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Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 11 del 23 dicembre … › wp-content › uploads ›...

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DIOCESI DI MAZARA DEL VALLO Il Convegno diocesano I giovani a servizio Esperienze Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 11 del 23 dicembre 2019 @CONDIVIDEREWEB #CONDIVIDERETV ALLE PAGINE 2 E 3 Il presepe, un Vangelo vivo @DIOCESIMAZARA Icona della Natività di Maria Cirobisi
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DIOCESI DIMAZARADEL VALLO

Il Convegno diocesanoI giovani a servizio

Esperienze

Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 11 del 23 dicembre 2019

@CONDIVIDEREWEB

#CONDIVIDERETV

ALLE PAGINE 2 E 3

Il presepe,un Vangelo vivo

@DIOCESIMAZARA

Icona della Nativitàdi Maria Cirobisi

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èNatale. E anche a volerlo ri-muovere, quanto meno ilcalendario, segnando con

caratteri rossi il 25 di dicembre,obbliga tutti a tenerne conto. Tut-tavia ritengo che dispiaccia un po’ atutti, anche a quanti si professano in-differenti o contrari alla religione, chequesta festa dai molteplici e significa-tivi richiami anche emozionali appaiaprivata delle sue motivazioni vere esia finita nel calderone di un consu-mismo onnivoro. Un indicatore nonsospetto e facilmente verificabile è lapubblicità, i cui messaggi martellantipropongono acquisti di ogni genere,giocandosi la parola Natale e spe-rando che tanti cadano nella rete,suggestionati dai consigli per gli ac-quisti. E il mistero del Figlio di Dioche si fa uomo, entrando nella no-stra storia con un corpo come ilnostro, dove va a finire? È successoche, poco alla volta, la festa cristianadel Natale è stata trasformata in unafesta pagana con sue ritualità, chehanno finito per coinvolgere anchebuona parte di cattolici devoti. La ve-glia della notte santa, come venivachiamata, una volta difficilmente ve-niva disertata e coinvolgeva adulti epiccini attratti dal richiamo del pic-colo bimbo del presepe. E quel chesorprendeva di più era la convinzioneche non si trattava di una notte dipoesia dal sapore mieloso nella qualetutto assumeva una tonalità amabile,né di una favola per bambini, a lororiservata perché fatta a loro misura.

Certo l’atmosfera era creata ad arte(presepi, luci, colori, canti e musiche,doni…), ma non per stupire o disto-gliere l’attenzione dal mistero cele-brato; piuttosto per farlo coglieremeglio attraverso una molteplicità dialfabeti e di linguaggi. Oggi questofascino della notte di Natale èassai ridotto ed è decisamentecambiato. Alla liturgia dellaChiesa si preferiscono altre ritua-lità prevalentemente goderecceperché a Natale puoi; alla contem-plazione orante del mistero si sosti-

tuisce la accattivante concretezza delgusto che a Natale è più dolce chemai; alla gratificante condivisione si èanteposta la propria voglia di avereperché il Natale ha bisogno di te.Dove è andata a finire l’ingenua po-vertà del presepe? E la capanna conun po’ di paglia insufficiente a miti-gare il freddo e il gelo della notte diBetlemme? Chi ha preso il posto deipastori, occupanti forzati degli ultimiposti della scala sociale? Certo ci sonoanche i Magi; ma essi non ostentanosapienza, ricchezza e potere; piutto-sto «insegnano che si può partire damolto lontano per raggiungere Cristo.Sono uomini ricchi, stranieri sapienti,assetati d’infinito, che partono per un

lungo e pericoloso viaggio che li portafino a Betlemme (cfr Mt 2,1-12). Da-vanti al Re Bambino li pervade unagioia grande. Non si lasciano scanda-lizzare dalla povertà dell’ambiente;non esitano a mettersi in ginocchio ead adorarlo» (Papa Francesco, Letteraapostolica Admirabile signum, n. 9).In sintesi, il presepe «manifesta latenerezza di Dio. [...] In modoparticolare, […] il presepe è un in-vito a “sentire”, a “toccare” la po-vertà che il Figlio di Dio ha sceltoper sé nella sua Incarnazione. Ecosì, implicitamente, è un appello aseguirlo sulla via dell’umiltà, della po-vertà, della spogliazione, che dallamangiatoia di Betlemme conducealla Croce. È un appello a incontrarloe servirlo con misericordia nei fratellie nelle sorelle più bisognosi (cfr Mt25,31-46)» (n. 3). Per queste conside-razioni il Natale è una festa nel sensoreligioso del termine, ma anche unmanifesto che propone modelli di re-lazioni umanizzanti, valori capaci dicambiare la qualità della vita, atten-zione partecipe e coinvolgente versoil prossimo. Per dirla col Papa il pre-sepe «è come un Vangelo vivo […].Mentre contempliamo la scena delNatale, siamo invitati a mettercispiritualmente in cammino, at-tratti dall’umiltà di Colui che si èfatto uomo per incontrare ogniuomo. E scopriamo che Egli ci amaa tal punto da unirsi a noi, perchéanche noi possiamo unirci a Lui»(n. 1).

23dicembre2019

diDOMENICOMOGAVERO

L’incarnazione del Figlio,sentire e toccare la sua povertà

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PAPAFRANCESCOil Natale,tenerezza di Dio

L’EDITORIALE

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Il Natale, festa di umanità

«Non c’era posto …»per Giuseppe, Mariae il bimbo che por-

tava in grembo, dice l’evangelistaLuca nel raccontare la nascita diGesù, in quella casa dove avevanochiesto un riparo per la notte, arri-vando da lontano. «Non c’è postoper voi!» sentiamo dire da alcuniche in questo tempo si percepi-scono, con l’arrivo di fratelli da altriPaesi del mondo, “invasi” da per-sone di colore, lingua, religione ecultura diverse. Guardandomi at-torno, in realtà, osservo che sonole nostre vite a non avere più postoper nessuno. Non solo per chi èdiverso, ma non c’è più postoper una relazione che non siasolo virtuale, per un incontrocon non sia solo sui social, perun fare che non abbia solo unritorno economico, per un agireche non sia solo frenetico. Possocredere che non ci sia più posto perla gratuità, per l’amicizia e per lasolidarietà? Posso credere che nonci si prenda più cura gli uni deglialtri? E mi chiedo, da credente, senella nostra vita ci sia ancora unposto per Gesù Cristo, che vuolenascere per essere Dio con noi,perché possano abitarci tenerezza

e dolcezza, parole e gesti di bene.In Casa della Comunità Speranzail Natale è ogni anno un pò spe-ciale perché vivono insieme cul-ture, lingue, colori e tradizionimolto diversi tra loro. C’è “un’ar-monia di umanità” che per primi ciinsegnano i più piccoli, ai qualinon importa se sei nero o bianco,bello o brutto, se vieni da nord o dasud, se sei povero o ricco, se sei cri-stiano o musulmano. Quest’annoci siamo confrontati tutti in-sieme, grandi e piccoli, e ci

siamo chiesti se dentro di noic’è posto per l’altro e per la crea-zione e di come aver cura diquesto spazio. I piccoli hannopreparato un regalo, fatto tutto daloro, da scambiarsi reciproca-mente grazie all’amicizia e al ri-spetto che hanno imparato acostruire. Gli adolescenti hannovissuto da protagonisti un pome-riggio di festa ideato e pensato da

loro stessi, invitando amici e com-pagni di studi e di vita. Non è man-cato un momento di riflessioneattraverso delle immagini di volti estorie di ragazzi promotori diumanità e di giustizia. Hannoascoltato Malala, Iqbal, Greta.Hanno incontrato storie di bam-bini che subiscono ingiustizie, di-suguaglianze e di cui sono violati idiritti. Abbiamo fatto postonella nostra vita a quella fetta diumanità, il maggior numero dipersone nel mondo, che “nonha un posto” dignitoso, equo,giusto e felice. Coloro che ven-gono definiti oggi “lo scarto” nellanarrazione della nascita di Gesù,sono coloro che sono accorsi senzaindugiare a vedere il Figlio di Dio,il Messia, si sono riempiti di gioia,hanno portato doni e hanno ini-ziato a raccontare ciò che avevanovisto. Gesù aveva trovato postonella loro vita, lo aspettavano e sisono messi in movimento con ilcuore. La sorpresa di Dio li ha sor-presi! Perciò non indugiamo, pre-pariamogli un posto nella nostravita, perché non ci accada di ve-dere la gioia della sua nascita neglialtri ed esserne pure un po’ invi-diosi.

di SuorALESSANDRAMARTIN

Il percorso verso la festa vissuto dalla Comunità Speranza:incontri e riflessioni attraverso immagini di volti e storie di ragazzi

A MAZARADELVALLOnella Casa gestita dalle Francescane missionariegiovani di diverse etnie

IL TEMPO LITURGICO

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Ha senso parlareancora dellapace, se le

guerre e continuanosempre più tremende nel mondo,tanto che oggi si parla addirittura diuna terza guerra mondiale a pezzi?Molti si pongono questa domanda e moltisembrano rassegnati al fatto che il mondovada così. Ma abbiamo valide ragioni pernon rassegnarci. Me lo insegnano i mieicompagni di Mediterranea saving humans,la piattaforma nata nell’estate del 2018 per-ché alcune persone non si rassegnavano ache la gente continuasse a morire in mare ea soffrire orrori in Libia. Queste personehanno deciso di fondare una piattaformache coinvolgesse tutta la società civile e chemettesse in mare una nave: così a ottobre2018 è partita la “Mare Jonio”. Mediterraneasa che è fondamentale, e bellissimo, cam-minare tutti insieme: è così che al suo in-terno si ritrovano persone di mondi diversi,dai centri sociali alle parrocchie. Ed è cosìche anche i pastori della Chiesa, tra cui ilvostro Vescovo monsignor Domenico Mo-gavero, sono diventati punti di riferimentoper tutti. È così anche che hanno voluto chesulla “Mare Jonio” ci fosse il cappellano di

bordo, ruolo che sono stato chiamato asvolgere. Nella mia esperienza con Me-diterranea, grazie all’equipaggio e aimigranti soccorsi, ho visto quello chePapa Francesco ricorda nel Messaggioper la Giornata mondiale della Pace. IlPapa ci invita a considerare la pace come uncammino, cioè come qualcosa che si co-struisce: un cammino che è fatto di dialogo,riconciliazione e conversione ecologica.

Dialogo, perché la pace la si costruisce soloinsieme; infatti, Mediterranea uniscemondi diversi. Riconciliazione, perché lapace è opera della giustizia e quindi occorreche chi ha commesso ingiustizie ripari leingiustizie compiute (e quante ingiustizieavvengono ancora oggi, specie da parte delNord contro il Sud del mondo!); e al tempo

stesso occorre che chi ha subìto ingiustizienon coltivi rancore, perché la vendetta ge-nera solo odio e l’odio produce tristezza in-nanzitutto nel cuore di chi lo nutre; me loinsegnano i migranti che soccorriamo, chescappano da problemi causati dalla nostraeconomia, ma arrivano qui senza alcun de-siderio di vendetta, ma con il solo desideriodi costruire un mondo migliore insieme anoi. Conversione ecologica, perché se nonripristiniamo una relazione giusta con ilcreato, aumenteranno guerre e sofferenze,e molti migranti che soccorriamo scappanoproprio dai danni enormi causati nelle loroterre dalla crisi ecologica mondiale. Ma-zara del Vallo è una città della pace: melo ha mostrato il nostro comandante,Pietro Marrone, già pescatore di Ma-zara, una persona che si è messa ingioco radicalmente per salvare gli altri,perché ha riconosciuto nelle personeche soffrono dei fratelli. Vedendo Pietro,che la vostra città ha generato e cresciuto,capisco che non ha senso rassegnarsi: nelcuore dell’uomo ci sono tutte le possibilitàdi cambiare il mondo e di costruire la pace,basta solo che recuperiamo la nostra uma-nità.

La pace è opera dellagiustizia e non conoscela vendetta che genera odio

didon MATTIAFERRARI

LAGIORNATADELLAPACE

La lezionedei migranti

PUBBLICITÀ

ILMESSAGGIO PAPALE“la pace come camminodi speranza: dialogo,riconciliazione econversione ecologica”

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Mensiledella Diocesidi Mazara del Vallo

Registrazione Tribunaledi Marsala n. 140/7-2003

EditoreAssociazione “Orizzonti Mediterranei”Piazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallo

Direttore editorialemons. Domenico Mogavero

Direttore responsabileMax Firreri

RedazionePiazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallotel. [email protected]

Hanno collaboratoSamuela Catalano, Giuseppe Favo-roso, don Mattia Ferrari, FrancescoGenna, Vito Giacalone, don Giu-seppe Inglese, Daniele La Porta,Flavia Liccioli, Silvia Li Vigni, suorAlessandra Martin, Antonino B.Messina, Glenda Milazzo, France-sco Palmeri, Emanuela Renda, donMarco Renda, Enza Sancetta.

Questo numero è stato chiuso in re-dazione il 23 dicembre 2019. È vie-tata la riproduzione integrale oparziale.

Periodico associato alla:

Anno XVII, n. 11del 23 dicembre 2019

L’esperienza pastoraledella nostra Chiesa lo-cale quest’anno mette al

centro del nostro cammino esi interroga sulla nostra realtàgiovanile. Già tutta la Chiesa loscorso anno si è espressa con il Si-nodo dei giovani, indetto da Papa

Francesco, che ha visto coinvolti nella riflessione enelle esperienze diverse realtà ecclesiali del mondo.Il frutto donato alle comunità cristiane è stato l’esor-tazione apostolica postsinodale Christus vivit delSanto Padre Francesco, che declina ed evidenzia lepotenzialità, le ricchezze ma anche i disagi e le diffi-coltà dei giovani non solo dentro le nostre mura “do-mestiche”, ma soprattutto con i giovani lontani daesperienze di Chiesa e di fede. Èun documento prezioso e impor-tante da condividere e incarnarenella nostra vita pastorale! Inquesto siamo chiamati tutti aorientarci verso una conversionepastorale di «una Chiesa non piùmonolitica ma poliedrica» (CV207), chiamata a rendere protagonisti, ascoltare ecoinvolgere dinamicamente i giovani dentro e fuorile nostre comunità cristiane. Il piano pastoralediocesano di quest’anno «Lo Spirito aleggiasulla Chiesa, il discernimento: giovani e comu-nità cristiana» vuole farci riflettere e orientareverso una pastorale d’incontro con la realtà gio-vanile, prendendo anche spunto e suggeri-mento dal progetto educativo diocesano dipastorale giovanile 2017-2021 Abitare con i gio-vani. Ecco, allora, che siamo chiamati a rendere pro-tagonisti i giovani nel nostro tessuto ecclesiale esociale. È «una sfida per la nostra Comunità dioce-sana, un segno di speranza per la quale i giovani rap-

presentano una risorsa per il rinnovamento dellaChiesa e della società» (Abitare con i giovani, p. 9).Possiamo vivere tutto ciò solo se apriamo il cuore alsoffio creativo dello Spirito, capace di generare tuttele cose, e se siamo impegnati a «imparare a rischiarea gettare le reti al largo, a uscire dai luoghi soliti delculto e della pastorale che creano solo false sicu-rezze» (Piano Pastorale diocesano 2019-2020, p. 23).La Cattedra dei Giovani per gli educatori, alcuni mo-

menti foraniali di preghiera e ca-techesi, il cammino dellaConsulta Diocesana di pastoralegiovanile e la Gifest rappresente-ranno il percorso sinodale di unabitare comune. Le diverse at-tività che già viviamo e cele-breremo per e con i giovani

quest’anno nella nostra Chiesa non sono eventistraordinari o momenti per creare aggrega-zione o festa, ma un “abitare con loro nel-l’ascolto della quotidianità”, affinché noi adultipossiamo diventare strumenti di discerni-mento e accompagnatori dei giovani sullastrada di Emmaus con il pane e i pesci donatidallo stesso Risorto. Allora, mettiamoci tutti incammino verso la grotta di Betlemme, «proviamo acamminare insieme, presbiteri, religiosi e laici…camminiamo con fiducia insieme con i giovani, peroffrire loro il messaggio del Vangelo e un luogo ac-cogliente dove abitare con il Signore: la Chiesa»(Piano Pastorale diocesano 2019-2020, p. 26).

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IL CAMMINOSINODALEdiverse iniziativeper costruireuna casa comune

Abitare con igiovani nell’ascoltoquotidianoDue giorni di riflessionie testimonianze a Marsala:3 e 4 gennaio, hotel President

didon GIUSEPPEINGLESEDirettore Serviziodiocesano diPastorale giovanile evocazionale

ILCONVEGNODIOCESANO

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Da due anni èi n i z i a t onelle scuole

un percorso di sensi-bilizzazione al volontariato, finaliz-zato a far conoscere ai giovani ilservizio offerto dalla Caritas dioce-sana e dalle Caritas parrocchiali. Incollaborazione con il diacono GirolamoErrante Parrino, Direttore della Caritasdiocesana, e Suor Cinzia Grisafi ab-biamo realizzato degli incontri con al-cune classi sia del Liceo Scientifico chedell’Alberghiero di Castelvetrano. Du-rante questi incontri, dopo una brevepresentazione, il Direttore ha offerto lasua testimonianza, raccontando letante opere di bene realizzate in questianni dalla Caritas diocesana quali: lamensa fraterna, l’accoglienza dei mi-granti, il sostegno alle famiglie di im-migrati attraverso attività di

doposcuola rivolta ai figli e ai genitoriper imparare l’italiano, il sostegno ma-teriale e spirituale offerto alle personedetenute nella casa circondariale di Ca-stelvetrano, una casa di accoglienza per

coniugi separati in stato di bisogno,Centro di ascolto, Servizio civile, Pro-getto Policoro per orientare i ragazzi afare impresa nel territorio. I ragazzi,dopo avere ascoltato, hanno rivoltodelle domande, dando luogo a undibattito sul tema, ampliando leloro conoscenze e facendo emergerein alcuni il desiderio di impegnarsi.

A partire da quest’anno si è pensatodi far fare esperienza diretta ai ra-gazzi visitando la sede della Caritasdiocesana. E così, il 5 dicembrescorso, gli alunni della classe IV L delLiceo Scientifico “M. Cipolla” di Castel-vetrano, accompagnati da suor CinziaGrisafi, e della classe III D, insieme a seiragazzi della II B dell’Alberghiero “Vir-gilio Titone” hanno fatto visita in Cari-tas diocesana-Fondazione San VitoOnlus a Mazara del Vallo. Dopo l’in-contro coi volontari, dai quali hannoascoltato le testimonianze, gli alunnihanno pranzato alla mensa. Negliocchi degli studenti si leggeva lagioia, la bellezza e la pienezza del-l’esperienza vissuta che, dietro lostimolo delle insegnanti, si è tra-sformata in brevi ma profonde ri-flessioni che i ragazzi hanno volutocondividere.

Gli studenti in visitanei luoghi della solidarietà

L’ESPERIENZA

diENZASANCETTA

A TU PER TUcon volontari e utentidella mensa fraternadi Mazara del Vallo

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Otto giovani provenienti dai paesi della Diocesiper un anno hanno seguito le attività della Caritas

Un anno fa, agliinizi di que-st’avventura,

quando abbiamo fattorichiesta per diventarevolontari del Serviziocivile universale, pensa-vamo di passare un annoall'interno di una strutturadove ci venivano affidatidiversi compiti da svol-gere, ma non pensavamoche con il passare dei

giorni saremmo arrivati a formare un bel-lissimo gruppo composto da otto vite di-verse unite per un progetto caritatevole.Infatti, il servizio civile per definizione èun’esperienza dove i giovani dai 18 ai 28anni dedicano 12 mesi a favore di un impe-gno solidaristico, inteso come impegno peril bene di tutti e di ciascuno e quindi comevalore della ricerca della pace. Garantisceanche una forte valenza educativa e forma-tiva, una grandissimaoccasione di crescitapersonale e un pre-zioso strumento peraiutare le fasce piùdeboli della societàcontribuendo allosviluppo sociale, cul-turale ed economicodel nostro paese. Cosa facciamo ognigiorno? Il nostro lavoro, o se è megliochiamarlo servizio, si svolge nei localidella Caritas diocesana e del centro“Voci dal Mediterraneo”. Quello che fac-ciamo non è semplice; spesso ci capita dientrare in contatto e di occuparci di per-sone che non hanno una vita semplice ocon delle difficoltà molto profonde e non

semplici da superare. Attraverso il centrodi ascolto noi offriamo una possibilità aqueste persone donando un aiuto, cer-cando di rendere le loro vite più facili. Nelpomeriggio ci spostiamo nei locali delcentro “Voci dal Mediterraneo” e pro-prio lì che passiamo parte del nostrotempo lavorativo, dove accogliamo,come piace chiamarli a noi, “i piccoli so-gnatori”. In poche parole ci occupiamo dibambini e ragazzi di una fascia di età cheva dai 6 ai 14 anni con diverse culture,anche con situazioni familiari disagiate econ gravi carenze scolastiche; li aiutiamonello studio, donando loro affetto e dol-cezza e dando un tocco di fantasia. Averavuto la possibilità di fare il Servizio civileè stata una tra le esperienze più belle dellanostra vita. Fissando piccoli obiettivi quo-tidiani, abbiamo reso l'esperienza indi-menticabile. Oggi non sappiamo seabbiamo trovato il nostro posto nelmondo; però sappiamo dove vogliamo an-

dare e dove vogliamoarrivare. Se doves-simo dire cos'èstato il Servizio ci-vile per noi, di-remmo che è statosoprattutto una di-rezione, una viad’uscita, un nuovo

sentiero da seguire, una diversa pro-spettiva. Un’insolita sicurezza, nella no-stra fragilità. Quando pensavamo di averesaurito le speranze, abbiamo trovatolungo la strada quest’occasione e ci siamorimessi in gioco; realmente dopo aver fattoformazione abbiamo compreso il vero si-gnificato del Servizio civile: non un lavoro,ma uno stile di vita.

Il Servizio civile, nuovosentiero da seguire

diFRANCESCOGENNA

VITOGIACALONE

FRANCESCOPALMERI

ANTONINOB.MESSINA

UNOSTILEDIVITAun’occasione che rappresenta

un’insolita sicurezzanella nostra fragilità

L’ESPERIENZA

Flavia Liccioli

Francesco Genna

Francesco Palmeri

Samuela Catalano

Silvia Li Vigni

Glenda MilazzoVito GiacaloneAntonino B. Messina

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Ci sono giorni incui ciascuno dinoi si sveglia an-

dando alla ricerca diqualcosa che dia unsenso alla propria vita ealtri invece che di questavita erano sicuri di averlotrovato ma poi gli è statostrappato. Questo èquello che accaduto adAngela Basone, una si-gnora di 67 anni che ab-biamo avuto la fortuna di

conoscere quest’estate in occasionedella festa conclusiva del centro an-ziani “Vivi la Vita”, nello scambio in-tergenerazionale in collaborazionecon il centro “Voci dal Mediterraneo”nel quale noi svolgiamo il nostro ser-vizio. La signora Angela, all’età di14 anni, ha avuto la fortuna di co-noscere il vero amore. Quarant’annivissuti insieme al marito, interrotti daun male improvviso. «Lui per me èstato tutto. Un compagno di vita, unfratello, un amico. Non riuscirò mai adimenticarlo. A volte ho desideratoche lui fosse stato diverso, così da po-terlo lasciare andar via più facil-mente». Angela dopo la sua morte silimitava a concedersi solo l’essenzialeper vivere, trascurando le attenzioniche una donna dovrebbe dare a sèstessa. Tutti le dicevano che la vita

continua, ma lei non trovava un sensoa queste parole che la turbavano. Ilprimo piccolo passo per iniziare a rea-gire è stato l’entrare a far parte delCentro, ignara del fatto che ciascunadelle anziane e i vari laboratori leavrebbero dato la possibilità di rimet-tersi in gioco. «Che ci faccio qui? Michiedevo. Non ero tanto entusia-sta. Mi sentivo fuori luogo e, in-vece, mi sono resa contodell’amore che le altre signore

sono riuscite a donarmi. Così comela gioia dei bambini e le emozioniche voi ragazzi mi avete tra-smesso». Oggi, la signora Angela, adistanza di tre anni dalla morte delmarito, anche se ha ancora un cuorein lutto, sta iniziando a piccoli passi avivere a...colori. In occasione dellospettacolo, di cui lei stessa era prota-gonista, ha sorpreso tutti non indos-sando il nero del lutto ma un abitoturchese che, non a caso, le era statoregalato dal marito. «Cosa è scattatoin lei quel giorno da farle indossare un

vestito colorato?» abbiamo chiediamoad Angela: «La voglia di mettermi diimpegno per reagire – è stata la sua ri-sposta – mi sono detta: io ce la devofare!». È riuscita a mettersi in gioco,sia nel far sue le battute da recitare,sia nell'energia e nella positività chel'hanno contraddistinta. «Come de-scriverebbe il percorso fatto con noiragazzi del Servizio civile?», abbiamochiesto ancora. «Sono stata protago-nista di cose mai fatte prima, mi sonodivertita. Ho ritrovato un pò di caloreumano, stando con voi giovani. Perme siete come dei nipoti». Un per-corso, quello vissuto con noi gio-vani del Servizio civile, che lasignora Angela ha definitivo «for-midabile». Il mondo grigio di An-gela a piccoli passi sembracolorarsi ogni giorno di più, nono-stante il suo cuore custodisca queldolore forte, che probabilmentenon andrà più via. Ha capito il sensodella frase «la vita continua» che peranni l'ha tormentata: l'amore cheviene lasciato dalla persona che amicontinua attraverso noi e il ricordo diquest'ultima ti tiene in vita, donan-doti l'ossigeno necessario per andareavanti. Poterla conoscere è stato ra-gione di rif lessione; ognuno ha i pro-pri momenti bui nella vita, ma ciò checonta è imparare a reagire al dolore,per non smettere di vivere a... colori.

Ricominciare dai...colori, un abitoe una promessa fatta a sè stessa

diFLAVIALICCIOLIGLENDAMILAZZO

SILVIALI VIGNISAMUELACATALANO

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PERUNOSPETTACOLOha sorpreso tutti

non indossando il neroma un abito turchese

LASTORIA

Angela Basone frequenta il centro “Vivi la vita”Il lutto per la morte del marito e i primi passi per reagire

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LA TESTIMONIANZA/1

«Annunciare la Parola di Dionon passa mai di moda»

Durante questi mesi in cuiho svolto il ministero dilettore, mi sono reso

conto di quanto sia diventato esi-gente annunciare chi è Gesù aglialtri, ribadire le sue parole, diffon-derlo e farlo conoscere. Annun-ciare la Parola di Dio non passamai di moda! Non è vero che le per-sone sono disinteressate e non vo-gliono ascoltare ciò che la SacraScrittura ha da dire, ma sono le mo-dalità sbagliate, le omelie estenuantie le prediche che esprimono giudizi erimproveri, che creano lontananza. Lagente desidera ascoltare le parole diGesù; ed è per questo che ho com-preso che, se l’annuncio risulta com-prensibile oppure no, dipende da me,da quanto conosco la sua Parola. Per-ché la gente ascolta le catechesi, gli in-contri e la lectio divina, e sia nel benecome nel male, si fida di quello che leviene detto. Ecco perché mi rendoconto sempre più, che non si finiscemai di imparare a conoscere Cristo,come non si smette mai di conoscereun amico. Tutto dipende da quantoamo il Signore, ma soprattutto daquanto mi sento amato da Lui. Inmezzo alle difficoltà, Dio non ha maiabbandonato il suo popolo. Egli hadonato la manna dal cielo per alimen-

tare Israele nel deserto. Egli ci ha do-nato suo Figlio, il bambino che vagiscenella mangiatoia, e suo Figlio si è do-nato a noi sulla croce, nel Corpo e nelSangue. Del sacramento dell’Euca-restia San Tommaso scrive: «Checosa mai vi può essere di più pre-zioso? Nessun sacramento in re-altà è più salutare di questo: persua virtù vengono cancellati i pec-cati, crescono le buone disposi-zioni, e la mente viene arricchitadi tutti i carismi spirituali. L’Euca-restia è il memoriale della passione, il

compimento delle figure dell’AnticaAlleanza, la più grande di tutte le me-raviglie operate da Cristo, il mirabiledocumento del suo amore immensoper gli uomini». Nel prepararmi a ri-cevere il ministero di accolito, il 29 di-cembre, festa della Sacra Famiglia,non posso che essere pieno di gioia edi timore, perché oltre a essere porta-tore della sua Parola, questo ministeromi avvicina sempre di più al serviziodell’altare, e quindi al servizio di tutticoloro che desiderano nutrirsi delCorpo e del Sangue del Risorto.

diGIUSEPPEFAVOROSO

Il lettore Giuseppe Favoroso riceverà, il 29 dicembre, il ministerodi accolito: originario di Castelvetrano ha seguito gli studi in Seminario

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Giovedì 19 dicembre, nelcorso della celebrazioneeucaristica nella chiesa di

San Giuseppe a Gibellina, ha ini-ziato il suo ministero di parrocodon Marco Laudicina (nella fotocol Vescovo). Per un anno, dopol’ordinazione avvenuta in Catte-drale a Mazara del Vallo, don

Marco ha svolto il servizio di vi-cario parrocchiale a Gibellina, afianco di don Salvatore Cipri.

A GIBELLINADon Marco Laudicinanominato parroco

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diDANIELELA PORTA

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LA TESTIMONIANZA/2

«Tu hai sparso i pro-fumi, li ho respirati,sono corso dietro a

Te». Con queste parole di san-t’Agostino vorrei iniziare a rac-contare quella che è la mia storiavocazionale, storia di risposta aun amore che mi precede, mi at-trae e mi travolge: l’amore di Dioper me. Sono Daniele La Porta, ho26 anni e sono originario della par-rocchia San Francesco di Paola inCastelvetrano. Nato in una comunefamiglia, i miei genitori sin da subitomi hanno trasmesso i valori umani ecristiani. Da piccolo partecipavo allevarie attività che la parrocchia pro-poneva: catechismo, gruppo mini-stranti e gruppo giovani e sin daallora nutrivo un’attrazione per lecose sacre. Iniziai così ad approfon-dire la mia conoscenza su Dio e no-tavo che aumentava sempre di più ildesiderio di sapere. Terminato illiceo chiesi al mio parroco, don Gio-acchino Arena, di poter entrare inSeminario perché avevo iniziato agustare la bontà del Signore, e volevoseguirlo in maniera particolare. Larisposta, purtroppo, non fu quellaaspettata bensì mi fu fatta una ri-

chiesta: quella di andare a studiarepresso un ateneo. Io, nonostante lagrande delusione ma consapevoleche la proposta fatta era per il miobene, decisi di iscrivermi all’Univer-sità e dopo un tentativo non andatoa buon fine mi iscrissi al corso diScienze Biologiche presso l’Univer-sità degli Studi de L’Aquila. Man

mano che studiavo le cellule e i loroprocessi biologici cresceva in me lameraviglia e lo stupore. Così conti-nuai la mia direzione spirituale siacon il mio parroco di origine che conquello del paese in cui abitavo permotivi di studio. Terminato il per-corso universitario chiesi, per la se-conda volta, di poter entrare inSeminario e finalmente arrivò la ri-sposta tanto desiderata. Il 29 set-tembre del 2017, terminato l’annodi propedeutico, sono stato am-messo al Seminario maggiore. Il

tempo del Seminario è per me untempo di grazia, in cui continua-mente cerco di scrutarmi il più pos-sibile per giungere a conosceresempre più me stesso e Colui alquale voglio donare la mia vita. Sonopassati tre anni dal mio ingresso inSeminario e quest’anno è per me unanno particolare: è l’anno in cui laChiesa mi conferma in questo cam-mino verso il sacerdozio. Questoavverrà giorno 12 gennaio alle ore18 presso la parrocchia san Fran-cesco di Paola in Castelvetrano.In quella celebrazione pronun-zierò il mio primo Eccomi al Si-gnore e alla Chiesa. A questa primatappa importante del mio camminomi sto preparando con grande gioiae trepidazione, consapevole che inquell’Eccomi non sono solo ma so-stenuto dalla Chiesa. L’aver scopertol’origine di quella voce che si è mani-festata a me sin da piccolo e aver ca-pito cosa questa voce, tramite il miodesiderio, vuole da me mi rende fe-lice. Proprio questa felicità voglio an-nunziare, poter cantare lemisericordie del Signore, farmi me-gafono di quella voce che è all’originedi tutto.

Dall’Università al Seminario,«Ora il mio primo Eccomial Signore e alla Chiesa»Daniele La Porta, 26 anni, è entrato in Seminario nel 2017Ha frequentato i corsi dell’Ateneo de L’Aquila

IL12 GENNAIOl’ammissionetra i candidatiagli ordini sacri

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IN CHIESAMADREAMARSALA

San Tommaso Becket morì nel 1170,ucciso dai fedelissimi del re Enrico II

Un anno conTommasodi Canter-

bury. La chiesamadre di Marsala è intitolata a sanTommaso Becket, arcivescovo di Can-terbury, morto martire il 29 dicembre1170. Tommaso era nato nel 1120. Dive-nuto cancelliere del Re, si mostrò validoalleato nella politica di affermazione delpotere regio nelle controversie con i ba-roni. Per questo Enrico II lo volle arci-vescovo di Canterbury, pensando checosì avrebbe potuto manipolare anche ivescovi e la Chiesa. Ma Tommaso Bec-ket sentì la chiamata all’episcopatocome una vera missione affidatagli daDio, che convertì radicalmente la suavita, e ne fece uno strenuo difensoredella libertà e dei diritti della Chiesa,unita al Papa, contro le ingerenze inde-bite del re, consapevole così di rischiaretutto, anche la vita. Infatti fedelissimidel re pensarono di eliminare l’ostacolocolpendo a morte l’arcivescovo nella suacattedrale di Canterbury. Vogliamo ce-lebrare il ricorrere dell’850° anniver-sario di questo evento vivendo unanno della memoria Tommasiana,dal 29 dicembre 2019 fino alla data an-niversaria nel 2020, un anno giubi-lare per il

quale la Santa Sede ha concesso l’indul-genza plenaria a coloro che visiterannola nostra chiesa, venererando le reliquiedel Santo Martire. La memoria custo-disce il passato, lo rende presente efeconda ogni giorno perché generi ilfuturo; così questo anno memorialevuole farci incontrare TommasoBecket perché ci consegni ancora lasua luminosa testimonianza difede; egli ci ricorda che le chiamate diDio danno forma alla nostra vita. Il suocoraggio indomito nel difendere l’iden-tità della Chiesa, ci incoraggia nella co-scienza critica contro le forzedominanti che vorrebbero addomesti-care l’anelito evangelico per ridurre ilcristianesimo a una religione che si faorpello e stampella del potere di turno.Celebriamo dunque con entusiasmoquesto anno della memoria Tomma-siana, che il Vescovo Domenico Moga-vero aprirà domenica 29 dicembre, conla celebrazione eucaristica nella chiesamadre di Marsala alle ore 11,30, per ac-cogliere tutti i doni di grazia che il Si-gnore, per la fraterna preghiera ed ilforte esempio del santo Arcivescovo diCanterbury, vorrà concederci.

DENTRO ILWEBwww.diocesimazara.it

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diDONMARCORENDA

Un anno di iniziativeper l’Arcivescovo martire

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VALLE DELBELÌCENasce la Comunità Slow Foodper valorizzare il territorio e la biodiversità

Nella Valledel Belìce ènata la Co-

munità Slow Foodper proteggere e va-lorizzare, anche at-

traverso l’inserimento nell’Arca delgusto, i cibi locali di cui si sta per-dendo la memoria, soppiantati daquelli più facilmente reperibili per-ché più noti, nella logica del mer-cato dove la domanda oriental’offerta. Il battesimo è avvenuto alMomentum Resort di Selinunte, allapresenza di Massimo Brucato diSlow Food Sicilia e del referente lo-cale, Serafina Di Rosa. Presentianche i sindaci dei Comuni di Ca-stelvetrano, Partanna, Campobellodi Mazara, Gibellina e Partanna,oltre a Manuela Ganga in rappresen-tanza della proprietà della strutturache ha ospitato l’evento. «La nostra

Comunità Slow Food Belìce – ha sot-tolineato Serafina Di Rosa – nascesulla condivisione di uno o più pro-getti di tutela della biodiversità ededucazione alimentare e sulla conta-minazione con altre realtà locali einternazionali. Le Comunità rappre-sentano quindi la messa in praticadei valori Slow Food, buono, pulito egiusto. Il nostro impegno sarà anchequello di rilanciare l’economia lo-cale». Le Comunità di Slow Foodsono nate nel 2017, durante ilCongresso internazionale diChengdu (Cina) e rappresentanouna rivoluzione verso un movi-mento globale composto da centi-naia di migliaia di persone inoltre 160 Paesi. Un movimento cheha la sua forza nella rete a livelloterritoriale, con le comunità, e inter-nazionale, attraverso progetti, cam-pagne, attività educative.

a curadellaredazione

FOTOCRONACHE

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All’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Ca-stelvetrano sono stati inaugurati i nuovi localiche ospitano l’Unità operativa di ematologia.

Il Servizio fu istituito nel 2004, per volontà dell’alloramanager dell’Asp Trapani, Fulvio Manno, ma vennechiuso dopo due anni. Riaperto nel 2010, in questianni è stato ospitato presso l’Unità di oncologia. Oraè nato un reparto ad hoc. I locali al secondo pianosino a qualche anno fa, hanno ospitato la Chirurgiaplastica, trasferita a Marsala. (Nella foto: Pino Toro,presidente Ail Palermo-Trapani, tra gli ematologiCarla Marino e Vincenzo Leone)

CASTELVETRANONuovi localiper il repartodi Ematologia

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IL LUOGODI CULTONELPAESENUOVO

La chiesa di San Giuseppecompie dieci anni

Grande festa a Gibellina il19 dicembre per tutta lacomunità, alla presenza

del Vescovo, nel 10° anno delladedicazione della chiesa di SanGiuseppe. Ma andiamo indietronel tempo per comprendere l’im-portanza di questo anniversario ela bellezza del cammino nella fedeche lo connota. Innanzitutto, èimportante precisare che l’esi-genza della costruzione di unachiesa dedicata a San Giuseppe ènata dal desiderio di tenere viva lamemoria del culto del Santo risa-lente alla vecchia Gibellina, doveesisteva appunto una chiesa a Luidedicata. La Congregazione, par-ticolarmente devota al suo protet-tore, ha, pertanto, cercato diindividuare un terreno sul qualeedificare la chiesa e così nel 2000ha acquistato il terreno sul qualesorge l’attuale chiesa a Gibellina.La Congregazione, procedendonel progetto della costruzionedella chiesa, ha ricevuto il 75%del contributo dall’otto permille e il restante 25% da unadonazione fatta dall’arcipretedon Pietro Inzirillo, da un con-tributo della Diocesi e da fondi diautofinanziamento ottenuti da

donazioni degli abitanti dellacittà. Nel marzo del 2005, duranteuna cerimonia inaugurale, allapresenza delle autorità religiose,l’allora Vescovo monsignor Calo-gero La Piana, l’arciprete RinoGiuseppe Randazzo, il presidentedella Congregazione, BenedettoPalazzolo, e le autorità civili, vennesottoscritta una pergamena e de-posta la prima pietra recuperatadalle macerie della vecchia chiesadistrutta dal sisma del ‘68. Cosìsono cominciati i lavori che sonodurati quattro anni, mirabilmenteseguiti dall’allora presidente dellaCongregazione Benedetto Palaz-zolo, presidente per ben 34 anni.Questi, con grande devozione e in-stancabile impegno, si è messo aservizio della Congregazione edella cittadinanza per l’edifica-zione della chiesa voluta non solodalla Congregazione, ma da tuttala città, che ha contribuito all’edi-ficazione di essa prima e agli arredipoi con generose offerte. Da sem-pre, dunque, gli abitanti di Gi-bellina sono statiparticolarmente devoti a que-sto Santo che, pur non essendoil patrono della città, è semprestato venerato come se lo fosse.

La Congregazione, in tutti questianni, con grande fede ha portatoavanti le tradizioni legate all’altaredi San Giuseppe, alla preparazionedelle “funzioni” il giorno dellafesta e ha organizzato la proces-

sione a cui partecipa tutto il paese.Negli ultimi anni, dopo l’inse-diamento del nuovo Consigliodi amministrazione, la Congre-gazione, con il nuovo presi-dente Lorenzo Bonanno havoluto impreziosire il suo giàencomiabile servizio con altreattività quali la realizzazione diun presepe all’interno dellachiesa, un’attenzione particolarealle famiglie bisognose e il coinvol-gimento della scuola nelle cosid-dette “funzioni” di San Giuseppe.Quest’anno durante il triduo inpreparazione alla festa, ha volutolanciare l’idea di una piccola sagrain cui sono state distribuite delle”sfince” a tutti i presenti.

diEMANUELARENDA

La prima pietra è stata deposta nel 2005 dal Vescovo La PianaQuattro anni di lavori seguiti dalla Congregazione

L’EDIFICIO SACROè stato costruito

con la partecipazionedella comunità cittadina

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A GIBELLINA

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Quale è la devozione degli abi-tanti di Gibellina a San Giu-seppe? Per raccontarla la

Congregazione ha allestito una mostra fo-tografica, con più di 150 scatti, nei localidella sagrestia. Foto in bianco e nero che ri-

traggono fedeli nella chiesa dedicata alSanto che si trovava nel paese vecchio, poidistrutto dal sisma del ‘68. Sino ad arrivareagli anni vissuti nel nuovo centro dove lachiesa dedicata a San Giuseppe è stata rico-struita. Visite sino al 6 gennaio.

La devozione nei clicks

LAMOSTRA IN SAGRESTIA

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La quarta asta presso il Tribunale diSciacca per la vendita del Polo tecnologicodi Castelvetrano è andata deserta. Nessuna

proposta di acquisto è pervenuta al curatore falli-mentare dell’Ato Tp2 Belice Ambiente Spa. Calatoil sipario così su questi lunghi mesi durante i qualil’immobile di contrada Airone di Castelvetrano èstato – invano – messo all’asta, si spiana la stradaverso l’acquisto diretto da parte della Srr “TrapaniSud”. Per il Polo tecnologico sono stanziati 6 mi-lioni di euro nell’ambito del Patto per il Sud.

CASTELVETRANOIl Polo tecnologico fin qui invenduto, sarà compratodalla Srr “Trapani Sud”

Una pergamena, una targa, un abbona-mento per la stagione teatrale de “Il cantodel Marrobbio” ma soprattutto il plauso e

l’unanime attestazione di stima testimoniata daamministrazione, dirigenti, funzionari e dipen-denti del Comune di Mazara del Vallo. Questi iriconoscimenti conferiti dal sindaco SalvatoreQuinci a Vito Errera, responsabile dell’Ufficiocarte d’identità, e Antonia Russo, funzionario tec-nico, scelti dallo stesso sindaco, dal presidente delConsiglio comunale Vito Gancitano e dal segreta-rio generale Antonella Marascia quali vincitoridella prima edizione del Premio “Dipendentidell’anno Città di Mazara del Vallo”.

MAZARADELVALLORiconoscimenti a due dipendenti comunali CAMPOBELLODIMAZARA

Due cantieri per parcheggi e strade,c’è lavoro per 27 operai

Due cantieri, 27 operai disoccupati,selezionati dall’Ufficio di colloca-mento. A Campobello di Mazara il

Natale porta pacchi buoni ad alcuni citta-dini e alla stessa Amministrazione comunaleche potrà così realizzare un nuovo parcheg-gio pubblico e provvedere alla sistemazionedi alcuni tratti di marciapiede nel centrodella città. I cantieri sono stati aperti daqualche giorno e, dopo la firma dei contratti,un breve momento di formazione e la con-segna del vestiario necessario, i 27 operai sisono messi all’opera. Sedici saranno impe-gnati nella realizzazione del nuovo parcheg-gio pubblico nella via Umberto I, nell’arearetrostante la chiesa madre; gli altri undici,invece, nelle opere di manutenzione e dicompletamento di alcuni tratti di marcia-piede lungo alcune vie comunali (via Ospe-

dale, via CB 32, via Calvario, via Archimedee via Imbriani). L’importo complessivo deidue cantieri è di 176 mila euro, erogato nel-l’ambito del bando istituito dall’Assessoratoregionale della famiglia, delle politiche so-ciali e del lavoro, pubblicato nell’agosto del2018. I lavoratori saranno impegnati sino allafine del mese di marzo per sette ore al giornoe retribuiti secondo le indennità stabilite daldecreto regionale. A curare l’iter tecnico am-ministrativo è stato il V settore dei LavoriPubblici (guidato dall’architetto MaurizioFalzone). Entrambi i progetti sono stati re-datti, su indicazione dell’assessore comunaleai lavori pubblici Valentina Accardo, dalgeometra Fabio Castiglione, tecnico del Co-mune di Campobello, mentre l’iter per l’ot-tenimento delle risorse è stato curatodall’architetto Rosa Isgrò.

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