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Mimmo Rotella DITE - · PDF filera e nella sua città siera occupato anche di...

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16 Domenica 26 luglio 2009 Domenica 26 luglio 2009 17 14 In alto La tigre, 1962; a lato Ritz, 1963 pagina destra Marilyn, 1962, nel riquadro in alto autoritratto napoleonico VOI IN ITALIANO?» «COME DITE Mimmo Rotella Catanzarese, fece dell’arte un comportamento fu autore di geniali e celebri décollage di TONINO SICOLI chico, espressione di quella diversità fatta d’intelligenza e intuito? Anche se Catanzaro era una città di provincia fu proprio in quell’ambiente che Rotella mosse i primi passi coltivando la sua propensione all’originalità e agli atteggiamenti radica- li. Negli anni Trenta e Quaranta era già un ragazzo vivace appassionato d’arte e della trasgressione; nel 1942 aveva fondato con alcuni amici il Club dell’Anguilla, che era per metà circolo culturale e per il resto combriccola di bontem- poni. Sempre a Catanzaro da giovanissimo aveva frequentato il laboratorio del cartellonista Migliaccio, che disegnava le lo- candine pubblicitarie dei film, riproducendone alcuni foto- grammi. Il mondo dello spettacolo lo affascinava fin da allo- ra e nella sua città si era occupato anche di scenografia. Nel 1943 al Teatro Politeama Italia aveva realizzato assieme allo scenografo Perrone su bozzetti di Busoni, la scenografia di “Dieci passi fra le nuvole” di Nino Gimigliano, un “super- spettacolo Cathacium (l’antico nome di Catanzaro, ndr) G.U.F. in due tempi e numerose sorprese per persone colte o che tali si ritengano”, in cui recitavano Alida Valli e Rossano Brazzi, con l'orchestra diretta da Nicola Monizza. Dieci anni dopo, nel 1953, ritroviamo Rotella a Roma, a Ci- necittà, per collaborare alle scenografie del film “Aida” di Clemente Fracassi, con una giovanissima Sophia Loren, esordiente come attrice protagonista. Nello stesso anno Rotella scopre la tecnica del décollage, strappando lembi di manifesti dai muri e conservandoli co- me feticci della nuova realtà urbana. Il termine décollage lo aveva usato per la prima volta negli anni Venti l’artista da- daista Man Ray per designare un suo objet d'affection. «Io stacco i manifesti - scrive Rotella in una lettera al gal- lerista-editore Guido Le Noci - proprio come i ragazzini si di- vertono spesso a farlo, solo che la gente mi guarda allarma- ta, e quei loro occhi mi definiscono tra il monello, il vandalo e l’uscito di senno. (…) Per me il manifesto non conta solo in quanto tale, ma anche per la sua attualità. Il suo colore, cioè, acquista un senso nuovo (e oggi sono le immagini che pren- dono un senso nuovo per me) in quanto riescono a introdur- re una vera novità nel mio rapporto quotidiano con la stra- da». È lo scrittore Emilio Villa, scopritore di talenti come Bur- ri, a capire per primo l’originalità delle affiches lacerées, in una sera di febbraio del 1954, quando le vede nell'abitazione di Rotella in via Principessa Clotilde presso piazza del Popo- lo. Stupefatto invita l’artista ad esporle nella mostra “Espo- sizione d'arte attuale”, allestita nel 1955 al “Ciriola”, un bar- cone posto sul Tevere assieme ad altri sei artisti. Nel 1960 è Pierre Restany a dare a Rotella uno sbocco in- ternazionale. Il critico francese fondatore del Nouveau Rèa- lisme riunisce un gruppo di artisti europei, che parallela- mente ai seguaci della pop art americana, si rifanno alle im- magini consumistiche e della comunicazione di massa. La realtà urbana è fonte di ispirazione per assemblaggi di ma- teriali d'uso comune e quadri con oggetti di consumo; insie- me a Rotella vanno in questa direzio- ne Kline, Christo, Arman, Spoerri, César e altri decollagisti francesi. Intanto il bizzarro artista di Catan- zaro, che ha conquistato con la sua arte Parigi non smette di sbalordire per la sua inesauribile verve artisti- ca; dopo il décollage inventa la poesia epistaltica altrimenti detta poesia fo- netica. Si tratta di grammelot, giochi verbali spesso privi di senso (come privo di senso è il termine “epistalti- co”), allitterazioni, suoni onomatopeici, che tentano di pro- porre in campo verbale l’astrazione del linguaggio. Rotella è anche un suonatore di bongo con una grande passione per la musica jazz. Le sue performance evidenziano la sua perso- nalità esuberante e sempre incline a sorprendere tutti. Comincia da questo momento la sua ascesa artistica. Va spesso in America dove viene accolto come un innovatore dell’arte, un inventore di nuovi linguaggi. È il “New York Ti- me” con un articolo a firma del critico Michael Kimmelman ad accostarlo (8 ottobre 1994) agli altri grandi artisti italiani del dopoguerra: Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzo- ni, che con le loro opere sperimentali hanno portato lo stile italiano nel mondo. Nel 1962 è invitato alla School of Visual Arts di New York, nel 1964 espone alla Biennale Internazionale d'Arte di Vene- zia (dove ritorna con una sala personale nel 1995) e, nel 1965, alla IX Quadriennale di Roma. Ma non si ferma ai décollage e spinge la sua ricerca verso nuove frontiere, restando però sempre nell’ambito delle im- magini mediatiche: nel 1965 riportando meccanicamente le fotografie su tela emulsionata crea la Mec-Art e fra il 1967 e il 1973 realizza gli Art-typo,stampe tipografiche di manifesti pubblicitari accavallate e sovrapposte in una nuova versio- ne. Negli anni Settanta produce alcune opere intervenendo sulle pagine pubblicitarie delle riviste con l'impiego di sol- venti e riducendole o allo stadio di impronta (frottage) o can- cellandole (effaçage). Dopo il 1986 realizza le sovrapitture, in cui ispirandosi al graffitismo interviene pittoricamente sui manifesti strappati. Arrivano poco alla volta i riconoscimenti delle grandi isti- tuzioni internazionali: espone al Centre Pompidou di Parigi (1977, 1990 e 1996), alla Royal Accademy of Arts di Londra (1989), al Museum of Modern Art di New York (1990) e al Guggenheim Museum sempre di New York (1994); è insi- gnito dal Ministro della Cultura francese, Jack Lang, del ti- tolo di Officiel des arts et des Lettres. (1992). Muore a Milano ottantottenne nel 2006. N on tutti sanno che Nando Moriconi, il simpatico giovanotto impersonato da Alberto Sordi nel film “Un americano a Roma” è stato ispirato da Mimmo Rotella, il grande artista di origine cala- brese (Catanzaro, 1918), noto in tutto il mondo per aver utilizzato nelle sue opere i manifesti pubblicitari lace- rati. Correva l’anno 1952 e Rotella, era rientrato a Roma da Kansas City negli Stati Uniti, dove era stato circa un anno co- me artist in residence presso la locale Università. Lì aveva frequentato molti italo-americani con il loro caratteristico slang e con i loro tipici modi. Con fare istrionesco Rotella so- leva frequentare i bar romani, fra piazza del Popolo via del Babuino, atteggiandosi ad americano. Era ancora un pitto- re sconosciuto e cercava di far colpo sulla gente, fingendo una familiarità con la lingua inglese, che invece aveva ap- preso da poco. «Come dite voi in italiano?» andava ripetendo, inventando un tormentone poi diventato famoso. Fu notato da Lucio Fulci, che era aiuto regista di Stefano Vanzina (Ste- no) in “Un giorno in pretura” (1953) e che riferì al noto regi- sta-sceneggiatore di questo personaggio eccentrico. Ricorda Rotella stesso nella sua autobiografia “Autorotel- la”: «A Roma avevo l’impressione che tutti vestissero male, fossero dei poveracci. Un po’per volta rividi i miei amici a cui raccontai le mie avventure americane. Il giovane regista Lu- cio Fulci fece un film comico con Alberto Sordi al quale face- va sempre nominare Kansas City. Aveva talmente sentito parlare da me di questa città che in tutta Italia divenne famo- sa. Fu una vera fortuna che quell’anno fossi rientrato in Ita- lia». Nacque così la deliziosa macchietta del romano col mito americano, tipica della commedia all’italiana del dopoguer- ra. Ma i produttori Carlo Ponti e Dino De Laurentis non furo- no subito convinti della trovata. L’attrice e giornalista Fran- ca Faldini (la compagna di Totò) e il critico cinematografico Goffredo Fo- fi in “L’avventurosa storia del cine- ma italiano” (Feltrinelli, 1979) rac- contano che i produttori non crede- vano nel personaggio nonostante lo sketch fosse già stato girato da Sordi e che era stata Silvana Mangano ad insistere affinché l’episodio fosse in- serito nel film. La pellicola fu addirit- tura venduta ad un altro impresario e solo qualche dopo ebbe un grande successo, tanto che nel 1954 Steno ripropose Moriconi come protagonista di “Un americano a Roma”, in cui Sordi mette- va a punto mirabilmente il tipo americanizzato. Il cinema a quanto pare, anche con questa circostanza si collega alla vita di Rotella, il quale al mondo della celluloide dedicherà gran parte della sua produzione d’artista, attra- verso l’utilizzo nei suoi quadri delle affiches cinematografi- che di Hollywood e di Cinecittà. Le grandi star del cinema Marilyn Monroe, Sophia Loren, Anita Ekberg, Liz Taylor, Clarke Gable, Marcello Mastroianni sono state abbondante- mente utilizzate da Rotella nei suoi décollages come miti del- la società mediatica, icone dello spettacolo e del nostro tem- po. È proprio al suo rientro dall’America che Rotella si rende conto che in arte è stato detto e fatto tutto. Negli anni Cin- quanta il dibattito artistico langue ancora nelle polemiche fra astrattisti e sostenitori della tradizione figurativa. Lo stesso Rotella, dopo aver lasciato Catanzaro, aveva realizza- to fra 1946 al 1950 alcune opere astratto-geometriche, espo- nendole nel 1951 alla Galleria Chiurazzi di Roma. Forte dell’impatto con la cultura americana, ora mette in discussione il realismo pittorico e sperimenta i ritmi geome- trici e il segno grafico puro. Saggia gli effetti di dinamismo e compie una ricerca sulle origini della forma. Conia in questo periodo i suoi concetti di “radar mentale”e di “illuminazione zen” a voler sottolineare l'importanza dell’intuizione e della capacità di cogliere prima degli altri il segno dei tempi. Comprende, infatti, verso dove va la nuova società tecnologica e consumistica con i suoi gusti e i suoi modelli culturali. Non senza qualche eccentricità, che si por- ta dietro dalla Calabria e di cui, con autoironia, si compiace. «Catanzaro - scrive - è una piccola città dove ci sono molti matti. La gente lo diventa piano piano. Si respira aria buona, in compenso. Sulle montagne della Sila mi è stato sempre detto che ci sono i raggi attinici o la radioattività». È questa l’origine del suo porsi controcorrente, sempre curioso di nuove esperienze, artista di rottura e un po’ anar- Fu il bizzarro inventore della poesia “epistaltica” In America venne accolto da innovatore dell’arte
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Page 1: Mimmo Rotella DITE - · PDF filera e nella sua città siera occupato anche di scenografia. Nel 1943al TeatroPoliteama Italiaavevarealizzato assiemeallo ... Si respira aria buona, in

16 Domenica 26 luglio 2009 Domenica 26 luglio 2009 17

14

In alto La tigre, 1962; a lato Ritz, 1963pagina destra Marilyn, 1962, nel riquadro in alto autoritratto napoleonico

VOI IN I TA L I A N O ? »«COME DITE

Mimmo RotellaCatanzarese, fece dell’arte un comportamentofu autore di geniali e celebri décollage

di TONINO SICOLI

chico, espressione di quella diversità fatta d’intelligenza eintuito?

Anche se Catanzaro era una città di provincia fu proprio inquell’ambiente cheRotella mosse i primipassi coltivandolasua propensione all’originalità eagliatteggiamentiradica-li.

Negli anni Trenta e Quaranta era già un ragazzo vivaceappassionato d’arte e della trasgressione; nel 1942 avevafondato con alcuni amici il Club dell’Anguilla, che era permetà circolo culturale e per il resto combriccola di bontem-poni.

Semprea Catanzarodagiovanissimoaveva frequentatoillaboratorio del cartellonista Migliaccio,che disegnava le lo-candine pubblicitarie dei film, riproducendone alcuni foto-grammi.Ilmondo dellospettacololoaffascinava findaallo-ra e nella sua città si era occupato anche di scenografia. Nel1943al TeatroPoliteama Italiaavevarealizzato assiemealloscenografo Perrone su bozzetti di Busoni, la scenografia di“Dieci passi fra le nuvole” di Nino Gimigliano, un “super -spettacolo Cathacium (l’antico nome di Catanzaro, ndr)G.U.F. indue tempi e numerosesorprese per personecolte oche tali si ritengano”, in cui recitavano Alida Valli e Rossano

Brazzi, con l'orchestra diretta da Nicola Monizza.Dieci anni dopo, nel 1953, ritroviamo Rotella a Roma, a Ci-

necittà, per collaborare alle scenografie del film “Aida” diClemente Fracassi, con una giovanissima Sophia Loren,esordiente come attrice protagonista.

Nello stesso anno Rotella scopre la tecnica del décollage,strappando lembi di manifesti dai muri e conservandoli co-me feticci dellanuova realtà urbana. Il termine décollage loaveva usato per la prima volta negli anni Venti l’artista da-daista Man Ray per designare un suo objet d'affection.

«Io stacco i manifesti - scrive Rotella in una lettera al gal-lerista-editoreGuidoLeNoci- propriocomeiragazzinisidi-vertonospessoa farlo, solo che lagentemiguardaallarma-ta, e quei loro occhi mi definiscono tra il monello, il vandalo el’uscito di senno. (…) Per me il manifesto non conta solo inquanto tale, maanche per la sua attualità. Ilsuo colore, cioè,acquistaun sensonuovo(e oggisonole immagini chepren-dono unsenso nuovoper me)in quantoriescono aintrodur-re una vera novità nel mio rapporto quotidiano con la stra-da».

È lo scrittoreEmilio Villa, scopritore di talenti comeBur-ri, a capire per primo l’originalità delle affiches lacerées, inuna seradi febbraio del1954, quando levede nell'abitazionediRotella in viaPrincipessaClotildepresso piazzadelPopo-lo. Stupefatto invita l’artista ad esporle nella mostra “Espo -sizione d'arteattuale”, allestita nel1955 al “Ciriola”,un bar-cone posto sul Tevere assieme ad altri sei artisti.

Nel 1960 è Pierre Restany a dare a Rotella uno sbocco in-ternazionale. Ilcritico francese fondatore delNouveau Rèa-lisme riunisce un gruppo di artisti europei, che parallela-mente aiseguaci dellapop artamericana, sirifanno alle im-magini consumistiche e della comunicazione di massa. Larealtà urbana è fonte di ispirazione per assemblaggi di ma-terialid'uso comuneequadri conoggettidi consumo;insie-meaRotella vannoinquestadirezio-ne Kline, Christo, Arman, Spoerri,César e altri decollagisti francesi.

Intantoilbizzarro artistadiCatan-zaro, che ha conquistato con la suaarte Parigi non smette di sbalordireper la sua inesauribile verve artisti-ca; dopo il décollage inventa la poesiaepistaltica altrimentidetta poesia fo-netica.Sitratta digrammelot,giochiverbali spesso privi di senso (comeprivo di senso è il termine “epistalti -co”), allitterazioni, suoni onomatopeici, che tentano di pro-porre in campo verbale l’astrazione del linguaggio. Rotella èanche un suonatore di bongo con una grande passione per lamusica jazz. Le sue performance evidenziano la sua perso-nalità esuberante e sempre incline a sorprendere tutti.

Comincia da questo momento la sua ascesa artistica. Vaspesso in America dove viene accolto come un innovatoredell’arte, un inventore di nuovi linguaggi. È il “New York Ti-me”con unarticolo a firma del critico MichaelKimmelmanad accostarlo (8 ottobre 1994) agli altri grandi artisti italianidel dopoguerra: Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzo-ni, che con le loro opere sperimentali hanno portato lo stileitaliano nel mondo.

Nel1962 èinvitato allaSchool ofVisual Artsdi NewYork,nel 1964 espone alla Biennale Internazionale d'Arte di Vene-zia (dove ritorna con una sala personale nel 1995) e, nel1965, alla IX Quadriennale di Roma.

Ma non si ferma ai décollage e spinge la sua ricerca versonuove frontiere, restando però sempre nell’ambito delle im-magini mediatiche: nel 1965 riportando meccanicamente lefotografie su tela emulsionata crea la Mec-Art e fra il 1967 e il1973 realizza gli Art-typo,stampe tipografiche di manifestipubblicitari accavallate e sovrapposte in una nuova versio-ne.Negli anniSettanta producealcune opere intervenendosulle pagine pubblicitarie delle riviste con l'impiego di sol-venti e riducendoleo allo stadio di impronta(frottage) o can-cellandole (effaçage). Dopo il 1986 realizza le sovrapitture,in cui ispirandosi al graffitismo interviene pittoricamentesui manifesti strappati.

Arrivano poco allavolta i riconoscimenti dellegrandi isti-tuzioniinternazionali: esponealCentrePompidou diParigi(1977, 1990 e 1996), alla RoyalAccademy of Arts di Londra(1989), al Museum of Modern Art di New York (1990) e alGuggenheim Museum sempre di New York (1994); è insi-gnitodalMinistrodellaCultura francese,JackLang,del ti-tolo di Officiel des arts et des Lettres. (1992). Muore a Milanoottantottenne nel 2006.

Non tutti sanno che Nando Moriconi, il simpaticogiovanotto impersonato da Alberto Sordi nelfilm “Un americano a Roma” è stato ispirato daMimmoRotella, ilgrande artistadi originecala-brese (Catanzaro, 1918), noto in tutto il mondo

per aver utilizzato nelle sue opere i manifesti pubblicitari lace-rati.

Correva l’anno 1952 e Rotella, era rientrato a Roma daKansas City negli Stati Uniti, dove era stato circa un anno co-me artist in residence presso la locale Università. Lì avevafrequentato molti italo-americani con il loro caratteristicoslangecon i lorotipicimodi.Confare istrionescoRotellaso-leva frequentare i bar romani, fra piazza del Popolo via delBabuino, atteggiandosiad americano. Era ancoraun pitto-re sconosciuto e cercava di far colpo sulla gente, fingendouna familiarità con la lingua inglese, che invece aveva ap-preso da poco. «Come dite voi in italiano?» andava ripetendo,inventandoun tormentonepoi diventatofamoso. FunotatodaLucioFulci, cheeraaiutoregistadi StefanoVanzina(Ste-no) in “Ungiorno inpretura” (1953)eche riferìal notoregi-sta-sceneggiatore di questo personaggio eccentrico.

Ricorda Rotella stesso nella sua autobiografia “Autorotel -la”: «A Roma avevo l’impressione che tutti vestissero male,fossero dei poveracci. Un po’per volta rividi i miei amici a cuiraccontai le mie avventure americane. Il giovane regista Lu-cioFulci fece unfilmcomicoconAlbertoSordi alqualeface-va sempre nominare Kansas City. Aveva talmente sentitoparlare da me di questa città che in tutta Italia divenne famo-sa. Fu una vera fortuna chequell’anno fossi rientrato in Ita-lia».

Nacque così la deliziosa macchietta del romano col mitoamericano, tipicadella commedia all’italianadel dopoguer-ra. Ma i produttori Carlo Ponti e Dino De Laurentis non furo-no subito convinti della trovata. L’attrice e giornalista Fran-

ca Faldini (la compagna di Totò) e ilcritico cinematografico Goffredo Fo-fi in “L’avventurosa storia del cine-ma italiano” (Feltrinelli, 1979) rac-contano che i produttori non crede-vano nel personaggio nonostante losketchfosse giàstatogirato daSordie che era stata Silvana Mangano adinsistereaffinché l’episodio fosse in-serito nel film. La pellicola fu addirit-tura venduta ad un altro impresarioe solo qualche dopo ebbe un grande

successo, tanto che nel 1954 Steno ripropose Moriconi comeprotagonista di “Unamericanoa Roma”, in cui Sordi mette-va a punto mirabilmente il tipo americanizzato.

Il cinema a quanto pare, anche con questa circostanza sicollegaallavitadiRotella, il qualealmondodellacelluloidededicherà gran parte della sua produzione d’artista, attra-verso l’utilizzo nei suoiquadri delle affiches cinematografi-che di Hollywood e di Cinecittà. Le grandi star del cinemaMarilyn Monroe, Sophia Loren, Anita Ekberg, Liz Taylor,Clarke Gable,Marcello Mastroianni sonostate abbondante-mente utilizzate da Rotella nei suoi décollages come miti del-la società mediatica, icone dello spettacolo e del nostro tem-po.

Èproprio al suo rientrodall’America cheRotella si rendeconto che in arte è stato detto e fatto tutto. Negli anni Cin-quanta il dibattito artistico langue ancora nelle polemichefra astrattisti e sostenitori della tradizione figurativa. Lostesso Rotella, dopo aver lasciato Catanzaro, aveva realizza-to fra 1946 al 1950 alcune opere astratto-geometriche, espo-nendole nel 1951 alla Galleria Chiurazzi di Roma.

Forte dell’impatto con la cultura americana, ora mette indiscussione il realismo pittorico e sperimenta i ritmi geome-trici e il segno grafico puro. Saggia gli effetti di dinamismo ecompie una ricerca sulle origini della forma.

Conia in questo periodo i suoi concetti di “radar mentale”edi “illuminazione zen” a voler sottolineare l'importanzadell’intuizione e della capacità dicogliere prima degli altri ilsegnodei tempi.Comprende, infatti, verso doveva lanuovasocietà tecnologica e consumistica con i suoi gusti e i suoimodelli culturali. Non senza qualche eccentricità, che si por-ta dietro dalla Calabria e di cui, con autoironia, si compiace.

«Catanzaro - scrive - è una piccola città dove ci sono moltimatti. La gente lo diventa piano piano. Si respira aria buona,in compenso. Sulle montagne della Sila mi è stato sempredetto che ci sono i raggi attinici o la radioattività».

È questa l’origine del suo porsi controcorrente, semprecuriosodi nuoveesperienze,artista dirotturaeun po’anar -

Fu il bizzarroinventor e

della poesia“epistaltica”

In Americavenne accoltoda innovatoredell’arte

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