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Microscopio - Aprile 2011

Date post: 02-Jul-2015
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Microscopio mensile medico-scientifico - aprile 2011 - www.microscopionline.it
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1 M croScopio Mensile Medico Scientifico www.microscopionline.it Pubblicazione Mensile in abbonamento • Num. XIII - Aprile 2011 M croScopio ARTROSCOPIA dell’anca E LA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE OTORINOLARINGOIATRICHE TRATTAME NTO TERMALE il LA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE TAKO-TSUBO
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Page 1: Microscopio - Aprile 2011

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M croScopioMensile Medico Scientifico

www.microscopionline.it

Pubblicazione Mensile in abbonamento • Num. XIII - Aprile 2011

M croScopio

ARTROSCOPIAdell’anca

E LA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE OTORINOLARINGOIATRICHE

TRATTAMENTOTERMALE

il

DMSLA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE

TAKO-TSUBO

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M croScopio

FLASHI l prestigioso ISN Amgen International Prize for Therapeutic

Advancement in Nephrology è stato assegnato, per l’anno 2011, al professor Giuseppe Remuzzi. Il premio verrà conse-

gnato durante il Congresso Mondiale di Nefrologia che si terrà a Vancouver (Canada) tra l’8 e il 12 aprile. Tra i candidati al pre-mio, nominati dai membri della International Society of Nefrology (ISN), il comitato organizzatore ha scelto all’unanimità il professor Remuzzi per gli importanti e numerosi studi che hanno miglio-rato le conoscenze e il trattamento delle malattie nefrologiche. Nella menzione vengono ricordati in particolare i contributi for-niti alle terapie per rallentare la progressione delle malattie renali croniche e le ricerche che hanno portato al chiarimento del mec-canismo responsabile del danno renale nella sindrome emolitico-uremica e nel trapianto. Il comitato ha inoltre sottolineato l’im-portanza degli studi in aree spesso trascurate, studi che hanno consentito di acquisire una maggiore consapevolezza del grave problema costituito dalle patologie nefrologiche per la salute pubblica. Il premio Amgen viene assegnato ogni anno a coloro che attraverso la ricerca di laboratorio o clinica, accrescono le conoscenze sulle malattie renali e contribuiscono a sostanziali mi-glioramenti della loro terapia. Vincitori delle edizioni precedenti sono stati Carl Erik Mogensen (2009) dell’Aarhus University Ho-spital (DK) per studi sulla nefropatia diabetica; Eduardo Slato-polsky (2007), della Washington University di St Louis (USA) per studi sul metabolismo minerale; Joseph W. Eschbach e Eugene Goldwasser (2005) rispettivamente della University of Washing-ton di Seattle e della University of Chicago (USA) per l’uso della eritropoietina nell’anemia dei pazienti nefrologici; Barry Brenner (2003) del Brigham and Women’s Hospital and Harvard Universi-ty, Boston (USA) per i suoi fondamentali studi sul sistema renina-angiotensina, studi che hanno portato enormi benefici a milioni di pazienti affetti da diabete, ipertensione e malattie renali.

ASSEGNATO A GIUSEPPE REMUZZI L’AMGEN AWARD 2011 PER LA

NEFROLOGIA

Mariateresa Pesenti Relazioni Esterne

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Centro di Ricerche Cliniche

per le Malattie Rare Aldo e Cele Daccò Villa Camozzi - 24020 Ranica (BG)

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in tutta Italia

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SOMMARIO

Direttore EditorialeAntonio Guerrieri

Direttore ResponsabileCaterina Guerrieri

Capo redattore e coordinatriceCinzia Mortolini

RedazioneStefania Legumi, Caterina Guerrieri, Francesco Fiumarella

CollaboratoriPaolo Nicoletti, Marco Nicoletti

Le opinioni espresse impegnano solo la responsabilità dei singoli autori. Tutto il materiale inviato, anche se non pubblicato, non sarà restituito e resterà di proprietà dell’editore.

OrtopediaArtroscopia dell’ anca

pag. 6

OtorinolaringoiatriaIl trattamento termale e la prevenzione delle patologie

otorinolaringoiatriche

pag. 8

OftalmologiaDMS: la degenerazione maculare senile

pag. 12

CardiologiaTako-Tsubopag. 14

InSaluteAcne e sindrome metabolica, nuovi protocolli di medicina integrativa.pag. 18

Progetto GraficoMarco Brugnoni - [email protected]

StampaProperzio s.r.l - Perugia

Si ringraziaDottor Federico Della Rocca, Dottor Pompeo Alfonsi, Dottor Cosimo Tacente, Tacente Chiara, Dottor Giovanni Alongi, Dottor Gerlando Alongi, Dottoressa Olga Fraschini, Ufficio stampa Telethon-Università di Torino-Istituto Nazionale di Neuroscienze-Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, Ufficio stampa Policlinico Abano Terme, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Ufficio Stampa Università Milano-Bicocca, Ufficio stampa FOFI

EditoreE.G.I s.r.l.Reg. Tribunale di PerugiaN. 12/2010 del 10/02/2010

Direzione e AmministrazioneE.G.I. s.r.l. Via Hanoi, 2 • 06023 Bastia Umbra (PG) Tel. 075.800.66.05 - Fax 075.800.42.70 [email protected]

Marketing & PubblicitàGuerrieri Antonio, Altea NatalinoTel. 075.800.53.89

Ricerca

Pubblicazione Mensile in abbonamento • Num. XIII - Aprile 2011M croScopio

04Sindrome di Rettpag. 20

XXVI Congresso nazionale di podologia pag. 21

Nuovo centro dedicato alle patologie del pavimento pelvicopag. 24

Maledetta Primaverapag. 26

Il Bambin Gesù in un clickpag. 26

Le donne? In Cucina !pag. 27

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’artroscopia è una tecni-ca chirurgica molto diffusa che permette di “guardare

nell’articolazione”, senza aprirla, mediante un sistema a fibre otti-che di piccole dimensioni di calibro simile ad una matita da disegno, eseguendo gesti chirurgici. Più conosciuta e maggiormente uti-lizzata per il ginocchio e la spalla, sempre più frequentemente si sta utilizzando nell’anca. L’artroscopia dell’anca è una metodica poco co-nosciuta ed è eseguita solo in pochi centri d’Italia e nel mondo. Si è dif-fusa solo negli anni novanta come metodica standardizzata. Se fino a pochi anni fa aveva indicazioni molto limitate, prevalentemente di tipo diagnostico, oggigiorno le indicazioni sono notevolmente au-mentate con possibilità operative. Quali sono le patologie che posso-no essere trattate? Le più frequenti sono: conflitto o impingement fe-moro-acetabolare, lesione del lab-bro cotiloideo, lesioni cartilaginee, corpi mobili, sinoviti, anca a scatto, borsiti trocanteriche. La patologia che maggiormente viene tratta-ta in artroscopia è l’impingement femoro-acetabolare. Questa è una malattia caratterizzata da piccole anomalie ossee che determinano una non perfetta anatomia dei due capi articolari dell’anca, che duran-te il loro movimento, urtano cau-

ARTROSCOPIAdell’anca

PER IL TRATTAMENTO DEL CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE

sando una rapida degenerazione articolare. Si distinguono due tipi di conflitto femoro-acetabolare : tipo CAM e tipo PINCER. Il tipo CAM, ovvero a “camma”, è carat-terizzato da una piccola anomalia ossea nella giunzione tra la testa e il collo del femore, con riduzio-ne della sfericità della testa, tipico dei giovani maschi sportivi. Il tipo PINCER, ovvero conflitto a “tena-glia”, è caratterizzato da una ec-cessiva copertura dell’ acetabolo, tipico delle donne di mezza età. Il trattamento artroscopico con-siste nel rimodellamento osseo, così da ridare alla testa femorale la giusta sfericità e all’acetabolo la giusta copertura, così da evi-tare il conflitto e la rapida dege-nerazione articolare. Il conflitto femoro-acetabolare è caratteriz-zato da dolore inguinale e talvol-ta al gluteo, che esordisce in ge-nere in modo subdolo, episodico, dopo uno sforzo fisico (una partita di calcio, una giornata sugli sci). Dapprima il disturbo viene avverti-to solo nei movimenti di flessione e rotazione interna dell’anca (ad es. quando si accavallano le gam-be o quando ci si piega in avanti da seduti per calzare una scarpa), ma con il tempo esso diventa sempre più frequente, fino a determinare l’abbandono delle attività sportive. Successivamente il dolore inizia a

escursione normale

conflitto PINCER

conflitto CAM

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dell’anca

manifestarsi già con la cammina-ta veloce. Inconsapevolmente il paziente accorcia il passo (per ri-durre la flessione dell’anca) e porta la punta del piede verso l’esterno (per evitare la rotazione interna dell’anca). In assenza di trattamen-to, il paziente giunge in breve alla claudicatio. Dopo un intervento di artroscopia d’anca, se questa non è stata associata a sutura del lab-bro acetabolare o a trattamento di lesioni cartilaginee, è teoricamen-te possibile camminare in carico completo da subito. Ciò nonostan-te, l’esperienza ha dimostrato che un regime di carico parziale con due stampelle per 2 settimane può ottenere una più rapida risoluzio-ne del dolore e permettere un re-cupero funzionale più spedito. Le

procedure più semplici (artrosco-pia diagnostica, rimozione di corpi mobili, trattamento di una lesione del legamento rotondo, etc) pos-sono essere eseguite in regime di day-surgery (ricovero al mattino e dimissione alla sera) o al massi-mo di one-night-surgery (ricovero al mattino e dimissione la matti-na successiva), mentre, le proce-dure più complesse (trattamento dell’impingement femoro-aceta-bolare) possono giovarsi di una notte di degenza in più. Al termi-ne del periodo di carico protetto, è possibile tornare con gradualità alla vita attiva. Cyclette e nuoto con bassa intensità possono aiu-tare a recuperare più rapidamente la piena funzione articolare. Si può concludere dicendo che, se dia-

gnosticata in tempo questo tipo di patologia, si può risolvere non solo il problema dolore ed invali-dità al paziente, ma anche evitare la rapida degenerazione articolare (artrosi) e quindi un intervento più invasivo di protesi totale di anca.

Dott. Federico Della Rocca Specialità in Ortopedia

e TraumatologiaPerfezionato in chirurgia

artroscopia e protesicaIstituto Clinico Humanitas

MilanoCampolongo Hospital

Salerno

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M croScopio

a terapia termale o crenote-rapia è una particolare forma di terapia medica che utilizza

come mezzo terapeutico le acque mi-nerali. Nella definizione di acque mi-nerali non sono considerate le acque comuni, che sono tutte mineralizzate, bensì sono comprese tulle le acque che presentano particolari proprietà igieniche e terapeutiche. L’impiego delle acque termali, nel nostro Paese, ha una tradizione che risale a tempi molto antichi, e da sempre sono uti-lizzate nel trattamento di molte pato-logie che interessano più apparati e con buoni risultati; vengono trattate malattie respiratorie, dermatologiche, ginecologiche, urinarie, gastroenteri-che e vascolari. Per la cura delle pato-logie respiratorie le acque più utilizza-te sono le acquee sulfuree, salso-bro-mo-iodiche, cloruro-sodiche e solfate. Le attività svolte dalle acque termali si dividono in sistemiche e locali. Fra le attività sistemiche ricordiamo l’azio-ne mio-rilassante, la stimolazione del sistema immunitario, con aumento del potere fagocitario dei leucociti e

E LA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE OTORINOLARINGOIATRICHE

TRATTAMENTOTERMALE

il

della sintesi delle immunoglobuline e l’azione anti infiammatoria siste-mica mediata dall’asse ipotalamo-ipofisi-surreni. Le attività locali sono molteplici, ricordiamo l’importante azione delle acque termali sulla mu-cosa del distretto rino-faringeo, che sostanzialmente è di tipo detergente, antiflogistica, antinfettiva e antica-tarrale. L’azione eutrofica sulla mu-cosa, ristabilisce la normale clerance

muco-ciliare alterata da processi in-fiammatori di tipo cronico. L’effetto immuno stimolante locale è partico-larmente evidente a livello mucosale con aumento della sintesi dell’ IgA se-cretorie.Le patologie di competenza otorinolaringoiatriche, suscettibili di trattamento termale, sono le flogo-si croniche o ricorrenti; in particolare trovano giovamento le rino-sinusiti, le riniti vasomotorie, le faringo-laringiti

Dott. Pompeo AlfonsiDocente a contratto di Terapia Medica Scuola di specializzazione in Otorinolaringoiatria Università dell’Aquila Specialista in Otorinolaringoiatria Specialista in Idrologia MedicaConsulente Terme Pompeo Ferentino (FR)

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ed otiti catarrali. Un’indicazione eletti-va al trattamento termale è l’otite me-dia secretiva che si manifesta con la sua massima incidenza in età pedia-trica. Le patologie bronchiali croniche ad impronta ipersecretiva rientrano anch’esse tra le affezioni respiratorie che giovano del suddetto trattamen-to. E’ ormai consolidato che l’apparato respiratorio deve essere considerato una unica entità dal punto di vista fisiopatologico; essenziale è il tratta-mento delle vie aeree superiori poi-ché influenzano in via determinante anche il distretto bronco-polmonare. Le tecniche inalatorie più utilizzate sono: le inalazioni caldo-umido, le docce nasali micronizzate, le irriga-zioni nasali, gli aerosol e le nebulizza-zioni. Nel trattamento dell’otite me-dia secretiva unitamente alla terapia inalatoria, viene praticato, da medici specialisti in otorinolaringoiatria, il cateterismo tubarico o la manovra di Politzer. Questo ci permette di ri-

stabilire la normale pervietà tubarica e di portare direttamente a contatto della mucosa tubo-timpanica i gas ot-tenuti dal gorgogliamento dell’acqua termale. Presso alcuni stabilimenti termali è possibile effettuare la riedu-cazione logopedia e la rieducazione tubarica. La prima può essere un utile completamento alla terapia inalato-ria effettuata nelle faringo-laringiti con disfonia da abuso vocale; la se-conda può integrare le altre terapie nelle forme di otiti catarrali ricorren-ti. In età pediatrica la terapia terma-le ha una valenza soprattutto di tipo preventivo,infatti, essa va a potenziare le difese immunitarie locali che sono fisiologicamente carenti in questa fa-scia d’età. In alcune strutture termali i bambini possono giovarsi anche di iniziative loro dedicate, come reparti loro dedicati, dove personale qualifi-cato rende la cura anche un piacevole momento di gioco e svago per i più piccoli. La terapia termale rappresen-

ta un valido strumento per il chirurgo nei casi di ipertrofia adenoidea al fine di valutare se vi è una vera necessità all’intervento di adenoidectomia. Nel-le flogosi ricorrenti delle prime vie ae-ree, accanto alla terapia termale, pos-sono essere utili altri provvedimenti preventivi come i lisati batterici o pro-dotti naturali (1,3-1,6-BETAGLUCA-NO, GINKO-BILOBA, RESVERATROLO, PROPOLI ECC.). I criteri per avviare i pazienti alla terapia termale, sono stabiliti, sia in base alla frequenza de-gli episodi infettivi che alla resistenza degli stessi al trattamento medico. La durata del ciclo della terapia termale non dovrebbe essere mai inferiore ai quindici giorni e possibilmente ripe-tuta due volte l’anno. In sintesi, l’ob-biettivo della terapia termale è quello di ridurre la frequenza, la durata e l’in-tensità degli episodi infettivi delle vie aeree; potenziando le difese immuni-tarie locali e ripristinando la normale clerance-mucociliare.

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ei Paesi occidentali la De-generazione maculare se-nile è la principale causa di

perdita irreversibile della vista nelle persone al di sopra dei 50 anni. E’ una condizione lenta, progressiva ed indolore che colpisce la macula, la piccola parte centrale della retina che permette di vedere distintamen-te i dettagli fini delle immagini. An-che se nessuno sa per certo quanti sono i pazienti con Degenerazione maculare senile, alcune fonti hanno stimato che in Italia gli ultra 50anni colpiti potrebbero essere oltre 3,5 milioni. La causa precisa di questa malattia non è ancora nota ed oggi non esiste una cura efficace i cui ri-sultai siano permanenti. Poiché il numero di anziani è in continuo au-mento l’attività di ricerca per preve-nire o ritardare il peggioramento di questa condizione è così fervente. La Degenerazione maculare seni-le si verifica quando lo strato della retina responsabile di nutrire coni e bastoncelli – le cellule della macula sensibili alla luce – e di trasportare via i prodotti di rifiuto derivanti dal metabolismo, comincia a svolgere queste funzioni con minore effica-cia a causa dell’invecchiamento. Di conseguenza le cellule della macula di deteriorano, causando la perdita della visione nella parte centrale del campo visivo ma lasciando intatta la visione periferica. Una volta fatta

DMSLA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE

la diagnosi di DMS senile, possono passare anche dieci anni prima che si abbia una perdita della visione con-siderevole. Pertanto le misure pre-ventive dovrebbero iniziare molto tempo prima. (figure 1 )

Esistono due tipi di Degenerazio-ne Maculare Senile:La forma “secca”, responsabile del 90% dei casi, compare quando pic-coli depositi essudativi di colore giallognolo – drusen – iniziano ad accumularsi sotto la macula. Questi depositi, insieme alla mancanza di nutrienti appropriati, determinano il graduale deterioramento delle cellu-le della macula sensibili alla luce (coni e bastoncelli), causando solitamente una distorsione della visione nell’oc-chio colpito dalla malattia e, in segui-

to, anche nell’altro. Generalmente, la forma “secca” non causa una perdita totale della visione ma può evolvere verso quella più grave, di tipo umida. La forma “umida” è responsabile del 10% dei casi. Si verifica<no quando iniziano a formarsi a livello della reti-na nuovi capillari sanguigni anomali. (FIGURA 2-3). Spesso si ha la rottura di questi capillari e la conseguente fuoriuscita di sangue ed altri liquidi che danneggiano la macula, gli og-getti sembrano cambiare forma, di-mensioni o colore e può sembrare

fig. 1

fig. 2- 3

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che si muovano o che scompaiano. La visione inizia ad essere sfocata, può verificarsi una distorsione visi-va delle linee rette oppure possono comparire macchie scure al centro del campo visivo. Quando è giun-ta ad uno stadio avanzato, produce un’area circolare di cecità che, alla normale distanza di lettura, può im-pedire di leggere gran parte delle parole, scrivere, guidare, riconoscere i volti o vedere le cose sotto una luce solare forte o in situazioni di luce ab-bagliante ;può diventare anche fati-coso l’adattamento dalla condizione di buio a quella di luce. Sebbene le cause non siano ancora pienamente conosciute, gli studiosi riconoscono che la combinazione di alcuni fattori espone alla malattia. (FIGURA 4)

EtàL’età è il principale fattore di rischio per la DMS , in Italia si stima che circa ½ milione di persone tra i 50 e i 60 anni, 1 milione tra i 60 e i 70 anni e oltre 2 milioni con più di 70 anni di età soffrono di una delle due forme, la “secca” e la “umida”.

Dieta ed alimentazioneLe cellule sensibili della macula sono estremamente suscettibili agli effetti negativi dei radicali liberi che ven-gono annullati dall’assunzione di for-ti quantità di antiossidanti presenti in maggiore o minore quantità negli alimenti Anche l’alcool o alti livelli di grassi e di colesterolo, oltre ad esse-re dannosi per i vasi sanguigni, sono anche coinvolti nella produzione di radicali liberi.

Luce solareLe cellule della macula sono molto sensibili alla luce solare. Il danno cel-lulare dovuto all’esposizione al sole può portare, nel tempo, al deterio-ramento della macula o quelle che sono state esposte per un periodo prolungato alla luce ultravioletta. O anche gli occhi chiari.

FumoUno studio recente ha dimostrato che il fumo, riducendo la quantità di antiossidanti protettivi presenti nell’occhio, aumenta di oltre il dop-pio il rischio di comparsa della DMS, nelle persone che fumano oltre un pacchetto di sigarette al giorno e che il rischio rimane alto anche 15 anni dopo aver smesso.

EreditarietàSebbene la Degenerazione maculare senile non sia ereditaria, alcuni studi indicano che si può avere un rischio maggiore di sviluppare tale patolo-gia se uno o più parenti prossimi ne soffrono.

Sesso e razzaUna donna di oltre 75 anni ha il dop-pio di probabilità di sviluppare la Degerazione maculare rispetto a un uomo della stessa età. Nelle donne anche la menopausa può aumentare il rischio di sviluppare questa condi-zione a causa dell’abbassamento dei livelli di estrogeni. Infatti la terapia ormonale sostitutiva potrebbe avere un effetto protettivo contro la DMS; ma sono necessarie maggiori ricer-che in questo settore, come anche i soggetti di razza bianca hanno una probabilità più alta rispetto a quelli di razza nera di subire un danno alla vista a causa di questa patologia.

Malattie cardiacheAnche le persone che hanno la pres-sione sanguigna elevata o soffrono di cardiopatie possono avere una maggiore probabilità di sviluppare

la Degenerazione maculare seni-le, a causa della ridotta circolazio-ne del sangue a livello degli occhi. Non si può cambiare la propria età, il proprio sesso o il proprio albero genealogico, ma per proteggere gli occhi si potrebbero adottare alcune abitudini. Portare occhiali da sole quando ci si espone a sorgenti di luce ultravioletta o indossare cap-pelli con visiera, seguire una dieta ricca di frutta e di verdura a foglia verde. Sembra infatti che la dieta possa rivelarsi un valido aiuto nel-la prevenzione di questa malattia. Smettere di fumare o – meglio an-cora – non iniziare neanche. Limi-tare i grassi saturi ed il colesterolo nella propria dieta e mantenere la pressione sanguigna nei limiti con-sigliati.

Limitare l’assunzione di alcoolSottoporsi a visita oculistica almeno una volta ogni due anni.La ricerca scientifica ha concentrato l’atten-zione sul ruolo di una categoria di sostanze dal forte potere antiossi-dante: i carotenoidi, i pigmenti che danno alla frutta e verdura il colo-re distintivo. Proprio la Luteina e la Zeaxantina sono gli unici carote-noidi presenti nella macula. In par-ticolare, dai risultati di alcuni studi sulle abitudini alimentari, una dieta ricca di Luteina e Zeaxantina, due volte la settimana, possa abbassare il rischio di sviluppare la Degenera-zione maculare senile fino al 43%.Questi pigmenti, oltre alla funzione antiossidante che preserva i tessuti dall’invecchiamento, agiscono an-che come “scudo” evitando che la “luce blu” (ossia le radiazioni lumi-nose pericolose perchè a più alto contenuto energetico) raggiunga e danneggi il tessuto sensibile della retina. Luteina e Zeaxantina si trova-no in quasi tutti i frutti e le verdure (vedi Tabella), ma sono soprattutto presenti nelle verdure a foglia verde scuro, come gli spinaci e i cavoli.

fig. 4

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GRITIMMOBILIARE

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M croScopioVerdure ricche di carotenoidi

Verdura Luteina/Zeaxantina**(100 grammi)*

Carote 260Cavoli 21.900Cavoli di Bruxelles 1.300Spinaci 10.200Grano 780Broccoli 1.900Piselli 1.700Fave 740Pomodori 100Lattuga 1.800Verza 16.300

* circa ½ piatto** quantità in microgrammi Gli inte-gratori vitaminici e minerali possono essere un’alternativa vantaggiosa per coloro che non possono assumere adeguate quantità di elementi nutri-tivi direttamente da frutta e verdu-ra. Bisognerebbe però consultare il proprio medico prima di iniziare una terapia con integratori, dal momento che un uso non corretto di alcuni di questi potrebbe causare effetti colla-terali o interazioni con altri farmaci. Una dieta ricca di carotenoidi, inoltre, può proteggere anche da patologie quali cataratta e malattie cardiache.

Test diagnosticiI test indicati qui di seguito dovreb-bero essere eseguiti nella visita ini-ziale dall’oculista e ad ogni successi-vo esame annuale. Questo permette-rebbe di riuscire ad evidenziare un’e-ventuale perdita della vista dovuta a Degenerazione maculare senile già nelle primissime fasi della malattia, quando può risultare più efficace un trattamento. Verifica del rischio di sviluppare la Degenerazione macu-lare senile basata sull’anamnesi fa-miliare e sullo stile di vita personale (tra cui tempo di esposizione al sole, fumo e dieta). Verifica del modo in cui si usano gli occhi durante il lavo-

ro, il tempo libero e il riposo.Verifica nutrizionale che includa le informazioni su come, cosa e quan-do una persona mangia. Se si ha una pressione elevata o alti livelli ematici di colesterolo è importante informa-re l’oculista. Test del campo visivo centrale e periferico per evidenziare se qualche area della visione è man-cante. Fotografia della retina per sta-bilire un livello di riferimento e per poter seguire l’evoluzione della ma-lattia. Per alcuni pazienti può essere

indicato eseguire un’angiografia con la fluoresceina che permette di fo-tografare la rete di capillari sul fondo dell’occhio: ciò consente di localizza-re esattamente eventuali disfunzioni e di monitorare nel tempo lo stato della retina. Verifica della visione dei colori mediante test appropriati. .Test di acuità visiva da vicino e da lontano e valutazione dettagliata di come le parole appaiono su una pa-gina quando si legge. Test della gri-glia di Amsler per valutare qualsiasi distorsione o anomalia della visione .(FIGURA 5). Questo è anche il modo più facile di monitorare da sé la pro-pria condizione visiva. Per quanto riguarda le terapie ed i dispositivi alcune persone nelle fasi precoci della forma umida possono essere aiutate - almeno temporaneamente - mediante trattamento laser oppure mediante la cosiddetta Terapia Fo-todinamica (PDT). Tali tecniche con-sentono di distruggere i nuovi vasi sanguigni che crescono sulla macula e lentamente la danneggiano; inol-tre, provocando la chiusura dei vasi anomali, prevengono la fuoriuscita ulteriore di sangue e la perdita di visione. Non è possibile, comunque,

fig. 5

riparare i danni a carico della retina già provocati dalla malattia. Questa terapia, tuttavia, non è indicata per tutti i pazienti con Degenerazione maculare umida e, inoltre, non assi-cura risultati permanenti. Per supe-rare le difficoltà di lettura, scrittura e di varie altre attività quotidiane, le persone colpite da Degenerazione maculare grave possono ricorrere ad ausilii visivi per ipovedenti: disposi-tivi che ingrandiscono, materiali di lettura a grandi caratteri di stampa, o computer e televisioni a circuito chiuso per assistere queste persone durante la lettura. Scrivere a carat-teri grandi. Utilizzare pennarelli di colore nero per ottenere linee spes-se, per avere un contrasto migliore. Usare colori brillanti, evitando il blu. Utilizzare lampade angolabili così da indirizzare la luce per una visione migliore. Indossare lenti colorate per evitare riflessi. Il colore giallo è par-ticolarmente indicato per accrescere il contrasto delle immagini e ridur-re i riflessi. Preferire libri stampati a caratteri larghi. Sono disponibili an-che libri, giornali e riviste registrati su nastri magnetici. Usare per vicino una lente d’ingrandimento, anche a supporto dei normali occhiali da vi-sta. Anche se attualmente non esiste una cura per questa malattia, sono stati svolti promettenti lavori di ri-cerca in un’ampia gamma di settori , quali la terapia funzionale, farmaco-logica e laser. Dobbiamo continuare a cercare nuovi modi per prevenire o, almeno, ritardare l’evoluzione del-la Degenerazione maculare senile, affinchè le future generazioni non abbiano a soffrire dei gravi effetti di questa condizione.

Dott Cosimo Tacente Medico ChirurgoSpecialista in OftalmologiaTacente Chiara Laureanda in Medicina

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M croScopio

a messa a punto del corredo fisiopatologico della Sindro-me di “TAKO-TSUBO” ha riba-

dito ancor di più la correlazione tra eventi stressanti e malattie di cuore.La sindrome di Tako-Tsubo si carat-terizza per una transitoria e severa disfunzione ventricolare sinistra, per alterazioni elettrocardiografiche che possono mimare un infarto del mio-cardio e per minime alterazioni dei marcatori di danno miocardico in assenza di una malattia coronarica critica (stenosi > 50%). La sindrome è stata classificata per la prima vol-ta nel 1991 in Giappone ed il nome Tako-Tsubo deriva dalla conforma-zione che il ventricolo sx assume alla ventricolografia: un cestello, un vaso (detto tako tsubo) usato un tempo dai pescatori per la cattura dei polipi.Dai primi casi giapponesi, grazie allo sviluppo della coronarografia nel mondo, i casi sono aumentati sia in Europa che nell’America del Nord.Epidemiologia: attorno al 2% dei pazienti che accedono al PS per di-spnea, dolore toracico ed altera-zioni dell’ST suggestive per IMA. Il 95 % dei casi, sono donne, con età compresa tra 58 e 77 anni. Questi pazienti non hanno elevati fattori di rischio coronarico. Etiologia e fi-siopatologia: non sembra legata ad un singolo fattore. La combinazione di flusso rallentato nei tre rami coro-narici e l’assenza di stenosi critiche

TAKO-TSUBOUNA NUOVA SINDROME

PER UNA VECCHIA CORRELAZIONETRA STRESS E CUORE

“ “nei vasi epicardici stessi sembre-rebbe orientare per una alterazione del microcircolo. Un’altra ipotesi è collegata all’eccessivo rilascio di ca-tecolamine (adrenalina e suoi meta-boliti) che avviene dopo un evento stressante. Infatti è stata rilevata costantemente una aumentata con-centrazione di Noradrenalina nei pa-zienti con TakoTsubo, in uno spazio di tempo compatibile causalmente con l’evento stressante. Il motivo per cui lo stordimento del miocardio si

localizza all’apice del ventricolo sx, potrebbe essere collegato alla mag-giore espressione di recettori adre-nergici dell’apice rispetto alla base.Sintomatologia, diagnosi e pro-gnosi: la caratteristica peculiare del-la disfunzione transitoria dell’apice del ventricolo sx (Takotsubo) è che i pazienti descrivono un evento stres-sante prima dell’inizio dei sintomi.L’evento può essere psicologico (de-cesso di congiunto, abusi domestici, discussioni animate, diagnosi me-

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diche catastrofiche, crolli finanziari catastrofici) o fisico ( attacco acuto d’asma, gastroscopia, sforzi fisici estremi). Le percentuali variano dal 17 al 38% per le cause psichiche e dal 17 al 77% per quelle fisiche. I sintomi più frequenti sono il dolore toracico (67%) e la dispnea (18%), anche se alcuni pazienti possono presentare un quadro clinico molto drammatico, con shock cardiogeno (4,2%) o fibrillazione ventricolare (1,5%). Le alterazioni elettrocardio-grafiche più frequenti sono quelle tipiche di una sindrome coronarica acuta, con sopraslivellamento del-l’ST o inversione delle onde T, nelle derivazioni anteriori. L’evoluzione sembra quella di un infarto miocar-dico anteriore con comparsa di onde Q e inversione correlata delle onde T. Figura 1: Alterazioni ECG in corso TakoTsubo Gli esami di laboratorio mostrano una elevazione degli indi-ci di necrosi miocardica (Troponina I o T, CK/MB), sebbene non raggiun-gano livelli molto elevati. Il severo grado di disfunzione del ventricolo sx ( sia all’ecocardiogramma che alla ventricolografia) non correla con i modesti livelli sierici dei marcatori di mionecrosi. Questo avvalora l’ipote-si di una mancata correlazione della

sindrome con le alterazioni delle co-ronarie. La coronarografia e la ven-tricolografia rappresentano il “gold standard” per la diagnosi della Tako-Tsubo. Tutti i pazienti non presenta-no malattia coronarica critica (steno-si > 50%). La ventricolografia dimo-stra grave discinesia antero-apicale ed ipercontrattilità dei segmenti ba-sali, con frazione di eiezione del 20-40%. L’ecocardiogramma conferma l’acinesia o la discinesia antero-api-cale ed eventuali disfunzioni valvo-lari correlate (insufficienza mitralica) o la formazione di trombi legata alla acinesia anteroapicale. Alle stesse conclusioni porta la scintigrafia mio-cardica. Tuttavia dopo settimane o mesi tutti i pazienti sopravvissuti alla fase acuta mostrano un netto mi-glioramento della cinesi ventricolare con frazione di eiezione del 60-70%. La prognosi di questi pazienti è ge-neralmente favorevole. La mortalità ospedaliera è dell’1,1%. La compli-canza più frequente è lo scompenso cardiaco e l’edema polmonare. Solo una piccola percentuale dei pazienti recidiva (17,7%). Terapia: ad oggi non esiste un algoritmo specifico di trat-tamento per la Takotsubo. Moltissimi pazienti vengono trattati secondo le linee guida delle SCA, essendo simile

Dr. Giovanni Alongi, Policlinico di Messina

Dr. Gerlando Alongi, Cardiologo-Ospedale di Agrigento

la sua presentazione. Ciò comporta per i centri privi di emodinamica, ri-schi maggiori di sanguinamento per pazienti che in realtà non necessita-no di trombolisi farmacologica.Sfortunatamente, ad eccezione della coronarografia in urgenza, non esi-stono dati clinici, strumentali o di la-boratorio per definire tale patologia in fase acuta. Tuttavia, la presenta-zione di una paziente di sesso fem-minile, in postmenopausa, con storia di recente stress psichico o fisico, scarsi fattori di rischio coronarico ed evidenza ecocardiografica di alte-razioni della cinesi caratteristiche di questa sindrome, dovrebbe privile-giare la coronarografia in urgenza in alternativa alla trombolisi farmaco-logica, anche perché la terapia medi-ca con betabloccanti ha un notevole impatto prognostico, prevenendo o riducendo l’ostruzione transitoria all’efflusso ventricolare sx, causata dall’ipercinesia dei segmenti basali.

fig.1

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’acne vulgaris è frequen-te in donne con problemi intestinali (stipsi) perché

le tossine presenti nell’ intestino vengono riassorbite. Occorre se-guire un’ alimentazione povera di carboidrati, ridurre il latte e gli alcolici. Spesso l’acne vulgaris si associa ad altre patologie quali la sindrome metabolica e la sin-drome dell’ovaio policistico. Lo stress, le emozioni influenzano la produzione di ormoni, si ve-rif ica un aumento di prolattina e di cortisolo. La medicina di rego-lazione interviene riportando un equilibrio ormonale e favorisce una integrazione con minerali e vitamine. L’utilizzo di acido alfa lipoico, zinco picolinato, cromo, selenio, omega 3,vit.A, vitamina E, e la dieta iperproteica favori-

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sce la riduzione di testosterone mediato dalla 5 alfa reduttasi e favorisce l’aumento di estradio-lo. La sindrome metabolica è ca-

ratterizzata da obesità ipercole-sterolemia, ipertensione arterio-sa. La carenza di cromo favorisce lo sviluppo di diabete. La sin-drome metabolica rappresenta un grave rischio cardiovascolare per la presenza di iperomoci-steina, ipertensione arteriosa. la sindrome metabolica favorisce iperinsulinemia iperleptinemia (la leptina è prodotta dal tes-suto adiposo) la medicina di re-golazione interviene favorendo l’equilibrio ormonale e fornendo una integrazione con acidi gras-si polinsaturi, acido alfa lipoico, cromo, magnesio, zinco.

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TELETHON, COME RIATTIVARE IL CERVELLO NELLA

Dalla ricerca Telethon un nuova possibile arma con-tro la sindrome di Rett*, grave malattia neurologica di origine genetica ancora senza cura: a descriverla sulle pagine della rivista Human Molecular Gene-tics** è un gruppo multidisciplinare coordinato da Maurizio Giustetto dell’Università di Torino e dell’I-stituto nazionale di neuroscienze e Vania Broccoli dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.

R ara e diffusa soltanto fra le femmine, la sindrome di Rett è una malattia ancora piuttosto misteriosa per gli scienziati: pur

sapendo che nel 90% dei casi la causa risiede in un difetto nel gene MECP2, non è ancora chiaro come questa alterazione del Dna si traduca nei gravi sin-tomi tipici della patologia. Del tutto normali alla nascita, intorno a un anno di età queste bambine cominciano infatti a perdere in modo irreversibi-le le capacità acquisite nel linguaggio, nel movi-mento e nella relazione con il mondo esterno. «È come se il loro cervello rimanesse “congelato” in uno stadio immaturo e da un certo momento in poi non riuscisse più a rimanere al passo con lo sviluppo del resto dell’organismo» spiega Mauri-zio Giustetto. «Non si tratta però di una malattia neurodegenerativa in cui le cellule nervose vengo-no progressivamente distrutte, come accade per esempio nell’Alzheimer o nella corea di Hunting-ton. Nella sindrome di Rett il problema sembra avere origine nell’incapacità delle sinapsi, i con-tatti fra un neurone e l’altro, di scambiarsi corret-tamente le informazioni nervose. Abbiamo quindi cercato di capire il perché di questo anomalo e, alla lunga, dannoso “dialogo” neuronale». Grazie a competenze multidisciplinari, i ricercatori Telethon hanno studiato una particolare via metabolica già

SINDROME DI RETTUno studio dell’Università di Torino e del San Raffaele di Milano individua un nuovo

bersaglio terapeutico per questa grave forma genetica di ritardo mentale

nota per essere coinvolta in altre forme di ritardo mentale: coordinato dalla proteina mTOR, questo gruppo di “attori molecolari” è essenziale per la sintesi delle proteine nelle cellule nervose e per la corretta formazione e funzionamento delle sinap-si. Studiando il modello animale della sindrome di Rett, Giustetto e collaboratori hanno scoperto che il difetto nel gene MECP2 interferisce proprio con questa via metabolica, determinando in partico-lare l’alterazione di una proteina chiamata rpS6. «Chiarire i dettagli molecolari di una malattia ge-netica non è un esercizio di stile, ma l’unica strada per scoprire possibili strategie terapeutiche» com-menta ancora Giustetto. «Sappiamo infatti che esistono dei farmaci, già utilizzati in trial clinici per altre malattie neurologiche, capaci di penetrare nel cervello e di modulare l’attività di alcune del-le proteine della via metabolica da noi studiata, come per esempio rpS6. Questo significa che in tempi ragionevoli potremmo pensare di testarli sulle nostre pazienti, nella speranza di controlla-re almeno in parte i sintomi». Bisogna ricordare infatti che al momento non esiste alcuna terapia per la sindrome di Rett. «Correggere il difetto ge-netico con la terapia genica, come Telethon ha già fatto o sta tentando di fare per altre malattie, è particolarmente difficile in questo caso» spiega Vania Broccoli. In tutte le persone di sesso femmi-nile, che hanno due cromosomi sessuali di tipo X, ogni cellula “spegne” uno di questi cromosomi: le bambine con sindrome di Rett sono quindi un mo-saico, perché presentano alcune cellule con il cro-mosoma contenente il difetto genetico “acceso”, in una percentuale variabile da caso a casa e pro-porzionale alla gravità dei sintomi. «Se la terapia genica è un obiettivo più lontano, nell’immediato futuro è invece possibile ipotizzare delle terapie

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farmacologiche, magari combinate, in grado di interferire con i meccanismi alterati messi in luce grazie alla ricerca di base e di scardinare così il cir-colo vizioso che si instaura nel cervello di queste bambine. Convincendolo così riprendere contatto con il mondo circostante».

Allo studio hanno preso parte altri gruppi di ricer-ca italiani finanziati da Telethon, tra cui quello di Tommaso Pizzorusso dell›Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa e dell›Università di Firenze, Nicoletta Landsberger e Stefano Biffo dell’Istituto Scientifico Universitario del San Raffaele di Milano.

*La sindrome di RettLa sindrome di Rett è una malattia neurologi-ca che colpisce prevalentemente le femmine, per le quali rappresenta una delle più comuni cause di ritardo mentale grave. La forma classica del-la malattia è caratterizzata da uno sviluppo ap-parentemente normale nei primi 6-18 mesi di vita, a cui segue un rallentamento dello sviluppo e una regressione delle abilità psicofisiche, con ri-duzione della capacità di socializzare e comparsa di movimenti stereotipati, soprattutto delle mani. Molto frequente è inoltre la scoliosi. Nella 90% dei casi la malattia è dovuta a difetti del gene MECP2, localizzato sul cromosoma X. In gene-

re la malattia non viene ereditata dai genito-ri, ma è dovuta invece a mutazioni sporadiche che compaiono soltanto nell’individuo malato. Attualmente non esiste una cura risolutiva, ma sol-tanto una serie di interventi (fisioterapia, terapia oc-cupazionale, logopedia, terapie farmacologiche) per cercare di ottimizzare le abilità del paziente, ridurre i movimenti stereotipati e migliorare la qualità di vita. Molto importante è inoltre il sostegno psicoso-ciale per le famiglie. Ad oggi Telethon ha finanziato 10 progetti di ricerca sulla sindrome di Rett, per un finanziamento totale di oltre 2 milioni di euro. ** S. Ricciardi, E. Boggio, S. Grosso, G. Lonetti, G. Forlani, G. Stefanelli, E. Calcagno, N. Morello, N. Landsberger, S. Biffo, T. Pizzorusso, M. Giustetto, V. Broccoli, “Reduced AKT/mTOR signaling and protein synthesis dysregulation in a Rett syndrome animal model”. Human Molecular Genetics, 2011 Filippo degli Uberti - [email protected] Anna Maria Zaccheddu - [email protected] Ufficio stampa Università di Torino: [email protected] stampa Ist. Nazionale di Neuroscienze Elisa Frisaldi - [email protected] San Raffaele del Monte Tabor Direzione Comunicazione - Ufficio Stampa [email protected]

Giovedì 12 maggio alle ore 14,30, inizie-rà il XXVI Congresso nazionale di Podolo-

gia. Il Congresso continuerà poi fino alla mattina della domenica 15 maggio 2011 (ore 9, dibattito e chiusura del Congresso), e si terrà nei locali con-gressuali dell’Hotel Fattoria La Principina (Princi-pina Terra, in provincia di Grosseto). Il Congresso, organizzato dall’AIP (Associazione Podologi Italia-ni) in collaborazione con l’Università “ La Sapienza

Congresso Nazionale di PodologiaXXVI

di Roma “ e l’Istituto Podologico Italiano, inizierà con il consueto saluto delle Autorità, a cui saranno presenti i senatori Cesare Cursi e Mariapia Gara-vaglia, firmataria di un disegno di legge di riforma della professione del podologo. Tale riforma, in un contesto in cui gli attuali podologi provengono da un diploma universitario triennale in Podologia (area della Riabilitazione,Classe L/SNT02), mira ad ottenere l’istituzione della laurea quinquennale in Podoiatria, e conseguentemente a perseguire la definitiva qualificazione della professione in que-

2011

12/15MAGGIO

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ECONOMICOniente acqua da acquistarenei supermercati

SILENZIOSOnessun fastidioso rumore

IGIENICOacqua perfettemente puraper qualsiasi utilizzo

ECOLOGICOmai più bottiglie in plasticache inquinano l’ambiente

PRATICOdirettamente a casa tuasenza faticosi trasporti

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REGOLE PER SCONFIGGERE I NITRATI 1°- Evitare di bollire i cibi. La bollitura, infatti, peggiora la situazione, fa evaporare parte dell’acqua e aumenta quindi la concentrazione di nitrati. 2°- Collocare un filtro sul rubinetto, cosi è possibile depurare l’acqua dalla gran parte dei nitrati eventualmente presenti. I filtri più indicati in questo senso sono quelli a OSMOSI INVERSA o dotati di resine a scambio ionico.

La presenza di rilevanti quantità di nitrati nell’acqua è un preciso segnale di

inquinamento.

E’ diventato un problema sempre maggiore con il passare degli anni, in

parallelo con l’uso sempre più massiccio di fertilizzanti in agricoltura e con il

deterioramento del sistema fognario.

RISCHIANO SOPRATTUTTO LO STOMACO E L’INTESTINO.

Di per sè stessi i nitrati non sarebbero dannosi per la salute. Lo diventano

perché in seguito a una reazione chimica , si trasformano nell’organismo in

nitriti, che a loro volta durante la digestione , si possono trasformare in

nitrosammine, composti potenzialmente cancerogeni.

Recenti ricerche sembrano avvalorare il sospetto che ci sia un collegamento,

nel lungo periodo, tra il consumo di nitrati e il rischio di sviluppare un

tumore dello stomaco e, soprattutto, dell’intestino.

Anche perché i nitrati tendono ad accumularsi anche in verdure come bietole

e spinaci, e sono aggiunti alle carni e agli insaccati dove impediscono la

formazione del botulino, un microorganismo responsabile di gravissime

intossicazioni alimentari. Ma oltre al rischio cancerogeno, i nitrati possono

essere responsabili di intossicazioni acute. Sensibili sono le persone che

hanno scarsa acidità gasctrica, e soprattutto i lattanti e donne in gravidanza.

Il neonato assorbe per più giorni i nitrati attraverso il latte artificiale del

biberon, preparato cpmn acqua del rubinetto, rischia di più perché dispone di

una flora batterica capace di trasformare con maggiore efficacia il nitrato in

nitrito ; e perché nel sangue si sviluppa un contenuto eccessivo di

metaemoglobina, che può condurre a quello che è soprannominato “ il morbo

blu “, con grave inibizione degli scambi respiratori.

La riduzione degli scarichi agricoli e civili che sono all’origine della

liberazione dei nitrati nel terreno sembra realisticamente improbabile.

REGOLE PER SCONFIGGERE I NITRATI

1°- Evitare di bollire i cibi.

La bollitura, infatti, peggiora la situazione, fa evaporare parte dell’acqua

e aumenta quindi la concentrazione di nitrati.

2°- Collocare un filtro sul rubinetto, cosi è possibile depurare l’acqua

dalla gran parte dei nitrati eventualmente presenti.

I filtri più indicati in questo senso sono quelli a osmosi inversa o dotati di

resine a scambio ionico.

Con queste considerazioni è inevitabile quindi utilizzare a fini alimentari

un’acqua priva di candeggina e di nitrati, per bere cucinare e lavare le

verdure, cioè per la nostra salute.

Fonte: AIRC consultabile sul sito http://www.airc.it/ o sulla rivista FONDAMENTALE pubblicata dall’AIRC

Fonte: AIRC consultabile sul sito http://www.airc.it/ o sulla rivista FONDAMENTALE pubblicata dall’AIRC

L’OSMOSI INVERSAL’osmosi inversa è un processo fisico naturale ben conosciuto in natura, che opera una filtrazione molecolare a livello meccanico, ciò viene concretizzato attraverso l’utilizzo di membrane semipermeabili, le quali sono strutture che permettono il passaggio dell’acqua, trattenendo gli elementi minerali disciolti ed i batteri nocivi per la salute.L’acqua così prodotta è della migliore qualità, indipendentemente dalle caratteristiche dell’acqua in ingresso, è oligominerale ed adatta a bambini piccoli, donne in stato di gravidanza e persone anziane, con la peculiarità, a differenza delle acque in bottiglia, di non avere mai preso luce solare e di non essere stata esposta a fonti di calore (così come scritto e consigliato su tantissime acque in bottiglia) in quanto pompata direttamente dal pozzo dell’acquedotto ai vostri rubinetti di casa.

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stione. Sempre il giovedì 12 maggio 2011, alle ore 15 e dopo l’apertura congressuale ed il saluto delle autorità, si terrà la Tavola Rotonda “Medicina Generale e Podologia. Quale collaborazione?“. Se-guiranno poi importanti relazioni scientifiche, tra cui quelle sui vizi torsionali del calcagno (E. Casta-man), sulla dermopatia diabetica (R. Sirna) e sulle patologie acute del piede in pronto soccorso pe-diatrico (G. Messi). Venerdì 13 maggio 2011, poi, il Congresso si ar-ticolerà in corsi di Formazione che inizieranno alle 9 (corso terorico-pratico di rianimazione cardio-polmonare BLSD) e proseguiranno fino alle 18,30. Tra gli utili e qualificati corsi, ci saranno anche quelli tenuti dal Prof. Mauro Montesi, in materia di applicazioni giuridiche, fiscali ed informatiche in

rapporto alla gestione di un ambulatorio podolo-gico. Come è noto, il Prof. Mauro Montesi, oltre che Direttore dell’Istituto Podologico italiano (IPI), è anche Professore a contratto all’Università “ La Sapienza “ di Roma e autore di numerose pubbli-cazioni, ed è stato uno dei massimi promotori del-la podologia promuovendone il riconoscimento nella normativa italiana.Sabato 14 maggio si continuerà con interessanti relazioni congressuali, su argomenti come la cor-relazione tra la salute del piede e l’efficienza ocu-lomotoria, la prevenzione delle ulcere cutanee (M. Cavallini), le patologie sportive del piede (A. De Carli e F. Morelli), e le protesi del piede.Domenica 15 maggio 2011 si chiuderà infine il XXVI Congresso Nazionale di podologia, con il dibattito finale (ore 9 .00) e l’assemblea dei soci A.I.P. (ore 10).

Informazioni ulteriori, anche su posters, abstracts congressuali, attestati di partecipazione ed accre-ditamenti ECM si possono trovare sul sito dell’AIP - Associazione Italiana Podologi, nonché agli indi-rizzi [email protected] (Segreteria AIP - Rocco Menechella - AIP Tel./fax 06 2282023 - 062285047) [email protected]. (Comunicato stampa di Marco Nicoletti e Paolo Nicoletti, autorizzato dall’AIP)

D ebutta al Policlinico di Abano Terme (Pa-dova) il Centro per la cura del pavimento pelvico. Il nuovo servizio si occupa di stip-

si cronica, incontinenza fecale e urinaria, prolasso rettale e genitale, dolore pelvico, ossia l’insieme di disturbi anatomici e funzionali che possono deriva-

POLICLINICO ABANO TERME: NUOVO CENTRO DEDICATO ALLE PATOLOGIE DEL PAVIMENTO PELVICO

Team multispecialistico, approccio sinergico per la cura di stipsi, incontinenza, prolasso rettale, dolore al basso ventre. Tecnica

laparoscopica e robotica

re dal rilascio dei muscoli e fasce che sostengono l’apparato genitale femminile. Tali problematiche derivano da predisposizione genetica, dall’età, ma possono insorgere anche a seguito dei parti o di in-terventi chirurgici. Si pensi all’incontinenza urinaria femminile, un problema che colpisce almeno l’8% delle donne in fascia in età fertile e il 25% di quelle in post-menopausa, o a quella fecale, che, secon-do le stime, colpisce dal 2 al 7% della popolazione generale, in larga prevalenza donne (il rapporto donne-uomini è pari a 8-1). Integrato all’interno del Dipartimento di Chirurgia Generale, diretto dal

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dottor Gianandrea Baldazzi, e di quello di Gineco-logia ed Ostetricia, diretto dal dottor Alfredo Ercoli, il nuovo Centro per la cura del pavimento pelvico si avvale delle esperienze e delle competenze pro-fessionali di specialisti proctologi - coordinati dal dottor Guido Cerullo -, urologi - coordinati dal dottor Angelo Porreca - e ginecologi - coordina-ti dal dottor Ercoli -. Il Centro nasce anche grazie alla consulenza scientifica del professor Bruno Ro-che (proctologo di fama internazionale e respon-sabile dell’Unità Proctologia presso l’Università di Ginevra) che ha portato la sua esperienza clinica e organizzativa per creare una struttura all’avanguar-dia. “Puntiamo sulla sinergia di competenze – spie-ga il prof. Roche, intervenuto di recente ad Abano Terme per l’avvio del nuovo Centro -, sul lavoro di squadra di chirurghi, ginecologi, urologi, procto-logi e fisioterapisti, allo scopo di creare un piano terapeutico personalizzato”. Come è noto, infatti, il trattamento ottimale di questi disturbi comporta la diagnosi precoce, la riabilitazione per il rinforzo dei muscoli perineali, l’intervento farmacologico e, laddove necessario, quello chirurgico. Esige dun-que un approccio multidisciplinare, che prevede il coinvolgimento di diverse professionalità. Oltre che sulla collaborazione e interazione degli specialisti, il Centro di Abano punta sulle nuove tecnologie. Dal punto di vista diagnostico, insieme alle indagi-ni radiologiche e ecografiche classiche, sono infatti disponibili l’Ecografia trans anale con ricostruzione 3D e un esame di ultima generazione, ossia la Ma-nometria ano-rettale. Questo test, che viene ese-guito soltanto nelle strutture sanitarie più avanzate,

indolore e non invasivo, permette il corretto inqua-dramento diagnostico di patologie come la stipsi o l’incontinenza fecale, al fine di programmare il più adeguato percorso terapeutico e valutarne il risultato nel tempo. Oltre a descrivere la situazione anatomica, la Manometria può infatti analizzare la funzionalità dell’ultimo tratto intestinale e dunque fornire informazioni sui riflessi che stanno alla base della continenza e della defecazione. Laddove è necessario intervenire chirurgicamente, inoltre, gli specialisti applicano approcci mininvasivi con tecni-ca laparoscopica e robotica. Questa modalità ope-rativa è stata adottata anche dalla Clinica Villa Pini d›Abruzzo a Chieti, centro di cura della medesima proprietà del Policlinico aponense, e incardinata all›interno del Dipartimento di Chirurgia Generale (responsabile dottor Nicola Di Bartolomeo). Il Poli-clinico aponense e la Clinica Villa Pini d’Abruzzo si propongono di raggiungere l’eccellenza nel cam-po della prevenzione, della diagnosi, della cura: la filosofia è ispirata all’innovazione organizzativa e gestionale che focalizza la sua attenzione sulla centralità della persona assistita, il continuo mi-glioramento della qualità assistenziale, l’approccio multidisciplinare agli aspetti clinici, la valorizzazio-ne delle risorse umane, l’apertura a collaborazioni nazionali e internazionali, fornendo risposte dia-gnostiche e terapeutiche secondo criteri di efficacia e appropriatezza. Ufficio stampa Policlinico Abano Terme (Padova)[email protected]

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POLLINI E SMOG, MIX ESPLOSIVO PER CHI SOFFRE DI ALLERGIE

MALEDETTA PRIMAVERA

A ttenzione alle cure fai da te! Nessuna tre-gua, quest’anno, per chi soffre di allergie: nonostante le basse temperature degli

ultimi giorni, gli scarsi livelli di pioggia delle pas-sate settimane hanno favorito una fioritura senza ritardi sulla tabella di marcia e creato l’ambiente ideale per la circolazione di pollini in un mix esplo-sivo - per i 18 milioni di italiani allergici - con le famigerate polveri sottili, lo smog generato dal traffico automobilistico, sempre particolarmente intenso in città. “In Italia, come nel resto dei Paesi occidentali, la tendenza alle allergie è in aumento, in particolare tra i bambini – sottolinea Renato Cu-trera, Responsabile di Broncopneumologia dell’O-spedale Pediatrico Bambino Gesù. Il clou della pol-linazione, soprattutto delle graminacee, è atteso tra aprile e maggio e in presenza di sintomi come prurito, starnuti, naso chiuso, lacrimazione, in-fiammazione degli occhi, respiro faticoso o asma, il consiglio è rivolgersi al pediatra di famiglia ed eventualmente allo specialista, per individuare la terapia più idonea”. I pollini di cipresso e mimo-sa a fine marzo lasceranno il passo alle parietarie e per evitare i fastidiose reazioni è bene non ab-bassare la guardia e prendere per tempo tutte le precauzioni necessarie. A cominciare dai test al-

lergometrici che possono essere eseguiti – spie-gano gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – anche quando i sintomi allergici sono in corso, e comunque prima di iniziare una terapia antistaminica. Attenzione inoltre alle cure fai da te che – spiegano dal Bambino Gesù – possono dare un sollievo immediato ma con conseguenze nel lungo poeriodo.

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servizi dell’Ospedale per avere sempre a portata di “mouse” dati e documenti utili ai piccoli pazienti, alle loro famiglie e ai pediatri. La preziosa collaborazione delle farmacie Federfarma rappresenta un ulteriore passo avanti nel percorso di raccordo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, punto di riferimento a li-vello internazionale per la ricerca e la cura di bambini e adolescenti, con i professionisti del territorio.

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LE DONNE?IN CUCINA!

Una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ha messo in luce che gli uomini tendono ad associare elementi positivi, come il successo e il prestigio, al solo ambito maschile, mentre le donne non hanno pregiudizi di genere. Queste credenze non vengono generalmente manifestate a livello esplicito grazie a un’area del cervello in grado di frenarle

E siste un’area del cervello in grado di fre-nare le credenze maschiliste negli uomini. Se quest’area viene inibita le persone di

sesso maschile, anche se giovani e con un grado di istruzione elevato, cedono allo stereotipo se-condo cui il binomio successo-potere è cosa da uomini. Lo studio, pubblicato sulla rivista Neu-roimage che si occupa di ricerca neurologica e cerebrale, è stato condotto, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, da Zaira Catta-neo, ricercatrice del Dipartimento di Psicologia, da Costanza Papagno, docente di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica, da Giulia Mattavelli, dottoranda presso lo stesso Dipartimento e da Elisa Platania, neolaureata in psicologia presso l’Università Bicocca. I ricercatori hanno utiliz-

zato un test che misura le credenze implicite delle persone sul genere (Gender Implicit Asso-ciation Test, IAT) e lo hanno somministrato, at-traverso il computer, a 62 studenti della Facoltà di Psicologia (31 uomini e 31 donne). Durante il test appariva al centro del monitor un nome di persona che i partecipanti dovevano classifica-re come maschile o femminile usando un tasto destro o sinistro. Successivamente, i parteci-panti dovevano classificare - usando gli stessi tasti di risposta - alcune parole come legate a una nozione di “forza” o di “debolezza”. Quan-do è stato chiesto di utilizzare lo stesso tasto di risposta per classificare “femminile” e “forza” i partecipanti maschi hanno commesso più errori rispetto a quando lo stesso tasto è stato usato per classificare “femminile” e “debolezza” (e vi-ceversa per i nomi maschili). Gli scienziati dell’U-niversità Bicocca hanno così scoperto che - nei partecipanti uomini - vi è una forte tendenza ad associare il sesso maschile a nozioni legate alla forza, quali potere, autorità, successo, prestigio, e ad associare il sesso femminile a nozioni di “debolezza”, quali fragilità, indecisione, passi-vità, sottomissione. Le ragazze che hanno par-tecipato all’esperimento non hanno mostrato invece alcuna associazione fra il genere e i con-

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cetti di forza e debolezza (scarica i grafici con i risultati dello studio, per visualizzare le note salvare il file). I ricercatori hanno quindi studiato le basi neurali delle credenze stereotipiche tro-vate nei partecipanti maschi utilizzando la Sti-molazione Magnetica Transcranica (TMS), una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che consente di interferire selettivamente con l’attività di una certa area cerebrale e quindi di studiarne il ruolo in un determinato processo cognitivo. È stato così scoperto che la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia prefron-tale dorsomediale giocano un ruolo chiave nel controllo degli stereotipi: infatti, quando queste aree sono state temporaneamente inibite dalla stimolazione, i partecipanti maschi hanno asso-ciato in maniera ancora più netta parole legate alla forza al sesso maschile, e parole legate alla debolezza al sesso femminile. In pratica gli uo-mini, anche se non in manie-ra consapevole, associano ele-menti positivi, come il succes-so e il presti-gio, precipua-mente all’am-bito maschile e solo grazie alla crescita della corteccia prefrontale questi im-pulsi vengono frenati e non sfociano in episodi discriminatori. Le aree prefrontali sono le ulti-me a maturare nel cervello e svolgono funzioni cognitive di alto livello, quali il ragionamento, la pianificazione, l’inibizione di risposte inap-propriate, i processi decisionali. Il risultato dello studio dimostra che il controllo sugli stereoti-pi - quelli legati al genere (ma anche alla razza e all’etnia, ad esempio) - può essere modulato interferendo con l’attività dei lobi prefrontali. I processi consapevoli e di controllo mediati dal-la corteccia prefrontale sono altamente influen-zati dall’educazione e dall’ambiente circostante: sebbene le credenze stereotipiche legate al ge-nere siano ancora profondamente radicate nel-la nostra cultura, la corteccia prefrontale può

essere “allenata” a controllare associazioni ne-gative acquisite implicitamente. Diventa quindi fondamentale investire sull’educazione affinché il controllo esercitato dalla corteccia prefron-tale sulle credenze stereotipiche agisca il più possibile. «Gli stereotipi relativi al genere, ma la stessa cosa vale per la razza o l’appartenenza etnica, sono forze pervasive nella nostra cultu-ra - spiega Zaira Cattaneo, responsabile della ricerca -. Sebbene spesso le persone non siano consapevoli di avere tali “credenze”, gli stere-otipi possono condizionare il comportamento, fino a sfociare in veri e propri atti di discrimi-nazione. La nostra ricerca dimostra che le aree prefrontali giocano un ruolo chiave nel con-trollare l’espressione degli stereotipi di genere. La corteccia prefrontale è la sede dei processi mentali di più alto livello, quali la pianificazione, il problem solving, la decisione, l›inibizione di ri-

sposte socialmen-te inappropriate ed è tra le ultime aree del cervel-lo a raggiungere la completa ma-turazione (duran-te l›adolescenza o più tardi). Per questo, la cor-teccia prefron-

tale è particolarmente suscettibile a venir forgiata dall›educazione». Per la ricercatrice dell›Università degli studi di Milano-Bicocca è quindi «importante investire sull›educazione affinché il controllo esercitato dalla corteccia prefrontale sulle credenze stereotipiche possa svilupparsi il più possibile al fine di scongiurare atteggiamenti spesso aggressivi e discrimina-tori. Un tema questo particolarmente attuale in Italia, in cui la donna è spesso vista più come «oggetto» che come «soggetto», come anche ricordato in occasione della festa delle donne dal Presidente Napolitano».

Ufficio Stampa - Università di Milano-BicoccaLuigi Di Pace - Maria Antonietta Izzinosa Sara Nocerino - [email protected]

“ GLI UOMINI SONO MASCHILISTI, ADESSO È SCIENTIFICAMENTE

PROVATO

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“ La catastrofe che ha colpito il Giappone è un evento che ha commosso e impressio-nato, ma che non deve suscitare panico e

allarmismi per la salute della popolazione italiana a causa di una possibile esposizione a elementi ra-dioattivi trasportati dalle correnti aeree. E’ il caso di sottolinearlo perché ci sono state segnalate dai colleghi che operano nelle farmacie di comunità numerose richieste di farmaci da usare in funzio-ne di profilassi contro l’esposizione a radiazioni, in particolare prodotti a base di ioduro di potassio” dice il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli. “In Italia non esiste un pericolo di esposizione a radiazioni, e l’assunzione di farmaci al di fuori dell’indicazione del medico è da considerarsi irrazionale e perico-losa”. “Questa corsa ai medicinali in funzione di profilassi contro le radiazioni non si è registrata soltanto in Italia” prosegue Mandelli. “In Francia la Farmacia centrale delle Forze armate ha rice-vuto centinaia di richieste per preparati a base di iodio, ma anche lì le autorità sanitarie preposte alla radioprotezione hanno ribadito ieri che questi

IL PERICOLO È L’USO IRRAZIONALE DEI FARMACIPIÙ DELLA NUBE NUCLEARELa Federazione ricorda che non c’è nessuna necessità di ricorrere a medicinali, in particolare a base di iodio o ioduro di potassio. “Assumere farmaci al di fuori dell’indicazione del medico

o del farmacista è sempre controproducente” sottolinea il presidente Andrea Mandelli

medicinali, nella situazione europea, sono inutili e caso mai dannosi anche per chi fosse di ritorno dal Giappone. Come farmacisti, inoltre, mettiamo in guardia i cittadini dal cercare di procurarsi que-sti o altri farmaci attraverso l’e-commerce, come accadde per gli antivirali ai tempi della pandemia influenzale. Non solo si rischia di essere truffati, o di pagare cifre molto superiori al valore di mercato del farmaco, ma ci si espone al rischio del contatto con farmaci contraffatti. Alla luce della situazione attuale è bene mantenere la calma e, come sem-pre, rivolgersi al medico e al farmacista prima di assumere qualsiasi medicinale”.

Ufficio stampa FOFIMaurizio Imperiali

Viviana CastelliEmail: [email protected]

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