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MODULO N 391 - RES ARCHITETTURE · E il costo di costruzione è davvero di 1.000 euro/m 2, tal-...

Date post: 16-Aug-2020
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RICCARDO RODA | TERZIARIO A ZURIGO | HOUSING A BOLZANO | NZEB 391 SETTEMBRE OTTOBRE 2014 PROTAGONISTI ITALIANI | RICCARDO RODA A ZURIGO | TERZIARIO LEGNO S/R A PAMPLONA | CENTRO DI RICERCA BIOMEDICA A BOLZANO | HOUSING SOCIALE TECNOLOGIE | NZEB ULTIME FRONTIERE 391 SETTEMBRE OTTOBRE 2014
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PROTAGONISTI ITALIANI | RICCARDO RODAA ZURIGO | TERZIARIO LEGNO S/RA PAMPLONA | CENTRO DI RICERCA BIOMEDICAA BOLZANO | HOUSING SOCIALETECNOLOGIE | NZEB ULTIME FRONTIERE

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PRIMO PIANO | MERCATO L'andamento del settore immobiliare in Europa e in Italia secondo le proiezioni di Scenari Immobiliari 408

EDIFICIO PER UFFICI | LEGNOUn sistema a incastro completamente a secco per gli uffici Tamedia a Zurigo. Una forte identità tipologica firmata Shigeru Ban 410

391SETTEMBREOTTOBRE 2014

PROTAGONISTI | RICCARDO RODAHousing sociale a 360°, impegno e progetto fuori dalle mode a dalle tendenze. Con la consapevolezza che “basterebbe poco per fare molto” 416

EDIFICIO PER LA RICERCA | BIOMIMICRYapplicare i processi naturali all’engineering dell’edificio: la bio-mimicry chiave di progetto per un’Architettura organica 434

In copertina: Uffici Tamedia a Zurigo. Progetto di Shigeru Ban Architects Europe. Fotografia di Didier Boy de La Tour.

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HOUSING SOCIALE | INVOLUCRO E COPERTURALa copertura come “Quinta” facciata in un intervento a Bolzano.Di cdm architetti associati 442

TECNOLOGIE | NZEBInvolucro come filtro selettivo, impianti a basso consumo e alto rendimento, fotovoltaico, solare termico, eolico: gli elementiper il progetto dell’edificio a consumo zero 448

INNOVAZIONE | INVOLUCROInvolucro integrato all’impianto di climatizzazione: una facciata attiva a ridotto spessore e buon esito formale in una ricerca con-dotta dal Politecnico di Torino e da un pool di aziende 467

INNOVAZIONE | RIUSO La valorizzazione di scarti e rifiuti industriali preconsumo.Le potenzialità per l’edilizia in una ricerca del Politecnico di Milano 474

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PROTAGONISTI IN ITALIA – RICCARDO RODA – RES ARCHITETTURE – FIRENZE – EDILIZIA SOCIALE

– URBANISTICA

MODULO PAROLE CHIAVE

RICCARDO RODA housing sociale a 360°,

impegno e progetto fuori dalle mode a dalle tendenze. Con

la consapevolezza che “basterebbe poco per fare molto”CONTRIBUTO RACCOLT0 DA RODOLFO BIANCHIRODOLFO BIANCHI

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Innovazione tecnologica e costruttiva; gestione della componente economica di progetto; adozione di criteri avanzati di sostenibilità ambientale; conoscenza dei meccanismi di finanziamento e funzionamento dell’edilizia residenziale sociale: in sintesi estrema il profilo professionale di Riccardo Roda, le parole chiave che informano l’attività di un archi-

tetto da sempre impegnato nell’ambito dell’edilizia sociale, molto prima che le altalenanti vicende burocratiche, politiche ed economiche del BelPaese ne facessero un campo di affermazione e sperimentazione autocelebrativa per progettisti di tendenza e archistar di varia fama. Riccardo Roda è oggi senior partner di RES Architetture, uno studio che sviluppa il modello dell’approccio interdisciplinare alla progettazione, dalla pianificazione urbanistica alla progettazione esecutiva. Socio di Riccardo Roda è Silvio Pappalettere, architetto, e urbanista che ha maturato una notevole esperienza in ambito urbanistico, normativo ed edlizio. Gli ambiti di attività dello studio comprendono: piani e programmi di riqualificazione urbana e territoriale; coordinamento e gestione di programmi edilizi complessi; progettazione urbanistica generale ed esecutiva; piani di fattibilità progettuale ed economica; progettazione e direzione-lavori di opere pubbliche e private; computi e contabilità; collaudi; piani di sicurezza; progetto antincendio; certificazione energetica. In particolare, la lunga esperienza maturate nel campo dell’edilizia sociale consente a RES Architetture di realizzare, attraverso un originale me-todo progettuale, edifici low-cost con elevatissime prestazioni energetiche e a basso impatto ambientale. La firma di Riccardo Roda segna per una buona parte il patrimonio di edilizia sociale della regione Toscana dagli anni Ottanta a oggi.Modulo affronta con l’architetto temi che spaziano dal rigore e dall’etica individuati come pre requisiti fondanti del lavoro alla contemporaneità del linguaggio in sintonia con la gestione responsabile del progetto.

Nella pagina a fianco, Quartiere Residenziale La Sala a Firenze. In questa pagina, in alto: Edilizia Residenziale Sovvenzianata a Sesto Fiorentino; al centro a sinistra asilo nido "Albero Mago" a Scandicci, a destra Edificio Sperimentale in Classe A a Borgo San Lorenzo; in basso a sinistra Edificio Residenziale Quartiere Ecologico Giuncoli a Firenze, a destra dettaglio delle logge del Quartiere Residenziale La Sala.

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Modulo: Edilizia popolare, una vocazione … anche in tempi “non sospetti”, non dominati dall’imperante housing sociale. La tua attività professionale si è pre-valentemente sviluppata sul filone dell’abitare sociale e pubblico. Riccardo Roda: Mi occupo da sempre di questo tema, prima come manager, poi come progettista. L’edilizia sociale è stata, per le generazioni passate, un tema privilegiato, un impegno irrinunciabile. E se non sempre i risultati sono stati degni di nota nel breve o nel lungo periodo, tuttavia è innegabile che la tensione all’etica e al rigore informasse la professione dell’ archi-tetto in quest’ambito. Oggi sono mutati alcuni, ma non tutti i termini di confronto: se l’housing sociale è “di moda” è pure vero che si tratta di un impegno saltuario per gli studi professionali, attratti dalla visibilità che l’esse-re attivi su questo fronte può conferire.

Modulo: Si sta attualizzando la normativa sull’housing sociale?Riccardo Roda: No, purtoppo no, l’housing sociale è diventato un tema di moda senza che la normativa si sia modificata. Siamo costretti a progettare con stan-dard vecchi più di 35 anni e se da un lato se ne parla

tanto e si fanno anche i “concorsi di bellezza”, dall’altro i non sono stati più erogati finanziamenti al settore e, quando si ottengano fondi per far partire i progetti, si continuano a costruire case inadeguate a bisogni che sono profondamente mutati. E’ una situazione sta-gnante che non viene sottolineata abbastanza. L’hou-sing sociale è un settore ingessato, mal finanziato, con

regole, norme e operatori obsoleti; basterebbe poco per fare molto.

Modulo: Proposte per una riqualificazione dell’edilizia sociale? Sul piano progettuale, cosa bisognerebbe fare?Riccardo Roda: Innanzitutto rivedere la normativa tecnica di settore: stiamo usando norme nate al mo-mento del varo del Piano Casa del 1978, che a loro volta riprendevano la normativa Gescal. In pratica l’alloggio popolare e/o economico continua ad essere concepi-to come un alloggio borghese rimpicciolito: terrazza, ripostiglio, cantine, camere da letto, … Nel frattempo è cambiata la società, la famiglia, i bisogni e i compor-tamenti abitativi! E’ necessario adeguare l’offerta alla domanda. E non un caso che i risultati più interessan-ti oggi si ritrovino in progetti che stanno a cavallo tra housing sociale e welfare: case per anziani, per studen-ti, centri di accoglienza. Poi bisogna riavviare la ricerca progettuale, arenatasi alla fine degli anni ’90 quando il Ministero delle Infrastrutture esaurì il suo ruolo di guida attraverso programmi nazionali che avevano avuto il grande pregio di creare un terreno comune di confron-to tra operatori, progettisti, comuni, Regioni.

Modulo: Come si possono studiare e sviluppare le in-terazioni tra l’edilizia sociale e il territorio?Riccardo Roda: In passato il limite maggiore è stato quello di pensare che un buon disegno – urbanistico o architettonico – potesse riscattare da solo le periferie. Sfuggiva, come peraltro mi sembra continui a sfuggi-re ancora oggi, che concentrare fasce sociali deboli in ambiti periferici, equivale a costruire delle gigantesche bombe sociali. La segregazione ha portato a risultati negativi in tutta Europa; in Italia le cose sono state ag-gravate dalla carenza generale di opere pubbliche, per cui i nuovi quartieri regolarmente presentano aree in negativo costituite dai servizi, dai collegamenti, dalle scuole. Ma se ci sono stati errori nel passato, come è naturale che ce ne siano stati, va però detto che lo han-no compiuto in buona fede, pensando di contribuire al miglioramento delle classi sociali disagiate.

Modulo: Quali sono gli elementi fondanti alla base dei

Affrontare il “progetto” in termini interdisciplinari: se è condicio sine qua non per l’edilizia sociale pubblica, è una modalità competitiva ed efficace in tutti gli ambiti dell’Architettura. Senza rinunciare agli aspetti etici, compositivi, formali e perché no, artistici del mestiere

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tuoi progetti?Riccardo Roda: Mi occupo da sempre di sostenibilità e dalla grande stagione di sperimentazione bioclimati-ca degli anni ’80 ho derivato che, solo a scala urbana è possibile dispiegare strategie ottimali, a costo zero, per realizzare compiutamente obiettivi di miglioramento del comfort con basso impatto ambientale. Progettare quartiere sostenibili non è solo tener conto del sole, del vento e del verde, ma è questione assai più comples-sa, che mette in gioco aspetti economici, funzionali, percettivi. Un quartiere è un organismo che deve fun-zionare bene, deve essere percepito positivamente dai suoi abitanti e deve anche essere sostenibile in termini di costo. E per costo intendo anche i costi di gestione, aspetto del tutto sottovalutato nel nostro paese.

Modulo: E per quanto riguarda la progettazione architettonica?Riccardo Roda: Sono affascinato dal tema dell’in-novazione. L’edilizia è un settore non industriale, assai arretrato. In Italia siamo ancorati alla tecnologia del cemento armato e a lavorazioni umide, gestite preva-lentemente da imprese artigiane.Allo stesso tempo siamo in presenza di una forte di-scontinuità, creata in primo luogo dalla forte evoluzio-ne normativa tecnica che richiede all’edilizia prestazioni certe e sempre più assimilabili a quelle dei prodotti in-dustriali. La crisi gravissima del settore, con ribassi negli appalti pubblici superiori al 30%, non aiuta di certo.

Tuttavia è innegabile che il modo di costruire non po-trà progredire – come è successo fin ora- attraverso la graduale introduzione di soluzioni e tecnologie parziali mutuate da settori industriali evoluti, come la chimica, l’aeronautica, senza cioè intaccare più di tanto la tra-dizionale organizzazione del cantiere. Il futuro richiede discontinuità; l’aspetto critico sono i tempi con cui l’in-novazione muterà il settore delle costruzioni,

Modulo: Il tuo personale “cavallo di battaglia” progettuale?Riccardo Roda: Nell’ultimo decennio ho messo a punto un metodo di progettazione, basato su un ap-

proccio sistemico che mi consente di realizzare edifici low-cost con prestazioni energetiche elevatissime.

Modulo: Dove sta la differenza rispetto alla pluridichia-rata messa a punti di sistemi di contenimento dei con-sumi e di risparmio energetico?Riccardo Roda: E’ vero, la differenza sta forse nel fatto che sperimentato con risultati eccellenti il mio meto-do su singoli edifici e interi quartieri di edilizia corrente realizzata da Comuni, Istituti Autonomi Case Popolari, Cooperative, Imprese, senza finanziamenti straordinari. E il costo di costruzione è davvero di 1.000 euro/m2, tal-volta anche meno.

Sesto Fiorentino, Piano attuativo Quartiere Scardassieri, rendering e planivolumetrico. Progetto RES Architetture, Riccardo Roda e Silvio Pappalettere.

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Modulo: In cosa consiste il tuo metodo?Riccardo Roda: Innanzitutto adotto un approccio interdisciplinare, in modo da affrontare tutti gli aspetti problematici a monte. Nella prassi corrente del no-stro paese gli ingegneri e gli specialisti vengono dopo l’architetto, e in genere si preoccupano molto poco dell’impatto – economico e funzionale - del loro lavo-ro sul progetto architettonico.Per fortuna la normativa sugli appalti pubblici spinge in questa direzione, quindi oggi è molto più facile, ri-spetto a vent’anni fa, usare questo tipo di approccio.In secondo luogo privilegio tutte le soluzioni pro-gettuali in grado di procurare benefici gratuiti, in primo luogo soluzioni di tipo bioclimatico ade-guate al clima mediterraneo. Le scelte progettuali vengono poi razionalizzate attraverso criteri che privilegiano affidabilità, ottimale rapporto costo/beneficio, durabilità, manutenibilità, capacità a trasferire i benefici energetici agli utenti finali .Una sperimentazione insomma prudente e rispettosa allo stesso tempo, perchè gli edifici, alla fine del cantiere, vengono comprati, locati, utilizzati e i conti, alla fine, devono tornare. Il controllo dei costi è contemporaneo alla progettazione, fin dal livello preliminare, e questo è fondamentale soprattutto in caso di finanziamento pubblico.L’aspetto eco-nomico, per Res Architetture, è risolutivo e per-tanto gli obiettivi iniziali vengono sempre vagliati in termini di compatibilità economica globale.Gli

eventuali costi aggiuntivi vengono di conseguenza sempre “compensati” con equivalenti risparmi . Si tratta di un metodo che mette in primo piano la sostenibilità intesa come utilizzo consapevole di tutte le risorse, anche quella economica. Può es-sere molto stimolante lavorare con risorse limitate.

Modulo: Mi sembra di aver ravvisato una certa an-tipatia nei confronti delle cosiddette “mode” o me-glio forse tendenze che emergono spontaneamente dall’evoluzione del contesto, ma si trasformano poi in mode. Come ti esprimi sul tema della sostenibilità…..Riccardo Roda: E’ vero, purtroppo è un tema alla moda. Anche il linguaggio comune si è impadroni-to del concetto di edifici “classe A”, e ci si balocca su questo concetto.La realtà è assai più avanti della percezione comune: dal decreto sulle rinnovabili in poi – grazie anche alla direttiva europea e alle procedure di infrazione che minacciano il nostro paese – ci siamo incammi-nati verso un ricorso crescente alle fonti rinnovabili, cosa assai diversa da un involucro edilizio molto performante. Di fatto, ogni promotore di iniziative edilizie deve ga-rantire che una quota crescente del consumo ener-getico globale debba essere assicurata dall’utilizzo di fonti rinnovabili.Verso il 2020, 2018 per gli edifici pubblici, si arriverà a edifici quasi zero.

Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, hanno già anticipato le tappe obbligatorie fissate a livello nazionale.A parte la questione economica, è davvero arduo negli edifici complessi trovare lo spazio per una quantità davvero spropositata di sistemi di sfrutta-mento delle fonti rinnovabili.Si tratta di una sfida da affrontare preparati sia sul fron-te della progettazione impiantistica, sia su quello della R&D aziendale. Modulo: Non credi che le fonti rinnovabili possano essere una valida soluzione?Riccardo Roda: Dal 2005 è cambiato tutto, adesso la nostra normativa non ha nulla da invidiare a quelli di paesi europei a cui abbiamo guardato per tanto tem-po come a degli esempi virtuosi.Era necessario uno stop e un riassetto basato sui ri-sultati ottenuti, in primo luogo ricalibrando la meto-dologia di certificazione energetica che presenta forti limiti. Si è deciso di accelerare, e lo Stato, che si è con-traddistinto spesso per le sue mancanze, ha scaricato l’obbligo di produzione di energia da fonti rinnovabili su chi costruisce. Troppo facile e pure poco logico.

Modulo: Ma allora, secondo il tuo punto di vista, gli edifici quasi zero sono un’utopia? Riccardo Roda: Assolutamente no; a Prato sto ter-minando di costruire un edificio che non consumerà quasi nulla, il tutto con i massimali dell’edilizia econo-mica e popolare. Però non bisogna confondere la spe-

Edilizia ERS in locazione agevolata con finanziamento della Regione Toscana a Borgo San Lorenzo.

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rimentazione avanzata con le condizioni medie di mercato, su cui si devono basare le iniziative legislati-ve. Inoltre posso confermarle che ho avuto modo di verificare l’esistenza di grossi limiti nell’offerta di tec-nologie impiantistiche avanzate per l’edilizia civile. Le pompe di calore, per esempio, presentano – anche per interventi edilizi di taglia media – livelli di rumo-rosità incompatibili per un quartiere residenziale, con obbligo di adozione di sistemi artigianali di atte-nuazione acustica che potrebbero tranquillamente essere realizzati dal produttore. Altro problema rile-vante è l’accumulo di energia elettrica: le prestazioni attualmente sono ridicole rispetto ai bisogni. Ci sa-rebbe molto da lavorare in questo campo, ma il set-tore delle costruzioni non avra’ alcuna precedenza. La precedenza l’avranno i sistemi di accumulo per le auto elettriche, perchè il raddoppio dell’autonomia massima attuale cambierà lo scenario futuro del mercato automobilistico, almeno per le city car.

Modulo : Hai lavorato e lavori nell'ambito dell'urbani-stica. Quali sono i progetti che hanno segnato la tua attività e ... trasformato il territorio? Ricordi qualche "momento progettuale" più esaltante di altri?Riccardo Roda: Certamente la serie di quartieri resi-denziali di grandi dimensioni, soprattutto nell’area fio-rentina, che ho progettato e coordinato. In alcuni casi, come nei quartieri di Magrignano (Livorno), Giuncoli (Firenze) Pizzetti (Grosseto) e Malizia (Siena), è stato possibile dispiegare in modo completo e coerente i criteri di ottimizzazione energetica e funzionale che a scala piu’ piccola per forza di cose risultano più limi-tati. Ho appena completato il progetto urbanistico di un nuovo quartiere Scardassieri (Sesto F.no), in cui ho portato a sintesi un decennio di sperimentazione sulla sostenibilità a scala urbana ed edilizia. Altro aspet-to che ritengo molto interessante è rappresentato da programmi che puntano a portare a sintesi obiettivi di riqualificazione urbana e di sviluppo economico.Tra i vari esempi mi piace ricordare il Prusst Terre Se-nesi, da poco terminato, un piano di sviluppo della provincia senese con investimenti – pubblici e priva-ti – superiori al miliardo di euro; il piano strategico di sviluppo della Val d’Era; il master plan per la società di Trasformazione Urbana “Nuovo Centro” di Livorno; i molti programmi pubblico-privato per la trasforma-zione di attività industriali obsolete in Toscana, nel Mugello nelle aree del cuoio e del vetro.

Modulo: Urbanistica e housing sociale, ma qualche concessione all'interior c'è stata: mi riferisco alla sede fiorentina di Eataly (in Modulo 389, maggio giugno

2014) , inaugurata all'inizio di quest'anno? In quale altri campi spazia la tua attività professionale? Riccardo Roda: Ho lavorato a progetto di Recupero e restauro e in molti altri campi; un campo attualmente molto interessante riguarda i progetti relativi al settore commerciale e direzionale; a parte i progetti in corso, Siena e Colle Val d’Elsa, stiamo lavorando sul tema della media distribuzione food in ambiti urbani strut-turati, un tema assai importante in proiezione futura, e sul tema delle infrastrutture urbane (parcheggi) con progetti- pilota in fase di messa a punto.

Modulo: Qual è la tua visione del futuro dell'Architet-tura, sotto il profilo dell'innovazione tecnologica?Riccardo Roda: Dal punto di vista del mestiere di progettista, il futuro è legato alla progressiva trasforma-zione dello studio di architettura da bottega artigianale verso gruppi interdisciplinari di professionisti operanti in modo integrato ed organico.Già oggi la normativa sulle opere pubbliche ammette di fatto solo gruppi che diano garanzie tecniche – oltre che economiche – in tal senso.Sul ruolo del progettista il discorso è molto più arti-colato: la complessità delle prestazioni richieste la forte integrazione con altre discipline impongono una capacità professionale assai diversa dal passato anche recente. Il progettista, pena la marginalizzazione, deve essere capace di integrarsi in processi organizzativi e

decisionali sempre piu’ stringenti. Il fattore economico è un aspetto oggi decisivo, e in futuro lo sara’ ancor di più. Per quanto riguarda l’aspetto costruttivo e tec-nologico, vedo una forte accentuazione nell’utilizzo di materiali e tecnologie innovative. Ma non penso solo a singoli materiali, anche se suggestivi come gli ae-rogel derivati direttamente dall’industria aerospaziale, ritengo probabile che la somma di tanti elementi in-novativi non possa più essere riassorbita all’interno del tradizionale organizzazione del cantiere. I tempi sono maturi per una mutazione radicale , mirata al conteni-mento dei costi e all’innalzamento della qualità com-plessiva delle prestazioni; la soluzione migliore a mio avviso sono le costruzioni stratificate, a secco, in grado di attingere ad una vasta gamma di prodotti industria-li tra loro compatibili, montabili in tempi molto rapidi.

Vista complessiva e dettaglio (in basso) della Residenza di Primo Inserimento per immigrati a Calenzano.

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Più del 90% dei consumi energetici coperti dalle fonti rinnovabili in un edificio che costa 1000 euro/m2. Gli extra costi compensati da risparmi equivalenti per un progetto di edilizia sovvenzionata

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La corsa all’incremento esponenziale delle prestazioni energetiche si arricchisce, a partire dal 31 maggio 2012, degli obblighi

derivanti dal Decreto Rinnovabili (D.M. n.28/2011). Il loro contributo parte dal 20% sui consumi totali (riscaldamento, a.c.s., raffrescamento), per passare al 35% nel biennio 2014-16, e al 50% dal 2017. In base alla direttiva europea a cui si è uniformato il Decreto rinnovabili in Europa gli edifici dovranno presentare consumi “quasi zero” nel 2020. Rispetto alla prassi corrente, già orientata a forte conteni-mento dei consumi, è necessario operare un salto di qualità notevole, con una discontinuità non in-feriore a quella già operata dalla legge 192/2005 e s..mm.ii. La proposta progettuale messa a punto per l’E.P.P. (il locale Istituto autonomo case popo-lari) punta a sperimentare i limiti fino a cui l’indi-pendenza da fonti energetiche tradizionali si può spingere nel difficile settore dell’housing sociale. Il progetto, in fase avanzata di costruzione, rispetta i limiti di costo dell’edilizia sovvenzionata a totale contributo dello Stato, con costi di costruzione di circa 1.000 euro/m2 di S.C. L’intervento è situato nel quartiere periferico di San Giusto, e propone la ricucitura di un angolo urbano non edificato a cavallo tra edifici preesistenti. Il progetto propone

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29 alloggi di edilizia sovvenzionata, di vario taglio, finanziati dal Piano Nazionale Casa e con risorse proprie, oltre a un centro civico posto al piano terra. L’edificio, a forma di “elle”, racchiude al suo interno un ampio giardino, che ospita anche posti auto. Le prestazioni di progetto sono elevatissime e corrispondono a valori superiori all’attuale classi-ficazione A+: una volta costruito esso presenterà, grazie alle fonti rinnovabili, una copertura dei con-sumi energetici totali superiore al 91%.Per ottenere questo risultato, che proietta l’edi-ficio assai al di là degli obblighi previsti in Italia nei prossimi 5 anni, è stato necessario operare su più fronti. Innanzitutto, secondo un metodo già ampiamente collaudato dal progettista, sono state ingegnerizzate e razionalizzate tutte le scel-te progettuali e tecnologiche, compensando gli extra-costi con risparmi equivalenti. Ad esempio, l’uso di fronti lisci diminuisce costi, guaine e pon-ti termici; ugualmente è stato scelto di prevedere posti-auto all’esterno, con un duplice vantaggio, sui costi e sui canoni degli alloggi.In secondo luogo il progetto è stato ottimizzato in base a criteri bioclimatici, che hanno il pregio di essere completamente gratuiti, con particolare attenzione al comfort estivo.In terzo luogo l’involucro è stato ottimizzato con pareti stratificate, eliminazione totale di ponti ter-mici, infissi potenziati basso-emissivi.Nella scelta dei materiali è stata assicurata forte attenzione all’utilizzo di soluzioni ecologiche e di materiali riciclati; in particolare verranno usati isolanti termo-acustici derivanti dal riciclaggio di scarti del locale settore tessile (filiera corta).L’impianto, completamente centralizzato, si basa su un sistema a pompa di calore acqua-aria, ali-mentata elettricamente, con distribuzione a bassa temperatura (pavimento radiante). L’utilizzo delle fonti rinnovabili si basa su un sistema integrato di pannelli fotovoltaici, che assicurano una potenza di 30 KW, e da una batteria di 60 m2 di pannelli

solari del tipo sottovuoto. Mentre per la contabi-lizzazione verranno utilizzati tecnologie domoti-che, per la regolazione si è optato su sistemi assai semplificati, più adatti al tipo di utenza. Il consumo finale sarà limitatissimo, e il beneficio sarà riversato interamente agli utenti finali.

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Bioclimatica e comfort estivo i focus di un progetto che tende all’efficienza energetica mettendo in primo piano la riduzione dei costi di gestione

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Il complesso di housing sociale si inserisce all’inter-no del Piano di Recupero “Ex-Stivercoop”, localiz-zato in un’area centrale della città bassa di Colle di

Val d’Elsa. L’intervento prevede un insediamento di edilizia residenziale agevolata per complessivi 20 allog-gi (di cui n.16 destinati a locazione permanente e n.4 alla proprietà), fruente di finanziamento della Regione Toscana. I canoni di affitto sono molto bassi, di circa 300 euro al mese per alloggio.La necessità di coniugare l’alta efficienza energetica (l’edificio ha classe energetica B) con il social housing, con i bassi costi di costruzione connessi, ha indirizzato il progetto verso l’utilizzo spinto di criteri bioclimatici, con particolare riferimento al tema del comfort natu-rale estivo. Tale scelta è funzionale ad eliminare i con-sumi energetici per il raffrescamento, e di conseguenza a non gravare sulle le bollette, proprio in un settore come questo, dove ai ridotti canoni di affitto devono corrispondere ridotti costi di gestione.Il progetto si caratterizza per l’orientamento nord-sud dell’edificio e il trattamento molto differenziato dei fronti; il sistema articolato di schermature presenti sul fronte sud come strumento di controllo del so-leggiamento, la concentrazione sul fronte nord degli ambienti di servizio e vani scala, con aperture molto ridotte; massima semplificazione dei volumi edilizi ed eliminazione dei ponti termici. Il progetto archi-tettonico consta di un corpo di fabbrica articolato in due blocchi, ognuno su sei piani fuori terra (oltre ad un piano interrato). Gli alloggi, che hanno una di-mensione media di circa 63 m2 (S.U.), sono dotati di parcheggio, box o posto auto (coperto o scoperto). E’ presente un’ampia zona verde alberata, lasciata inal-terata per creare l’effetto schermatura, a protezione del fronte Sud durante i mesi invernali. Le pareti pe-rimetrali sono realizzate con muratura stratificata con finitura esterna a cappotto e isolante intermedio, con elevata inerzia termica. La copertura è realizzata con un tetto microventilato (tetto freddo) che consente un adeguato isolamento dei locali sottostanti. Per au-mentare l’albedo (indice di riflessione della luce solare), sono stati preferiti colori chiari per il trattamento delle superfici murarie e delle pavimentazioni esterne quali intonaco e pietra naturale e/o artificiale per il rivesti-mento del basamento e nei percorsi pedonali.

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Quando la finalità sia quella della locazione, il basso consumo energetico è l’elemento fondante di progetto. Obiettivo raggiunto con un eccellente equilibrio tra involucro e impianti

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L’intervento di Petriccio fa parte del pro-gramma “20.000 abitazioni in affitto”. Si tratta di un complesso residenziale con-

venzionato per 27 alloggi. L’edificio è costituito da tre corpi di fabbrica tra loro sfalsati in verticale, ciascuno dei quali ospita 9 alloggi (tre per pia-no). I servizi sono concentrati sulla fascia centrale dell'organismo edilizio. Il progetto punta a elevate prestazioni energetiche con una forte attenzione all’involucro e alla creazione di un sistema articola-to di schermature esterne, ottenendo prestazioni intermedie tra le classi energetiche A e B. L'edificio raggiunge un fabbisogno invernale di energia primaria inferiore a 45 Kwh/m2 anno, at-traverso lo sfruttamento degli apporti gratuiti di calore e di luce solare e con il potenziamento dell’involucro per massimizzare l’inerzia termica della struttura.

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Un esempio pilota di demolizione e ricostruzione nel centro di Siena: al posto di un complesso industriale dismesso un quartiere residenziale e terziario improntato a criteri ecologici

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Il nuovo Quartiere ecologico di Malizia prevede la realizzazione di un insediamento a preminente funzione residenziale/direzionale.

L'insediamento rappresenta un nuovo quartiere residenziale posto nella prima periferia di Siena e si distingue per l’alto profilo qualitativo e per l’ado-zione e la sperimentazione di innovativi criteri sostenibili; il progetto, perseguendo l’obiettivo di massimo contenimento dell’impatto ambientale, oltre all’adozione di precisi criteri ecologici ha sta-bilito un rapporto privilegiato con il parco urbano limitrofo l’insediamento, facendo dell’acqua una vera e propria risorsa. Attraverso la creazione di un ampio bacino di raccolta (che costituisce un elemento percettivo/visivo fortemente qualifican-te per il quartiere), si ridurranno in modo sensi-bile i consumi di acqua potabile con il completo riutilizzo per irrigazioni ed usi non-domestici. Il sistema del verde, funzionale anche alle strategie bioclimatiche, regola l’articolazione degli spazi pubblici e contribuisce in modo determinante al miglioramento dell’accessibilità, del comfort am-bientale, della vivibilità del quartiere. L’edificato si basa su una griglia opportunamente dimensiona-ta con asse est-ovest, in grado di garantire agli edi-fici esposizione prevalente sui fronti sud e maggior possibilità di utilizzo di tecniche bioclimatiche. La posizione e l’assetto dell’edificato consente una protezione naturale dai venti invernali grazie alle colline poste ad est e la permeabilità delle brezze estive. Le soluzioni architettoniche/impiantistiche individuate a scala edilizia puntano a caratterizzare il nuovo insediamento per l’alta efficienza energeti-ca; l’insieme delle strategie e delle soluzioni previste, ha portato, nel 2007, per i progetti dei Lotti B, C, D, E, alla vincita del bando regionale D.E.A. - “Distretti Energetici Abitativi”.Il progetto privilegia tipologie edilizie ad altezza con-tenuta, con volumi semplici e rigorosi; esso si basa su soluzioni specificatamente legate al carattere ecologico dell’insediamento, con un’impostazione dei fronti principali esposti a sud e a nord che preve-de una forte differenziazione in termini di funzioni e prestazioni. I fronti nord, a conservazione energe-

tica, presenteranno pareti uniformi e a forte inerzia termica di laterizio e cotto, con aperture ridotte e coperture ad elevata capacità isolante. I fronti sud, a guadagno solare, presenteranno ampie aperture opportunamente schermate, per evitare il surriscal-damento estivo, da schermi continui di alluminio. Il parco ed il canale che attraversa il quartiere lungo il lato ovest rappresentano un radicale intervento di recupero e controllo idrogeologico. La definizione dell’acqua come risorsa ha portato a una serie ampia e articolata di scelte che incidono sia alla scala urba-na che a quella edilizia, ma soprattutto, ha portato a considerare il sistema del verde e la sua organizzazio-ne morfologica e distributiva come strumento per il controllo del sistema idrico e geologico. Il disegno del parco sulla collina (terrazzamenti, disposizione delle alberature ecc.) deriva dalla disposizione di un ampio sistema di dreni subcorticali destinati ad evi-tare il ruscellamento superficiale e i ristagni delle ac-que meteoriche; tali dreni confluiscono in condotte sotterranee che trasferiscono le acque reflue sino al canale di raccolta. Il canale, che costituisce un ele-

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mento della scena urbana estremamente suggestivo è unico nel panorama senese, sarà destinato a racco-gliere tutte le acque reperibili nel bacino idrografico (anche quelle già canalizzate), decantarle, pulirle e esporle al piacere della vista. Un sistema di troppo-pieno consentirà di trattenere solo quelle stretta-mente necessarie per gli usi civili non potabili e per l’irrigazione di tutte le aree verdi dell’insediamento, prima di restituirle al Torrente Riluogo. Il processo di riciclo dei materiali edili dell’area produttiva dismes-sa su cui sorge il Quartiere ecologico di Malizia si è articolato in quattro grandi fasi: formazione del rifiu-to di cantiere; raccolta e differenziazione dei rifiuti; trattamento ed infine, ricollocazione in sito. La de-

molizione totale dei manufatti preesistenti (69.065 m3) ha generato un totale di 14.292 m3 di materiale macinato e l’ottenimento di 21.438 tonnellate di materiale riutilizzabile in sito. Il calcestruzzo ed il ce-mento armato delle strutture hanno prodotto 5.353 m3 di inerte che, previa separazione dalle armature in ferro, è stato frantumato e riutilizzato per le mas-sicciate ed i drenaggi a tergo dei muri di sostegno di alcuni dei nuovi lotti. Le terre di scavo provenienti dagli sbancamenti, per un totale di 65.299 m3 in co-erenza e nel rispetto del D.lgs 152/2006, sono stati quasi completamente riutilizzati in sito per la forma-zione di rilevati e compensazione delle quote all’in-terno dei lotti edilizi.

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Le schermature con frangisole in alluminio caratterizzano il progetto dell'edificio inserito in un quartiere di grandi dimensioni informato a criteri rigorosi di bioclimatica

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Il P.I.I. di Badia a Settimo - San Colombano è un vasto programma di ricucitura urbana che si innesta su due frazioni storiche del Comune di

Scandicci, con la previsione di due nuovi poli de-stinati a servizi pubblici, aree verdi e attrezzature collettive, la realizzazione di un nuovo quartiere re-sidenziale, e una riqualificazione complessiva delle urbanizzazioni secondarie. Il P.I.I. ha fatto parte del “European Solar Building Exhibition” (2002/2008), il programma europeo Altener di edilizia a basso consumo energetico che ha selezionato dodici città europee, con l’obiettivo comune di elaborare concetti innovativi per le operazioni di trasforma-zione urbana in chiave bioclimatica. Il piano mira alla qualificazione funzionale e l’integrazione dei nuovi insediamenti e dei borghi preesistenti, pre-vedendo anche aree destinate ad ospitare attrez-zature pubbliche, ubicate una nel settore nord-est di Badia a Settimo, e l’altra in fregio alla Superstra-da Fi-Pi-Li. La zona interessata dal Piano ha una consistenza di circa 20 ettari, su cui sono stati re-alizzati 327 alloggi di edilizia sociale, con tipologie diversificate (torre, linea, schiera), oltre alle neces-sarie opere diurbanizzazione, servizi, parcheggi, at-

tività commerciali, spazi pubblici ed aree destinare allo sport e a servizi sociali. Il coordinamento pro-gettuale dell’intero piano, dovuto alla presenza di una pluralità di operatori diversi (enti pubblici, co-operative edilizie, imprese, professionisti, ecc.), ha garantito la assoluta omogeneità dei diversi corpi edilizi, oltre che un’ottima qualità architettonica. La progettazione su scala urbana si è orientata ver-so specifiche soluzioni in termini di orientamento e di localizzazione dell’edificato e del verde, en-trambi funzionali alle strategie bioclimatiche. In particolare sono presenti tipologie insediative ad altezza contenuta, organizzate attraverso un tes-suto edilizio compatto. L’utilizzo di un numero ri-dotto di tipologie (torre, linea e schiera) è coeren-te con il tessuto insediativo preesistente con cui il nuovo insediamento va a rapportarsi. Il progetto è complessivamente caratterizzato da: utilizzo di criteri bioclimatici ed ecologici; volumi semplici e lineari caratterizzati dal mattone faccia-vista; co-perture a falde; schermature verticali in alluminio per i vani tecnici; logge distribuite secondo fasce orizzontali continue; parapetti vetrati continui di colore chiaro; articolazione dei prospetti attra-

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verso volumi aggettanti costituiti dai vani scala e dalle schermature; Alcuni degli edifici, tra cui l’asilo “Alberomago”, hanno ottenuto finanziamenti re-gionali specifici per i livelli di risparmio energetico raggiunti.Tutto l’edificato è destinato ad edilizia sociale convenzionata; due edifici a torre sono destinati in particolare ad edilizia agevolata in locazione, con graduatorie gestite dall’amministrazione co-munale. Il lotto 4/6, da poco terminato, assieme al gemello del lotto 1/4 terminato nel 2010, pro-pone 15 alloggi di taglio medio-piccolo, finanziati dalla regione Toscana e destinati alla locazione. L’edificio è costituito da una tipologia a torre di 3

piani fuori terra, con 5 alloggi per piano e 1 piano interrato. Il blocco principale, rivestito in laterizio faccia vi-sta, è scandito dai volumi emergenti delle terrazze, caratterizzate da elementi metallici e schermature con frangisole in alluminio. I prospetti risultano così molto articolati da un gioco di vuoti e pieni, ma nella loro interezza i volumi risultano essere molto semplici e lineari nell’immagine finale. Aspetto caratterizzante del progetto è il camino centrale di ventilazione, che utilizza l’ampio vano-scala come supporto gratuito al comfort estivo, grazie ad aperture poste a livello di copertura.


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