SCUOLAALLENATORI
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TECNICO-TATTICA
a scelta di affrontare questo argomento come dis-
cussione del Corso ha origini lontane e si è consoli-
data nelle mie ultime stagioni lavorative. Durante gli
ultimi tre anni di collaborazione tecnica con Luigi
Del Neri, ho maturato la convinzione che l´organiz-
zazione difensiva è la base di partenza per esaltare
al meglio le caratteristiche di squadra. La creazione
di una didattica (dal semplice al complesso) e l´idea che è consi-
gliabile il lavoro globale in funzione di quello analitico, porta a
raggiungere numerosi obiettivi. Tra questi quello più significativo
è la possibilità di riuscire ad avere giocatori che “pensino ed agi-
scano collettivamente” (linguaggio comune). Questo aspetto pro-
duce il raggiungimento di una ottima capacità di lettura del gio-
co che permette agli atleti di non farsi trovare impreparati al va-
riare delle situazioni. È risaputo che nel calcio ci sono vari modi di
difendersi zona-uomo-misto, a 3-4-5 giocatori e ciascuno di essi
può essere più o meno efficace. La cosa importante è la grande
conoscenza che l´allenatore deve avere su ciò che desidera ese-
guano i propri giocatori. Come tutte le pianificazioni il raggiungi-
mento dell’obiettivo deve avvenire attraverso varie situazioni che
non devono essere trascurate durante l’organizzazione e la rea-
lizzazione del lavoro. Tutto parte sempre da una attenta analisi
della situazione di partenza a cui seguirà la scelta accurata dei
mezzi e dei metodi. Per questi motivi la scelta di giocare con 4 di-
fensori avverrà dopo una attenta valutazione da parte dell’alle-
natore delle singole capacità.
PRINCIPI TEORICI
L’organizzazione del reparto difensivo deve avere alla base degli
aspetti legati al movimento individuale in quelle che sono determi-
nate situazioni. A prescindere dal modulo di gioco che viene ad es-
sere sviluppato successivamente è fondamentale che i difensori se-
guano e conoscano i seguenti:
– Principi di tattica individuale:
a) Presa di Posizione: Essere tra avversario e porte, cercare di ave-
re nel proprio campo visivo la palla, i compagni, l´avversario, ri-
manendo utili il più a lungo possibile.
b) Marcamento: cercare di assumere la posizione più efficace per
intervenire. Si è responsabili della propria zona di campo, e del-
le zone limitrofe (scalare) la posizione da assumere è determi-
nata dalla palla. Si aggredisce chiunque entri nella propria zo-
na in possesso palla, eccetto quando ci si trova in inferiorità
numerica. L´avversario senza palla si accompagna.
c) Intercettamento: creare finte zone libere per poi intervenire sul
passaggio, permettendo la riconquista della palla. Non presup-
pone la presenza dell’avversario, ed è più frequente nella mar-
catura a zona.
d) Tackle - Contrasto: diretto (frontale, laterale, da tergo o scivo-
lato) quando si cerca di togliere la palla all´avversario diretta-
mente con contrasto fisico. Indiretto: quando l´avversario non
è in possesso palla e il difensore con una anticipata presa di
posizione mette in zona d´ombra il diretto avversario.
e) Difesa della porta: significa frapporsi fisicamente, al momento
del tiro, tra la palla e la porta, limitando lo specchio di porta. E´
importante non dare mai le spalle al tiratore (si rischiano de-
viazioni pericolose) e cercare se l´avversario riesce a tirare di
correre verso il proprio portiere per “coprirlo” in caso di re-
spinte corta.
Il reparto difensivo dovrà fare riferimento anche ad aspetti legati
al gruppo che comunemente sono definiti:
- Principi di tattica collettivi (fase di non possesso) che sono
i punti fondamentali, i cardini su cui si basa l´organizzazione di
gioco.
LMOVIMENTI DIFENSIVI DEL 4-4-2di Francesco Conti*
*Dalla tesi finale del Corso Master 2003/2004 per l’abilitazione ad allenato-re professionista di 1ª Categoria.
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- SCAGLIONAMENTO: il reparto non deve farsi trovare su una li-
nea piatta, in modo da permettere la reciproca copertura. I di-
fensori non solo devono marcare il propri avversario, ma deb-
bono cercare di coprire anche gli spazi dei quali è responsabile
l´intera difesa.
- AZIONE RITARDATRICE: si può effettuare tramite due atteggia-
menti diversi che vanno a modificare i tempi di gioco:
a) Temporeggiamento: cioè arretrando, dando campo all’avver-
sario ricordandoci del concetto “imbuto difensivo” uguale
concentrazione difensiva; faccio anche giocare, ma esterna-
mente guadagnando un tempo di gioco
b) Pressing e Fuorigioco: invece di scivolare all’indietro, avanzo
con tutto il reparto per limitare tempo e spazio al possessore
di palla avversario ed impedirgli giocate facili.
- CONCENTRAZIONE: non significa atteggiamento mentale, ma
dislocazione sul terreno di gioco. L´obiettivo è quello di portare
più giocatori possibili dietro la linea della palla. La difesa deve
cercare di presentarsi sempre in superiorità numerica per per-
mettere le reciproche coperture. La disposizione ad imbuto con-
sente di mantenere e ridurre lo spazio della zona pericolosa del
tiro in porta.
- EQUILIBRIO: coprire tutti gli spazi, non farsi allargare o allonta-
nare mantenendo la possibilità di copertura reciproca in ogni
circostanza. Sfruttare la visione periferica in funzione della pal-
la e dei compagni coprendo le zone pericolose.
- CONTROLLO e CAUTELA: non farsi attrarre solo dalla palla, cer-
cando di tenere sotto controllo tutti gli elementi del gioco: pal-
la, compagni, avversari, spazio, porta.
Se dal generale passiamo allo specifico non possiamo tralasciare i:
Principi di marcamento della zona.
1) Ogni giocatore è responsabile della zona di campo assegnata
e degli avversari che sono in quella zona;
2) Deve inoltre guardare e sorvegliare le zone limitrofe;
3) Si muove nella zona in funzione ed in dipendenza della posi-
zione della palla;
4) Deve sempre andare in pressione sull’avversario con palla che
entra nella propria zona, eccetto quando è in inferiorità nume-
rica, cercando di far giocare l´avversario sempre in condizione
di palla coperta;
5) Nella marcatura a zona i difensori devono continuamente
adattarsi ad avversari che possono cambiare spesso e con ve-
locità, si richiede perciò la massima concentrazione.
Nonostante i suddetti principi non possiamo dimenticare che
quando lo spazio tra il difensore e l´avversario sarà minimo, in
vicinanza della zona pericolosa (16 metri), anche nella zona a 4
difensori varranno tutti i principi e le regole della marcatura a
uomo:
1) Posizionarsi sempre tra avversario e porta
2) Controllare palla e avversario.
REQUISITI E CARATTERISTICHE TECNICHE E FISICHE DEIGIOCATORI NELLA ZONA A 4
Andiamo ora ad analizzare nel dettaglio i requisiti dei difensori
che compongono la linea di difesa:
IL DIFENSORE CENTRALE ideale dovrebbe essere il leader del re-
parto, grazie al carisma di cui necessita per poter guidare la dife-
sa, deve avere una buona tecnica di base ed essere dotato di un
calcio lungo e preciso per poter ribaltare l´azione (passare velo-
cemente da una azione difensiva ad una offensiva). Deve essere
rapido e veloce (recuperatore), buono nei contrasti diretti e nella
marcatura, dotato di una grande capacità attentiva per la miglio-
re lettura della situazione e soprattutto molto abile nel gioco ae-
reo. Ritengo questo ultimo punto di fondamentale importanza; in-
fatti la fisicità diventa una condizione necessaria per un buon esi-
to della fase difensiva. Deve avere un ottimo senso tattico, sa-
pendo scegliere sempre la posizione più consona alla situazione
di gioco, conoscere bene i principi della tattica difensiva indivi-
duale e collettiva. Deve conoscere i tempi di attacco o temporeg-
giamento, deve sapere controllare l´aggressività e l´emotività, ri-
uscire a trasmettere fiducia ai compagni guidando la difesa nelle
varie situazioni tattiche. Siccome è raro riuscire a trovare due cen-
trali con queste caratteristiche, normalmente i due difensori han-
no requisiti diversi, sia sul piano strutturale che sul piano tecnico
tattico; uno è più portato alla marcatura l´altro all´organizzazione
del reparto, in modo da miscelarsi in maniera ottimale.
IL DIFENSORE ESTERNO pur rimanendo un ruolo prevalentemen-
te difensivo, nel calcio attuale ha compiti sempre più offensivi.
Con la zona di centrocampo sempre più intasata, si può dedurre
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TECNICO-TATTICA
che l´unico reparto sempre in superiorità numerica è proprio quel-
lo difensivo ed è per questo motivo che spetterà ai difensori ini-
ziare la manovra, oppure di proporsi come passaggio di scarico ad
un compagno pressato. Oltre ad occuparsi dei giocatori esterni
avversari, coprire la fascia sia laterale che a volte centrale (dia-
gonale difensiva) dovrà avere una buona lettura del tempo di in-
serimento per arrivare al cross o al tiro in porta. Deve avere buo-
ne capacità condizionali, essere dotato di buona struttura fisica
(sul cambio gioco la statura garantisce metri di copertura). Le do-
ti tecniche del difensore esterno sono:
- Buon calcio per gestire il gioco sia corto che lungo.
- Riuscire a stoppare la palla in modo orientato, lo stop in funzio-
ne del gesto e dello scopo.
- Capacità di correre velocemente e con la palla sotto controllo.
- Riuscire ad eseguire cross sia dal fondo campo sia dalla tre-
quarti campo.
- Capacità di marcare e contrastare.
- Riuscire a leggere le traiettorie aeree.
Dal punto di vista tattico il difensore esterno deve:
- Saper marcare d´anticipo l´avversario ponendosi internamente.
- Saper stringere gli spazi verso il centro su un attacco sulla fascia
opposta, per dare copertura accorciando le distanze e nello stes-
so tempo poter intervenire nel lato debole su un eventuale cam-
bio gioco.
- Saper temporeggiare.
- Saper attaccare l´avversario in possesso palla nel momento più
opportuno, cercando l´intervento al momento dello stop.
- Accompagnare la squadra in fase offensiva.
- Attaccare gli spazi con il giusto tempo d´inserimento.
LA DIDATTICA
Ritengo che questa sia la fase che contraddistingue e dà grande
credibilità all’allenatore, penso che la progressione didattica deb-
ba procedere dal semplice al complesso e dal generale al partico-
lare. Proprio per questo motivo è opportuno inserire nel program-
ma di allenamento precampionato esercitazioni di 1>1 2>2 3>3,
che diventano la pietra miliare per l´apprendimento dei movi-
menti e dei tempi di marcamento e copertura. Nell’introdurre la
squadra alla Didattica è bene tenere presente alcuni punti:
- Far sì che il giocatore memorizzi concetti tattici e tecnici e dis-
ponga situazionalmente di essi facendo uso in ordine delle se-
guenti capacità: vedere, capire, scegliere, ed eseguire.
- L´organizzazione difensiva penso vada lavorata, per reparto,
proponendo sedute specifiche di 20´- 25´ ripetute più volte nel-
la settimana tipo, per raggiungere automatismi consolidati.
- Convincere il giocatore che solo con la massima applicazione in
allenamento potrà migliorare.
- Ottenere la massima concentrazione e la massima carica ago-
nistica.
- Cercare di preparare ed allenare tutte le situazioni possibili po-
nendosi come obiettivo un continuo e graduale miglioramento.
- Proporre inizialmente esercitazioni senza avversari allo scopo di
rendere chiari i concetti che diventeranno un caposaldo dei mo-
vimenti difensivi.
- Avere anche il supporto di materiale audio-visivo, perché se è
vera la sequenza:
ASCOLTO = DIMENTICO
VEDO = RICORDO
ESEGUO = IMPARO
sicuramente posso ottenere un vantaggio nel rivedere situazio-
ni positive e negative.
- Porsi come risultato anche il fatto che tutti i difensori abbiano le
stesse conoscenze e di conseguenza le stesse soluzioni senza
aver bisogno di un comando verbale (ci può essere) così da po-
ter anticipare anche di una frazione di secondo l´eventuale deci-
sione tattica.
LE ESERCITAZIONI
Al fine di poter organizzare la difesa in modo ottimale, la se-
quenza delle esercitazioni che analizzeremo viene ad essere svi-
luppata toccando 5 punti fondamentali:
1. Esercitazioni per l’ampiezza;
2. Esercitazioni per la diagonale e per la piramide difensi-
va;
3. Esercitazioni per il marcamento e la copertura;
4. Esercitazioni per i movimenti orizzontali della linea;
5. Esercitazioni per i movimenti verticali della linea (elasti-
co difensivo) (fuorigioco).
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1. Esercitazioni per l’ampiezza
I quattro difensori, con palla in possesso agli avversari, si de-
vono stringere (max 40 Metri) riducendo gli spazi all’interno
del reparto.
In seguito, più la palla si avvicina alla zona pericolosa, più si
devono ridurre le distanze. Elementi fondamentali per valutare
la disposizione in ampiezza della linea a 4 saranno poi la posi-
zione della palla, la posizione ed il numero degli attaccanti av-
versari.
Per questo motivo quando si affronta una squadra che schiera 2
punte centrali la linea si mantiene più stretta (copertura recipro-
ca evitando il 2>2 centrale) rispetto a quando dovrà fronteggiare
un attacco a 3 punte (punta centrale + 2 punte esterne) dove si
può guadagnare qualche metro in ampiezza.
Esercitazioni: dispongo la linea difensiva a 3/4 campo con 2 av-
versari posti esternamente davanti circa 10 metri ai difensori
esterni.
A turno l’attaccante porta palla, puntando il difensore. L’esterno
di competenza attacca la palla accompagnando l’avversario
senza intervenire; l’intero reparto difensivo scivola all’indietro,
restringendo gli spazi via via che la palla si avvicina in zona pe-
ricolosa.
Far notare alla linea di copertura l’importanza di non farsi trova-
re piatta su un eventuale cross, in modo tale di mantenere il più
a lungo possibile la linea di copertura. (fig. 1+ fig. 1 bis).
Fig. 1
Fig. 1 bis
2. Esercitazioni per la diagonale e per la piramide difensiva
Diagonale e piramide difensiva: con questi due termini si racchiu-
dono i concetti più importanti del gioco a zona.
Su palla esterna, abbiamo già visto che la difesa accorcia in zona
palla e si dispone in diagonale formando 1 linea di copertura, (che
mi permette di togliere profondità agli attacchi avversari essendo
inoltre più adatta alla tattica del fuorigioco). Su palla centrale si
formerà piramide difensiva dove è evidenziata la posizione del di-
fensore centrale rispetto alla palla, e le posizioni di copertura a 1
linea degli altri difensori. Inoltre, vista la copertura di palla sono
evidenziate le zone dei lati deboli da lasciare libere.
Esercitazioni: colloco la difesa a 4 un paio di metri oltre la lu-
netta dell’area di rigore. Sulla 3/4 dispongo quattro sagome con
casacche di colore diverso, che occupano il campo in ampiezza a
circa 10 metri una dall’altra. A questo punto chiamo liberamente
il colore delle sagome; la linea è chiamata ad attaccare veloce-
mente il colore chiamato, ponendosi secondo i casi in diagonale
o formando la piramide difensiva.
Spunti d’osservazione sono: evidenziare lato forte e lato debole,
cura della copertura, delle distanze e delle posture da assumere
(fig. 2).
Come sopra, ma al posto delle sagome colorate dispongo 4 gio-
catori con l’obbligo di fare un giro palla a 2 tocchi. Si vanno ad
osservare gli stessi concetti precedenti, e di volta in volta si ri-
chiede più intensità nell’attaccare palla (fig. 3).
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SCUOLAALLENATORITECNICO-TATTICA
Esercitazioni: stessi concetti delle precedenti esercitazioni; si in-
seriscono 3 attaccanti che possono andare a concludere in porta,
sia in maniera individuale che collettiva.
L’allenatore deve essere in grado di correggere le distanze e le va-
rie interpretazioni secondo i movimenti degli attaccanti.
4. Esercitazioni per i movimenti orizzontali della linea
I 4 difensori devono muoversi in orizzontale con i tempi giusti, an-
dando in accorciamento nei pressi della palla e mantenendo le
stesse distanze nel reparto. Importante è che i 4 difensori sappia-
no scalare.
Lo spostamento a scalare si concretizza con lo scorrimento del re-
parto che adegua la disposizione ad una sopraggiunta situazione
d’inferiorità numerica.
Proprio nel caso in cui un difensore venga saltato o sia fuori po-
sizione gli altri compagni di reparto dovranno rapportarsi alla
nuova situazione scalando, applicando il concetto che lo spazio
lasciato libero dal compagno viene coperto dallo spostamento del
giocatore vicino.
I 4 difensori fanno un giro palla sulla 3/4 campo. Al segnale il di-
fensore che ha la palla si trasforma in attaccante, gli altri devono
immediatamente adeguarsi alla situazione ricompattando il re-
parto (fig. 4).
Un attaccante in possesso palla punta il difensore esterno. Il ter-
zino accompagna l’attaccante senza intervenire e al segnale si fa
superare.
La difesa dovrà quindi scalare in funzione della palla e il terzino
superato dovrà leggere la situazione (portarsi in raddoppio di
marcatura o ricompattando il reparto difensivo in zona centrale e
diagonalmente rispetto alla palla (fig. 5).
Un giocatore sempre esternamente punta il terzino, che ha una
punta larga nella sua zona. In questo caso, è il difensore centrale
che si va ad occupare del portatore di palla con la conseguente
scalata del reparto (fig. 6).
Come sopra, ma il portatore palla consegna alla punta larga e si
propone in sovrapposizione. Il terzino non interviene sul portato-
re (compito del centrale di competenza) ma si interessa del gio-
catore che si propone senza palla (fig. 7).
3. Esercitazioni per il marcamento e la copertura
I movimenti visti fino ad ora non includevano giocatori d’at-
tacco; ritengo importante porre l’accento sul fatto che la pre-
senza di questi ultimi può determinare adattamenti nella dis-
posizione dei difensori che devono rispettare i principi del mar-
camento.
Infatti, il difensore deve essere capace di marcare e coprire allo
stesso tempo; per questo non potrà limitarsi a controllare l’avver-
sario diretto ma dovrà posizionarsi in modo da dare copertura ai
compagni più vicini in modo di poter intervenire tempestivamen-
te sulla palla nel caso in cui un compagno venga superato dal-
l’avversario (reciproca copertura).
Fig. 2
Fig. 3
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vimento a onda muovendo la linea in continuazione non neces-
sariamente per lunghi tragitti, ma mai ferma, applicando l’elasti-
co difensivo.
È proprio quest’ultimo atteggiamento, analizzato nel dettaglio e nel-
le sfumature, che possono essere il valore aggiunto della squadra.
Per elastico difensivo s’intende il movimento coordinato in
avanzamento o in arretramento che la linea compie secondo la si-
tuazione di gioco ed ha una duplice finalità:
5. Esercitazioni per i movimenti verticali della linea:
• Elastico difensivo
• Fuorigioco
La difesa, oltre a muoversi e scalare per vie orizzontali, deve an-
che sapersi muovere in verticale.
La morte della difesa è la staticità, ed è proprio per questo che il
reparto non dovrà mai farsi trovare immobile, ma sempre in mo-
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
14
SCUOLAALLENATORITECNICO-TATTICA
- Togliere profondità all’attacco avversario.
- Mantenere la squadra corta.
Per ottimizzare al meglio questo atteggiamento è indispensabile
la corretta interpretazione generale di palla coperta (c’è pressio-
ne sulla palla, l’avversario non è nelle condizioni di fare una gio-
cata verticale precisa) e palla scoperta (il possessore vede il gio-
co frontale ed ha tutta la libertà di verticalizzare). Nell’ipotesi di
palla scoperta è necessario che i difensori scivolino all’indietro;
nel caso la palla sia coperta dovrà mantenere un atteggiamento
aggressivo, accorciando verso la palla per consentire alla squadra
di rimanere corta e compatta. In tutte le varie esercitazioni pro-
poste ritengo indispensabile l’utilizzo del portiere, che così impa-
rerà anche lui a leggere le varie situazioni e di conseguenza ad al-
zarsi o ad abbassarsi all’unisono con i compagni di reparto.
Analizziamo ora in quali momenti la linea difensiva, nella nostra
metà campo, ha il tempo di avanzare e tenere la squadra corta in
situazione di palla coperta:
- l’avversario sotto pressione non ha la giocata verticale;
- su rinvio del portiere;
- su calcio liberatorio o su una respinta del difensore (far osser-
vare alla difesa che il tragitto della palla in avanti dà tempo di
avanzare e di guadagnare campo in avanti);
- quando l’avversario conduce o si libera della palla con spalle al-
la porta nella nostra metà campo;
- su un cambio gioco lungo;
- tutte le volte che l’avversario guida palla ed il piede d’appoggio
è distante dalla palla stessa.
La difesa in generale scivola all’indietro quando:
- c’è inferiorità numerica sull’attacco avversario, l’obiettivo è gua-
dagnare un tempo di gioco per permettere ai compagni di rien-
trare;
- si subisce un break e si è costretti a difendere partendo da una
posizione sbilanciata degli uomini in campo.
Situazioni tattiche che meritano una particolare attenzione sono
il taglio in profondità dell’attaccante ed il movimento incontro a
ricevere.
Nel primo caso il difensore che vede e “prende“ il taglio dovrà
compiere il movimento “prendo e mollo”, dovrà quindi in un pri-
mo momento accompagnare il marcamento della punta per poi
salire ad integrarsi con il reparto non appena l’avversario avrà su-
perato la linea ed il passaggio non sarà stato ancora eseguito, la-
sciando l’attaccante in fuorigioco.
Quando invece la punta si muove incontro alla palla, il difensore
dovrà eseguire il movimento di “seguo e lascio”; si segue l’attac-
cante per poi lasciarlo, ricompattando il reparto, nel caso questo
non riceva palla. È molto importante seguire l’attaccante che si
propone incontro alla palla, perché altrimenti la punta potrebbe
ricevere tra le linee e poi puntare la difesa frontalmente.
Esercitazioni per l’elastico difensivo
Schiero la difesa sulla 3/4 campo. Posso utilizzare i giocatori in ec-
cedenza del reparto difensivo, e li colloco sia centralmente che la-
teralmente con un pallone, a simulare gli attaccanti. Il giocatore
chiamato parte palla al piede puntando la difesa che deve indie-
treggiare (palla scoperta). Dopo circa 10 metri il portatore palla si
arresta e torna sui suoi passi per rientrare in posizione e conse-
gnare palla ad un altro compagno. La difesa accompagna la sali-
ta dell’avversario per scivolare ancora all’indietro quando questi
passa palla ad un compagno fronte porta. (fig. 8)
Ora l’attaccante guida palla (come sopra) ma dopo essersi fer-
mato esegue un passaggio all’indietro, la difesa arretra quando è
puntata frontalmente per poi salire nel tragitto del passaggio, e
successivamente riscivolare quando l’avversario rientra in posses-
so della palla (fig. 9).
Nella esercitazione successiva inseriamo 2 attaccanti che hanno
come obiettivo quello di cercare la profondità. La situazione è co-
me quella precedente ma quando l’esterno dà palla all’indietro
chi riceve mette in mezzo di prima. La difesa scivola, quando è
puntata risale ad accompagnare il tragitto della palla, infine risci-
vola al momento del cross.
Questa esercitazione prevede sempre un attaccante esterno in
possesso palla che va a puntare il terzino di zona. Due punte se-
guono lo sviluppo dell’azione durante l’attesa del cross. Quando
l’attaccante esterno all’altezza dell’area di rigore trovandosi chiu-
so rientra per crossare con il piede opposto, la difesa accompagna
la salita della palla in diagonale; considerando che con gran pro-
babilità le punte attratte dalla situazione favorevole si troveran-
no in area di rigore l’elastico difensivo mi permetterà di sfruttare
un eventuale fuorigioco (fig. 10).
La difesa resta schierata all’altezza della lunetta dell’area di rigo-
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re. Quattro bersagli stanno all’altezza della linea mediana del
campo coprendolo in ampiezza per circa 50 metri. Tre allenatori si
dispongono con i palloni: 1 centralmente a metà campo, 2 late-
ralmente ai 30 metri. A turno gli allenatori calciano la palla in di-
rezione dei difensori che respingono cercando i bersagli, e ac-
compagnano la salita palla fino a quando il bersaglio non è in
condizione di giocare palla. A questo punto i quattro scivolano al-
l’indietro, o salgono a seconda se l’avversario li punta o se si vol-
ta e guida palla all’indietro (fig. 11).
Il fuorigioco
Nella strategia generale della squadra la tattica del fuorigioco po-
trebbe essere definita come l’insieme di comportamenti che si
pongono come obiettivo la riconquista della palla, riconquista che
può avvenire in due modi specifici:
- usufruendo di un calcio di punizione indiretto;
- sottraendola agli avversari in virtù dell’applicazione del pres-
sing.
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11
16
SCUOLAALLENATORITECNICO-TATTICA
Qualora si decida di ricorrere alla tattica del fuorigioco, è assolu-
tamente indispensabile l’applicazione sincrona del pressing, salvo
che lo si voglia attuare su palla inattiva.
Per mezzo del fuorigioco individuale e della lettura spazio tem-
porale della palla (libera - coperta), la squadra potrà più facil-
mente muoversi in sincronia nella fase di non possesso, essendo
imprevedibile e “fastidiosa“ agli attaccanti avversari, perché non
sempre riescono a comprendere e interpretare il momento in cui
la squadra sale oppure arretra.
Si capisce che per far ragionare nello stesso modo ed in tempo
brevissimo più calciatori, si presuppone gran didattica semplifica-
tiva da parte dell’allenatore unita ad una grande partecipazione
ed attenzione da parte dei calciatori.
Un’ultima considerazione da fare è che con il modificare delle
norme che regolamentano il fuorigioco rimane una tattica da
sfruttare nelle seguenti situazioni:
- parità o inferiorità numerica difensiva;
- respinta in zona centrale dopo lancio o cross;
- respinta in zona centrale dopo esecuzione di calcio d’angolo;
- quando la punta, spalle alla porta, esegue un passaggio all’indietro.
Nell’attuazione del fuorigioco è indispensabile che uno dei due
centrali detti i tempi di uscita con comando verbale.
In considerazione di quest’analisi, possiamo dedurre che, la tatti-
ca del fuorigioco prevede tutte le situazioni in precedenza analiz-
zate trattando l’elastico difensivo, ma la differenza sostanziale è
che nel fuorigioco non è previsto l’arretramento, poiché la difesa
continua a salire, mentre l’elastico mi sembra più sicuro perché è
in grado di sopportare anche inserimenti del 3° uomo.
Eercitazioni per l’applicazione della tattica del fuorigioco
Il “taglio” si può definire come “azione di smarcamento eseguita
con corsa in diagonale davanti al compagno in possesso palla“.
L’applicazione della tattica del fuorigioco sul taglio può essere at-
tuata con buona certezza di riuscita se il reparto difensivo adotta
una sola linea di copertura sia nell’esecuzione della diagonale
(palla sull’esterno) che della piramide (palla in zona centrale).
Nelle fig. 12-13-14 è rappresentata una situazione “tipica“ con
palla sull’esterno, nella quale si evidenzia il comportamento dei
difensori per mettere in fuorigioco l’attaccante avversario che
esegue il taglio.
La situazione che andiamo a ricreare inizia in fig. 12 con “l’av-
versario “A” in possesso palla; al comando dell’allenatore lo stes-
so “A” trasmette palla a “B“, il quale controlla e serve il compa-
gno “C“, che stava eseguendo il taglio.
Il comportamento dei difensori è il seguente: il n° 3, nel momento in
cui “A” trasmette palla a “B”, attacca quest’ultimo (essendo una
esercitazione, lascerà spazio a “B”, affinché lo stesso possa calcia-
re); il n° 5, sullo scatto in profondità (taglio) di “C”, non fa altro che
seguirlo tenendo sempre sotto controllo la linea dell’attaccante pro-
teso in profondità (C), allo scopo di interrompere la corsa nel “mo-
mento” giusto; idealmente, l’interruzione della corsa del n°5 per
mettere in fuorigioco “C”, sempre che quest’ultimo, nel momento in
cui parte la palla dai piedi di “B”, si trovi oltre la linea difensiva.
Gli altri due difensori, n°6 e n°2, debbono cercare di rimanere in
linea con il n°5 (scivolando all’indietro insieme a lui) per poi risa-
lire tutti insieme nel momento in cui il n°5 “lascia” l’avversario
“C” per farlo “cadere” nella trappola del fuorigioco.
In fig. 13 è “fotografato “l’istante in cui il portatore di palla av-
versario “B” sta per servire in profondità “C”.
In fig. 14 è “fotografato” l’istante in cui il pallone si stacca dai
piedi di “B”. Si evidenzia che, nella esercitazione proposta, ”B”
prima controlla il pallone e poi lo mette in profondità per “C”; in
tal caso la scelta del tempo per lasciare andare oltre la linea di-
fensiva, è abbastanza comprensibile.
Fig. 12
17
Facendo riferimento sempre alla situazione proposta, l’applica-
zione della tattica del fuorigioco sarebbe più complessa se “B”
giocasse palla in profondità senza prima controllarla, vale a dire
con un solo tocco. In tal caso, il n°5 e gli altri difensori n°6 e n° 2
non hanno alcun riferimento nella scelta del tempo per far “ca-
dere” in fuorigioco “C”, pertanto il n°5 accompagnerà e seguirà
l’attaccante “C”, mentre il n°6 e il n°2 si allineeranno con lui.
Un’altra esercitazione utile che permette di analizzare il compor-
tamento dei difensori nell’attuazione della tattica del fuorigioco
sul taglio è quella riportata in sequenza nelle fig. 15 - 16 - 17.
Nell’esercitazione che andiamo a proporre la palla è in zona cen-
trale, quindi la difesa si dispone formando la piramide ad una li-
nea di copertura.
L’esercitazione inizia in fig. 15 con l’avversario “C” in possesso di
palla ed i 4 difensori già schierati. Al comando dell’allenatore,
”C” trasmette palla a “B”, il quale controlla e serve in profondi-
tà il compagno “A” che sta eseguendo il taglio.
Il comportamento dei difensori sarà il seguente: il n° 5, nel momen-
to in cui “C” trasmette palla a “B”, attacca quest’ultimo (essendo
una simulazione, lascerà spazio a “B” affinché possa calciare), il n°
3, sul taglio di”A”, non farà altro che seguirlo, tenendo sempre sot-
to controllo la linea dell’attaccante “A” proteso in profondità, allo
scopo di interrompere la corsa un istante prima rispetto al passag-
gio in profondità di “B” per “A”, sempre che quest’ultimo, nel mo-
mento in cui parte la palla dai piedi di “B”, si trovi oltre la linea di-
fensiva, quindi, per quanto detto precedentemente, oltre se stesso.
Gli altri due difensori, il n° 6 e n° 2 devono farsi trovare allineati con
il n° 3 arretrando insieme con lui per poi risalire al momento op-
portuno quando si capisce che l’avversario è caduto in fuorigioco.
In fig. 16 è “fotografato“ l’istante in cui il portatore di palla av-
versario “B” sta per servire in profondità “C”; mentre in fig. 17 è
“fotografato” l’istante in cui il pallone si stacca dai piedi di “B”.
Fig. 13
Fig. 14
Fig. 15
18
SCUOLAALLENATORITECNICO-TATTICA
Esercitazione per l’applicazione del fuorigioco su calcio di
punizione
In fig. 18 semplifico un’idea per l’applicazione del fuorigioco su
calcio di punizione, con palla indirizzata verticalmente verso l’a-
rea di rigore. Se si intuisce che l’avversario che sta per battere la
punizione calcerà la palla lunga in avanti, i difensori, e più in ge-
nerale i difendenti (ci possono essere anche centrocampisti o at-
taccanti) si disporranno in linea con gli avversari di turno e, dopo
essersi preventivamente accordati, nel momento in cui il giocato-
re avversario che batte la punizione fa il gesto di calciare la palla
(oscillazione della gamba), salgono verticalmente.
Facendo riferimento alla fig. 18, nel momento in cui l’avversario
“A” fa il gesto di calciare la palla, i difensori n° 2-6-5 e 3 salgono
verticalmente per mettere in fuorigioco gli attaccanti avversari.
La situazione che si determina applicando il fuorigioco nella si-
tuazione descritta, è riportata in fig. 19.
Esercitazioni varie di verifica del reparto difensivo
Dopo aver lavorato su tutti i concetti difensivi che si vogliono ve-
dere attuati, passiamo ora a addestrare la linea difensiva in si-
tuazioni di gioco, cercando di osservare e di pretendere l’aiuto
verbale del reparto in tutte le situazioni di gioco:
Fig. 18
Fig. 19
Fig. 16
Fig. 17
19
Situazione di 4>4 nella metà campo
I difensori applicano i principi di restringimento dello spazio, pres-
sione, copertura e diagonale, elastico difensivo, fuorigioco ecc.
L’allenatore dà inizio al gioco consegnando palla agli attaccanti.
Se i difensori conquistano palla devono fare meta nella linea di
metà campo (fig. 20).
Situazione di 4 >6 nella metà campo
I difensori applicano i principi appresi, cercando di mantenere il
reparto il più compatto possibile, temporeggiando, stando vicini e
allenandosi in condizioni di inferiorità numerica.
Cambiando la disposizione degli avversari possiamo abituare i no-
stri difensori ad allenarsi contro diversi moduli di gioco d’attacco.
Uno degli obiettivi di quest’esercitazione è cercare di aumentare
l’autostima dei difensori, che a seconda del buon esito dell’eserci-
tazione matureranno grande consapevolezza (fig. 21 - 21 bis).
Partita a settori 4>6 / 6>4
Si gioca una partita quattro contro sei in una metà campo e sei
contro quattro nell’altra metà.
Quindi non abbiamo fatto altro che divedere le squadre in due tron-
coni, ciascuno in una metà campo (in una metà campo si difende
in inferiorità numerica, nell’altra si attacca in superiorità numerica).
Quando una linea difensiva riconquista palla la gioca nell’altra
metà campo ai suoi centrocampisti che a loro volta danno inizio
all’azione offensiva.
Rispetto alla precedente esercitazione abbiamo una maggior con-
tinuità d’azione inserendo anche la fase di transizione (passaggio
da una fase di gioco ad un’altra), e avendo a disposizione un nu-
mero maggiore di giocatori posso verificare velocemente il grado
d’apprendimento delle varie letture del gioco. (fig. 22).
Fig. 20
Fig. 21
Fig. 21 bis
20
SCUOLAALLENATORITECNICO-TATTICA
Partita 6>8 calcio rugby per i difensori
Partita dove i 4 difensori, che sono aiutati dai due centrocampisti
centrali, devono difendere la porta contro otto avversari; se i di-
fendenti conquistano palla possono andare a segnare gol oltre-
passando la linea di centrocampo. (fig. 23).
CONCLUSIONI
Il calcio viene definito da sempre come “gioco situazionale“, per-
ché le variabili che lo contraddistinguono sono varie e tra esse vi
sono il tempo e lo spazio.
La buona riuscita di una azione di natura tecnico-tattica è legata
prevalentemente al tempo dell’esecuzione e allo spazio nel quale
essa avviene. Si pensi ad una chiusura, ad una marcatura, al rad-
doppio, all’anticipo, all’applicazione del pressing, dell’elastico di-
fensivo, del fuorigioco: se non vengono eseguiti nello spazio “giu-
sto”e nel tempo “giusto”, saranno sicuramente inefficaci.
Fig. 22 Fig. 23
Ecco il motivo per il quale è molto importante avere a disposizio-
ne giocatori bravi “situazionalmente”nel percepire, analizzare,
decidere ed eseguire velocemente.
Credo che una buona sequenza didattica nell’allenare le situazio-
ni di gioco diventi condizione fondamentale per la crescita di
squadra. Attraverso tali sistemi di allenamento, che fanno rivive-
re le condizioni e le problematiche domenicali, si stimolerà la
creatività e la responsabilità, si stimolerà un maggior affiatamen-
to tra gli atleti, si stimolerà la collaborazione e la cooperazione.
Grazie a tutto ciò sarà possibile formare un calciatore abile ad
usare la tecnica al servizio della tattica nelle diverse situazioni
che si presentano in gara.
Voglio concludere con un´ultima considerazione: il mio vissuto da
calciatore e da allenatore mi ha permesso di conoscere Mister Del
Neri in tre fasi diverse e successive; ho trovato un allenatore che si
è sempre migliorato, grazie alla curiosità, allo studio, all’entusia-
smo e alla passione, requisiti fondamentali per tutti noi allenatori.