UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
MOBILITY MANAGEMENT: UN NUOVO STRUMENTO
PER LA SOSTENIBILITA’ URBANA 1
Sabrina Spaghi Collaboratrice Università di Pavia, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Il termine Mobility Management definisce un nuovo modo di gestire la domanda di mobilità
urbana: lo scopo è fare leva sul cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti di
mobilità delle persone, per diffondere una nuova cultura della mobilità sostenibile.
Anziché proporre il potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico, che normalmente
richiede investimenti notevoli e tempi di realizzazione lunghi, l’obiettivo si concentra sullo
studio dei comportamenti degli utenti e sulla domanda di trasporto. Gli obiettivi sono: ridurre
l’uso delle auto private, aumentare l’utilizzo del trasporto collettivo e di mezzi sostenibili,
ridurre i livelli d’inquinamento atmosferico e la congestione stradale, introdurre servizi
innovativi per la mobilità.
In Italia, il Mobility Management si afferma a partire dal Decreto Ronchi del 27 marzo 1998
sulla “Mobilità sostenibile nelle aree urbane”2. Il Decreto introduce la figura del
Responsabile della Mobilità Aziendale (Mobility Manager d’Azienda), coinvolgendo così
anche le aziende e i lavoratori nell’obiettivo di una mobilità sostenibile. Tale figura aziendale
diventa obbligatoria per legge per le aziende e gli enti pubblici con più di 300 dipendenti per
unità locale (o con oltre 800 dipendenti distribuiti su più sedi).
Il Decreto Ronchi prevede inoltre l’istituzione presso l’Ufficio Tecnico del Traffico di una
struttura di supporto e coordinamento dei Mobility Manager aziendali. Tale struttura è retta da
una figura definita Mobility Manager di Area, dove per “area” si intende il territorio
comunale di riferimento o anche un contesto di natura sovra-comunale. Il Responsabile di 1 Documento prodotto dall’Università degli Studi di Pavia (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali) nell’ambito del progetto “Pavia Mobility Manager”, co-finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del Bando 2010 “Promuovere forme di mobilità sostenibile alternative all’auto privata”. 2 http://www.euromobility.org/normativa_new/index.htm
Area ha quindi come obiettivo il miglioramento della mobilità urbana nell’area di sua
competenza e la predisposizione di politiche di disincentivo all’uso dell’auto privata per gli
spostamenti. La sua è quindi una funzione di raccordo, coordinamento e confronto tra tutti i
responsabili aziendali della mobilità operativi sul territorio di competenza.
Il Decreto obbliga inoltre le Regioni a dotarsi di un piano per il risanamento e la tutela della
qualità dell’aria; obbliga le Amministrazioni Pubbliche a prevedere quote di veicoli elettrici o
non inquinanti all’interno del proprio parco-veicoli; incentiva l’uso dell’auto in multiproprietà
(car-sharing) e del taxi collettivo.
Il successivo Decreto 20 dicembre 2000 del Ministero dell'Ambiente ha ulteriormente
promosso interventi di riorganizzazione della gestione della domanda di mobilità di persone e
merci, incentivando politiche radicali di mobilità sostenibile per ridurre concretamente gli
effetti negativi del traffico nelle aree urbane. In particolare, il Decreto del 2000 ha favorito la
diffusione del Mobility Management, dando finanziamenti ai Comuni per la realizzazione di
“Piani per la gestione della domanda di mobilità riferiti ad aree industriali, artigianali,
commerciali, di servizi, poli scolastici e sanitari o aree che ospitano, in modo temporaneo o
permanente, manifestazioni ad alta affluenza di pubblico”. Inoltre, tale Decreto ha esteso
l’applicazione del Decreto Ronchi a tutti i Comuni, senza limitarsi a quelli a rischio di
inquinamento atmosferico.
Il tema del Mobility Management (e più in generale della mobilità sostenibile) è presente
quindi nel quadro normativo italiano da più di dieci anni. Un’apparizione già di per sé in
ritardo rispetto al contesto internazionale: negli anni ’90 lo strumento era già conosciuto e
applicato negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei come Belgio, Inghilterra, Olanda e
Svizzera.
In America già quindi vent’anni fa si era iniziato a studiare la realizzazione di Piani di
Spostamento Casa-Lavoro (PSCL) per indagare le scelte di mobilità dei dipendenti di aziende
o enti pubblici. Attraverso il Programma “Advanced Public Transportation System” (APTS)
si era inoltre già provato ad applicare le moderne tecnologie alla mobilità urbana.
In Europa lo sviluppo avviene con il lancio di due progetti di ricerca finanziati dalla
Commissione Europea: il progetto MOMENTUM (Mobility Management for the Urban
Environment) e il progetto MOSAIC (Mobility Strategy Applications in the Community). Da
queste iniziative è partita la diffusione dello strumento nel nostro continente. Utile a tale
scopo è stata la piattaforma internet EPOMM (European Platform on Mobility Management) 3: organizzazione non profit con sede a Bruxelles, composta dai governi nazionali europei
3 http://www.epomm.eu
impegnati nella promozione e nello sviluppo della mobilità sostenibile e del Mobility
Management. La piattaforma è utile strumento per lo scambio di informazioni, la diffusione
dei risultati di politiche intraprese, la promozione di iniziative e azioni virtuose. EPOMM è
oggi ancor più completa grazie a due nuovi strumenti web interattivi: il primo è TEMS 4, una
banca dati online accessibile pubblicamente che consente una facile consultazione dei dati di
ripartizione modale di oltre 150 città europee; il secondo è MaxEva 5, che guida l'utente nella
raccolta e valutazione dei dati di monitoraggio dei progetti di Mobility Management,
calcolandone automaticamente gli effetti in termini di riduzione dei chilometri percorsi e del
biossido di carbonio.
In Italia la normativa in materia esiste, ma la conoscenza e l’implementazione dello strumento
in questo decennio hanno fatto fatica a decollare. Naturalmente il periodo di crisi non agevola
una visione ottimistica sull’argomento: le aziende cercano di ridurre i costi e politiche di
questo tipo sono viste dal mondo imprenditoriale come semplicemente un costo aggiuntivo
evitabile, senza percepirne i benefici. La maggioranza delle aziende su cui pende l’obbligo di
gestione della mobilità dei dipendenti (ovvero quelle con le caratteristiche sopra indicate) non
ha applicato la legge. Lo stesso vale per molti enti pubblici locali rilevanti sul territorio. Allo
stato attuale si contano in Italia 66 Uffici d’Area (54 a livello comunale, 11 a livello
provinciale o area vasta, uno di area industriale), mentre sono circa 800 i Mobility Manager
Aziendali operativi 6.
Ma chi è esattamente il Mobility Manager Aziendale? Qual è il suo ruolo all’interno di
un’azienda o di un ente?
Il suo compito è valutare costi e benefici dell’adozione di misure di mobilità sostenibile: far sì
che le risorse impiegate per lo scopo siano inferiori ai benefici per l’azienda/l’ente, i suoi
dipendenti e la società (Tabella 1). In questo modo lo scopo sociale dello strumento (favorire
la mobilità sostenibile) si fonde con lo scopo privato (per l’azienda/ente non avere un bilancio
negativo del progetto).
Il Mobility Manager promuove quindi iniziative di persuasione (creare la coscienza del
problema, modificare le abitudini quotidiane di mobilità dei dipendenti), di concessione
(creare nuovi servizi per i cittadini e migliorare quelli già esistenti) e di restrizione (politiche
di park e road pricing, predisposizione di ZTL, etc.). Alcuni esempi: promuovere l’uso del
trasporto pubblico in azienda attraverso l’offerta ai dipendenti di una tariffa urbana ridotta
grazie ad accordi con la società di trasporto locale, introdurre sistemi di car-pooling aziendale
4 http://www.epomm.eu/tems/index.phtml?Main_ID=2928 5 http://www.epomm.eu/index.phtml?ID1=2259&id=2259 6 http://www.euromobility.org/Mobility_Management/index.html
(condivisione dell’auto fra dipendenti per i tragitti casa-lavoro), installare rastrelliere per
biciclette, informare e sensibilizzare sul tema i dipendenti.
Una delle responsabilità chiave attribuite al Mobility Manager Aziendale è la redazione ed
attuazione del “Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro” (PSCL). Viene effettuato uno studio
sugli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti, che comprenda il tragitto effettuato, gli orari, il
mezzo usato, etc. In seguito, osservando i risultati e i punti critici emersi, si mettono in atto
azioni per incoraggiare modalità di spostamento più sostenibili, ovvero un minore utilizzo
dell’auto privata.
Il progetto “Pavia Mobility Manager” si inserisce in questo contesto, avendo come scopo lo
sviluppo di un quadro conoscitivo degli spostamenti sistematici di dipendenti e studenti
dell’Università di Pavia e la definizione di politiche per la mobilità sostenibile. Ci auguriamo
che questo progetto stimoli la formazione sul territorio della figura del Mobility Manager, sia
in capo alle aziende coinvolte sia a livello d’area, così da iniziare a sviluppare a Pavia una
vera cultura della sostenibilità urbana.
Tabella 1: Vantaggi complessivi dell’applicazione dello strumento del Mobility Management
Vantaggi per
l’azienda
Migliore accessibilità all’azienda per dipendenti e non Riduzione dei costi e dei problemi legati ai servizi di parcheggio Migliori rapporti con i residenti della zona (più posti per la sosta e minor inquinamento
acustico) Riduzione dei costi per i rimborsi sui trasporti Dipendenti meno stressati e quindi più produttivi Immagine aziendale aperta ai problemi dell’ambiente Filosofia aziendale basata sulla cooperazione
Vantaggi per i
dipendenti
Minori costi del trasporto Riduzione dei tempi di spostamento Possibili premi economici Riduzione del rischio di incidenti Minore stress psicofisico da traffico Socializzazione
Vantaggi per la
collettività
Riduzione dell’inquinamento atmosferico Riduzione dell’inquinamento acustico Riduzione del rischio di incidenti, quindi maggiore sicurezza Riduzione della congestione stradale Riduzione dei tempi di viaggio