Date post: | 12-Mar-2016 |
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Metamorfosi semantica d’amore e d’altri vuoti
Roberto Matarazzo Loredana Semantica Immagini Testi
Sfavillio
Innamorarsi è un attimo
contro la parete bianca penombra verdeggiante
liquida e beffarda
un salmone argenteo che nel guizzo risale la corrente
le pupille d’acero filante
s’allargano di luce
affondando nere nell’addio
un abbraccio brevissimo
e la gola d’apnea rossa s’annoda all’ugola trafitta da stupore chiodi sopra il muscolo cardiaco
come fosse un puntaspilli annegato nella stretta
pulsante il cuore grida al vento quasi morto
amore t’amo
l’afasia di mille volte.
Divino S. Valentino
E’ per concerto mistico
che affiora l’infinito
a musicare iperboli d’amore impazzito in vertici indicibili.
Come cantano bene le labbra innamorate
direi divinamente
proiettando visioni travolgenti per tumulto saporito della pelle.
Dagli spacchi succulenti filtrano salmi nel senso letterale della vita.
Eppure muore la rosa uccisa sigillata sugli specchi della carne.
Bacio di velluto
Un bacio dolce di velluto
arde il sole in gola
e sulle bocca scende
come bere fresco dalle piume
labbra di morbido cuscino.
Veleggiare d’ugola e di guance
rosa nei petali celesti
fili che passano nel laccio
a stringa e serra il cuoio
la pelle d’umidore.
Fuso batte il rosso
Nel cuore di violino
L’unisono
Noi soli saremo
essendo noi stessi complemento
l’un l’altro esistendo l’unisono
come se fosse cosa preziosa
preziosa cosa nascosta al mondo
come se sfiorarla potessimo
con le punte delle dita penetrando più a fondo
più in dentro all’interno pulsando (il cuore vivo tra le mani) nel movimento.
Incolto palpito
Per i palpiti tu eri spregiudicata femmina virale vogliosa di saliva e baci bocca eri per condire pezzi a fragole e sciroppo.
Una pelle di giovane velluto un gusto fresco di salmastro sodo al tatto elastico di zucchero e limone agro il succo nel recesso più segreto dove per sbilanciamento cieco convergeva incolto l’ombelico.
Ma la voce incredibile interiore è condanna a coniugare la coerenza al di sopra di ogni dire e fare e dare ad altri i sensi nostri i colpi in coda i sessi vostri rabberciati.
Brucia in petto il cesto di sabbia rutilante e dentro gli occhi a forza si riversa il mare
Di sale ed altre rose
Ma perché dovrei sfogliarti
corpo? A petali di rose
bianche rosse morte.
Improvvisamente
abbandonai ogni colpo
sparo albero pistola
rinunciai al vagito
rutto primo d’ombelico
statua di pietra modellata
tacqui in modo indicativo
e nel presente senza scopo
opponendo lame
migrai allo zolfo infame
calcio impatto imperativo
biancheggiante fosforo
e catrame.
Ammutolii di rame.
Bianco
Rimase tra le bozze impubblicato
il pensiero della notte
vaghe righe enormemente aperte
spazi briglie tagli sovrapposti
dove irraggiungibile
bianco il sonno si contorce
al buio di tormenti indefiniti
spine dubbi atroci cicatrici
bocche urlanti nelle orecchie
la fame spalancata di silenzio.
Del divario detto
Premuta in bocca oscura
complessa fiera arcuata
geometria di una rosa incoronata
una stella tra miliardi la regina
migrazione di voce dalle mani
distanza incolmabile e misura
del divario detto e dopo della luce
Canto l’estirpamento tutto
Canto l’estirpamento tutto
a respirare brace
i fiati disgustosi addossati
l’uno all’altro
stretti ai fianchi
e nel torace ampio i cerchi
come anelli in ferro alla catena
morsa dei polmoni soffocati
fiori sfatti appassiti
mai sbocciati
fiori sfioriti
fiori inerti nel petto
gli aeroplani.
Crucifige
Cosa ti adorna
dimmi fiero cosa ti sazia
le viscere insaziabili di mio
cosa ti rende immota onda
franta di scogliera
cosa restituisce senso all’operare
insoddisfatto tuorlo
che nel respiro ottuso della bolgia
dibatti il grumo nero di meningi
in morsa verticale
con poltiglia.
Scavo
Ognuno porta nella bocca il suo dolore
una sporta carica di verbi per labbra cieche e suoni si spera celestiali nei nidi emettendo
participi oltre ad altri tempi oscuri di concerto ad alleviare rosse le gengive ma non è il gesto che solleva il fiume né l’alveo o il greto di pietrisco
l’orto circoscritto il resto
non c’è sacco o garza o lino
non è nemmeno l’uomo
a dire apriti ombrello elicottero cervello
non c’è niente di mangime che basti a dare requie al rostro perpetuo mostro
che scava nel torace drago infuocato nero
rovesciato dentro
l’anfratto morso vuoto
insaziabilmente piatto.
In ogni luogo il vento
In ogni luogo il vento
arrivava col silenzio
al suo passaggio come luci
si spegnevano le voci
quasi le assorbisse dentro
ad una ad una costruendo
un’enorme scatola di vuoto
Editing
Loredana Semantica