+ All Categories
Home > Documents > MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver...

MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver...

Date post: 30-Dec-2020
Category:
Upload: others
View: 1 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
72
MOHAMED MBOUGAR SARR D’EN HAUT
Transcript
Page 1: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

MOHAMED MBOUGAR SARR

D’EN HAUT

Page 2: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

2

MOHAMED MBOUGAR SARR

DALL’ALTO

(Traduzione di FRANCESCO MAROTTA)

Page 3: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

3

Quaderni di Traduzioni, XXI, Giugno 2015

Mohamed MBOUGAR SARR / Francesco MAROTTA

Page 4: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

4

Immagine pag. 1 e 2: Mont Aiguille (Fonte: http://laurent.marsal.free.fr/albums/photos/2002/arch01.jpg)

Page 5: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

5

D’en haut (Dall’alto)

Pour Yves (Per Yves)

Page 6: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

6

Première partie (Prima parte)

Page 7: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

7

Le théâtre Ils avaient fini de prendre le petit déjeuner et, comme chaque matin depuis quelques jours qu’ils allaient désormais dans la montagne, le vieil homme commença à prendre le sac à dos. Le jeune homme bondit alors, et commença à le lui enlever des épaules. - Mais tu l’as déjà porté hier, et avant-hier, et avant encore. Tu le portes depuis le début! protesta le vieil homme. - Et je le porterai jusqu’à la fin, un point c’est tout. De quoi aurai-je l’air, si je te laissais le porter. Imagine qu’on rencontre des gens. Que penseraient-ils de moi? répliqua alors le jeune homme en s’emparant définitivement du sac. - Tu es exaspérant quand tu es ainsi. Tu veux toujours prendre le sac. Que fais-tu de ma dignité? - Quelle dignité? Tout de suite de grands mots terribles.? - Tu me vieillis! - Arrête de dire n’importe quoi, répondit le jeune homme sans plus même le regarder. Je prends le sac, c’est tout. Cette discussion est finie. On part dans cinq minutes? Le vieil homme demeura debout quelques secondes, en fixant ses yeux bleus sur le jeune homme. Il savait toujours prendre, dans ces moments-là, une expression faussement indignée, qui amusait beaucoup le jeune homme. - Tu me vieillis! répéta-t-il. Mais déjà tous deux souriaient. Ils aimaient jouer cette petite comédie chaque matin avant de partir, et chacun d’eux excellait désormais dans son rôle, le perfectionnait, l’agrémentait de petites variations, le préparait, le répétait. Le vieil homme savait très bien, à chaque fois qu’il faisait mine de prendre le sac, que le jeune homme ne le laisserait pas le porter. Le jeune homme, lui, guettait chaque matin le moment –c’était toujours quelques minutes après qu’ils avaient mangé- où le vieil homme irait vers le coin, près de la chaudière, où le sac, préparé la veille, reposait, pour essayer de le mettre sur ses épaules; il se levait alors théâtralement, et s’empressait d’interpréter au mieux son personnage. Lui aussi, savait faire semblant de s’indigner. Ils ne se lassaient pas de ce petit jeu dont ils maîtrisaient désormais tous les ressorts comiques et dramatiques (quand le vieil homme disait, pour la première fois, «tu me vieillis!», il prenait une voix et un air absolument tragiques), toutes les didascalies, tous les actes. Cette saynète lançait leur journée. Et pour rien au monde ils n’auraient manqué de la jouer. C’était leur rituel.

Page 8: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

8

Quelques minutes plus tard, ils partirent. Il faisait chaud, et la marche s’annonçait éprouvante, c’est-à-dire belle aussi. La montagne, qui les entourait et qu’ils commençaient déjà à regarder avec envie et respect, les attendait. Ils marchaient d’un pas rapide, profitant de ce que quelques habitants seuls fussent déjà réveillés pour traverser la ville sans être arrêtés tous les trente pas. Le vieil homme connaissait beaucoup de monde, et ne refusait à personne quelques mots. La veille, ils avaient mis plus d’une demi-heure à traverser la ville. On les avait arrêtés, salués, interrogés, encouragés, retardés. Ce matin-là, ils ne rencontrèrent qu’Emmanuelle, une amie du vieil homme, à l’air toujours mélancolique, qui avait de longs cheveux blonds qui lui arrivaient à la taille. Le jeune garçon appréciait Emmanuelle. Par chance pour eux, Emmanuelle ne parlait pas beaucoup. Ils réussirent à quitter la ville après dix minutes. La montagne s’offrit bientôt, et ils s’engagèrent sur une piste que le vieil homme connaissait bien. Les premiers hectomètres les remplirent d’un bonheur qu’ils croyaient avoir éprouvé la veille déjà, mais qu’ils savaient être différent. Ce furent les premiers vrais silences, les premiers souffles, les premiers signes de l’effort qui commençait. Le jeune homme savait que le vieil homme était content qu’il ait pris le sac. Et cette idée le remplissait aussi d’une secrète joie, non parce qu’il aimait cette vanité imbécile qu’on ressent d’habitude lorsqu’on rend service, mais simplement parce qu’il aimait que le vieil homme soit content.

Page 9: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

9

Il teatro Avevano finito di consumare la colazione e, come avveniva ormai ogni mattina da quando avevano iniziato ad andare in montagna, il vecchio cominciò a sistemarsi lo zaino. Il giovane allora si alzò di scatto e prese a levarglielo dalle spalle. - Ma tu l’hai già portato ieri, e l’altro ieri, e prima ancora. E’ dal primo giorno che lo porti! protestò il vecchio. - E lo porterò fino alla fine, punto e basta. Che figura ci farei, se lo lasciassi a te? Immagina che incontriamo delle persone. Cosa penserebbero di me? replicò allora il giovane impadronendosi definitivamente dello zaino. - Sei esasperante quando fai così. Vuoi sempre prenderlo tu quello zaino. Dove la metti la mia dignità? - Quale dignità? Siamo subito ai paroloni terribili? - Tu mi fai sentire vecchio! - Basta con queste sciocchezze, rispose il giovane senza nemmeno più guardarlo. Prendo io lo zaino, è tutto. La discussione finisce qui. Si parte tra cinque minuti? Il vecchio rimase in piedi qualche secondo, fissandolo intensamente con i suoi occhi azzurri. In quei momenti sapeva sempre assumere quell’espressione falsamente indignata che divertiva tanto il giovane. - Mi fai sentire vecchio! ripeté.

Ma già entrambi erano scoppiati a ridere. Gli piaceva recitare quella piccola commedia ogni mattina prima di partire, e ormai ognuno di loro eccelleva nel suo ruolo, lo perfezionava, lo abbelliva con piccole variazioni, lo preparava, lo ripeteva. Il vecchio sapeva molto bene, ogni volta che faceva finta di prendere lo zaino, che il giovane non gli avrebbe permesso di portarlo. Il giovane, da parte sua, aspettava ogni mattina il momento - succedeva sempre qualche minuto dopo che avevano finito di mangiare - in cui il vecchio andava verso l’angolo, vicino alla caldaia, dove lo zaino, preparato in precedenza, giaceva, per cercare di caricarselo sulle spalle; allora si alzava in modo teatrale e si sforzava di interpretare al meglio il suo personaggio. Anche lui sapeva fingere di indignarsi. Non si stancavano di quella piccola recita di cui ormai padroneggiavano tutti i risvolti comici e drammatici (quando il vecchio diceva, in prima battuta, «tu mi fai sentire vecchio!», assumeva un tono e un aspetto assolutamente tragici), tutte le sfumature, tutte le sequenze. Quella scenetta rappresentava l’inizio della loro giornata. E per niente al mondo avrebbero rinunciato a recitarla. Era il loro rituale.

Page 10: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

10

Nel giro di qualche minuto erano già partiti. Faceva caldo, e il cammino si annunciava di quelli che mettono a dura prova, vale a dire magnifico. La montagna, che si estendeva intorno a loro e che già cominciavano a guardare con desiderio e rispetto, li attendeva. Marciavano con andatura spedita, approfittando del fatto che solo pochi abitanti fossero già svegli, per attraversare la città senza essere fermati ogni trenta passi. Il vecchio conosceva molta gente e non rifiutava a nessuno lo scambio di qualche parola. Il giorno precedente avevano impiegato più di mezzora in quel tragitto: chi li fermava, chi li salutava, chi li interrogava, chi li incoraggiava, chi gli faceva perdere tempo. Quel mattino, invece, incrociarono solo Emmanuelle, un’amica del vecchio, dall’aria sempre malinconica e con lunghi capelli biondi che le arrivavano alla schiena. Il ragazzo la apprezzava. Per loro fortuna, Emmanuelle era di poche parole. Riuscirono a lasciare il paese dopo dieci minuti. La montagna gli si offrì in breve tempo, ed essi si inoltrarono per un sentiero che il vecchio conosceva bene. I primi tratti gli trasmisero una felicità che credevano di aver già provato alla vigilia, ma sapevano che si trattava di qualcosa di diverso. Vennero i primi veri silenzi, i primi respiri, i primi segni della fatica che cominciava. Il giovane sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse quella vanità imbecille che di solito si prova quando ci si rende utili, ma semplicemente perché gli piaceva che il vecchio fosse felice.

Page 11: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

11

La surdité Le vieil homme était de petite taille, robuste et trapu. Le jeune homme était très grand, et plutôt fin. Le vieil homme disait pourtant qu’ils étaient tous les deux physiquement bâtis pour la marche en montagne. Le garçon avait eu quelques appréhensions avant leur première ballade. Athlétique, il se savait endurant: il pratiquait régulièrement la course de fond et avait une grande maîtrise de sa respiration et de son corps pendant l’effort. A la vue de la montagne, pourtant, il avait eu un doute; celle-ci l’avait impressionné, et son propre corps lui avait soudain paru sans force devant celui de la montagne. - Ne t’inquiète pas, lui avait alors dit le vieil homme. - Je ne suis pas inquiet, avait-il menti Le vieil homme savait qu’il mentait, mais n’en avait pas rajouté. Il s’était simplement contenté de dire: «elle est plus forte que nous tous, mais il ne faut pas essayer de rivaliser avec elle. Il faut la comprendre, c’est tout.» Le jeune n’avait alors pas immédiatement compris ce qu’il avait voulu dire. Ce n’est que lors de sa première marche que le sens des paroles du vieil homme avait semblé lui apparaître. Au début, pendant les premiers hectomètres, il avait marché avec énergie, d’un pas vigoureux et décidé. Il attaquait les montées avec entrain et puissance. La fatigue l’avait très vite gagné, mais il n’avait pas voulu ralentir le pas, de peur que le vieil homme ne le considérât comme un petit citadin incapable de soutenir le moindre effort, et dont le plus grand exploit physique avait été l’ascension des quatre étages de son immeuble, vers son studio du 14e arrondissement, un jour que l’ascenseur ne marchait pas. Terrorisé à l’idée qu’on le prît pour un faible, il avait alors effectué la montée à ce qui lui avait semblé être une vitesse folle. Son rythme, malgré le rapide essoufflement qu’il avait ressenti, lui avait paru régulier. Mais en dépit de tous ses efforts, il n’avait jamais pu distancer le vieil homme, qui marchait pourtant d’un pas nettement moins dynamique. Le jeune homme accélérait, et prenait quelques mètres d’avance. Mais à chaque fois qu’il se retournait pour voir où en était le vieil homme, celui-ci était seulement quelques mètres derrière lui, franchissant d’un pas léger, presque allègre, une portion de l’ascension qu’il avait eu toutes les difficultés à gravir. Le jeune homme regardait alors le vieil homme. Son visage était éprouvé, marqué par la fatigue, recouvert par la sueur, mais à chaque fois qu’il levait la tête, son regard bleu dégageait une joie et une énergie nouvelles. Il marchait. Ni vite, ni lentement, ni même moyennement, mais à une allure mystérieuse, qui n’appartenait qu’à lui, et qu’une voix que le jeune homme n’entendait pas semblait cadencer. Le jeune homme, lors de cette première ballade, avait eu l’impression qu’il avait déployé deux fois plus d’énergie que le vieil homme sans parvenir à le distancer. Il faisait pourtant de grands pas, usait de ses grandes jambes pour marquer de considérables écarts, accélérait, mais avait toujours eu le sentiment de n’avoir pas avancé à la mesure de ses efforts. En réalité, il ne cherchait pas tant à impressionner

Page 12: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

12

le vieil homme qu’à éviter que la montagne ne le dominât. Elle était là, narquoise, rieuse, moqueuse, presque arrogante, et elle le mettait au défi. Il avait marché aussi vite qu’il avait pu… Et le soir, à la fin de la ballade, alors qu’ils redescendaient par un versant que le soleil éclairait, et sur la pente duquel ils voyaient, au fond du vallon, la petite ville où ils retournaient, le vieil homme lui avait parlé. - Tu m’as impressionné aujourd’hui, tu sais, pendant la marche, lui avait-il dit. - Tu m’as impressionné aussi, et beaucoup. Ca se voit que tu as l’expérience de la montagne. - C’est vrai. C’est vrai que je l’ai. Mais tu sais, l’expérience de la montagne ne signifie pas toujours avoir longtemps marché dans la montagne. Il y a des gens qui marchent des milliers de kilomètres en montagne, qui y passent toute leur vie, sans en avoir l’expérience. Le jeune homme avait réfléchi quelques instants, puis avait dit au vieil homme qu’il n’était pas sûr de comprendre ce qu’il cherchait à lui dire. - Tu marches beaucoup trop vite. Tu luttes contre la montagne. C’est pourquoi tu es fatigué. Ne nie pas, poursuivit le vieil homme alors que le jeune homme allait protester. Je t’ai observé. Tu étais essoufflé, et tu aurais eu du mal à continuer, si tu n’étais pas si athlétique. - Est-ce que tu veux dire qu’avoir l’expérience de la montagne, c’est ne pas être essoufflé? - Pas du tout. D’ailleurs, c’est impossible. Il faut être essoufflé, mais pour ce qui en vaut la peine. Tu n’as pas levé les yeux une seule fois pendant la marche. Tu étais toujours penché vers le sol, à tenter de gravir et de lutter. Tu n’es pas Sisyphe. On ne lutte pas contre la montagne, on ne rivalise pas avec elle. C’est sot. On la comprend. On l’accueille. C’est-à-dire on l’accompagne. Il faut que tu arrives à marcher à la cadence de la montagne, en l’écoutant te dire comment marcher. C’est ça, avoir l’expérience de la montagne: écouter, et exprimer dans son pas ce qu’on écoute, ce qu’on voit, ce qu’on sent. Marcher dans la montagne, c’est lire son espace, ce qui y fut, et ce qui y fut bâti, écrit, posé… Le jeune homme n’avait pas répondu, et le vieil homme n’attendait pas de réponse. Ils étaient restés silencieux tout le reste de la descente. Le jeune homme avait enfin écouté.

Page 13: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

13

La descente s’était terminée dans ce silence convenu. Le garçon avait été surpris lorsqu’ils étaient arrivés en bas. Il voulait écouter encore, rattraper tout ce qu’il avait manqué dans la fureur désordonnée de son ascension. Le vieil homme savait ce qu’il ressentait; il savait que le jeune homme voulait remonter et rester là-haut. Il apprenait vite. - Patience, lui dit-il. On y retournera demain. Mais maintenant, il faut se reposer. Je ne suis plus tout jeune. Ils s’étaient dirigés vers la petite ville. Le soir tombait, et le jeune homme avait encore la tête remplie du murmure mystérieux de la grande montagne. Il n’était plus sourd, et tout dès lors lui avait semblé léger et beau.

Page 14: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

14

La sordità

Il vecchio era di piccola statura, robusto e tarchiato; il giovane molto alto, e abbastanza snello. Eppure il vecchio diceva che erano entrambi fisicamente portati per la marcia in montagna. Il ragazzo aveva nutrito qualche apprensione in vista della loro prima escursione. Dotato di un fisico atletico, conosceva bene la sua resistenza: praticava regolarmente la corsa di fondo ed aveva una grande padronanza della sua respirazione e del suo corpo durante lo sforzo. Eppure, di fronte alla montagna, aveva avuto un tentennamento, tanto ne era rimasto impressionato, e il suo stesso corpo subito gli era sembrato inerme davanti ad essa. - Non essere apprensivo, gli aveva allora detto il vecchio. - Non sono affatto preoccupato, aveva risposto mentendo. Il vecchio sapeva che stava mentendo, ma non aveva rincarato la dose. Si era semplicemente limitato ad aggiungere: «la montagna è più forte di tutti noi, ma bisogna evitare di rivaleggiare con lei. Bisogna capirla, tutto qua.» Il giovane in quel momento non aveva immediatamente afferrato quello che aveva voluto dirgli. Fu solo dopo la sua prima escursione che il senso di quelle parole aveva cominciato a sembrargli evidente. All’inizio, durante i primi tratti, aveva camminato con energia, con passo vigoroso e deciso. Attaccava le salite con buona lena e con forza. La fatica l’aveva ben presto vinto, ma egli non aveva voluto rallentare il passo per paura che il vecchio lo considerasse come un piccolo uomo di città incapace di reggere il minimo sforzo, e il cui più grande risultato, sul piano fisico, era stato farsi quattro piani di scale del suo palazzo per raggiungere il suo studio nel quattordicesimo distretto il giorno in cui l’ascensore era fuori servizio. Terrorizzato dall’idea di essere considerato un debole, aveva allora effettuato l’ascesa a una velocità che gli era sembrata folle. Il suo ritmo, malgrado il respiro affannato che aveva presto avvertito, gli era parso regolare. Eppure, a dispetto di tutti i suoi sforzi, non aveva mai potuto distanziare il vecchio, che pure camminava con un passo nettamente meno sostenuto. Il giovane accelerava, e prendeva qualche metro di vantaggio. Ma ogni volta che si girava per vedere dov’era il vecchio, se lo ritrovava appena più indietro, mentre superava con passo leggero, quasi spensierato, un tratto di salita che egli aveva avuto parecchie difficoltà a scalare. Il giovane allora osservò il vecchio. Il suo viso era provato, segnato dalla fatica, ricoperto di sudore, ma ogni volta che rialzava la testa il suo sguardo illividito sprigionava una gioia e una energia nuove. Camminava. Con un passo che non era né veloce né lento, e nemmeno moderato, ma con un’andatura misteriosa che apparteneva solo a lui e che una voce che il giovane non sentiva sembrava cadenzare. Durante quella prima escursione, aveva avuto l’impressione di impiegare il doppio delle energie del vecchio senza riuscire a distanziarlo. Eppure si produceva in grandi passi, usava le sue lunghe gambe per marcare considerevoli distanze, accelerava, ma aveva sempre provato la sensazione di essere avanzato ben poco rispetto ai suoi sforzi. In realtà, egli non cercava tanto di

Page 15: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

15

impressionare il vecchio, quanto piuttosto di evitare che la montagna lo dominasse. Essa era là, beffarda, sorridente, irridente, quasi arrogante, in atteggiamento di sfida. Egli aveva camminato più velocemente di quanto potesse… E verso sera, alla fine della passeggiata, mentre ridiscendevano per un versante rischiarato dal sole, sul pendio dal quale vedevano, in fondo alla valle, la cittadina dove stavano facendo ritorno, il vecchio gli aveva parlato. - Sai, oggi mi hai veramente impressionato durante la marcia, gli aveva detto. - Anche tu mi hai impressionato, e molto. Si vede che sei esperto della montagna. - Sì, è vero, lo sono. Ma sappi che l’esperienza della montagna non sempre deriva dall’averla lungamente praticata. Ci sono delle persone che percorrono migliaia di chilometri in montagna, che vi passano tutta la loro vita, senza acquisirne nessuna conoscenza.

Il giovane aveva riflettuto per qualche istante, poi gli aveva risposto di non essere sicuro di aver compreso quello che aveva voluto dirgli. - Tu cammini troppo velocemente. Tu lotti contro la montagna. E’ per questo che sei spossato. Non negarlo, proseguì il vecchio quando il giovane fu sul punto di controbattere. Ti ho osservato. Eri praticamente senza fiato, e ti saresti sentito male a continuare se tu non fossi stato così atletico. - Vuoi forse dire che essere esperti della montagna significa non avere mai il fiato corto? - Niente affatto. D’altronde, è impossibile. Bisogna arrancare, ma per ciò che ne vale veramente la pena. Tu non hai alzato gli occhi una sola volta durante la marcia. Eri sempre proteso verso il suolo, nel tentativo di salire e di lottare. Tu non sei Sisifo. Non si lotta contro la montagna, con lei non si rivaleggia. E’ una cosa sciocca. La si comprende. La si accoglie. In poche parole, la si accompagna. E’ necessario che tu arrivi a camminare alla cadenza della montagna, ascoltandola mentre ti dice come. Avere esperienza della montagna è questo: ascoltare, ed esprimere nel proprio passo ciò che si ascolta, ciò che si vede, ciò che si sente. Camminare in montagna è leggere il suo spazio, ciò che vi è stato, e ciò che vi fu costruito, scritto, posato… Il giovane non aveva risposto, e il vecchio non si aspettava che lo facesse. Erano rimasti in silenzio per tutto il resto della discesa. Il giovane si era infine disposto all’ascolto. La discesa si era conclusa in quel silenzio convenuto. Il ragazzo era rimasto sorpreso quando erano arrivati in basso. Avrebbe voluto ascoltare ancora, riprendersi tutto quello che gli era sfuggito nel furore scomposto della sua ascesa.

Page 16: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

16

Il vecchio sapeva ciò che stava provando; sapeva che il giovane avrebbe voluto risalire e restare lassù. Imparava velocemente. - Porta pazienza, gli disse. Ci ritorneremo domani. Ora è necessario riposarsi. Io non sono più un giovanotto.

Si erano diretti verso la cittadina. La sera calava, e il giovane aveva ancora la testa colma del mormorio misterioso della grande montagna. Non era più sordo, e da quel momento tutto gli era sembrato leggero e bello.

Page 17: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

17

Le corps Il faisait chaud, et cela faisait une heure maintenant qu’ils étaient dans la montagne. Le vieil homme ouvrait la marche. Le jeune homme voyait son dos nu sur lequel perlaient de grosses gouttes de sueur. Le vieil homme ne craignait cependant pas le soleil. Il en avait l’habitude, et disait que le soleil faisait partie de la montagne. Derrière lui, le jeune homme voyait son corps se mouvoir. Il en devinait la puissance, et songeait qu’autrefois, le vieil homme avait dû être d’une force et d’une robustesse colossales. Les épaules du vieil homme étaient larges, et il les bougeait très peu en marchant. Une grande partie de sa force, et le jeune homme s’en rendit bientôt compte, résidait dans ses jambes, courtes mais musclées. Ses mollets étaient parfaitement dessinés, et dans son pas régulier, le jeune homme sentait une profonde sérénité, mais aussi une puissance contenue. Chaque pas que le vieil homme faisait laissait une empreinte nette sur le sol; et sur la pierre même, le jeune homme croyait parfois voir, furtivement, le dessin, le signe d’un pas. Le jeune homme aimait le sillage du vieil homme. C’était un sillage léger: ses empreintes n’étaient pas lourdes; elles ne s’enfonçaient pas dans le sol, mais se contentaient de l’embrasser doucement. Les buis, pourtant si inflexibles, semblaient s’écarter lorsqu’arrivait le vieil homme, et les gentianes, comme si elles le saluaient, éclataient d’un bleu vif qui était presque mauve. C’était un mage de la montagne; et son corps tout entier, dans lequel la montagne avait inscrit toutes ses stigmates, toutes ses prophéties depuis quarante ans qu’il y marchait, inscrivait à son tour, dans chaque sentier, sur chaque mont, sur chaque cairne, sur chaque haut plateau sommital, la parole de la montagne. C’était le prophète d’un dieu silencieux que tous entendaient, mais que bien peu parvenaient à écouter; et son corps, après avoir reçu puis absorbé la parole de ce dieu, la répandait, la semait, la divulguait. Le jeune comprit à ce moment-là que le corps du vieil homme, malgré l’âge, était fort parce que le désir de la montagne l’animait. Désir de la montagne, aux deux sens de l’expression. Désir de la montagne : l’envie physique de s’unir à la montagne, de ne plus simplement l’attendre, de sortir du corps passif, de quitter la stase du corps pour rejoindre la montagne, par la marche, dans l’ex-tase. Désir de la montagne : volonté de la montagne, volonté de parole, que le corps humain doit saisir et exprimer. Chaque frémissement du plus petit muscle du corps du vieil homme était tendu vers la montagne. L’effort du corps du vieil homme, dans la montagne, était sans cesse un effort de traduction et d’inscription. Sa marche était l’écriture de son amour. Chaque pas était un geste de dévotion. Le jeune homme ne quittait pas le vieil homme des yeux. Il était beau ainsi, torse nu, habité par son amour pour son dieu, sa maîtresse, son épouse. Le jeune homme savait que le vieil homme était le seul à posséder ce don d’amour. Le lien qu’il avait, que son

Page 18: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

18

corps avait avec cette montagne, personne, aucun autre corps ne l’avait. Il aimait le sillage du vieil homme. Il le suivait avec un entier sentiment de confiance. Et l’initiation continuait ainsi.

Page 19: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

19

Il corpo Faceva caldo, ed era quasi un’ora che erano in montagna. Il vecchio apriva la marcia. Il giovane guardava la sua schiena nuda imperlata di grosse gocce di sudore. Il vecchio, tuttavia, non aveva alcun timore di stare al sole. Vi era abituato, e diceva che il sole era parte della montagna. Stando dietro di lui, il giovane vedeva il suo corpo muoversi. Ne percepiva la potenza, e pensava che un tempo il vecchio aveva dovuto possedere una forza e una resistenza ragguardevoli. Le sue spalle erano larghe, e le muoveva pochissimo camminando. Gran parte della sua forza, e il giovane se ne rese ben presto conto, risiedeva nelle sue gambe, corte ma muscolose. I suoi polpacci erano perfettamente disegnati, e nel suo passo regolare il giovane avvertiva una profonda serenità, ma anche il vigore contenuto. Ad ogni passo il vecchio lasciava un’impronta netta sul terreno; e, anche sulla pietra, il giovane credeva talvolta di scorgere, fugacemente, il disegno della sua l’orma. Egli amava rimanersene nella sua scia. Era una traccia leggera: le sue impronte non erano pesanti, non si infossavano nel suolo ma si contentavano di accarezzarlo dolcemente. I bossi, in genere poco flessuosi, sembravano aprirsi al passaggio del vecchio, e le genziane, quasi in segno di saluto, si illuminavano di un blu così vivido che sembrava quasi malva. Era un uomo in perfetta sintonia con la montagna; e il suo corpo, nel quale essa aveva impresso tutte le sue stimmate, tutte le sue profezie nel corso dei quarant’anni da quando aveva iniziato a percorrerla, incideva a sua volta su ogni sentiero, su ogni altura, su ogni tumulo, su ogni altopiano sommitale, la parola della montagna. Era il profeta di un dio silenzioso di cui tutti sapevano ma che ben pochi arrivavano ad ascoltare, e il suo corpo, dopo aver ricevuto e poi assorbito la parola di quel dio, la spargeva, la seminava, la divulgava. Il giovane capì in quel momento che il corpo del vecchio, malgrado l’età, era forte perché il desiderio della montagna lo vivificava. Desiderio della montagna nel duplice senso dell’espressione: desiderio fisico di unirsi alla montagna, di non limitarsi all’attesa, di uscire dalla passività del corpo, abbandonarne l’immobilità per ricongiungersi ad essa attraverso il cammino, nel rapimento estatico; e desiderio come volontà della montagna, volontà di parola, che il corpo dell’uomo deve fare sua ed esprimere. Ogni fremito del più piccolo muscolo del corpo del vecchio era proteso verso la montagna. Lo sforzo del suo corpo, in montagna, era un’opera incessante di traduzione e di iscrizione. Il suo cammino era la scrittura del suo amore. Ogni passo era un gesto di devozione. Il giovane non distoglieva gli occhi dal vecchio. Era bello così, a torso nudo, pervaso dall’amore per il suo dio, la sua amante, la sua sposa. Egli sapeva che il vecchio era il solo a possedere questo dono d’amore. Il legame che aveva, che il suo corpo aveva stretto

Page 20: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

20

con quella montagna, nessuno, nessun altro corpo poteva vantarlo. E a lui piaceva seguirne la scia. Lo seguiva con un sentimento di totale abbandono. E in questo modo la sua iniziazione continuava.

Page 21: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

21

Le miroir Ils arrivèrent, au bout de deux heures de marche, dans un endroit merveilleux, d’où ils avaient l’impression que l’un des sommets de cette chaîne de montagnes les regardait dans les yeux. C’était un col boisé que le vieil homme aimait beaucoup, et dont il voulait faire profiter le jeune homme. Celui-ci regardait le sommet avec des yeux emplis de rêves, et émus. Il avait simplement dit, dans un murmure, «c’est beau…». Le vieil homme avait fait oui de la tête, puis ils s’étaient tus tous les deux, et regardaient la montagne. Le jeune homme savait désormais se taire. Au début de son séjour, lors de leurs premières excursions, il n’avait eu de cesse, à chacune de leurs haltes, d’essayer de commenter la majesté du spectacle qui s’offrait à leurs yeux. Puis, peu à peu, il s’était contenté de dire, simplement, devant le tableau de la montagne: «c’est beau…» avant de se taire. Il ne faisait pas cela parce qu’il croyait que la beauté de la montagne était indescriptible ou indicible; simplement, il commençait à comprendre qu’après avoir dit d’une chose qu’elle était belle, l’on n’en pouvait plus rien dire d’autre qui fût plus haut. Certes, par réflexe ou par lâcheté, le langage humain, devant le spectacle de la beauté, coule: il devient informe, ne se tient pas, se répand en éloges et abuse des superlatifs; le garçon n’était pas certain toutefois que tout cet effort du langage de l’extase ajoutât essentiellement au constat initial de la beauté –si on la constatait. C’est la raison pour laquelle, depuis quelques jours, il se refusait à céder au vertige des métaphores, des images et des paraphrases éclatantes, pour ne plus seulement dire désormais, comme il venait de le faire: «c’est beau…». Tout alors pour lui était dit, et il se taisait avec le vieil homme. Il n’était pourtant pas un mystique du silence. Il ne pensait pas que la seule attitude vraie devant la beauté soit le silence. Non, la beauté pour lui n’était pas ce qui rendait inutile ou superflu le langage humain; elle était bien plutôt ce qui l’obligeait à son expression la plus juste. Le langage est l’obligé de la beauté: il lui doit tout ce qu’il peut offrir de justesse. Il est vrai que devant le spectacle de la beauté, des hommes jugent sage, ou noble, ou même naturel de se taire. Dans la grâce de l’éblouissement, grande est la tentation de l’aphasie sublime, du silence grandiose, du ravissement interloqué; mais céder à cette tentation n’est pas élever la beauté par l’impossibilité de la parole: c’est au contraire alourdir la beauté, la charger de la pesanteur d’un mystère sans issue, incommunicable car impossible à connaître. Lorsque le langage ne peut élever la beauté, la célébrer en la disant, la soulever, c’est alors que la beauté est lourde. Mais qu’est-ce qu’une beauté si lourde qu’elle écrase le langage? La beauté peut être un mystère, mais alors c’est un mystère que l’homme peut approcher, puisqu’il la sent et la reconnaît lorsqu’il la voit dans le monde. Alors il doit la dire, essayer de la dire, sans tomber ni dans l’excès sans précision de la parole, ni dans le néant du silence. Parler de la beauté, ce n’est peut-être rien trouver que ce difficile équilibre entre l’effusion désordonnée et le silence du ravissement. C’est trouver le langage de la grâce et de la légèreté. En disant: «c’est beau», le jeune homme croyait échapper à la lourdeur des mots et à la lourdeur du

Page 22: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

22

silence. Dire «c’est beau..» peut paraître banal, simple, sans éclat, mais cette impression n’est vraie que pour ceux qui ont perdu la mesure de la beauté; elle n’est vraie que pour ceux qui ont dévoyé la beauté en la prostituant à tout, en la rendant facile et vulgaire finalement. Mais la beauté n’est pas aisée; et peu de choses la contiennent, et peu de choses la méritent. Le jeune homme refusait donc de se laisser noyer dans la beauté (par l’excès) et de se laisser écraser par elle (par la lourdeur silencieuse). Sur le chemin de Damas, Saul est bouleversé par l’apparition du Christ, qui est lumière et beauté. Mais dans cette expérience de beauté radicale même, Saul résiste au poids du silence comme il se refuse au désordre de la parole: dans le mystère et la grandeur de son éblouissement, il répond. Il parle. Le langage le sauve, et c’est lorsqu’il se tait après avoir parlé qu’il est devenu Paul. Celui qui a parlé à la Beauté par la parole et par le silence. C’est ça, en réalité: il s’agit moins de parler de la beauté que de lui parler. Et parler à la beauté de la montagne, pour le garçon, c’était lui murmurer «c’est beau…». Car tout discours fait à la beauté est une glace que le langage lui présente. Ce « c’est beau… » était le miroir que le jeune homme tendait à la beauté. Le vieil homme fut le premier à détacher son regard de la montagne. Il demanda au jeune homme de lui donner le sac à dos. Ils ne firent cette fois-ci aucune comédie. Ils devaient manger, et, ensuite seulement, le travail pourrait commencer. Ils commencèrent à sortir leurs provisions. La montagne était belle.

Page 23: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

23

Lo specchio Al termine di due ore di cammino, arrivarono in un luogo meraviglioso, da dove avevano l’impressione che una cima di quella catena montuosa li guardasse dritto negli occhi. Era una collina boscosa che il vecchio amava molto, e il cui incanto voleva partecipare anche al giovane. Costui osservava la sommità con sguardo trasognato e pieno di commozione. Era riuscito semplicemente a dire, in un soffio, «è bello …». Il vecchio aveva fatto un cenno di assenso con la testa, poi entrambi, nel più assoluto silenzio, erano rimasti ad ammirare la montagna. Il giovane aveva ormai imparato a tacere. All’inizio del suo soggiorno, durante le loro prime escursioni, egli non aveva mai smesso, ogni volta che si fermavano, di provare a commentare la maestosità dello spettacolo che si offriva ai loro occhi. Poi, gradualmente, si era limitato a dire, con semplicità, davanti al quadro della montagna: «è bello…», prima di rimanere in silenzio. Non lo faceva perché convinto che la bellezza della montagna fosse indescrivibile o indicibile; solamente, cominciava a rendersi conto che, dopo aver detto di una cosa che essa era bella, non si potesse aggiungere nulla di più elevato. Si sa che il linguaggio umano, per riflesso o per inadeguatezza, davanti allo spettacolo della bellezza trabocca: diventa spropositato, non si trattiene più, profluvia in elogi e abusa di superlativi; tuttavia il ragazzo era convinto che nessuna risorsa del linguaggio estatico potesse aggiungere qualcosa di essenziale all’osservazione iniziale della bellezza – se la si coglieva. E’ questa la ragione per la quale, dopo qualche giorno, egli si rifiutava di cedere alla vertigine delle metafore, delle immagini e delle parafrasi scintillanti, limitandosi a dire soltanto, come aveva appena fatto: «è bello…». In quel momento per lui tutto era stato detto, e se ne rimaneva in silenzio insieme al vecchio. Eppure non era un mistico del silenzio. Non pensava affatto che l’unica reazione adeguata davanti alla bellezza fosse il silenzio. No, la bellezza per lui non era ciò che rendeva inutile o superfluo il linguaggio umano; essa era, al contrario, ciò che lo obbligava alla sua espressione più giusta. Il liguaggio è condizionato dalla bellezza, alla quale è debitore di tutto ciò che può offrire in fatto di esattezza. E’ pur vero che davanti allo spettacolo della bellezza gli uomini giudicano saggio, o nobile, o anche naturale tacere. Nella grazia dello stupore, grande è la tentazione della sublime afasia, del silenzio profondo, del rapimento incredulo; ma cedere a questa tentazione non significa elevare la bellezza attraverso l’impossibilità di dire: è, al contrario, renderla greve, caricarla del peso di un mistero senza rivelazione, incomunicabile perché impossibile da conoscere. Quando il linguaggio non riesce a elevare la bellezza, a celebrarla con la parola, a innalzarla, è proprio allora che essa diventa pesante. Ma che cos’è una bellezza così gravosa da inibire il linguaggio? La bellezza può essere un mistero, ma in quel caso è un mistero che l’uomo può avvicinare, perché la sente e la riconosce quando la vede nel mondo. Allora deve esprimerla, cercare di dirla, senza cadere né nell’eccesso senza precisione della parola, né nel nulla del silenzio. Parlare della bellezza forse non è nient’altro che trovare quel difficile punto di equilibrio tra l’effusione disordinata e il silenzio del rapimento. E’ trovare la lingua della grazia e della leggerezza. Dicendo «è

Page 24: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

24

bello...», il giovane credeva di evitare tanto la pesantezza delle parole quanto quella del silenzio. Dire «è bello...» può sembrare banale, semplice, incolore, ma questa impressione è vera solo per quelli che hanno perduto la misura della bellezza; è vera solo per quelli che l’hanno traviata prostituendola a ogni cosa, fino a renderla usuale e volgare. Ma la bellezza non è agevole; poche cose la contengono, e poche cose la meritano. Il giovane rifiutava dunque di lasciarsi sommergere dalla bellezza (attraverso l’eccesso) e di lasciarsene schiacciare (attraverso la pesantezza del silenzio). Sulla via di Damasco, Saul è sconvolto dall’apparizione di Cristo, che è luce e bellezza. Ma in quella stessa esperienza di bellezza radicale, Saul resiste al peso del silenzio così come si rifiuta al disordine della parola: nel mistero e nella grandezza del suo sconvolgimento, egli risponde. Parla. Il linguaggio lo salva, ed è tacendo dopo aver parlato che egli è diventato Paolo. Colui che ha parlato alla bellezza con la parola e con il silenzio. Si tratta proprio di questo, in realtà: parlare meno della bellezza, piuttosto che parlarne tanto per dire. E parlare alla bellezza della montagna, per il ragazzo, era mormorarle: «è bello...». Perché ogni discorso rivolto alla bellezza è una superficie trasparente che il linguaggio le offre. «E’ bello...» era lo specchio che il giovane tendeva alla bellezza. Il vecchio fu il primo a distogliere lo sguardo dalla montagna. Chiese al ragazzo di passargli lo zaino. Quella volta non inscenarono nessuna commedia. Era l’ora del pranzo e, solo dopo, il loro lavoro avrebbe avuto inizio. Cominciarono a tirare fuori le provviste. La montagna era bella.

Page 25: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

25

Deuxième partie (Seconda parte)

Page 26: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

26

La rencontre Le vieil homme était poète et peintre. Le jeune homme écrivait des romans, et c’est pour cela qu’il ne croyait pas en l’indicible. Ils s’étaient rencontrés quelques mois auparavant, lors d’un colloque dont le thème était «La soif d’une poétique de l’espace», qu’un professeur du jeune homme, qui connaissait le vieux poète, avait organisé. Le vieil homme devait intervenir. Sa communication avait été intitulée «L’horizon de mon verbe est toujours vertical». Ce titre énigmatique qu’il lui donna – et dont il refusa malicieusement de rien dire qui pût l’expliciter, hormis que c’était un bel alexandrin- assura à la conférence du vieil homme un grand succès, d’audience et de critique. Le vieux poète y avait émis cette idée, provocatrice et paradoxale, mais qu’il défendit avec courage, talent et érudition: que la poésie n’était rien d’autre qu’une géométrie sans espace. Le jeune homme avait été intrigué et, après les mille et une questions qui fusèrent lorsque le poète eût conclu, s’était timidement rapproché de lui. - Bonjour, Monsieur. - Bonjour, Monsieur. - Je m’appelle Hamidou, je suis étudiant. Mr Arsène est mon professeur. - Ah! Jean m’a en effet beaucoup parlé de vous. Enchanté de vous rencontrer enfin, Hamidou. - Tout l’honneur est pour moi, Monsieur Alexandre. - Appelez-moi Raphaël. - Je voulais, Monsieur Alexandre… - Allons, je vous en prie. - … Je voulais, Raphaël, parvint à articuler le jeune homme, vous dire rapidement quelque chose au sujet de votre merveilleuse intervention. - A deux conditions: que vous ménagiez ma dignité de vieillard et que vous soyez indulgent envers ma susceptibilité de vieux poète. - Oui, oui, bien sûr… Je n’oserai pas, vous savez. Je voulais simplement vous dire que ce que j’ai compris de votre conférence, c’est que l’espace de la poésie, c’est la parole pleine: ce qui nomme tout le monde en se déplaçant partout en lui. Et que la géométrie sans espace, c’est toute l’action de la parole libre dans tout le monde: non seulement le

Page 27: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

27

monde tel qu’on peut le tracer, mais aussi le monde qui n’a pas de géométrie. J’ai compris que la poésie, c’est le déplacement de la parole dans un grand espace dont la poésie seule peut esquisser le cadastre. Est-ce que j’ai bien compris? Le vieil homme avait regardé Hamidou par-dessus ses lunettes quelques secondes, puis avait souri avec malice avant de répondre d’une voix enjouée. - Eh, Hamidou, c’est plutôt moi qui devrais demander si j’ai bien compris. Il faut que nous parlions plus longuement pour répondre chacun à l’autre. Vous voulez bien? Vous êtes disponible demain pour un café ? On peut se tutoyer? Le dialogue était né ainsi. Le soir même, Raphaël invita le jeune homme à lui rendre visite chez lui, dans la montagne, quelques semaines plus tard. Hamidou, quoiqu’intimidé par cet honneur, avait accepté.

Page 28: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

28

L’incontro Il vecchio era poeta e pittore. Il giovane scriveva romanzi, ed è per questa ragione che non credeva nell’indicibile. Si erano incontrati qualche mese prima, durante un convegno il cui tema era «L’esigenza di una poetica dello spazio», organizzato da un professore del giovane che conosceva il vecchio poeta. Costui era uno dei relatori e la sua comunicazione aveva per titolo «L’orizzonte della mia parola è sempre verticale». Il titolo enigmatico che aveva scelto – e di cui maliziosamente rifiutò di dire qualcosa che potesse spiegarlo, tranne che si trattava di un bel verso alessandrino – assicurò un grande successo, di pubblico e di critica, al suo intervento. Il vecchio poeta vi aveva espresso l’idea, provocatrice e paradossale, ma da lui difesa con coraggio, talento ed erudizione, che la poesia non fosse nient’altro che una geometria senza spazio. Il giovane ne era rimasto affascinato e, dopo le tantissime domande che gli erano state rivolte quando ebbe concluso, cercò timidamente di avvicinarlo. - Buon giorno, signore. - Buon giorno a lei, signore. - Mi chiamo Hamidou, sono uno studente. Il signor Arsène è il mio professore. - Ah! In effetti Jean mi ha parlato molto di lei. Felice di incontrarla alla fine, Hamidou. - L’onore è tutto mio, signor Alexandre. - Mi chiami Raphaël. - Io volevo, signor Alexandre… - Andiamo, la prego. - … Io volevo, Raphaël, riuscì a dire il giovane, illustrarle brevemente una mia idea in merito al suo meraviglioso intervento. - A due condizioni: che lei tratti con riguardo la mia dignità di anziano e che sia indulgente nei confronti della mia suscettibilità di vecchio poeta. - Sì, sì, certamente… Non oserei mai, glielo assicuro. Volevo semplicemente esporle quello che ho capito della sua conferenza, e cioè che lo spazio della poesia è la parola nella sua pienezza, è ciò che dà nome a ogni cosa muovendosi ovunque. E che la geometria senza spazio è l’azione della parola libera nel mondo: non solo il mondo che è possibile descrivere, ma anche quello privo di geometria. Ho capito che la poesia è lo

Page 29: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

29

spostamento della parola in uno spazio sconfinato di cui essa soltanto è in grado di tracciare la mappa. Ho compreso bene? Il vecchio aveva scrutato per qualche secondo Hamidou da sopra i suoi occhiali, poi aveva sorriso in modo malizioso prima di rispondere con voce allegra. - Eh, Hamidou, mi sa che sono io che dovrei chiedere se ho capito bene. E’ necessario che ne parliamo più a lungo se vogliamo dare una risposta ai nostri reciproci dubbi. Le può andar bene? E’ disponibile domani per un caffè? Possiamo darci del tu? E’ così che era nato il loro dialogo. La sera stessa Raphaël invitò il giovane a fargli visita a casa sua, in montagna, nel giro di qualche settimana. Benché fosse intimidito da un tale onore, Hamidou aveva accettato.

Page 30: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

30

Temple incliné C’était le quatrième jour depuis le début de leur dialogue. Ils s’accordaient pendant la marche sur un thème qui avait trait à un événement, une sensation, une vue de la journée. Puis ils faisaient une halte pour dialoguer. Le vieil homme peignait, puis écrivait directement, sur le carton où la peinture avait séché, quelques aphorismes à l’encre de chine. Le jeune homme écrivait sur un petit carnet quelques lignes en prose, qu’il reportait plus tard sur le carton, à côté des mots du poète. C’est ainsi qu’ils tentaient chacun de répondre aux questions de l’autre, tout en lui en posant d’autres. Aujourd’hui, ils s’étaient arrêtés au bord d’un torrent. Le premier jour, la montagne leur était apparue sous la forme d’un temple. De grandes colonnes de pierre le soutenaient et, entre ces piliers, le soleil filtrait. Le sommet de la montagne-temple s’inclinait légèrement vers la terre, comme si elle faisait preuve d’humilité malgré sa grandeur. Cette vision les avait emplis d’un mystérieux sentiment de déférence; l’alliance du silence, des colonnes de pierre et des rayons du soleil qui se glissaient dans leur espacement transformait la montagne en frontispice d’un temple grec. Cela les avait émus. Hamidou avait proposé, comme titre pour leur thème: «vivants piliers», mais Raphaël avait dit que cela renverrait trop systématiquement à Baudelaire. Il avait ensuite proposé «temple incliné», et le jeune homme avait trouvé l’idée bonne.

Page 31: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

31

Tempio inclinato Era il quarto giorno dall’inizio del loro dialogo. Si accordarono, durante la marcia, su un tema che avesse attinenza con un avvenimento, una sensazione, un’immagine particolare della giornata. Poi avrebbero fatto una sosta e ne avrebbero discusso. Il vecchio spazzolava, poi scriveva direttamente, sul cartoncino dove il colore si era asciugato, qualche aforisma con l’inchiostro di china. Il giovane scriveva su un piccolo blocco qualche riga in prosa, che più tardi riportava sul foglio accanto alle parole del poeta. E’ cosi che ognuno di loro cercava di rispondere alle domande dell’altro, proponendogliene di nuove. Oggi si erano fermati sulla riva di un torrente. Il primo giorno la montagna gli era apparsa sotto forma di tempio. Grandi colonne di pietra lo sostenevano e, tra quei pilastri, filtrava la luce del sole. La vetta della montagna-tempio si inclinava leggermente verso la terra, come se desse prova di umiltà nonostante la sua grandezza. Quella visione li aveva pervasi di un misterioso sentimento di rispetto; l’unione del silenzio, delle colonne di pietra e dei raggi del sole che scivolavano tra le loro spaziature trasformava la montagna nella facciata di un tempio greco. Lo spettacolo li aveva emozionati. Hamidou aveva suggerito, come titolo del loro tema, «pilastri viventi», ma Raphaël aveva detto che rimandava con troppa immediatezza a Baudelaire. In seguito aveva proposto «tempio inclinato» e il giovane l’aveva trovata una buona idea.

Page 32: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

32

Le souffle et le vide Le deuxième jour, Emmanuelle les avait accompagnés. Cela faisait longtemps qu’elle n’était plus allée dans montagne, mais avait décidé d’y retourner. Le vieux poète s’en était réjoui, même s’il demanda à Emmanuelle si elle ne craignait pas de souffrir du manque d’entraînement. - Elle commence à trop me manquer, avait-elle simplement répondu. J’espère n’avoir pas encore perdu mes réflexes, et qu’il me reste un peu d’endurance. Je ne voudrais pas être un poids pour vous. Raphaël avait raconté à Hamidou qu’Emmanuelle, quelques années auparavant, avait été sa camarade de randonnée, et qu’ils allaient tous explorer la montagne chaque jour, sans relâche, avec une excitation juvénile. Un jour, malheureusement, Emmanuelle avait commencé à ressentir de vives douleurs dans le bas du dos, qui l’empêchèrent bientôt de soutenir un effort de marche trop important. A l’époque, elle avait même été contrainte par Monsieur Vassili, le médecin qu’ils voyaient tous deux, à un arrêt complet de toute marche en montagne pendant six mois au moins. Depuis cette période, Emmanuelle ne retournait que très peu en montagne, et pour de courtes promenades. Lorsqu’elle prit la décision d’accompagner Raphaël et Hamidou, cela devait faire presque dix mois qu’elle n’y était pas allée. Elle avait marché entre les deux hommes. Hamidou, qui fermait la marche, avait soudain remarqué qu’elle était plus grande qu’elle en donnait l’air. Elle avait de grandes jambes fines, et sa démarche était agréable à regarder; elle semblait marcher au ralenti, quoiqu’elle avançât à belle allure. Elle avait attaché sa chevelure, et le jeune homme voyait sa nuque nue. Quelques mèches de cheveux s’y mêlaient à une fine sueur. Derrière le petit groupe, Caro, le chien d’Emmanuelle, trottinait. Elle avait demandé au vieux poète qu’ils aillent sur un sommet qu’elle aimait. Le vieil homme avait protesté. - Tu n’y penses pas, Emmanuelle. C’est l’une des montées les plus difficiles de la région. Tu n’es pas en état d’y aller. Je ne suis même pas certain de l’être moi-même. - Je t’en prie, Raphaël. Cela fait dix mois que je me repose. C’était pour cette occasion. Ce sera peut-être ma dernière montée avant longtemps. Je ne sais pas si j’aurai l’occasion d’en refaire une. J’aimerais, peut-être pour la dernière fois, qu’on y aille ensemble. J’ai toujours aimé cet endroit. Le vieil homme accepta, mais à condition qu’ils fassent plusieurs haltes pour permettre à Emmanuelle de reposer son dos.

Page 33: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

33

Le sommet était une mince plate-forme sur laquelle ils ne tenaient qu’en file indienne. Autour, c’était le vide. Non pas le néant, mais le vide: le temps et l’espace qui entrecoupent un dialogue entre deux montagnes. De là-haut, ils voyaient toutes les montagnes, tous les alpages, tous les petits villages alentour, minuscules au fond des vallées. Le ciel semblait être quelques mètres au-dessus; les nuages allaient l’amble. Autour, c’était le vide. C’était le souffle du vent qui leur portait le mugissement des torrents en contrebas, la rumeur du balancement des forêts qu’ils avaient traversées, et auquel se mêlait le grisollement des alouettes qu’ils voyaient furtivement s’élancer verticalement dans les airs, avant de retomber vertigineusement, comme si elles s’écrasaient. Qu’étaient-ils, au milieu de tout cela, de ce monde ignoré des hommes, en train de parler et de se faire? Autour, c’était la montagne qui vivait et faisait vivre. Les hommes étaient loin, là-bas, avec leurs idées, leur bruit, leurs passions. Ils étaient loin, on ne les voyait pas. - Tu vois Hamidou, dit le poète alors qu’une percée du soleil dégageait la vue vers le plus grand sommet de la région: la montagne n’est pas qu’un paysage, c’est aussi une action. Caro s’agitait en remuant la queue. Emmanuelle s’était mise à l’écart, et ne disait rien. Le vent avait détaché ses longs cheveux blonds. Elle semblait heureuse. Raphaël proposa qu’ils travaillent sur le thème du vide. Hamidou souhaitait plutôt qu’ils s’intéressent au souffle. Ils se rendirent vite compte que les deux étaient liés, et choisirent donc de dialoguer autour du souffle et du vide. Sur le chemin du retour, il sembla à Hamidou qu’Emmanuelle, qui s’était rapprochée de Raphaël, pleurait silencieusement.

Page 34: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

34

Il soffio e il vuoto Il secondo giorno Emmanuelle li aveva accompagnati. Era da parecchio tempo che non andava più in montagna, ma aveva deciso di ritornarvi. Il vecchio poeta ne era stato felice, ma allo steso tempo le aveva chiesto se non temesse di soffrire per la mancanza di allenamento. - La montagna comincia a mancarmi troppo, aveva semplicemente risposto. Spero di non aver perduto del tutto i miei riflessi e che mi rimanga un po’ di resistenza. Non vorrei essere un peso per voi. Raphaël aveva raccontato a Hamidou che Emmanuelle, qualche anno prima, era stata sua compagna di escursioni, e che insieme andavano ad esplorare la montagna ogni giorno, senza sosta, presi da un fervore giovanile. Un giorno, malauguratamente, Emmanuelle aveva cominciato ad avvertire dei forti dolori al fondoschiena, che ben presto le impedirono di sostenere uno sforzo di marcia troppo intenso. A quell’epoca era stata anche convinta dal signor Vassili, il medico che entrambi frequentavano, ad astenersi completamente da ogni cammino in montagna per almeno sei mesi. Dopo questo periodo, Emmanuelle vi faceva ritorno solo saltuariamente, e per brevi passeggiate. Quando prese la decisione di accompagnare Raphaël e Hamidou, erano quasi dieci mesi che non vi era più andata. Aveva camminato tra i due uomini. Hamidou, che serrava la fila, aveva spesso notato che era più grande di quella che sembrava. Aveva delle forti gambe sottili, e la sua andatura era gradevole da guardarsi; sembrava marciare al rallentatore, nonostante avanzasse con passo sostenuto. Aveva i capelli raccolti, e il giovane vedeva la sua nuca nuda. Qualche ciocca vi si mescolava a un sottile filo di sudore. Alle spalle del piccolo gruppo, Caro, il cane di Emmanuelle, trotterellava. Aveva chiesto al vecchio poeta di recarsi su una cima che amava particolarmente, ma il vecchio si era mostrato in disaccordo. - Tu non ci pensi, Emmanuelle, ma è una delle scalate più difficili della regione. Tu non sei in condizione di andarci, e io stesso non sono tanto sicuro di esserlo. - Ti prego, Raphaël. Sono dieci mesi che sono a riposo, e proprio in previsione di un’occasione del genere. Probabilmente questa rimarrà la mia ultima ascesa per chissà quanto tempo. Mi piacerebbe, forse per l’ultima volta, andarci insieme. Ho sempre amato quel luogo. Il vecchio si convinse, ma a patto che facessero parecchie soste per permettere a Emmanuele di riposare la sua schiena.

Page 35: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

35

La cima era una sottile piattaforma sulla quale potevano stare solo in fila indiana. Intorno c’era il vuoto. Non il nulla, ma il vuoto: il tempo e lo spazio che intervallano un dialogo tra due montagne. Da lassù vedevano tutte le montagne, tutti gli alpeggi, tutti i piccoli villaggi intorno, minuscoli in fondo alle vallate. Il cielo sembrava essere appena qualche metro sopra di loro; le nuvole si muovevano in sincrono. Intorno c’era il vuoto. Il soffio del vento gli portava il suono intenso dei torrenti più in basso, il rumore del riequilibrio delle foreste che avevano attraversato, al quale si mescolava il canto delle allodole che essi vedevano furtivamente slanciarsi in verticale nell’aria, prima di ripiombare vertiginosamente come se dovessero schiantarsi. Che cos’erano, loro, in mezzo a tutto questo, in questo mondo ignorato dagli uomini, in procinto di parlare e di manifestarsi? Intorno c’era la montagna che viveva e faceva vivere. Gli uomini erano lontani, laggiù, con le loro idee, il loro brusio, le loro passioni. Erano lontani, scomparsi alla vista. - Vedi, Hamidou, disse il poeta non appena un varco di luce liberò la vista verso la più grande cima della regione: la montagna non è che un paesaggio, ma è anche movimento. Caro si agitava dimenando la coda. Emmanuelle si era messa in disparte, e non diceva niente. Il vento aveva sciolto i suoi lunghi capelli biondi. Sembrava felice. Raphaël propose di lavorare sul tema del vuoto. Hamidou preferiva invece che si occupassero del soffio. Si resero ben presto conto che i due temi erano strettamente connessi, e scelsero quindi di dialogare sul soffio e sul vuoto. Sulla strada del ritorno, Hamidou ebbe l’impresione che Emmanuelle, che si era avvicinata a Raphaël, pregasse in silenzio.

Page 36: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

36

Le signe Ils étaient donc près d’un torrent situé au cœur de la montagne. L’eau bruissait de ressacs infinis; quelques rochers hérissaient sa surface, et autour de leurs arêtes, une écume rebelle s’agitait. Ils créèrent. Pendant qu’ils travaillaient, Hamidou regardait attentivement le poète. Il le regardait parce qu’il espérait naïvement parvenir à percer à jour le secret de sa création poétique. Il s’éloignait pour n’avoir pas à le gêner, et, tout en écrivant ses quelques lignes en prose, ne quittait pas des yeux le vieil homme. Il était torse nu, comme toujours, et était agenouillé sur les galets qui bordaient le torrent. Le vieux poète peignait la montagne, puis l’écrivait. Ce double état de la parole, graphique et littéraire, pictural et poétique, semblait être, pour le vieil homme, l’expression d’un désir: celui de rendre aux signes leur puissance incantatoire. Les poèmes qu’il composait, il ne les jugeait achevés qu’après les avoir lus à haute voix face à la montagne; les peintures qu’il réalisait n’étaient à ses yeux que l’inscription graphique par laquelle il appelait la montagne. Sa démarche n’était à l’évidence pas une simple démarche esthétique; et chacun de ses gestes, par sa précision, son ampleur et sa densité, était chargé d’une fonction autre. La montagne l’obsédait. Il était le dépositaire de son histoire, de son passé et de son présent; son geste n’était pas celui d’un collectionneur ou d’un simple esthète. Son geste était bien plutôt un geste de transmission d’une présence sacrale qu’il déchiffrait en permanence et partout. Représenter la montagne, c’était la préserver de l’oubli mais également de la malveillance: c’était traduire dans l’acte artistique à la fois un amour et un sacerdoce. Mais, surtout, c’était refuser qu’elle demeurât simplement un paysage: les signes lui donnaient vie, ils rendaient audible sa parole, et éclatante son action. Droite, grande, imposante, majestueuse, la montagne pour lui était une vigie dont les paroles étaient toujours propitiatoires, puisqu’elles disaient (mais que sacrifiait la montagne pour jouir de cette faveur?) ce qui arrivait, ce qui était au loin encore. Hamidou avait l’impression que le poète croyait solidifier chaque pierre à chaque fois qu’il apposait un signe. Sa main, et le signe qu’elle traçait, était semblable à celui du chamane, qui agit par le mystère du signe cabalistique, en lequel est contenue toute la puissance de la parole magique, protectrice, révélatrice, fécondatrice. Il y avait sans doute tout cela dans le geste du vieux poète, ce geste d’une noblesse pure, et qu’il exécutait depuis des décennies, et qui était au cœur de sa liturgie. Car toute création n’est qu’une liturgie, qu’aboutit la vibration d’une parole commune avec un lieu, un homme, une énergie. Agenouillé sur les galets qui bordaient le torrent, écoutant la parole en mouvement de l’eau, écoutant la parole minéralisée et fossilisée de la pierre, il recueille et transmet par son geste l’exceptionnelle densité de cet espace polyphonique. Il n’est pas que le lecteur de cet espace; qu’il le veuille ou non (car il est modeste), il en est aussi la mémoire nécessaire.

Page 37: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

37

Ils finirent de créer après quatre heures de travail. Et alors qu’ils prenaient une collation, le vieux poète avait soudain dit à son jeune ami: - Demain, Hamidou, il faut que je te montre une chose à laquelle je tiens beaucoup, et que je ne montre qu’à peu de gens. Je crois que tu dois la voir, tu as gagné ce droit. Rentrons. Il faudra se lever tôt si on veut y aller. Ca nous demandera des forces, et il faudra bien récupérer cette nuit. Le jeune homme regarda longuement le poète. Il était partagé entre l’honneur qu’il ressentait à l’idée d’accéder une part d’intimité de cet être secret, et le désir pressant d’abreuver son ami de questions sur la nature de cette chose à laquelle il tenait tant. Il choisit finalement de ne rien dire, mais une lueur de gratitude profonde illuminait son visage juvénile. Le vieil homme la remarqua et sourit avec une grande tendresse; puis, ayant fini leur petit repas, ils prirent leurs affaires et rentrèrent.

Page 38: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

38

Il segno Si erano fermati dunque vicino a un torrente che scorreva nel cuore della montagna. L’acqua sciabordava di risacche infinite; qualche roccia affiorava in superfice, e intorno alle sue sporgenze si agitava una schiuma irrefrenabile. Si dedicarono alle loro creazioni. Mentre lavoravano, Hamidou guardava con grande attenzione il poeta. Lo guardava nella speranza ingenua di riuscire a far luce sul segreto della sua creazione poetica. Si teneva distante per non recargli intralcio, e, anche mentre era intento a scrivere qualche sua riga in prosa, non distoglieva gli occhi da lui. Era a torso nudo, come sempre, e inginocchiato sui sassi che costeggiavano il torrente. Il vecchio poeta pettinava la montagna, poi la scriveva. Questa duplice modalità di parola, grafica e letteraria, pittorica e poetica, sembrava rappresentare, per lui, l’espressione di un desiderio: quello di restituire ai segni la loro potenza incantatrice. I poemi che componeva, non li giudicava compiuti se non dopo averli letti ad alta voce di fronte alla montagna; le pitture che realizzava, ai suoi occhi non erano che l’iscrizione grafica attraverso la quale si rivolgeva alla montagna. Il suo procedimento non era evidentemente solo un percorso estetico; e ogni suo gesto, nella sua precisione, ampiezza e densità, era portatore di una funzione altra. La montagna era la sua ossessione. Egli era il depositario della sua storia, del suo passato e del suo presente; il suo gesto non era quello di un collezionista o di un esteta, ma un’operazione di trasmissione di una presenza sacrale che egli leggeva costantemente e dappertutto. Rappresentare la montagna significava preservarla dall’oblio e nello stesso tempo dalla malevolenza: era tradurre nell’espressione artistica, ogni volta, un amore e un sacerdozio. Ma, soprattutto, era rifiutare l’idea che rimanesse semplicemente un paesaggio: i segni le davano vita, rendevano udibile la sua parola, e scintillante il suo movimento. Dritta, grande, imponente, maestosa, la montagna era per lui una sentinella le cui parole erano sempre propiziatorie, poiché riferivano (ma cosa sacrificava la montagna per godere di questo privilegio?) ciò che era in arrivo, ancora lontano. Hamidou aveva l’impressione che il poeta credesse di rafforzare ciascuna pietra ogni volta che vi apponeva un segno. La sua mano, e il segno che essa tracciava, era simile a quella dello sciamano che opera attraverso il mistero del segno cabalistico, nel quale è contenuta tutta la potenza della parola magica, protettrice, rivelatrice, fecondatrice. Certamente tutto questo era presente nel gesto del vecchio poeta, un gesto di nobiltà pura, che egli eseguiva da decenni, e che era il cuore pulsante della sua liturgia. Perché ogni atto creativo non è altro che una liturgia, che ha per fine la consonanza di una parola comune con un luogo, un uomo, un’energia. Inginocchiato sui sassi che costeggiavano il torrente, in ascolto della parola mobile dell’acqua, della parola minerale e fossile della pietra, egli raccoglie e trasmette col suo gesto l’eccezionale profondità di quello spazio polifonico. Egli non è che il lettore di quello spazio, e che lo voglia o meno (vista la sua modestia), egli ne è anche la memoria necessaria.

Page 39: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

39

Portarono a termine le loro opere dopo quattro ore di lavoro. E mentre facevano uno spuntino, il vecchio poeta aveva subito detto al suo giovane amico: - Domani, Hamidou, devo farti vedere una cosa alla quale tengo molto e che mostro solo a poche persone. Credo sia venuto il momento che tu la veda, te ne sei guadagnato il diritto. Rientriamo. Bisognerà alzarsi presto se vogliamo andarci. Il viaggio richiederà energie, e sarà bene recuperarle questa notte. Il ragazzo guardò lungamente il poeta. Era diviso tra l’onore che provava all’idea di accedere a una parte intima di quell’essere segreto e il desiderio pressante di tempestare il suo amico di domande sulla natura di quella cosa alla quale teneva tanto. Scelse alla fine di non chiedere niente, ma una luce di profonda gratitudine illuminava il suo giovane volto. Il vecchio la notò e sorrise con grande tenerezza; poi, consumato un piccolo pasto, raccolsero i loro oggetti e rientrarono.

Page 40: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

40

Troisième partie (Terza parte)

Page 41: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

41

Les ombres blanches Ils avaient commencé l’ascension depuis moins d’une heure lorsque le brouillard commença à s’étendre. Le poète, qui savait ce que pouvait être la marche dans ces conditions, hésita un moment à continuer. Hamidou ne disait rien. Raphaël réfléchit quelques minutes. - On continue, finit-il par dire. Je pense qu’il se dissipera rapidement. Le vent du sud ouest est souvent fort, pendant cette période de l’année. Le jeune homme fut soulagé. Il voulait continuer, connaître ce secret que le poète voulait lui montrer, auquel il tenait tant. Ce secret, lui avait confié le poète la veille, se trouvait non loin du plus haut sommet de la région, à presque trois mille mètres d’altitude. Ils continuèrent donc. Jusqu’à mille mètres, la montée n’avait pas été si différente des précédentes, et ils avaient rencontré d’autres marcheurs. Ceux-ci, pour la plupart, redescendaient. Quelques uns se contentaient de regarder le jeune homme et le poète d’une curieuse façon, sans rien dire; d’autres, cependant, après de joyeuses salutations, les mettaient en garde: «on voulait aller là-haut, mais c’est impossible avec ce brouillard. Le pire, c’est qu’il va s’épaissir au cours de la matinée. Faites attention, les cairnes sont à peine visibles, un peu plus haut, sur les hauts plateaux.» Ils continuèrent toutefois. Hamidou parvenait encore, comme la marche s’était jusque là faite dans une sorte de sous-bois, à voir ce qu’il y avait immédiatement autour de lui. Le brouillard était là, mais ne voilait pas entièrement le regard; il se manifestait par de fines nappes, nombreuses mais sans grande épaisseur, qui flottaient dans l’air sans l’alourdir. Les formes des arbres, des rochers, des hommes, des montagnes, se voyaient encore assez clairement, même si la vue commençait d’être troublée, et que l’œil devait s’employer, scruter longuement ces formes avant de bien les reconnaître et les situer. Hamidou pensait que l’ombre des canopées du sous-bois, jointe au brouillard naissant, favorisait l’obscurité, et qu’ils y verraient tous deux mieux lorsque le terrain serait plus dégagé. Il se trompait. Lorsqu’ils sortirent du sous-bois et atteignirent les hauts plateaux sommitaux, le brouillard s’épaissit soudain. Ce qui, quelques centaines de mètres plus bas, n’était que fines nappes que le moindre souffle dissipait, devint, sans sommations, une brume, un grand voile blanc et lourd, tournoyant sur lui-même, mais impossible à bouger. Les hauts plateaux sommitaux, dont, hier encore, les paysages hiératiques et sauvages, dépouillés et rocheux, de pins et de lapiaz, étaient écrasés d’une lumière qui soulignait leur beauté minérale, leur beauté calcaire, étaient désormais recouverts par une ombre blanche qui n’en accentuait plus que l’atmosphère d’angoisse.

Page 42: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

42

Le vieux poète, qui ouvrait la marche, comme à son habitude, était impassible. Mais il savait que les derniers mille cinq cent mètres d’ascension allaient être éprouvants, pour le corps comme toujours, mais aussi, et plus rudement, pour l’âme. Derrière lui, il sentait les pas du jeune homme, qui semblaient être plus proches que lors des précédentes ascensions. Le poète fut content que son jeune ami, par peur ou par réflexe pratique, le talonnât davantage. C’était sa première expérience de marche dans le brouillard. Il devait être inquiet, sans doute. Mais il devait aussi apprendre. Le brouillard, comme le soleil, comme la pluie, comme l’orage, est un langage de la montagne, de la nature, auquel l’homme devait apprendre à répondre avec respect, courage et dignité. Ils n’avaient plus rencontré personne depuis qu’ils avaient quitté la forêt. Les seuls bruits qu’ils entendaient étaient celui de leurs pas sur la roche, et celui du brouillard, qui était une espèce de rumeur sans origine, présente partout dans l’air, diffuse. Ils ne distinguaient les formes que lorsqu’elles étaient à moins de dix mètres environ; au-delà, elles se perdaient dans le brouillard, indistinctes, invisibles, spectres d’un lieu qui semblait soudain être devenu inamical. Ils ne voyaient plus même les cairnes de loin. Ceux-ci n’apparaissaient plus que brusquement, au détour d’un sentier, étrangement grands et fantomatiques, puis se fondaient dans la grisaille comme ils en avaient surgi. Ces tas de pierre, qui d’habitude les guidaient, semblaient maintenant vouloir les perdre. De temps en temps, ils croyaient apercevoir le sommet de la montagne, mais il était impossible de dire si cela était vrai ou une illusion: l’espace semblait se déplacer dans la brume, et les repères, se brouiller les uns après les autres. Cela faisait un certain temps - combien, ils ne n’auraient su le dire - qu’ils marchaient dans le brouillard épais. Ils n’avaient plus échangé beaucoup de paroles depuis qu’ils avaient pénétré dans le haut plateau. Régulièrement, d’une voix grave, le poète demandait : - Ca va, Hamidou? - Oui, ça va, Raphaël, répondait le jeune homme. Puis c’était tout, et ils continuaient à marcher dans le désert d’ombres et de brumes. Hamidou croyait parfois entendre –mais était-ce vraiment cela?- le vieux poète murmurer: «oui, c’est par là». Plusieurs fois, il lui sembla qu’ils passaient par un endroit qu’il reconnaissait, mais comment en être certain? Les repères s’effaçaient ou étaient alors identiques. Ils tombaient sur une couche de glace entourée de roches et, quelques minutes plus tard, une autre couche de glace entourée de roches semblables surgissait, et il fallait la traverser ou la retraverser. Hamidou sentait aussi la proximité du vide: quelque chose, quelques chose de grand, non loin, s’ouvrait, et il y avait comme un appel auquel il avait envie de répondre. Ses pas parfois semblaient le trahir ou ne plus lui obéir, et plusieurs fois il se surprit à quitter le sillage du poète, qui était pourtant la seule chose rassurante et

Page 43: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

43

connue de ce lieu. Il devait alors faire preuve d’une grande volonté pour ne pas céder au désir de l’abîme. Il faisait froid et lourd. Ils commençaient tous deux à respirer bruyamment. Le soleil était mort ou exilé. L’air étouffait. Les cairnes semblaient avoir été détruits; géants tout à l’heure, ils n’étaient plus désormais que timides monticules de pierre, incertains du sens qu’ils indiquaient. Aucun d’eux, pourtant, ne songea un seul instant à s’arrêter – pour faire quoi? - ni à faire demi-tour – pour aller où? -; ils avaient compris qu’il fallait continuer à marcher, malgré tout. Il y eut soudain une trouée de lumière. - Arrête-toi un instant et regarde, dit le poète. Regarde la vie qu’il y a autour de nous, malgré ce brouillard. Le soleil, ressuscité, éclaira tout le plateau. Le corps de la montagne apparut, proche et puissant; son sommet se perdait dans les nuages. A leur droite, des prairies s’étendaient, que tâchaient des nappes de neige. A leur gauche, il y avait un désert de lapiaz: le calcaire, dans cette atmosphère, éclatait, beau et sauvage, semblable aux dernières clartés d’un ciel avant l’orage. Et soudain, au loin, à trois cent ou quatre cent mètres, au milieu de ces roches fendues, ils voient une forme qui bondit, agile et rapide, majestueuse et craintive. Le chamois s’arrête, regarde dans leur direction. Cela dure quelques secondes, mais il s’y exprime une fraternité mystérieuse. Fraternité de condition, de fragilité, de force pourtant. Il n’y a dans ce face-à-face qu’égalité. La prétention des hommes ne sert plus à rien, ici. Ils n’y sont plus que des éléments d’un espace qui les déborde, et qu’ils ne maîtrisent pas. Ils y sont l’égal de la marmotte, du loup, de l’alouette, de la pierre. Leur parole n’y est pas plus audible ou plus autoritaire ou plus légitime. Il n’y a rien qu’ils puissent imposer. Il faut accepter que la parole soit ouverte à tout ou se condamner. Il faut écouter ou se perdre. Il faut dialoguer ou mourir. C’est ce que le chamois demande au jeune homme et au poète de dire aux hommes. Puis, insaisissable, il bondit et disparaît derrière des rochers. La trouée de lumière se referme. Le brouillard retombe dru. La montagne s’y enveloppe, les prairies s’y fondent, les lapiaz s’en recouvrent. Il faut continuer la marche. Hamidou sait désormais qu’ils ne sont pas seuls, et qu’ils ne l’ont jamais vraiment été. Le brouillard même, qui semble pourtant les isoler, est leur interlocuteur, l’unique oreille de leur épopée. Ils reprirent la marche vers le sommet de la montagne, et le secret du vieil homme. - Ca va? - Oui, ça va, répondit le jeune homme.

Page 44: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

44

- Nous allons bientôt reprendre le chemin vers le sommet. Nous devrions y être dans trois quarts d’heure. Tu as faim? - Je préfère attendre qu’on y soit pour manger. - Moi aussi. Ils se tournerent. Le brouillard semblait encore s’être davantage épaissi, et Hamidou ne voyait plus que le pull rouge du poète à quelques mètres devant lui. Mais étrangement, bien qu’il fût plus épais, le brouillard lui paraissait moins menaçant. - Hamidou? - Oui, Raphaël? - Est-ce que tu as eu peur, même quelques instants, que nous soyons perdus? - Non, répondit calmement le jeune homme. - Non? Nous avons pourtant erré, et j’ai moi-même douté un temps de ma mémoire du lieu. - Moi, je n’en ai pas douté. Pour tout te dire, je ne me suis jamais senti perdu même si je voyais bien que nous errions, parfois. Je ne crois pas que tu puisses te perdre dans cette montagne. Et je t’y suivrai les yeux fermés, même si tu étais toi-même aveugle. - Je te remercie, dit simplement le poète à voix basse. Ils marchèrent ainsi, dans le silence et le brouillard, pendant un quart d’heure environ. Puis, progressivement, le brouillard commença à se dissiper, à se déplacer vers le nord. - Le vent du sud ouest, enfin. Il s’est fait attendre, mais je ne m’étais pas trompé quant à sa venue. - Waxi mag du fanaan ala, daï guddee rek (1), dit le jeune homme dans une des langues de son pays, avant d’expliquer au poète ce que cela signifiait. Raphaël proposa qu’ils mangent avant d’attaquer la dernière montée. D’ici là, croyait- il, le brouillard serait complètement passé, et ils y verraient plus clair. Ils s’assirent donc à l’orée d’une pente dont on ne voyait pas le sommet. Le vieux poète avait expliqué au jeune homme que le sommet était au bout de la pente, qui n’était pas très longue, mais qui était très difficile et presque raide par endroits. Il lui conseilla de le suivre scrupuleusement, et de mettre ses pas dans les siens. Le jeune homme lui répondit que c’est ce qu’il avait toujours fait depuis le début. Ils mangèrent, et le brouillard, comme Raphaël l’espérait, finit de se dissiper totalement. Ils furent heureux de sentir à nouveau

Page 45: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

45

la chaleur du soleil, et de profiter enfin de ces paysages dont le brouillard les avait privés. Ils entendaient de temps en temps le sifflement d’une marmotte quelque part dans une prairie, et cela remplissait le poète d’une joie enfantine. - Ce sont les premières qui se réveillent! Hamidou profitait du spectacle, mais son esprit tout entier était déjà tourné vers le secret que le poète voulait lui confier. [(1) Proverbe wolof (Sénégal) qui, littéralement, dit: «la parole de la personne âgée ne passe jamais la nuit en brousse, même si elle arrive parfois tard.» Dicton pour souligner la sagesse et la clairvoyance d’esprit des personnes âgées, dont les paroles et prévisions se réalisent toujours, longtemps même, parfois, après qu’elles les aient dites.]

Page 46: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

46

Le ombre bianche Avevano cominciato la salita da meno di un’ora quando la nebbia cominciò a espandersi. Il poeta, che sapeva bene quali rischi comportava la marcia in quelle condizioni, esitò alquanto prima di continuare. Hamidou non diceva niente. Raphaël riflettè per qualche minuto. - Continuiamo, disse alla fine. Penso che la nebbia si dissiperà rapidamente. Il vento di sud-ovest è sovente forte in questo periodo dell’anno.

Il giovane si sentì risollevato. Aveva voglia di continuare, di conoscere quel segreto che il poeta voleva partecipargli, al quale teneva tanto. Quel segreto, come gli aveva confidato prima della partenza, si trovava non lontano dalla più alta cima della regione, a quasi tremila metri di altezza. Dunque, continuarono. Fino ai mille metri, la salita non era stata tanto differente dalle precedenti, ed essi avevano incontrato altri marciatori. Una buona parte di loro ridiscendeva. Qualcuno si contentava di guardare il giovane e il poeta con curiosità, senza dire niente; altri, al contrario, dopo festosi saluti, li mettevano in guardia: «volevamo andare fino in cima, ma con questa nebbia è impossibile. La cosa peggiore è che sta ispessendosi nel corso della mattinata. State attenti, le sporgenze sono appena visibili, un po’ più in su, sugli altipiani.» Tuttavia continuarono. Hamidou riusciva ancora, durante il cammino percorso fin là in una specie di sottobosco, a vedere ciò che c’era nelle sue immediate vicinanze. La nebbia persisteva, ma non impediva completamente la visuale; si manifestava in sottili banchi, numerosi ma poco densi, che flottavano nell’aria senza gravarla particolarmente. Le forme degli alberi, delle rocce, degli uomini, delle montagne, si distinguevano ancora abbastanza chiaramente, anche se la vista cominciava a offuscarsi e l’occhio doveva sforzarsi, scrutare lungamente quelle forme prima di poterle ben riconoscere e posizionare. Hamidou pensava che l’ombra della vegetazione del sottobosco, unitamente alla nebbia montante, favorisse l’oscurità, e che avrebbero avuto una vista migliore non appena il terreno fosse diventato più spoglio. Si sbagliava. Quando uscirono dal sottobosco e raggiunsero gli altipiani sommitali, la nebbia diventava ancora più fitta. Quella che qualche centinaio di metri più in basso non era che sottili banchi che il minimo soffio dissipava, divenne, senza esagerazione, una bruma compatta, un grande velo bianco e spesso, vorticante su se stesso, ma impossibile da smuovere. Gli alti pianori della cima, i cui paesaggi ieratici e selvaggi, spogli e rocciosi, costellati di pini e lapislazzuli, appena ieri erano investiti da una luce che faceva risaltare la loro bellezza minerale, la loro bellezza calcarea, erano ormai ricoperti da un’ombra bianca che non ne accentuava altro che l’atmosfera angosciante.

Page 47: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

47

Il vecchio poeta che, come al solito, apriva la marcia, rimaneva impassibile. Eppure sapeva che gli ultimi mille e cinquecento metri di ascesa sarebbero stati particolarmente difficili, per il corpo sicuramente, ma anche, e in modo ancora più duro, per l’anima. Sentiva dietro di lui i passi del giovane, che sembravano più vicini che nelle precedenti ascensioni. Fu contento che il suo giovane amico, per paura o per un riflesso istintivo, lo tallonasse più assiduamente. Era la sua prima esperienza di marcia nella nebbia. Doveva essere inquieto, sicuramente. Ma doveva anche imparare. La nebbia, come il sole, come la pioggia, come il temporale, è un linguaggio della montagna, della natura, al quale l’uomo doveva imparare a rispondere con rispetto, coraggio e dignità. Dopo aver lasciato la foresta, non avevano incontrato più nessuno. Gli unici rumori che sentivano erano quello dei loro passi sulla roccia e quello della nebbia, una sorta di rumore senza origine, presente ovunque nell’aria, diffuso. Non distinguevano le forme se non quando erano a meno di dieci metri di distanza; oltre, si perdevano nella nebbia, indistinte, invisibili, fantasmi di un luogo che sembrava essere diventato improvvisamente ostile. Non scorgevano più nemmeno le sporgenze da lontano. Queste apparivano improvvisamente, a una svolta del sentiero, stranamente grandi ed evanescenti, poi scomparivano nel grigiore così come ne erano spuntate. Quegli ammassi di pietra, che abitualmente gli facevano da punti di riferimento, sembravano ora volerli disorientare. Di tanto in tanto credevano di intravedere la cima della montagna, ma era impossibile dire se si trattasse di verità o di illusione: lo spazio sembrava spostarsi nella nebbia, e i riferimenti confondersi gli uni dopo gli altri. Era da un bel po’ di tempo - quanto, non avrebbero saputo dirlo - che camminavano nella nebbia fitta. Non avevano più scambiato molte parole dopo che si erano inoltrati sull’altopiano. Di tanto in tanto, con voce decisa, il poeta domandava: - Tutto bene, Hamidou? - Sì, tutto bene, Raphaël, rispondeva il giovane. Poi più nulla, e continuavano ad avanzare nel deserto d’ombre e di brume. Hamidou credeva talvolta di sentire - ma si trattava proprio di questo? - il vecchio poeta mormorare: «sì, è da quella parte». Più di una volta gli sembrò che stessero attraversando un luogo che riconosceva, ma come esserne certi? I riferimenti scomparivano o erano allora tutti uguali. Scivolavano su uno strato di ghiaccio circondato di rocce e, qualche minuto dopo, un altro strato di ghiaccio simile al primo pareva spuntare, e bisognava attraversarlo o riattraversarlo. Hamidou avvertiva anche la vicinanza del vuoto: qualcosa, qualcosa di grande, non lontano, si apriva, e si percepiva come un richiamo al quale si desiderava rispondere. I suoi passi talvolta sembravano tradirlo o non obbedirgli più e sempre più spesso si sorprese ad abbandonare la scia del poeta, che rimaneva tuttavia la sola presenza rassicurante e conosciuta di quel luogo. Allora doveva fare un grande sforzo di volontà per non cedere all’ebbrezza dell’abisso.

Page 48: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

48

Faceva un freddo opprimente. Entrambi cominciarono ad ansimare. Il sole era morto o esiliato. L’aria era asfissiante. Sembrava che i rilievi fossero stati spianati; giganteschi in ogni altro momento, ora non erano più che timidi tumuli di pietra, inaffidabili per la direzione che indicavano. Nessun di loro, tuttavia, pensò un solo istante di fermarsi - per fare cosa? - né di fare dietro front - per andare dove? -; avevano capito che, malgrado tutto, bisognava continuare a camminare. All’improvviso si aprì uno squarcio di luce - Fermati un istante e osserva, disse il poeta. Guarda la vita che c’è intorno a noi, nonostante questa nebbia. Il sole, resuscitato, rischiarò tutto l’altopiano. Il corpo della montagna apparve, vicino e possente; la sua cima si perdeva tra le nuvole. Alla loro destra si estendevano delle praterie punteggiate di chiazze innevate. Alla loro sinistra, una distesa deserta di lapislazzuli: il calcare, in questo ambiente, brillava, bello e selvaggio, simile agli ultimi chiarori di un cielo prima del temporale. E all’improvviso, in lontananza, a tre o quattrocento metri, in mezzo a quelle rocce piene di crepe, videro una forma che saltava, agile e rapida, maestosa e guardinga. Il camoscio si ferma, guarda nella loro direzione. Dura pochi secondi, ma vi si esprime tutto il senso di una fratellanza misteriosa. Fratellanza di condizione, di fragilità, e tuttavia di forza. In quel faccia a faccia non c’è nient’altro che uguaglianza. Qui la presunzione degli uomini non serve più a niente. Qui essi non sono che elementi di uno spazio che li sovrasta e che non dominano. Qui sono pari alla marmotta, al lupo, all’allodola, alla pietra. La loro parola non vi risuona più udibile o più autoritaria o più legittima. Non vi è niente che possano imporre. Bisogna accettare che la parola sia aperta a tutto o condannarsi. Bisogna ascoltare o perdersi. Bisogna dialogare o morire. E’ questo che il camoscio chiede al giovane e al poeta di riferire agli uomini. Poi, inafferrabile, salta via e sparisce dietro alcune rocce. Il varco di luce si richiude. La nebbia ricade fitta. La montagna vi si avvolge, le praterie vi si sciolgono, i lapislazzuli se ne ricoprono. Bisogna riprendere il cammino. Hamidou ora sa che essi non sono soli, e che non lo sono mai stati veramente. La stessa nebbia, che pure sembra isolarli, è loro interlocutrice, l’unico orecchio della loro epopea. Ripresero il cammino verso la sommità della montagna, e verso il segreto del vecchio. - Tutto bene? - Sì, tutto bene, rispondeva il giovane. - Stiamo per rimetterci in marcia verso la cima. Dovremmo esserci in tre quarti d’ora. Hai fame?

Page 49: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

49

- Preferisco aspettare di arrivarci, prima di mangiare. - Anch’io. Si voltarono. La nebbia sembrava ancora più fitta di prima, e Hamidou non vedeva altro che il maglione rosso del poeta qualche metro davanti a lui. Ma stranamente, nonostante fosse più spessa, la nebbia gli sembrava meno minacciosa. - Hamidou? - Sì, Raphaël. - Non hai avuto paura, anche per pochi istanti, che ci fossimo perduti? - No, rispose tranquillamente il giovane. - Davvero? Eppure abbiamo errato, e io stesso ho dubitato per un po’ della mia memoria del luogo. - Io non ho mai avuto dubbi. Per dirtela tutta, non mi sono mai sentito perso, anche se vedevo bene che di tanto in tanto erravamo. Io non credo che tu possa perderti in questa montagna. E io ti ci seguirei a occhi chiusi, anche se tu fossi cieco. - Ti ringrazio, disse semplicemente il poeta a bassa voce. Camminarono così, nel silenzio e nella nebbia, per un quarto d’ora circa. Poi, progressivamente, la nebbia cominciò a diradarsi, a spostarsi verso nord. - Il vento di sud-ovest, finalmente. Si è fatto attendere, ma non mi ero sbagliato in merito alla sua venuta. - Waxi mag du fanaan ala, daï guddee rek (1), disse il giovane in una delle lingue del suo paese d’origine, prima di spiegare al poeta cosa significasse. Raphaël propose di mangiare prima di attaccare l’ultimo tratto di salita. Nel frattempo, supponeva, la nebbia si sarebbe completamente diradata ed essi avrebbero avuto una visuale migliore. Si sedettero dunque al limitare di un pendio di cui non si vedeva la sommità. Il vecchio poeta aveva spiegato al giovane che la cima era alla fine del pendio, che non era molto lungo ma molto difficile da percorrere e qua e là particolarmente ripido. Gli consigliò di seguirlo scrupolosamente e di tenere i passi attaccati ai suoi. Il giovane gli rispose che era proprio quello che aveva sempre fatto fin dall’inizio. Mangiarono, e la nebbia, come Raphaël sperava, si dissolse del tutto. Furono felici di sentire di nuovo il calore del sole, e di godere infine di quei paesaggi di cui la nebbia li aveva privati. Di tanto in tanto sentivano il sibilo di una marmotta da qualche parte in una prateria, e ciò colmava il poeta di una gioia infantile.

Page 50: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

50

- Sono le prime che si risvegliano! Hamidou si godeva lo spettacolo, ma il suo spirito era già interamente rivolto verso il segreto che il poeta voleva confidargli. [(1) Proverbio wolof (Senegal) che, letteralmente, significa: «la parola della persona anziana non trascorre mai la notte nella savana, anche se qualche volta rientra tardi». E’ un detto che sottolinea la saggezza e la chiaroveggenza di spirito delle persone anziane, le cui parole e previsioni si realizzano sempre, spesso anche molto tempo dopo che le hanno pronunciate.]

Page 51: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

51

L’abandon La dernière montée était difficile, et le jeune homme était bien heureux, finalement, qu’ils aient mangé avant de l’entreprendre. Le sentier était escarpé et tortueux à la fois. Il fallait suivre de grands lacets pour avancer d’une centaine de mètres. Les éclats de calcaire qui pavaient le chemin le rendaient ardu, voire dangereux: la moindre vibration, le moindre pas mal posé déclenchait un petit éboulis qui pouvait entraîner une glissade. Plusieurs fois, Hamidou crut tomber, et autant de fois, il vit Raphaël, devant lui, vaciller malgré l’assurance de son pas. Il n’y avait pas de vide, mais une pente, longue, et sur laquelle se dressaient des rochers aux extrémités acérées. Tomber, là, pouvait être aussi dangereux que s’il se fût agi d’une chute dans le vide. C’était la montée la plus technique et la plus physique qu’ils avaient eu à faire depuis qu’ils étaient là. Hamidou souffrait. La traversée du brouillard l’avaient nerveusement épuisé, même s’il en était sorti heureux. Il se rendait compte, tandis qu’ils gravissaient la dernière difficulté, que le brouillard l’avait aussi physiquement fatigué. Il ne savait pas combien de temps ils avaient marché dans la brume. Longtemps, peut-être des heures. Ses jambes lui faisaient mal, et il avait l’impression que chaque pas qu’il effectuait pouvait être le dernier. Mais il ne l’était pas, et il avançait, lentement, derrière le vieux poète, entraîné par son sillage. Une forme d’obscure énergie semblait les lier, et leurs pas étaient accordés: ceux de Raphaël tiraient Hamidou, ceux d’Hamidou poussaient Raphaël. Il existe une gémellité de la marche; elle ne s’exprime que dans l’effort le plus ultime, lorsque chaque mouvement est la potentielle explosion du corps, qui ne garde toutefois son équilibre que parce qu’un autre corps, à proximité, le soutient et compte aussi sur lui. Ce n’est pas de la simple émulation, ni une imbécile lutte pour l’honneur. Lors de ses premières montées, Hamidou avait lutté contre sa faiblesse, mû par la seule crainte de perdre la face devant le défi de la montagne et devant le regard du poète. Il avait refusé la faiblesse par orgueil. Son effort n’était soutenu que par l’émulation que lui inspirait la montagne et Raphaël. Mais au cours des montées suivantes, il avait appris à se déprendre de la tyrannie de cet orgueil solitaire. Il avait peu à peu appris, jusque dans la fatigue, jusque dans la faiblesse, à faire corps avec la montagne et avec le poète. Faire corps: généralement, cela veut dire s’unir; ou plus exactement, cela veut dire refuser que les corps soient des solitudes irrémédiables, mais une unité. Faire corps, c’est donc s’abandonner: abandonner ses forces, ses faiblesses, à l’autre, qui en fait de même. C’est, fondamentalement, se confier. Faire corps est une confession: c’est l’un des derniers actes dans lesquels l’homme cherche encore à éprouver une vérité collective, à découvrir le mystère d’une humanité sans fards, sans masques, fondée sur l’absence du mensonge. Dans cette dernière montée, le poète et le jeune homme faisaient corps: ils se confiaient l’un à l’autre, et il y avait là un seul corps qui marchait à l’assaut de la pente, vers les sommets. Devant l’expérience de la limite et de la souffrance, le corps ne ment jamais; il n’a pas la subtilité de l’esprit, et c’est ce manque de subtilité qui le fait toujours paraître dans sa vérité première. Lorsque deux corps qui souffrent se confient l’un à l’autre, une

Page 52: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

52

humanité est de nouveau possible, qui est peut-être plus sûre que l’humanité tissée par le seul esprit ou la seule intelligence. Il n’y avait pas de place pour les mots. Le dialogue était silencieux, tissé de souffles courts, d’inspirations longues. La montagne elle-même semblait adopter cette économie du langage au fur et à mesure qu’elle s’élevait. Il y avait de moins en moins de végétation. Que de la pierre. Que de la pierre qui montait vers un sommet encore inconnu. Et toute parole désormais devait épouser cette verticalité, se dépouiller des aspérités et ornements, et aller vers les hauteurs nues. Toute parole, ici, semblait ne devoir plus être que précise, droite, liée au sens de la montagne. Sens comme direction, vecteur: la verticalité. Sens comme signification, valeur: la droiture, l’éthique dans l’action dans le monde. «L’horizon de mon verbe est toujours vertical»: Hamidou croyait enfin comprendre, peut-être… Raphaël tomba soudain. Son pied avait glissé sur une pierre plus friable qu’elle n’en avait l’air, et qui avait cédé. Hamidou se précipita sur lui. - Monsieur Alexandre! - Ah, je tombe et… (il était essoufflé) et tu m’appelles de… de nouveau Monsieur Alexandre! Les chutes inspirent rire ou … (il haletait) respectueuse commisération. Je vois que c’est plutôt la seconde… que la mienne… (il dit un mot qu’Hamidou ne comprit pas à cause du halètement) Une fois de plus… tu me vieillis! Il avait repris son air tragique, ce qui signifiait qu’il faisait la comédie. Hamidou fut soulagé. - Arr… (lui aussi était essoufflé) Arrête… de dire des bêtises. Ca va? - Ne t’inquiète pas… Ma cheville n’a pas tourné, et heureusement que je n’ai pas… chuté dans la pente… Re… Regarde, on est bientôt arrivés! Hamidou leva la tête. Le sentier sur lequel ils étaient s’achevait quelques dizaines de mètres plus haut. Mais à cause de la pente, il ne voyait pas ce qu’il y avait au-delà. - Qu’est-ce qu’il… - Tu verras, le coupa le poète, qui reprenait lentement son souffle en se relevant. Pour les derniers mètres, je te laisse passer devant. Hamidou passa donc devant, et ils repartirent.

Page 53: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

53

L’abbandono L’ultima salita era difficile, e il giovane era ben felice, alla fine, che avessero mangiato prima di attaccarla. Il sentiero era sconnesso e insieme tortuoso. Bisognava seguire dei grandi tornanti per avanzare di un centinaio di metri. Le schegge di calcare che pavimentavano il sentiero lo rendevano arduo, quando non pericoloso: la minima vibrazione, il minimo passo mal posato smuoveva un piccolo detrito che poteva provocare un ruzzolone. Più di una volta Hamidou credette di cadere, e altrettante vide Raphaël vacillare, davanti a lui, nonostante la sicurezza del suo passo. Non c’era il vuoto, ma un pendio lungo sul quale si ergevano delle rocce dalle estremità appuntite. Cadere, là, poteva essere pericoloso quanto precipitare nel vuoto. Era la scalata più tecnica e più fisica che avevano dovuto fare da quando erano là. Hamidou soffriva. La traversata della nebbia l’aveva snervato, anche se ne era uscito felicemente. Si rendeva conto, mentre affrontavano quell’ultima difficoltà, che la nebbia lo aveva anche fisicamente provato. Non sapeva quanto tempo avevano camminato nella bruma. A lungo, forse per delle ore. Le gambe gli facevano male, e aveva come l’impressione che ogni passo ulteriore poteva essere l’ultimo. Ma non lo era, ed egli avanzava, lentamente, dietro il vecchio poeta, trascinato dalla sua scia. Una forma di oscura energia sembrava legarli, e i loro passi procedevano accordati: quelli di Raphaël trainavano Hamidou, quelli di Hamidou sospingevano Raphaël. Esiste una gemellanza della marcia; essa si esprime solo nello sforzo più estremo, quando ogni movimento è una potenziale esplosione del corpo, che conserva tuttavia il suo equilibrio perché un altro corpo, nelle vicinanze, lo sostiene e allo stesso tempo conta su di lui. Non è una questione di emulazione, né una stupida lotta per l’onore. Durante le sue prime scalate, Hamidou aveva lottato contro la sua debolezza, mosso solo dal timore di perdere la faccia di fronte alla sfida della montagna e davanti allo sguardo del poeta. Aveva rifiutato la debolezza per orgoglio. Il suo sforzo non era sostenuto che dall’emulazione che gli suscitavano la montagna e Raphaël. Ma nel corso delle scalate successive aveva imparato a sottrarsi alla tirannia di quell’orgoglio solitario. Egli aveva lentamente appreso, proprio nella fatica, proprio nella debolezza, a fare corpo con la montagna e con il poeta. Fare corpo: in genere significa unirsi; o, più esattamente, rifiutare che i corpi siano delle solitudini irrimediabili, ma un’unità. Fare corpo, dunque, è abbandonarsi: abbandonare le proprie forze, le proprie debolezze, all’altro, che fa la stessa cosa. E’, fondamentalmente, affidarsi. Fare corpo è una confessione: è uno degli ultimi atti nei quali l’uomo cerca ancora di sperimentare una verità collettiva, di scoprire il mistero di un’umanità senza trucchi, senza maschere, fondata sull’assenza di menzogna. In quell’ultima salita, il poeta e il giovane facevano corpo: si affidavano l’uno all’altro, ed era un solo corpo quello che andava all’assalto del pendio, verso le cime. Davanti all’esperienza del limite e della sofferenza, il corpo non mente mai; non ha la sottigliezza dello spirito, ma è proprio questa mancanza che lo fa apparire nella sua verità primigenia. Quando due corpi che soffrono si affidano l’uno all’altro, una umanità è di

Page 54: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

54

nuovo possibile, e forse è più sicura dell’umanità tessuta dal solo spirito e dalla sola mente. Non c’era posto per le parole. Il dialogo era silenzioso, fatto di respiri corti, di lunghe inspirazioni. La montagna stessa sembrava adottare questa economia del linguaggio man mano e a misura che si innalzava. C’era sempre meno vegetazione che pietra. Pietra che saliva verso una sommità ancora sconosciuta. E ogni parola, oramai, doveva sposare questa verticalità, spogliarsi di asperità e ornamenti, e andare verso le altezze nude. Ogni parola, qui, pareva non dovesse più essere meno che precisa, dritta, legata al senso della montagna. Senso come direzione, vettore: la verticalità. Senso come signicato, valore: la dirittura, l’etica in atto nel mondo. «L’orizzonte della mia parola è sempre verticale»: Hamidou era convinto alla fine di aver compreso, forse… All’improvviso Raphaël cadde. Il suo piede era scivolato su una pietra più friabile di quella che appariva, e aveva ceduto. Hamidou si precipitò su di lui. - Signor Alexandre! - Ah, io cado e…(era senza fiato) e tu mi chiami di… di nuovo Signor Alexandre! Le cadute suscitano riso o… (ansimava) rispettosa commiserazione. Vedo che qui c’è più la seconda… che la mia… (disse una parola che Hamidou non capì a causa dell’ansimare). Ancora una volta… tu mi fai sentire vecchio! Aveva ripreso la sua aria tragica. Ciò significava che stava recitando. Hamidou si sentì sollevato. - Sme… (anche lui era senza fiato) Smettila… di dire sciocchezze. Va bene? Non ti preoccupare… La mia caviglia non si è distorta, è per pura fortuna che non sono… precipitato per il pendio… Gua… Guarda, siamo finalmente arrivati! Hamidou alzò la testa. Il sentiero sul quale si trovavano terminava qualche decina di metri più in alto. Ma, a causa del pendio, non vedeva ciò che c’era al di là. - Che cosa… - Lo vedrai, lo interruppe il poeta, che lentamente riprendeva il suo respiro e si rialzava. Per questi ultimi metri, ti lascio stare davanti. Hamidou passò dunque davanti, e ripartirono.

Page 55: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

55

D’en haut Lorsqu’il bascula de l’autre côté de la pente, Hamidou ne vit d’abord rien. Une intense lumière régnait sur le sommet, qui l’aveugla. Il ferma les yeux, surpris. Puis, après quelques secondes, les rouvrit. Il n’y avait rien. C’était une espèce de plateau désertique écrasé par le soleil et balayé par le vent. Les yeux remplis de questions, il se retourna vers le poète, qui venait d’apparaître au sommet de la pente. - Oui, je sais, fit Raphaël. Tous ceux qui sont venus ont d’abord eu la même réaction, de surprise et de déception mêlées. Mais avance un peu. Hamidou, machinalement, perplexe, fit quelques pas dans le plateau. Et tout à coup, il s’arrêta, comme pétrifié. - Tu l’entends? demanda derrière lui le vieux poète. Hamidou l’entendait, en effet. C’était la voix de la montagne, pleinement entendue enfin, mêlant dans une seule parole les mots du vent, du soleil, de l’eau, des arbres, du chamois et de la marmotte, de l’alouette, de l’homme, du ciel et du buis, de la gentiane, du brouillard, de la pierre, des vallées, des vallons, des alpages, des cols et des torrents, du lapiaz, de chaque pierre de chaque cairne. Ce n’était pas qu’un effet de son imagination, ni une symphonie cacophonique de tous les bruits de cet univers: c’était une véritable voix, mélodieuse et douce. Depuis qu’il le connaissait, Hamidou entendait Raphaël évoquer la parole de la montagne. Le jeune homme croyait qu’il ne s’agissait que d’une parole symbolique, exprimée par ce que la montagne offrait d’états, de déclinaisons, d’expériences. Evidemment, c’était tout cela, mais, Hamidou venait de le découvrir, c’était autre chose encore. La parole de la montagne n’était pas que symbolique: elle était là, remplissant le sommet de sa poésie, audible. Ce que cette parole disait en ce moment même n’appartient qu’à Hamidou. La montagne, comme la mer, dit toujours quelque chose à chaque homme qui accepte de dialoguer profondément avec elle. Ce quelque chose est une vérité singulière, propre à chaque homme. Hamidou, recueilli, entendait enfin la sienne. Il se tourna et chercha des yeux Raphaël. Celui-ci n’était plus derrière lui. Affolé, craignant que tout ceci fût un rêve, il s’agita, et fut sur le point de crier. - Non, ne crie pas. Cet endroit n’a jamais été le théâtre d’un cri. Raphaël était à deux cent mètres environ devant lui. Comment s’était-il retrouvé là sans qu’Hamidou le remarquât? Le jeune homme l’ignorait. Et comment arrivait-il à entendre si clairement sa voix alors qu’il était à cette distance ? Il l’ignorait aussi. - Viens, dit la voix du poète.

Page 56: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

56

Hamidou avança vers lui. Ce n’est que lorsqu’il arriva à sa hauteur qu’Hamidou vit que Raphaël était au pied d’une espèce de paroi de pierre, de couleur ocre. Hamidou ne l’avait pas remarquée lorsqu’il avait embrassé le plateau du regard pour la première fois. Mais la paroi était là. Elle semblait être le pan d’un grand rocher. Hamidou ne comprenait plus rien, mais il s’abandonna et fit corps avec la montagne… A côté de lui, Raphaël était d’une rassurante sérénité. Ses cheveux semblaient plus blancs, et ses yeux, plus bleus. Le poète ouvrit son sac, et en sortit un grand pinceau ainsi qu’une palette de couleurs, qu’il tendit à Hamidou. - Cet espace t’est réservé, lui dit-il. Il t’est réservé depuis très longtemps. Ecris et peins ce que la montagne te dit. - Est-ce que d’autres ont fait ça avant moi? demanda le jeune homme. Le vieux poète sourit, et demanda à Hamidou de le suivre. Ils firent le tour du rocher. Hamidou vit des signes inscrits, des poèmes écrits, des dizaines de figurations dont il ne comprenait parfois pas le dessin ni le sens. Il vit aussi des signatures, des noms de personnes qu’il ne connaissait pas pour la plupart, ou dont Raphaël lui avait seulement vaguement parlé. Et, entre toutes ces signatures, il reconnut le nom d’Emmanuelle, ainsi que celui de son professeur, Jean Arsène. - Maintenant, c’est à toi, lui dit Raphaël. - Oui, répondit Hamidou. Mais d’abord, j’aimerais voir ce que tu as écrit et peint sur ce rocher. Le vieux poète sourit. Hamidou comprit aussitôt: Raphaël n’avait rien écrit ou peint sur ce rocher. Il n’en avait pas besoin, car il entendait en permanence la voix de la montagne. Son corps était jumeau de la montagne, et ce que la montagne disait, il l’exprimait chaque jour, dans chaque geste, dans chaque marche, dans chaque œuvre. Ce rocher était pour ceux qui avaient peu à peu, laborieusement, appris la langue de la montagne; lui, Raphaël, ne l’avait pas apprise: c’était, d’une certaine manière, sa langue maternelle. Le jeune homme, avant de commencer à écrire sur l’espace qui lui était réservé, jeta un regard sur ce qui les entourait. D’en haut, il voyait le monde entier et tellement plus encore. -C’est beau, murmura-t-il. Puis il se tourna vers la paroi, et ferma les yeux. La voix de la montagne était toujours là, nette et douce. Sa parole était claire. Hamidou savait parfaitement ce qu’il allait écrire.

Orsay, le 7 août 2014.

Page 57: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

57

Dall’alto Quando si ritrovò dall’altro lato del pendio, Hamidou in un primo momento non vide niente. Sulla cima dominava una luce intensa che lo accecò. Chiuse gli occhi, sorpreso. Poi, dopo qualche secondo, li riaprì. Non c’era niente. Era una specie di altopiano desertico flagellato dal sole e spazzato dal vento. Con gli occhi pieni di domande, si girò verso il poeta, che stava comparendo alla sommità del pendio. - Sì, lo so, disse Raphaël. Tutti quelli che ci sono venuti hanno dapprima avuto la stessa reazione, di sorpresa e delusone insieme. Ma prova ad andare più avanti. Hamidou, meccanicamente, perplesso, mosse qualche passo sull’altopiano. E, di colpo, si fermò, come pietrificato. - La senti? gli chiese il vecchio dietro di lui. Hamidou la sentiva, davvero. Era la voce della montagna, pienamente intesa alla fine, che mischiava in una sola parola quelle del vento, del sole, dell’acqua, degli alberi, del camoscio e della marmotta, dell’allodola, dell’uomo, del cielo e del bosso, della genziana, della nebbia, della pietra, delle valli, delle conche, degli alpeggi, dei colli e dei torrenti, dei lapislazzuli, di ogni pietra di ogni ammasso. Non si trattava di un effetto della sua immagnazione, né di una sinfonia cacofonica di tutti i rumori di quell’universo: era una voce vera, melodiosa e dolce. Dopo che l’ebbe conosciuta, Hamidou comprese cosa intendesse Raphaël quando evocava la parola della montagna. Il giovane credeva che non si trattase d’altro che di una parola simbolica, espressa attraverso ciò che la montagna offriva in quanto a condizioni, declinazioni, esperienze. Evidentemente era tutto questo, ma, e Hamidou lo stava scoprendo, era qualcos’altro ancora. La parola della montagna non era solo simbolica: era là, inondava la cima con la sua poesia, udibile. Ciò che quella parola diceva in quello stesso momento non appartiene che a Hamidou. La montagna, come il mare, dice sempre qualcosa a ogni uomo che accetta di dialogare profondamente con lei. Quel qualcosa è una verità singolare, propria di ciascun uomo. Hamidou, assorto, ascoltava infine la sua. Si girò e cercò gli occhi di Raphaël. Costui non era più dietro di lui. Sconvolto, temendo che tutto fosse solo un sogno, si agitò e fu sul punto di gridare. - No, non gridare. Questo luogo non è mai stato teatro di un grido. Raphaël era a duecento metri circa davanti a lui. Come faceva a trovarsi là senza che Hamidou lo notasse? Il giovane lo ignorava. E come riusciva a sentire con tanta chiarezza la sua voce se era a quella distanza? Ignorava anche questo. - Vieni, disse la voce del poeta.

Page 58: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

58

Hamidou avanzò verso di lui. Fu solo quando arrivò alla sua altezza che vide Raphaël ai piedi di una specie di parete di pietra, di colore ocra. Hamidou non l’aveva notata quando aveva abbracciato con lo sguardo l’altopiano la prima volta. Ma la parete era là. Sembrava un lato di una grande roccia. Hamidou non capiva più niente, ma si abbandonò e fece corpo con la montagna. Accanto a lui, Raphaël era di una serenità rassicurante. I suoi capelli sembravano più bianchi, e i suoi occhi più azzurri. Il poeta aprì il suo zaino e ne tirò fuori un grande pennello insieme a una tavolozza di colori che porse a Hamidou. - Questo spazio ti è riservato, disse. Ti è riservato da tantissimo tempo. Scrivi e dipingi quello che la montagna ti dice. - Altri l’hanno fatto prima di me? domandò il giovane. Il vecchio poeta sorrise, e chiese a Hamidou di seguirlo. Fecero il giro della roccia. Hamidou vide dei segni incisi, dei poemi scritti, decine di raffigurazioni di cui talvolta non comprendeva né il disegno né il senso. Vide anche delle firme, nomi di persone in buona parte sconosciute, o di cui Raphaël gli aveva solo vagamente parlato. E, tra tutte quelle firme, riconobbe il nome di Emmanuelle, e anche quello del suo professore Jean Arsène. - Ora è tuo, gli disse Raphaël. - Sì, rispose Hamidou. Ma prima mi piacerebbe vedere ciò che tu hai scritto e dipinto su questa roccia. Il vecchio poeta sorrise. Hamidou ben presto comprese: Raphaël non aveva scritto niente, né aveva dipinto su quella roccia. Non ne aveva bisogno, perché egli sentiva costantemente la voce della montagna. Il suo corpo era gemello della montagna, e ciò che la montagna diceva egli lo esprimeva ogni giorno, in ogni gesto, in ogni cammino, in ogni opera. Quella roccia era per coloro che avevano, poco a poco, faticosamente, appreso la lingua della montagna; lui, Raphaël, non aveva dovuto impararla: era, in qualche modo, la sua lingua materna. Il giovane, prima di cominciare a scrivere nello spazio che gli era stato riservato, gettò un’occhiata sul paesaggio che li circondava. Dall’alto, vedeva il mondo intero e tanto di più ancora. - E’ bello, mormorò. Poi si girò verso la parete, e chiuse gli occhi. La voce della montagna era sempre là, netta e dolce. La sua parola era chiara. Hamidou sapeva perfettamente quello che stava per scrivere.

Orsay, 7 agosto 2014.

Page 59: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

59

Temple incliné (Mai-Juin 2014)

[Cfr. pg. 30-31]

Page 60: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

60

Tempio inclinato (Maggio-Giugno 2014)

[Cfr. pg. 30-31]

Page 61: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

61

Cycle de cinq poèmes-peintures sur papier Clairefontaine de 200 gr au format horizontal A3 créé dans les montagnes de Die du 28 mai au 1er juin 2014 Poèmes de Mohamed Mbougar Sarr et peintures et aphorismes (à l’encre de Chine) d’Yves Bergeret Ciclo di cinque poemi-pitture su carta Clairefontaine di 200 gr di formato orizzontale A3 creato nelle montagne di Die dal 28 maggio al primo giugno 2014 Poemi di Mohamed Mbougar Sarr e pitture e aforismi (all’inchiostro di China) di Yves Bergeret

Page 62: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

62

1.

Page 63: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

63

Au col des Caux, au dessus de Châtillon en Diois, le mercredi 28 mai 2014 Sul colle di Caux, sopra Châtillon in Diois, mercoledì 28 maggio 2014

Notre parole créa des dieux. Ils prirent eux-mêmes congé. Notre parole couche leur temple sur le flanc. La nostra parola creò delle divinità. Esse stesse presero congedo da noi. La nostra parola adagia il loro tempio sul fianco. * Entre les colonnes du Sanctuaire un regard fixe des silences. Deux larmes de soleil en coulent, et dans cette langue de patience pierre par pierre vers les sommets inclinés, La parole remue et bâtit.

Tra le colonne del Santuario uno sguardo fisso di silenzi. Due lacrime di sole ne discendono, e in questa lingua di pazienza pietra dopo pietra verso la sommità inclinata, la parola si muove e costruisce.

Page 64: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

64

2.

Page 65: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

65

A l’alpage de Jiboui, près du col de Menée, près de Die, le jeudi 29 mai 2014 All’alpeggio di Jiboui, vicino al colle di Menée, nei pressi di Die, giovedì 29 maggio 2014 Notre parole arque le vide dans son souffle et la montagne y trouve son nom. La nostra parola arcua il vuoto nel suo respiro e la montagna vi trova il suo nome * Les vents portent message de sommet en sommet. Ils épousent les abîmes, y portent les secrets du souffle. Le vertige est le langage de toute immensité.

I venti portano messaggi di cima in cima. Essi sposano gli abissi, vi depongono i segreti del soffio. La vertigine è il linguaggio di ogni immensità.

Page 66: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

66

3.

Page 67: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

67

Au bord du Bez, à Chatillon en Diois, près de Die, le vendredi 30 mai 2014 Sulla riva del Bez, a Chatillon en Diois, nei pressi di Die, venerdì 30 maggio 2014

Cent ressacs du torrent chutant de la montagne chantent par bribes l’épopée que je nous veux. Cento risacche del torrente che precipita dalla montagna cantano a brani l’epopea che desidero nostra. * Le courant profère sa propre négation, à ses arêtes de pierre blanchit l’écume révoltée. La montagne dialogue avec l’eau qui réfléchit La corrente annuncia la sua stessa negazione, contro le sue sporgenze di pietra imbianca la schiuma indignata. La montagna dialoga con l’acqua pensierosa

Page 68: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

68

4.

Page 69: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

69

A Die, après une ascension à Tête Chevallière dans le brouillard, le samedi 31 mai 2014 A Die, dopo un’ascesa a Tête Chevallière nella nebbia, sabato 31 maggio 2014

Viens, brouillard, oreille unique de notre épopée et toute falaise tout alpage s’y entend Vieni, nebbia, unico orecchio della nostra epopea e ogni falesia ogni alpeggio vi si ascolta * C’est un désert d’ombres blanches où le chamois bondit sur la roche fendue. L’œil loyal s’y ouvre au monde. La montagne, parole rituelle qui initie à l’invisible.

E’ un deserto di ombre bianche dove il camoscio salta sulla roccia spaccata. L’occhio leale vi si apre al mondo. La montagna, parola rituale che avvia all’invisibile.

Page 70: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

70

5.

Page 71: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

71

Au vallon de Vaux, près de Die, le dimanche 1er juin 2014

Nel vallone di Vaux, nei pressi di Die, domenica 1 giugno 2014 Pleines notes de la fontaine agrippent élancent le nom de la montagne dans son ombre ronde. Intense note della fontana afferrano lanciano il nome della montagna nella sua ombra circolare * Cette fontaine hiératique bâtie dans l’oubli écoute l’énigme de son bruissement. C’est la parure du silence.

Questa fontana consacrata piantata nell’oblio ascolta l’enigma del suo fruscio. E’ la corona del silenzio.

Page 72: MOHAMED MBOUGAR SARR - WordPress.com...sapeva che il vecchio era contento che fosse lui ad aver preso lo zaino. E questa idea lo colmava anche di una gioia segreta, non perché amasse

72

(Quaderni di traduzioni, XXI, Giugno 2015)


Recommended