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Montaccini. Noi di Rimini, romagnole L’ ALBA 2.pdf · petuo), nonchè Vaccai, Zandonai, Za-nella,...

Date post: 18-Feb-2019
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FREDDURE — Perchè gli avvocati quando parlono in tribunale, bevono tant’acqua ? — Perchè le loro arringhe sono salate! (dis. di Simionato) IL SOLITO PROFESSORE — Ma cosa ti è saltato in testa di non aprire il paracqua con un temporale simile? — Che vuoi, cara, ero convinto di averlo dimenticato! (dis. di Gianeri) Così ridevano: da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936 Personaggi e Interpreti Un “do” di pett... ine di Giorgio Montaccini Sarebbe facile descrivere la notorietà di Giorgio Co- ralloni per le sue capacità professionali. Sicuramente avrà vinto il pettine d’oro, il pettine di diamante e il pettine di platino e tanti tanti altri per la sua ma- estria nel valorizzare la capigliatura, la personalità e la bellezza dei suoi clienti ecc. ecc… L’altra passione di Giorgio (lo chiamerò Giorgio C.) è la buona musica e il canto a tal punto che, solo per gli amici e in circostanze a lui gradite, si esibisce con maestria degna di un grande cantante; una calda voce, un timbro vocale che at- tira l’applauso appena comincia a can- tare. Il suo repertorio è vasto e va dagli anni primi novecento ad oggi. Canta con un americano “corallonese” (molti hanno copiato da lui da Celenta- no a Lucio Dalla e tanti altri). Una sera, nella casa di campagna del “marmuren” eravamo una trentina per gustarci una genuina magnifica cena e, tra questi, c’era anche Giorgio C. e anch’io in veste di chitarrista. Il salone era un’ex mangiatoia per bovini trasfor- mata in sala per gli amici, un grande camino (quelli bassi che si usano per cucinare salsicce e bistecche); un cami- no con un cumulo di cenere che serviva per coprire e conservare la carbonella. Si è passati alla cena, una di quelle che se non hai un buon cuore, un buon fega- to e una buona resistenza sicuramente ti stronca. Alla fine della cena la frase tipica: “dai Montaccini, chiapa la chitarra”. Io dopo aver mangiato come gli altri, bevuto il famoso vino che fa i “bocioli”, dopo il terzo e quarto invito mi sono alzato a prendere la chitarra per accompagnare “la voce”. Giorgio C. è esigente per le sue esibizioni, pretende l’assoluto e im- possibile silenzio, l’abbassamento delle luci in sala. Io mi adoperavo per asse- condarlo e dopo qualche istante suona- vo qualche accordo di chitarra per in- trodurlo nella giusta tonalità. Il primo accordo era un RE maggiore, per lui era troppo basso quindi passavo a un Mi maggiore, ma anch’esso troppo basso poi in FA maggiore e SOL mag- giore. Mentre si provava gli amici si spazientivano. “Oh! te cminc?!” urla- vano e quindi si cominciava. Quella sera qualche cosa stava per ac- cadere all’ insaputa di tutti. Comincio con un accordo in SOL maggio- re e Giorgio C. intona “Oh sole mio” nel suo inglese coralloniano. Piano piano il silenzio regna nel salone e Giorgio C. dà il meglio di sè stesso, vola sì qualche to- vagliolo ma non distoglie nessuno. “Oh sole mio” ha un finale bellissimo... “sta in fron......te a tte”. Giorgio C. si avvici- na al finale più importante della melodia ma, mentre prende fiato per l’acuto, una grande esplosione avviene nel camino Un “do” di Pett...ine che si trovava dietro alle sue spalle e vicino a me che lo accompagnavo. Una nuvola di cenere (quella che serviva per conservare la carbonella) investe tutti. Altro che cenere di Pompei: sembravamo immersi in un banco di nebbia fitta e, improvvisa- mente, ci siamo ritrovati tutti con i capelli grigio cenere. E così quell’acuto auspi- cato da tutti non si è potuto godere. Non vi dico l’ira di Giorgio C. : non per la camicia bruciacchiata ma per il mancato acuto e il divertimento e le risate di tutti noi. Giorgio ancora non sa chi è stato a mettere qualcosa nella cenere; io lo so ma non lo dirò mai neanche sotto tortura. Oggi Giorgio C. si è ulteriormente raffinato. Il suo pezzo forte è “My Way” (in lingua originale!?). Non frequenta più quei “biricconi di amici della mangiatoia” che gli mettevano gli esplosivi mentre cantava. Mi dicono che recentemente si è esibito in una grande villa di un grande mobiliere con grandi personag- gi riscuotendo un grande e mirabile successo. Sicuramente non avrà avuto uno strimpellatore come me ma certamente una grande orchestra. Pesaresità di V. Cassiani Una delle associazioni più longeve che vive sul territorio è, senza dubbio, la Società Operaia. Il suo atto di nascita, firmato da un gruppo di 85 persone, risale al 7 dicembre 1862. L’intento? Sussidiare temporaneamente quei soci, privi di sostentamento, che si rendesse- ro inabili al lavoro. Pietro Gai fu eletto primo presidente. I soci si distinguevano in effettivi, ben- meriti ed onorari. Fra questi ultimi fi- gurano i nomi di illustri concittadini quali Mamiani e Rossini (proclamato, a suo tempo, Presidente Onorario per- petuo), nonchè Vaccai, Zandonai, Za- nella, eminenti musicisti docenti pres- so il locale Conservatorio. Dal 1927 la Società ha una sede propria al n. 53 di via Cairoli. Il 19 Gennaio 1992 l’as- semblea straordinaria dei soci ha de- liberato all’unanimità, la fusione della società operaia femminile (istituita nel 1903) con quella maschile assumendo quindi, la dizione di “SOCIETÀ OPE- RAIA DI MUTUO SOCCORSO” che privilegia i valori dell’amicizia, della solidarietà e del volontariato. È que- sta, ancora, la bandiera della SOMS pesarese che si accinge a soffiare, in buona salute, sulle candeline del 140° compleanno per raggiungere nel 2012 il prestigioso traguardo del 150° di fondazione. E sarà festa grande! Rien va plus, les jeux sont faits Il palazzo Perticari, acquisir- lo sarebbe un ottima occasione, visto che per adesso nessuno lo desidera e poi restaurarlo rispettando le ca- ratteristiche originali e farne un importan- tissimo e prestigioso CASINO’. Lo stile della facciata, i suoi classici interni, la posizione di vicinanza alla piazza, alla casa e al teatro Rossini favoriscono lavoro, notorietà e ricchezza a favore del successo di tale idea. Si potrà obiettare che l’attuale crisi non permetta una simile iniziativa ed un investimento di questa portata. A Pesa- ro ci sono tantissime banche e per questo un motivo ci sarà! 15000 aziende artigiane, con i loro servizi, le loro produzioni e i vari indotti, rendono la situazione economica soddisfacente. Vi sono altri buoni motivi per auspicare che l’idea del CASINO’ possa portare ulteriore ricchezza. Per la sua realizzazione potrebbe nascere anche una “cordata” coinvolgendo tutta la città sotto forma di prestito. Nella vicina Romagna, fino a San Marino ci stanno pensando seriamente da tempo. Pesaro potrebbe avere il suo “Perticari Casinò Palace”. È un’ idea ? Parliamone. Si comincia a vedere qualche fuga di Giorgio Montaccini Le tre “c” e la “ro” avanzano: Cascino, Catalano, Ceriscioli e Roscini, (in ordine alfabetico). Nel gruppo, ancora, qualche sornione preferisce rimanere in mez- zo. La piazza dice che sarà imminente un suo scatto improvviso (come sempre avviene). Si prospetta, a breve, l’individuazione di un capo che si produrrà nella volata finale. I cittadini pesaresi desiderano conoscere, prima di esprimersi con il voto, cosa ne sarà di questa città. Prepariamoci ad ascoltare e ad ana- lizzare i program- mi che ogni candi- dato presenterà. Il nostro invito ed auspicio è che pre- valga la squadra che sente maggior- mente e seriamen- te le esigenze dei cittadini. Il tutto espresso con paro- le semplici. Attendiamo con curiosità le pro- poste dei candi- dati. Il Trabocco Grazie a Rita Barbetti, pittrice che espone i suoi magnifici dipinti in via Rossini a Pesaro (presso la saletta del dopolavoro Banca delle Mar- che), abbianno appreso, osservando una delle sue “opere”, dell’esistenza dei famosi trabocchi, particolari co- struzioni per pescare, che fino a un decennio fa si potevano vedere an- che nel porto di Pesaro. Bene ha fatto la regione Abruz- zo ad approvare una legge per la loro salvaguardia e valorizzazione incoraggiando gli appassionati con ap- propriati contributi per la ricostruzione. Speriamo che, con il nuovo porto e l’allungamento dei moli, sia possibile ripristinare anche i tra- bocchi di Pesaro. Con la loro diversità di struttura sono stati motivo d’ispirazione per innamorati, amanti della fotografia, pittori e poeti ed anche un buon richiamo per turisti ad ammirare il tramonto attraverso i caratteristici trabocchi. L’ ALBA volantone informativo culturale ironico satirico turistico spetta- colare aggiornante politicante ed altro per la città-N° 2-marzo 2009 Oh che belle figlie .. ! Riceviamo da un gruppo di amiche riminesi... Ma guarda un po’ queste pesaresi va- nitose, che si fanno fotografare per poi mettersi nel volantone “L’Alba” di Montaccini. Noi di Rimini, romagnole purosangue, con la pelle accarezzata dal vento di mare e di valle, sempre abbronzate, che abbiamo per tanto tempo subìto l’invasione dei pesaresi in cerca di serie avventure con “gambe” più lunghe delle nostre, oggi, possiamo affermare che ci siamo riprese i nostri romagnoli. Il nostro “Corpo” con la ri- trovata armonia (grazie al metodo di edu- cazione alimentare Welcome Weight diret- to a Rimini oltre che a Riccione e Pesaro da Maria Grazia Antimi) non ha nulla da invidiare alle snelle scandinave che negli anni 80 stregavano i nostri uomini. Caro Montaccini presenti pure anche noi nello spazio: “Oh che belle figlie!”. In particolare: Quali saranno i tempi per la nuova realizzazione del porto di 1. Pesaro? A quanta cementificazione si dovrà ancora assistere? 2. Continuerà la caccia al “posto” per mandare i propri figli all’asi- 3. lo? Ci saranno maggiori controlli contro la delinquenza? 4. Si individueranno ulteriori parcheggi senza strisce blu? 5. I lavori agli Orti Giuli potranno essere ultimati? 6. Una dignitosa pavimentazione delle strade della città sarà possibile? 7. È auspicabile una maggiore e trasparente informazione sulle 8. spese che il Comune stanzia per il miglioramento della città? La città di Rossini avrà una orchestra stabile e una banda cittadina? 9. Sarà possibile rendere agevolato il rientro di artigiani e commer- 10. cianti nel centro storico? Dove sono finiti i bellissimi giardini che adornavano la città? 11. Quale valorizzazione, condivisione e supporto dei circoli dialet- 12. tali, culturali e “spontanei”? Sosteniamo la cultura degli anziani per la migliore e longeva 13. vivibilità? L’individuazione, la ristrutturazione e l’utilizzo di vecchi immo- 14. bili di proprietà comunale per accogliere i cittadini più bisognosi è possibile? Manifestazioni di rilievo? Ripartite nell’arco dell’anno e con in- 15. centivazione a tutta la cittadinanza. E se poi ci sarà un po’ di prosopopea in meno nel “palazzo”: che 16. ne dite?
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FREDDURE— Perchè gli avvocati quando parlono in tribunale, bevono tant’acqua ?— Perchè le loro arringhe sono salate!

(dis. di Simionato)

IL SOLITO PROFESSORE— Ma cosa ti è saltato in testa di non aprire il paracqua con un temporale simile?— Che vuoi, cara, ero convinto di averlo dimenticato!

(dis. di Gianeri)

Così ridevano:

da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936

Personaggi e Interpreti

Un “do” di pett... inedi Giorgio Montaccini

Sarebbe facile descrivere la notorietà di Giorgio Co-ralloni per le sue capacità professionali.Sicuramente avrà vinto il pettine d’oro, il pettine di diamante e il pettine di platino e tanti tanti altri per la sua ma-estria nel valorizzare la capigliatura, la personalità e la bellezza dei suoi clienti ecc. ecc…L’altra passione di Giorgio (lo chiamerò Giorgio C.) è la buona musica e il canto a tal punto che, solo per gli amici e in circostanze a lui gradite, si esibisce con maestria degna di un grande cantante; una calda voce, un timbro vocale che at-tira l’applauso appena comincia a can-tare. Il suo repertorio è vasto e va dagli anni primi novecento ad oggi.Canta con un americano “corallonese” (molti hanno copiato da lui da Celenta-no a Lucio Dalla e tanti altri).Una sera, nella casa di campagna del “marmuren” eravamo una trentina per gustarci una genuina magnifica cena e, tra questi, c’era anche Giorgio C. e anch’io in veste di chitarrista. Il salone era un’ex mangiatoia per bovini trasfor-mata in sala per gli amici, un grande camino (quelli bassi che si usano per cucinare salsicce e bistecche); un cami-no con un cumulo di cenere che serviva per coprire e conservare la carbonella. Si è passati alla cena, una di quelle che se non hai un buon cuore, un buon fega-to e una buona resistenza sicuramente ti stronca.Alla fine della cena la frase tipica: “dai Montaccini, chiapa la chitarra”. Io dopo aver mangiato come gli altri, bevuto il famoso vino che fa i “bocioli”, dopo il terzo e quarto invito mi sono alzato a prendere la chitarra per accompagnare “la voce”. Giorgio C. è esigente per le sue esibizioni, pretende l’assoluto e im-possibile silenzio, l’abbassamento delle luci in sala. Io mi adoperavo per asse-condarlo e dopo qualche istante suona-vo qualche accordo di chitarra per in-trodurlo nella giusta tonalità.Il primo accordo era un RE maggiore, per lui era troppo basso quindi passavo a un Mi maggiore, ma anch’esso troppo basso poi in FA maggiore e SOL mag-giore. Mentre si provava gli amici si spazientivano. “Oh! te cminc?!” urla-vano e quindi si cominciava.Quella sera qualche cosa stava per ac-cadere all’ insaputa di tutti. Comincio con un accordo in SOL maggio-re e Giorgio C. intona “Oh sole mio” nel suo inglese coralloniano. Piano piano il silenzio regna nel salone e Giorgio C. dà il meglio di sè stesso, vola sì qualche to-vagliolo ma non distoglie nessuno. “Oh sole mio” ha un finale bellissimo... “sta in fron......te a tte”. Giorgio C. si avvici-na al finale più importante della melodia ma, mentre prende fiato per l’acuto, una grande esplosione avviene nel camino

Un “do” di Pett...ineche si trovava dietro alle sue spalle e vicino a me che lo accompagnavo. Una nuvola di cenere (quella che serviva per conservare la carbonella) investe tutti. Altro che cenere di Pompei: sembravamo immersi in un banco di nebbia fitta e, improvvisa-mente, ci siamo ritrovati tutti con i capelli grigio cenere. E così quell’acuto auspi-cato da tutti non si è potuto godere. Non vi dico l’ira di Giorgio C. : non per la camicia bruciacchiata ma per il mancato acuto e il divertimento e le risate di tutti noi. Giorgio ancora non sa chi è stato a mettere qualcosa nella cenere; io lo so ma non lo dirò mai neanche sotto tortura.Oggi Giorgio C. si è ulteriormente raffinato. Il suo pezzo forte è “My Way” (in lingua originale!?). Non frequenta più quei “biricconi di amici della mangiatoia” che gli mettevano gli esplosivi mentre cantava. Mi dicono che recentemente si è esibito in una grande villa di un grande mobiliere con grandi personag-gi riscuotendo un grande e mirabile successo. Sicuramente non avrà avuto uno strimpellatore come me ma certamente una grande orchestra.

Pesaresitàdi V. Cassiani

Una delle associazioni più longeve che vive sul territorio è, senza dubbio, la Società Operaia. Il suo atto di nascita, firmato da un gruppo di 85 persone, risale al 7 dicembre 1862. L’intento? Sussidiare temporaneamente quei soci, privi di sostentamento, che si rendesse-ro inabili al lavoro. Pietro Gai fu eletto primo presidente.I soci si distinguevano in effettivi, ben-meriti ed onorari. Fra questi ultimi fi-gurano i nomi di illustri concittadini quali Mamiani e Rossini (proclamato, a suo tempo, Presidente Onorario per-petuo), nonchè Vaccai, Zandonai, Za-nella, eminenti musicisti docenti pres-so il locale Conservatorio. Dal 1927 la Società ha una sede propria al n. 53 di via Cairoli. Il 19 Gennaio 1992 l’as-semblea straordinaria dei soci ha de-liberato all’unanimità, la fusione della società operaia femminile (istituita nel 1903) con quella maschile assumendo quindi, la dizione di “SOCIETÀ OPE-RAIA DI MUTUO SOCCORSO” che privilegia i valori dell’amicizia, della solidarietà e del volontariato. È que-sta, ancora, la bandiera della SOMS pesarese che si accinge a soffiare, in buona salute, sulle candeline del 140° compleanno per raggiungere nel 2012 il prestigioso traguardo del 150° di fondazione. E sarà festa grande!

Rien va plus,les jeux sont faitsIl palazzo Perticari, acquis i r-lo sarebbe un ottima occasione, visto che per adesso nessuno lo desidera e poi restaurarlo rispettando le ca-ratteristiche originali e farne un importan-tissimo e prestigioso CASINO’.Lo stile della facciata, i suoi classici interni, la posizione di vicinanza alla piazza, alla casa e al teatro Rossini favoriscono lavoro, notorietà e ricchezza a favore del successo di tale idea. Si potrà obiettare che l’attuale crisi non permetta una simile iniziativa ed un investimento di questa portata. A Pesa-ro ci sono tantissime banche e per questo un motivo ci sarà! 15000 aziende artigiane, con i loro servizi, le loro produzioni e i vari indotti, rendono la situazione economica soddisfacente.Vi sono altri buoni motivi per auspicare che l’idea del CASINO’ possa portare ulteriore ricchezza.Per la sua realizzazione potrebbe nascere anche una “cordata” coinvolgendo tutta la città sotto forma di prestito.Nella vicina Romagna, fino a San Marino ci stanno pensando seriamente da tempo.Pesaro potrebbe avere il suo “Perticari Casinò Palace”. È un’ idea ? Parliamone.

Si comincia a vedere qualche fugadi Giorgio Montaccini

Le tre “c” e la “ro” avanzano:Cascino, Catalano, Ceriscioli e Roscini, (in ordine alfabetico).Nel gruppo, ancora, qualche sornione preferisce rimanere in mez-zo. La piazza dice che sarà imminente un suo scatto improvviso (come sempre avviene). Si prospetta, a breve, l’individuazione di un capo che si produrrà nella volata finale.I cittadini pesaresi desiderano conoscere, prima di esprimersi con il voto, cosa ne sarà di questa città.

Prepariamoci ad ascoltare e ad ana-lizzare i program-mi che ogni candi-dato presenterà.Il nostro invito ed auspicio è che pre-valga la squadra che sente maggior-mente e seriamen-te le esigenze dei cittadini. Il tutto espresso con paro-le semplici.Attendiamo con curiosità le pro-poste dei candi-dati.

Il TraboccoGrazie a Rita Barbetti, pittrice che espone i suoi magnifici dipinti in via Rossini a Pesaro (presso la saletta del dopolavoro Banca delle Mar-che), abbianno appreso, osservando una delle sue “opere”, dell’esistenza dei famosi trabocchi, particolari co-struzioni per pescare, che fino a un decennio fa si potevano vedere an-che nel porto di Pesaro.

Bene ha fatto la regione Abruz- zo ad approvare una legge per la loro salvaguardia e valorizzazione incoraggiando gli appassionati con ap-propriati contributi per la ricostruzione. Speriamo che, con il nuovo porto e l’allungamento dei moli, sia possibile ripristinare anche i tra-bocchi di Pesaro. Con la loro diversità di struttura sono stati motivo d’ispirazione per innamorati, amanti della fotografia, pittori e poeti ed anche un buon richiamo per turisti ad ammirare il tramonto attraverso i caratteristici trabocchi.

L’ ALBAvolantone informativo culturale ironico satirico turistico spetta-colare aggiornante politicante ed altro per la città-N° 2-marzo 2009

Oh che belle figlie .. !Riceviamo da un gruppo diamiche riminesi...

Ma guarda un po’ queste pesaresi va-nitose, che si fanno fotografare per poi mettersi nel volantone “L’Alba” di Montaccini. Noi di Rimini, romagnole purosangue, con la pelle accarezzata dal vento di mare e di valle, sempre abbronzate, che abbiamo per tanto tempo subìto l’invasione dei pesaresi in cerca di serie avventure con “gambe” più lunghe delle nostre, oggi, possiamo affermare che ci siamo riprese i nostri romagnoli. Il nostro “Corpo” con la ri-trovata armonia (grazie al metodo di edu-cazione alimentare Welcome Weight diret-to a Rimini oltre che a Riccione e Pesaro da Maria Grazia Antimi) non ha nulla da invidiare alle snelle scandinave che negli anni 80 stregavano i nostri uomini. Caro Montaccini presenti pure anche noi nello spazio: “Oh che belle figlie!”.

In particolare:

Quali saranno i tempi per la nuova realizzazione del porto di 1. Pesaro?A quanta cementificazione si dovrà ancora assistere?2. Continuerà la caccia al “posto” per mandare i propri figli all’asi-3. lo?Ci saranno maggiori controlli contro la delinquenza?4. Si individueranno ulteriori parcheggi senza strisce blu?5. I lavori agli Orti Giuli potranno essere ultimati?6. Una dignitosa pavimentazione delle strade della città sarà possibile?7. È auspicabile una maggiore e trasparente informazione sulle 8. spese che il Comune stanzia per il miglioramento della città?La città di Rossini avrà una orchestra stabile e una banda cittadina?9. Sarà possibile rendere agevolato il rientro di artigiani e commer-10. cianti nel centro storico?Dove sono finiti i bellissimi giardini che adornavano la città?11. Quale valorizzazione, condivisione e supporto dei circoli dialet-12. tali, culturali e “spontanei”?Sosteniamo la cultura degli anziani per la migliore e longeva 13. vivibilità?L’individuazione, la ristrutturazione e l’utilizzo di vecchi immo-14. bili di proprietà comunale per accogliere i cittadini più bisognosi è possibile?Manifestazioni di rilievo? Ripartite nell’arco dell’anno e con in-15. centivazione a tutta la cittadinanza.E se poi ci sarà un po’ di prosopopea in meno nel “palazzo”: che 16. ne dite?

chiudi gli occhi e comincia a volare ...

“Fata, fata turchina, fata bruna, fata selvaggia;la fata dell’avventura è la fata dei viaggi fantasticinel mondo e nella mente!Vola sulle ali della magia,sui mari in paesi senza tempo,su ghiacciai di diamanti…..chiudi gli occhi e comincia a volare”Mira e Mila MontacciniSaranno liete di presentarVi Fate meravigliose ed eleganti Bambole da Collezione “Marigiò”. Rivenditore esclusivo per Pesaro Tel. 0721 403803 Invitano inoltre i futuri Sposi a consultare il vastissimo campionario di partecipazioni di nozze e l’ampio assortimento di oggettistica per la casa. Montaccini Oggi (di fronte a Villa Caprile).

“Chiara” chiaradi Chiara CoconIl cavallo ama correre.Nell’accordoperfetto tracavallo ecavalierela gara prende forma, in un tutt’uno di armonia e di potenza, di elasticità e di bellezza plastica.Mi chiamo Chiara e pratico equitazione da più di quattro anni. Ho avuto la for-tuna di conoscere questa disciplina sotto vari aspetti: ora faccio salto ostacoli ma ho avuto l’occasione di fare anche pony-games, ossia dei giochi in sella al tuo pony.Ho una cavalla meravigliosa che si chia-ma Esmeralda Del Ghiro, e proprio lei mi sta insegnando a volare. Considero l’equitazione uno degli sport più eleganti e pieni di passione e credo che debba es-sere anche considerata come la disciplina dei re.Lo show jumping, cioè il salto ostacoli, è una disciplina che racchiude in sé po-tenza e armonia. Quando sono in campo, con la giuria che mi guarda, la canzone sottile di sottofondo, gli occhi degli spet-tatori attenti ad ogni mia singola mossa, penso solo che in quello spazio ci siamo soltanto io e lei(la mia cavalla). Noi due pronte ad affrontare il percorso, attente ad equilibrare, sopra ogni salto, eleganza e potenza per poterlo superare con facili-tà. E dopo il primo ostacolo tutto scom-pare, eccetto i rimanenti salti. E quando ho finito e sono riuscita a volare sopra di essi e a toccare l’aria con un dito sento gli applausi, gli urli, le soddisfazioni ma soprattutto il mio fiato e quello della mia cavalla. Un fiato unico, di vittoria. Così, soddisfatte del nostro lavoro, usciamo con alle spalle la voce del giudice che af-ferma “Chiara ed Esmeralda hanno con-cluso il loro percorso senza errori”. Que-sta è la frase che dopo tutto il lavoro ti rende felice, soddisfatta ma, soprattutto, fiera di quell’animale che ti ha dato fidu-cia e con cui, in gara, eri diventato una cosa sola. Infatti ogni singolo momento che si è in sella al proprio “destriero” si diventa un’unica cosa con lui. Quando sono in campo sento la sabbia sotto gli zoccoli della cavalla, l’aria tra le redini, la tensione che mi sale in corpo, e la fe-licità di essere arrivata così in alto. Ma soprattutto sento che in questa unione di potenza e armonia io e lei diventiamo una cosa sola. Siamo solo io e lei. Lei e io.Ecco,ciò che vi ho esposto racchiude le sensazioni che provo quando sono in sel-la alla mia cavalla. E vi posso solo dire che il rapporto che si crea fra animale e cavaliere è una cosa stupenda, profon-da e inimmaginabile. Come disse Helen Thomson “Nel montare un cavallo noi prendiamo in prestito la libertà..”

C’era una volta una viachiamata Mazzolari (1950)di Giorgio Montaccinicontinuazione da L’Alba 1

... Non ricordo il nome, ma una gentile signora che non era pesa-rese esponeva un campionario di cappelli classici come quelli che si vedono negli ippodromi.Una signora discreta ma bravissi-ma nel coniugare il volto, il cor-po di una signora di un cappello appropriato.Di li uscivano signore con un aspetto ed un’espres-sione felice e soddisfatta. Al numero 11 c’ero io. Era l’anno 1944. Il nonno Ermolao, lo zio Tonino e mio babbo Renato gestivano la loro tipografia ed io che allora avevo 10 anni già lavoravo al suo inter-no (come può lavorare un bambino di 10 anni). (La mia storia continua nel prossimo numero). Tornando all’osteria ...il profumo del vino si coniugava con il profumo del forno della ditta Bertolotti che si trova-va oltre la tipografia; le casalinghe andavano presto ad acquistare il pane fresco o a portare dentro grandi borse, il proprio impasto già lievitato. Poi al forno in una lunga tavola in legno loro stesse modellavano le pagnotte e le facevano cuocere al fornaio. Prose-guendo per la via c’era Grilli. Vendeva l’olio d’oli-va, grande intenditore lui, valutava l’olio bevendolo e ne dava un giudizio preciso giusto ed inequivo-cabile e per questo che i fornitori ne avevano stima e considerazione. Nella via, subito dopo il mattino molto presto entrava nel suo laboratorio l’idraulico Camillini espertissimo e bravissimo. Ho assistito più volte a costruirsi con attrezzi da lui ideati le cole, i gomiti, filettare i tubi idraulici e tante altre inge-gnose cose. Poi con Scrocco fabbrica di aranciate, gassose, blocchi di ghiaccio che veniva usato anche per fare le meravigliose ed abbondanti granatine. Il ghiaccio veniva tritato a mano con una macchina a manovella; la granatina la vendeva la “Pipetta” nel suo chiosco di fianco al Teatro Rossini. Una volta riempito il bicchiere col ghiaccio tritato gli versava uno degli sciroppi giallo rosso e verde. Era un gran via vai essendo l’unica fabbrica di ghiaccio con ac-qua potabile.Nello stesso stabile al numero 40 tutte le mattine incontravo Semprucci il giornalaio di corso XI Set-tembre che all’interno del cortile predisponeva i resi e preparava i giornali del mattino.Questo sintetico ricordo di via Mazzolari può farci immaginare la vivacità, la comunione delle persone che ci vivevano, gli incontri, il calore umano che si creava ed il piacere del tempo che passa aiutava a vivere in un mondo dove le cose semplici erano la gioia di vivere.Tutto ciò è scomparso ... ogni tanto oggi passo in quella via nelle ore notturne... ricordo e rivivo nel silenzio della via gli anni passati in “una via chia-mata Mazzolari”.

La stazione ferroviaria di Pesaro ha qualche problema?di Elvino Del Benecontinuazione da L’Alba 1

Chi frequenta la nostra stazione (che serve un ba-cino d’utenza potenziale di oltre duecentomila re-sidenti, ed é funzionale a una città capoluogo di provincia a economia turistica e sede del più im-portante distretto produttivo della Regione Mar-che), conosce bene lo stato di degrado in cui versa l’intero complesso, fatta salva – in accettabile mi-sura – la zona atrio-biglietteria-edicola e il locale adibito a bar.Le stazioni ferroviarie, così come i porti, i caselli autostradali, gli aeroporti, i centri storici sono dei veri ed efficaci “biglietti da visita” della città. Da “pesarese DOC” mi piacerebbe vedere ben altro interesse per una struttura di tale rilevanza la cui fatiscenza strutturale e il degrado della gestione (vedere per credere: oltre ai servizi igienici spes-so impraticabili, le condizioni delle sale di attesa, le pertinenze abbandonate), mortificano la città di Pesaro e il senso civico dei pesaresi che non si ras-segnano e non accettano lo stato di fatto.Questa la situazione! Quale soluzione?Prima possibile soluzione: intervento forte, deci-so e determinato nei confronti delle FF.SS. affin-ché sia assicurato, in tempi brevi, lo standard di efficienza adeguato al ruolo e alla rilevanza della stazione, per quanto attiene l’adeguamento della struttura, la manutenzione ordinaria e straordina-ria, la qualità e il controllo della gestione dei servi-zi e delle pertinenze.Seconda possibile soluzione: la Città di Pesaro “adotta” la sua stazione! Questa seconda possibile soluzione, che potrebbe sembrare “fantastica”, in verità è assolutamente realizzabile e potrebbe ri-velarsi vincente.Vogliamo provare a parlarne seriamente, a iniziare su questo “foglio”, e vedere di formare una con-vinta “massa critica” di Cittadini di buona volontà, sensibili e disinteressati affinché il “bene comune” prevalga sull’egoismo di alcuni e sul colposo di-sinteresse di chi dovrebbe provvedere, per compito istituzionale, ma fino ad oggi e per troppo tempo ha dimostrato la più totale insensibilità?

Pensierodi Clelio Cassiani

Nessuna forza mainessun potereil volo fermerà

del mio pensieroche invisibile torna

ai sogni miei,alle persone amate,

ai luoghi noti,alle visioni liete, al mio passato.

L’Alba della poesia

L’Alba dla gent comundi Emilio Melchiorri

Na matena a l’alba long el portun om a t’vegh arivè, bass e stort,j’atrezz da pésca adoss al conpletj smieva ma i parament del pret.

“cò s’dic! sta pésca cum la và: jabocca?”abozand un soris a mezza bocca,t’capésc ch’l’è sol malè par fè mezgiornee an vò tant discors da quei d’intorne.

Butand un ochj tel mer prò al sorprend:“vara malè cla barca cum la pend!”,“prò l’an s’arbalta par bunazza d’vent”el rispond, cum s’an avessa dett gnent.

“A sem dventedi ‘n ardott d’Maruchen!”el dic, girand el mulinel pièn pièn,daj che te daj, l’arescid a parlè,pó un sigre l’acend, par continuè:

“se ma le guerr, a pens, d’indipendenzacustèdle d’mén ch’an è la dipendenza,a dégh che dria ‘n fiol disorientedsenpre c’è ‘n pedre ch’i’n l’à mèi turchied”.

Strèn le person ch’t’incontre, strèn el mond,quell ch’an t’ved l’è infén el piò profond.“M’sa ch’ven a piova: s’arnugla dal mont!”,al salut e.....’n bicicletta ‘jarmont.

Citazione citabile

“Un Sorriso”di P. Faber

Un sorriso non costanulla e produce molto.Arricchisce chi lo ricevesenza impoverire chi lo dona.Non dura che un istantema nel ricordo può essere eterno.Nessuno è così riccoda poterne fare a menoe nessuno è così poveroda non meritarlo.Creatore di felicità in casanegli affari è un sostegno,è il segno sensibiledell’amicizia profonda.Un sorriso dà riposo alla stanchezza;nello scoraggiamento rinnova il coraggio,nella tristezza è consolazione;è l’antidoto naturale in tutte le nostre pene.Ma è un bene che non si può comprare,nè prestare, nè rubare,poichè solo ha valoredall’istante in cui si dona.E se poi incontrerete talorachi l’aspettato sorriso a voi non dona,siate generosi e date il vostro,perchè nessuno ha tanto bisogno di sorrisocome colui che ad altri non sa darlo.

Ciao sono Simona ...di Simona Furlanicontinuazione da L’Alba 1

Da quel momento si accumulano le feste, i ricevimenti, e le ce-lebrazioni dei Prin-cipi carnevaleschi, che vengono rappre-sentati da una coppia uomo-donna, che ap-pare con un corteo di persone mascherate con fanfare.Il culmine scoppia il Giovedi Grasso, che da noi si chiama “la notte delle vecchie donne” (le donne hanno la libertà e quasi l’obbligo di tagliare le cravatte a tutti gli uomini che incontrano per la strada). Il Lunedi delle Rose è il giorno dopo la Do-menica del Carnevale, il giorno forse più bello, con cortei, feste, gente in strada e nei locali che festeggia ventiquattro ore su ven-tiquattro, poi il Martedi delle Viole, l’ulti-mo giorno. Con Il Mercoledì delle Ceneri incomincia la dieta, il periodo di rinuncia, legata strettamente alla tradizione cattolica in annuncio della Pasqua.I cortei più belli e più famosi sono a Co-lonia, Mainz, Düsseldorf e Aachen, le cele-brazioni più importanti che hanno un timbro molto satirico ed ironico nei confronti della politica e della società vengono addirittura anche trasmessi in televisione.Ciao e alla prossima edizione dell’ ALBA con la corrispondente da Bonn!

L’ ALBAvolantone informativo culturale ironico satirico turistico spetta-colare aggiornante politicante ed altro per la città-N° 2-marzo 2009

NATURALMENTE— Vediamo Giorgio, sai dirmi qual’è la capitale dell’Abissinia?— Ginevra......

(dis. di Del Bufalo)

LA FUGALei — Quale aria preferisce, signor Gustavo?L’altro — L’aria fresca, signorina.

(dis. di Urbano)

“L’Alba” della PoesiaL’Alba è lieta di ospitare poesie brevi

(“sonetti”) degli autori locali. Contattateci.

...

così ridevano:

da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936

così ridevano:

da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936

The EndVolantone informativo curioso, volenteroso, spasso-so, “cavolatoso”, leggero, pesante, poetico, nostalgi-co, familiare, giornaliero, settimanale, quindicinale o mensile? (ancora non sappiamo). Ideato e redatto da Giorgio Montaccini, corretto da Mira Montacci-ni, impaginato da Mila Montaccini su Apple Imac 24”, collaborano in questo numero: Vittorio Cassiani, Giancarlo Nori, Elvino Del Bene, Museo Arte della Stampa, Chiara Cocon, Emilio Melchiorri, le amiche riminesi e il corrispondente da Bonn Simona Furlani. Stampato in litografia in colore grigio “piombo” con carattere Times, Giustezza 14 righe tipografiche, car-ta Palatina delle Cartiere Fabriano da gr. 85, tutto a spese della ditta Montaccini Oggi ([email protected] - Pesaro Strada Statale Adriatica 339 - tel 0721 403803) (Si accettano contributi da devolvere al Museo Arte della Stampa Associazione Culturale) distribuito ovunque gratuitamente (per adesso), se-conda tiratura copie 10.000=

Museum Arte dellaStampa

Visitate ilMuseum “Arte della Stampa„Esposizione permanente di attrezza-ture e macchine da stampa tipografi-che dal 1840. “Sala Gutenberg„ per accoglienza gruppi organizzati.

per informazioni e appuntamenti:0721 403803 - [email protected]

In vendita presso Montaccini Oggistampato su cartoncino Fabriano formato 50x35


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