 del mese di luglio anno milla ottocento e quattor-dici 1814 – in Castel Bru-ghier Comune di Coredo e Cantone di Denno.

1. In seguito del-l’ordine avuto dalli fratelli Conti de Thun di castel Brughier di concedere in locazione temporale per anni – 9 – il loro maso ed osteria alla Mendola al qui presente signore don An-tonio Gabardi Curato di Ruffrè colla facoltà di poter costituire uno dei suoi fra-telli e nessun altra persona senza espresso permesso della parte locatrice e ciò fu concertato per l’annuo affitto di fiorini cento e qua-ranta otto F. 148 – pagabili in due rate cioè la prima li ventinove – 29 settembre del corrente anno con F. 78 – e la seconda l’anno venturo 1815 a Sant Gio-vanni gli 24 del mese di giugno con F. 70 -. Oltre dell’annuo affitto già sopra descritto il sumentovato Sign. Curato si obliga nel termine di due anni di far fabricare quattro camere nella casa della Mendola ove gli verrà indicato e ciò si intende dove la situazio-ne sarà più approposita e a minor spesa, queste camere saranno fabricate a tutto carico della parte conduttrice, solamente la parte locatrice per la fabri-ca delle predette quattro camere, permetterà e con-cederà licenza di prendere il necessario legname nel-la sua montagna e som-ministrerà tutta la calcina occorrente per tale fabrica

e tutte le rimanenti spese di qualunque sorte sarà tenuto a sostenere il Sign.Curato…. così convenuto anche questa fabrica … d’affitto anticipato le riferite quattro camere dovrà farle stabilire e con buoni usci a seratura e finestre a lastre …. da potersi abitare nel termine prescritto e la par-te conduttrice non potrà pretendere in alcun tempo risarcimento alcuno per-ché così fu stabilito, il Sign. Conduttore si raccomanda alla benignità delli prelo-dati Signori Conti Locatori, dopo che saranno fabrica-te le camere che li venghi provveduto un fornello.

2. Questa locazione avrà il suo principio a Sant Giorgio ultimo scorso, avendo in questo anno la parte conduttrice la rac-colta del fieno e rispetto a quella dei campi l’anno venturo 1815 – anzi ancora in quest’anno può semina-re delle rape e poi dopo la raccolta delli foraggi fatta dal vecchio conduttore se-minerà la segala per l’an-no venturo. Al possesso dell’osteria anderà al pros-simo Santo Michele e per ora deve abitare la stuffa e cuccina ed aderenti came-re vecchie.

3. Gli effetti compo-nenti questo maso sono tuti li prati e campi situati a mano destra della stra-da che da Ruffrè porta a Bolzano come anche gli due prati al Colaré sulla montagna di Cavareno, potrà pure percepire la parte conduttrice le ce-ste dei fovi dalla Comune

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Tirolo meridionale

di Cavareno, ma senza garantirlo. Tutta la mon-tagna compresi anche i prati esistenti in questa è riservata per i signori Lo-catori solamente a piedi della suddetta verrà di-segnato un pezzo di pa-scolo a piacimento delli signori Locatori affinché il Sig. conduttore possa far pascolare dalli otto alli dieci capi di bestie bovine. Le dase di larice dovrà farle fare con re-gola e lasciarci le dovute corone brocone e legna secca, ed altre dase per uso del maso ed osteria ne potrà fare a piacimen-to; ma non sarà permes-so di tagliare nissuna pianta verde, se poi col andar del tempo venisse a mancare la legna sec-ca si dovrà rifirmare per avere riscritto il luogo, qualità e quantità che potrà tagliare per il biso-gno del sudetto maso ed osteria. Per mantenimen-to delle sieppi necessa-rie, dopo aver doperate le piante sradicate e scavizze dall’intemperia dei tempi, potrà servirsi a meno danno di piante verdi. La spesa dei cano-ni per condur l’acqua al maso sarà a tutto carico del sig. conduttore aven-do la libertà di servirsi dei necessari pianti della montagna ad uso dei ca-noni, come pure il coper-to del fienile sarà mante-nuto in buon ordine dalla parte conduttrice e gli ri-manenti coperti sono da mantenersi a spese della parte locatrice.

4. Il prato dirimpet-to alla casa della Mendo-la, a parte sinistra della strada che porta verso Bolzano è pure stato concesso al sig. condut-tore coll’obbligo impo-stogli che ogni qual volta che si porterà alla Men-dola o che passerà per-

sona di questo Castello con cavalli debba som-ministrare il fieno gratis e la biada sarà pagata. Non sarà permesso alla parte conduttrice vende-re né fieno, né paglia, né lettame ma il tutto deve essere consumato dal maso. Il vecchio condut-

tore Zadra alla sua par-tenza deve lasciare tre-cento benne di lettame inventariato, e poi tutto quello che ci fosse di più; lo stesso dovrà fare il …. sig. conduttore restituire le trecendo benne di let-tame e poi lasciare tutto quello vi fosse di più sen-

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za nissun risarcimento. La parte conduttrice avendo ora ricevuti li prati con buone sieppi fatte in quest’anno, e i prati curati; perciò alla sua partenza dovrà lasciare tutto in questo stato.

5. Questa locazione s’inten-de fatta a tutto rischio e pericolo della parte conduttrice, che per qualunque disgrazia non potrà mai pretendere nessun rilascio, neppur per casi estraodinari. Il sig. conduttore sarà tenuto di mi-gliorare e non peggiorare la casa e effetti compresi in questa loca-zione. Mancando la parte condut-

trice ai patti, e punti convenuti in questa locazione, e specialmente al puntuale pagamento, la pre-sente locazione sarà sciolta e rot-ta a piacimento della parte loca-trice, solamente si raccomanda il sig. conduttore, che se le quattro camere convenute non fossero terminate con tutta l’esatezza nel termine dei due anni e che rima-nesse solamente picciol parte a compimento della fabrica, che su di ciò la parte locatrice non an-dasse con rigore. Succedendo poi la partenza del sig. Curato dal-la casa di Ruffrè la parte locatrice

puotrà per questo mottivo rom-pere a piacimento in qualunque tempo questa locazione.

La parte conduttrice si obbli-ga di mantenere l’osteria in me-diocre credito almeno affinché il passeggero non abbia a lagnarsi.

6. Tutte le imposte di qua-lunque sorta sono a carico della parte locatrice, e tutti gli rimanen-ti aggravi sono da supplirsi dalla parte conduttrice. Se abbisognas-se alla parte locatrice un volto per suo uso la parte conduttrice lo dovrà concedere. Chiedendo gli signori Conti locatori a che tem-po a loro piacerà un … sigurtà capace di sostenere i riferiti punti in questa locazione convenuti il signor conduttore dovrà presen-tarla otto giorni dopo la richiesta, e la sicurtà in forma legale dovrà assumersi tutto il peso di questa locazione. Il registro di questa lo-cazione sarà a tutto carico del sig. conduttore.

Tutto ciò seguì alla presenza delli sottoscritti testimoni Giaco-mo del …. Benedetto dal Ri della frazione di Nano Comune di Tas-sullo e di Silvestro del … Giovanni Conci di Taio.

Nicolò Sparapani d’ordine stipulò la presente locazione scrit-ta in doppio originale cioè questo scritto di mio carattere è stato consegnato al sig. conduttore, e l’altra copia rimasta al Castello.

Don Antonio Gabardi curato di Ruffrè aceto questa locazione scritta in duplo cioè la presente di carattere del sig. agente Spara-pani e la consimile consegnata al Castello di mio carattere.

Giacomo Dalrì testimoniSilvestro Conci testimoni

Una pagina del libro di cassa dell’osteria della Mendola; le date testimoniano il passaggio del fronte napoleonico (dalle truppe austriache alle truppe francesi)

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La struttura originale dell’albergo sulla cima del Penegal (Foto del 1908 – Collez. Martin Sölva – Caldaro)

La strada della Mendola agli inizi del secolo. (collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico).

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La strada

Ma la situazione è improvvisamente cambiata a partire dal 1880, data di inizio dei lavori di costruzione della nuova arditissima strada che sale da Appiano – Caldaro fino al Passo della Mendola; progettata e costruita come strada militare, essa ha assunto in bre-ve tempo un preminente interesse turistico e commerciale e, traendo la Mendola dal seco-lare isolamento in cui si era sempre trovata, ne ha fatto una località di villeggiatura estiva di primissimo ordine.

Molto interessanti sono le testimonianze dell’epoca che riportiamo nelle pagine che seguono (gli articoli del “Tiroler Bote” sono stati tradotti dagli originali giacenti presso la Biblioteca del Tiroler Landesmuseum “Ferdi-

nandeum” di Innsbruck) dalle quali risulta in maniera inequivocabile come già più di 110 anni fa il Passo della Mendola fosse meta di turisti provenienti da ogni parte d’Europa; si pensi che nel 1896 vi era un servizio regolare di “omnibus” che collegava Bolzano con il Passo ben quattro volte al giorno!

Particolare interesse riveste poi lo scritto di Vigilio Inama, nel quale si dibatte un tema che, a quanto pare, rimane sempre attuale in queste terre di confine: la predominanza di un gruppo etnico sull’altro. Le conclusioni tratte da Inama sono evidentemente rappor-tate all’epoca sua (1904) e alla situazione po-litica di allora.

Bella visione degli ultimi tornanti della strada della MendolaCartolina del 1901 – Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico

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Foto del 1920 (collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

Da “Tiroler Bote” 1881 – pag. 2413

La strada della Mendola:

Tre fra le maggiori opere realizzate durante la mo-

narchia, si trovano riunite su un territorio relativamen-

te piccolo nel Sudtirolo. Si tratta della ferrovia Bolzano

– Merano appena ultimata e della sistemazione idrogeo-

logica dell’Alveo dell’Adige, eseguite contemporanea-

mente; inoltre, distinta dalle altre due, della strada per

la Mendola.

L’importanza di quest’ultima si deduce dal fatto

che mentre ha aperto territori delle Valli di Non e di Sole,

finora totalmente chiusi verso la Val d’Adige, ha nel con-

tempo assunto un particolare significato strategico qua-

le continuazione della strada del Tonale. Per quest’ulti-

mo motivo se ne interessò molto a suo tempo il conte

Radetzky, il grande Felmaresciallo austriaco, mentre per

l’ispettore Duile, che già dal 1820 sollecitava l’iniziativa,

essa era da realizzare principalmente perché consentiva

un congiungimento dell’Alta e media Val d’Adige con la

Val di Non, la Val di Sole e la Val Camonica, territori che

fino al completamento della strada della Mendola non

avevano alcun accesso, all’infuori della strada che da

Mezzolombardo risaliva le sponde del Noce.

I costi della gigantesca opera fino alla Mendola

dovrebbero ammontare a circa 200.000 fiorini, conside-

rato che normalmente le spese di tutte le opere stradali

vengono sostenute dall’erario, mentre i comuni sui cui

territori vengono eseguiti i lavori che devono cedere i

tratti di terreno interessati, che sono pressoché privi di

valore.

Il primo progetto, che risale all’inizio degli anni ’50

e prevedeva un congiungimento dell’Alta Val d’Adige

con la strada della Val di Non, è valido anche adesso

con alcune piccole modifiche. La strada presso Frangar-

to a 7 km da Bolzano sale da Cornaiano verso i castelli

Wartburg ….. (prosegue poi la descrizione del tracciato,

dei punti panoramici, dei muri di sostegno, dei terreni

impervi) …..

… al Passo ci si accorge veramente di aver attra-

versato un confine; qui si entra nel cosiddetto Tirolo ita-

liano. Ci se ne accorge in particolare perché ¼ di vino,

una minestra, una frittata, caffè, pane e sigaro costano

in tutto 57 Kreuser, cosa dalla quale osti dovrebbero

trarre esempio!!

Nella primavera prossima verrà costruito qui un

grande albergo, al quale certamente si aggiungeranno

ben presto altre costruzioni, quando sarà iniziato l’ulti-

mo tratto di strada, che congiungerà la Mendola con la

rete stradale della Val di Non.

Questi lavori verranno appaltati prima dell’inizio

dell’anno 1883 e fino ad ora non è ancora stato deciso

se la strada del Tonale dovrà passare per Cles o per

Fondo. Se dovesse passare per Cles, dovrà essere get-

tato un ponte sopra la forra di S. Giustina. Una costru-

zione che comporterebbe costi molto elevati. In ogni

caso questo tratto comporterà notevoli difficoltà.

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Méndola o Méndelpass

Era, pochi anni sono, uno dei più disastrosi, ma anche dei più frequentati sentieri, che mettevano in comunicazione, già fino dai tempi più antichi, la valle di Non Alta colla valle dell’Adige. Il sentiero saliva, con lievi pendenze, dai villaggi di Cavareno e di Fon-do, serpeggiando fra folti boschi di abeti e pini, fino all’insellatura (m. 1365) che sta fra la cima del mon-te Rovégn e quella delle Largadàne, o, come ormai comunemente è detta, del Pénegal. Di là non scen-deva ma precipitava ripidissimo, dirupato, sassoso, scosceso sopra Caldáro, per congiungersi quivi alla strada che menava a Bolzano.

Nella insellatura v’era una povera e piccola casa, antico hospitium, adibita ad uso osteria, dove chi avesse voluto, poteva anche passarvi la notte; giacché l’oste teneva a disposizione dei passeggeri due misere stanzuccie, che non gli erano necessarie per la famiglia. Ma ben pochi ne approfittavano; i più non si fermavano là che quel tanto che fosse appena necessario per riposarsi dalla stanchezza del cam-mino e rifocillarsi con un buon bicchiere di buon vino e poco cibo.

L’osteria era condotta da una famiglia italiana; né passavano di là, di regola che italiani, per recar-si nella sottoposta valle dell’Adige, donde, sbrigati i loro affari, ritornavano per la medesima via alle case loro.

Il passo era detto la Méndola, nome certo anti-chissimo ma di oscura etimologia. Che i tedeschi di Caldáro e di Bolzano al di là del monte, lo dicessero Méndel o Méndelpass appena si sapeva; essi vi pas-savano di rado, ed al doppio nome, ad ogni modo, nessuno badava.

E’naturale che sul confine di due nazionalità diverse ogni luogo o paese porti due nomi; giacché ogni popolo ne usa uno suo proprio. Alle volte i due nomi sono affatto diversi, nati e formati chi sa come e chi sa quando, indipendentemente uno dall’altro,

presso ciascheduna nazione; il più delle volte invece il popolo che giunse dopo adoperò il nome che v’era già prima, adattandolo naturalmente alla pronuncia della propria lingua.

Così avvenne di “Méndola”, cui i tedeschi, arri-vati ai monti nostri, ridussero a “Méndel” o “Méndel-pass”. E vi arrivarono relativamente tardi. Comincia-rono essi a scendere dalle pianure della Baviera dal sesto secolo dopo Cristo e mano mano avanzarono nelle valli del Tirolo, sostituendosi lentamente alle popolazioni retiche e reto-etrusche, che prima le oc-cupavano. In qual tempo siano giunti nella valle del-l’Adige e ai monti dell’Anaunia, non sappiamo; certo è tuttavia che l’elemento retico, o ladino ed italiano che vogliasi dire, si manteneva ancora abbondante nella Valle Venosta e a Caldáro nel secolo XV. Chi volesse esaminare, senza preconcetti o pregiudizi di nazionalità, i quali troppo spesso annebbiano la se-renità dell’indagine, i libri dello stato civile nella par-rocchia di Caldáro, che incominciano, dallo scorcio del secolo XVI, troverebbe che ancora in quel tempo, una gran parte della popolazione v’era italiana. Solo durante il secolo successivo l’elemento tedesco pre-se la prevalenza e soverchiò interamente l’italiano.

Ad ogni modo la Méndola fu lembo di territorio schiettamente italiano sino a poco fa.

Le cose mutarono affatto da 40-45 anni a que-sta parte; dopo che venne costruita la bella strada militare carrozzabile, che congiunge Bolzano col passo Tonale, e che passa appunto per la Méndola.

Fu allora che una nobile e ricca famiglia della valle di Non vendette il bosco della Méndola al Co-mune di Caldáro, per troncare si disse, lunghi litigi che vertevano incresciosi su questioni di confine. Presto dopo il Comune di Caldáro, rivendette due grandi appezzamenti di quel bosco a due signori tedeschi, i quali vi fabbricarono, con savio accorgi-mento, due alberghi per soggiorno estivo alpino. I due alberghi prosperarono rapidamente, si ingrandi-rono ogni anno di più, attirarono un numero sempre maggiore di forestieri, ai quali offrivano ed offrono ogni migliore comodità di vitto ed alloggio, ogni più squisita attrattiva di buon gusto e di lusso, da gareg-

giare certamente coi mi-gliori del genere. Ai primi due alberghi grandiosi, altri tre o quattro minori si aggiunsero presto, a questi alcune eleganti ville private; cosicché, costruita anche, da un anno fa, la ferrovia funi-colare di Caldáro, la qua-le riduce a meno di due ore il viaggio da Bolzano alla Méndola, che prima ne richiedeva ben set-te, il modesto e solitario passo d’una volta venne in breve tempo trasfor-mato in una della più stupende stazioni alpine che le Alpi nostre possa-no vantare. Splendido il panorama che vi si gode,

Panorama della Mendola agli inizi del 1900 (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

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sia sulla valle dell’Adige sia sulla Valle di Non, colle creste bizzarre e biancheggianti del Rosengarten da un lato del gruppo di Brenta dall’altro; folti e ombrosi i boschi di faggi e di abeti che si distendono di qua e di là della strada; morbidi i prati verdeggianti che ci sono sparsi di mezzo, attraverso a’ quali si sale con dolce pendio all’alta cime del Rovègn, donde si spiega dinanzi ampio e imponente tutto il maestoso anfiteatro della catena alpina.

A migliaia e migliaia quivi ormai traggono i fore-stieri nei mesi dell’estate, quali per passarvi una lieta giornata solamente, quali per restarvi più settimane o mesi in dolce riposo, aspirando le fresche e leggere aure imbalsamate dal profumo resinoso dei boschi.

Tutta questa numerosa colonia estiva è tede-sca. Tedeschi, come si è etto, gli albergatori, tede-sche, una sola eccettuata, del barone Salvadori di Trento, le ville, tedeschi tutti i forestieri che, dall’aprile al novembre, d’ora in ora, di giorno in giorno si mu-tano e rimutano nell’incantevole soggiorno. Pochi o pochissimi i forestieri francesi od inglesi, meno anco-ra gli italiani. Questi nell’anno passato erano dieci o dodici, né credo ve ne siano mai stati tanti negli anni antecedenti.

Che in tali condizioni il nome di Méndel-pass ab-bia cacciato di posto e sostituito ormai quasi del tutto l’antico e modesto nome di Méndola, non è punto da meravigliarsi. Gli orari della ferrovia, gli uffici po-stali e telegrafici, le cartoline illustrate, tutto è fattura tedesca, su tutto c’è Mendel, o Mendelpass, o Men-delbahn, o Mendelhof; i giornali tutti, tutti i manifesti, grandi o piccoli, semplici o colorati, ripetono questi nomi. Ed è naturale, ed è giusto anche che così sia. Ognuno ha diritto di usare la propria lingua. Noi del paese possiamo deplorare la cosa; ma pretendere che i tedeschi dicano Méndola è pretesa ingiusta, ed è assurdo il volere che i forestieri francesi o inglesi, o italiani, i quali non vengono a conoscere questo luo-go che per mezzo dei tedeschi, sappiano che da noi esso è denominato “la Méndola”. Continuiamo pure noi a ripetere questo nostro nome; ma se volevamo che esso si allargasse nel mondo, e fosse adottato da tutti gli italiani, dovevamo costruire noi lassù i no-stri alberghi, far stampare noi le nostre cartoline, farlo mettere sugli orari e sui registri postali, e sui mani-festi e diffondere così ovunque la conoscenza colle guide e coi giornali. Se non lo abbiamo fatto colpa nostra; non leviamo ora, per carità, inutili piagnistei, i quali, per quanto generosi e patriottici, non hanno altro effetto che di mettere in maggiore evidenza o l’ignavia o la debolezza nostra.

La Méndola è ormai un lembo di suolo italiano che i tedeschi ci hanno tolto. Riconosciamolo rasse-gnati, e impariamo da questo fatto, che un popolo, non solo colle scuole e cogli asili, ma anche, e forse più, colle strade e cogli alberghi, può conquistare e conservare alla propria nazionalità qualche tratto di suolo.

Ma se possiamo deplorare questo fatto, non dobbiamo tuttavia, né rammaricarci né spaventar-ci di troppo. Le nazionalità né si conquistano né si difendono disputando palmo a palmo il terreno sul confine ultimo che le dividono. Non tutte le fortez-ze sono poste proprio sul lembo de’ confini: ma nei punti meglio adatti, vicine o anche non del tutto vi-cine, a questi. E per noi le fortezze sono le città e le grosse borgate delle nostre valli. In queste occorre

tenere vivo il sentimento della italianità, la cultura, la vita intellettuale italiana. Quando ciò si faccia, lascia-mo pure che l’eco dei nostri monti ripeta all’intorno, per qualche mese dell’anno, il rauco suono di una favella forestiera. Nulla questo muterà nelle condizio-ni etnografiche delle valli nostre.

Non spaventiamoci. Il carattere etnico di un po-polo non può mutarsi con piccini espedienti artificio-si. La stessa Valle di Non, per non allontanarci dalla Méndola, ne offre la prova. In essa esistettero per oltre cinque secoli, intromesse violentemente dalla prepotenza politica, come cunei divisori od acidi di-solventi, parecchie giurisdizioni tirolesi o patrimoniali, come erano dette. V’era la giurisdizione di Castelfon-do, quella di Flavòn, quella di Sporo, di Mezocorona, altre forse. Le famiglie dei dinasti quivi erano tede-sche, o se italiane, assai propense alla nazionalità tedesca; tedeschi sempre o quasi sempre i capitani o governatori (Pfleger) messi a reggerle, tedeschi gli ufficiali subalterni, i servi, di dipendenti d’ogni spe-cie, tedesca la corrispondenza ufficiale con governo del Tirolo. Ebbene, dopo cinque o sei secoli di tale governo, dal XIII al XIX, chi oggidì può accorgersi che in queste parti della valle le condizioni etnogra-fiche della popolazione siano minimamente diverse da quelle delle altre parti che rimasero sempre sotto il governo de’ vescovi? Egli è che la nazionalità no-stra è singolarmente vigorosa e robusta, e che non lasciarsi intaccare o alterare da elementi stranieri che v’entrino, questi ella assorbe in se e con se identifica. Una prova sola, fra le molte che potrebbero mettersi innanzi, vogliamo qui addurre.

Chi di noi non ha notato, e non ha sentito assai frequentemente notare, non di rado con aria canzo-natoria contro la schietta nazionalità nostra, i molti nomi tedeschi di famiglia che vi sono nel Trentino? I Fuchs, i Landstäter, i Tschurtschenthaler, i Thaler, i Perger e cento e cento altri? Or bene, a chi ben guardi, questi nomi appunto sono la prova più evi-dente della robusta vigorosa e schietta italianità no-stra. Queste famiglie vennero certamente fra noi, in tempi quali più quali meno remoti, da terre tedesche, ma esse anziché intaccare la purezza della naziona-lità nostra, furono da questa assorbite, e diventarono esse pure italiane; italiano e non solo di lingua, di usi e costumi, ma italiane, ciò assai più vale, di idee, di pensiero, di sentimento, di coltura, di aspirazioni. Percorrete collo sguardo i due Elenchi che il Circolo Trentino di Milano pubblicò recentemente, l’uno dei Trentini che emigrarono, per sottrarsi a un governo che non era loro simpatico, nel Regno d’Italia, dopo che questo fu costituito, l’altro, più significante assai, dei Trentini che dal ’48 in poi presero parte, come volontari, alle campagne combattute per la indipen-denza italiana, e vedrete quale e quanta bella mo-stra di sé vi fanno questi cognomi di forma tedesca portati da persone ormai diventate schiettamente e bellamente italiane.

Ferrara, nel dicembre 1904Vigilio Inama

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I due più grandi e celebri alberghi della Mendola: Sopra il “Mendelhof” (Hotel Mendola) nel 1898 e sottoil “Penegal” - Attuale “Villa Imperiale” nel 1899 (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

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Gli alberghi

Se la costruzione della nuova strada ha tolto alla Mendola dall’isolamento, il vero lancio turistico della località è però avvenu-to con la costruzione dei due grandi alber-ghi che per anni sono stati annoverati fra i migliori di tutta la regione: l’Hotel Mendola (o”Mendelhof”, come era conosciuto in tutto l’impero austro – ungarico) e l’Hotel Penegal-”Villa Imperiale”.

La loro costruzione risale ai primissimi anni dopo l’apertura della strada; il “Men-dola” venne costruito addirittura insieme alla strada, risultando già famoso e molto frequentato nel 1895; esso è sorto sopra il vecchio maso-osteria che per secoli ha co-stituito l’unico fabbricato esistente al Passo Mendola (vi sono testimonianze della sua presenza fino dal 1600).

Il “Penegal” venne aperto al pubblico nel 1896.

Un altro albergo delle stessa epoca molto conosciuto era l’”Aquila d’oro” (Ho-tel “Zum goldenen Adler”), che non era sul Passo, ma sovrastava l’abitato di Ruffrè in posizione dominante; forse per questa sue posizione il suo nome venne in seguito tra-sformato nell’attuale “Albergo Castello”.

Autori del lancio turistico della Mendola furono in particolare due persone, i cui nomi ricorrono in tutte le cronache dell’epoca: M. Spreter, proprietario del Mendelhof, e Alois Schrott, proprietario del Penegal.

L’albergo Caldaro (Cartolina del 1909 – Collez. Siegfried Sölva – Caldaro)

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Da “Tiroler Bote 1895” – pag. 1561

L’Hotel Penegal sulla Mendola, fatto co-struire dal dott. Alois Schrott, proprietario di Castel Forst, promette di diventare uno dei più belli e grandiosi alberghi di tutta la regio-ne. Esso contiene più di 120 locali, fra came-re e saloni, oltre ad uno spazioso ristorante, una sala da biliardo, un salone per signore, sala da musica e da pranzo alta 5 metri capa-ce di contenere 200 persone.

La distribuzione interna è tale, che i lo-cali nei quali si svolgono attività rumorose, come da cucina, l’office, la lavanderia, ecc., sono stati sistemati tutti su uno stesso piano all’esterno della casa, legato però al corpo principale con un apposito passaggio.

Il fabbricato dell’albergo ha una lun-ghezza di 104 metri ed ha verso occidente una terrazza, sulla quale la mattina si può far colazione godendosi il panorama e la verde frescura del bosco.

Dall’albergo si affacciano 24 balconi e sull’ala verso levante s’innalza una torre alta

10 metri con un orologio che supera il 5° pia-no del fabbricato.

Dai balconi si gode una vista circolare dal Rosengarten fino all’Ortles.

Il fabbricato è circondato da 26 ettari di bosco.

La direzione dell’Hotel verrà affidata al cognato del proprietario, Ladislao Spitkò, proprietario dell’albergo “Aquila d’oro”.

Visione dell-Hotel Penegal a fine ‘800 - Attuale “Villa Im-periale” (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

Foto del 1908 (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

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Antica stampa dell’Hotel Regina del Bosco a Ronzone, della stessa epoca dei grandi alberghi della Mendola(Collez. Arch fabio Bartolini – Sarnonico)

Da “Tiroler Bote 1896” – pag. 1128

ALPENHOTEL PENEGALQuesto albergo di prima categoria al

Passo della Mendola presso Bolzano a 1362 metri sul livello del mare lungo la bella strada della Mendola ricca di vedute panoramiche, che costituisce già di per sé una grossa cu-riosità, è raggiungibile in 5 ore con un servizio di omnibus in partenza 4 volte al giorno dal-l’hotel Grifone e dall’hotel Europa di Bolzano, disimpegnato con carrozze aperte panorami-che attrezzate per trasporto bagagli, che pas-sano per i territori di Appiano e Caldaro ricchi di castelli. Per il ritorno bastano 3 ore.

La posizione dell’albergo è privilegiata ed offre una meravigliosa vista prospettica dai suoi numerosi balconi e terrazze; sugli altri tre lati la costruzione è circondata dal bo-sco.

Soprattutto il clima sulla Mendola merita di essere ricordato. Nonostante la considere-vole altitudine della località, esso è asciutto e senza vento. Per questo motivo un soggiorno al Passo della Mendola è quanto mai racco-mandabile dalla primavera fino all’inverno. Per conseguenza si registra quassù la più lunga stagione turistica fra le località di villeg-giatura dell’arco alpino.

Per le persone sofferenti di nervi e di ane-

mia, così come per le diverse forme di distur-bi cardiaci, la Mendola ha fami di aver procu-rato grandi vantaggi. Ciò in virtù dell’aria mite ricca di ozono, delle passeggiate nel bosco con moderati dislivelli, della buona acqua di sorgente e di altri grandi qualità. Questa loca-lità merita quindi di essere tenuta in grande considerazione per un soggiorno estivo.

Per l’anno 1897 verrà aperto dal pro-prietario dell’Hotel Penegal uno stabilimento idroterapico, affidato all’abile direzione di un medico esperto.

Come è noto, la Mendola offre affasci-nanti attrattive naturali con i famosi punti pa-noramici del Penegal e del Roen, che presen-tano un quadro grandioso ed incomparabile, tanto che il Penegal è chiamato a buon diritto il “Monte Righi” del Tirolo.

Le persone che amano la tranquillità, tro-vano al Passo stesso meravigliosi, incantevo-li punti panoramici sia sulla Val d’Adige che sulla Val di Non e sulle meravigliose catene di monti tutt’ intorno, le Dolomiti, il Brenta, la Presanella, l’Adamello, il Gruppo dell’Ortles; gli stupendi effetti di luce al tramonto del sole rimangono impressi per sempre, come ricor-di incancellabili del nostro ambiente alpino per coloro che anche una sola volta li abbia-no ammirati.

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Panorama della Mendola nel 1905 – Si vede a sinistra la Villa Maria, in primo piano la Villa Ambach e in fondo l’Hotel Men-dola e le torrette dell’ Hotel Penegal – Si noti al centro tra gli alberi il campo arato (Collez. Siegfried Sölva – Caldaro).

Da “Tiroler Bote 1895” - pag. 2132-2186

“…. raggiunta l’altezza del Passo, ci si presenta davanti, ombreggiata dai boschi di larici, la bella casa di campagna chiamata “Villa Camilla” e più avanti s’intravede l’Hotel Mendola, la Mecca ospitale di tutti i visitato-ri della Mendola. Di fronte sorge la signorile dependance, che ospitò ultimamente la fa-miglia dell’arciduca.

In alto a destra sopra la strada si margi-ni del bosco si vede la maestosa mole del-l’Hotel Penegal, fatto costruire dal dott. Alois Schrott, proprietario di Castel Forst. Intorno ad esso ferve un’attività febbrile, perché i la-vori devono essere ultimati per l’anno pros-simo. Dappertutto risuona il martellio degli scalpelli, lo stridio delle seghe, il rumoroso ardore lavorativo dei muratori e dei carpen-tieri italiani.

Ho dato l’addio all’Hotel Mendola, da-vanti al quale regna un vivace andirivieni e, nonostante la stagione ormai molto avanza-ta, un brulichio di forestieri provenienti da tut-ti i Paesi d’Europa.

L’albergo del signor Spreter ha questo di bello, che offre tutte le comodità di un al-

bergo alpino, senza che venga a mancare la cordialità, nonostante il sussiego dei came-rieri in frack e l’atmosfera un po’ snob che ne deriva. Qui ci si sente non come in un hotel, ma come a casa propria.

Uno sguardo all’intorno e alle svariate ville ed al movimento di persone festanti che di qui transitano, dimostra nel modo miglio-re quale trasformazione abbia provocato la nuova strada.

Essa non ha solo un’enorme importanza strategica, in quanto collega l’Alta e la Bassa Valle dell’Adige con la Val di Non, la Val di Sole e la Val Camonica, come ebbe a dichia-rare a suo tempo “Papà” Radetsky, ma ha una uguale importanza commerciale e turi-stica, come dimostra il grande traffico che la vivacizza per tutto l’arco dell’anno e special-mente durante la stagione di villeggiatura.

E dire che lo sviluppo turistico è ancora alla fase iniziale e finora è limitato al delizioso refrigerante pianoro del Passo della Mendo-la. Per quanto ancora, prima che il flusso turi-stico si estenda all’altopiano della Val di Non ricco di bellezze naturali, per tendere, attra-verso la val di Sole, a Madonna di Campiglio, e qui soffermarsi riverente di fronte alla mae-

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Lo stesso panorama 3 anni dopo nel 1908 – Nel campo arato si vede chiaramente il terrapieno costruito per la ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola ( Collez. Siegfried Sölva – Caldaro )

stà delle Dolomiti di Brenta, al giardino delle Giudicarie, alla Val Rendena!

Questo giro che offre una grande varietà di bellezze naturali e paesaggistiche e porta il turista in pochi giorni da Bolzano a Trento attraverso la Val di Non, la Val di Sole e le Giudicarie, non è l’unico che la strada della Mendola consente. Dopo l’interessante viag-gio attraverso la Val di Non a mezza costa, con la gola della Rochetta ricca di storia e di attrattive naturali, conviene proseguire la marcia verso la ridente borgata di Fondo e di qui su alle Palade e poi giù a mezza mon-tagna per Tesimo e Foiana ricche di castelli, fino a Merano o Bolzano; un’occasione da non perdere! Questo è anche il mio odierno programma.

Ho avuto la fortuna di trovare ancora ospitalità per la notte all’Hotel Mendola.

……………………………………… subi-to dopo l’Hotel Mendola vi è una graziosa cappella e poco distante, sulla destra della strada, una villa restaurata, di proprietà della signora Maria von Bonell di Hall, sulla cui fac-ciata una tabella avverte che l’anno prossimo essa sarà completamente arredata ed abita-

bile. Il posto ai margini del bosco è quanto mai favorevole, tanto più che non molto di-stante, vi è il rinomato albergo “All’aquila”. Questo si trova a poco meno di mezz’ora dalla Mendola sulla strada verso Fondo. Un asilo molto ben accetto a coloro che non tro-vano più posto all’Hotel Mendola.

Dove la strada piega ancora a ovest ver-so Fondo, si ha una bella vista panoramica sul poderoso dorso del Roen e, sotto, sul paese di Ruffrè, serenamente disteso nella pace del tramonto. Mentre le dorate nubi della sera coprono lentamente le guglie del Brenta e i ghiacciai dell’Adamello, un tintin-nante gregge di capre sgambetta belando sulla strada verso il paesino.

…………………………………Si deve notare che nessuna tabella

commemorativa è stata posata a ricordo di un’opera tanto grandiosa, qual è la strada della Mendola. Essa è stata iniziata il 18 ago-sto 1880, compleanno dell’imperatore, ed ultimata nel 1885. Il maggior merito per aver voluto ed energicamente condotto a termine l’opera va all’allora consigliere superiore ca-valier von Felder, ora in pensione.

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Le ferrovie

Lo sviluppo turistico della Mendola ave-va tanto aumentato l’importanza della locali-tà, che la strada divenne in breve insufficien-te a sopportare il transito delle persone che vi si recavano.

Si stava affermando un po’ dappertutto proprio a fine ‘800 il nuovo mezzo di traspor-to pubblico rappresentato dalla ferrovia, per cui parve a molti logico che anche la Men-dola venisse collegata con il fondo valle per mezzo di una strada ferrata.

29.07.1898 l’iniziativa viene prospettata al Ministero imperiale dei tra-sporti a Vienna

16.12.1898 inizio della progettazione (stu-dio dei tracciati, individuazio-ne delle stazioni a monte e a valle, ecc)

14.09.1900 approvazione del progetto di massima

agosto 1901 presentazione del progetto definitivo

27.11.1901 appalto dei lavori03.02.1902 sopralluogo di verifica10.10.1903 inaugurazione dell’opera

Dall’idea iniziale all’inaugurazione sono passati quindi 5 anni e 4 mesi!

La funicolare Caldaro – Mendola fu pro-gettata dall’ingegnere svizzero Emil Straub (1858 – 1909), un vero specialista nel settore degli impianti a fune.

Il tratto terminale della ferrovia, quello che scorre su rotaie a ruote dentate, ha una lunghezza di 2.133 metri con un dislivello di 854: la pendenza media è quindi del 40%, ma nell’ultimo tratto raggiunge una punta del 64%. Sono state costruite due gallerie lunghe rispettivamente 70 e 69 metri e due viadotti di 110 e 25 metri.

Originariamente la funicolare impiegava 32 minuti a compiere il tragitto da S.Antonio al Passo; ora ne impiega 12.

Il lungo viadotto della funicolare (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

Versante tedesco:funicolare Caldaro – Mendola

L’iniziativa partì da Caldaro nel 1898 ed è veramente stupefacente come un’opera tanto ardita e tecnicamente avanzata come la funicolare Caldaro – Mendola si sia potuta condurre a ternine in così poco tempo; que-sta è infatti la progressione delle tappe più importanti nella realizzazione dell’opera:

La funicolare e sullo sfondo i tornanti della strada (Foto del 1905 – Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

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Versante italiano:ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola

Anche dalla Val di Non si cominciò a guardare alla Mendola con maggiore interes-se che in passato; la località aveva assunto un ruolo guida nel panorama turistico della regione e i positivi riflessi si facevano senti-re anche nei vicini paesi dell’Alta Anaunia, specialmente Cavareno, Ronzone, Malosco, Sarnonico e, naturalmente, Ruffrè.

Anche dal versante italiano venne avan-zata l’ipotesi di un collegamento ferroviario con la Mendola e si costituì un apposito or-ganismo, che assunse il nome di “Commis-sione tranviaria per la tramvia dell’Alta Anau-nia Taio – Fondo – Mendola”.

La stazione della ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola e il tratto terminale delle rotaie (Cartolina del 1911 – Collez. del “Verein für Kultur und Heimatpflege – Kaltern”).

Un’altra visione della funicolare e della strada (foto del 1905 – Collez. Arch.Fabio Bartolini – Sarnonico)

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* pagine riprodotte integralmente dalla Re-lazione della “Commissione Tranviaria per la Tramvia dell’Alta Anaunia” elaborata nel 1905.

Nella seduta del Consiglio Comunale di Trento del 17 ottobre 1891 si deliberava di procedere alla costruzione di ferrovie elettri-che locali, che avessero a congiungere Tren-to colle valli.

Il Municipio di Trento perciò domandò e ottenne la concessione per una ferrovia lo-cale a trazione elettrica da Trento a Malè, fer-rovia che deve percorrere la valle dell’Adige parallelamente alla ferrovia Meridionale (linea Kufstein - Ala) fino alla stazione di S. Michele a/A, per quindi scostarsi dalla Ferrovia Meri-dionale e attraversare la Valle di Non e parte della Valle di Sole, fino a Malè. La lunghezza totale importa km 61,5 circa.

La Valle di Non però è molto estesa e assai frastagliata. La parte più florida e pitto-resca, l’alta Valle di Non, dalla predetta linea tranviaria non otterrebbe una diretta comuni-cazione con la ferrovia e colla città di Trento. La ferrovia locale Trento – Malè non viene che ad avvicinare la Valle di Non alta alla ferrovia ed alla città. Ed è precisamente alla stazione di Dermulo – S. Giustina, nel mezzo della val-le, al km 3957, che l’Alta Anaunia avrebbe uno scalo ed una stazione vicina.

Già fin dal programma generale delle tramvie trentine, si prevedeva come necessi-tà futura un allacciamento dell’Alta Anaunia e del suo capoluogo Fondo, con la linea prin-cipale, alla stazione di Dermulo, e per accon-discendere ai desideri dei numerosi e floridi paesi di questa parte della valle, si promette-va di studiare anche questo allacciamento.

Anzi qualora l’esito finanziario della tramvia principale fosse assicurato, sotto certe riserve, si dava per sicura la costruzio-ne di una linea completamente anauniese. Di fatto i paesi adiacenti e circostanti alle rive del Novella e quelli dell’altipiano di Ro-meno se concorrevano finanziariamente ad

appoggiare l’attuazione del grande progetto trentino, era appunto nella ferma fiducia di avere in un non lontano avvenire una linea tranviaria che toccasse le case loro e facesse il loro comodo.

D’altra parte, nel mentre l’esecuzione del programma tranviario trentino veniva ti-rata per le lunghe, l’altipiano della Mendola e Ruffrè, che pur fa parte del territorio anaunie-se, veniva messo in relazione con una ardita costruzione ferroviaria, la Funicolare della Mendola, con la parte tedesca della Valle dell’Adige e con Bolzano.

La costruzione della ferrovia della Men-dola ha portato un potente sviluppo all’indu-stria dei forestieri e ha fatto dell’Alta Anaunia un centro assai grande di tale industria. Per facilitare le comunicazione dell’Alta Anaunia verso la città di Trento e mettere la valle in diretta congiunzione colla linea Trento – Malè e colla ferrovia della Mendola venne studiata, progettata e finanziata l’impresa della ferro-via Taio – Fondo – Mendola.

Modelli dei carrozzoni che saranno usati sulla linea Taio-Fondo-Mendola

Motivazione e scopo *

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Piano finanziario della tramvia Taio – Mendola *

1. Entrata per il movimento passageri.

a) Forestieri provenienti dalla Mendola, annualmente 20.000 per 26 km 520.000 per kmb) Forestieri dalla stazione di Taio 5000 per 26 km 130.000 per kmc) Movimento locale della Mendola e Alta Anaunia nel periodo estivo 10.000 x 2 x 8 km 160.000 per kmd) Movimento locale generale compreso in tutto l’anno viaggi 90.000 x 13 km 1.170.000 per kmTotale persone – km 1.980.000 persone-km

Di questi viaggi il 30% può mettersi di Ia classe e il 70% di IIIa classe, che danno 594.000 persone – km di Ia classe, e 1.386.000 persone – km di IIIa classe, ciò che equivale per la Ia classe a ...................................................................................................................................Cor. 59.400e per la IIIa classe a .............................................................................................................................. “ 69.300assieme ................................................................................................................................................ ” 128.700

2. Entrata del Movimento merci.

300.000 tonnellate – km di merci eguali alle tariffe medie di 2 ct. per ogni q-km ......................................................................................................................... “ 60.000

3. Bagagli e Posta.

Per trasporto bagagli merci celeri e servizio postale ........................................................................... “ 10.000Totale dei punti 1,2 e 3 ......................................................................................................................... Cor. 198.700In cifra tonda 198 mila corone.N.B. E’ da notarsi per confronto che la Funicolare della Mendola nella sola stagione estiva e nel primo anno di eser-cizio ha incassato dai forestieri un importo di C. 135.000 Le entrate totali non sono certo preventivate esageratamente se si considera il movimento per le altre linee e pella Mori – Arco – Riva che incassa sur un tratto di minore lunghezza (km. 24.402) Cor. 310.000 annue.

Dati statistici delle ferrovie locali della Provincia.

1904 1903 Lunghezza Persone Entrata

Cor.Entrata

Cor.Entr. per km anno

Bolzano – Merano km. 31.600 405.077 1.011.944.- 935.007.- 31.623.-

Insbruck - Hall km. 12.- 234.295 230.698.- 220.248.- 19.250.-

Mori-Arco-Riva km. 24.500 148.079 310.666.- 284.748.- 12.882.-

Ferr. dello Stubai 1) km. 18.- 53.712 79.409.- - 8.800.-

“ dell’Achensee km. 6.300 41.698 86.582.- 80.966.- 13.700.-

“ Transatesina (Bolzano – Caldaro) km. 10.800 174.047 256.881.- 210.592.- 23.353.-

“ della Mendola 2) km. 4.583 55.017 135.529.- - -

“ Mittelgebirge (Innsbruck – Igls) km. 8.360 124.549 88.397.- 80.568.- 10.500.-

“ della Valsugana km. 64.800 346.500 489.100.- 470.344.- 7.525.-

“ dello Ziller km. 32.- 122.448 197.435.- 190.305.- 6.170.-

1) la ferrovia dello Stubai fu aperta col 1 agosto 19042) la ferrovia della Mendola segna il primo anno di esercizio con un funzionamento dal 1 aprile al 31 ottobre.

I dati preventivati per la ferrovia dell’Alta Anaunia da aggiungersi a questa statistica sarebbero, secondo il calcolo della vendibilità esposto di sopra, i seguenti:

Lunghezza Entrata Entrata per km anno

Ferrovia dell’Alta Anaunia km. 26.- cor.198.000.- cor. 7600.-

Si potrebbero ancora prendere in considerazione i dati di altre ferrovie alpine e la statistica pubblicata dallo stato ce ne fornirebbe in abbondanza; ma, crediamo, per convincersi della attendibilità della riuscita dell’impresa, siano sufficienti quelli di già esposti. Non si può ragionevolmente ammettere che una linea che unisce due ferrovie di tanta importanza e con un movimento così forte come quella transatesina e della Mendola da una parte e quella Trento – Malè dall’altra, sia inferiore alle linee meno importanti delle nostre alpi.

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L’ingresso alla Mendola salendo da Fondo; nella foto sopra (1903) non vi è traccia della ferrovia, in quella sotto (1910) si vedono chiaramente le rotaie (Collez. arch. Fabio Bartolini – Sarnonico).

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Conclusione

Qui finisce la nostra breve ricostruzione storica della Mendola, residenza imperiale. Potremmo continuare con altre testimonian-ze, ma nulla aggiungeremmo al quadro deli-neato con le poche, ma significative pennel-late già tracciate.

Ai due primi grandi alberghi altre se ne aggiunsero negli anni seguenti (l’Hotel Golf, il Kaltererhof, il Toval, il Dolomiti, il Garnì Pe-tra, il Roen, il Gran Baita) e numerose ville private, ma l’apice della fama internazionale della località era già stato raggiunto e il de-clino è stato rapido come rapida era stata l’ascesa.

I tempi cambiano e il progresso avanza inesorabile; quelli che solo pochi anni prima erano stati mezzi di comunicazione all’avan-guardia, presto sono diventati pezzi da mu-seo.

L’accesso alla Mendola è divenuto disa-gevole, in rapporto ai mezzi di trasporto sem-pre più veloci e più comodi che si andavano affermando.

La funicolare Caldaro – Mendola ha te-nacemente resistito all’usura del tempo ed ancora può svolgere una funzione importan-tissima nell’economia della zona; la ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola invece ha avuto una vita molto più breve, di poco superiore ai 30 anni; nel 1936 infatti è stata abbando-nata per essere sostituita da servizi di linea su strada.

La Mendola è tornata ad essere una lo-calità isolata, tagliata fuori dal grande flusso del turismo internazionale.

Poi nel 1955 è arrivata l’Università Cat-tolica del Sacro Cuore che ha acquistato tre degli alberghi più grandi (il Mendola, il Golf e il Toval) ed ha assunto in gestione anche il Penegal; una tale concentrazione di com-plessi alberghieri in un’unica mano ha fatto sperare in un improvviso rilancio della locali-tà. Ma gli scopi dell’Università non sono turi-stici, bensì scientifici; e sotto questo profilo il rilancio c’è stato, eccome!

Sotto l’egida della “Cattolica” di Milano si sono tenuti sulla Mendola convegni di as-soluto valore mondiale; eccelse personalità sono convenute sul Passo, per mettere a confronto i risultati dei loro studi.

Ora i tre alberghi sono rimasti di proprie-tà dell’università Cattolica, dal 1990 gestiti dalla Cooperativa 13 maggio.

La splendida veranda in legno dell’albergo Golf (Foto Faganello – Zotta)

Particolare dei balconi in legno dell’albergo Golf (Foto Faganello – Zotta)

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L’atrio e la scala dell’Hotel Mendola.

L’università Cattolica del Sacro Cuore

In molte località turistiche durante l’ulti-mo conflitto mondiale le autorità militari re-quisirono grandi complessi alberghieri, per destinarli a luoghi di riposo e di convalescen-za per soldati feriti.

Sulla Mendola questa sorte toccò ai più grandi alberghi (Penegal, Golf, Mendola e Toval), che dopo il 1945, ridotti in uno stato disastroso, passarono all’Ente Tre Venezie,

istituito con lo scopo di amministrare e liqui-dare tutti i beni abbandonati dalle truppe di occupazione. Per alcuni anni l’Ente Tre Ve-nezie affittò gli edifici a Parrocchie od istitu-ti religiosi, che li utilizzarono come colonie estive; nel 1955 infine, su sollecitazione di due illustri trentini, il dott. Guido Rossi, primo segretario accademico (al quale oggi è dedi-cata la piazzetta della Mendola) e il prof. Ezio

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Franceschini, collaboratore di Padre Gemel-li, fondatore nel 1921 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’ateneo milanese acquistò tre dei grandi alberghi. Il quarto, Il Penegal, venne invece acquistato dalla Pro-vincia Autonoma di Trento, che lo cedette in affitto novennale rinnovabile alla stessa Uni-versità al canone non proprio simbolico, per quei tempi, di due milioni all’anno.

La “Cattolica” si trovò così a disporre di un complesso alberghiero enorme (oltre 400 posti letto), ma quasi totalmente fuori uso.

Dopo alcuni anni di assestamento, ven-ne costituito il “Centro di cultura Maria Imma-colata” ed ebbero inizio i corsi e i convegni, che tutt’ora fanno della Mendola una località molto conosciuta ed apprezzata nell’ambien-te scientifico.

Ovviamente, il preciso indirizzo religioso dell’Università Cattolica, rappresenta un limi-te alle tematiche dei corsi da lei organizzati; si tratta tuttavia pur sempre di incontri ad alto livello, al quale partecipano eminenti perso-nalità della cultura, della scienza e della po-litica.

Possono essere annoverati fra gli altri il prof. Menichella, governatore della Ban-ca d’Italia, che ha presieduto un corso sulla cooperazione, promosso dalla Federazione Nazionale delle Casse Rurali, i rettori del-l’Università, prof. Francesco Vito, economi-sta, prof. Ezio Franceschini, prof. Lazzati, prof. Adriano Bausola, i ministri Paolo Bono-mi e Attilio Ruffini, gli onorevoli Aldo Moro, Flaminio Piccoli, Oscar Luigi Scalfaro, Ranie-ro La Valle.

Anche tre Papi, prima di salire al soglio ponteficio, sono stati ospiti del Centro di Cul-tura della Mendola: Giovanni XXIII quando era Patriarca di Venezia, Paolo VI come ar-civescovo di Milano e Giovanni Paolo I, an-ch’egli Patriarca di Venezia.

Secondo una notizia, peraltro non do-cumentata (dr. Arnaldo Disertori – “Die Men-del”), anche il Mahatma Gandhi avrebbe soggiornato brevemente in uno dei grandi al-berghi della Mendola, ovviamente prima che questi venissero acquistati dall’Università.

Hotel Mendola (Collezione signor Ivo Calliari - Romeno)

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Il Grand’Hotel Penegal, quell’albergo che più di un secolo fa, come abbiamo visto, veniva annoverato fra i migliori di tutto l’Im-pero, ha subito poi un deplorevole degrado.

Trasformato durante la guerra in casa di riposo per soldati feriti in convale-scenza, passò poi all’Ente Tre Venezie, che lo cedette negli anni ’50 alla Provincia Au-tonoma di Trento; questa lo affittò nel 1955 all’Università Cattolica di Milano, che ne fece il nucleo centrale del Centro di Cultura Maria Immacolata.

Ma nel 1973, del tutto inopinatamen-te, la Provincia disdettò il contratto e l’Uni-versità dovette restituire l’immobile; venne redatto un verbale di consegna, dal quale risulta che il grande albergo veniva ceduto completamente arredato con i mobili origi-nali fine ‘800, con arazzi Gobelin fine ‘700, con grandi tappeti, dei quali uno lungo 120 m. ricopriva tutto il corridoio del primo piano, specchi, stucchi, posaterie argentate, letti veneziani laccati forniti di lenzuola e coperte, soprammobili, ecc.

Dal 1973 al 1978 tutto ciò è sparito, così come sono spariti lavabi di porcellana,

Il Grand’ Hotel Penegal oggi “Villa Imperiale”

rivestimenti in legno di alcune sale, stufe a olle; un albergo come il Penegal, con tutta la sua storia e i suoi tesori, non meritava la spesa di un custode! E così è rimasto per circa cinque anni in uno stato di totale ab-bandono, vittima illustre dell’incuria e dell’in-sipienza dell’ente pubblico.

Ora dal Grand’Hotel Penegal (Villa Imperiale) sono stati ricavati degli appar-tamenti; l’esterno del fabbricato è rimasto come un tempo.

Hotel Penegal - attuale Villa Imperiale (Collez. signor Ivo Calliari - Romeno)

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L’ex bar dell’Hotel Mendola – (Foto Faganello – Zotta)

Hotel Mendola (in basso) - Hotel Penegal (in alto) (Collez. signor Ivo Calliari - Romeno)

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La Mendola, residenza imperialePubblicazione edita dall’Azienda per il Turismo Valle di Non su gentile concessione della Cassa Rurale di Cavareno.Testi originali italiani: Benito CaviniTraduzione testi originali tedeschi: Hedy SchrottFotografie: Flavio Faganello e Gianni ZottaCoordinamento progetto grafico: Benito CaviniImpaginazione: Prima pubblicità - TrentoEdizione 2007

Si ringraziano particolarmente:- Eleonore Tasch di Vomp/Tirol (Austria), per la certosina ricerca e trascrizione di documenti originali pres-

so il Landesmuseum “Ferdinandeum” di Innsbruck- Arturo Seppi di Ruffré/Mendola, per la disponibilità di preziosi documenti antichi tratti dal suo archivio

personale- arch. Fabio Bartolini di Sarnonico, per le numerose cartoline antiche tratte dalla sua bella collezione e

prestate per la stampa.- dott. Martin Sölva di Caldaro, per la preziosa collaborazione offerta attraverso la consegna di documenti

e antiche cartoline della Mendola- signorina Anna Maria Zanoni, direttrice del Centro di Cultura “Maria Immacolata”, per la chiarezza delle

informazioni offerte con estrema disponibilità- signor Ivo Calliari di Romeno, per le cartoline antiche tratte dalla sua bella collezione messe a disposizio-

ne per la stampa.

Primo timbro del Comune di Ruffré - Anno 1838 - Capo Comune - Seppi Giuseppe

su gentile concessione:

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