Date post: | 03-May-2015 |
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MobbingMobbing aspetti medico-legaliaspetti medico-legali
Angelo Gallese - Responsabile U.O. di Psichiatria di Avezzano DSM – ASL Avezzano-Sulmona Alessandra Contò - Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Mobbing: Mobbing: definizionidefinizioni
Il termine “Mobbing” deriva dall’inglese “to mob” che significa “accerchiare, aggredire, attaccare, assaltare”
“È una forma di terrore psicologico esercitato sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte di colleghi o dei datori di lavoro” – H. Ege
“Il mobbing è una situazione di comunicazione non etica caratterizzata dalla ripetizione, nel lungo periodo, da parte di una o più persone, di comportamenti ostili diretti sistematicamente contro un individuo che sviluppa, come reazione, gravi problemi fisici o psicologici. Esso costituisce un processo di distruzione che può comportare l’invalidità permanente. Due condizioni devono essere assolte affinché si possa affermare di trovarsi in presenza di mobbing: la durata e la ripetitività” - Comune di Losanna (Assessorato Pari Opportunità)
Formulazione teorica del MobbingFormulazione teorica del Mobbing- studi di Heinz Leymann -- studi di Heinz Leymann -
In caso di conflitto le azioni che hanno la funzione di manipolare la
persona in senso non amichevole, si possono distinguere in tre forme di
comportamento: un gruppo di azioni verte sulla comunicazione con la persona per
attaccarla; un altro gruppo di comportamenti punta sulla reputazione della
persona, utilizzando strategie per distruggerla; le azioni del terzo gruppo tendono a manipolare la prestazione della
persona per punirla.
Alcuni di questi comportamenti si possono trovare nella comunicazione
umana quotidiana o durante casuali litigi.
Solo se queste azioni vengono compiute di proposito, frequentemente
e per molto tempo, si possono chiamare Mobbing.
I “motivi” del MobbingI “motivi” del Mobbing
Mobbing vera e propria “patologia sociale” – H. Leymann
... processo distruttivo della persona che nasce da comunicazioni e comportamenti ostili sia palesi che occulti
Invidia Gelosia
Competitività Carrierismo
Noia
La “natura” del MobbingLa “natura” del Mobbing
Mobbing di tipo verticale: la violenza psicologica viene posta in essere nei confronti della vittima da un superiore. bossing: azione compiuta dall’azienda o dalla direzione del personale nei confronti di
dipendenti divenuti scomodi. Es. una strategia aziendale di riduzione, ringiovanimento o razionalizzazione degli organici (mobbing pianificato, strategico, organizzativo).
bullying: indica i comportamenti vessatori messi in atto da un singolo capo. Mobbing di tipo orizzontale: quando l’azione discriminatoria è messa in atto dai
colleghi nei confronti del soggetto colpito. Mobbing individuale: quando oggetto del mobbing è un singolo lavoratore. Mobbing collettivo: quando colpiti da atti discriminatori sono gruppi di lavoratori
(ristrutturazioni aziendali, prepensionamenti, cassa integrazione, ecc.). Mobbing dal basso (ascendente) sia individuale che collettivo: quando viene messa
in discussione l’autorità di un superiore. Mobbing definibile sessuale: anche se non caratterizzato da contatto fisico. Negli Stati Uniti è diffuso il termine Harassment (vessazione, tormento, molestia)
usato nel contesto delle molestie sessuali e l’espressione Employee Abuse che indica l’abuso di potere o di comportamento.
La natura del “doppio mobbing”La natura del “doppio mobbing”
“Doppio Mobbing”
Maltrattamentisul posto di lavoro
Indifferenza o abbandono da parte
della famiglia
++
Gli “attori” del mobbingGli “attori” del mobbing
1) Il mobbizzato: la vittima
2) Il mobber: l’aggressore
3) Gli spettatori: tutti quelli che pur non facendo parte della categoria dei mobber o delle vittime e pur non avendo apparentemente alcuna funzione, partecipano al Mobbing. Gli spettatori possono reagire al mobbing in modo passivo (non opponendosi al processo mobbizzante) o attivo (bloccando lo sviluppo del mobbing).
““Chi è” il mobbizzato?Chi è” il mobbizzato?
H. Walter definisce la vittima del mobbing una persona che: mostra dei sintomi di malattia, si ammala, si assenta dal lavoro, si licenzia; è colpita da stress psichico o fenomeni psicosomatici, attraversa fasi di depressione,
presenta una ideazione suicidaria; definisce il suo ruolo in termini di passività; da un lato è convinta di non avere colpa; dall’altro crede di sbagliare sempre tutto; mostra mancanza di fiducia in sé, indecisione ed un senso di disorientamento
generale; rifiuta ogni responsabilità per la situazione o accusa distruttivamente se stessa.
Per H. Leymann “vittima è colui che si sente tale”: il tratto tipico del mobbizzato è comunque “l’isolamento”.
““Chi è” il mobbizzato?Chi è” il mobbizzato?- secondo B. Huber -- secondo B. Huber -
Quattro tipologie di persone rischiano in modo particolare di divenire vittime del
mobbing:
1) una persona “sola”
2) una persona “strana”, in qualche modo “diversa”
3) una persona “che ha successo”
4) una persona “nuova”
Una tipologia di “vittime”Una tipologia di “vittime”
Il prigioniero
Il paranoico
Il presuntuoso
Il sicuro di sé
Il vero collega
Il buontemponeIl severo
L’ambizioso
Il distratto
Il servile
L’ipocondriaco
Il sofferente
L’introversoIl passivo e dipendente
Il capro espiatorio
Il permaloso
Il pauroso
Il camerata
““Chi è” il mobber?Chi è” il mobber?
H. Walter definisce i mobber persone che:
tra due alternative di comportamento scelgono quella più aggressiva; quando si trovano in una situazione di Mobbing si impegnano attivamente affinché
il conflitto prosegua e si intensifichi; conoscono e accettano in modo attivo o passivo le conseguenze negative che il
Mobbing ha per la vittima; non sono consapevoli delle conseguenze negative che il Mobbing ha per la vittima; non mostrano nessun senso di colpa; non solo sono convinti di essere senza colpa ma, addirittura, credono di fare
qualcosa di buono; danno ad altri la colpa e sono convinti di avere soltanto reagito a delle
provocazioni.
Una tipologia di “aggressori”Una tipologia di “aggressori”
L’istigatore
Il casuale
Il conformista
Il megalomane
Il collerico
Il tiranno
Il frustrato
Il criticone
Il terrorizzato
Il pusillanimeL’invidioso
Il sadico
Il leccapiedi
Il carrierista
““Chi sono” gli spettatori?Chi sono” gli spettatori?
H. Walter indica con il termine co-mobber o mobber indiretti le persone che non sono coinvolte nel mobbing e che: sembrano non avere nulla a che fare con il mobbing, però sono in contatto con i
mobber (colleghi, capi o dipendenti diretti); si rifiutano di accettare qualsiasi responsabilità per il mobbing, però si vedono
come mediatori tra i protagonisti del conflitto; dimostrano una grande fiducia in se stessi, esprimono le loro simpatie per un parte
o per l’altra oppure non vogliono assolutamente a che fare con nessuna delle due; spesso sono le persone chiave del vero conflitto.
B. Huber attua una distinzione tra: “spettatori” che aiutano attivamente il mobber “spettatori” che fanno finta di nienteentrambi questi tipi di spettatori sono ritenuti dall’autrice veri mobber.
Una tipologia di “spettatori”Una tipologia di “spettatori”
Side-Mobber (*) Indifferenti Oppositori
Il ruffiano
Il falso innocente
Il premuroso
Il rinunciatario Il diplomatico
(*) Sono spettatori che partecipano attivamente al mobbing ma, non sono gli avversari diretti della vittima: non agiscono frontalmente, ma lateralmente nei confronti del mobbizzato (dall’inglese side = fianco)
““Fasi di sviluppo” del MobbingFasi di sviluppo” del Mobbing- secondo H. Leymann -- secondo H. Leymann -
Fase 1 - segnali premonitoriUna relazione precedentemente neutra o addirittura molto positiva subisce un brutto cambiamento in negativo.
Fase 2 - mobbing e stigmatizzazione (fase del mobbing conclamato)La vittima subisce continui attacchi da un superiore e/o dai colleghi.Le aggressioni hanno lo scopo di danneggiare la persona.
Fase 3 - il caso diventa ufficialeLa situazione viene riconosciuta e segnalata all’ufficio del personale e viene aperta un’inchiesta.
Fase 4 - allontanamentoLa vittima è completamente isolata da ciò che succede nell’ambiente lavorativo, viene dequalificata professionalmente, le vengono assegnati incarichi lavorativi di scarso rilievo e poco gratificanti.
1Conflitto quotidiano
2Inizio del mobbing e del
terrore psicologico
3Errori e abusi
dell’amministrazionedel personale
4Esclusione dal mondo
del lavoroTrasferimento a incarico di
minore importanza
Continui spostamentiRicovero in clinica
psichiatrica Prepensionamento Liquidazione
Lunga malattia
Il modellodel mobbing in 4 fasi di
H. Leymann
““Fasi di sviluppo” del MobbingFasi di sviluppo” del Mobbing- secondo H. Ege -- secondo H. Ege -
H. Ege ha adattato alla situazione italiana il modello di H. Leymann, pervenendo ad un modello costituito da sei fasi:
- condizione zero1) conflitto mirato2) inizio del mobbing3) primi sintomi psicosomatici4) errori ed abusi dell’amministrazione del personale5) serio aggravamento della salute psico-fisica della vittima6) esclusione dal mondo del lavoro
Studi italiani dimostrano che il mobbing: è più frequente nelle realtà grandi con una certa quota di anonimato e nei
reparti amministrativi o dei servizi colpisce maggiormente la fascia di età compresa fra i 41-50 anni colpisce raramente i lavoratori sotto i 30 anni nelle nostre realtà è molto raro il mobbing dal basso
1Conflitto quotidiano
2Inizio del mobbing e del
terrore psicologico
3Errori e abusi
dell’amministrazionedel personale
4Esclusione dal mondo
del lavoro
Trasferimento a incarico di minore importanza
Continui spostamentiRicovero in clinica
psichiatrica Liquidazione Prepensionamento
Lunga malattia
Sviluppo di manie ossessive
Licenziamento
Suicidio
Sviluppo di comportamenti criminali
Inizio del malessere della vittima
Passaggio ad attacchi gratuiti da parte del
mobberIl modellodel
mobbing in 6 fasi diH. Ege
Le “strategie” mobbizzantiLe “strategie” mobbizzanti
Tipo A: la vittima non dimostra nessun cambiamento nella sua reazione al mobbing e anche il mobber esercita lo stesso tipo di azione mobbizzante. Il processo è reciprocamente lineare e può andare avanti indisturbato per anni.
Tipo B: il mobber continua a compiere sempre la stessa azione mobbizzante, ma la vittima, nel tentativo di indurlo a smettere, reagisce ogni volta in modo diverso.
Tipo C: il mobber cambia strategia ed atteggiamento e la vittima reagisce sempre nello stesso modo; ci si può aspettare che il mobber compia la sua azione di proposito e consapevolmente per danneggiare la vittima che al contrario presenta una monotonia di reazione.
Tipo D: sia il mobber che la vittima cambiano continuamente i loro comportamenti.
Le “cause” del mobbingLe “cause” del mobbing- secondo H. Walter -- secondo H. Walter -
H. Walter individua tre campi in cui si possono inscrivere le cause del mobbing:
1) il confronto e la relazione tra i tre stati dell’Io, ovvero le tre categorie a cui, secondo la teoria di Eric Berne si possono ricondurre i diversi caratteri e modi di comportarsi degli individui (stati dell’Io: genitore-Io, adulto-Io, bambino-Io)
2) la presenza di stressor psichici sul posto di lavoro, ovvero di elementi esterni o interni che possono contribuire a provocare stress sul lavoratore
3) la creazione di micro-conflitti sul posto di lavoro, cioè di situazioni che possono sviluppare conflittualità e mobbing tra i colleghi (insicurezza del proprio posto di lavoro; mancanza di riconoscimento, di sostenimento e di possibilità di promozioni; mancanza di riposo; conflitti con il superiore; conflitti e concorrenza con i colleghi; noia e monotonia del lavoro; mancanza di identificazione con l’azienda ed i suoi scopi, ecc.).
Le “cause” del mobbingLe “cause” del mobbing- secondo H. Leymann -- secondo H. Leymann -
H. Leymann vede nel conflitto il presupposto fondamentale della nascita del mobbing
e individua sei campi in cui possono svilupparsi dei conflitti:
1) l’organizzazione del lavoro (cattiva organizzazione e distribuzione del lavoro)
2) le mansioni lavorative (qualità del lavoro monotono e sottoqualificante)
3) la direzione del lavoro (un buon metodo per evitare l’insorgenza del mobbing è
la pratica del job-rotation, ossia nella rotazione regolare delle mansioni)
4) la dinamica sociale del gruppo di lavoro (un gruppo di lavoro messo sotto
pressione tenderà a sviluppare più velocemente conflitti rispetto un gruppo
tranquillo)
5) le teorie sulla personalità (il carattere della vittima è indipendente dal mobbing)
6) la funzione nascosta della psicologia nella società (abuso che si fa dei termini
“Psicologia” e “psicologico”)
““La violenza morale”: La violenza morale”: modalità di azionemodalità di azione
Può manifestarsi con una molteplicità di aspetti: isolare il lavoratore (privarlo dei mezzi di comunicazione: telefono, computer, posta),
bloccare il flusso di informazioni necessarie al lavoro, estrometterlo dalle decisioni, impedire che gli altri lavoratori gli rivolgano la parola, negare la sua presenza, comportarsi come se il mobizzato non ci fosse, trasferirlo in luoghi isolati o comportanti lunghi tempi di percorrenza, ecc.
discreditare il lavoratore; attacchi contro la reputazione (ridicolizzarlo, umiliarlo, attaccare le sue convinzioni religiose, sessuali, morali, calunniare i membri della sua famiglia)
ridurre la considerazione di sé del lavoratore ( privarlo degli status symbol, non attribuirgli incarichi, attribuirgli incarichi inferiori o superiori alle sue competenze, simulare errori professionali, continue critiche alle prestazioni o alle sue capacità professionali anche di fronte a soggetti esterni all’impresa, ma anche critiche soggettive, applicare sanzioni amministrative senza motivo apparente e senza motivazioni, consegne volutamente confuse, contraddittorie e/o lacunose, azioni di sabotaggio, ecc.)
compromettere il suo stato di salute (diniego di periodi di ferie o di congedo, attribuzione di mansioni a rischio o con turni massacranti, ecc.)
cambio di mansioni violenza o minaccia di violenza
““La violenza morale”: La violenza morale”: considerazioniconsiderazioni
In alcuni casi si cerca di determinare comportamenti incontrollati da parte del mobbizzato, in quanto un comportamento irresponsabile della vittima può divenire un insindacabile motivo di licenziamento.
Molte delle azioni, possono essere assolutamente “normali”, ovvero dettate da momenti contingenti, sporadici ed occasionali; in questi casi, la singola azione mobbizzante non assume alcuna rilevanza giuridica o sociologica.
Si parla di mobbing soltanto quando una o più di queste azioni diviene sistematica ed a lungo termine.
Secondo Leymann, infatti, almeno una di queste azioni deve essere esercitata almeno una volta alla settimana e per un periodo minimo di sei mesi; infatti è la reiterazione della frequenza con cui si esercita tale condotta a qualificare “come distruttivo”, il processo lesivo della dignità della persona.
ConseguenzeConseguenze
Consolidamento dello stress Doppio mobbing Stato di malattia Cure psichiatriche Suicidio (*)
(*) In Svezia le statistiche dimostrano che tra il 10 ed il 20% del totale dei suicidi in un anno, hanno avuto il
“mobbing come fattore scatenante”
Diagnosi di mobbing e criteri di Diagnosi di mobbing e criteri di valutazione medico-legalivalutazione medico-legali
Elementi fondamentali per la diagnosi di mobbing: evidenziare situazioni di mobbing inquadrare nosograficamente i quadri clinici accertare il nesso causale tra i quadri clinici ed il contesto lavorativo porre attenzione alla durata dell’esposizione, all’evoluzione e alla durata dei
disturbi.
Elementi fondamentali per valutare l’esistenza e l’entità di un danno psichico: valutazione psicopatologica del danno in ambito medico-legale (mira
all’esplorazione delle conseguenze di un dato evento sullo psichismo dell’uomo – “psicopatologia dell’evento”)
valutazione ed interpretazione in ambito medico legale della documentazione clinica (acquista grande valore come “onere della prova”)
Quadri psichiatrici e DSM-IVQuadri psichiatrici e DSM-IV
Le patologie più frequentemente registrate nei casi di danno biologico da mobbing
rimandano prevalentemente a quadri nosograficamente inquadrabili nell’ambito del:
Disturbo d’ansia generalizzato
Disturbo dell’adattamento
Disturbo distimico
Disturbo post traumatico da stress
Conseguenze delConseguenze del mobbing mobbing sullo stato di salute sullo stato di salute della vittimadella vittima
Sintomi da “pressione” psicologica: mal di testa, capogiri, disturbi dell’equilibrio, svenimenti.
Difficoltà nelle funzioni intellettive: difficoltà di memoria e di concentrazione. Disturbi del sonno: insonnia, incubi, interruzioni del sonno, risvegli anticipati. Problemi delle funzioni gastriche e digestive: gastrite, bruciori di stomaco,
inappetenza, nausea, vomito, diarrea. Dolori muscolari: dolori di schiena, dolori cervicali, reumatismi, artriti. Sintomi di nervosismo: palpitazioni, bocca secca, difficoltà respiratorie, tremori o
debolezza agli arti, nodo alla gola, pressione sul petto, sudori improvvisi, agitazione, tensione nervosa, irrequietezza, reazioni aggressive ed esagerate.
Manifestazioni depressive: pessimismo, apatia, tendenza al pianto, insicurezza, timore.
Sintomi fisiciSintomi fisici
Eruzioni cutanee Abbassamento delle difese immunitarie: tosse, raffreddore, influenza,
maggiore vulnerabilità alle malattie Disturbi tiroidei Disturbi cardiaci: tachicardia, senso di oppressione, ipertensione Problemi delle funzioni gastriche e digestive: bulimia, gastrite e ulcera Disturbi intestinali Disturbi della sfera sessuale Dolori osteoarticolari Astenia
Sintomi psichiciSintomi psichici
Manifestazioni psicosomatiche (sono le prime a manifestarsi): perdita di concentrazione, di memoria, turbe del sonno, cefalea, sudorazione.
Agitazione-irrequietezza Sindromi ansiose Depressioni con fissazione del pensiero sul proprio problema, abuso nel consumo di
sigarette, caffè, analgesici, stimolanti, alcolici. Disturbi comportamentali che impediscono la partecipazione alla vita lavorativa
fino all’espulsione dal mondo del lavoro (attacchi di panico, disistima, ecc.). Alterazioni della personalità (fino al suicidio)
Bradey Wilson inquadra tali disturbi psichici, in base al DSM-IV, nel gruppo “Disturbo post- traumatico da stress” (*)
(*) Disturbo che, secondo Bargagna e coll., corrisponde ad una variante del disturbo d’ansia, caratterizzato “dalla sperimentazione di uno stato d’animo di particolare risonanza affettiva evocato da eventi estremamente traumatizzanti di cui il soggetto sia vittima o sia testimone o risulti comunque coinvolto”.
““Aspetti medico-legali” del mobbingAspetti medico-legali” del mobbing
Danno alla salute o danno biologico: deriva dalla compromissione del “bene-salute” costituzionalmente protetto che costituisce un valore fondato sull’integrità psico-fisica della persona. Per quanto riguarda il danno biologico, quello di natura psichica, costituisce una conseguenza tipica delle moleste morali.
Riduzione della capacità lavorativa specifica: fa riferimento alle caratteristiche professionali del lavoratore.
Inabilità permanente parziale o assoluta: trattasi del “danno permanente” alla capacità lavorativa generica.
Riconoscimento in ambito INAILRiconoscimento in ambito INAIL
I casi di mobbing possono essere denunciati all’INAIL come malattie professionali non
tabellate per cui spetta al lavoratore l’onere della prova dell’origine professionale,
(la difficoltà consiste spesso nel disporre di prove flagranti: raccogliere documentazioni
relative ad eventuali provvedimenti, lettere di richiamo o di biasimo, modifica di
mansioni, trasferimento di sede di lavoro, spostamento di ufficio, ecc.).
La diagnosi e la prova dell’origine professionale: la violenza morale in ambito
lavorativo Centri specializzati Utilizzo di metodi standardizzati di ricerca come il questionario LIPT di Leymann
(Leymann Inventory of Psycological Terrorism) Diagnosi differenziale con altre forme di violenza morale come lo stalking
(controllo costante dei lavoratori mirante ad abolire tutti i tempi morti) o con lo stress lavorativo
L’onere della provaL’onere della prova
Il lavoratore deve provare il nesso causale tra i comportamenti del
datore di lavoro ed il pregiudizio alla propria salute cioè, il soggetto
mobbizzato deve provare il nesso causale tra condotte mobbizzanti e danno
subito.
La causa dovrà, pertanto, essere cronologicamente, qualitativamente,
quantitativamente e modalmente idonea a produrre quel determinato
evento, secondo la teoria della “causalità adeguata”.
Valutazione delValutazione del “danno psichico”“danno psichico” in ambito INAILin ambito INAIL
Tale valutazione dovrebbe essere fatta all’atto della stabilizzazione del danno che, in
genere, per quanto riguarda la sfera psichica richiede tempi lunghi, come lunghi
appaiono i periodi di inabilità assoluta temporanea che, mai come in questo caso,
assumono rilievo ai fini della prevenzione di danni maggiori. A tal proposito, è
opportuno, per quanto concerne essenzialmente la capacità lavorativa, partire
dalle valutazioni previste dell’invalidità civile.
Riconoscimento comeRiconoscimento come “causa di servizio”“causa di servizio”
La predisposizione organica a contrarre una determinata malattia o la sua preesistenza all’assunzione in servizio non costituiscono, di per sé, preclusione al riconoscimento della dipendenza da causa, o – per meglio dire – concausa di servizio, né quindi del diritto all’equo indennizzo, dovendosi considerare se l’attività svolta abbia facilitato o accelerato l’insorgenza della malattia o, ne abbia aggravato o accelerato il decorso, contribuendo all’insorgenza di esiti più gravi.
Nella valutazione del danno si fa ricorso alle tabelle di legge che, per quanto concerne le patologie di tipo psichiatrico, sono lacunose, operando anche per similitudine.
Utile è il riferimento alle valutazioni previste dalle tabelle dell’invalidità civile
Il riconoscimento della causa di servizio e della successiva prestazione indennitaria (equo indennizzo) risarcisce l’avvenuto danno alla capacità di lavoro e, dunque, al lavoratore rimane la possibilità di richiedere, nelle modalità di legge, il risarcimento del danno biologico.
Responsabilità, danni risarcibili, tutela Responsabilità, danni risarcibili, tutela processuale nel mobbingprocessuale nel mobbing
Danno biologicoDanno psichico
Danno morale(c.d. pretium doloris)
Danno esistenziale
Danno da mobbing:Danno da mobbing: il “danno biologico”- il “danno psichico”il “danno biologico”- il “danno psichico”
Il danno biologico è una menomazione dell’integrità psicofisica della persona in quanto tale; modifica, in senso peggiorativo, il modo di essere del soggetto cioè, le sue funzioni naturali e le attività della vita quotidiana. Comprende anche il danno estetico, il danno alla vita di relazione, il danno alla vita sessuale. Danno psichico e psicosomatico, cioè non derivante da lesione organica. Danno alla salute. Danno evento.
Il danno psichico, come “specie” di danno biologico richiede, ai fini della sua configurabilità, la sussistenza in concreto non di una mera sofferenza o turbamento, ma di una vera patologia e dunque lesione alla salute, la valutazione della quale non può che essere rimessa al medico legale.
Danno da mobbing:Danno da mobbing: il “danno morale”il “danno morale”
Per danno morale, va inteso il danno morale subiettivo, che si sostanzia nelle sofferenze spirituali, nei perturbamenti dello stato d’animo (c.d. pretium doloris), danno conseguenza della lesione sofferta dal soggetto offeso, cioè del comportamento illecito.
Il risarcimento del danno morale è possibile solo nelle ipotesi in cui l’illecito civile costituisce anche reato.
Il risarcimento di un danno genericamente morale, è stato accordato in connessione diretta con fenomeni ricondotti esplicitamente alla figura del mobbing soltanto di recente (Tribunale di Torino, 1999).
Danno da mobbing:Danno da mobbing:
il “danno esistenziale”il “danno esistenziale”
La categoria del danno esistenziale, consiste nella modificazione peggiorativa dell’insieme delle attività realizzatrici della persona, nell’alterazione di quell’universo di azioni, consuetudini, affezioni, attraverso cui l’individuo costruisce la propria identità, la propria esistenza.
Costituisce un danno alla qualità della vita del soggetto.
Il mobbing colpisce quel basilare e naturale diritto al rispetto che deve essere riconosciuto ad ogni individuo, anche sul lavoro: le offese arrecate dalle condotte mobbizzanti sono innanzitutto quelle alla dignità della persona ad all’integrità morale.
Il “danno da mobbing”, pertanto, prima ancora che nel danno morale o nel danno biologico, sembra trovare corrispondenza proprio nella categoria del danno esistenziale.
Mobbing: Mobbing: le possibili soluzionile possibili soluzioni
La prevenzione: prevenire il mobbing è il modo più efficace per evitarlo La sensibilizzazione dell’opinione pubblica La formazione: consiste nel rendere consapevoli le persone del fenomeno; ha l’obiettivo di
curare, assistere e intervenire sul fenomeno in modo che questo causi il minor numero di danni possibili
L’istituzione di seminari sul mobbing nelle Aziende, produce ricadute positive sul grado di soddisfazione sul lavoro e sulla riduzione dei costi aggiuntivi riguardo al personale
Una formazione sul mobbing per l’Amministrazione del personale e i quadri dirigenti delle Aziende porta ad un netto cambiamento dell’atteggiamento nei confronti dei dipendenti vittime del fenomeno
Il ricorso alla consulenza di un esperto con il compito di condurre una mediazione tra il mobber, le vittime, i colleghi, il rappresentante dell’Amministrazione ed i quadri direttivi, finalizzata ad una presa di coscienza degli attori rispetto alla presenza del fenomeno mobbing all’interno dell’Azienda
La presenza di un medico specialista, esterno all’Azienda, che si occupi direttamente della salute psicofisica della vittima