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mercoledì 12/06/2013
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mercoledì 12/06/2013

INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

mercoledì 12/06/2013

Pagina I

CULTURA E BIBLIOTECHE

Don Milani, il prete che vide il futuroUnita` 27/05/13 P. 1 Walter Veltroni 1

La lezione di pittura dell'altro don MilaniRepubblica Firenze 02/06/13 P. I Orazio La Rocca 3

Don Milani, pittore Le opere giovaniliNazione Firenze 06/06/13 P. 14 Olga Mugnaini 7

Quando don Milani voleva fare il pittore. In mostra opere ritrovateCorriere Fiorentino 06/06/13 P. 21 8

PROVINCIA DI FIRENZE

Don milani e la pitturaNazione Firenze 29/05/13 P. X 9

Don Milani pittore ecco la tavolozza di un prete scomodoNazione Firenze 09/06/13 P. 21 Giovanni Pallanti 10

«A noi ragazzi disse: dall'ingiustizia si esce insieme»Unita` 27/05/13 P. 14 Osvaldo Sabato 11

Le sorprese di Don Milani giovane e talentuoso pittoreUnita` Toscana 06/06/13 P. 28 Gianni Caverni 13

Don Milani si rivela nel suo autoritrattoAvvenire 11/05/13 P. 27 Michele Brancale 14

Una mostra su Don Milani pittoreQui Firenze 06/06/13 P. 12 16

I quadri ritrovati di don Milani esposti a FirenzeAvvenire 07/06/13 P. 25 17

L'ANNIVERSARIO

Don Milani,il prete chevide il futuro

WALTER VELTRONI

Don Lorenzo oggi avrebbe no-vant'anni, sarebbe uno di quei no-stri vecchi (quanti ce ne sono or-mai) svegli e curiosi. E invece sen'è andato senza aver raggiuntoneppure i quarantacinque, senzaarrivare neanche a quel 1968 chele sue parole e i suoi gesti avevanocosì anticipato e influenzato.

SEGUE A PAG. 14

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Cultura e biblioteche Pagina 1

Don Milani, il sacerdoteche difese la vera politicaWALTER VELTRONI

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SEGUE DALLA PRIMA

Don Lorenzo Milani se lo portò via untumore, ma gli ultimi mesi volle passar-li con i suoi ragazzi lì nella canonica diBarbiana, dove insieme avevano scrit-to quella «Lettera a una professores-sa» diventata quasi un libro di scuola,di un'altra scuola.

Barbiana è una frazioncina di Vic-chio nel Mugello, tra Firenze e le mon-tagne. Quando don Lorenzo ci finì afare il prete aveva sì e no duecento abi-tanti. Un paesetto microscopico e ap-partato nell'Italia del boom, nell'Italiache aveva smesso di essere rurale eagricola per diventare urbana e indu-striale. Da quest'angolo quasi sperdu-to Don Lorenzo Milani seppe guarda-re avanti e determinare un pezzo delfuturo. Del nostro, perché lui non feceneppure in tempo a vederlo.

Oggi, mentre festeggiamo i no-vant'anni dalla sua nascita e misuria-mo la distanza che ci separa dalla suamorte qualcuno si chiederà se la suastoria ha ancora qualcosa da insegnar-ci, qualcuno penserà che è venuto ilmomento di lasciarcelo alle spalle. Io

penso il contrario. Penso che questofiorentino colto e irruento, quest'uo-mo di cui qualcuno ricorda la bontà equalcun altro il cattivo carattere, èuno di quei padri fondatori di cui l'Ita-lia ha ancora tanto bisogno. Io, quan-do mi è capitato di partire per unaesperienza nuova (che fosse alla finedegli anni Novanta o nel più vicino2007) son sempre ripartito da Barbia-na. Fuori dalla canonica c'è ancora ilcartello con su scritto «I care». Che haa che fare un motto in inglese per quel-la scuola di ragazzini poverissimi? Tut-to: «I care» (difficile tradurlo in italia-no, me ne curo, ne prendo cura) è - lodiceva don Lorenzo - il contrario esat-to del «me ne frego» dei fascisti, è ilsegno di una attenzione, di una empa-tia, di una comunità. Non era il mae-stro don Milani ad «aver cura» dei ra-gazzi (quel motto sarebbe stato in que-sto caso un segno di autoaffermazio-ne), è ognuno di noi a doversi far cari-co di tutti e di ciascuno.

Dicono che don Lorenzo Milani fos-se un maestro esigente, lo era certa-

mente: proprio perché partiva dagli ul-timi voleva che questi fossero i primi.Benché il Sessantotto avesse letto e ri-letto la «Lettera ad un professoressa»(un atto di accusa implacabile alla

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scuola di classe, che respingeva i pove-ri, che selezionava a vantaggio dei piùricchi, che escludeva gli ultimi allonta-nandoli da ogni sapere, e quindi daogni potere) mi viene il dubbio chel'avesse capita. Il sei politico, il livella-mento in basso, il successo facile era-no lontani mille miglia dal clima che sirespirava nelle aule della canonica osotto al pergolato in cui si faceva lezio-ne nei mesi di sole. La scuola di Barbia-na era insieme dura ed esigente maera anche collaborativa e amica. PerDon Milani diritto allo studio e affer-mazione delle pari opportunità, realiz-zazione del singolo individuo come cit-tadino e impegno per la pace non furo-no principi astratti. Erano idee da tra-durre nella realtà, parlando al cuoredelle persone, con tutte le forze dispo-nibili e (se serviva) pagando in primapersona la coerenza delle proprie posi-zioni.

A novant'anni dalla nascita parolecome partecipazione e responsabilità,valori per lui fondamentali, sono an-che oggi i cardini di una comunità chevuol essere aperta e inclusiva. Così al-trettanto attuale è l'idea della centrali-tà della cultura, e della «politica» inte-sa nel suo senso più alto, per l'emanci-pazione degli uomini e per lo sviluppodelle comunità.

Certo, credo che l'Italia di oggi vivaproblemi (sociali, civili, di tenuta dellademocrazia) apparentemente moltolontani da quelli dell'Italia dei primi an-ni sessanta in cui la miseria e l'analfa-betismo segnavano ancora tanta partedel Paese. Ma credo anche che le que-stioni dell'oggi non siano meno gravi,anzi forse esse rischiano di essere piùdrammatiche perché la spinta alla tra-sformazione di allora appare attenua-ta, quasi spenta. Abbiamo bisogno diricominciare e per farlo le parole sonosempre le stesse, quelle indicate a Bar-biana da questo sacerdote scomodo edifficile: partecipazione, responsabili-tà, voglia di cambiare, pari opportuni-tà, comunità. Declinata certo con i mo-di e le parole di oggi, ma dalla lezionedi un maestro esigente e generoso co-me don Milani non si scappa se non cisi vuole tradire.

Cultura e biblioteche Pagina 2

La lezione di pitturadell'altro don Milani

ORAZIO LA ROCCA

ON Lorenzo Mi-lari pittore, dise-gnatore, studio-

so del colore, ritrattista,attento osservatore del-le immagini legate alloscorrere delle stagioni.L'artista che trova anchenel variopinto mondodella pittura una dellestrade che , misteriosa-mente, gli faranno sco-prire la fede cattolica.

SEGUEA PAGINAXI

Cultura e biblioteche Pagina 3

La vita prima di Barbiana ira dipinti e passioniORAZIO LA ROCCA scritti dedicati all'arte, alle lezioni

di pittura e agli scambi epistolarisu tematiche legate agli studi de-gli annidi Brera. Quasi unvolerta-gliare i ponti col suo passato di ar-tista dopo l'entrata in seminario ela professione dei voti sacerdota-li. Tra le opere esposte, non pas-serà certamente inosservato l'i-nedito "Autoritratto" giovaniledel futuro Priore, che rielabora inmaniera personalissima un suoprimo piano con giacca e cravattadove lo sguardo - reso quasi pal-pabile attraverso duegrandi occhie labbra delineate con tratto nettoe deciso - emerge con profondaintensità, dando l'impressione achi lo osserva di essere interroga-to. Lamostravedelalucegrazie al -

l'interessamento dei familiari didon Milani che lo scorso anno -racconta Sandra Gesualdi cura-trice della mostra con Cesare Ba-dini - avevano trovato tutte leopere del Priore e manifestato ildesiderio chevenissero esposteinpubblico. Oltre ai quadri, all'e-sposizione si è arrivati anche at-traverso interviste e testimonian -ze di parenti e amici: «Un lungopercorso di studio e di vita che -spiega Sandra Gesualdi - hamesso in evidenza una parte nonsecondaria della formazione didon Milani» e «l'intenso fervoreculturale in cui ebbe ad operare».

LE TAPPEDon LorenzoMilaninacque nel1923 e morìnel 1967.In seminario(al Cestelloin Oltrarno)entrò nelnovembredel 1943

(segue dalla prima di cronaca)

ome dire l'altra facciadel Priore di Barbiana(1923-1967) poco co-nosciuta al grandepubblico , ma che ora

ritorna alla ribalta con la primamostra delle sue opere realizzatesia prima di entrare in seminario,nel 1943, che dopo la consacrazio -ne sacerdotale. Una raccolta dicirca 80lavori - tra dipinti e dise-gni giovanili, mosaici, schizzi, ri-tratti e autoritratti - quasi tuttiinediti, realizzati daMilani all'Ac-cademia di Brera - nel 1942 e1943 - e nel suo studio aperto aFirenze prima della conversione.Saranno esposti oltre una trenti-na di dipinti su tela e tavolette, piùdi una ventina di disegni dedicatialla serie anatomica e alla serie ac-cademica, e tanti schizzi. Tra lenovità, la serie di lavori realizzati aBarbiana, in prevalenza disegni emosaici. Un inedito mondo arti-stico firmato da don Milani, rima-sto, però, nell'ombra per circamezzo secolo, ma che da merco-ledì prossimo si potrà ammirarenella mostra allestita a PalazzoMedici Riccardi (da mercoledì al24luglio).

Tra i documenti destinati a su-scitare grande attenzione e in-dubbia curiosità, ci sarà anche unrarissimo filmino girato in 8 milli-metri su una lezione di pittura te-nuta da don Milani ai suoi giova-nissimi allievi della scuola di Bar-biana. Un testo unico nel suo ge-nere perché- spiegano i curato-ri - il priore distrusse tutti i suoi

Una mostra aPalazzo MediciRiccardi coni lavori realizzatiquando ilsacerdote ancoranon era entratoin seminario

Le 80 opere furono realizzate in _ .gran parte negli anni giovanili diLorenzo Milani, tra i 18 ed i 20 an-ni, quando mise a frutto le lezioniapprese da maestri come Hans-Joachim Staude, non cattolico vi-cino albuddismo, Bruno Cassina-ri e Ennio Borlotti.Anni di profon-do lavoro artistico che Milani amòarricchire avvicinandosi anchealla conoscenza di grandi archi-tetti come Le Corbusier e Giovan -ni Michelucci, uno dei più impor-tanti progettisti di edifici sacri delNovecento. Michelucci, diventa-to amico personale del Priore, vi-sitò più volte la scuola di Barbiana.Ma perché Lorenzo Milani lasciòl'arte per servire la Chiesa cattoli-ca da prete? È lui stesso che lospiegò al suo maestro Staude: «Tumi hai parlato della necessità dicercare sempre l'essenziale, di eli-minare i dettagli e di semplifica-re... a me non bastava fare questosu un pezzo di carta e tra i colori.Ho voluto cercarli tra la mia vita ele persone del mondo. E ho presoun'altra strada». Il sacerdozio.

O RIPRODUZIONE RISERVATA

L'ARTEDon Milanidistrusse tuttii suoi scrittidedicatiall'arte, allelezioni dipittura e agliscambiepistolarisugli studidi Brera

Cultura e biblioteche Pagina 4

Disegni, mosaici e autoritrattiottanta tracce del talento dimenticatoLE OTTANTA opere di don Lorenzo Milani saranno esposteal primo piano di Palazzo Medici Riccardi . Sarà inauguratamercoledì e resterà aperta fino al 24 luglio . Si tratta in granparte di lavori che precedono la conversione del futuro Prio-re di Barbiana e, in un certo senso, fanno da battistrada allasua vocazione sacerdotale.

La mostra , progettata dalla Fondazione " Don Lorenzo Mi-lani" in collaborazione con la Provincia di Firenze, allestita daBernardo Delton, è stata curata da Cesare Baldini e SandraGesualdi. Sarà la prima rassegna completa dei lavori artisti-ci di don Milani , che va dalle opere giovanili fino al mosaicodel Santo Scolaro realizzato dal Priore nella chiesa diSant'And rea a Barbiana.

Tra le curiosità , un santino dove nel retro don Milani scris-se letappefondamentalidei lasuavita , con un commentosul-la sua conversione attraverso una frase biblica tratta dal Li-bro della Sapienza : "A chi non capiva è parso ch ' io morissi".

(oir.)O RIPRODUZIONE RISERVATA

Cultura e biblioteche Pagina 5

In alto a destra, un autoritratto ea fianco un olio su tela; qui sopra,un disegno della serie anatomicae un altro dipinto. La foto inbianco e nero fu scattata nel1961 durante una lezione dipittura a Barbiana

Cultura e biblioteche Pagina 6

ijon Mïlanï, pïttore

di OLGA MUGNAI NI

«COMINCIAI ad andare inDuomo perché, come pitto-re, mi interessava dipingere iparamenti dei porporati incerti riti solenni. Pensai che,se esistevano quei colori, do-veva esserci una ragione. E lacercai ..." Era il 1943. E conquelle visite nel Duomo diMilano stava per finire la suaparabola d 'artista ed iniziarequella di sacerdote.Lorenzo Milani non si iscri-ve all'università perchè, co-me lui stesso racconta, vuolefare il pittore . Studierà a Bre-ra, sarà all'allievo dell'artistatedesco Hans -Joachim Stau-de e per due anni si concen-

trerà su paesaggi, ritratti, boz-zetti con studi di anatomia.Poi, una volta entrato in se-minario, abbandonerà persempre la pittura, quasi co-me avesse fatto un voto.L'unica eccezione saranno lelezioni di disegno ai suoi al-lievi di Barbiana e il grandemosaio, tutt'ora visibilenell'antica chiesina con il"Santo Scolaro".E' un viaggo nella vita piùinedita di don Milani la mo-stra che si apre oggi al primopiano di Palazzo Medici Ric-cardi (fino al 24 luglio ), cura-ta da Sandra Gesualdi e daCesare Badini, dal titolo"Don Lorenzo Milani e lapittura: dalle opere giovanili

al Santo Scolaro".Per la prima volta sono rac-colte, studiate ed esposte piùdi 80 opere tra dipinti e dise-gni creduti distrutti o disper-si e recuperati da collezioniprivate.Un percorso pittorico tuttosommato breve, che vadall'estate del `41 a quella del`43. Ma è un biennio che de-terminerà una grande cresci-ta intellettuale e spirituale, ol-tre che artistica , di quelloche diventerà il prete di Bar-biana . Molteplici i generi toc-cati dalle opere di don Mila-ni, dal neoimpressionismo alneoespressionismo.

Don Lorenzo M ilani

LE ESPERIENZE di pittu-ra saranno importanti per lasua scuola in Mugello. Tantoche nell'agosto del `60 scrivealla madre: "Cara mamma tiscrivo dal piazzale dove oggipare d 'essere all 'Accademia.Ogni ragazzo s'è fatto un ca-valletto e una tavolozza. Ab-biamo scoperto una manieraeconomica di fare i colori ab-bondanti, sodi come quelli aolio e che non sporcano i ve-stiti...".Oltre alle vere e proprie lezio-ni di pittura e disegno, gli exallievi di Barbiana ricordanoche don Lorenzo "scaraboc-chiava sempre quando spie-gava e quando non capivamofaceva degli schizzi e tutto ap-pariva chiaro".

Cultura e biblioteche Pagina 7

Quando don i i voleva fa re i l p ittore . mostra opere ritrovateA 18 anni Lorenzo Milani voleva fare il pittore e per due annidisegnò e dipinse con l'entusiasmo di chi vuole imparare il primapossibile il mestiere che lo appassiona. Fu ammesso all'Accademiadi Brera dove era interessato ad «anatomia artistica» e preselezioni dal pittore Hans-Joachim Staude per esercitarsi soprattuttosui paesaggi neoimpressionisti. II biennio, dall'estate del '41 aquella dei '43 (quando dipingeva in un suo studio nella zona di viade' Serragli), ha determinato una crescita intellettuale e spirituale,oltre che artistica, dei futuro priore di Barbiana. La mostra che siapre oggi a Palazzo Medici («Don Lorenzo Milani e la pittura: dalleopere giovanili al Santo Scolaro») è il frutto di un'accurata ricercadi quello che resta dei percorso artistico di un inedito don Milani:

sono esposte 80 opere credute finora distrutte, provenienti tutteda collezioni private. Compreso il suo autoritratto (nella foto). Gli exallievi di Barbiana ricordano che don Lorenzo organizzava lezionidi pittura all'aperto e «scarabocchiava sempre quando spiegava equando non capivamo faceva degli schizzi e tutto apparivachiaro ». Nella chiesa di Sant'Andrea a Barbiana i ragazzirealizzarono il mosaico del «Santo Scolaro» - ancora oggi visibile- immagine che andò a sostituire il Sacro Cuore (che impauriva iragazzi), fatto nel tempo libero su un bozzetto di don Milani.Anche qui come nei suoi dipinti di figure, Milani evita di delineareil volto del suo soggetto, il Santo Scolaro, immerso nella lettura delVangelo . Fino al 24 luglio . Lisa Barocchi

Cultura e biblioteche Pagina 8

DON MILANI E LA PITTURAQuest'anno don Lorenzo Milani avrebbe avuto 9o anni. Èmorto il 26 giugno 1967 a 44 anni e benché gli anni dellamorte abbiano superato quelli della vita , continua a rima-nere l'uomo del futuro. La Fondazione a lui dedicata, lo ri-corda con un progetto espositivo di dipinti e disegni da luirealizzati nei due anni in cui si dedicò alla pittura, prima discegliere la via definitiva del sacerdozio . La mostra , dal ti-tolo "Don Milani e la pittura - Dalle opere giovanili al SantoScolaro" si terrà dal 5 giugno al 24 luglio negli spazi esposi-tivi al primo piano della Provincia di Firenze in via Cavour.Orario: tutti i giorni 9-18, chiuso il mercoledì.

tnfo: www.provincia.fi.it

Provincia di Firenze Pagina 9

IL FIORENTINOdi GIOVANNI PALLANTI

DON MILANI PITTOREECCO LA TAVOLOZZADI UN PRETE SCOMODO«LORENZO MILANI pittore» è lamostra allestita nella prestigiosa SalaNicola Pistelli in palazzo MediciRiccardi dalla Provincia. Nato nel 1923 emorto nel 1967 don Lorenzo Milani èconosciuto in tutto il mondo cometestimone del Vangelo vissuto in modoradicale accanto ai più piccoli e ai piùdeboli. La mostra è stata inaugurata da treinterventi del vicepresidente dellaProvincia, Tiziano Lepri, del consiglieretegionale Paolo Bambagioni e conl'introduzione di Michele Gesualdi.Milani pittore è una sorpresa. I dipintiesposti sono stati realizzati dal 1941 al1943. Don Lorenzo aveva il talento di unvero artista. I dipinti dimostrano unaricerca eclettica di una poetica visiva cheattingeva alle radici del Novecento.`Natura morta con tre vasi' ha una ecolontana della pittura di Morandiincrociata con quella di OnofrioMartinelli. Un delizioso dipinto con vistasu via delle Campora, dalla villa LaColombaia dove abitava con la famiglia ilpittore Staude, che fu maestro di pittura diMilani in quegli anni dopo che avevafrequentato, per due anni, l'Accademia diBelle Arti di Brera a Milano, richiamaalla poetica pittorica toscana che va daArdengo Soffici a Ottone Rosai. Poi c'èun nudino di giovane, `Uomo nudo',eseguito tra l'inverno del 1941 e laprimavera del 1942: è di una sensualitàsconvolgente. Sensualità raggiunta neinudi maschili solo da Filippo de Pisis eSergio Scatizzi. Milani era molto bravonei ritratti e nel dipingere le figure. Dinotevole interpretazione psicologica il`Ritratto di Rita Vogel'. Se Milani non si

fosse fatto prete entrando nella storia dellaChiesa come grande protagonista delNovecento, e avesse continuato a fare ilpittore, sarebbe stato un esponente dirilievo della storia dell'arte italiana. Laparte più importante del catalogo è statacurata da Sandra Gesualdi oltreché daCesare Badini e Angela Ternani Staude.

Provincia di Firenze Pagina 10

«A fioi 1 aisse: dall'íngíustízia si esce insieme»

per chi lo ha conosciutobene don Lorenzo Mila-ni continua a rimanerel'uomo del futuro, nono-stante che gli anni dellamorte abbiano superato

quelli della vita», dice Michele Gesual-di. A n ovant'anni dalla nascita del pre-te di Barbiana, il 27 maggio del 1923 aFirenze (ma il destino ha voluto che sene andasse a 44 anni il 26 giugno1967) quanto è ancora attuale il suomessaggio? Michele Gesualdi fu unodei primi sei allievi di don Milani, oggiè presidente della Fondazione che por-ta il suo nome, dopo essere stato peranni sindacalista della Cisl e per duemandati presidente della Provincia diFirenze. Chi meglio di lui avrebbe po-tuto raccontare la storia di don Mila-ni, il priore, come si faceva chiamaredai suoi scolari. Per il novantesimo dal-la nascita è in programma una mostradal titolo «Don Lorenzo Milani e la pit-tura - Dalle opere giovanili al SantoScolaro » che sarà inaugurata il prossi-mo 6 giugno a Palazzo Medici Riccar-di, presso gli spazi espositivi della Pro-vincia di Firenze: oltre 80 opere tradipinti e disegni, provenienti da colle-zioni private, di un appassionato stu-dente realizzati all'età di 18 /20 anni,dalle lezioni del pittore Hans-JachimStaude sino agli studi anatomici pres-so l'Accademia di Brera.

Non solo. Saranno pubblicati anchescritti inediti che comprendono il car-teggio con don Mazzolari, con donBensi che poi sarebbe diventato suoconfessore e quello con monsignor Ca-povilla. Proprio a lui don Milani chie-se allora se il decreto del Santo Uffiziodel'58, che aveva ritirato dal commer-cio il suo libro «Esperienze pastorali»e ne aveva vietate le traduzioni, potes-se considerarsi ormai superato. A que-sto proposito è bene ricordare che

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qualche anno fa la Fondazione lanciòun appello a Papa Ratzinger per la can-cellazione della condanna del Vatica-no. «Ufficialmente a quella letteranon hanno mai risposto, per vie uffi-ciose ci è stato detto che con la fine delSanto Uffizio non ci sono più le senten-ze emesse, però noi avremmo preferi-to due righe scritte», dice ora Gesual-di.

Ma oggi il pensiero va a quel preteche si dedicò agli ultimi, alla sua lezio-ne. «Vede, io credo che il messaggio diDon Milani non sia stato logorato da-gli anni che sono passati, continua ad

essere fresco ed attuale», osserva l'exallievo, ricordando le migliaia di scola-resche che ancora oggi visitano lascuola di Barbiana. «Io non riesco aimmaginarlo vecchio, lo immaginogiovane, lui è ancora l'uomo del pre-sente», insiste.

Un esempio della sua bruciante at-tualità, spiega Gesualdi, è il libro«L'obbedienza non è più una virtù»che comprende «Lettera ai cappellanimilitari» e «Lettera ai giudici»: si trat-ta di una forte autodifesa del priore diBarbiana, dopo una denuncia per apo-logia di reato presentata da un gruppodi ex combattenti, che criticavano i re-nitenti alla leva. «Sono scritti molto at-tuali anche dal punto di vista politi-co», commenta Gesualdi. Che aggiun-ge. «Lui già allora aveva messo in evi-denza i guasti della politica». Ma co-me avrebbe commentato quella di og-gi? «Direbbe ciò che ha sempre inse-gnato ai suoi ragazzi: il mondo è ingiu-sto, perché ci sono i primi e gli ultimi»risponde. «E lo strumento della paro-la e della cultura può servire a cambia-re questo mondo ingiusto». È un con-cetto che il sacerdote di Barbiana haribadito ai suoi ragazzi fino agli ultimigiorni della sua vita.

La scuola di Barbiana nacque dalnulla. «Non c'erano aule, banchi, se-die, libri, carte geografiche. Tutto do-veva essere inventato: i banchi li co-struimmo noi insieme a lui, come i ta-voli e le sedie, anche le carte geografi-che erano disegnate a mano con gran-de cura, poi diventavano strumentoper il nostro studio e per quelli che ve-nivano dopo. Noi avevamo al massimouno o due testi, un ragazzo leggeva adalta voce e don Lorenzo spiegava a tut-ti. Quindi fu una scuola che nacquedal niente. Ciò dimostra che per farecose importanti è fondamentale averela volontà e l'intuizione che spinge il

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Provincia di Firenze Pagina 11

mondo». Perché era una scuola diver-sa dalle altre? «A Barbiana c'erano so-lo figli di contadini. Don Lorenzo arri-vò in un paese dove il prete veniva rite-nuto dalla parte del padrone. Trovò inquel posto il concentrato delle ingiusti-zie sociali. Io credo che, influenzato eriformato da questa nuova culturache lui non conosceva, acquisì subitoocchi, orecchie, bocca nuova, come ilcuore. Ebbene, lui presto diventò lostrumento di comunicazione di quellacultura. E Lettera a una professoressanon era altro che il confronto fra lescuole frequentate dai borghesi e lacultura del popolo. Don Lorenzo fecela sua scuola diversa dalle altre, a par-tire dall'orario che era di dodici ore algiorno, una manna per i figli dei conta-dini, che erano costretti a fare sediciore di lavoro puzzolente e disagiatonelle stalle: per loro la scuola era ungrande privilegio. Fra la nostra scuolae quella di Stato erano diversi anchegli obiettivi: la scuola statale indicavaobiettivi bassi, mancava il mondo chesoffre. E in Lettera a una professores-sa questo concetto di don Milani vieneespresso con la frase celeberrima:stando insieme ho imparato che usci-re da soli è l'avarizia, uscire insieme èla politica».

A distanza di anni, secondo lei qua-le tipo di scuola ha vinto? «Secondome Lettera a una professoressa è statauna bella frustata nella carne viva delsistema italiano. Però bisogna direche poi il sistema ha messo in atto glianticorpi e, sostanzialmente, la scuola

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è rimasta selettiva». Ma che personaera don Milani? Si arrabbiava mai convoi? In che modo si faceva sentire?«Era uno che aveva scelto, era schiera-to con gli ultimi, per cui tutto era fina-lizzato alla crescita di quel gruppo difigli di contadini, con questa grandecapacità di trasformare il particolaredei suoi ragazzi in un ragionamentouniversale. Per cui noi vedevamo donLorenzo dolcissimo con i ragazzi, mol-to premuroso con questo desiderio divederli sbocciare, crescere, per aiutar-li a buttare fuori quell'anima che Dioha fatto uguale a quella degli altri, nonabbrutita. Invece con il mondo intellet-tuale e borghese era di una ferociaenorme». Lei ha mai assistito a qual-che scontro con gli intellettuali e i poli-tici dell'epoca? «Quando a Barbianavenne Pietro Ingrao, fu duramente at-taccato da don Lorenzo. Poi diventaro-no grandi amici».

Oggi abbiamo una Chiesa con duePapi, uno dimissionario e l'altro in ca-rica, chissà come l'avrebbe vista donMilani... «Ricordo che quando parlavadi Celestino V, il pontefice del gran ri-fiuto, si diceva dispiaciuto del gestoche fece», racconta il presidente dellaFondazione. Ma la Chiesa di alloraaveva compreso la missione di don Mi-lani? «Per la verità, non l'ha capitanemmeno quella di ora».

Un prete del mondo, che guarda almondo: sarebbe curioso sapere,nell'epoca di Facebook e Twitter, co-me avrebbe reagito don Milani.«Avrebbe apprezzato questi nuovistrumenti, pensi che a noi insegnò ausare la calcolatrice», risponde sicuroGesualdi. Quindi si potrebbe addirittu-ra immaginare che avrebbe apertouna pagina sui social network? «No,credo proprio di no», è la conclusionedi chi il prete di Barbiana lo ha cono-sciuto.

Provincia di Firenze Pagina 12

Le sorprese di Don Milanigiovane e talentuoso pittore

renze, sono esposte un'ottantina diopere fra disegni e quadri realizzati

GIANNI CAVERNIfircult,áunita.it

Avesse scritto anche solo L'obbedienzanonèpiùunavirtù, edito nel 1965, avreb-be meritato, da allora in poi, l'attenzio-ne di tutti coloro che si battono controi soprusi. Anzi, diremo addirittura chel'avrebbe meritata anche se avessescritto solo il titolo di quel volume basi-lare per la formazione di ogni coscien-za e che gli procurò un processo perapologia di reato. Ma Don Lorenzo Mi-lani non ha solo scritto, anzi: ha fattouna scuola meravigliosa spersa nellecolline del Mugello eppure divenutaesempio universale di un nuovo e rivo-luzionario modo di insegnare. Ma que-sta storia ci auguriamo che la conosca-no tutti (e chi non la conosce si infor-mi). Un aspetto meno conosciuto dellavivace vita di Lorenzo viene presenta-to in «Don Lorenzo Milani pittore, dal-le opere giovanili al Santo Scolaro», lamostra, curata da Cesare Badini e San-dra Gesualdi, che presenta tutta la pro-duzione artistica, miracolosamente ri-trovata, del giovane Milani Comparet-ti. Da oggi e fino al 24 luglio al primopiano di Palazzo Medici Riccardi. a Fi-

fra l'estate del 1941 ed l'estate del 1943quando, dopo il diploma, Lorenzo deci-se di non andare all'università e di de-dicarsi alla pittura. Dapprima seguitoda Hans-Joachim Staude, il pittore te-desco che lo avvicinò al disegno ed allarappresentazione pittorica dei paesag-gi toscani con una forte impronta po-stimpressionista, Lorenzo mostra unacerta facilità di tratto e di pennellatama soprattutto una davvero notevolepropensione per le atmosfere pastosee calde della pittura tonale. L'anno suc-cessivo colui che diventerà il priore diBarbiana fece domanda di iscrizionealla milanese Accademia di Belle Artidi Brera dove seguirà studi di figuradisegnata, anatomia artistica e pitturacimentandosi con sempre maggiorepassione con il ritratto. Difficile dire seavesse avuto ragione Staube che profe-tizzò per Lorenzo un futuro non da pit-tore o se più probabilmente nell'estatedel'43 un'altra e più impellente urgen-za si sia fatta viva nell'animo del giova-ne: quella della fede e del seminarionel quale decise di entrare dopo avertrovato, come raccontò lui stesso, unpiccolo messale più interessante deiSei nersonawei in cerca di autore.

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FIRENZE. Per la prima volta una mostra propone tutte le opere pittorichedei Priore di Barbiana, che scopri' la vocazione dopo aver studiato a Brera

Don Milani si rivelanel suo autoritratto

DI MICHELE BRANCALE

alle opere giovanili almosaico del SantoScolaro nella chiesa di

Sant'Andrea a Barbiana. Firenzeapre gli spazi di Palazzo MediciRiccardi, al primo piano, nellasede della Provincia, per laprima completa mostra di opereartistiche di don LorenzoMilani, il priore di Barbiana(1923-1967). Si tratta inlarghissima parte di lavori cheprecedono e in un certo sensopreparano la sua conversione.Realizzati tra Milano, dove lafamiglia si trasferisce nel 1930 edove studia al liceo Berchet,frequenta l'Accademia di Breratra il '41 e il '42 e apre unostudio di pittore, e Firenze, dovela famiglia tornadefinitivamente alla fine del '42e dove, nel'43, lui entra inseminario. Su progetto dellaFondazione dedicata al priore,in collaborazione con laProvincia di Firenze, la mostra,a cura di Cesare Badini e SandraGesualdi, sarà allestita daBernardo Delton e resterà

80 lavori fra dipintie disegni giovanili,mosaici e schizzirealizzati quando eragià prete, da cui emergeun solido percorsoartistico. Non mancail filmino di una lezionefatta ai suoi ragazzi

aperta dal 5 giugno al 24 luglio.«Circa un anno fa una delle duenipoti di don Milani ci hacontattato - racconta SandraGesualdi - per dirci che avevanoritrovato i quadri di Lorenzo eaveva piacere cheorganizzassimo una mostra perrenderli pubblici». Una mostra,con alcuni quadri e soprattuttodisegni anatomici, si era svoltanel 2009 sempre a Firenze, mala prossima esposizione

rappresenta la prima offertacompleta dell'opera pittorica.«Abbiamo contattato parenti eraccolto testimonianze,interviste, dati - continuaGesualdi -. Un percorsolunghissimo che ha portato allaluce aspetti nuovi del priore,evidenziando il fervoreculturale in cui è cresciuto».Saranno esposti oltre trentadipinti su tela e tavolette, più diventi disegni tra la serieanatomica e la serieaccademica, anche schizzi - edè una novità - di disegnibarbianesi, i mosaici e anche unfilmino su una lezione di pitturaa Barbiana». Proprio nellelezioni con i ragazzi diBarbiana, affioravano accennidi don Lorenzo al periodogiovanile, quando parlava deicolori del tramonto, dellascoperta del tendine di Achille oaccennava alle visite a chiese econventi per studiare la tecnicadegli affreschi, «salvo poiperdere l'interesse artistico -ricordano alcuni suoi allievi -quando i monaci intonavano

inni religiosi in gregoriano, chetoccavano nel profondo».Rimangono 80 opere tra dipintie disegni, provenienti dacollezioni private, realizzati daun appassionato studente tra i18 e i 20 anni, frutto in partedelle lezioni apprese da Hans-Joachim Staude (1904-1973),pittore che dopo un'immersionenell'espressionismo si era poidedicato all'osservazione dellanatura e quindi si era avvicinatoall'impressionismo; e di quelledei pittori Bruno Cassinari(1912-1992) ed Ennio Borlotti

(1910-1992). Nello straordinario"Autoritratto" sembraevidenziarsi con una certaincisività il filone mitteleuropeo(la madre Alice Weiss, peraltro,veniva proprio da quel contestogeografico e culturale) che fapensare anche a Egon Schiele.Note sono anche la lettura cheMilani fece in quegli anni di LeCorbusier e, successivamente,l'amicizia con l'architettoGiovanni Michelucci (1891-1990), che salirà più volte aBarbiana. La mostra aiuta,dunque, la tessitura di una piùpuntuale ricognizionebiografica per illuminarel'interiorità di Lorenzo Milanida giovane. Entrato inseminario, tornò a visitare inOltrarno Staude (non cattolico,vicino al buddismo) al qualeattribuirà la propriaconversione. «Tu mi hai parlato- gli dirà - della necessità dicercare sempre l'essenziale, dieliminare i dettagli e disemplificare, di vedere le cosecome un'unità dove ogni partedipende dall'altra. A me nonbastava fare tutto questo su unpezzo di carta. Non mi bastavacercare questi rapporti tra icolori. Ho voluto cercarli tra lamia vita e le persone delmondo. E ho preso un'altrastrada». Nel luglio '73 AliceWeiss, madre di Milani, scriveràa Renate Staude, moglie diHans-Joachim, rimasta da pocovedova.« ... Penso molto aLorenzo - scrive Alice - che inStaude ha avuto il suo primomaestro. Maestro di serietà, dicoscienza, di quella ricercadell'assoluto nel bene e nel

llon Milani si melanel suo autori [ratto

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bello che poi ha portatoLorenzo alla sua strada». Visono altri elementi convergenti,come la pausa estiva del '42nella villa di famiglia a Gigliola(Montespertoli), dove avrebbedipinto la cappella annessa edove rinviene un messale che loappassiona (scrive a un amicoche: è più interessante deipersonaggi in cerca di autore diPirandello), le lunghepasseggiate e le visite alle chiesedi Milano con l'amica CarlaSborgi, e quel decisivo colloquionel giugno del '43 con donRaffaele Bensi (1886-1995)proprio davanti a PalazzoMedici Riccardi, che guidò ipassaggi del suo ingresso inseminario nel novembre dellostesso anno. Sul retro di unsantino don Milani scriveràanni dopo le date fondamentalidella sua vita apponendo su diesse una citazione del librodella Sapienza: «A chi noncapiva è parso ch'io morissi».

R=eROO z=oNe R=seR AZA

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Una mostra su il ni p itto reUna mostra che racconta l'attività di Don Milani, il par-roco di Barbiana, come pittore, prima di scoprire la vo-cazione. A Palazzo Medici Riccardi oltre 80 sue operetra dipinti e disegni, provenienti da collezioni private,di recente venute alla luce (fino al24luglio).

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1 quadri ritrovatidi don Milaniesposti a FirenzeSi pensava che fossero andati ingran parte distrutti. Erano levolontà espresse da don Milaniper tele e disegni che invece iparenti hanno ritrovato nellasoffitta di una villa all'Impruneta eche ora costituiscono parte dellaprima organica mostra su donLorenzo Milani pittore, inprogramma a Firenze in PalazzoMedici Riccardi, aperta da oggi(con inaugrazione alle 18) fino al24 luglio, su iniziativa dellaFondazione dedicata al priore diBarbiana. Milani, trasferitosiall'inizio degli anni Trenta aMilano, diplomato al liceo classicoBerchet, si iscrisse all'Accademiadi Brera per fare il pittore. Gli annidell'attività artistica sonocompresi tra l'estate del '41 equella del'43. Poi la svolta di fedee l'ingresso in seminario a Firenze.Cassinari, Borlotti e Funi sono imaestri di Milani, attratto daanatomia artistica, dalle chiese diMilano e dalla basilica di SanPietro a Roma. (M. Bra.)

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