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Mondanità

Date post: 18-Mar-2016
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Non saremo mai utili al mondo se siamo plasmati da esso, e noi saremo plasmati dal mondo se non ci impegniamo ad evitare la sua influenza. Questo libro tratta il delicato argomento del mondo che penetra la chiesa e di come ogni credente deve guardarsi da questa piaga mortale.
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Transcript
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Mondanità

III GGGGGiiiooovvvaaannnnnnnniiii 2222::::111115555II GGGGiiiooovvvaannnnnniiii 22::1155“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo”

Resistere alle seduzioni di un mondo decadutoResistere alle seduzioni di un mondo decaduto

C.J. Mahaneya cura di

“Non amate il mondoné le cose che sono nel mondo”

I Giovanni 2:15

ADI MediaServizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

ISBN 978-88-89698-34-1

9 788889 698341ADI Media

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QUESTO LIBRO È UN SEMPLICE strumento, utile ad esaminare

con dovizia l’importante argomento della mondanità. Un libro dai

toni decisamente chiari, pratici e, soprattutto, biblici. Gli scrittori

che hanno dato il proprio contributo per approfondire un tema

così delicato e, allo stesso tempo, stringente, lo hanno fatto con

attenzione, sapienza e con uno spirito pastorale. Chi si diletterà

nella lettura di questo libro scoprirà, infatti, che l’argomento non

è affrontato e sviluppato soltanto attraverso un’analisi profonda-

mente dottrinale ma, grazie al valido ministerio dei suoi autori, è

stato scritto con il cuore, facendo riferimento a testimonianze ed

esperienze di chi, oltre ad essere pastore ed insegnante, è anche

padre ed amico.

Seppure esposto con estrema franchezza, il libro non scade

nel legalismo, ma prende in esame il tema senza paura di urtare

l’eventuale suscettibilità del lettore al riguardo. Il libro tocca parti

sensibili, mette il proverbiale “dito nella piaga”; non lo fa certo

per ferire, ma per sanare, grazie al balsamo della Parola e l’un-

guento dello Spirito Santo.

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MondanitàC.J. Mahaneya cura di

Resistere alle seduzioni di un mondo decaduto

ADI Media

Craig Cabaniss

Bob Kauflin

Dave Harvey

Jeff Purswell

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Page 3: Mondanità

Indice

Prefazione 5

Capitolo 1 C’è Questo Versetto Nella Tua Bibbia? 7

C.J. Mahaney

Capitolo 2 Dio, il Mio Cuore e i Media 31

Craig Cabaniss

Capitolo 3 Dio, il Mio Cuore e la Musica 67

Bob Kauflin

Capitolo 4 Dio, il Mio Cuore e le Mie Cose 89

Dave Harvey

Capitolo 5 Dio, il Mio Cuore e il Mio Guardaroba 115

C.J. Mahaney

Capitolo 6 Come Amare il Mondo 137

Jeff Purswell

Appendice A Il Test Sulla Modestia 167

Appendice B La Modestia Nel Giorno 171

Del Tuo Matrimonio

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Titolo originale:“Worldliness: Resisting the Seduction of a Fallen World”Copyright © 2008 by Sovereign Grace MinistriesPublished by Crossway Booksa publishing ministry of Good News Publishers1300 Crescent StreetWheaton, Illinois 60187

Edizione italiana:“Mondanità: Resistere alle Seduzioni di un Mondo Decaduto”© ADI-MediaVia della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 2284970Fax 06 2251432Email: [email protected]: www.adi-media.it

Servizio Pubblicazioni delleChiese Cristiane Evangeliche"Assemblee di Dio in Italia"

Ottobre 2009 - Tutti i Diritti Riservati

Traduzione: A cura dell’Editore

Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicatodiversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996Società Biblica di Ginevra - Svizzera

Stampa: Typokolor S.r.l. - Roma

ISBN 978 88 89698 33 4

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Prefazione

QUESTO LIBRO È UN SEMPLICE strumento, utile ad esaminarecon dovizia l’importante argomento della mondanità. Un libro daitoni decisamente chiari, pratici e, soprattutto, biblici. Gli scrittoriche hanno dato il proprio contributo per approfondire un temacosì delicato e, allo stesso tempo, stringente, lo hanno fatto con at-tenzione, sapienza e con uno spirito pastorale. Chi si diletterà nellalettura di questo libro scoprirà, infatti, che l’argomento non è af-frontato e sviluppato soltanto attraverso un’analisi profondamentedottrinale ma, grazie al valido ministerio dei suoi autori, è statoscritto con il cuore, facendo riferimento a testimonianze ed espe-rienze di chi, oltre ad essere pastore ed insegnante, è anche padreed amico.

Seppure esposto con estrema franchezza, il libro non scade nellegalismo, ma prende in esame il tema senza paura di urtare l’even-tuale suscettibilità del lettore al riguardo. Il libro tocca parti sensi-bili, mette il proverbiale “dito nella piaga”; non lo fa certo per ferire,ma per sanare, grazie al balsamo della Parola e l’unguento dello Spi-rito Santo.

Sono verità come quelle contenute in questo libro che fanno ladifferenza; le verità che troviamo nelle pagine del Vangelo. Infatti,è il Vangelo che fa la differenza tra chi vuole affrontare l’argomentoattraverso un conservatorismo sterile e chi, invece, vuole abbando-nare ogni forma di mondanità con la potenza dello Spirito Santo ealla gloria di Cristo.

Scevri dal voler provocare alcuna controversia, gli autori spin-gono il lettore a considerare seriemente l’eventualità di usare la te-levisione, Internet, il lettore MP3, il proprio libretto degli assegni e

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la scelta dell’abbigliamento con uno spirito veramente cristiano,senza permettere cioè a tutte queste cose di ledere la propria inte-grità spirituale. Il libro mette in evidenza tutto questo perché lesfide e le tentazioni che il credente oggi incontra, nell’uso dei mass-media e dei propri beni materiali, sono molte. Il materialismo, ilconsumismo e la secolarizzazione della nostra cultura rischiano dipenetrare la chiesa ed intossicarla con il veleno della mondanità.Per questo il libro è sì un richiamo a resistere alle seduzioni di unmondo decaduto, ma anche un forte appello a riscoprire e rivalu-tare la vocazione di ogni credente: quella di annunciare l’Evangelo.

Questo libro sarà utile a tutti: Pastori, monitori, genitori e cre-denti che vogliono consacrare sempre più la propria vita al Signore.Leggetelo perciò con partecipazione e trasporto, senza isolare alcunefrasi che potrebbero sembrare “taglienti” se prese da sole, ma inter-pretandole nel loro contesto, con la Bibbia in mano, e facendo tuttele dovute riflessioni del caso.

Il nostro desiderio è quello di incoraggiare il lettore a meditaresugli insegnamenti esposti in questo libro, per ricercare una mag-giore santificazione, per impegnarsi di più nella propria comunitàlocale e per sviluppare una maggiore devozione personale.

L’Editore

6 Mondanità

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C’è Questo Versetto Nella Tua Bibbia?

C.J. Mahaney

CURVATO SULLA SUA SCRIVANIA, con una forbice in mano, Tho-mas Jefferson (Shadwell, 13 aprile 1743 – Charlottesville, 4 luglio1826; politico, scienziato e architetto statunitense. È stato il terzopresidente degli Stati Uniti d’America ed è inoltre considerato unodei padri fondatori della nazione. N.d.E.), ritagliò accuratamentealcune pagine dalle Sacre Scritture, eliminando alcuni passaggi eincollando insieme il resto in una sorta di copia e incolla, creandocosì una Bibbia più congeniale alle proprie vedute: la versione Jef-ferson (1).

Nulla di ciò che non corrispondesse al punto di vista personaledi Jefferson arrivò fino alla sua versione definitiva della Bibbia. L’in-ferno? No, non può essere vero! Eventi soprannaturali? No, nonvale neanche la pena prenderli in considerazione. L’ira di Dio con-tro il peccato? No, non credeva fosse possibile. Le parole stesse delSignore erano classificate come materiale di scarto.

Capitolo 1Capitolo 1

1. La Bibbia di Jefferson o anche nota con come The Life and Morals of Jesus of Nazareth èun’opera che è stata concepita da Jefferson per esaltare gli insegnamenti di Gesù, ri-muovendo alcune delle parti del Nuovo Testamento contenenti descrizioni di eventisoprannaturali, la cui origine, secondo Jefferson, era data dall’incomprensione di talieventi da parte dei quattro evangelisti. Il suo intento era quello di esaltare gli aspettietici dei Vangeli e gli eventi principali della vita di Gesù disponendoli in un’unica nar-razione. N.d.E.

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I credenti che sono a conoscenza di una presunzione e arroganzatali da manipolare la Parola di Dio, rabbrividiscono soltanto al pen-siero; nessun vero cristiano ardirebbe creare una propria Bibbia,omettendo ciò che non ritiene essere utile o vantaggioso.

Nondimeno, onestamente, dovremmo ammettere che, seppursoltanto in modo metaforico, anche noi abbiamo eseguito qualcheopera di taglia e incolla, creandoci una Bibbia a nostro uso e con-sumo. Di fatto, se qualche volta ignoriamo una qualsiasi porzionedella Parola di Dio, facendolo involontariamente, per convenienzao intenzionalmente, noi siamo colpevoli dello stesso tragico errorecompiuto da Thomas Jefferson.

Purtroppo, io stesso sono stato colpevole di questo peccato inpiù di un’occasione, aprendo la mia Bibbia e spostandomi veloce-mente soltanto su parti incoraggianti e su versetti che infondevanoconsolazione, cercando di evitare, invece, i passaggi più difficili equelli che contenevano degli ammonimenti.

Ecco, per esempio, un passo che talvolta salto a pie’ pari, la Pa-rola espressa in modo semplice e provocatorio in I Giovanni 2:15,laddove è scritto: “Non amate il mondo né le cose che sono nelmondo”. Non c’è niente che si possa fraintendere in questa frase.È diretta ed esplicita, poche parole per trasmettere un’importanteingiunzione. • È categorica: “Non amate il mondo …”. • È completa: “… né le cose …”. • È invadente: “… che sono nel mondo”, perché punta strategica-

mente a qualunque cosa noi tendenzialmente desideriamo dipiù, le cose carnali, materiali, terrene.In altri termini, questo versetto aborrisce la mondanità senza

mezzi termini.I Giovanni 2:15 non è un versetto che molti sottolineano

quando lo incontrano nella lettura quotidiana della Bibbia. Non èun versetto che generalmente copiamo sui nostri promemoria, néè uno di quelli che rileggiamo in viaggio sull’autobus, cercando diimpararlo a memoria. Non sentiamo molti sermoni su questo ver-setto e sulla denuncia dell’influenza sempre più invasiva della mon-

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danità nella chiesa, dichiarandola come essa è veramente: peccato.Noi tutti - in una misura o in un’altra - leggiamo e viviamo comese questo versetto non facesse parte della nostra Bibbia.

Taglia, taglia e ritaglia, e, senza rendercene troppo conto, primao poi ci scopriremo con una Bibbia come quella di Jefferson, dovesarà impossibile trovare I Giovanni 2:15.

Metti via le forbiciPerché tentiamo di creare una Bibbia priva di questo comanda-mento? Forse perché, vista la sua semplicità, non siamo del tuttosicuri di ciò che vuol dire? Dove vuole arrivare Giovanni con questoversetto? Che cosa vuol dire per un credente in generale, e cosa perme: “Non amare il mondo”?

Vuol dire che non posso guardare MTV o andare al cinema per ve-

dere un film? Devo rinunciare al mio show preferito in TV? Ma-

gari, però, può andar bene guardare un film se faccio scorrere

velocemente le scene di sesso accelerando i fotogrammi dal mio

lettore DVD? Come faccio a decidere quando un film è troppo vio-

lento o quando ci sono troppe parole volgari?

Ci sono stili di musica più mondani di altri? Il rap o la musica

pop che scarico sul mio iPod possono andar bene?

Come faccio a sapere se sto passando troppo tempo giocando

online su Internet o guardando video su YouTube?

Può un credente fare di tutto per guadagnare molti soldi, pos-

sedere una seconda casa, una bella macchina e godere i lussi della

vita moderna?

Sono una persona mondana se leggo riviste di moda e vesto

all’ultimo grido? Devo essere necessariamente non alla moda per

essere un figlio di Dio? Come posso stabilire se una gonna è troppo

corta o una scollatura troppo bassa?

Come faccio, in ultima analisi, a sapere se pecco di mondanità?

È presumibile che tu faccia domande simili a queste; forse, però,non sei disposta/o ad ascoltare davvero le risposte, soprattutto non

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quelle di pastori di mezz’età come me e come quelle dei coautoridi questo libro. Molto probabilmente pensi che noi non possiamocapire certe cose, e che è scontato che uomini della nostra età, iquali non riescono più a relazionarsi con le generazioni più giovani,si preoccupino del problema della mondanità.

Quasi certamente pensi che lo scopo di questo libro sia quellodi imporre restrizioni legalistiche e di istituire regole impossibili daseguire. L’idea di “resistere alle seduzioni di un mondo decaduto”,ti sembra una frase tirata fuori da un manuale di qualche comunitàAmish (una confessione di stampo cristiano protestante Anabattista,nata in Svizzera nel ‘500 e stabilitasi negli Stati Uniti d’America dal1700. Gli Amish si distinguono per una vita rurale rigorosamentelontana da ogni forma di modernità. N.d.E.). Forse ti chiedi purecome potremmo mai essere in grado di evangelizzare il mondo, senon possiamo relazionarci con esso e parlare la stessa lingua.

Probabilmente credi che questo tipo di considerazioni sianosemplicemente qualcosa di personale e sei pronto a schermirti confrasi del tipo: “Nessuno può dire a un altro come gestire la propriarelazione con Dio”; “nessuno ha il diritto di criticare o di intromet-tersi nella vita del prossimo”. Certo, i tuoi standard personali sonosacrosanti, ma non dimenticare di confrontarli con la Parola di Dio.Soltanto tu sei un grado di capire quanto riesci a tollerare del mon -do senza esserne contaminato, e soltanto tu puoi dire quando ètrop po, ma non mettere a tacere la voce dello Spirito Santo che faleva sulla tua coscienza!

Ad ogni modo, qualunque sia la ragione, se questo versetto timette a disagio, invade la tua privacy, o, se avvicinandoti troppo,temi che queste undici parole si possano frapporre tra te e le cosedel mondo che ami, allora rifletti bene. Può darsi che affronti conriluttanza il tema della “mondanità” perché hai paura di doverti ri-credere su quello che pensi in proposito ed essere costretto a cam -biare rotta nella tua vita. Forse pensi che I Giovanni 2:15, e quindiquesto libro, non ti riguardino affatto. Probabilmente per la tua età,la tua posizione all’interno della comunità o per la tua reputazionedi buon cristiano pensi addirittura di essere immune al problema

10 Mondanità

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della mondanità. Il tuo aspetto esteriore dimostra che non sei af-fatto una persona mondana ma, piuttosto, un valido membro dichiesa, un credente esemplare che frequenta fedelmente i culti, nonhai mai commesso peccati scandalosi e, di fatto, stai leggendo que-sto libro per il bene di qualcun altro. Quest’ultima potrebbe essereun’ulteriore eventualità; buon per te!

Se non siamo tra quelli che ignorano I Giovanni 2:15, forse, pe -rò, applichiamo spesso questo versetto in modo diverso a secon dadelle situazioni, e cerchiamo di renderlo meno severo, attenuan doil suo significato con interpretazioni personali e più morbide. Pas-siamo a un altro versetto, perché crediamo che quello si riferisca apersone più “mondane” di noi, e lo spogliamo della sua autorità edel suo significato concreto per la nostra vita.

“Non amate il mondo”, non è un comandamento antiquato oquel che rimane di una rigida tradizione: è Parola di Dio, un mes-saggio per te e per me che arriva direttamente dal nostro amatoPadre Celeste, perciò richiede la nostra assoluta attenzione e ubbi-dienza.

Se ignoriamo questo versetto, non soltanto saremo colpevoli diaver creato una Bibbia “secondo noi”, ma rischieremo di essere se-dotti da questo mondo votato alla perdizione.

Questo rischio non lo corrono soltanto determinati gruppi dicredenti, perché tutti siamo esposti a questo pericolo; non esistealcun tipo di immunità dovuta alla nostra età, alla nostra posizioneo alla nostra abilità di vivere nel mondo senza esserne contagiati.Quando si tratta del rischio di essere contaminati dal mondo siamotutti a rischio.

Non mi credi? Permettimi di parlarti di uno dei personaggi piùdrammatici della Bibbia. Il suo nome è Dema.

Dema, il disertoreSe mai ci fosse stato qualcuno davvero difficile da etichettare comemondano, quello era sicuramente Dema, o almeno così sembrava.

Dema, intimo amico e compagno di viaggio dell’apostolo Paolo,partecipò alla diffusione dell’Evangelo e all’opera di cura e di edifi-

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cazione delle chiese nascenti nell’Impero Romano. Lasciò casa e fa-miglia per intraprendere un lungo, polveroso e pericoloso camminoinsieme all’apostolo itinerante. Rimase vicino a Paolo, mettendo arischio, molto probabilmente, la sua stessa vita, quando l’apostolofinì in prigione per la prima volta. Leggiamo che mandò i suoi salutialla chiesa di Colosse e a Filemone.

Sembra proprio un cristiano modello, un giovane da ammirare,rispettare e imitare.

Purtroppo, invece, nella sua seconda lettera a Timoteo, Paoloalla fine scrive: “… Dema, avendo amato questo mondo, mi ha la-sciato e se n’è andato …” (II Timoteo 4:10).

Queste parole sono come un pugno nello stomaco. È impossibileleggerle senza percepire la tristezza con la quale si esprime l’apo-stolo.

Che tragedia! Una vita sprecata. Una testimonianza rovinata.Una calunnia per il Vangelo. “Dema, avendo amato questo mondo …”, non soltanto abbandonò l’apostolo Paolo e i credenti, ma ancheil proprio Salvatore.

Che cosa è successo? In che modo Dema si trasformò da appas-sionato seguace di Cristo, fraterno compagno dell’apostolo, dispo-sto a rischiare tutto per amore del Vangelo, a disertore? A che puntodella sua storia le cose iniziarono ad andare male?

Prima di abbandonare Paolo e l’opera di Dio, evidentementeDema iniziò ad allontanarsene gradatamente. Infatti, non fu qual-cosa di immediato. Non era così ovvio all’inizio; non passò dallacondizione di discepolo a quella di disertore in un solo giorno. Sitrattò, invece, di un indebolimento graduale, di una contamina-zione subdola, finendo poi con una conformazione totale a questomondo.

Tutti noi conosciamo almeno un Dema. Qualcuno che, comeun meteorite spirituale, ardeva d’amore per il Signore per un deter-minato periodo e poi, improvvisamente (o almeno così ci è sem-brato), si è allontanato dalla comunione fraterna e ha rivolto lespalle a Cristo, o è caduto in un grave peccato, lasciando tutti me-ravigliati.

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Molto spesso non sappiamo riconoscere adeguatamente i segnie i sintomi della mondanità. Una persona può frequentare i culti,cantare i cantici e ascoltare le prediche, senza mostrare alcun appa-rente segno di cambiamento in peggio, anzi. Interiormente, però,sta andando alla deriva. È seduta in chiesa, ma non sembra con-tenta di esserci. Canta i cantici senza alcuna emozione. Ascolta lapredicazione senza sentirsi chiamata in causa. Ode, ma non mettein pratica.

L’amore per il mondo prende le mosse dall’animo umano. È sot-tile, non sempre immediatamente palese agli occhi degli altri e, pur-troppo, viene spesso sottovalutato da chi sta lentamente divenendosuccube delle sue bugie.

Comincia rendendo una coscienza apatica e un’anima disat-tenta. Il peccato non l’affligge più come una volta. La passione peril proprio Salvatore si affievolisce. Il desiderio di partecipare ai cultidiminuisce. L’ardore per l’evangelizzazione comincia a scemare. Lacrescita spirituale inizia a rallentare.

In questo modo, quella persona, una volta sinceramente appas-sionata per il Signore e la Sua Opera, come Dema, nel tempo di-venta prigioniera del peccato, ad un solo passo dal trasformarsi daseguace in disertore.

Stai andando alla deriva anche tu? “Oh, no, non starai mica parlando seriamente”, avrai appena

pensato. “Io sono stato soltanto molto impegnato ultimamente. Sì,certo, non sono più così zelante per il Vangelo o per la vita cristianacome lo ero una volta, ma sto bene. Frequento ancora la comunitàlocale. Non ho lasciato il Signore, né ho fatto alcunché di male, inogni caso ho pregato a casa mia; tanto Dio è in ogni luogo. È vero,sono stato preso da molti pensieri ultimamente, ma mi rimetteròpresto all’opera”.

Sii sincero! c’è stato un tempo nel quale eri davvero appassio-nato soltanto del Signore, tutti ti conoscevano per la tua consacra-zione e per il tuo profondo amore per il Salvatore. Anche Dema eracosì, una volta.

E adesso? Ti sei innamorato del mondo anche tu?

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con dovizia l’importante argomento della mondanità. Un libro dai

toni decisamente chiari, pratici e, soprattutto, biblici. Gli scrittori

che hanno dato il proprio contributo per approfondire un tema

così delicato e, allo stesso tempo, stringente, lo hanno fatto con

attenzione, sapienza e con uno spirito pastorale. Chi si diletterà

nella lettura di questo libro scoprirà, infatti, che l’argomento non

è affrontato e sviluppato soltanto attraverso un’analisi profonda-

mente dottrinale ma, grazie al valido ministerio dei suoi autori, è

stato scritto con il cuore, facendo riferimento a testimonianze ed

esperienze di chi, oltre ad essere pastore ed insegnante, è anche

padre ed amico.

Seppure esposto con estrema franchezza, il libro non scade

nel legalismo, ma prende in esame il tema senza paura di urtare

l’eventuale suscettibilità del lettore al riguardo. Il libro tocca parti

sensibili, mette il proverbiale “dito nella piaga”; non lo fa certo

per ferire, ma per sanare, grazie al balsamo della Parola e l’un-

guento dello Spirito Santo.

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