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Missione Archeologica della Soprintendenza alle Antichità - Egittologia di Torino in Nubia

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Missione Archeologica della Soprintendenza alle Antichità - Egittologia di Torino in Nubia Source: Aegyptus, Anno 42, No. 1/2 (GENNAIO-GIUGNO 1962), pp. 149-152 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41215840 . Accessed: 15/06/2014 11:20 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.109.96 on Sun, 15 Jun 2014 11:20:33 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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Missione Archeologica della Soprintendenza alle Antichità - Egittologia di Torino in NubiaSource: Aegyptus, Anno 42, No. 1/2 (GENNAIO-GIUGNO 1962), pp. 149-152Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41215840 .

Accessed: 15/06/2014 11:20

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Missione Archeologica della Soprintendenza alle Antichità - Egittologia di Torino in Nubia

RELAZIONE PRELIMINARE SULLA CAMPAGNA 1962

L'opera che la Missione Archeologica della Soprintendenza Egitto- logica di Torino già svolse nel 1961 in collaborazione con l'UNESCO - Centre de Documentation du Caire, e con il Service des Antiquités d'Egypte, per il salvataggio delle antichità della Nubia, è stata pro- seguita in questo anno 1962.

La campagna di scavo affidata alla direzione del Dott. Silvio Curto, durò dal 25 settembre al 30 ottobre 1962, e trovò eccellenti condizioni di lavoro, grazie al livello del Nilo tuttora minimo.

I compiti che il Centre de documentation aveva affidato alla Missione, e che questa portò a termine, furono due.

1) A Kalabscia, sulla riva W del fiume, fu rilevata l'antica città murata retrostante il tempio.

Tale città si estende sul pendio prospiciente il fiume, e alquanto erto, di un'altura in arenaria compatta, di forma allungata e paral- lela al Nilo. La cinta è formata di torri rettangolari e cortine: di essa sussistono solamente, e in parte, il lato W, che corre sulla cresta della altura suddetta, e il lato N, a squadra con l'altro, e allineato al lato N della cinta del tempio.

Del lato W rimangono la torre sullo spigolo NW, una seconda e una terza torre e le cortine frammezzo. Nella terza torre è praticata una entrata a gomito, di fattura relativamente accurata, e conservata nelle murature perimetrali sino a notevole altezza (m. 2,50-3,00). Quanto rimane, non basta a ricostruire il contorno superiore della porta (se ad architrave о a fornice), indica però che sicuramente il primo tratto del gomito (perpendicolare alla cinta, che immetteva nella città) era coperto, che al contrario il secondo tratto del gomito, (parallelo alla cinta, e sboccante all'esterno) era scoperto e sovrastato dai camini di ronda, onde consentire ai difensori di battere il nemico che vi entrasse per giungere alla porta.

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Ancora sul lato W, procedendo oltre la terza torre verso S, furono riscontrate, un'altra cortina, per breve tratto ancora in piedi, rovinata nel resto, e una massa di macerie quasi sicuramente d'una quarta torre, che consentiva ai difensori di prendere alle spalle il nemico attaccante l'entrata. Questa torre doveva essere l'ultima del lato W, perché più oltre il terreno digrada rapidamente.

Del lato N della cinta rimangono, oltre la ricordata torre NW, una cortina, in parte ancor in piedi, in parte distrutta, e all'estremità di essa una massa di macerie, molto probabilmente d'una seconda torre, equidistante dalla prima, e dallo spigolo NW della cinta del tempio, alla quale come diremo fra poco, doveva allacciarsi la cinta muraria. Della cortina che collegava la seconda torre al tempio, non resta nulla.

Il muro S, probabilmente partiva dalla quarta torre (distrutta) del muro W, e raggiungeva lo spigolo SW del tempio. Sul suo sito presumibile sorge infatti un villaggio, costruito in gran parte in pie- trame simile a quello del muro W, e che può provenire solamente dal muro S medesimo.

Quanto al limite N della città, si pensò all'inizio dei lavori che esso fosse segnato da un muro a sé stante. Una ditta straniera inca- ricata di asportare il tempio, aveva però spianato il suolo alle spalle del tempio stesso in un'ampia strada a due tornanti: perciò non fu possibile verificare se in tale zona fossero mai esistiti resti del muro in questione. Furono allora eseguiti saggi estesi alla ricerca di tracce del muro E fuori dello spianamento : l'esito fu negativo ; venne quindi formulata l'ipotesi che un muro E non fosse mai esistito, e che i lati N e S si allacciassero direttamente al muro W della cinta del tempio. Confermarono questa conclusione i seguenti fatti: 1) il ricordato allineamento del muro N al lato N della cinta del tempio ; 2) le tracce già indicate del muro S ; 3) più antiche piante e descrizioni di Kalabscia (Gauthier, Monneret de Villard) che non segnano tale muro e riferi- scono che la città comprendeva il tempio ; 4) nelle foto aeree del sito, riprese avanti l'asportazione del tempio, in possesso del Centre de Doc, non compaiono resti di quel muro ; 5) il tempio stesso, con la sua ottima muratura di pietra da taglio apparecchiata, costituiva per sé una fortezza ben più solida della cinta, e ben poteva, quindi fungere da acropoli, anche se situato in basso.

La struttura della cinta è pessima: abbastanza rettilinei gli alli- neamenti esterni, irregolari invece quelli interni, e interrotti da scarpe di rinforzo; la muratura è a sacco, di pietre scheggiate e piccole, di-

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RELAZIONE PRELIMINARE SULLA CAMPAGNA 1962 151

sposte senza la minima preoccupazione di stabilità e legate con poco fango misto a cocci. Nelle mura ancora in piedi, così come dovunque nelle macerie, si trovarono numerosi elementi architettonici di recu- pero, e alcune tavole d'offerta, di data non anteriore all'epoca romana, probabilmente asportati dal tempio e da tombe о edifici sacrali circostanti.

L'altezza massima attuale delle cortine è di m. 3,50; altezza ori- ginaria, con il parapetto del cammino di ronda, si può calcolare a 5 m.

Le case della città erano disposte a gradinata, su stretti terrazza- menti del pendio, tagliati su piani continui. I terrazzamenti sono interrotti in molti punti da pareti perpendicolari al pendio, ricavate nella roccia e {listanti pochi metri l'una dall'altra, che certo forma- vano vani d'abitazione, completati con muratura nella parte superiore. Delle costruzioni, che erano in pietre scheggiate più piccole di quelle della cinta - non si trovaron mattoni - rimangono soltanto macerie.

Terrazzamenti e macerie continuavano per largo tratto sul pendio anche oltre il lato N della cinta, indicando in tale zona un amplia- mento della città. Il fatto che le macerie proseguivano dall'interno all'esterno oltre la linea della seconda cortina del lato N, senza solu- zione di continuità, lascia supporre che tale cortina sia stata, a un certo momento, costruita, tagliando fuori l'ampliamento antico (si noti che per costruzioni arabe attuali, non si sarebbero tagliate ter- razze).

Con un'accurata prospczione, si accertò che nessuno dei terrazza- menti e dei vani, era relativamente così ampio da far pensare che lì sorgesse una chiesa. Unica chiesa della città era adunque quella, della quale esistevano resti nel tempio.

Non fu rilevata traccia di strade (nemmeno in corrispondenza della porta) sulle quali fosse organizzata in qualche modo la città ; esisteva invece quasi certamente un camminamento stretto lungo la faccia interna del muro W.

Per le caratteristiche accennate, e la ceramica raccolta in fram- menti numerosi dovunque, si può ritenere che la città sia stata co- struita in epoca tardo-romana : questa datazione potrà essere modi- ficata о precisata, quando saranno stati vagliati i numerosi termini di confronto esistenti fra Kalabscia e le altre fortezze post-faraoniche della Nubia. L'abbattimento suddetto del muro N, e il fatto che la porta dal lato W apparve regolarmente murata, indicano che a un certo punto la città perse il suo carattere difensivo. Probabilmente non molto dopo - ma comunque ormai in epoca araba - gli stretti

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152 SOPRINTENDENZA ALLE ANTICHITÀ - EGITTOLOGIA - TORINO

terrazzamenti furono abbandonati, e si costruirono nel piano a N e S del tempio, due villaggi. Questi vennero a loro volta abbandonati, quando fu elevata la diga di Assuan ; furono ricostruiti allora sul livello di piena e tuttora sussistono.

2) La regione di Dehmit, sulle due rive del Nilo, fu ripercorsa nella parte meridionale, da Khor Dehmit a Khor Abusku, sia per controllare i dati già acquisiti nel 1961, e sia per cercare le antichità eventualmente esistenti sul litorale che nel 1961 era ricoperto dal- l'acqua. Tale ricerca condusse al ritrovamento delle iscrizioni gerogli- fiche di Zehemau (già pubblicate dal Roeder), e di graffiti preistorici.

La parte settentrionale della regione, sino a Dabud, venne esplo- rata ex novo. Nulla fu rilevato sulla riva E. Sulla riva W invece fu- rono riscontrate due iscrizioni greche di epoca traianea (una già pubblicata dal Roeder, l'altra inedita). Inoltre fu rilevato un forte (già segnalato in passato, ma non descritto) situato su un'altura tronco-conica prospiciente il fiume, in granito. La costruzione consta di muri in mattoni crudi fondati sulla roccia, che appare qua e là incisa e cavata all'uopo; vi si accedeva per una strada a tornanti, che risaliva il fianco S dell'altura, e immetteva a un'unica e stretta entrata. Molto simile a questo, è il forte di Bab el-Kalabscia, sulla riva E.

La ceramica ritrovata, e le murature, indicano origine in epoca tardo-romana, e sopravvivenza sino a quella araba, nella quale al nucleo di sommità furono aggiunte numerose case, appoggiate al pendio N; oggi queste sono abbandonate e ridotte a macerie.

Il piano che circonda l'altura, probabilmente accoglieva, nella parte N, altri edifici, forse monumenti, purtroppo non più riscontra- bili a causa dello strato di fango accumulato dalle piene del Nilo dopo la costruzione della diga di Assuan, alto, si calcola, almeno quattro metri.

Questi, molto sommariamente descritti, i risultati della campagna, che saranno pubblicati estesamente quanto prima.

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4. Regione di Dehmit : granito rupestre preistorico, pervenuto al Museo Egizio di Torino (m. 1 X 0,65).

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5. Da Kaiabscia: porzione di tavola d'offerta triplice del I - III sec. d. С. (m. 044 x 025) (Museo Egizio di Torino).

6. Da Kalabscia: fr. d'iscrizione geroglifica del Nuovo Regno e tavole d'of- ferta del III - I sec. a. С. (Museo Egizio di Torino).

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