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MONICA FAENZI - PROGRAMMA ELETTORALE PER LA TOSCANA

Date post: 18-Jun-2015
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www.monicafaenzipresidente.itil coraggio di cambiare
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committenti responsabili Rocco Crimi - Maurizio Bianconi PROGRAMMA ELETTORALE PER LA TOSCANA
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IL CORAGGIO DI CAMBIARE

Programma di mandato di monica Faenzi,candidato alla carica di Presidente della giunta della regione toscana

Care elettrici e cari elettori,

Certamente le pubbliche amministrazioni rivestono un ruolo determinante nella promozione e nella difesa del benessere sociale. Oggi più che mai, salvaguar-dare i posti di lavoro e le risorse naturali promuovendo al contempo uno

sviluppo sostenibile fondato sull’integrazione, la coesione sociale, la tutela del terri-torio, dell’ambiente e del clima, è fondamento e ragion d’essere di ogni sistema pub-blico. In particolare, le azioni della Regioni devono essere orientate verso la creazione del cosiddetto valore pubblico, che rappresenta la missione principale dei sistemi di governo del territorio. Noi viviamo in una regione bella e ricca di risorse naturali e di creatività. Una regione fortunata: la nostra Toscana. Una terra che da troppi anni ormai subisce i danni creati da governi regionali incapaci di prospettive di lungo periodo, che non hanno saputo difendere il territorio né affrontare con efficacia la crisi economica globale. Da troppo tempo ne sperimentiamo le conseguenze nelle difficoltà quotidiane nostre e dei nostri figli: i posti di lavoro diminuiscono ed il grado di benessere in To-scana sta scendendo vorticosamente, al punto da metter in crisi il pur solido sistema di welfare locale; la qualità del territorio non è mai stata così bassa e la coesione so-ciale è sempre più a rischio. La perdurante disattenzione verso i segnali di debolezza strutturale del nostro tessuto economico, ha trasformato ciò che una volta era meritato vanto della terra toscana, capacità innovativa e la vocazione imprenditoriale, in marchi svuotati di contenuto a uso e consumo di chi ne fa scempio. La stessa ragion d’essere della Toscana Felix sembra essersi persa nelle nebbie di un’emergenza permanente che ha messo radici nella nostra regione ben prima dello scoppio della crisi dei mercati finanziari. Non sono io (noi) a sostenerlo, lo dicono gli stessi istituti di analisi economica della Regione Toscana, che puntano il dito contro anni di malgoverno e gestione miope della cosa pubblica.

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Non si può stare a guardare inermi tutto questo. Ecco perché ho deciso di candidarmi alla carica di Governatore della Regione Toscana. Voglio esserci per cambiare, per dare una speranza all’alternativa, per incarnare l’alternanza e offrire una scelta possibile alle cittadine e ai cittadini della mia terra. Voglio farlo con la semplicità e la concretezza della terra che mi ha partorito, la Maremma. Voglio dare alle imprese che ci sono la possibilità di non abbandonare la nostra regione, tutelando i posti di lavoro, creando le condizioni per cui il restare diventi un valore aggiunto tanto da dare una possibilità a chi oggi il lavoro l’ha perso o non l’ha da sempre dimenticando la disperazione e l’umiliazione, tornando a vivere una vita degna di essere chiamata tale. Desidero dare ai toscani veramente più salute e meno carrozzoni sanitari, più attenzione ai problemi concreti del paziente e meno sperperi e burocrazia, liberando il volontariato, vero asse portante organizzativo e logistico della nostra sanità, dal peso dell’oppres-sione politica. Voglio fare sì che il patrimonio naturale unico al mondo che abbiamo in Toscana, diventi davvero una risorsa economica, senza concedere spazio alle opacità delle politiche di concertazione urbanistica, che da sempre sono padrone in queste terre facendone inutile scempio. Sono, infatti, convinta che nello scenario attuale, la tu-tela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile rappresentano una delle leve principali per generare valore pubblico, utilizzando e non sfruttando le risorse naturali. Voglio creare un’alleanza tra imprese, sindacati e categorie fatta di concretezza e sinergia, senza concedere nulla al metodo della concertazione, che è stato ragione di fallimento e lacerazione del delicato tessuto sociale della nostra società. I giovani devono tornare a sentirsi protagonisti del domani, a prescindere dall’appartenenza politica. Per questo voglio implementare politiche sul lavoro e sulla sicurezza che davvero garantiscano l’equa distribuzione della ricchezza e opportunità per tutti.

La tradizione di accoglienza e tolleranza della Toscana non deve essere messa in di-scussione. Tutti, senza esclusioni, hanno diritto a vivere, studiare, lavorare in Toscana, ma senza compromettere il principio fondante della nostra collettività, quella cittadi-nanza che, purtroppo, pur essendo bandiera di tutti, spesso fa parte solo della propa-ganda di una sola parte. Garantire a tutti l’accoglienza e la prima assistenza sanitaria è obbligo inderogabile, ma i diritti di cittadinanza si acquisiscono solo se si rispettano le leggi dello Stato.

In sintesi, voglio che i toscani possano tornare a vivere in sicurezza, in una regione attenta ai loro bisogni e alle loro necessità.

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Perché tutto questo si realizzi occorre scegliere di darsi il coraggio di cambiare. Un cambiamento che farà bene a tutti i toscani. Cambiare politiche e persone, pro-grammi e obiettivi, responsabilità e priorità. Cambiare soprattutto metodo e strategie, semplificando la burocrazia, investendo nelle nuove tecnologie, aprendo il territorio a nuovi sistemi economici e riducendo sensibilmente l’attuale corpo legislativo regionale composto di più di 3.800 (!) leggi che si sovrappongono e producono insicurezza nel profilarsi della vita amministrativa e del singolo cittadino.

La Toscana ha bisogno di una “rivoluzione azzurra” per invertire la rotta e ricominciare a correre. Il mio metodo di lavoro sarà quello della concretezza e della semplificazio-ne: burocratica, amministrativa e legislativa.

Il mio programma è fatto di soluzioni a tanti piccoli e grandi problemi. Non è un programma generalista, ideologico, alla ricerca di una definizione del mondo. Non è nemmeno un programma concepito su atti di indirizzo. La Regione, infatti, non è un ente omnicomprensivo, ma è regolato da leggi dello Stato che pongono steccati e un preciso recinto alla potestà legislativa regionale. Il mio contributo alla soluzione dei problemi del mondo sarà quello di risolvere i problemi del mio territorio. Ed è su questo semplice quanto chiaro principio che mi rivolgo a ciascuno di voi, donne e uomini di Toscana per chiedere il vostro voto. Un voto per cambiare e investire in noi stessi e nella nostra terra.

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e’ temPo di una nuova toscana

La concretezza come metodo,la semplicità come comunicazione

“Che cos’è lo Zen?” fu chiesto a un maestro. E lui rispose: “Si mangia quando si ha fame, si beve quando si ha sete, ci si copre quando fa freddo e ci si sventola quando fa caldo”. La concretezza è tutta in questa definizione e significa liberarsi da schemi rigidi, spesso astratte teorie di riferimento, solitamente ideologiche. La Toscana delle vecchie ideologie ha avuto nei confronti del Governo centrale un atteggiamento di scon-tro, fatto di continui ricorsi contro le leggi dello Stato. Uno scontro che ha portato alla sconfitta della cittadinanza e a un surreale metodo di contrapposizione, contrabbandato per una forma particolare di lotta politica. Il risultato è stato quello di vedere la nostra regione rimanere al palo, lentamente, anno dopo anno, senza che nessuno desse segno di attenzione verso i veri problemi della nostra economia e del viver quotidiano. Il più

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acuto segnale di crisi in Toscana, oggi, prima ancora che dalla pesantezza degli indica-tori economici, deriva dalla mancanza di chiare linee di sviluppo. Ecco allora di seguito una prima serie di provvedimenti che intendo attuare nei primi mesi di mandato.

Abolizione dell’addizionale regionale sul bollo auto; per ridurre, da subito, la pres-sione fiscale a carico dei toscani. In aggiunta, voglio recuperare i residui passivi e i fondi previsti nel bilancio eliminando le spese superflue. Questa è solo un esempio della politica che amo fare, basata sui fatti concreti, diretta a creare un beneficio diffuso per il cittadino.

Intendo tagliare anche numerose agenzie della regione come Toscana Promozione o l’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura (Artea) così come la Fondazione mediateca regionale Toscana, la Fondazione sistema Toscana e Toscana spettacolo. Enti che appesantiscano l’azione della Regione pesando sulle casse pubbliche. La raziona-lizzazione del variegato arcipelago delle società partecipate dalla Regione Toscana sarà uno dei miei primi compiti da Presidente. I principi su cui baserò il mio lavoro saranno quelli dell’efficienza e della importanza strategica.

Una particolare degenerazione del sistema toscano è quella di cooptare personale pro-veniente dalla politica nei principali posti di responsabilità pubblica. Molto spesso si trat-ta di persone prive di requisiti di professionalità, esperienza e capacità, la cui presenza in ruoli altrimenti destinati rende opaco il processo decisionale e fallimentare l’attività stessa di questi enti e società. Bene, un punto fermo della mia azione di governo sarà di cambiare i criteri di selezione della classe dirigente assicurando che alla guida di enti pubblici, direzioni regionali e società partecipate vi sia personale altamente specia-lizzato e qualificato professionalmente.

E’ mia ferma intenzione provvedere al riordino complessivo delle funzioni amministra-tive delegate, provvedendo all’abolizione delle Comunità Montane e dei Consorzi di Bonifica, affidandone le competenze alle Provincie. Inoltre, supporterò le politiche volte all’unificazione di piccoli Comuni in un unico ente così come desidero che la Regione faccia la sua parte negli importanti processi di riforma degli attuali assetti istituzionali, sentendo innanzitutto il bisogno di istituire seri, attivi e condivisi processi di partecipa-zione della popolazione. E, tanto per continuare a parlar chiaro, intendo dare una robusta velocizzazione e valorizzazione alla creazione dell’Area Vasta Metropolitana, un im-portante capitolo di riforma che interessa la più importante parte produttiva della nostra regione (il 45% del Pil regionale) compresa sotto le provincie di Firenze, Prato e Pistoia.

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Con la stesa franchezza, dico subito quale sarà il mio primo atto per ricondurre il Governo regionale verso gli obiettivi di suo dovere e competenza: intendo abolire l’inutile, e assai dispendioso, Assessorato al Perdono, alla Riconciliazione e alla Cooperazione internazionale, una vera Farnesina volante tutta ‘made in Tuscany’, che, spinta più o meno da sincere velleità di cambiare il mondo, si ritrova a parteci-pare a inutili, e oltretutto discutibili, convegni nei Paesi in via di sviluppo, i cui bisogni sono al di là del potere di intervento della Regione Toscana. E’ mia intenzione, inve-ce, mantenere i rapporti di amicizia e accordi istituzionali con gli 80 paesi con cui la Toscana ha accordi, collaborando in piena sinergia con il Governo centrale sui temi della cooperazione internazionale decentrata attraverso le forme di coordinamento previste dal Ministero degli Esteri.

La Toscana ha bisogno anche di rinnovare la sua identità, guardando al futuro, mantenendo allo stesso tempo le radici nel suo passato. La Festa della Toscana ha certamente prodotto al momento della sua inaugurazione importanti effetti per l’immagine della Regione nel mondo. Oggi però, di tutto questo è rimasto solo un carrozzone mediatico, che mette in difficoltà famiglie e lavoratori, senza offrire sen-titi spunti di riflessione sui valori fondativi che l’hanno ispirata. Sostituiamola quindi con iniziative in sintonia con le nuove strategie di comunicazione istituzionale.

Oggi l’identità della Toscana passa dalla salvaguardia del territorio dagli abusi edi-lizi e dalla forza e vitalità delle nostre piccole e medie imprese, con i piccoli negozi al dettaglio e di vicinato e i laboratori di artigianato locale che la nostra regione ha pian piano perso a vantaggio dei centri commerciali e delle megastrutture di distri-buzione.

Nei rapporti con il Governo centrale sarò leale, senza per questo essere meno attenta ai problemi e all’identità della regione, come territorio e come ente. E’ mia precisa e puntuale intenzione attuare immediatamente il Piano Casa così come è stato approvato dal Governo centrale, senza tentennamenti e indecisioni. Lo stesso farò con il Centro di Identificazione ed Espulsione qualora sarà data conferma della sua localizzazione in Toscana. Dico anche che, sotto la mia guida, la Regione non si tirerà indietro se, a seguito dell’approvazione dello schema di decreto legi-slativo per la definizione delle aree idonee alla localizzazione delle centrali nucleari, la nostra terra dovrà ospitare un impianto per la produzione di energia nucleare. Non mi tirerò indietro, ma altrettanto fermamente opererò perché ciò costituisca per i toscani risorsa sicura dalle primissime fasi di progettazione all’attuazione finale.

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I tagli al bilancio che eseguirò, saranno nella prima fase della nuova legislatura indi-rizzati a creare differenti politiche sul lavoro, per la casa e per l’occupazione, in modo da affrontare con maggiore efficacia la fase acuta della crisi economica prevista per i prossimi due anni; voglio anche dare impulso ai Comuni per la creazione di case-albergo per anziani e persone in difficoltà. Intendo proporre, in tempi brevi, una legge per affidare ai Comuni la decisione sugli affitti delle Case Popolari.

Voglio offrire, attraverso contributi finalizzati, la possibilità alle giovani coppie di siste-marsi in alloggi ad affitto calmierato, riformare la gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, e modificare, in chiave di marcata attenzione alle persone in difficoltà e maggiore assegnazione di fondi, le modalità di contribuzione per l’edili-zia agevolata e sovvenzionata (edilizia sociale pubblica). Tutte queste misure non avranno carattere emergenziale, ma saranno articolate per favorire l’affermarsi di un nuovo modo di concepire i rapporti strutturali tra economia, sviluppo e politica, con un’attenzione dinamica allo svolgersi della crisi economica, anche attraverso una vera rivoluzione tecnologica e ambientale che intendo portare all’interno dei rapporti tra le parti sociali.

E’ opportuno, infine, dire qualcosa sulla formazione della nuova giunta. Per comporre la mia giunta, non intendo affidarmi agli equilibrismi soffocanti della vecchia politica, nella mia squadra vorrò persone che hanno voglia di impegnarsi e che sentono la politica come una missione. Non credo nelle quote rosa e nei posti riservati, ma credo nelle donne e nella loro determinazione al cambiamento.

Politiche per la famiglia

Più libertà, più opportunità, più responsabilitàLe Regioni possono molto in materia di politiche familiari, ma la tendenza in Toscana non è stata all’altezza di quanto oggi è socialmente richiesto per riconoscere al nucleo familiare quel ruolo di unione sociale ed economica che gli è proprio. La prassi, per molteplici e diverse ragioni politiche, non ha ottemperato a tale obbligo disconoscendo alla famiglia quel regime di favore previsto. Questa tendenza ha fatto sì che, mentre negli altri paesi europei e, da ultimo, in molte regioni europee e italiane sono state fatte scelte precise (si pensi al “quoziente familiare”), nella nostra Regione non si è provveduto a mettere in atto interventi specifici in favore delle famiglie. In Italia, e se-gnatamente in Toscana per il portato ideologico ancora fortemente datato e orientato,

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si è continuato a ignorare le urgenze legate alla famiglia e alla natalità. Il risultato di ciò è oggi sotto gli occhi di tutti e si presenta incontestabile: famiglie con sempre maggiori difficoltà economiche; giovani coppie che, pur riconoscendo il valore del matrimonio, preferiscono non uscire dal contesto familiare di provenienza, rendendo così social-mente precario il proprio legame, e donne che partecipano al mercato del lavoro meno che in altri contesti. A tutto ciò si accompagna, paradossalmente ma inesorabilmente, un bassissimo tasso di natalità che in Toscana raggiunge cifre allarmanti. Io credo che la famiglia rappresenti una importante “leva di sviluppo”- specialmente in contesti, come quello toscano, che si reggono su piccole e medie imprese, non raramente a gestione familiare.

Ritengo quindi che la Regione debba mettere in campo interventi finalizzati a rimettere al centro la famiglia in tutte le sue forme: famiglia come unione sociale, famiglia come leva di sviluppo economico, famiglia come grande ed efficace ammortizzatore sociale.

Dignità politica alla famigliaIntendiamo dare alla famiglia maggior dignità politica e garantire un’adeguata unita-rietà legislativa in materia nella convinzione, culturale prima che politica, che sia giun-to ormai il tempo per le Istituzioni, ognuna nell’ambito delle proprie competenze, per

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riconoscere alle famiglie un regime di favore con adeguate politiche di valorizzazione. Nel concreto promuoverò le seguenti azioni: sostegno diretto, in base alle condizioni economiche di partenza, tramite la costituzione di un fondo di rotazione per le giovani coppie nei primi due anni di matrimonio, al fine di fare fronte all’affitto della prima casa e/o al mutuo; sostegno economico per le gestanti; promozione del turismo familiare; quoziente familiare per imposte e tariffe regionali da applicare in base al numero dei figli e al reddito economico; buono scuola, buono badante, buono bebè; sostegno alle imprese che aprono asili aziendali e che permettono il telelavoro; fondo di rotazione per l’apertura di asili condominiali là dove l’offerta formativa per la prima infanzia non riesca a fare fronte alle richieste delle famiglie; fondo di rotazione, ad integrazione della copertura assicurativa, per il sostegno dei lavoratori autonomi unici titolari di reddito che si trovino in situazione di impossibilità a lavorare; fondo di rotazione, con la modalità del prestito d’onore, per la residenzialità studentesca a sostegno di quelle famiglie in difficoltà economiche che non possano essere risolte con l’attivazione delle borse di studio per i figli.

Il mondo del lavoro e della formazione

Più innovazione, più concretezza, più competitivitàLe Regioni hanno competenza piena nell’ambito della formazione professionale e dell’educazione degli adulti. Va da sé che la vocazione della formazione professionale è quella di formare direttamente a un lavoro che non si prospetta come generico, ma come fortemente integrato nel contesto, anche e soprattutto territoriale. Voglio, quindi, dar vita ad un nuovo sistema della formazione professionale che sappia stringere e pianificare un patto di continua collaborazione e integrazione con il mondo del lavoro, dell’impresa, dell’artigianato tenendo conto delle specificità professionali territoriali. Un sistema formativo che si snodi nella centralità dell’alternanza scuola-lavoro e che preveda percorsi e itinerari formativi concordati e pianificati con il mondo produttivo ed economico del territorio. Un sistema dove la domanda e l’offerta si determinino vicendevolmente; un sistema dove le eccellenze professionali del territorio divengano “curricula” e dove il sistema produttivo venga vissuto e assorbito già nel corso del percorso formativo così che lo studente sia già pronto alle sfide occupazionali al ter-mine della propria esperienza formativa. Ciò che intendiamo costruire è un sistema di formazione professionale che sappia integrarsi al mondo del lavoro e che sappia inno-varlo da dentro, andando a costituire un aspetto concreto dello sviluppo di un territorio e della sua comunità.

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Scuola, lavoro e territorioAccanto all’“Agenzia Regionale per l’accreditamento, per la valutazione e per gli in-dirizzi di formazione, l’orientamento professionale e l’educazione degli adulti” così da mettere fine alla dispersione di risorse e alla parcellizzazione delle strategie, si pone come necessario determinare azioni singole per superare la separatezza tra scuola e mondo del lavoro attivando canali di collaborazione tra scuola, lavoro e territorio. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni sono chiamate a essere sempre più attive per quanto concerne l’istruzione e la formazione professionale e sempre più capaci di fare sintesi tra mondo formativo e mondo produttivo così da valorizzare le eccellenze dei giovani sapendole coniugare con le vocazioni produttive dei territori. In questo senso la Regione dovrà porsi come soggetto capace di mettere in campo specifiche azioni atte ad incentivare e agevolare, in collaborazione con l’Ufficio Sco-lastico Regionale della Toscana, le categorie economiche e sindacali, le associazioni studentesche e familiari, le aziende singole che si mostrano sensibili, gli Istituti di Ricerca, i Musei, le Biblioteche, il Volontariato e il terzo Settore, percorsi di alternanza scuola-lavoro, momenti di simulazione aziendale, percorsi formativi continui e curri-culari collegati alle realtà produttive e in sintonia con l’indirizzo formativo del singolo istituto scolastico. L’alternanza scuola-lavoro, tuttavia, non dovrà essere solo indiriz-

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zata al canale professionale ma, nel rispetto delle competenze, dell’autonomia e della vocazione di ogni singola scuola e di ogni indirizzo, dovrà essere un’opportunità da offrire a tutte le scuole della nostra regione.

Il lavoro come responsabilità delle istituzioniCiò che ho in mente è una Regione che abbia come obiettivo prioritario il lavoro inteso come elemento di crescita economica, individuale e di comunità. Il lavoro non come slogan, ma come responsabilità per le istituzioni. Particolare attenzione sarà dedicata anche alle borse di mobilità internazionali per studenti e docenti. L’impegno non sarà solo verso i giovani, ma anche verso gli adulti affinché le loro competenze possano es-sere monitorate e continuamente aggiornate così da fare fronte non solo alle difficoltà, ma anche dare uno stimolo alla ripresa economica puntando sulle professionalità e sul lavoro. In questo senso verrà attivato un monitoraggio continuo delle aziende in crisi con il duplice scopo di supportare le aziende medesime e sostenere i lavoratori nel potenziamento della loro professionalità. Solo attraverso un impegno attento è, infatti, possibile destinare in modo appropriato eventuali interventi e contributi, pri-vilegiando, a seconda delle caratteristiche produttive e occupazionali del territorio, la ripresa dell’impresa o una nuova “riconversione lavorativa” del personale e dell’im-presa stessa.

Più salute e meno carrozzoni sanitari

L’organizzazione della sanità e la salute dei cittadini sono da sempre categorie intera-genti, ma diverse. Da alcuni decenni nei paesi industrializzati e a benessere diffuso il rapporto tra sanità e salute si è progressivamente trasformato e complicato. Sulla sa-lute l’effetto positivo della sanità, intesa come insieme delle risorse strutturali, umane, tecnologiche e organizzative, è andato percentualmente riducendosi rispetto a quello ancor più positivo delle condizioni di vita, dell’alimentazione e di altri fattori socio-eco-nomici. La quantità di sanità è invece esplosa e richiede risorse crescenti, ottenendo peraltro risultati oggettivamente modesti in termini di salute. Risorse, modelli organiz-zativi, dimensioni quantitative e tipologie di cure sembrano sempre più a immagine e somiglianza della organizzazione burocratica della sanità piuttosto che della salute dei cittadini. Si assiste dunque, specialmente in Toscana, a un palese conflitto tra gli inte-ressi delle strutture sanitarie nel loro insieme e quelli della salute. Il Servizio Sanitario Regionale, vanto della giunta uscente, è, di tutta evidenza, chiuso e indifferente ai reali bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. Occorre quindi un cambiamento radicale nella

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strutturazione strategica della sanità, valorizzando ciò che funziona e affrontando alla radice le criticità intollerabili. Ma attenzione, in un settore così importante per la vita di tutti noi non si può e non si deve improvvisare, sperimentando sulla pelle dei citta-dini azioni non integrate con la complessità del sistema. Per questo continuerò a fare riferimento, come sin qui ho fatto, alle analisi di esperti di fama internazionale, come il Prof. Marcello Crivellini, docente di Automazione e Organizzazione Sanitaria nel corso di laurea in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Milano.

Valutazione-Informazione-SceltaLa sanità toscana presenta due problemi specifici, evidenti e facilmente misurabi-li: forte disomogeneità dei servizi sul territorio, mediocre rapporto con gli utenti. Un problema che, allo stato attuale non è risolvibile con il mero impiego di più fondi, che, al contrario andrebbero unicamente a consolidare le inefficienze e ritarderebbe le soluzioni. Il ruolo disarmato e passivo dei cittadini utenti rende, infatti, possibile l’incapacità gestionale e clinica, lo spreco economico e l’occupazione partitica. La mia proposta riformatrice per la sanità toscana parte dall’introduzione di un sistema di Valutazione-Informazione-Scelta a tutti i livelli del sistema sanitario, in modo da trasformare il cittadino-paziente in soggetto attivo e partecipe al governo del siste-ma. La prima cosa che farò sarà quindi rendere pubblica e facilmente comprensibile

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l’informazione sui risultati delle valutazioni delle prestazioni sanitarie delle singole strutture e del sistema nel suo insieme. Sarà quindi la scelta dei cittadini il primo ed effettivo strumento di governo del sistema.

Valutare per Conoscere. Conoscere per Scegliere. Scegliere per Governare la propria salute e il funzionamento della sanità.Vanno immediatamente valutate: strutture ospedaliere, medici di medicina generale, medici ospedalieri in attività intramoenia, strutture diagnostiche e ambulatoriali, diret-tori Generali di ASL e Aziende Ospedaliere, reale efficacia delle cure e dei farmaci. Le mie proposte operative immediate e attuabili a breve sono: rendere pubblici curricu-la, obiettivi, risultati e valutazioni dei Direttori Generali di Aziende Ospedaliere e ASL; creare un sito internet per esprimere la valutazione dei medici di medicina generale da parte degli utenti; definire un vero sistema indipendente di valutazione della reale efficienza del sistema di cura e un servizio di informazione indipendente a cittadini ed operatori; creazione di una anagrafe pubblica e pubblicizzata (via internet) con curricu-la, obiettivi, risultati e valutazioni di tutti i dirigenti sanitari; creare un sito ove gi utenti degli ambulatori di medicina generale possano esprimere il grado di soddisfazione sul proprio medico relativamente a puntualità, reperibilità, disponibilità al dialogo, com-pletezza delle informazioni, organizzazione. In tal modo nel sistema sanitario toscano, ora dominato da meccanismi di funzionamento tipici del pubblico impiego, si vuole immettere un nuovo fattore di governo: la scelta del cittadino, che finalmente influenzi il successo o il fallimento dei servizi.

Nel corso del mandato, dopo aver acquisito gli elementi di valutazione necessari, sarà mia intenzione mettere mano al Piano Sanitario Regionale con l’intenzione di provve-dere alle dovute modifiche, anche strutturali, dell’attuale Sistema Sanitario Regio-nale, sentendo tutte le parti in causa: dalle associazioni professionali, ai sindacati dei lavoratori fino alle associazioni degli utenti della sanità.

Politiche per la cultura

Più meritocrazia, più valutazione, più libertàToscana e cultura: un binomio inscindibile. Cultura e crescita economica: un binomio da costruire. Sono queste le due premesse logiche, i due principi ordinatori che muo-vono la mia riflessione e proposta politica. Credo anche che non esista una politica della cultura, ma penso che esista e che si debba fortemente ricercare una politica per

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la cultura. La cultura non può e non deve essere un “compartimento stagno” ridotto a mero strumento del divertissement o di potere, ma può e deve diventare leva di svilup-po e crocevia d’iniziative che sulla cultura investano coinvolgendo tutto e tutti. Cultura come diritto di tutti e responsabilità di ciascuno, cultura come sviluppo ed apertura al mondo e non strumento clientelare carta vincente e non come privilegio di alcune ‘enclavi’ ripiegate sulla custodia di privilegi identitari.

Dalla cultura come strumento politico alla cultura come elemento di crescitaIl mio impegno per la cultura si articolerà su tre punti ordinatori: valutazione, merito e eccellenza, ricchezza e sviluppo.

Valutazione. Se è vero che la cultura vale di per sé, è anche vero che dobbiamo rifug-gire ogni inclinazione chiusa in base alla quale la cultura non è valutabile. Ritengo che i destinatari e i committenti di iniziative culturali abbiano il diritto di valutare, giudicarne e sceglierne con libertà i contenuti. E, quando s’impegnano risorse pubbliche, una va-lutazione attenta di ciò che si offre rispetto ai costi diventa determinante e doverosa.

Merito, eccellenza e ricambio generazionale. Una della caratteristiche più evidenti dell’associazionismo toscano, che, direttamente o indirettamente, accede con frequen-

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za e stabilità ai fondi regionali, è l’assenza di ricambio. Questa staticità inerziale finisce per premiare sempre i soliti e impedisce l’emergere di nuove iniziative costringendo di fatto le nuove associazioni a restare ai blocchi di partenza. Bene, la cifra del mio governo sarà favorire il ricambio, dando ai giovani corsie preferenziali per accedere ad un percorso che di ciascuna proposta giudichi il merito e solo il merito.

Ricchezza e sviluppo. La cultura in Toscana è “petrolio” in termini qualitativi e quan-titativi. Come abbiamo ricordato in premessa insistono in Toscana moltissimi luoghi di cultura e la stragrande maggioranza del patrimonio artistico nazionale e internazionale è nelle nostre mani. Per renderlo fruibile e far di questa frubilità occasione di ricchezza e sviluppo servono un Piano Generale sulla Mobilità e l’Accoglienza e un Osser-vatorio Strategico Internazionale sulla Patrimonializzazione dei Beni Culturali da costruire insieme agli Enti locali, alle categorie economiche e agli Atenei, mettendo in sintonia le facoltà umanistiche con i poli di eccellenza tecnologica.

E c’è un altro capitolo che dobbiamo aprire con coraggio: è il capitolo della formazione professionale in ambito di cultura e turismo. La professionalizzazione di questo settore (con alto tasso di competenze qualificanti nell’ambito dei beni culturali, del restauro, della storia dell’arte, dell’archeologia, delle scienze naturali e ambientali e di tutto il ventaglio riconducibile ai beni culturali e ambientali) deve trovare in Toscana laboratori di eccellenza pari all’unicità del patrimonio che offre. La competizione in-ternazionale si vince se si ha il coraggio di investire in un’identità irripetibile come la nostra, innestandola in percorsi di innovazione e investendo in risorse umane e nuove professionalità.

Politiche per l’Università e la ricerca

Più internazionalizzazione, più autonomia, più raccordi con il lavoroAppare necessario, in prima istanza, stabilire esattamente le competenze che le Regio-ni hanno nell’ambito dell’università e della ricerca. In ambito strettamente universitario i principi ordinatori che vedo come essenziali sono: l’autonomia dell’università e la libertà di ricerca. In relazione a questi due principi intendo costruire le basi di nuove relazioni tra la Regione e gli atenei. E’, invece, competenza delle Regioni fare fronte al diritto allo studio tramite interventi diretti e mediante azioni di supporto e di sinergia territoriale. Per quanto concerne la ricerca è da evidenziare che i finanziamenti sono in massima parte derivanti dai contributi statali, europei, internazionali e privati. I contri-

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buti privati in Italia sono però minimi e occorre intraprendere iniziative per favorirne la crescita, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. La Regione Toscana ha come elemento caratterizzante la presenza di tre Atenei e di numerosi Istituti di Ricerca di altro profilo con una lunga e consolidata tradizione e radicamento e identità territoriale. Nell’ambito della ricerca pare opportuno un nuovo patto tra la Regione, gli atenei e il tessuto produttivo toscano. Un patto che, fatta salva e anzi valorizzata la libertà di ricerca, veda nella regione il soggetto “committente” e sensibilizzatore allo sviluppo di quei segmenti della ricerca che più rappresentano leve di sviluppo e di competitività utili al tessuto produttivo regionale. La Regione deve, quindi, investire sulla ricerca applicata, favorendo la trasformazione dei risultati applicativi in beni spendibili nel mercato, anche attraverso l’istituzione di assegni di ricerca a sostegno di progetti ad hoc, presentati da consorzi tra piccole imprese e università, sottoposti ad attento monitoraggio di merito.

In campo amministrativo, la Regione deve cambiare politica. La Regione non deve acquistare gli immobili per mettere in sicurezza i bilanci degli atenei. Nessuna coper-

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tura a chi ha gestito male le Università. Gli Atenei hanno la loro autonomia e devono camminare da soli.

Diritto allo studioLa funzione preminente del diritto allo studio è realizzare interventi ed erogare servizi a beneficio di studenti, dottorandi, specializzandi e titolari di assegni di ricerca a termine. Gli interventi si dividono in due macro-aree: interventi/servizi rivolti a studenti capaci e meritevoli (borse di studio); interventi rivolti alla generalità degli studenti come l’ero-gazione della ristorazione, i piani abitativi, i servizi di informazione e orientamento. Gli obiettivi sono: diminuzione dei costi del sistema di gestione; semplificazione e snelli-mento dei processi decisionali; aderenza dei servizi alle esigenze dell’utenza.

Una regione al servizio delle eccellenzeLe Università e i Centri di Ricerca della Toscana dovranno essere protagonisti di una svolta culturale ed economica per far diventare la nostra regione uno dei territori più attrattivi e appetibili per la ricerca, lo studio e lo sviluppo.

Studiare e fare ricerca in Toscana deve tornare a essere motivo di orgoglio in riferimen-to agli standard qualitativi e quantitativi di cui questo territorio è capace. Enti e struttu-re di ricerca toscane devono tornare a essere poli di eccellenza in grado di sostenere la competizione in un sistema nazionale, europeo e internazionale. Per questa ragione è precipuo compito della Regione, nel rispetto dell’autonomia universitaria, concorrere alla costruzione di un modello universitario toscano, secondo un’idea di “federalismo cooperativo e collaborativo”, che sappia rispondere alle sfide della globalizzazione cul-turale e produttiva. Abbiamo in mente una Regione che sappia fiancheggiare e offrire al sistema universitario un supporto leale alla crescita, senza interferire con l’autonomia universitaria, senza però offrire scappatoie per la creazione di enclavi distaccate dalla realtà globale.

La Regione Toscana deve implementare strategie volte a creare sistema attrattivo dove arrivare, vivere, studiare e ricercare sia facile e di agio non consueto. In questo senso devono essere potenziate le politiche dell’accoglienza mettendo al centro gli studenti e gli utenti dell’università. L’ente regione deve diventare il facilitatore di eccel-lenza potenziando le occasioni d’incontro e sinergia tra mondo produttivo e universita-rio. Sinergie da promuovere non solo in prospettiva di favorire l’occupazione giovanile, ma anche per aumentare la quantità e la qualità dell’interazione tra i sistemi finalizzati alla ricerca o alla produzione, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.

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A favore di queste ultime va creato un fondo chiuso di rotazione che permetta loro di accedere alle novità del mercato con strumenti atti a confrontarsi nella competizione nazionale e internazionale. Voglio fare della nostra Regione un Ente attento al diritto allo studio secondo i canoni della trasparenza, del merito e dell’accoglienza (che non è solo misurabile nel numero dei posti letto, ma nella mobilità, nelle opportunità, nella fertilità di un ambiente) facendo sì che gli studenti possano valutare servizi secondo parametri precisi e condivisi. Voglio lanciare una sfida alla dispersione universita-ria, all’insuccesso formativo, al collasso occupazionale, considerando la relazione tra università e mondo del lavoro non solo come un contributo per il mondo produttivo, ma anche un contributo per orientare al lavoro creando la circolazione delle eccellenze e delle opportunità.

Servizi pubblici più attenti ai cittadini

Negli anni passati, la politica societaria toscana della funzione pubblica, introdotta per migliorare la gestione e orientare la Pubblica Amministrazione ai risultati, ha ottenuto la paradossale conseguenza di favorire la pro-liferazione delle aziende partecipate, nella manifesta in-capacità da parte degli enti di esercitare su queste un effettivo controllo e con un continuo ricorso ad interventi salvagente per ripianarne i bilanci in perdita. Le parteci-pate toscane del comparto dei servizi pubblici locali sono di fatto sottratte al controllo, sovente utilizzate come stru-mento per eludere il patto di stabilità, eseguire assunzioni sfuggenti all’obbligo del concorso o nomine senza regole trasparenti. E come se non bastasse, tutto ciò si è tradotto in un problema finanziario davvero ingente per le casse degli enti locali. Esempio lampante di questa degenera-zione sono le partecipate che svolgono funzioni di gestione in ambiti particolarmente sensibili come quelle del servizio idrico integrato e del ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani.

Affronterò con decisione e con l’aiuto di personale competente il riordino legislativo in materia di servizi pubblici. In questa sede, mi preme solo segnalare che è mia intenzione affidare a un’autorità indipendente il compito di indicare tariffe eque e imporre decenza e trasparenza del servizio nel settore dei rifiuti urbani, del servizio

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idrico, del gas e dei trasporti. In particolare per il settore rifiuti e acqua intendo appro-dare entro un anno alla modifica della ripartizione per Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), creando un solo ambito per ciascuno dei settori indicati, e dando il necessario impulso alla fusione societaria delle aziende di gestione.

Nel settore dei trasporti, è mia intenzione rivedere le convenzioni oggi in vigore con i vettori per il trasporto regionale (sia su ruota sia su gomma) per dare più garanzie all’utenza su qualità del servizio e sicurezza degli orari.

Nella maggior parte dei servizi pubblici locali (trasporto, raccolta e smaltimento rifiuti, distribuzione del gas, elettricità e servizio idrico), la realtà in Toscana resta caratteriz-zata da forti elementi di ambiguità, peraltro tra loro strettamente correlati. Le imprese ex municipalizzate si sono trasformate in società per azioni allo scopo di raggiungere una minima disciplina di bilancio e una maggiore efficienza nella gestione degli as-setti pubblici. A questo processo, tuttavia, non ha fatto seguito una chiara separazione proprietaria tra le nuove società e le rispettive amministrazioni pubbliche. Se si do-vesse indicare un settore in cui stranezze, anomalie, politiche scandalose mostrano in modo paradigmatico la degenerazione del sistema toscano, senza dubbio indicherei il settore della gestione dei rifiuti. Fiumi di soldi pubblici spesi e pochissimi risultati. In-teri consigli di amministrazione dei pubblici gestori accaparrati dai partiti politici che governano la Regione da cinquanta anni. Uno scandalo che si va ad aggiungere a una strumentale falsa liberalizzazione del sistema, dove la concorrenza è falsa, falso è il mercato e i cittadini, principali utenti e finanziatori, sono stati spogliati di qualunque strumento di efficace controllo. E siccome al danno e alla beffa si aggiunge sempre altro danno, il perverso sistema di monopolio pubblico-privato creato in Toscana si traduce oggi nel concreto rischio di vedere lievitare alle stelle le tariffe per coprire costi di gestione stellari e privi di riscontro nella qualità dei servizi.

Dal punto di vista degli elementi di sistema il quadro Toscano del ciclo dei rifiuti ha come criticità maggiore un’elevata produzione di rifiuti pro capite aggravata da un consistente incremento nel tempo di tale produzione. La Toscana è la prima regione italiana quanto a produzione di rifiuti urbani pro capite; ha una discreta capacità di gestione del ciclo del rifiuto, in termini di percentuale di raccolta differenziata e di recupero materiale, accompagnata però da una scarsa capacità di introduzione di quote di differenziata nel mercato del riciclo, riuso, riutilizzo e in generale nella pro-duzione industriale. Il resto torna in discarica con un doppio costo di smaltimento e lo sviluppo delle modalità di trattamento attraverso il compostaggio e l’incenerimento

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è ancora scarso con una eccessiva dipendenza dalle discariche. Il costo di gestione è conseguentemente molto elevato, secondo solo alla Liguria in termini pro capite, e terzo, dopo Liguria e Campania, in termini di tonnellata gestita. Quello che intendo fare immediatamente è affidare al mercato parte del ciclo dei rifiuti, con meccanismi di soft law atti a sintetizzare i diversi elementi: la disponibilità dei produttori di rifiuti a raccogliere e selezionare i residui nel modo più efficace ed economico, la presenza di operatori decisi e capaci di impegnarsi nel campo del recupero e del riciclaggio, sbocchi commerciali per i prodotti ricavati dalla rigenerazione dei residui, leggi e politiche pubbliche che regolino questi processi. Una rivoluzione vera e propria che come primo effetto consentirà di rottamare tutto il ciarpame che attualmente alberga nella gestione del ciclo dei rifiuti, con un bel risparmio per le casse pubbli-che. Una prima e concreta risposta a chi chiede, giustamente, risposte adeguate all’esoso innalzamento dei costi di gestione.

Intendo, infine, rivedere completamente la strategia impiantistica regionale, al fine di arrivare in tempi rapidi alla realizzazione di tre impianti di termovalorizzazione regionali (ampliando quelli esistenti o costruendone di nuovi in luoghi consoni, non quindi a Case Passerini, nel territorio comunale di Sesto Fiorentino) al posto di quelli attuali, dimensionando i nuovi impianti rispetto alla necessità di chiudere con efficacia il ciclo dei rifiuti.

Se il ciclo dei rifiuti ha come obiettivo quello di trasformare la spazzatura in bene primario o in energia, il sistema idrico integrato, invece, è sostanzialmente finaliz-zato a un utilizzo contenuto e “intelligente” di un bene primario pubblico: l’acqua. La riparazione delle perdite di acquedotto è una problematica non solo toscana, ma la nostra Regione è al primo posto per il combinato disposto spesa-perdite della rete idrica. Sul fronte tecnico, si deve quindi mettere subito mano alla gestione della rete idrica per impedire il collasso finanziario della gestione.

Ambiente, un’importante risorsa di tutti

Ci si può liberare di un fantasma solo se si (ri)conosce la sua ragion d’essere, ma è proprio la difficoltà del riconoscimento che fa di esso un fantasma. L’ambientalismo del fare è stata la politica fantasma fino ad oggi seguita da chi ha amministrato la Regione Toscana, uno sfoggio muscolare di ideologia risoltosi in una mera passerella di buone intenzioni con l’ambiente sempre in sottofondo e mai di fatto curato.

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L’ideologismo perdurante in materie come economia e ambiente ha ancorato la nostra Regione a un modello di sviluppo oggi in tutta evidenza bloccato, subordinando ogni prospettiva di sviluppo alla necessità di sostanziare una costosa macchina burocratica, padrona assoluta di pianificazioni solenni e soffocanti, ma efficace quanto null’altro al controllo ed alla manipolazione del consenso politico. A questo, e non altro, servono, infatti, i Piani regionali di azione ambientale e di indi-rizzo territoriale, le Agende 21 locali e i piani di smaltimento rifiuti. Un’orgia ecologista dalla quale è difficile salvare l’ambiente e quanti in esso vivono ed operano. Sopraffatti dall’ideologia della “sostenibilità”, il tiro degli ecocompatibilisti regionali si è allargato ai nostri stili di vita, al cibo “bio”, ai vestiti, al lavoro e perfino alle sudate ferie, creando uno stato di mobilitazione permanente, che ha svuotato l’originaria idea ambientalista di ogni risorsa e della capacità di offrire una corretta sintesi politica alle aspettative di

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chi crede che l’ambiente sia una risorsa e non solo una mucca da mungere fingendo di adorarla.

A questa retorica, intendo contrapporre, sull’esempio di quanto fatto da illustri espo-nenti del centrodestra europeo, la concretezza dell’ecologia liberale, che invece di creare inutili, e vuote, contrapposizioni favorisce le sinergie tra sviluppo e ambiente, ecologia ed economia, badando a creare le necessarie infrastrutture nel rispetto di valli, montagne e corsi d’acqua, aprendo la strada all’uso intelligente delle tecnologie per ridurre gli inquinanti in agricoltura e non solo. Perché l’ambiente è di tutti, non solo del centrosinistra.

Intendo rivedere tutta la politica per l’ambiente fin qui prodotta dagli organi regionali, dalla pianificazione all’attuazione di provvedimenti particolari volti alla tutela dell’am-biente e a favorire lo sviluppo. Una politica anche culturale che creerà posti di lavoro e innovazione nei rapporti tra economia e sviluppo, aprendosi al confronto con i sistemi economici come la Green Economy.

EnergiaE’ mia intenzione rivedere il Piano d’indirizzo energetico (P.I.E.R.) intervenendo sugli assi di intervento oggi previsti. L’autosufficienza energetica è un obiettivo difficile ma conse-guibile e come ho già annunciato, la Regione farà la sua parte in caso di localizzazione sul nostro territorio di una centrale a produzione di energia nucleare. Daremo impulso al processo di liberalizzazione dei mercati energetici. Fonti rinnovabili, carbone pulito e nucleare saranno le basi del nostro ragionamento, in chiave pragmatica e non ideologi-ca, per il capitolo delle aree di approvvigionamento. Ritengo, infine, controproducente che la Regione Toscana si adoperi per l’applicazione del Protocollo di Kyoto, non tanto per il merito, quanto per il metodo. La Regione non è, infatti, uno stato sovrano; in que-sto campo ci adegueremo a quanto stabilito dalle politiche previste dal Governo. UrbanisticaLe normative regionali che regolano l’urbanistica non hanno retto alla prova dei fatti. Le recenti inchieste giudiziarie hanno dimostrato come il sistema urbanistico toscano sia retto da principi non adatti alla tutela del territorio né al suo sviluppo armonico, producendo tra l’altro politiche negative per l’economia. Intendo provvedere, in tempi rapidi, a una profonda revisione della la legge che regola l’urbanistica toscana (Legge 1/2005). Il rispetto del paesaggio toscano, uno degli elementi forti del nostro patrimonio, è oggi un criterio appassito e disatteso. Intendo semplificare al massimo le procedure urbanistiche, abolire il metodo della concertazione tra enti (gli accordi di

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programma) e stabilire un criterio rigido di controllo dall’alto al basso, dalla Regione ai Comuni. I Comuni hanno bisogno, inoltre, di chiarezza e regola nell’applicazione della cosiddetta urbanistica contrattata, oggi lasciata a una sorta di forma anarchica e peri-colosa di libertà decisionale per Sindaci e commissioni urbanistiche. Desidero immet-tere un criterio chiaro di compensazione: nelle leggi regionali, infatti, vanno messi non solo i buoni principi, ma anche cose concrete. Se il Comune concede certe cubature, allora devono essere previste per legge delle compensazioni: case sociali, infrastruttu-re pubbliche. Niente deve essere lasciato alla libera concertazione tra pubblico e priva-to, i criteri devono essere fissati dalla legge per un’esigenza di trasparenza, chiarezza nei confronti dei cittadini, e tutela dello spazio in cui viviamo tutti.

Difesa del suoloSul fronte della difesa del suolo, intendo riformare il sistema, modernizzando la legi-slazione regionale e mettendo innanzitutto a disposizione dei cittadini e delle associa-zioni una mappatura completa del territorio toscano redatto sulla base dei criteri di rischio idraulico, idrogeologico e sismico. Uno studio, redatto in collaborazione con le Provincie e le Autorità di bacino, che sarà collegato in termini prescrittivi al sistema urbanistico. Tragedie come quella dell’alluvione del Serchio non dovranno più ripetersi. Le opere di difesa idrogeologica e idraulica devono essere messe subito in cantiere. Il territorio della nostra regione è fragile, delicato, per questa ragione dedicherò massima attenzione a vigilare contro la proliferazione selvaggia dei grandi centri commerciali, le cui concessioni devono essere conformi alla base prioritaria dei criteri di controllo sull’armonia territoriale.

Sarà mio impegno assoluto e deciso contribuire a chiudere l’annoso capitolo della messa in sicurezza definitiva dei fiumi Arno e Ombrone grossetano dalla foce al mare.

Uscire dalla crisi conomica

Il grande problema della Toscana di oggi è come ricreare le condizioni per restituire adeguati margini di competitività al sistema economico uscendo dall’attuale situazione di sviluppo zero. Se il sistema non torna a produrre nuova ricchezza, mancheranno in prospettiva le risorse per finanziare le iniziative future e per assicurare la tenuta so-ciale di una comunità nella quale, assieme all’età media della popolazione, s’innalzano anche quantità e qualità dei bisogni primari.

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La situazione finanziaria è tale da imporre: una nuova strategia di contenimento della spesa pubblica; una riqualificazione della spesa storica con l‘individuazione di nuove e ben mirate priorità, che investa non solo i bilanci della Regione, ma che si traduca anche in una linea di forte indirizzo politico per le autonome scelte del complesso degli Enti Locali toscani; un generalizzato alleggerimento della pressione fiscale regionale e locale.

Welfare localeLa Toscana ha bisogno di ripensare complessivamente il proprio Welfare superan-do l’impianto statalista e creando coesione e benessere attraverso la “liberazione” di energie giovani e puntando sulle famiglie toscane. Le mie proposte in tal senso sono: iniziative a promozione delle giovani coppie soprattutto inerenti all’acquisizione del mutuo per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa; sostegno integrativo per l’ina-bilità temporanea di lavoratori autonomi unici titolari di reddito in caso di impedimento lavorativo esorbitante la copertura assicurativa; sostegno a famiglie e individui che hanno a proprio carico disabili che richiedono assistenza, favorendo inoltre l’accesso

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a tutte le tecnologie disponibili per consentire ai disabili l’interazione sociale e il po-tenziamento delle possibilità di vita indipendente (penso ad esempio ai comunicatori simbolici ed ai sistemi protesici di ultima generazione); sgravi fiscali alle aziende che utilizzano il telelavoro o il part-time; assegno per la libertà di scelta del percorso for-mativo per i propri figli; piano per l’edilizia studentesca e sportiva.

Disposizioni urgenti per lo sviluppo economicoSemplificazione amministrativa, competitività, stabilizzazione della finanza pubblica e perequazione tributaria saranno i criteri che ispireranno l’azione della Regione per dare impulso al necessario percorso di ripresa dello sviluppo economico. Inoltre prevedo di dare sostegno all’incremento del patrimonio immobiliare a uso abitativo attraverso l’offerta di alloggi di edilizia residenziale, da realizzare nel rispetto dei criteri di effi-cienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti, con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati prioritariamente alla prima casa per le categorie sociali svantaggiate.

ImpreseNella politica di sostegno alle imprese occorre innovare profondamente. Anziché ricer-care formule inconsistenti e improbabili, come quella del distretto unico o integrato, la Regione assumerà con nettezza parametri di priorità nella valorizzazione della qua-lità del prodotto, della innovazione e quindi, in definitiva, nella tutela e promozione del merito dell‘imprenditore e di tutti i protagonisti dell‘impresa. Le politiche della qualità, alla pari con la riduzione della pressione fiscale e con le azioni volte a migliorare le infrastrutture e a snellire la burocrazia, costituiscono il fondamentale elemento propul-sivo su cui le politiche della Regione possono e devono focalizzarsi per sostenere la competitività del sistema economico. La globalizzazione e la crisi che ha interessato e interessa molti settori produttivi tradizionali anche della Toscana, non deve essere una spinta per ricorrere alla “via cinese” dell’abbattimento dei costi come unica via per affrontare la concorrenza. Il modello cui intendo offrire promozione e strumenti concreti è piuttosto quello della “via toscana” alla produzione, imperniata sulla qualità assoluta e garantita dei prodotti made in tuscany, dove il consumatore trovi le garan-zie che cerca. Da tutto ciò consegue che la Regione è chiamata a svolgere un ruolo significativo di raccordo tra le diverse autorità impegnate direttamente nella lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale di molte imprese straniere, che violano le più elementari regole della correttezza della competizione sui mercati, con effetti deva-stanti per il settore manifatturiero della nostra regione. Questa complessa strategia, da operare e stimolare a più livelli, di prevenzione, controllo e repressione di tutte le

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attività che violano la legalità nella produzione e nel commercio, costituisce, come è evidente, il necessario corollario all‘indirizzo sopra richiamato della priorità assoluta da riservare, nelle azioni di sostegno alle imprese, al fondamentale parametro della qualità del prodotto, dell‘innovazione, del merito.

InfrastruttureIn questo settore, il mio primo compito sarà realizzare tutte le opere previste dall’Intesa siglata qualche settimana fa da Regione Toscana e Governo per colmare il gap infrastrutturale della nostra Regione. Le opere finanziate sono: sistema di Alta Velocità ferroviaria con il “Nodo di Firenze” da realizzare entro il mese di dicembre 2014 e com-prendente il sottoattraversamento ferroviario, la nuova stazione e ulteriori fermate me-tropolitane; il centro sperimentale Osmannoro; il completamento del corridoio Tirrenico “autostrada Rosignano-Civitavecchia”; completamento della strada di Grande comuni-cazione E78 “Grosseto-Fano”; la variante di Valico dell’Autostrada A1; l’adeguamento del sistema di viabilità per l’attraversamento dei valichi appenninici tosco-emiliani; gli allacciamenti plurimodali e gli adeguamenti del Porto di Livorno e interporto di Guastic-ce, insieme al potenziamento delle infrastrutture portuali regionali; il potenziamento della tratta autostradale Firenze-Mare A11 e dei collegamenti transappenninici tra la Garfagnana, la Lunigiana e la costa tirrenica; investimenti sul sistema ferroviario re-gionale, come la linea ferroviaria Firenze-Pisa, il 3 binario o quadruplicamento della tratta Bivio Renai-Cascine per fluidificare la Firenze-Empoli, il quadruplicamento della tratta San Miniatello-Empoli di circa 6 chilometri, la velocizzazione della linea nel tratto Empoli-Pisa; interventi per la navigabilità del canale dei Navicelli a Pisa e per il poten-ziamento dello scolmatore dell’Arno.

Sistema aeroportuale toscanoSarà mio obiettivo chiudere la questione del potenziamento dell’aeroporto di Firenze, convocando subito un tavolo degli enti locali coinvolti con l’obiettivo di procedere alla rimozione di tutti gli ostacoli che pregiudizialmente hanno bloccato la realizzazione della nuova pista di Peretola, strategica per lo sviluppo della nostra regione. Aggiungo, infine, che i toscani non possono permettersi una mancanza di scelte, perché quel che conta è la potenzialità inespressa del sistema aeroportuale toscano: un traffico di circa sei mi-lioni di passeggeri, a fronte di una domanda di oltre sette milioni. I numeri non mentono e ci dicono che gli scali di Firenze e di Pisa sono complementari e non alternativi, e che se vogliamo evitare il paradosso di vedere trasportato a Bologna il principale scalo della Toscana, con danni irreparabili per il tessuto economico della nostra Regione, dobbiamo prendere una decisione definitiva.

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Nodo fiorentinoSi dovrà riconsiderare l’attuale assetto autostradale nel nodo fiorentino, attraverso l’in-dividuazione di una tangenziale per Firenze; un vero e proprio passante che distingua i traffici locali da quelli di lunga percorrenza, in modo da rendere più scorrevole il traffico nord-sud sull’asse autostradale e al contempo facilitare l’accesso all’area cen-trale della regione. A tal fine riprenderò in esame la vecchia proposta della Barberino-Incisa.

TurismoIl turismo è un importante settore economico, strategico per affrontare in termini po-sitivi la fase acuta della crisi economica regionale, e merita grande attenzione. Oggi manca la strategia per connettere il grande e variegato patrimonio culturale con il turismo di qualità. Occorre mettere in connessione - attraverso percorsi tematici - città d’arte e piccoli borghi facilitando la mobilità e la recezione così da affiancare al turismo “mordi e fuggi” un turismo di qualità che favorisca gli investimenti. E’ indispensabile quindi sviluppare una politica che valorizzi a dovere tutti gli elementi che rendono unico al mondo il nostro territorio. La Regione Toscana può e deve far leva sulle pro-prie eccellenze naturali, storiche e culturali. Occorre puntare con forza sullo sviluppo integrato di prodotti e territori, per far conoscere e rendere fruibili a tutti le tante “To-scane”. Per sviluppare ulteriormente il turismo in Toscana occorre favorire l’apertura internazionale e la sostenibilità ambientale e migliorare la dotazione infrastrutturale e di accessibilità al nostro territorio. E’ mia intenzione promuovere in tempi brevi un nuo-vo Piano turistico regionale che miri a sviluppare misure volte a sostenere progetti finalizzati all’incremento dei flussi turistici verso la Toscana. Questo può avvenire attra-verso la creazione di un sistema integrato degli aeroporti toscani, il completamento delle principali arterie regionali e interregionali e la promozione del patrimonio cultura-le e ambientale oltre che la valorizzazione delle produzioni agroalimentari e artigianali tipiche del nostro territorio. Nel settore turistico recettivo dedicherò una particolare attenzione al settore termale rilanciandone l’offerta sul mercato europeo e globale.

SicurezzaLa sicurezza rappresenta, oggi, un bene “immateriale” e al tempo stesso tangibile che si collega strettamente alla qualità della vita di ogni comunità. Una comunità “sicura” è una comunità che prospera con più efficacia, che avvia processi di integrazione e di coesione sociale con maggior facilità, che cresce a ritmi più veloci ed equilibrati, che dà ai propri cittadini strumenti educativi e conoscitivi capaci di creare una cultura complessiva del rispetto della legge costruendo le condizioni migliori per la coesione

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sociale. Occorre quindi un messaggio politico forte, che passa necessariamente at-traverso un maggiore investimento delle risorse dedicate al capitolo della sicurezza, che oggi per la Toscana, nonostante i numerosi e concreti campanelli d’allarme, continua a essere voce di bilancio secondaria, cui la politica guarda con disattenzio-ne. Ritengo, al contrario, che in Toscana via sia la necessità di rafforzare gli aspetti “primari” delle politiche per la sicurezza attraverso il rafforzamento delle risorse per il controllo e il decoro del territorio, la presenza costante delle Forze dell’Ordine e la collaborazione tra le Istituzioni per creare Piani Territoriali che, anche grazie all’uso delle nuove tecnologie, possano garantire sicurezza e quindi libertà a cittadini e im-prese.

Nello specifico le azioni concrete che propongo sono: interventi a sostegno della Polizia Locale e della Sicurezza Urbana attraverso: la costituzione di uno o più Centri d’identificazione e espulsione immediata, che non saranno piccoli uffici di colloca-mento per clandestini, bensì, come prevede la legge, strutture destinate al tratte-nimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’espulsione; l’attivazione di piani di zona per la sicurezza e il decoro delle città; l‘istituzione della Scuola di Polizia Locale; l’attivazione di un fondo chiuso per sostenere quei comuni che attivano sistemi di controllo telematico del territorio come le telecamere collegate alle centrali operative; attivazione, in accordo con l’Uf-ficio Scolastico Regionale, le Forze dell‘Ordine, la Protezione Civile, la Polizia Locale, di percorsi di educazione civica e configurazione di un piano per la prevenzione della criminalità giovanile, oggi in inquietante crescita.

AgricolturaLa crisi economica regionale interessa tutti i settori produttivi, con effetti disastrosi sull’occupazione agricola. Per evitare che le conseguenze si manifestino in tutta la loro tragicità, occorre sbloccare velocemente l’erogazione dei finanziamenti già previsti dalla Regione nel campo dell’agricoltura e dare un’immediata liquidità ai contributi agricoli a premio (PAC, Misure agro-ambientali). Queste misure devono portare con sé anche una drastica semplificazione delle procedure burocratiche per la concessione di fondi e contributi. Troppi sono, infatti, i ritardi, e le inefficienze in merito segnalate con insistenza negli ultimi anni dagli operatori del settore. Ci sono poi tutta una serie di altre priorità in campo agricolo, che devono essere effettiva-mente e immediatamente realizzate: favorire le politiche di filiera per diminuire i prezzi e aumentare i consumi; facilitare l’accesso al credito per le imprese; svilup-pare il turismo legato all’enogastronomia; favorire la filiera corta in entrambi i sensi

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(città verso produttori, produttori verso città); valorizzare i prodotti di qualità (Doc, Docg, Ipg, Dop, Igt) come il nostro vino e l’olio extravergine, simbolo principe della toscanità; dare impulso agli agriturismi cambiando la classificazione delle “spighe”; prevedere sgravi per l’acquisto di macchinari; introdurre bonus occupazionali e ren-dere possibile la detassazione degli utili reinvestiti.

Queste proposte sono continuamente richiamate e contenute nei vari documenti di indirizzo della Regione, ma allo stato dei fatti non ci sono passi in avanti e gli agri-coltori sono alle prese con i problemi e gli ostacoli di sempre. Ne consegue che la filiera rimane lettera morta e la legge sugli agriturismi, appena approvata, ha soltanto semplificato l’inizio dell’attività non risolvendo però i problemi di fondo, rendendo inevitabilmente poco attraenti gli agriturismi toscani.

AllevamentiAnche in questo campo, uno degli obiettivi della Regione sarà quello della tutela del patrimonio dei marchi che ci fanno conoscere e riconoscere all’estero, come i marchi Chianina e Cinta senese.

Un’idea di libertà

Quando si parla di libertà, ven-gono alla mente le parole di uno scrittore francese del ‘600, Jean de La Bruyère: che tutto è ormai stato detto e che noi veniamo troppo tardi per poter aggiungere qualche cosa. Qua-lunque cosa sia la libertà, non vi è quasi nessuna lotta politi-ca che non sia stata combat-tuta da una parte o dall’altra, con la spada o con la parola, in suo nome. Quando inizia la lotta, il ragionamento cessa. Io mi sono candidata con la convinzione di poter lottare per ottenere maggiori libertà in Toscana: di natura economica, sociale e individuale. Il mio programma ne è testimonianza. Voglio però tranquillizzare i miei elettori. Il ragionamento non cesserà mai.

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