+ All Categories
Home > Documents > MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION - Febbraio 2012

Date post: 22-Mar-2016
Category:
Upload: mygeneration-magazine
View: 220 times
Download: 2 times
Share this document with a friend
Description:
La rivista “MYGENERATION” nasce dallo spirito creativo e dalla esigenza comunicativa di una generazione. MYGENERATION è un viaggio attraverso un’informazione libera, che con penna irriverente affronta tematiche di attualità e cultura, districandosi con disinvoltura tra sport, cinema, musica e moda, con occhio attento alle tecnologie ed alle eco provenienti dalle nuove tendenze generazionali.
64

Click here to load reader

Transcript
Page 1: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATIONA

NN

O 1

- N

UM

ER

O 3

- M

AR

ZO

201

2

Page 2: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

COMITATO PARITETICOPER LA PREVENZIONE INFORTUNI,

L'IGIENE E L'AMBIENTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

via Leonardo Bianchi, 36/40 - 80131 NAPOLI Tel. 081.7705749 - 081 5469244 Fax 081.5452780

www.comitatoparitetico.it

Page 3: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

MYGENERATION è un veliero giunto dagli abissi

MYGENERATION è contro ogni forma di omofobia

MYGENERATION è un'indistruttibile bolla di sapone

MYGENERATION è l'eco d'un pensiero lontano lontano

MYGENERATION è imprevedibilità

MYGENERATION è materia oscura

MYGENERATION è il controcanto del silenzio

MYGENERATION P Postmodern

MYGENERATION è anal

Abbiamo immaginato MYGENERATION come uno strumento per raccontare il mondo, diffondere idee ed istigare ad un pensiero libero e indipendente.Una rivista, un’occhiata trasparente allo specchio di una generazione che non c’è.

MYGENERATION IS . . . 03

Page 4: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Page 5: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATIONcosa stai cercando?COME UN'ASTRONAVEdi Riccardo Caputo06.COLD DARK MATTER editorialedi Ornella D'Anna09.LIBERALIZZAZIONI FACCIAMO IL PUNTOdi Concetta Russo10.QUESTI SOLDI SONO NOSTRIdi Riccardo Caputo12.U.S.A. ARE WATCHING YOUdi Marco Fucito14.UNA FANTASTICA ODISSEAdi Alberto Maraolo16.CINE GAMESdi Marcello Micciarelli18.TV SERIES, DIPENDENZA O PASSIONE?di Sara Gambula20.EVENTIa cura dello staff di Napoli da Vivere23.LA MORTE DI DIO E GLI STRAPPI NEL CIELO di Francesca Paone24.IO SONO LUIGI TENCOdi Gennaro Casoria26.MUSEO FILANGIERIdi Francesca e Carla Boccadifuoco28.LA STROFA SUL SOFÀ: STELVIO DI SPIGNOa cura di Anna Ruotolo31.MYGENERATION IS32.YOURGENERATION IS33.MANGENERATIONdi Pasquale Caiazza34.LAIKAdi Emanuele Zappia37.BRAIN INVADERSdi Bianca Cacciapuoti38.IL RICHIAMO DELLA NATURAdi Dario De Natale40.SPACE INVADERSdi Roberto De Luca41.RESIDENT EVIL 6di Roberto De Luca42.MOBILISM.ORGdi Marco Terribile45.INTERSTELLA 5555di Ivan Augliese46.FUTURE IS NOWdi Francesca Iorio48.PHILIPPE STARCKdi Marco Capasso50.SIR RICHARD BRANSONdi Gianluca De Santis52.HEROES54.SKRILLEX!di Pasquale Caiazza55.SPORT ALIENSdi Massimo Ferrara56.NIENTE CALCIO, SIAMO INGLESIdi Gabriele Basile58.TESSERA: FASE 2di Giuseppe Fei59.EL GORDOa cura de "La Taverna di Bacco"61.

SC

IEN

ZE E

TEC

NO

LOG

IAN

ER

DZO

NE

TEN

DE

NZE

SP

OR

TC

ULT

UR

AS

PE

TTA

CO

LOA

TTU

ALI

12 18

26 34

40 58

copertina di Ivan Augliese

Page 6: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 306

COMEUN'ASTRONAVE

L’apparenza diafana di quella figura non gli facilitava le cose.Era come accampata su una specie di roccia smussata e bian-castra. Sulla roccia spuntavano delle venuzze nere che ne in-crespavano la superficie.Stettero immobili per un po’, poi, ancora per un po’. Erano soli.Finalmente, raschiò dal fondo del rispetto per sé stesso quel poco di coraggio che gli era rimasto… fece per avvicinarsi.Non fu necessario. Fu raggiunto da una forma di sibilo, qual-cosa come il frusciare del mare. Non lo avvertiva attraverso i timpani, ma lo percepiva direttamente nella dimensione del pensiero.Gli fu allora chiaro come quell’essere fosse rimasto lì fermo fino a quel momento per riuscire a sintonizzarsi sulla frequen-za della sua mente. Era come se qualcuno stesse cercando il solco giusto su un disco in vinile per potervi poggiare la punti-na di diamante.Cessato il sibilo, una voce, la sua voce, gli s'irradiò nella testa. “Dove siamo, secondo te?” – gli disse la sua voce.Si ritrovava ora ad essere la cassa di risonanza cerebrale di pa-role aliene, che riflettevano tutta la sua impotenza come fasci di luce buttati nella notte. Quelle parole erano pronunciate da un altro, da lui, era lampante, ma attraverso la sua mente e con la sua voce interna. “Non so, so solo che non è casa mia …” – rispondere si rivelò più facile di quanto credesse.“Qual è casa tua?” “La Terra, - disse proprio così – e la tua?” – sentiva già vacillare il risentimento causato dall’invasione della propria intellettiva

intimità, tutte le ragioni di malfidenza si scioglievano inelutta-bilmente, come un gelato di pudore leccato dalla lingua della curiosità. Ciononostante, si consolò col cavillo debole che, for-se, quell’entità riusciva soltanto a scrivere sopra il foglio della mente, senza poterne leggere il nucleo trapassandone le fibre.“Provengo da tanti posti diversi, in verità per me non esiste una casa … e nemmeno per te” - disse - mentre miriadi di corpi celesti incandescenti scivolavano sullo sfondo di un cielo nero e sconosciuto, che pareva affrescarsi qui e lì d’infinite piogge di pennellate colorate.“Come sarebbe?”“Un tempo, si pensava che possedere una casa fosse fonda-mentale per vivere al sicuro, perché ci sentivamo soli e la soli-tudine ci rendeva egoisti”“Poi cosa successe?”“Ci rendemmo conto che la sicurezza è un’illusione, figlia della prevaricazione”“Però, la competizione è necessaria per la sopravvivenza …” “Ma in cosa non è morte il perpetuo infittirsi di sordi romitag-gi?” Di colpo, gli comparve nella mente la panoramica visione di file infinite di torri nella nebbia.“Se ogni stella del cielo corazzasse i propri dardi della foschia della gelosia, arroccando in lugubri incubatrici i fulgori delle spoglie astrali, cosa sarebbe della lucente corol-la del cosmo?Il piede della cecità dominerebbe su ghiacci supini di mondi mutati in villaggi di tombe, così come il bi’sogno di correre

Page 7: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

COMEUN'ASTRONAVE

07

dietro a un giudizio inevitabilmente incompetente smembra l’estuario armonico del comune fluire delle cose…”Seguì la mitezza domestica di un fuggevole silenzio, la cui mas-sa pastosa si posò avvolgente e placida sui loro corpi, come una coperta. Esplosioni galattiche a margine del visibile, men-tre la luce fioca che illuminava entrambi continuava ad essere spiegabile esclusivamente nel campo dell’illogico. Poi, continuò:“… verso il bacino totale della vita che, invece, accomuna. Ogni fatto della vita rende plurali nell’unicità, in qualunque al-trove, proprio perché si è vivi.Così, anche gli spazi più sconfinati, le più acute lontananze non significano niente.La vita è una grandezza empatica”“Credo che sulla Terra sarebbe difficile diffondere quest’idea” – rispose ancora.“Perché?”“Perché gli uomini hanno troppa paura”“La paura non è un problema, è una risorsa. Essere infelici del-la paura è l’agonia di chi non accoglie il naufrago straniero di sé, che in sé racchiude.La paura resta finché esiste la vita, solo nella morte la paura scompare.E la morte della paura conduce alla morte del vivente. Chi lin-cia la paura infesta i lidi del dubbio, schiacciando le larve della conoscenza”“Ma perché siamo qui? Perché mi stai dicendo queste cose?”“È la vita che ci ha portato qui …”

Mentre veniva pensato da queste cose, teneva gli occhi fissi sul proprio interlocutore, che restava immobile. Non riuscì mai a capire se la premura visiva fosse ricambiata, non distingueva compiutamente alcun organo esterno in quella creatura così innocua e potente. Ma gli venne il sospetto che la vicinanza fisica costituisse più un favore tributatogli che una necessità legata alla conversazione.“Come potrò far conoscere sulla Terra quello che mi stai rac-contando?” - disse - “La pace è lo strumento della conoscenza, la paura ne affina le arti, affinché tutto alla vita possa prendere preziosamente p’arte …Sai, ho avuto paura, poco fa” – aggiunse quasi subito.“Di cosa?” – si stupì, solo un poco.“Avevo paura di tutti gli universi che immaginavo muoversi die-tro ai tuoi occhi”“Anch’io” – rispose d’istinto.Poi, udì quel sibilo ancora una volta. Quel frusciare d’onde si fece di nuovo largo nella sua mente. Sentì le scarpe pesanti d’acqua e ruvide di sale … tra echi lontani di radi gabbiani.Si levò in piedi sulla ghiaia pungente e, in un tiepido albeggiare, gli si spalancò davanti agli occhi l’immagine nitida del mare, che viaggiava nello spazio con la terra ed il cielo, come un’a-stronave.

RICCARDO CAPUTO

MYGENERATION

Page 8: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Page 9: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

La Concordia cola a picco,e si inabissano

le speranze sul futuro

DI ORNELLA D'ANNA

Italia : popolo di santi, di poeti e di naviga-tori. Ce la raccontavano così la favoletta del nostro Paese, quando eravamo ragaz-

zini. Sui libri di scuola, nei testi delle canzo-ni, nell’immaginario collettivo vivevamo nel migliore dei Mondi possibili. Ebbene, il risve-glio è stato brusco, veloce almeno quanto incagliarsi nella secca di Punta Gabbianara, a largo dell’Isola del Giglio. E’ qui che la Con-cordia, nave ammiraglia della Costa Crocie-re, ha fatto naufragio la notte del 13 gennaio scorso. Un’apocalisse di acqua, lamiere e urla disumane che ha squarciato il buio degli iso-lani e provocato morte e devastazione. La ricostruzione di quanto accaduto quel ter-ribile venerdì è ancora sommaria: secondo alcuni la “colpa” di tutto è del comandante Simone Schettino, napoletano d’origine e marinaio di lungo corso, reo di aver abbando-nato l’imbarcazione in barba ad ogni minimo obbligo, morale e legale, che gli imponeva di rimanere a bordo anche a costo della vita. Adesso è agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo e, si spera, un rimorso che lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni. Secondo altri, invece, è la compagnia navale ad avere la maggiore responsabilità: “alzando il tappeto” di omertà che ha carat-terizzato i primi momenti sono spuntate fuo-ri mancanze, disattenzioni e superficialità. Così noi italiani abbiamo scoperto che sulla Concordia nulla era al suo posto: le scato-le nere non funzionavano,la nave ospitava probabilmente clandestini e sicuramente più persone del consentito, la velocità alla quale viaggiava era di circa 18 nodi contro i 4 imposti da regolamento. La fiera delle follie, insomma. Eppure, la Costa non è una “novel-lina” della navigazione, anzi. È stata la prima compagnia ad aprirsi al mercato estero e, grazie all’acquisizione da parte del colosso statunitense Carnival nel ’97, poteva vantare

10 navi da crociera capaci di ospitare fino a 5mila persone con un indotto lavorativo di circa 10mila unità.Ma si sa, nel “Bel Paese” nulla è per sempre. Soprattutto le cose che funzionano. E allora ecco che la faciloneria che ha mosso la tra-gedia diventa molto altro, molto di più. Di-venta sintomo di un morbo che invade tutti gli ambiti della società, dalla politica alla cul-tura, dalla scuola all’ambiente. Un degrado, un disagio che avrebbe l’urgenza di essere risolto e che, invece, è sempre lì al suo po-sto, impossibile da resettare. La Concordia che cola a picco esprime appieno il crollo di ogni valore, di ogni aspettativa, di ogni spe-ranza. E’ la fine di tutto, è il presagio Maya avveratosi prima del tempo. Ora équipe spe-cializzate si danno da fare per risollevare la barca dai fondali, ed allo stesso modo stuoli di professoroni si sprecano in soluzioni mi-racolose per risollevare le sorti della nostra economia. Adesso tanti cercano un respon-sabile per capire se il disastro del Giglio po-teva essere evitato, così come tanti invocano un capro espiatorio nel fallimento Italia su cui vomitare addosso ogni colpevolezza. Cia-scuno pronto a puntare il dito, chiudendo gli occhi davanti all’unica verità su cui riflettere: siamo tutti responsabili.

IL TRAGICO AFFONDO DELLA NAVE ITALIA

Scopri cos'è Cold Dark Matter

Page 10: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

ATTUALITÀ

DI CONCETTA RUSSO

"Liberalizzazioni”:in quest’ultimo periodo ab-biamo sentito molto spesso

pronunciare questa parola . Ma cosa sono le liberalizzazioni? A cosa servo-no? Quali cambiamenti porteranno?A questi interrogativi, molte persone non riescono a rispondere con chiarez-za. Forse perché, troppo spesso, bom-bardate da sistemi di informazione che non danno una visione unitaria della questione.Cerchiamo, allora, di fare un po’ di luce. La liberalizzazione è un processo che preve-de di eliminare tutte o perlomeno la maggior parte delle restrizioni esistenti nel mercato o in una parte rilevante di esso. Ecco quindi

che un Governo intenzionato ad adeguarsi ai principi di liberalismo economico deve necessariamente avviare processi di libe-ralizzazione economica, del commercio, del lavoro e del mercato.Il nostro attuale Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha così varato il decreto (prov-vedimento emanato in caso di necessità ed

urgenza) cosiddetto “Cresci- Italia”. I settori interessati sono molteplici e numerosi: Ener-gia, Assicurazioni, Taxi, Banche, Farmacie, Edicole, ecc.Per Monti le liberalizzazioni sono necessarie

affinché il nostro Paese possa, lentamente, riprendersi dalla crisi e adeguarsi ai “mec-canismi” europei. Per “Il Professore “ << […]Concorrenza e liberalizzazioni non significa-no introdurre un po' più di giungla per favori-re l'economia, ma eliminare barriere soprat-tutto per i giovani.>>Ma, analizziamo più nel dettaglio alcuni tra i

settori soggetti a mutamento.Il rilascio della licenza ai tassisti, ad esempio, che tanto ha fatto discutere, passa dai Comuni all’autorità di rego-lazione dei Trasporti. E’ previsto inoltre un incremento delle licenze ma non vi sarà la possibilità per una singola per-sona di detenere più licenze (così come previsto inizialmente). Un’altra delle

novità molto contestate dalla categoria dei tassisti, è quella di consentire ai possessori di licenza la possibilità di esercitare l’attività anche fuori dall’area in cui sono state origi-nariamente rilasciate, previa autorizzazione

I cittadini dovranno prepa-rarsi, volenti o nolenti, a un mercato che cambia. A un’Italia che cambia.

LIBERALIZZAZIONIFACCIAMO IL PUNTODecreto “Cresci-Italia”:A cosa porterà realmentequesto provvedimento?

10

Page 11: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

11

del Sindaco.Per quanto riguarda le farmacie invece, ci sarà l’apertura di nuovi esercizi che saranno assegnati con concorsi straor-dinari. Scatta inoltre la liberalizzazione di orari e turni di servizio e un incre-mento dell’organico. Altro importante cambiamento è un intervento sull’eredi-tarietà delle farmacie: il tempo conces-so agli eredi del farmacista per vendere

la farmacia stessa o le eventuali quote possedute passa dai due anni ai sei mesi.Per i professionisti, invece, sono aboli-te le tariffe. Sia quelle minime che quel-le massime. I prezzi dovranno essere pattuiti per iscritto al momento dell’in-carico e il preventivo dovrà essere chia-ro e prevedere tutti gli oneri ipotizzabili. I giovani che si avviano alle libere pro-fessioni, inoltre, potranno svolgere i primi sei mesi di tirocinio facendoli coincidere con gli ultimi mesi del corso di laurea (tranne per quel che concerne le professioni sanitarie) e il tirocinio non potrà durare più di diciotto mesi.Il decreto aumenta anche i posti per i notai: vi sarà un incremento di ben 500 posti. Ogni tre anni poi, sarà controllato il rapporto tra notai e cittadini in modo tale che il rapporto sia sempre bilancia-to.Per quanto riguarda la categoria dei commercianti, essi avranno la pos-sibilità di proporre sconti in qualsiasi

periodo dell’anno ponendo fine così, alla pratica dei saldi.Questi alcuni dei punti toccati dal De-creto. Ma il minimo comune denominato-re contro cui, tutte le categorie pro-babilmente combatteranno saranno l’aumento di punti vendita, filiali ma, soprattutto, un cospicuo aumento del-la concorrenza. Tuttavia i cittadini do-

vranno prepararsi, volenti o nolenti, a un mercato che cambia, a un’Italia che cambia.A nulla, o a poco, infat-ti, sono valsi gli scio-peri e le contestazioni cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo.

L’attuale Governo tecnico, infatti, non deve necessariamente ottenere il con-senso dell’elettorato, ma deve mirare al risanamento e alla tutela dalla minaccia di una crisi ben più grande di quella già esistente.Monti, però, era ben consapevole degli ostacoli che avrebbe potuto incontrare sulla propria strada e spiega così che “i disagi saranno minori se i sacrifici saranno disposti a farli tutti”. Sacrifici equamente distribuiti quindi, ma anche maggiori e più rapidi risultati. Adesso l’interesse primario non è più quello, se pur legittimo, della categoria. Adesso a far da padrone sarà un interesse gene-rale e collettivo. Insomma, come sempre, un cambiamen-to, seppur con molti sacrifici e rinunce, è necessario affinché le cose possano in futuro migliorare.Dobbiamo noi stessi diventare il cam-biamento che vogliamo vedere.

TAXIIl rilascio della licenza passa dai Comuni all’Autorità di regolazione dei Trasporti.

I possessori di licenza possono esercitare l’attività anche fuori dall’area in cui sono state originariamente rilasciate

FARMACIEApertura di nuovi esercizi che saranno assegnati con concorsi straordinari

liberalizzazione di orari e turni di servizio

COMMERCIANTIGli sconti potranno essere proposti in qualsiasi periodo dell'annoUn cambiamento, seppur

con molti sacrifici e rinunce, è necessario affinché le cose possano in futuro migliorare.

Niente da fare per l'esame di abili-tazione alla professione forense. In compenso i primi sei mesi di tirocinio possono coincidere con gli ultimi mesi del corso di laurea ed il tirocinio non potrà durare più di diciotto mesi

Page 12: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

DI RICCARDO CAPUTO [email protected]

"Questi soldi sono miei!” - “No, ingegnere, questi sol-di sono nostri”. Così ebbe

inizio, il 17 Febbraio 1992, la vicenda giudizia-ria che cambiò la storia d’Italia. A parlare era l’arrestato Mario Chiesa (a rispondere, i Cara-binieri), presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, preso “con le mani nella marmella-

ta”, come commentò il p.m. Di Pietro. Aveva in tasca una mazzetta di 7 milioni di lire appena incassata da Luca Magni. Le indagini svolte dal pool di Mani Pulite – tra gli altri, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Ilda Boccassini e Antonio Di Pietro - erano in realtà comin-ciate molto prima, ma quell’arresto rappre-sentò la svolta della storia poiché si era riu-sciti finalmente a prendere il sospettato in flagranza di reato. Non solo, si trattava anche di un pesce molto grosso. Un esponente mi-lanese del PSI. Da lì, la storia è nota. Non si trattava di un “mariuolo isolato” come ebbe a dire Craxi. Si trattava invece del prologo alla

distruzione del sistema partitico della Prima Repubblica. Sotto gli occhi di tutti, la politica implose. Venne il Processo Cusani, il lancio delle monetine, la "stagione dei suicidi", la fioritura dell’antipolitica con la Lega e Forza Italia, i due referenda (del 1991 e del 1993) sul sistema elettorale – chiara espressione della voglia di un nuovo sistema politico. Sistema che, in un primo momento, tentò di chiudersi a riccio, blindandosi nel “Palazzo” – emblema-tico il tentativo di “colpo di spugna” con il de-creto Conso, che depenalizzava (con decreto legge!) il finanziamento illecito ai partiti. Il decreto, fortunatamente, non venne però

ATTUALITÀ

12

QUESTI SOLDISONO NOSTRI

20 ANNI DA MANI PULITE

Page 13: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

firmato da Scal-

faro, allora Presidente della Repubblica. Seguirono le vicende proces-suali, in cui, grazie al contributo innovativo di Di Pietro, fecero ingresso per la prima volta tecniche informatiche. E fioccarono le condanne. Si inaugurava l’ancora irrisolta di-saffezione del popolo verso la politica, perio-dicamente dimostrata ad ogni giro di urne. Si sbandierava la “lotta” tra politica e magistra-tura, con teorie portate avanti fino a pochi mesi fa, circa la necessaria sottomissione della magistratura agli altri due poteri dello Stato – teorie supportate, da ultimo, col mi-rabolante ausilio di supporti grafici all’avan-

guardia, con il nostro ex Presidente del Consiglio intento a dimostrare in conferenza stampa il ‘distorto’ asset-to istituzionale italiano attraverso il disegnino di una bilancia sbilenca

(sic!). Vent’anni dopo Mani Pulite, la corruzione e l’evasione fiscale ancora si abbronzano al sole del Bel Paese. Lo scandalo Lusi – collegato al rimborso eletto-rale ai partiti, sostanziale finan-ziamento pubblico agli stessi, contro il quale gli italiani si sono pronunciati con un referendum abrogativo sempre nel 1993 - , la Lega in Tanzania, i soldi di AN al PDL sono solo alcuni dei tanti possibili esempi. Il 16 Febbraio, la sconsolata voce di Luigi Giampa-olino, Presidente della Corte dei Conti, ci ha spiegato che la cor-ruzione ci costa annualmente 60 miliardi, mentre ne recuperiamo per condanne solo 75 milioni.

L’evasione fiscale, invece, pare sottragga allo Stato qualcosa come 150 miliardi all'anno. Lo stesso giorno, il p.m. Francesco Greco, unico ‘superstite’ del pool di Mani Pulite, dichiara, in un’intervista resa a “il Fatto Quotidiano”: “Le convenzioni internazionali, regolarmente sottoscritte dallo Stato italiano, alcune mai ratificate dal Parlamento italiano, da quella di Merida sulla criminalità organizzata del 2003 a quella di Strasburgo del 1999 sulla corruzione, ma anche le raccomandazioni dell’Ocse, impegnano gli Stati a intervenire su cinque punti fondamentali: trasparenza dei flussi contabili, trasparenza dei flussi fi-nanziari, sistema della prescrizione, “enfor-cement” (efficacia d’intervento degli organi preposti alla repressione), corruzione priva-ta nazionale e internazionale”. Cosa resta, dunque? Un sistema politico rim-pastato, un debito pubblico affliggente, un paese in cui ristagnano conflitto d’interessi e corporativismo. Così si spiega, per esem-

pio, anche il buon Sallusti tra le nuvole che, a “L’Ultima Parola” (17 Febbraio), dice di non sentirsi in un paese di corrotti. Gli ricorda, da Youtube, Claudio Messora, che Paolo Berlu-sconi, editore di Sallusti, proprio nella sede de “il Giornale”, in via Negri a Milano, sembra avere accolto tale Roberto Raffaelli, ammi-nistratore delegato di RCS-Research. E pare che questi fosse venuto almeno una decina di volte con mazzette da 40/50mila euro a bot-ta in tasca. Motivo della dazione spontanea da mezzo milione di euro? Convincere Paolo Berlusconi a intercedere presso l'On. Valen-tino Valentini, braccio destro alla Presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi, al fine di consentirgli di espandere la sua società nel mercato delle intercettazioni. Fatti per i quali Paolo Berlusconi è a processo dallo scorso autunno con l'accusa di millantato credito. Roberto Raffaelli, per inciso, è lo stesso che portò ad Arcore le intercettazioni di Fassino che diceva "Abbiamo una banca!", nel conte-sto della scalata Unipol - Bnl. Sempre Messo-ra riporta in rete un estratto della conferen-za stampa congiunta di Giorgio Napolitano e di Christian Wulff, capo di Stato della Germa-nia (13 Febbraio) - Wulff, per incredibile ironia della sorte, si è dimesso proprio il 17 Febbraio perché accusato di aver ricevuto un finanzia-mento a tasso agevolato da un imprenditore amico e d’aver profittato di qualche notte di vacanza pagata da altri -, in cui un giornali-sta apre domandando cosa intendano fare i due paesi per la lotta alla corruzione, così legata alla crescita. Napolitano risponde pa-lesemente imbarazzato che in Italia esiste un malcostume ed un problema di leggi. Cosa intenda fare il governo a tal proposito non è dato sapere. È un periodo di silenzi. Tecnici. Ma quei soldi sono ancora i nostri e qui sta davvero finendo “l’acqua minerale”.

13

20 ANNI DA MANI PULITE

Cosa resta, dunque? Un sistema politico rimpastato, un debito pubblico affliggente, un paese in cui ristagnano conflitto d’interessi e corporativismo

L’espressione si riferisce al criptico messaggio fatto recapitare da Di Pietro al legale di Chiesa. Il testo recitava: “L’acqua minerale è finita”. Chiesa capì subito che la procura aveva scoperto i suoi conti in Svizzera denominati 'Fiuggi', 'Levissima' e 'Fer-rarelle' .Il linguaggio di Di Pietro, in politica dal ’96, fu su-bito ‘notato’ dall’attenzione pubblica quando furono messe in onda le registrazioni delle udienze dei pro-cessi di Mani Pulite.Il dipietrese, sapientemente adoperato dall’ex mag-istrato soprattutto in ambito politico, si caratterizza per un lessico e un registro linguistico colorito e popolare, spesso scevro da tecnicismi e formalismi, condito da espressioni tipiche, neologismi funzi-

onali, detti proverbiali, esclamazioni, come «dazi-one» e «dazione ambientale», «fuggitore di notizie» (autore delle fughe di notizie), «mosca cavallina», «zanzata» (truffa, raggiro), «sfrocoliare» (distur-bare, infastidire), «non ci possiamo fare le scarpe a vicenda», «sembra una questione di lana caprina, ma lana caprina non è», «benedettiddio!» o «Santa Madonna!», «che c'azzecca?» («cosa c'entra?»), «Non ho capito!», «Scusi, non ho capito!» (frasi ed esclamazioni rivolte a testimoni o imputati per sot-tolineare la contraddittorietà di quanto dichiarato), «Stammi a sentire», «O è zuppa, o è pan bagnato», e l'affermarsi di numerose altre polirematiche e ne-ologismi divenute patrimonio del linguaggio comune, come "Mani pulite" e "Tangentopoli".

L'ACQUA MINERALE È FINITA

Page 14: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

ATTUALITÀ

14

Guarda il video di Marracash

DI MARCO [email protected]

Internet, anche se nato per scopi bellici, è diventato da subito il mezzo di comu-nicazione per eccellenza garantendo

massima libertà d'espressione.Tutto ciò gradatamente rischia di diventare una grande illusione costruita ad hoc.Siamo liberi? Esiste per davvero libertà di scelta? O è un'illusione ed è la sola pubblici-tà a indurci verso una data direzione?I campanelli d'allarme sono diversi:1) Grazie a tecniche di data mining si è sco-perto che quando una moglie manda il mari-to a comprare i pannolini, quest'ultimo il più delle volte acquista anche della birra.Numerosi supermercati in particolar modo in America hanno così messo vicino allo stand dei pannolini, anche uno di birra; così come vicino alle casse ci sono sempre cioc-colatini e gomme.

2) La pubblicità è social: grazie ad agenzie che pagano i nostri amici per pubblicare su facebook diversi contenuti è facile lanciare in modo subdolo la moda di un nuovo pro-dotto, un’idea politica o altro.3) La pubblicità è rap: nei film e addirittura nei video musicali ci sono sempre più pro-dotti e messaggi pubblicitari come nell'ul-timo video di Marracash dove la NGM fa da padrona: http://goo.gl/LA4kf

Questo però è solo l'aspetto più o meno co-nosciuto di come veniamo continuamente condizionati, gli USA da tempo progettano un sistema per il controllo globale di massa.RTB220610, ecco il codice identificativo di una misteriosa gara d'appalto lanciata dalla U.S. Air Force.Con una rapida ricerca è semplice verifica-re che non è una fantasia o una leggenda metropolitana, il bando è pubblicamente consultabile all'indirizzo: http://goo.gl/DaA1I ; e il brevetto inoltre è stato già depositato: http://goo.gl/fUOMu

ARE WATCHINGU.S.A.YOU

Scoperto il piano dell'U.S. Air Forceper attaccare i principali social network

sfruttandoli da abile marionettista

Page 15: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

PERSONA MANAGEMENT SYSTEM

Il software commissionato da una delle più grandi potenze militari è un Persona Ma-nagement System, ossia un sistema per la gestione dei profili online fasulli sui social network.Nel dettaglio sono state commissionate 50 li-cenze software, ciascuna delle quali in grado di gestire 10 profili per un totale di 500.Ogni profilo deve essere credibile, infatti è stato richiesto di generare per ogni utente fasullo un passato e una rete di informazioni che siano tecnicamente, geograficamente e culturalmente consistenti; devono sembra-

re provenire da ogni parte del mondo e, per eludere i controlli dei più attenti, deve esse-re possibile assegnare un ip statico ad ogni profilo.Da diverse mail intercettate dal noto gruppo Anonymous e divulgate mediante la rete tor-rent, si evince che lo scopo di tale software è di sfruttare la rete dei social network per ot-tenere informazioni su determinati individui.Il meccanismo è semplice: dopo aver raccol-to tutte le informazioni disponibili sulla vit-tima senza ancora essergli amico, diventerà

semplice ottenere quell'amicizia virtuale che spalancherà le porte del suo profilo donan-doci una miriade di informazioni.Si innescherà successivamente un meccani-

smo a cascata, cercando la pros-sima vittima utile, fra gli amici della prima. Gli Stati Uniti avranno così un esercito di 500 militari armati di Facebook, Twitter, MySpace ecc, che, per quanto può sembrare strano, rappresenta un'arma ben più potente di quelle che siamo abituati a conoscere.

E' la cosiddetta Ingegneria Sociale di cui Ke-vin Mitnick è stato il pioniere.Grazie a questa tecnica è infatti possibile ot-tenere una mole di informazioni sorprendete o addirittura condizionare l'intera opinione pubblica.

ANONYMOUSIl noto gruppo hacker Anonymous, fortemen-te allarmato per questi progetti, sostiene che dato che l’iniziativa è voluta e finanziata da

una potenza militare quale l'U.S. Air Force, l'obiettivo potrebbe essere quello di: - controllare le rivoluzioni nascenti da social network- ottenere subdolamente informazioni per scoprire ed arrestare dissidenti e attivisti anonimi.Se trascuriamo che il fine non giustifica i mezzi, il progetto nasce con uno scopo ulti-mo piuttosto nobile, ma di certo quello che si è costruito è paragonabile ad un'arma che farebbe gola a molti, e che, grazie all'acqui-sto delle licenze software, potrebbe essere disponibile anche per chi è in malafede.Un uso scorretto potrebbe essere quello di far nascere mode per promuovere prodotti commerciali, scatenare rivoluzioni o scredi-tare un politico avanzando accuse che, vei-colate dai social media in maniera massiva, potrebbero essere prese per veritiere o co-munque far scoppiare un caso.I social network sono dunque uno strumen-to molto potente, che deve essere usato con cautela.Un conto è spogliarsi a nudo con amici anche di vecchia data, un altro con chi crediamo, o ci illudiamo, di conoscere.

15

Il Bando consultabile all'indirizzo: http://goo.gl/DaA1I

Siamo liberi? Esiste per davvero libertà di scelta? O è un'illusione ed è la sola pubblicità a indurci verso una data direzione?

Page 16: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 316

Quasi sette decenni dopo il primordiale la-voro di Méliès, il racconto “La Sentinella” di Arthur C. Clarke diventa la base del più grande film di fantascienza spaziale, ovve-ro “2001: Odissea nello spazio”, uscito nel 1968; uno stacco temporale importante, di sicuro meno vertiginoso di quello imposto da Kubrick allo spettatore, passando vio-lentemente – grazie ad un osso che diventa astronave – dalle scimmie antropomorfe agli scienziati del prossimo futuro, separati da quattro milioni di anni, eppure uniti dallo sgomento dinanzi all’enigmatico monolite nero che si profila ai loro occhi.“2001: Odissea nello spazio” è tuttora il film sci-fi più inquietante, profondo e contro-verso mai realizzato: straordinario a par-tire dalle musiche – magnifica la partitura classica scelta – rappresenta il culmine del pensiero del regista. Tra la vita passata in una stanza in stile settecentesco e i viag-gi interplanetari, c’è in mezzo un universo immoto, deludente labirinto attraverso cui l’uomo deve trovare la strada per arrivare a confrontarsi con la vera divinità al di fuori dell’universo stesso, ostacolato non tanto da un maligno Demiurgo creatore quanto da una “creatura” dell’uomo stesso: il temi-bile computer di bordo HAL 9000.Dall’altro capo della cortina di ferro, a soli quattro anni di distanza (1972), esce “So-laris” di Andrej Tarkovskij: il regista russo trae spunto dall’omonimo romanzo del con-nazionale Lem, fine pensatore capace di esplorare, in ambito fantascientifico, il tema etico del progresso tecnologico e la respon-sabilità delle scelte esistenziali dell'uomo.

DI ALBERTO MARAOLO

Fin da quando la rivoluzione coper-nicana ha dimostrato che la Ter-ra è solo una scheggia periferica

nella vastità dell’universo, nelle coscienze dell’uomo si è insinuato il bisogno di capire i misteri dell’immensità spaziale. Il cinema ha costituito un supporto quasi complemen-tare alla scienza ufficiale, con funzione ora predittiva, ora anticipatoria, ora esplicativa. Per viaggiare nello spazio, fortunatamente, non è necessario lavorare per la NASA: una seducente alternativa è offerta dal cinema, strumento potente in grado di realizzare tale prodigio.

Chi per primo ha offerto questa possibilità è il padre del cinema quale deformazione fantastica, trucco, effetto speciale, surreal-tà – in contrapposizione al proto-realismo dei fratelli Lumière – quel George Méliès che Scorsese, nel subito acclamato “Hugo Cabret”, ha tirato fuori dall’oblio del nego-zio parigino di giocattoli in cui aveva finito i suoi giorni. Méliès – la cui ambizione era fare “tutto quanto era impossibile a tea-tro”, come le dissolvenze incrociate ad ogni stacco di scena – fu un pioniere della fan-tascienza a 360 gradi, ma l’opera della con-sacrazione è “Viaggio nella luna” del 1902: d’altronde, il viaggio cinematografico nello spazio come prima tappa poteva avere solo la Luna.

SPETTACOLO

UNA FANTASTICA

ODISSEADa Méliès a Scottpassando per Kubrick e Lucas

Natalija Bondarčuk e Donatas Banionis in "Solaris"

Page 17: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

Anche qui c’è un viaggio nello spazio, non verso un monolite, bensì verso il misterioso pianeta capace di manipolare le menti uma-ne. Insomma, un'opera di fantacoscienza – fe-lice neologismo di Callisto Cosulich – in cui il cosmo corrisponde al subconscio umano: gli astronauti sono alle prese con il loro passato, proiezioni materializzate della loro memoria

e del loro inconscio. Angoscioso, ossessivo nel suo ritmo lento, enigmatico – come del resto “2001” – il film ha un potere ipnotico che avvince lo spettatore con immagini mai viste al cinema.Nel 1977 con l’uscita del primo episodio del-la memorabile saga, targata George Lucas, di “Guerre Stellari”, la fantascienza spaziale esce dal sentiero delle divagazioni filosofi-che per entrare nel campo dei “pop-corn mo-vies”, i cui padri sono senza dubbio lo stesso Lucas e il suo sodale Spielberg. Sbaglia però chi svilisce la grandiosità delle storie che iniziano con la magica serie di parole “a long time ago, in a galaxy far, far away”: “Guerre Stellari” ha aperto nuove strade all’enter-tainment, rinnovato i fasti del montaggio, riportato in auge il commento musicale di ampio respiro sinfonico – merito di John Williams – riuscendo a ridare nuova linfa all’industria degli effetti speciali e ad aprire

la strada all’avvento del digitale. Il tutto con ascendenze nobili: la saga di “Dune”, la mi-topoiesi dell’eroe scandita dalle regole del famoso libro di Joseph Campbell “L’eroe dai mille volti”; tutto ciò, insieme a quella cultura delle immagini con cui Lucas era cresciuto, contrapposta alla cultura delle parole con cui erano cresciuti i registi della generazione precedente secondo un’illuminate aforisma di Truffaut, ha contribuito a creare le mira-bolanti avventure degli Jedi e dei Sith, e del grande corollario di personaggi esotici e non a loro fianco.Lo Spazio al cinema non poteva non assu-mere anche connotazioni orrorifiche: a dar loro forma e sostanza è nel 1979 Ridley Scott con “Alien”, che riassume le umane paure di fronte all’ignoto nelle fattezze dell’essere mostruoso che si infiltra nell’astronave No-stromo, intraprendendo una lotta mortale con l’equipaggio della coraggiosa Ripley. Qui lo Spazio è intenso in senso lovecraftiano: incubatore di entità spaventose, implacabi-li, dalla violenza inesplicabile nei confronti dell’uomo che cerca nei suoi viaggi spaziali, macchiandosi di ubrìs, di svelare i misteri dell’universo.Dunque, lo Spazio al cinema: feconda loca-tion per fantascienza di vario tipo e sotto-genere, arena senza confini per viaggi inter-stellari e battaglie galattiche, illimitata fonte ispiratrice di speculazioni intellettuali e sfide scientifiche, tramite il cinema ha permesso di svelare perfino le affinità tra americani e russi, e di spiegare le angosce e le inquietu-dini “terrestri” a migliaia, se non milioni, di chilometri di distanza dal nostro pianeta.

17

Lo Spazio è il fil rouge che unisce i grandi del cinema

VIAGGIO

di Georges Méliès

NELLA LUNA

1902, Francia

2001: ODISSEA

di Stanley Kubrick

NELLO SPAZIO

1968, GB-USA

di Andrej Tarkovskij

SOLARIS

1972, URSS

GUERRE

di George Lucas

STELLARI

1977, 1980, 1983,1999, 2002, 2005 , USA

Luke Skywalker faccia a faccia con Darth Vader

Page 18: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 318

SPETTACOLO

CINEGAMESDI MARCELLO [email protected]

Videogames e cinema ormai si pre-stano vicendevolmente, sogget-ti, ambientazioni e storie in uno

scambio proficuo sia dal punto di vista del di-vertimento degli utenti, sia (soprattutto) dal punto di vista dei profitti per ideatori e pro-duttori. Allora, noi di MYGENERATION, sem-pre attenti ai trend del momento e ai gusti dei nostri lettori, abbiamo pensato di offrirvi una lista di…Videogames da cui si potrebbe fare un film

GIOCHI BLIZZARDChi non vorrebbe vedere una bella avventura con l’eroe di turno avanzare per i dungeon più impossibili fino ad arrivare alle porte dell’inferno in stile “Il signore degli anelli” o vedere Jim Raynor scontrarsi contro razze aliene che vogliono distruggere l’intera umanità? Beh, il mondo Blizzard ha realiz-zato sempre dei prodotti molto fruibili in questo senso, stando sempre molto attenti alle animazioni in-game e realizzando delle storie sempre convincenti ed appassion-anti (ecco perché probabilmente bisogna aspettare anni e anni per vedere alla luce un titolo Blizzard). Il brand si è da sempre ampliato verso nuovi settori, come quelli dell’intrattenimento fumettistico e simili ma, conoscendo il seguito che hanno tutti questi titoli, (non a caso World of Warcraft è il gioco più giocato nel mondo, con più di otto milioni di videogiocatori) siamo sicuri che anch'essi potranno diventare dei sicuri successi al box office.

TITOLI LUCASARTSSe pensiamo oggi al marchio “Lucas Arts”, sicuramente a molti verranno in mente i tan-tissimi adattamenti videoluduci della saga di Star Wars più recenti. Eppure la Lucas Arts (allora ancora LucasFilm) a partire dal 1987 rivoluzionò completamente il mondo video ludico con le sue avventure grafiche. Esiti come quelli di “Maniac Mansion”, “Zack Mc-Kraken”, “LOOM”, “Days of Tentacle”, “Full Throttle” e “Sam n Max” sarebbero tutti per-fetti per degli adattamenti cinematografici, in particolare due su tutti: innanzitutto, “The Secret of Monkey Island”, il primo capitolo della geniale e spassosa avventura di Ron Gilbert, si presterebbe perfettamente allo scopo in virtù del carisma del protagonista, delle gag esilaranti, dei personaggi improba-bili e dell’ambientazione suggestiva (Ron Gilbert si ispirò al romanzo “On Strangers Tides” di Tim Powers). Stesso discorso vale per il secondo titolo, “Indiana Jones and the fate of Atlantis” che inizialmente doveva es-sere la base per la sceneggiatura del quarto capitolo della serie. Quando però si è deciso di introdurre la figura del figlio interpretato da Shia Labeouf, il progetto è stato abbando-nato. Peccato, perché il viaggio alla ricerca del segreto di Atlantide e del “Dialogo per-duto di Platone” rappresenta l’esempio per-

fetto di come un gioco possa avere successo, quando il seguito di una serie cinematogra-fica si faccia attendere troppo. Nella storia siamo accompagnati dalla coprotagonista femminile Sophie Hapgood che, ricordando molto la Marion del primo Indiana Jones, gi-oca un ruolo fondamentale; Sophie non è la solita parte femminile presente in tutti i film del Dr. Jones, ma la tipica figura dei film degli anni Trenta o Quaranta, in apparenza fatua ma in realtà intelligente e indomita. Il tributo perfetto all’archeologo per eccellenza.

METAL GEAR SOLID (KONAMI – 1998)

Fusione perfetta tra film e videogioco. Da molti definito addirittura un film interat-tivo, Metal Gear prende spunto da tante pel-licole del passato, a partire dal cult di John Carpenter “Fuga da New York” (dal quale trae ispirazione anche per il nome del pro-tagonista “Snake”), fino ai “Cannoni di Nav-arone” passando per le pellicole di 007. Hideo Kojima, l’ideatore della saga, ha dato sempre un'importanza fondamentale alle cutscene, con l'intenzione di lanciare messaggi molto forti in ogni capitolo della serie: nel primo, le paure per l’olocausto mondiale e per gli es-perimenti genetici, nel secondo, un attacco alle industrie belliche.

Page 19: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

Il film è ispirato alla recente trilogia di vide-ogames, a sua volta tratta dal platform per Amiga del 1989. La storia del film, di stampo disneyano e prodotto da Jerry Buckheimer, è fedele all’originale: le scene con trappole, salti acrobatici e combattimenti con la spa-da rievocano in tutto e per tutto le gesta del principe in digitale. Il contesto orientaleg-

giante, dal fortissimo impatto visivo, insie-me alla scenografia (anche se con qualche eccesso di computer-grafica) sono i punti di forza del film. Ancora più interessante sarebbe vedere la resa cinematografica tratta dal secondo capitolo dal quale, cer-tamente, si può attingere molto materiale.

PRINCE OF PERSIAle sabbie del tempo

TOP

Il film ripropone con una precisione chirur-gica la stessa ambientazione della cittadina che dà il nome al gioco. Visivamente crea-tivo ed inquietante, Silent Hill è infatti uno dei prodotti meglio realizzati in questo ge-nere. Si prende spunto da Lovecraft e Dario Argento; la nebbia che opprime la cittadina di Silent Hill è una realtà opprimente, un incubo inquietante a partire dal quale si

sviluppa l’intera trama. La fotografia ha un ruolo fondamentale, come del resto la pro-tagonista. Radha Mitchell, in una delle sue migliori interpretazioni, dà credibilità all’at-mosfera tenebrosa: sospesi nella dimen-sione parallela dell’Otherworld, costretti a farsi largo tra vecchie scuole, ospedali, in-fermiere pazze e mostri, procederemo nella storia fino ad arrivare al finale ambiguo.

SILENT HILLTOP

Non si tratta di un film nel senso canonico del termine: piuttosto è un fan-movie di circa un'ora, ma vogliamo inserirla nella nostra speciale classifica per dimostrare che possono essere realizzate delle buone pellicole quando a partecipare alla creazio-ne del film ci sono persone che realmente conoscono il prodotto di partenza. E’ faci-le prendere un'idea e creare una pellicola

adattandosi solo al genere e non al sog-getto originale; ben più difficile è riuscire a creare un ponte narrativo tra il primo e il secondo episodio della serie videoludica, cosa che questi ragazzi italiani hanno re-alizzato in maniera, a nostro avviso, magi-strale. Certo, i limiti di budget si vedono ma il risultato finale è veramente godibile.

METAL GEAR SOLIDphilantrophy

TOP

RESIDENT EVIL FLOP

L’intera saga di Resident Evil si discosta troppo dalla serie targata CAPCOM, colpa di W.S. Anderson (inizialmente la versione cinematografica doveva essere affidata a George Romero). L’autore, già regista del pessimo Mortal Kombat, sempre di ispira-zione video ludica, ha firmato le regia e la sceneggiatura di 3 dei 4 film usciti finora. Milla Jovovich, moglie del regista, è una presenza inutile e ingombrante, anche nella seconda pellicola, dove la protagoni-

sta dovrebbe essere Sienna Guillory (la Jill Valentine del gioco). Il punto è che sembra proprio che, nella realizzazione del pro-dotto, la priorità sia stata data alle vendi-te al box office dove Resident Evil non ha mai toppato; pertanto, siamo in attesa del quinto capitolo della serie, che, giusto per smentirsi, puntualmente viene sponsoriz-zato come quello più fedele al videogame. Che sia la volta buona? Noi facciamo fatica a crederlo.

Il film prende spunto dall’omonimo gioco che rappresenta il prototipo del genere “survival horror”. Ci preme segnalarlo tra i flop perché il nome del protagonista “Edward Carnby” è l’unico punto in comu-ne con i videogames. Definito dal pubblico e dalla critica “la peggior pellicola horror di

tutti i tempi”, il lavoro di Uwe Boll presen-ta una regia sconcertante, con movimenti di macchina completamente sballati e con una sceneggiatura improbabile. Niente a che vedere con il gioco originale pieno di musiche evocative e richiami all’universo horror di Lovecraft.

ALONE IN THE DARK FLOP

19

MYGENERATION

Page 20: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

DI SARA [email protected]

Chi ha ucciso Laura Palmer?Questo il tormentone che ha os-sessionato milioni di spettatori

negli Stai Uniti e in Italia quando iniziò “Twin Peaks”, la cervellotica e visionaria serie di David Lynch destinata ad avere una notevole influenza sulla successiva produzione televi-siva.Ma è in quest'ultimo decennio che la serie te-levisiva è diventata veramente un fenomeno diffuso tra gli italiani: il grande pubblico è sta-to coinvolto a partire da “Lost” di J.J. Abrams, che ha catturato circa 500.000 spettatori du-rante le sue sei stagioni. Dopo questo clamo-roso successo, Rai, Mediaset ed Mtv (in chia-ro) hanno cominciato a trasmettere i lavori più famosi, come “How I met your mother” e “True Blood”; eppure, poiché queste serie te-levisive venivano (e vengono) trasmesse dop-piate e non sottotitolate, i più fanatici hanno cominciato a scaricarne versioni pirata da internet o a vederle in streaming (prima del-la chiusura di Megavideo) pur di ascoltare le voci originali degli attori, a dispetto di quelle, comunque apprezzabili, dei doppiatori no-strani. Ma cerchiamo di capire cos'è una serie televi-siva e come è strutturata: sostanzialmente si tratta di un certo numero di episodi, raccolti in stagioni, che possono snodarsi attraverso due filoni narrativi. Il primo è quello verticale, ovvero la storia inizia e finisce all'interno del singolo episodio; alcune serie televisive si ba-sano quasi esclusivamente su questa narra-zione, che, secondo me, non riesce ad attrarre un numero crescente di spettatori. L’altro fi-lone, quello orizzontale, prevede che la trama venga portata avanti per tutta la durata della stagione, o addirittura per l'intera serie tele-visiva. In questo secondo caso l’intreccio si fa via via più interessante, incollando lo spetta-tore allo schermo: lo fidelizza e lo fa veramen-te affezionare ai personaggi.Dal punto di vista strettamente tecnico, inol-tre, le moderne serie televisive sono para-

20

SPETTACOLO

DIPENDENZA O PASSIONE?TV SERIES

Lo scenario è infinitoe si affolla sempre di più

Page 21: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

gonabili a dei veri e propri film per quanto riguarda fotografia, regia, costumi ed effetti speciali, come dimostra il fatto che sempre più star del mondo dello spettacolo fanno delle apparizioni per due o tre episodi, o in-terpretano sé stessi. Oltre che appassiona-re maggiormente il pubblico, ciò conferisce prestigio alla serie stessa; un esempio in tal senso può essere il cameo di Lady Gaga che canta "Bad Romance" in un episodio di “Gos-sip Girl”, oppure le apparizioni di alcuni attori di ”Star Trek” in “The Big Bang Theory”.Il principale ‘problema’ di queste serie tele-visive è che creano una vera e propria dipen-denza… sono come le ciliegie: una volta che si inizia non si riesce più a farne a meno! Il loro pregio, d’altro canto, è che sono come dei lunghissimi film, in cui lo spettatore riesce a conoscere meglio i protagonisti e ad assimi-lare maggiormente la storia. I personaggi diventano familiari, al punto da considerarli parte di sé, visto l’immancabile appuntamen-to settimanale, e iniziano a sembrare quasi reali. Per un'appassionata di serie come me, un film è decisamente troppo breve! Una cu-riosità a proposito della dipendenza: secondo uno studio dell'Ohio University esisterebbe la “sindrome dell'ultima puntata”, che colpisce coloro che fanno diventare i personaggi te-levisivi parte della propria vita emotiva, e che può causare forte stress. Che sia vero o no, lo stabilirete voi stessi quest'estate, nell'attesa della prossima stagione del vostro telefilm preferito!La produzione italiana di serie televisive è ancora lontana anni luce dallo standard ame-ricano ed inglese, ferma com’è a prodotti di scarso spessore. L'unica nota positiva – che ovviamente non proviene dalla TV statale ma è stata prodotta dalla FOX – è "Boris", la

cosiddetta ‘Fuoriserie italiana’: un prodotto intelligente e molto curato che ironizza fino al grottesco sul mondo dello spettacolo, le raccomandazioni e le squallide soap opera italiote dal sapore vagamente sudamericano come “Cento Vetrine” o “Un posto al sole”. Il risultato è divertente e frizzante.Lo sconfinato panorama delle serie TV conti-nua ad arricchirsi di nuovi prodotti, spesso di pregevolissima fattura: “Boardwalk Empire”, ad esempio, è interpretata da Steve Buscemi e prodotta da Martin Scorsese (che ne ha anche diretto l'episodio pilota); oppure “Sher-lock”, che, a mio avviso, vanta una fotografia a dir poco eccezionale! Segnalo infine una

recentissima serie televisiva inglese: “Black Mirror” che si è subito fatta notare per i note-voli risvolti psicologici, assolutamente da non perdere! L'unica cosa che resta da fare è sperare nel maledetto palinsesto della televisione ita-liana, in continuo cambiamento e poco af-fidabile, preda come sempre degli isterismi pubblicitari; o, in alternativa, collezionare i cofanetti, sempre affascinanti e ricchi di con-tenuti speciali e interviste agli autori. Non mi resta che augurarvi buona visione e… attenti all'ultima puntata!

Lady Gaga con Penn Badgley e Leighton Meester sul set di Gossip Girl

21

ON AIR

DexterBoardwalk Empire Desperate Housewives How I met your mother The big bang theory NCIS Californication Gossip Girl Chuck Game of Thrones True Blood

DA COLLEZIONE

Heroes 24

Nip/TuckBrothers & Sisters

I Soprano C.S.I.

Lost Prison Break

FriendsScrubs

Sex and the City My name is Earl

The Walking Dead

Page 22: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Page 23: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATIONMYGENERATION

TEATROCarlo Buccirosso

Carlo Buccirosso e Valentina Stella ritornano al Diana con Napoletani a Broadway. Vito Pappa-cena attore cinquantenne quasi sempre scarta-to ai provini e sua madre Margherita, ex attrice di De Filippo, mettono su una “agenzia di spet-tacolo” per soli artisti napoletani. I’impegno e la passione farà si che l’iniziativa avrà un successo strepitoso.

Dove: Teatro DianaQuando: Dal 7 marzo al 18 marzo 2012 Prezzo: Da € 22 a € 36

Sonics

Con il loro spettacolo Meraviglia i Sonics si presentano per la prima volta in un teatro. Ci saranno acrobazie aeree e macchine sceniche imponenti per creare tante immagini intrecci-ate. Adrenalina e molto stupore sono gli ingre-dienti principali dello spettacolo. Una grande performance per una compagnia di acrobati tutta italiana.

Dove: Teatro BelliniQuando: Dal 6 marzo al 11 marzo 2012 Prezzo: Da € 22 a € 44

CONCERTI

MUSEI

What’s goin’on in Naples? - www.napolidavivere.it

www.napolidavivere.it

James Taylor

È una legenda vivente del folk rock e del soft rock. Ha vinto diversi Grammy per canzoni che sono pas-sate alla storia. Nella primavera di quest’anno Taylor torna per un tour nei principali teatri italiani e Napoli non poteva mancare.

Dove: Teatro Augusteo Quando: 6 marzo 2012Prezzo: Da €58 a €104

Pino Daniele

Dopo l’esperienza del concerto benefico con il mitico Eric Clapton tenutosi quest’estate a Cava De’ Tirreni il grande cantautore blues napoletano ritorna dal vivo a Napo-li col suo Tour 2012.

Dove: Teatro PalapartenopeQuando: 31 marzo 2012Prezzo: Da € 40 a € 57

DA NON PERDERETaxi low cost

Taxi al prezzo fisso di 6 euro all’interno della ZTL ed a 8 euro verso le zone limitrofe. Le tariffe val-gono per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, domenica e festivi compresi.

Dove: Napoli ZTL e zone limitrofeQuando: 24 ore al giorno, 7 giorni su 7Prezzo: € 6 nella ZTL e € 8 zone limitrofe

Giorgia

Il suo album “Dietro le apparenze”, uscito a Settembre, ha subito scala-to le classifiche,e due singoli “ Il mio giorno migliore” e “E’ l’amore che conta” hanno riscosso un grande successo di pubblico.

Dove: Teatro PalapartenopeQuando: 27 marzo 2012Prezzo: Da € 28 a € 57

Mario Biondi

È la voce soul più “calda” del pa-norama musicale italiano e negli ultimi anni è riuscito a inserirsi nell’olimpo della musica con buona musica e un timbro di voce che non passa inosservato.

Dove: Teatro Augusteo Quando: 20 marzo 2012Prezzo: Da € 45 a € 65

Plart

Dall’8 marzo un’inedita serie di esposizioni con la personale di Chiara Scarpitti, artista napoletana che disegna gioielli realizzati in tes-suti e polimeri. Seguirà una mostra di Veronica Ranner in collaborazio-ne con il Royal College of Arts .

Dove: Museo Plart via Martucci 48 Quando: Dall'8 marzo Prezzo: Card «MyPlart» € 30 per un anno a tutte le mostre

Restauri a Capodimonte

Nell’Auditorium del Museo alle ore 15 e con ingresso libero si terranno una serie di incontri dedicati al re-stauro aperti a tutti dove si parlerà dei materiali costitutivi, delle inda-gini diagnostiche eseguite, delle scelte metodologiche adottate.

Dove: Museo Capodimonte Programma:http://bit.ly/restauri-capodimontePrezzo: Ingresso libero

Page 24: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 32424

DI FRANCESCA PAONE

Nel corso dei secoli, la percezione umana di spazio e tempo si è evo-luta in modo direttamente propor-

zionale al progresso scientifico e tecnologi-co. Quest'ultimo, con una brusca accelerata tra Otto e Novecento, ha rimescolato le car-te, slabbrando i confini del mondo e lascian-do nell'aria uno spaventoso senso di smarri-mento. Per molto tempo si è creduto (e alcuni continuano a credere) che scienza e lettera-tura fossero campi troppo distanti per poter-si incontrare e influenzare reciprocamente. In realtà, il legame che li unisce è molto più saldo e profondo di quanto si possa immagi-nare. Tema comune della letteratura del ven-tesimo secolo, da Nietzsche, a Yeats, a James, a Proust, è la messa in discussione dei ruoli e delle strutture precedentemente concepiti come certi e immutabili. L'essere umano non è il prediletto di Dio (biologia), non è il fulcro dell'universo (astronomia), anzi, la sua pre-senza sulla Terra è riducibile a un periodo di tempo molto limitato (geologia). I mutamenti culturali non si sono fatti certo attendere, ma nell'interpretazione della nuova scrittu-ra novecentesca, caotica, ansiosa, spaesata, è stato commesso un errore cruciale: gli ar-tisti non rifiutano la razionalità scientifica, rifugiandosi in mondi paralleli posti a testa in giù nelle loro opere. Al contrario, scrittori e poeti, registrano e rappresentano fedelmen-te i cambiamenti della società in cui vivono, traducendo il caos della realtà nel caos delle parole. La trama lineare si spezza, tremando come un cuore impazzito dinanzi allo stupore

della rivelazione: i quanti, la classificazione spettrale delle stelle, la Relatività generale, l'antimateria, sono solo alcune delle sco-perte astronomiche, che hanno spalancato mondi sconosciuti, paurosamente grandi agli occhi dell'essere umano. Egli, con un colpo di scena tragicomico, è relegato in un angolo infinitesimale di una galassia sterminata. Dio è morto, la fede è ora riposta nelle potenzia-lità di scienza e tecnologia. Tuttavia, ciò che non è apparso immediatamente chiaro è il fatto che l'arte, a differenza della religione, non combatte la logica (il logos) ma crea un'alternativa ad essa, estremizzando il con-cetto di irrazionale, nello squilibrio del flusso di coscienza, nei personaggi particella, nell'io creatore, nella ricerca della verità dentro sé stessi. Distaccarsi dal metodo scientifico presuppone l'accettazione della sua esisten-za e non la sua cieca negazione. La fisicità umana si pone come perfetta metafora di questo processo: il nostro cervello presenta due lobi speculari, ciascuno dei quali ha la possibilità di prevalere sull'altro. Quello sini-stro rappresenta la parte razionale, mentre a destra risiede l'aspetto creativo. Dalla penna di Luigi Pirandello, emerge questo particola-re legame tra razionalità e creatività, scien-za e letteratura, offerto con crudo e geniale umorismo nelle sue opere. I più lo avranno odiato (o amato) tra i banchi di scuola e, for-se, vista l'imponente produzione letteraria, a qualcuno sarà sorto l'amletico dubbio: costui non aveva proprio niente di meglio da fare? Certo, considerati i 7 romanzi, i 42 testi tea-trali, le 256 novelle e le 8 raccolte poetiche (senza contare i contributi cinematografici), analizzare tutta la bibliografia pirandelliana in questo contesto, risulterebbe nient'altro

CULTURA

LA MORTE DI DIO

Ecco perché Pirandello

E GLI STRAPPINEL CIELOvoleva fare l'astronauta

24

Page 25: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

25

che un atto suicida. Anche solo attraverso i romanzi, però, è possibile rintracciare i primi sintomi dello sconcerto provocato dalla volta celeste, vista da una nuova angolazione nove-centesca, nella sua effettiva immensità. Uno su tutti Il fu Mattia Pascal, in cui la compren-sione della realtà si lega con un filo sottile al cielo stellato: gli astri luminosi, ricordano ai personaggi pirandelliani l'infinita vastità dell'universo e li sottraggono agli affanni quotidiani con spunti introspettivi, consen-tendo all'autore d'interrompere la continuità della struttura narrativa. La luna e le stelle, da una posizione privilegiata, sono spettatri-ci dello scorrere della vita sulla Terra e con assordante stridio, mostrano la fragilità del genere umano, fagocitato da frenetiche in-quietudini e, paradossalmente, incapace di influenzare in alcun modo gli equilibri cosmo-logici: <<Copernico [...] ha rovinato l'umanità, irrimediabilmente. Ormai noi tutti ci siamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell'infinita nostra piccolezza, a considerarci anzi men che niente nell'Universo... Storie di vermucci ormai, le nostre>>. La cupola cele-ste, la cui altezza è avvertita, fino alla fine del diciannovesimo secolo, come perfettamente proporzionata rispetto alla statura umana, rivela una drammatica consistenza di car-ta, infranta dal peso del progresso e della

conoscenza. Ripiegandosi su sé stessa, essa spalanca abissi di buio pesto che, come buchi neri, risucchiano la luce di certezze ormai svanite e sbeffeggiano con crudele umori-smo le creature pirandelliane: <<La tragedia d'Oreste in un teatrino di marionette! […] Se, nel momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? […] Ore-

ste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo>>. Uomini: mortali, fragili, egoisti, complessi, imperfetti. Universi in mi-niatura nello spazio sconfinato. Si specchia-no nello sfavillio naturale delle stelle, alla ricerca di risposte silenziose, oltre i bagliori artificiali delle luci cittadine. Di carta il cielo, di carta la pagina: Pirandello cattura stelle cadenti per i suoi lettori, rinchiudendole in gabbie d'inchiostro, sul ciglio di un baratro senza fondo, fuori dallo spazio e dal tempo.

MYGENERATION

Page 26: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

DI GENNARO [email protected]

Cosa scrivere di un cantautore o, meglio, di un compositore, così Lu-igi Tenco preferiva essere definito,

morto suicida a soli 29 anni durante l’edizio-ne del Festival di San Remo del 1967? A 45 anni dalla scomparsa, non è questo articolo il luogo dove dilungarsi in sottili e difficili analisi di tipo psicologico alla ricerca delle motivazioni profonde che lo hanno condotto a quel drammatico gesto. Le sue ultime paro-le, forse anche troppo banali per un artista così sensibile e profondo, sono contenute in poche righe: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non per-ché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda !Io tu e le rose" in finale e ad una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi». Ma ogni vita, preziosa com’è, non può essere ricordata solo per quattro scar-ne righe. Tra quel biglietto e l’inizio della sua carriera artistica ci sono infatti musiche, so-norità, c’è una intensa e significativa (quanto

breve) vita “professionale”. Nel 1961 esce il suo primo 45 giri inciso da solista e con il suo vero nome, dal titolo “I miei giorni perduti”. Nel 1962 fu la volta del suo primo 33 giri, che conteneva successi come “Mi sono innamorato di te” e “Angela”. Nel 1963 le sue canzoni “Io si” e “Una brava ragazza” furono bloccate dalla censura. Nel 1966 la svolta della sua carriera, stipula in-fatti un contratto con la RCA Italiana e inci-de molte tra le sue canzoni più belle, tra le quali, ad esempio, “Un giorno dopo l'altro”, che diventa sigla dello sceneggiato televisivo Il commissario Maigret, ma anche “Lontano lontano”, “Uno di questi giorni ti sposerò”, “E se ci diranno”, “Ognuno è libero”. A Roma, intanto, conosce la cantante fran-cese Dalida con la quale incomincia una relazione. E con la quale si presenta al festi-val di San Remo del 1967, qualcuno dice suo malgrado, con l’intento di vincere grazie alla canzone “Ciao amore ciao” cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti, ovvero lo stesso Tenco e Dalida. La canzone però non ottiene il successo sperato, viene eliminata

e al ripescaggio la commissione preferisce selezionare “La rivoluzione” di Gianni Pette-nati. Dopo l’eliminazione Tenco, preso dallo sconforto, ritorna in camera, scrive il famoso biglietto di commiato e si spara un colpo in testa. Probabilmente, il suo fu un gesto dettato da un momento di rabbia e di sconforto, ma non solo. Fu infatti anche un segnale di protesta contro un mondo della musica che ormai aveva dimenticato la bellezza e la qualità della canzone impegnata, per virare verso canzonette più o meno orecchiabili ma di scarso valore artistico e morale come appunto Io te e le rose di Orietta Berti e La rivoluzione Gianni Pettenati . In un’Italia che viveva il boom economico, non c’era posto per le delicate sonorità di Luigi Tenco, non c’era spazio per la sua canzone introspettiva, un po’ malinconica ma anche ottimista allo

IO SONO

26

LUIGITENCO

CULTURA

Vicenda artisticae dramma umanodi un grande cantautore

Page 27: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

stesso tempo. Si doveva guardare tutti con fiducia al progresso e all’avvenire in un’Italia in piena espansione. Le atmosfere sognanti e melanconiche di canzoni come “Lontano lon-tano” o “Un giorno dopo l’altro”, o il delicato sentimentalismo di “Vedrai vedrai” o la pro-fonda introspezione di “Io sono uno”, la de-nuncia del conformismo imperante contenu-ta in “Ognuno è libero” non erano adatte ad un mondo così banalmente superficiale. Sia come sia, in pochi anni di attività Luigi Tenco ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano. Ogni anno, dal 1974, viene assegnato un pre-mio che porta il suo nome, oggi diviso in tre categorie (alla carriera per cantautore, ca-tegoria operatore culturale e, dal 1997, cate-goria artisti emergenti). Inoltre, numerosi artisti e amici gli hanno dedicato canzoni che talvolta si sono dimostrate essere vere

e proprie opere d’arte, come “Pre-ghiera in genna-io”, pubblicata nello stesso 1967 da Fabrizio de An-drè, con la qua-le il cantautore genovese onora l’amico scompar-so assegnandogli un posto in paradiso, nonostante il suo stato di suicida e perciò di peccatore secondo la dottrina cattolica. Oramai, la sua vicenda umana si è conclusa da tempo e le vicissitudini di ogni uomo si perdono, per usare parole di una sua canzo-ne, lontano lontano nel tempo e sbiadiscono inesorabilmente nello scorrere dell’eternità. Tuttavia credo e mi auguro che anche se in un

ambito magari ristretto la sua arte continuerà a vivere e che lui verrà ricorda-to, come un uomo a suo modo coraggioso che, come canta De Andrè in “Preghiera in gennaio”, all’odio e all’ignoranza preferì la morte. Riposa in pace Luigi e non ti cruccia-re per "Io tu e le rose" e "La rivoluzione", in fondo, le tue orecchie non hanno udito, i tuoi occhi non hanno visto vincere a San Remo Marco Carta con “La forza mia” e, l’anno dopo, Valerio Scanu che voleva fare “l’amore in tutti i luoghi e in tutti i laghi” (sic!). E, dul-cis in fundo, non hai avuto la fortuna di mi-rare le fantastiche acrobazie vocali del trio Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici nella fantastica "Italia Amore Mio", canzone talmente sublime che ha scatenato le pro-teste degli orchestrali sgomenti all’idea che la canzone si fosse classificata al secondo posto dietro proprio quella di Valerio Sca-nu. Protesta che ti avrebbe fatto piacere, forse questo non avevi capito quando hai deciso di andare via: anche nell’epoca della banalità universale c’è sempre qualcuno di-sposto a lottare perciò che c’è di bello e di significativo a questo mondo.

27

e proprie opere d’arte, come “Pre-ghiera in genna-io”, pubblicata nello stesso 1967

un posto in paradiso, nonostante il suo stato

Page 28: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

è quello di narrare una storia.Entrano nel museo tutte quelle cose ‘fortu-nate’ che una persona o un’istituzione deci-de di strappare al destino che solitamente spetterebbe loro: quello della distruzione. Qualcuno le salva, decidendo di conservarle. In realtà, se ci riflettete lo facciamo anche noi tutti i giorni, quando inseriamo nella sca-tola dei ricordi oggetti apparentemente sem-plici e banali, ma che risultano a noi carichi di

valori aggiuntivi. Un museo è la stessa cosa. Non è lo spa-zio dove si custodisce solamente ciò che è ‘oggettivamente’ un capolavoro, ma anche quanto è ritenuto da alcuni sensibilmente degno di attenzione, perché caricato di signi-ficati altri, e dunque degno di essere muse-alizzato.”

Ecco quello che la professoressa Nadia Bar-rella docente di "Museologia e storia del col-lezionismo" presso la Facoltà di Lettere della Seconda Università degli Studi di Napoli ci ha insegnato, e ci ha regalato.

In quale contesto storico si colloca il “Museo Civico Filangieri”?Siamo nel 1870, con l’Unità d’Italia qualcosa sta cambiando e, con Roma capitale, Napo-

li inizia a soffrire scelte governative che la escludono dalla gloria storica e, ancora prima, culturale che l’ave-vano resa degna capitale del Regno di Napoli. Bisognava riscrivere la storia della città e perciò si chiamarono a raccolta tutti i grandi collezionisti na-poletani e tutti coloro che potevano

contribuire con le loro esposizioni alla cre-scita della città. Tra questi, Gaetano Filangie-ri, che unanimemente viene eletto a direzio-ne del progetto.

Nei progetti del Principe di Satriano c’è stato fi n dall’inizio il Palazzo Como come sede dell’esposizione?In realtà Gaetano Filangieri in un primo

28

CULTURA

MUSEOFILANGIERIUn prezioso scrignonel cuore di NapoliDI CARLA BOCCADIFUOCOE FRANCESCA BOCCADIFUOCOcarla.boccadifuoco@[email protected]

MYGENERATION ha avuto l’o-nore di recarsi in escursione tra i meandri e le tortuosità

nascoste nel più profondo significato della parola “Museo”. Siamo stati attratti sul palcoscenico di an-tichi sfarzi, cornice di una inusuale nobiltà ottocentesca, oramai per molti derelitta e caduta nell’oblio. Manifestazione inde-scrivibile della sensibilità umana lasciata invecchiare in solitudine tra le mura di un palazzo imponente, spettacolo commovente la cui contemplazione è purtroppo ostacolata da un cancello chiuso da più di dieci anni .Ma il divieto di godere di un tale splen-dore non ha inibito la forza travolgen-te che si avverte varcando il portone del Museo Civico Filangieri: la chiu-sura al pubblico non ha mortificato la sua capacità di incantare e sedurre il visitatore solitario, abilità di cui solo un Museo auten-tico può essere dotato.

Perché il museo è qualcosa di più comples-so: è un racconto. È lo spazio nato per confe-rire una disposizione ad oggetti, il cui scopo

Una risorsa preclusa al pub-blico da 12 anni, un cassetto chiuso di cui è andata per-duta la chiave...

Page 29: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATIONmomento avrebbe voluto creare una casa-museo, una propria residenza che, con il suo contenuto, fosse anche utile al pubblico. Pro-va però invano ad ottenere un terreno a San Martino, reputato adatto allo scopo e, non riuscendovi, rinuncia all’idea. Ma allettante gli appare l’idea di gestire le sorti di palazzo Como che è a rischio di abbattimento per al-largare di via Duomo. Affidatogli dal Comune il terreno e i resti del parziale abbattimento della struttura, il Principe si impegna a pro-prie spese a ricostruirlo, facendolo diventare Museo Gaetano Filangieri, Principe di Sa-triano. È l’unico caso di Museo concepito fin dall’inizio come tale ed organizzato per esse-re privilegiato contenitore di un monumento familiare volto al bene della comunità.

Quali sono gli ideali ai quali si ispira Filangieri nella realizzazione del pro-getto?Lo spirito illuminista e la profonda fede del nonno nella pedagogia come arte dell’educa-zione per sottrarre le masse all’ignoranza e dare splendore alla società tutta, e la straor-dinaria propensione paterna per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione ingegneristica, guidano il principe di Satriano.Inoltre una pregressa esperienza parigina gli aveva fatto sperimentare come il connu-bio museo-industria potesse garantire alla società un rapido miglioramento. Con il suo progetto Gaetano Filangieri voleva contribu-ire a cambiare la storia economica napoleta-na e a realizzare un Museo Civico.

Cosa si intende per Museo Civico?Con l’esposizione della sua collezione priva-ta Filangieri aveva un obiettivo ben preciso: fornire dei modelli agli artisti operai per fare crescere Napoli. Ecco perché egli stesso lo definisce Museo Civico, non perché dipen-da nella gestione dal Comune, ma perché è orientato alla città e al pubblico. È un museo autonomo, rivolto a tutti.

Quanto è andato distrutto e quanto è rimasto identico del Palazzo quattro-centesco ereditato da Filangieri?Al momento dell’affidamento a Filangieri, di Palazzo Como resta solo un paravento, tutta la facciata su via Duomo e due piccole porzio-ni laterali. È da qui che parte lo straordinario lavoro di ricostruzione filologica condotta dal principe ispirata al famoso architetto francese Viollet Le Duc: nell’impossibilità di operare un recupero del pezzo originale, la ricostruzione deve puntare a realizzare quanto c’è di più vicino possibile al modello stesso. In questo modo sono mescolati con-tinuamente vecchio e nuovo, antico e

29

Page 30: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

moderno, facendo attenzione che tutti i nuovi dettagli, dalla forma delle maniglie all’aspetto delle finestre ai decori del pavi-mento che portano lo stemma della famiglia, siano in perfetto stile quattrocentesco. Filan-gieri dunque si fa autore di un falso storico di straordinaria qualità.

In che modo Filangieri riesce a coniu-gare il progetto di un fedele restauro alla sua esigenza di modernità?Con molta raffinatezza il principe riesce a camuffare con panni quattrocenteschi ope-re di alta ingegneria futuristica: un sistema di areazione, basato sul calore irradiato da una caldaia e diffuso nella sala di esposizio-ne attraverso la grata d’epoca di un camino finto, climatizzava il museo evitando le forti escursioni termiche e una solida struttura in ferro e vetro rivestita all’interno da una falso cassettonato d’epoca in legno, garantiva una

solida copertura alla Sala Agata e la giusta intensità e direzione della luce rivolta a illu-minare le opere esposte.

Alla sala Agata, che ospita la collezio-ne privata è, annessa una biblioteca… È una delle più preziose biblioteche napole-tane che conserva testi inediti di ingegneria militare, fisica e chimica, e di arte in generale, insieme ad un’importantissima collezione di libretti teatrali legati agli spettacoli napole-tani; proprio questi ultimi furono all’epoca utilissimi per la conoscenza e l’insegnamen-to del dialetto napoletano. Anche in questo caso dunque si rivela il desiderio del principe di realizzare un grande progetto per Napoli che doveva guardare al futuro senza perdere di vista il passato .

Quale spiegazione si cela dietro quel cancello tristemente chiuso da ben do-dici anni?Non è facile recuperare i molteplici fattori che ne hanno influenzato e tuttora ne in-fluenzano la chiusura. Bisogna infatti risali-re allo statuto appositamente elaborato da Gaetano Filangieri. Tale regolamento rese

possibile l’acquisizione della personalità giuridica da parte del museo, al quale venne riconosciuta una rendita annua in titoli di Stato. Lo scandalo della Banca Romana e il conseguente declassamento subìto dai tito-li pubblici, comportarono però fin dagli anni '20 numerose difficoltà riguardo la gestione finanziaria della struttura. Unica soluzione per garantire la tutela dello stabile e per ar-ginarne i problemi economici fu la condizio-ne che dipendenti comunali si occupassero del complesso, il cui palazzo è stato ceduto in comodato d'uso perenne dal Comune al mu-seo, mentre l'incarico onorifico della gestio-ne è riconosciuto ad un apposito Direttore, discendente della famiglia Filangieri o perso-nalità con competenze specifiche funzionali ad una gestione proficua della struttura.

Qual è, ad oggi, lo stato dei lavori?Purtroppo, si è solo agli inizi. Sono stati com-

piuti i primi interventi di adeguamento tecnico, necessari per garantire la sicurezza dei visitato-ri, come imposto dalle norme particolarmente rigide in materia. Ora, il problema fondamentale riguarda l'allestimento, difficoltà non solo eco-nomica, ma relativa an-che ai restauri sul legno, sulla stoffa e sui materia-

li preziosi che necessitano di uno specifico trattamento. Soprattutto, sarebbe necessa-rio concentrarsi sui problemi di climatizza-zione che affliggono la biblioteca, e che han-no causato la rovina di copertine di numerosi libri, che hanno finito per piegarsi e sfaldarsi. Così, l'inizio dei lavori che dovrebbero dare una nuova forma al museo viene rimandato di anno in anno, poiché l’obiettivo non è sem-plicemente quello di riaprire la struttura, ma garantire che il museo non richiuda imme-diatamente dopo per fallimento. Personal-mente, lavorerei sulla falsa riga dell’idea di Filangieri, mescolando quindi il vecchio con il nuovo, concedendo ai visitatori la possibilità di comprendere in profondità l'obiettivo cen-trale e l'idea con cui il Filangieri fece nascere il suo Museo. Dunque, Professoressa, da esperta conoscitrice di questo tesoro cultura-le, se per una attimo immaginassimo spalancate le porte di questo edificio, pronte ad accogliere incuriositi visita-tori, cosa suggerirebbe come “pezzo forte” del Museo ? Il Museo.

L'inizio dei lavori di ammoder-namento viene rimandato di anno in anno, poiché l’obiettivo non è semplicemente riaprire la struttura, ma garantire che il museo non richiuda immediata-mente dopo per fallimento

30

Page 31: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

Spazio e tempo sono categorie molto fluide, in poesia. Può ca-pitare che un tempo andato, un tempo perduto (contrapposto a quello contemporaneo spesso faticoso, duro) diventi un luogo vero e proprio dove un poeta, un uomo, può tornare, acquistare una casa dei ricordi (come una casa delle vacanze) per andarci ogni tanto e passare del tempo di qualità o semplicemente per recuperare idee dimenticate, bontà necessarie al presente o

memorie di persone che, ora e adesso, potrebbero aiutarci in una scelta, ascoltarci, darci un consiglio valido sempre. C’è un tempo che diventa spazio pri-vilegiato, spazio infinito, nella poesia di Stelvio Di Spigno, clas-se 1975, napoletano, laureato e addottorato in Letteratura Ita-liana: l’infanzia, età conosciuta e rassicurante, luogo di cose belle, aerei, paradisi, escursioni, famiglie che si stringono intor-no alle semplici cose.

STELVIO DI SPIGNO:

CULTURA la strofa sul sofà

QUELLA CASA DEI RICORDI INFINITIEscursione, 1978

Se c’è qualcosa che assomiglia a un paradiso,è un’auto con a bordo tre o quattro passeggeriche vanno all’aeroporto senza troppi misterisoltanto a vedereil tuffarsi e rituffarsi degli aerei,e pensare che un giorno l’abbiamo fatto anche noi,che eravamo una famiglia e ci siamo rimasti,siamo rimasti a domandarciil perché degli aerei e del cielo,e come tutto passi e noi stessiavanziamo nei ricordi, e se una luce di un pomeriggio nuvolososia magari un segno e significhi qualcosa,e cosa significhi il mondo, mentre noi che ci abitiamo,riparati e contenti,non possiamo capirlo e neanche ignorarlo.

Pibe de oro

Assisteremo ancora in mondovisionealle bravure mitiche di Diegoma non diranno che avevo nove anni quando sbarcò a Napolie che tutto allora sapeva di speranza anche per meprotetto dal mondo e dalla mondovisione,senza scale da salire né niente da promettere,solo una tavola apparecchiata con povertà e grandezzadi chi vive senza sapere come né perchécontento di aver visto la luce un altro giornoe che un altro giorno la luce si sia accesa anche di sera,forse non pensando che il bello sarebbe finitocome finisce un calciatore o un matrimonioe che senza badare a me non avrei fatto molto,solo ricordare che c’era qualcuno in mondovisioneche potevo diventare come lui,quelle cose che si pensano a nove anni,sotto la carezza di chi ti ama proprio adessoe ti darebbe il mondo vero se potessema non lo dice come si dovrebbeperché niente in fondo si sa diree ancora meno, ancora meno, si conosce. (da “La nudità”, peQuod, 2010)

Stelvio Di Spigno è nato a Napoli nel 1975. È laureato e addot-torato in Letteratura Italiana presso l’Università Orientale di Napoli. Ha pubblicato la silloge Il mattino della scelta in Poesia contempo-ranea. Settimo quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, Milano 2001), i volumi di versi Mattinale (Sometti, Man-tova 2002, Premio Andes; 2ed. accresciuta Caramanica, Marina di Minturno 2006), Formazione del bianco (Manni, Lecce 2007), La nudità (Pequod, Ancona 2010) e la monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo Leopardi – Analisi psicologica cognitivo-comportamentale (L’Orientale Editrice, Napoli 2007). Ha scritto su Vico, Von Kleist, Montale, Pavese, Zanzotto e sui poeti della post-avanguardia italiana. Vive tra Napoli e Gaeta.

STELVIO DI SPIGNO

Senza nominare fatti di cronaca o notizie di giornata, la Cavalli crea un prontuario del ben pensare alla patria, non nel senso di ripulirla dalle sue pecche e le sue incrostazioni quanto di liberarne un pensiero che - attraverso accosta-menti di realtà diverse, metafore e similitudini - la porti alla luce, riscoperta e risanata. Patrizia Cavalli - La patria (Nottetempo) €3,00

PAGINA A CURA DI ANNA RUOTOLO

LO SCAFFALE

31

Page 32: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Page 33: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

YOURGENERATIONCome vedete la nostra generazione?Che significato ha per voi?Cosa non è e cosa vorreste che fosse?Cosa vi trasmette questa rivista?Un pensiero tra carta ed esperienza, tra informazione e vissuto.

YOURGENERATION IS . . .

“...non perdere mai la speranza” Beatrice Tolosa

“...decisamente irriverente!” Saverio Girardi

“...la supposta del capitalismo” Giuseppe Fabriziei

“...un'alternativa alla dittatura del pensiero” Benito Franco

Vogliamo le vostre idee, opinioni, proposte, critiche sulla nostra generazione e sul nostro giornale in una frase, un concetto!

Inviateci tutto a [email protected]

Le migliori saranno pubblicate!

Page 34: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 334

Page 35: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

RICHARD BRANSONVIRGIN, BLOND, SIR.

DI PASQUALE CAIAZZA [email protected]

L'antico adagio che i soldi non fanno la felicità poco si addice al biondissimo magnate inglese sir

Richard Nicholas Charles Branson.Classe 1950, nativo di Blackteath, il baronet-to di sua maestà la regina Elisabetta II, fa il suo fallimentare ingresso nel mondo dell’im-prenditoria nel settore della compravendita di alberi di Natale: un disastro! Ci riprova inventandosi editore, e così a soli diciotto anni idea la rivista “Student”. Il set-tore della comunicazione permette al giova-ne Richie di condurre gli affari seguendo le proprie inclinazioni naturali, e così negli anni settanta comincia i primi passi verso la co-struzione del colosso: “Virgin”.Londra è una di quelle città al mondo che se hai inventiva, coraggio ed una lucida visione della tua “mission”, offre le opportunità ne-cessarie per alimentare anche i più ambizio-si progetti. E se Londra è una di quelle città, allora Oxford Street è una di quelle strade. Nel 1971, a ventuno anni, vi apre il suo primo

negozio di dischi, e sarà davvero il primo di una lunghissima serie, l’anno seguente fonda il suo studio di registrazione: “Virgin Recor-ding Studio”. La sua creatura è nata. Il vecchio Richard (allora ventinovenne) ha, però, la passione per le donne ed il diverti-mento, ed allo stesso tempo non disdegna di effettuare scelte coraggiose negli affari, la sua originalità è la forza del suo successo. Nel 1979 inizia a diversificare i propri investi-menti: compra l’ “Heaven”, un gay nightclub situato nei pressi della stazione Charing Cross, una scelta in perfetta linea con la vi-sione della vita e degli affari del magnate bri-tannico.Nel 1980 la Virgin Records completa il suo percorso di internazionalizzazione, ed inizia quello di diversificazione ed integra-zione. Ancora da una intuizione di Branson nasce tre anni dopo la “Virgin Games”, l’anno successivo il baronetto, che cominciò ven-dendo alberi di Natale, conquista i cieli lan-ciando : “Virgin Atlantic Airways” e “Virgin Cargo”. L’ascesa del colosso britannico è inarresta-bile, a cavallo fra gli anni ottanta e novanta coinvolge i più disparati settori dell’econo-mia, al timone c’è sempre lui: Richard Bran-son, che diventa l’emblema mondiale del “self- made man”. La lista dei suoi successi,

ma anche dei fallimenti è lunghissima, vale la pena però spendere ancora due parole per le ultime creature ed anche avventure di casa Branson. Nel 2010 fa il suo ingresso nel cir-cus della Formula 1 con il Virgin Racing Team, e lo scorso anno ha lanciato il progetto “Vir-gin Oceanic” con il quale cercherà di esplora-re, cominciando dalla fossa delle Marianne, cinque delle più profonde fosse oceaniche del mondo. Il 18 ottobre 2011 è stato dichiarato operativo lo: “Spaceport America” situato nella locali-tà Jornada del muerto, nel deserto del New Mexico. La “Virgin Galactic” è la compagnia presieduta dal nostro Richard, che gestirà i voli suborbitali a gravità zero a bordo dello SpaceShipTwo. Si avete capito bene, Branson dopo aver dapprima lanciato la sua Virgin nei cieli, ora la lancerà direttamente nell’orbita spaziale, con una linea aerea commerciale che permetterà ai paperoni di tutto il mondo, e per la modica cifra di circa 200mila $, di ri-trovarsi in poco più di due ore a fare i turisti fra le stelle. Richard Branson: MANGENERATION SPACE INVADER.

read more about Virgin Galacticgo to pag 52

TENDENZE

Page 36: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 336

Page 37: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATIONTECNOLOGIA

Laika fu il primo animale impiegato in una missione spaziale.Era l’unica passeggera dell’astronave sovietica SPUTNIK2, lanciata nello spazio il 3 Novembre 1957.Morì in missione per un guasto del veicolo che portò ad un surriscaldamento della cabina.Il governo Russo dichiarò che la morte di Laika fu dovuta alla mancanza di ossigeno. Laika era un cane, il miglior amico dell’uomo.

Laika fu il primo animale impiegato in una

LAIKADI EMANUELE ZAPPIA

Page 38: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

DI BIANCA [email protected]

Una storia ai confini della realtà. Una storia di cui non si è ancora parlato nemmeno a Kazzenger.

Una storia vera, scritta da Madre Natura in un giorno in cui il suo psichiatra era distrat-to. Formiche Zombie!Letto così, sembra davvero che si stia par-lando di soprannaturale e invece è tutto vero. Nel sud dell’Amazzonia il fungo Ophio-cordyceps unilateralis, di cui si conoscono solo quattro specie, infetta malcapitate for-miche appena ne viene sfiorato. Il parassita si impossessa degli insetti, riuscendone a con-trollare il cervello, senza che i poveri ospiti possano opporre resistenza. Inizialmente, il fungo permette alla formica di comportarsi in maniera del tutto normale, seguendo l’iti-nerario abituale, lasciandola nutrire ed inte-ragire con le compagne. Lentamente, in un lasso di tempo che va dai tre ai nove giorni, l’ospite si trasforma, il suo cervello diventa sempre “più fungo e meno insetto”, le altre formiche si accorgono del cambiamento e cominciano ad attaccare la chimera, por-tandola ad allontanarsi dal gruppo. A que-sto punto, il parassita guida la formica in un luogo in cui esso può crescere e riprodursi; dopo atroci convulsioni, stimolando un op-portuno nervo, Ophiocordyceps unilateralis

fa “ancorare” l’ospite ad una foglia e a mezzogiorno lo uccide spaccando-gli la testa. Ma il fungo non ha anco-ra finito! In brevissimo tempo cresce attraverso il cranio dilaniato della formica e aspetta che un ignaro es-sere gli passi incautamente a fianco, raccogliendo le sue spore.È proprio vero che a questo mondo non si può vivere tranquilli! Uno pas-seggia allegramente nella foresta, magari canticchiando “fredoooom, freedooom” e all’improvviso ci si ri-trova il cervello ridotto ad un risotto con funghi. Insomma, strani esseri si aggirano sul nostro pianeta, come anche le mosche “aliens”, che de-pongono le uova all’interno del cor-po delle formiche di fuoco. Le larve, appena nate, raggiungono il cervello di que-sti insetti, mangiandolo con gusto, mentre le formiche sono ancora vive. Anche queste mosche riescono a far spostare le formiche a loro piacimento, finché non sono pronte a spiccare il primo volo e scelgono come pista di decollo la testa degli zombie decapitata a dovere.Le popolazioni alloctone dell’America del Sud usano queste mosche per ridurre il proliferare delle formiche di fuoco, permet-tendo la crescita e lo sviluppo delle “aliens”, che, in teoria, potrebbero un giorno decidere di cambiare tipo di alimentazione e passare ad animali un po’ più grandi… Il mondo go-vernato da funghi e mosche può lasciare

spazio alla fantasia dei più macabri scrittori. Persino Asimov non era riuscito ad immagi-nare un tale disastro, fermandosi a sognare computer in grado di controllare il genere umano. Allarmarsi è comunque inutile, que-sti parassiti vivono in America e l’America è così lontana, dunque, perché preoccuparse-ne? L’italiano medio è fatto così, se qualcosa non lo tocca da vicino, non se ne cura. Non che si curi di ciò che gli interessa, basta una barzelletta per distoglierlo dalle cose im-portanti. Ma pericoli per gli esseri umani in realtà non ce ne sono, se non quelli prove-nienti dai parassiti delle nostre società. Sì, tra politici, banchieri ed evasori fiscali, c’è sicuramente più di qualcuno che il fungo di sicuro l’ha preso.

SCIENZE

38

BRAININVADERSINVADERSUna storia ai confini della realtà

3838

sicuramente più di qualcuno che il fungo di

38

Page 39: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

A questo punto, il parassita guida la formica in un luogo in cui esso può crescere e riprodursi; dopo atroci convulsioni, stimolando un opportuno nervo, Ophio-cordyceps unilateralis fa “ancorare” l’ospite ad una foglia e a mezzogiorno lo uccide spaccandogli la testa

OPHIOCORDYCEPS FORMICA UNILATERALIS CARPENTIERE

MOSCAALIENS

FORMICADI FUOCO

regno Funghi Animale Animale Animale

famiglia Clavicipitaceae Formicidae Phoridae Formicidae

habitat Tutte le foreste tropicali su piante rivolte a nord, poste in un ambiente con il 94-95% di umidità e tra i 20 e i 30°C, a 25 cm di altezza dal suolo

Foreste decidue Tutte le ecozone della Terra, Italia compresa

America Centrale e del Sud, originarie del Brasile

riproduzione La sua struttura ripro-duttiva, costituita da uno stroma, nerboruto ma ancora duttile, di colore scuro, il cui stelo si estende dalla parte posteriore della testa della formica alla quale ha provocato la morte

La regina depone uova all’interno di formicai

Depongono uova all’in-terno delle Formiche di Fuoco. Una volta schiu-se le uova diventano larve ed infine mosche vere e proprie

La regina depone uova all’interno di formicai

utilità in campo medico

Questo fungo contiene vari metaboliti bioattivi e si fanno ricerche per trovare altri impieghi come fonte naturale di sostanze immunomo-dulatrici, antitumorali, ipoglicemiche e ipocole-sterolemiche, sei derivati del naftochinone, uno dei quali ha mostrato in vitro attività antimalarica

nessuna nessuna nessuna

pericolosità Fungo non commestibile nessuna Dannose per le coltiva-zioni umane.Sono insetti saprofagi (decompongono carne morta) e frequentano gli stessi luoghi dell’uomo

La puntura delle formi-che di fuoco provoca ef-fetti nocivi sull'organismo in quanto contiene una piccola quantità di vele-no che può provocare una reazione allergica.Aggressive, stanno portando all’estinzione alcune formiche dell’A-merica Centrale

39

MYGENERATION

Page 40: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Da tanto, fin da quando ero bambino,ho sempre avuto una passione viva:di fatto, la passione del pompino. Di questo il resto della comitivache mi si accompagnava in pubertàinesplicabilmente si stupiva.

La cosa che colpì non fu l’età- invero anch’essa tenera e precoce -piuttosto la netta difformità

con cui già si levava la mia voce:la brama mia non era di una amante che, avida, bevesse alla mia foce

bensì d’un uomo biondo ed elegante,vivace dell’azzurro del suo occhioe d’un sorriso dolce e provocante,

che mi baciasse il capo, e io in ginocchio;e notte e giorno, ad occhi aperti o chiusisognavo di leccare il suo batocchio.

Ma presto ebbi ad imbattermi in ottusiche armati di una Bibbia o d’un Coranosi resero capaci di soprusi.

Di colpo - Dio lo sa se parve strano -sembrò quasi li avessi, per procura,fatti comproprietari del mio ano:

ferventi d’un’insolita premurami dissero che farselo infilarenon si poteva: era contro natura.

Allora, sopraffatto dal vociaredi quei figuri iniqui ed impiccioninon dissi nulla ed iniziai a studiare:

scoprii così di come i re leoniben fieri se lo sbattono nel culoignari del lor essere abiezioni,

così come fa il cigno ed il cuculoed asini e cavalli il cui amplessonon sempre fa il bardotto oppure il mulo.

Lessi anche del bisonte che sì spessoseconda atteggiamenti adulteriniscopando membri dello stesso sesso,

e di trichechi, d’anatre, delfinimaschi di cervi assieme coricati,giraffe ed elefanti e lamantini.

Quindi arrivai a imparare dei primati,e lì si fece il mio interesse vivopoiché più stretti nostri correlati,

e quanto più su di essi m’istruivopiù m’appariva assurdo ed irrealel’intransigente editto proibitivo

ch’allontanava me dal sesso anale:come poteva mai quella faccendadel buco giusto e quello innaturale

in cui s’hanno a imbucare le pudendanon tener conto che gli scimpanzépassano il dì inculandosi a vicenda?

Non vedo proprio il come né il perchés’attribuisca ad un divino ingegnola legge che in natura poi non c’è

e invece ciò di cui il creato è pregnosi vieti a me di far col mio ragazzo.Piuttosto ciò che trovo truce e indegno

è che ci sia chi è preda d’imbarazzo- nonché, talvolta, d’odio genuino -se un maschio d’uomo a un altro succhia il cazzo.

IL RICHIAMOSCIENZE

[email protected] De Natale

DELLA NATURA

40

Page 41: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATIONNERDZONE

space invaders

DI ROBERTO DE [email protected]

Incredibile come certe intuizioni possa-no essere tanto semplici quanto geniali. Nell’ambito della storia videoludica pochi

sono i giochi che si fregiano del titolo di tripla A e ancora meno quelli che possono essere collocati nell’Olimpo dei Videogiochi. Tra questi però, non può proprio mancare il celeberrimo Space Invaders, innovativo arcade nipponico ideato da Toshihiro Nishikado alla fine degli anni ’70. L’idea del brillante ingegnere ad oggi ha fatturato ben 500 milioni di dollari in tutto il mondo, divenendo per diritto uno dei videoga-mes più venduti e riusciti di sempre. Ma cosa c’è alla base di un successo così immenso? Cosa fa di Space Invaders una pietra miliare del settore che vanta centinaia di imitazioni? Negli anni ’80 cominciavano a diffondersi i primi cabinet nelle sale giochi, grazie ai quali intere generazioni di ragazzi e ragazze consumavano tonnellate di spiccioli faticosamente guada-

gnati. Affianco i jukebox e i flipper, questi ma-stodonti con uno schermo e una pulsantiera colorata attiravano inesorabilmente schiere e schiere di ragazzini. Ed è proprio grazie a que-sta moda (che in pochi anni sarebbe letteral-mente esplosa) che Nishikado ha l’intuizione di convertire un suo gioco meccanico, Space Monster, in un gioco elettronico arcade for-temente ispirato al racconto de “La Guerra Dei Mondi”. L’azienda per cui lavora Nishikado, la Taito, inizia lo sviluppo e la conseguente di-stribuzione del gioco in tutto il Giappone. Ed è subito boom, Space Invaders ha un incredibile successo, così incredibile che in Giappone si re-gistra un’improvvisa carenza di monete da 100 Yen, tutte irrimediabilmente utilizzate per i ca-binet videoludici! Il governo si ritrova costretto a quadruplicare l’emissione degli spiccioli, men-tre i giovani di tutto il globo non fanno altro che parlare del fenomeno. Space Invaders non è un videogioco dalla trama complicata: dotati di un cannone che spara singoli colpi, non possiamo far altro che cercare di impedire l’imminente invasione aliena distruggendo quante più na-vicelle possiamo, le quali man mano scendono verso il suolo ad un ritmo sempre più serrato.

Più alieni eliminiamo, più punti guadagniamo. Ma è proprio qui che scatta il meccanismo alla base del fenomeno di massa: il punteggio. Quella cifra che ci sentiamo quasi obbligati a superare, come a dimostrare che in fondo siamo molto più bravi del tipo che ha giocato due minuti prima; noi, che avremo inserito 2 o 3 monete al massimo, siamo perfettamente in grado di superare quello spocchioso che così ostentatamente si bea della prima posizione, fa-cendosi beffe del secondo e terzo posto sotto di lui. Una frenetica competizione che da il via allo straordinario meccanismo che porterà Space Invaders ad essere uno dei migliori investimen-ti videoludici della storia. Siamo in un’epoca di meraviglie tecnologiche e visive; un’epoca in cui i videogiocatori distanti migliaia di chilometri possono giocare tra loro con un semplice click e immedesimarsi ancor di più nello loro avven-ture preferite grazie al 3D o alle futuristiche pe-riferiche di movimento. Un’epoca che fa ormai del motion-capture una vera e propria scienza e degli effetti speciali il suo mantra. Un’ epoca che, ci piace pensare, sia partita da un annoiato ingegnere della prefettura di Osaka, tanti anni fa.

MYGENERATION

Page 42: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Torna il survival-horror più atteso di sempre

DI ROBERTO DE [email protected]

Diciamo la verità: Resident Evil 5 ha lasciato un po’ di amaro in bocca a tutti quei nostalgici fan che si

aspettavano un glorioso ritorno alle origini dopo il brusco cambio di rotta del preceden-te capitolo. Mentre Chris Redfield decimava la popolazione infetta di alcuni villaggi africa-ni imbracciando il suo fido fucile, ci si accor-geva che le meccaniche del gioco, insieme ad un’atmosfera più volta all’azione e meno alla mera sopravvivenza, vertevano verso nuovi orizzonti. Orizzonti ancora troppo macchi-nosi per rendere Resident Evil 5 un Third Person Shooter degno di questo nome, ma

che nel complesso sono stati comunque in grado di regalare ore e ore di sano diverti-mento videoludico. Poi la svolta inaspetta-ta: in un freddo gennaio Capcom annuncia ufficialmente il ritorno della saga horror più famosa di tutti i tempi con l’uscita, pre-vista per il 20 novembre dell’anno corrente, di Resident Evil 6. Con un corposo trailer di tre minuti e mezzo, la Capcom ha risvegliato gli animi sopiti di migliaia di videogiocatori adesso in trepidante attesa che questo 2012, già traboccante di titoli “caldissimi”, regali loro l’ennesima avventura di Leon Kennedy e

compagni. Già, perché sarà proprio l’ex agen-te di polizia di Racoon City il protagonista del sesto capitolo della saga, oltre che un Chris Redfield sempre più votato all’azione ed un misterioso biondino (di cui ancora non si sa il nome) con una predilezione per le arti mar-ziali. Sono passati ormai dieci lunghi anni da quando il terribile incidente di Racoon City ha cambiato per sempre il volto dell’umanità, costringendola a guardare gli atroci esperi-menti compiuti da una delle più grandi multi-nazionali del globo, la Umbrella Corporation. Il presidente degli Stati Uniti decide quindi di

42

RESIDENT EVIL 6

NERDZONE

sviluppopubblicazione

data genere

modalità di gioco

piattaforma

supporto

CapcomCapcom 22 novembre 2012AzioneGiocatore singolo e MultiplayerPlayStation 3Xbox 360Microsoft WindowsDVD Blu Ray

Page 43: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

uscire allo scoperto e svelare al mondo inte-ro la pericolosità del T-Virus, sensibilizzando l’opinione pubblica su una possibile lotta al bio-terrorismo. Purtroppo però, le acque si smuovono troppo tardi e, come possiamo vedere dai primi secondi del trailer, è proprio l’uomo più importante d’America ad infettar-si e trasformarsi in un’orrenda creatura che fa precipitare nuovamente il nostro Leon in un incubo mai dimenticato. Dati i tre protagonisti, sembra abbastanza scontato aspettarsi tre filoni narrativi diffe-renti. Dal filmato pubblicato da Capcom sap-piamo per certo che Chris Redfield muoverà i suoi primi passi in Cina, mentre Leon Kenne-dy rimarrà a Tail Oaks, accompagnato da una donna misteriosa che sembra sapere molto più di quanto non dia a vedere. L’oscuro terzo personaggio sembra correre sui tetti dell’est Europa, probabilmente in Russia, vista la neve che ricopre gli scorci visivi. Gli svilup-patori assicurano però che tutte le storie si intrecceranno prima o poi tra di loro, dando vita a momenti di forte intensità drammati-ca che lasceranno il segno nel cuore di ogni videogiocatore. Tutta l’avventura sarà gioca-bile in cooperativa ed ogni protagonista sarà affiancato da una donna che si rivelerà fon-damentale ai fini della trama. Anche la mai dimenticata Ada Wong, impareggiabile com-pagna di Leon, tornerà in questo capitolo, ma sembra che la sua avventura sarà un bonus sbloccabile alla fine del gioco, aumentando di fatto la longevità del titolo di cui purtroppo

non si sa ancora nulla. Sappiamo invece che i tre protagonisti del gioco, almeno da quanto si può notare in alcuni frammenti del video, incarneranno tre stili di gioco completamen-te diversi. Il primo, Leon, sarà intrappolato in una piccola cittadina la cui popolazione è quasi interamente stata tramutata in zom-bi famelici; vicoli bui, locazioni tetre e morti viventi in ogni angolo lasciano presupporre un gameplay più lento e raffinato, che può ricordare molto quello dei primi e amatissimi Resident Evil. Utilizzando occasionalmente armi bianche (come un’accetta) Leon potrà contare sulle sue armi d’ordinanza, abilità di combattimento ravvicinato e tanto tanto co-raggio. Ben diverso è l’approccio di Chris, del tutto simile a quello del precedente episodio, con in più un team militare a fargli da suppor-to e la possibilità (finalmente?) di muoversi e sparare contemporaneamente. Anche i ne-mici che dovrà affrontare saranno differenti, passando da semplici bio-terroristi a creatu-re molto più raccapriccianti, capaci di affer-rare Chris anche dietro le robuste coperture di sacchi di sabbia. L’ultimo protagonista, che nelle movenze ricorda molto la danza mor-tale di Albert Wesker (deceduto nel quinto capitolo della serie, ironia della sorte, pro-prio a causa di Chris Redfield), potrà conta-re su colpi letali dati quasi esclusivamente con il suo corpo, privato di qualsivoglia arma da fuoco. Sembra proprio che grazie ad un gameplay così variegato la Capcom voglia accontentare tutti, ma proprio tutti i fan del-

la saga, cercando di far apprezzare tutte le evoluzioni che l’immortale franchise ha sa-puto regalare ai videogiocatori nel corso de-gli anni. E’ ancora presto per parlare dell’av-venente motore grafico di cui si avvale la Capcom per questo Resident Evil 6, ma dalle prime immagini non possiamo che reputarci soddisfatti, considerando che manca quasi un anno intero all’uscita ufficiale del gioco. La modellazione dei personaggi, soprattutto quelli secondari appare un po’ fiacca, frutto forse di una rifinizione non del tutto comple-ta, ma tecnicamente il gioco mostra solidità ed effetti di luce sorprendenti. Per non parla-re degli spettacolari effetti da film hollywo-odiano: esplosioni, salti nel vuoto e macabre trasformazioni biologiche fanno da cornice al celeberrimo titolo di casa Capcom.. Le ipo-tesi continuano a diramarsi in rete, mentre impazientemente si attende che il colosso giapponese rilasci qualche nuova informa-zione che aumenti il già esageratissimo hype generato attorno al progetto; e se proprio la vostra fame di Resident Evil non riesce a placarsi sappiate che potete godervi l’ottimo Resident Evil Revelations per Nintendo 3DS (già disponibile) e dal 23 marzo (in uscita su Xbox 360 e PS3) Resident Evil: Operation Ra-coon City.

43

Sembra proprio che grazie ad un gameplay così variegato la Capcom voglia accontentare tutti, ma proprio tutti i fan della saga, cercando di far apprezzare tutte le evoluzioni che l’immortale franchise ha saputo regalare ai videogiocatori nel corso degli anni

Page 44: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Una minera d'oro per veri geek

Page 45: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

DI MARCO [email protected]

Tenendo anche in considerazione quanto accaduto al sito megavideo, la pagina web di questo mese non

può non essere un tantino "particolare"…La nostra webpage of the month è mobilism.orgMobilism.org è un sito dedicato a tutti i possessori di smartphone (dall'iphone a smartphone con android, blackberry, ecc...), di tablet, ebook reader, navigatori gps; ma anche chi ama guardare film dovrebbe dargli un‘occhiata.Tramite la homepage accederete facilmente all'area che vi interessa dove troverete, pre-mendo per esempio "android", 3 menù princi-pali: software, games, discussion.Sono presenti inoltre varie sottocategorie (per sofware e games ad esempio ci sono le releases, le releases ordinate per categoria o addirittura le richieste) che agevoleranno di molto la vostra ricerca.Prendendo sempre come punto di riferimen-to la sezione "android", una volta scaricata l'app o il gioco, non ci resta che trasferire il file .apk sul cellulare, abilitare se non già fatto in precedenza l'installazione da fonti

estranee al market, ed aprire il file.Se sono presenti applicazioni con particola-ri "protezioni" sarà specificato un eventuale procedimento alternativo.Credo sia lecito domandarsi da dove proven-gono queste app e se sia sicuro installarle.Qui infatti potrete trovare applicazioni da tutto il mondo, senza blocchi dovuti alla na-zione (come fa youtube e il market android), reperibili dai market ufficiali sia gratuita-mente che a pagamento, senza dover sborsa-re neanche un centesimo.Il mio consiglio è quello di informarsi sempre del software che si sta scaricando prima di fare qualsivoglia operazione.Come avrete notato, questo sito può esse-re molto utile, tuttavia una domanda sorge spontanea: è eticamente giusto non pagare applicazioni che prevedono un costo, guarda-re film non disponibili ancora nel nostro pa-ese, scaricare navigatori gps senza pagare?Forse sarebbe giusto provare un'applicazio-ne prima di comprarla, e qualora l'app ci gar-basse, la potremmo sempre acquistare dal market ufficiale.

Una minera d'oro per veri geek

MOBILISM.ORGNERDZONE web page of the month

45

PROsito accessibile dall'Italiain questi tempi di censura internet è ungrande punto a favore

ricco di contenuti

intuitivo

totalmente gratuito

CONTROè in inglese è un punto a sfavore solo per chi non ha le minime basi d'inglese

è eticamente giusto?!

la grande ricchezza di contenutipuò portare l'utente a"perdersi" nel sito

Page 46: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 34644

TENDENZE

Page 47: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

45

DI IVAN [email protected]

Siamo nel 2003, la Toei Animation lancia il fenomeno che resterà nella storia della musica contemporanea per innovatività e ingegno, spingendo la pellicola fino al Festival di Cannes.Grazie al fantastico lavoro di un grande artista come Leiji Matsumoto, già fautore di capolavori del calibro di Capitan Harlock, Hurri-

cane Polimar e Gallery Express 999, nasce Interstella 5555 – The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem, un cartoon movie completamente dedicato all’album “Discovery” del gruppo forse più significativo dello scenario electro-pop mondiale: Daft Punk!L’ assenza completa di dialoghi, sostituita integralmente dai testi delle 14 tracce dell’album del duo francese, rende l’atmosfera ancora più suggestiva ed originale.Siamo su un pianeta sconosciuto, è in corso un concerto di quattro musicisti seguiti da un’immensa folla di pubblico, quando sbarca un’astro-nave ignota e delle strane figure intervengono rapendo tutti i componenti della band per portarli sul nostro pianeta. Qui uno strano individuo riesce a fare il lavaggio del cervello ai quattro e a cambiargli il colore della pelle (la loro originale è blu). Subito nello studio di registrazione i musicisti incidono un successo dopo l'altro sotto il nome di “Crescendolls” , che è anche il titolo di una traccia dell'album, e il manager spietato li costringe ad una vita fatta di esibizioni e autografi per il resto della loro vita.Ciascuno di questi mostriciattoli viene fornito di un paio di occhiali dotato di un microchip che li pone sotto il controllo indiscusso dell’ambiguo personaggio.Ai componenti del gruppo vengono dati anche dei nomi: Arpegius il chitarrista, Stella la bassista, Baryl il batterista e Octave il tastierista e cantante. Soltanto l'intervento di un loro amico di nome Shep riuscirà a riportare il gruppo musicale nella loro terra, passando per pericoli e minacce interstellari, descritte abilmente con il solo utilizzo di note musicali.Non potevano mancare, ovviamente, i riferimenti che collegano ogni traccia ad un una precisa scena del movie, basti pensare a "Harder Better Faster Stronger”, nella quale i quattro musicisti vengono trasformati in esseri umani, "Too Long" nel lunghissimo viaggio finale; ed anche la suggestiva “Crescendolls” che fa da sfondo alla sequenza in cui i quattro musicisti vengono presentati al mondo come una nuova band.La stilistica dell’ animazione ricalca le atmosfere delle serie animate di un trentennio fa, creature dello stesso Matsumoto; basti pensare al caschetto del protagonista che ricorda chiaramente quello di Polimar, altro anime giapponese di grande successo.I colori sfavillanti e l'ausilio del digitale non hanno fatto che portare alla luce uno splendore mai visto rispetto al formato VHS dell'epoca. Colori chiari dunque, ma con livelli cromatici differenti, utilizzati secondo due location ben predefinite: tinte psichedeliche e colori forti sul pianeta alieno dove vivono i protagonisti della storia e colori solari e ben bilanciati quando l’ambientazione della storia torna sul pianeta Terra. Le animazioni sono molto fluide, ma è da ricordare che lo stile utilizzato per queste ultime è fortemente e volutamente rifatto agli stili delle serie animate 70’s/80’s.Un viaggio interstellare che vi consigliamo di affrontare.

47

Page 48: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

TENDENZE

Page 49: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

4949

Page 50: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

TENDENZE

PHILIPPE

50

Il Re Mida del design

DI MARCO [email protected]

Il 13 Marzo del 2008, Philippe Starck ri-lasciò sul "Die Zeit" (fra i più autorevoli giornali tedeschi ndr) la seguente di-

chiarazione: “Chiedo scusa per essere stato un produttore di materialitá. Tutto ció che ho disegnato non era affatto necessario. Smetteró del tutto la carriera di designer fra due anni; voglio fare qualcos’altro ma non so ancora cosa…Il design é un’orribile forma espressiva”continuando addirittura dicendo “in futuro non ci saranno piú designer perché i designer del futuro saranno i vari personal trainer e dietologi”. Concludendo, infine, con una delle sue frasi più celebri: “Quello di cui

piú abbiamo bisogno é saper amare”.Sarà stato un momento di depressione o uno sfogo sincero o semplicemente un'altra tro-vata pubblicitaria, la realtà è che da queste dichiarazioni ad oggi sono passati quattro anni e nell'attività produttiva di Philippe Starck non si è mai registrato un calo crea-tivo, anzi continua ad essere l'indiscusso Re Mida del design mondiale.Designer e architetto francese, nasce a Pa-rigi nel 18 Gennaio del 1949. La sua carriera inizia già da studente nel 1969, in pieno boom economico, finanziato da un noto attore fran-cesce crea Quasar una società per la pro-duzione di mobili gonfiabili. Nel 1970, crea il sistema luminoso "Easy Light" la prima delle sue realizzazioni ad essere pubblicata e negli anni successivi (1971 / '72) diventa direttore artistico del gruppo Pierre Cardin. Nel 1979 avvia il suo studio di design (lo Starck Pro-duct) a Montfort L'Amaury entrando a pieno

titolo nel mondo del design. Ma la vera con-sacrazione avviene nel 1982 quando gli viene affidata la realizzazione dell'arredamento di alcune stanze degli appartamenti privati del presidente François Mitterrand all'Eliseo.Da oltre 30 anni, ormai, ridisegna il paesaggio reale nel quale tutti noi viviamo. Reale per-chè l'essenza di Starck è rappresentata dal prendere le distanze dal design inutile, dal design come semplice aggiunta di "stile". Il design deve rifarsi alle nozioni di utility ma in particolare, e in questo è un vero anticipato-re, alle nozioni di longevità e qualità laddove il concetto di longevità si trasforma nel con-cetto di duraturo e quindi ecologico.Dal modo di creare, disegnare, progettare di Starck, si comprende come sia inutile dare un'età ai suoi oggetti, ai suoi mobili. Delle opere recenti possono derivare da disegni rimasti in incubazione all'interno della sua mente per anni.

50

Page 51: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

Starck dedica ad ogni suo progetto un'atten-zione meticolosa in tutte le fasi di realizza-zione, dall'energia che si consuma in fase di produzione, alla scelta del materiale, il packa-ging e le problematiche del trasporto.Tutto ciò che firma viene diffuso su scala mondiale, arredi belli e possibili, che rap-presentano i nuovi oggetti del desiderio. L'universo Starck spazia dagli hotel design a Miami, Londra, New York, Tokyo ai prodotti industriali per Alessi, Flos, Kartell, Driade, Cassina. Con un’unica ambizione: cancellare la dimensione elitaria del design per avvici-narlo al grande pubblico. Nessun limite all’in-ventiva: dalla pasta Panzani alle calzature Puma; dalla moto Aprilia agli orologi Fossil; dalla birra Kronenbourg all’orsacchiotto Moulin Roty.In una recente intervista, parlando del suo la-voro, lui stesso ci tiene a precisare: "...Questo lavoro fatto per ragioni prettamente esteti-

che o culturali non ha senso. Le belle sedie si possono trovare dovunque, le belle lampade sono dovunque, i bei tavoli sono dovunque, ce ne sono già abbastanza. Non può essere diversamente. Oggi tutto il lavoro estetico e culturale è divenuto inutile, l'urgenza di agire non è più là. Oggi l'urgenza è di tipo politico, occorre lavorare sulla ridefinizione della produzione, sulla ridefinizione del rapporto uomo e materia perché l'uomo possa ritrova-re il proprio spazio senza essere attanagliato, asfissiato, ricoperto da un mucchio di cose futili, generalmente portatrici di simbolismi estremamente dubbi.Se guardate per strada, vedrete che tutte le macchine, tutte le automobili, tutto quel-lo che ha un motore, gli scooter, le moto, da qualche tempo gli scooter un po' meno - e forse in parte grazie a me - portano solamen-te segni maschili, di machismo, è ridicolo. Perché una macchina deve avere i "coglioni"?

non ha senso. Una macchina è un oggetto di servizio che dovrebbe essere intelligente. Ma è per questo, l'uomo non potendo essere più intelligente ci resta male. L'intelligenza è fem-minile, l'intelligenza moderna è femminile, e la macchina non è moderna, non sarà mai femminile. Vedete quindi che è possibile lavo-rare continuamente sulle domande: Questo oggetto deve essere maschile o femminile? Questo oggetto merita d'esistere o esiste soltanto per dimostrare al proprio vicino che si è pieni di soldi? O per mostrare che si è più potenti? Dietro e davanti gli oggetti acquista-ti ci sono molte brutte cose. Le case general-mente vengono costruite per dimostrare che nella vita si è raggiunto il successo, piuttosto che per vivere felici al loro interno. Ci sono miriadi di cose come queste da decifrare. E questo è un po' il mio lavoro".

51

Page 52: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

DI GIANLUCA DE [email protected]

Richard Charles Nicholas Branson will be 62 years old on July 18. Ok, fine, but...#1: who the heck is this

guy? And, probably more importantly, #2: what do we care? Well, while probably being one of the cra-ziest and most discussed entrepreneurs of the last 40 years, Branson is also one of the most successful ones, being, according to Forbes, the 4th wealthiest man in the UK.Throughout his life experience the dude made his best to always be true to himself and his ideas, looking for new and huge chal-lenges every time he could, thus becoming

the founder and owner of the 400-company Virgin Group.How do you get to pile up companies this way, like they were buttons or caps? Mr. Branson was just 16 founded his first venture, and by the age of 22 he had already set up Virgin Records, was running his first store down in Oxford street, London and was the first one to market bands such as the Sex Pistols. Not too bad for a kid, ain’t it?But, let’s pause for a sec: how come he na-med “Virgin” his record business? Rumor has it that the name was suggested by one of his friends and first employees, who felt they ac-tually were “virgins” as far as doing business was concerned. Another interesting insight about his early steps is that the principal of his high school once told his parents that he was convinced that the young Richard “would either become a millionaire or spend

his life in jail”.Well now let’s go back to our story, what was next on Mr. Bransons’ bucket list? If you wan-na get all the details feel free to google his name or browse wiki, but here is the shor-test sum up I can make: he strove to make his life remarkable.Although he had already accomplished suc-cess, was overwhelmed by money, women and whatever a man might desire, he kept on setting up new ventures, discovering new paths and challenges. Of course he did not succeed in all of them, yet managed to establish and run dozens of business ranging from wine to apparel and airlines.But it was only in September 2004 that Bran-son eventually decided to literally shoot for the stars, becoming the licensee of the technology behind the Spaceship One. His umpteenth venture was born: Virgin Galactic

52

TENDENZE news from the world

SIR RICHARD BRANSONFrom Virgin Galactic to Kite-surfing with Larry Page, an enlightened capitalist or foolish money burner?

Page 53: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

would pioneer suborbital tourism.Since then Virgin Galactic has run over 500 test and developed the Spaceship Two, thus setting itself as the first, and as far only, spa-celine existing. The company also collected over $mil 50 from private individuals and investors willing to pay upfront to secure their spot on the very first space flights. As of today over 450 people already transferred $20,000 as deposit and will eventually pay roughly 200k bucks for their ticket.Despite much criticizing from media and in-dustry professionals for delays and frequent rescheduling with no passenger actually flown yet, Mr.Branson signed a $mil 4.5 agre-ement with the NASA to fly researchers and engineers on three charter flights. Meanwhi-le his longtime partners at Virgin Galactic – Paul Allen and Burt Rutan – announced that they will develop Spaceship Three conceived

for orbital flight.The whole Virgin Galactic matter somehow helps in getting the flavor of what actually goes on when Mr. Branson is in the house: he plays like big boys!Switching from Virgin Galactic to some other Virgin business we would be spoiled for choice, so I’d rather go back to Branson’s biography focusing on his MyGeneration mo-ments.Leaving aside plenty of cameo appearances on several Hollywood blockbusters – e.g. Superman Returns and Casino Royale – Sir Richard Branson – yup, he was knighted by the Queen in 1999 – was spotted a couple of months ago kite-surfing with Google’s CEO Larry Page in a private piece of land at the British Virgin Islands (no surprise...).Name the craziest idea you might think of, he has probably done already done it!

Crossing the Channel on a weird vessel? Tick. Flying crazy hot air balloons? Done. Flying on a flight between Kuala Lumpur and London dressed up as a flight attendant? Got it. I could go on for hours...yet, the last thing I wanna bring to you is the somehow related to the unforgiving twist of fate, which noto-riously spares nobody.Sir Branson – who initially made his fortune in the record industry – has been recently harshly criticized by musicians, which are pissed off with him big time because he is charging them to bring their instruments on Virgin flights!

Keep it up!

MYGENERATION

read more about Richard Branson,MANGENERATION del mese

vai a pag 35

MANGENERATION

Page 54: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 354

we can be HEROESjust for ONE DAY

Page 55: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

55

TENDENZE

Page 56: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 356

SPORT

DI MASSIMO [email protected]

Vincere una sfida, superare un anta-gonista, andare oltre i propri limiti possono rappresentare gli elemen-

ti che compongono la metafora della vita di qualsiasi essere umano e, ancor di più, di ogni sportivo.Proprio come nella vita, ci si può affacciare ad una disciplina da semplice amatore, da generoso gregario, da protagonista di buon livello o da autentico “alieno”. Quest’ultima categoria comprende uomini e donne che hanno entusiasmato e commosso, con le loro imprese, tutti gli amanti dello sport.“Extraterrestre!” si è esclamato quando Usain Bolt, nella rassegna iridata di Berlino del 2009, ha infranto i record da lui stabiliti l’anno precedente all’Olimpiade di Pechino sia nei 100m, col tempo di 9’’58, che nei 200m, fermando il cronometro sui 19’’19, raggiun-gendo la velocità di punta di 44,72 km/h. Que-sto è l’anno delle Olimpiadi di Londra, prepa-riamo gli aggettivi celebrativi…L’atletica leggera non ci ha regalato solo for-midabili corridori: ci ha fatto spalancare gli occhi anche dinanzi ad autentici “uomini vo-lanti”. Ci riferiamo all’ucraino Serhij Bubka e al cubano Javier Sotomayor, attuali detentori dei record del Mondo nelle proprie discipline, rispettivamente il salto con l’asta (6,14m) e il

Oneşti, 12 novembre 1961

É la prima atleta ad averottenuto il massimo punteggio (10)in una gara olimpica

NADIA COMANECI

SPORTRecord e imprese di coloro

ALIENSche hanno scritto pagineincancellabili dello Sport Mondiale.

Page 57: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

salto in alto (volando oltre i 2,45m).Le imprese sportive non sono solo “cose da uomini”: la nuotatrice Federica Pellegrini, la schermitrice Valentina Vezzali, la ginnasta Nadia Comaneci e la tennista Steffi Graf sono solo alcuni esempi di fenomeni “al fem-minile”.Le prime due tengo-no alti i colori azzurri a suon di record e di medaglie ed, essen-do ancora in piena attività la Pellegrini e al suo ultimo gran-de appuntamento internazionale la Vezzali, puntano ad arricchire ancor di più le rispettive ba-cheche nella prossi-ma Olimpiade. Nadia Comaneci, pur avendo concluso la carriera agonistica a soli 23 anni, rappresenta un autentico monumento della ginnastica Mondiale. Il suo esordio alle Olim-piadi di Montreal ‘76 (alla tenera età di 14 anni) è segnato da un episodio curioso e allo stesso tempo straordinario: avendo eseguito l’esercizio in modo stupefacente, la votazio-ne fu ritardata poiché i computer erano pro-

grammati per registrare votazioni fino al 9,99 mentre il 10 non era previsto. Al posto del 10 fu inserito il voto 1,00 che in realtà fu moltipli-cato per dieci volte. La tennista tedesca Steffi Graf è considerata tra le migliori tenniste e atlete della storia sia per l’aver sollevato 107 trofei in 16 anni di carriera, che per l’irripe-

tibile anno 1988, in cui conquistò i 4 Tornei del Grande Slam e la Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Seul.Tornando agli uo-mini, avendo citato due discipline quali il tennis e il nuoto, non possono non essere menzionati atleti del calibro di

Roger Federer, detentore del record di vitto-rie dei Tornei del Grande Slam (16), e Michael Phelps, recordman delle vasche Olimpiche con ben 16 medaglie conquistate (14 ori e 2 bronzi), di cui 8 nella stessa edizione. Nonostante l’improvvido ritorno all’attività agonistica a 41 anni, incancellabile rimane l’impronta nella storia della F1 del pilota te-desco Michael Schumacher vincitore di 7 Ti-

toli iridati (5 su Ferrari e 2 su Benetton) che rappresentano un record assoluto.Passando alle “due ruote”, ancora distante appare per il “Dottore” Valentino Rossi, vin-citore di 9 titoli Mondiali, il record di 15 Mon-diali ottenuti tra il 1963 e il 1977 dal connazio-nale Giacomo Agostini. Un capitolo a parte merita infine il ciclista belga Eddy Merckx: soprannominato “il Cannibale” per la sua voglia di vincere tut-to quanto era possibile, incarnava forse più di chiunque altro l’idea di “sportivo alieno”. Infatti, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, impegnati a prepararsi per un numero ridotto di appuntamenti stagionali, Merckx preferiva prendere parte a quasi tut-te le gare dell’anno con risultati incredibili: oltre ad aver vinto almeno una volta tutte le 5 “classiche” del Nord, appartiene alla stret-ta èlite di ciclisti che hanno vinto i 3 Grandi Giri, oltre ad aver compiuto l’accoppiata Giro d’Italia-Tour de France per ben tre volte (re-cord ineguagliato). Grandi sportivi, divenuti eroi, il cui comune denominatore è rappresentato dallo stesso obbiettivo: superare il limite, andare oltre l’umano, lasciare il segno per trasformarsi in qualcosa di “diverso” quasi “estraneo” alle leggi della natura…Alieni per l’appunto.

Trelawny, 21 agosto 1986

Tielt-Winge, 17 giugno 1945Hermülheim, 3 gennaio 1969

Baltimora, 30 giugno 1985

Tra i suoi record c'è ilmaggior numero di titoli mondiali (7)

Nel 2009, a Berlino, ha corsoi 100 metri in 9"58

È l'atleta con più medaglied'oro nella storia olimpica

È l'unico ad essere riuscitoa realizzare l'accoppiata Giro-Tourper tre volte

L’atletica leggera non ci ha regalato solo formidabili corridori: ci ha fatto spalancare gli occhi anche dinanzi ad autentici “uomini volanti”

MICHAELPHELPS

EDDY MERCKX

MICHAELSCHUMACHER

USAINBOLT

57

Page 58: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

DI GABRIELE BASILE

La Vecchia Gaia Inghilterra: terra di potenti re e regine, di ardimentosi na-vigatori ed esploratori, di illustri poe-

ti e scienziati, di grandi sportivi e… di sport! Il “gioco più bello del mondo”, il calcio, è infatti originario di quell’isola, proprio come il rugby, un altro degli sport più amati e diffusi in que-sti giorni; ai sudditi di Sua Maestà Britannica va inoltre il merito di aver codificato e reso importante il polo (originario dell’India, molto prima che questa diventasse parte dell’Impe-ro), il canottaggio e il cricket. L’Arcipelago Britannico, però, è ben noto per tutta una serie di eventi e manifestazioni sportive decisamente pittoresche, benché questi sport vengano troppo frettolosamente etichettati come “minori”, presuppongono in molti casi un’adeguata preparazione fisica e sono – dettaglio non trascurabile – capaci di richiamare un buon numero di spettatori. È il caso degli “Highland Games”, vere e proprie olimpiadi scozzesi, talmente amate da essere riproposte anche negli Stati Uniti: fulcro della manifestazione, oltre alle danze tradizionali e alle immancabili cornamuse, sono i cosiddet-ti “heavy events”, una serie di gare dal sapore decisamente folkloristico, tra cui spicca il ce-lebre Caber Toss, il Lancio del Tronco.Una certa notorietà hanno acquisito anche le competizioni legate al formaggio, e se pensiate si tratti di una competizione in cui il vincitore è colui che fagociti più cheddar… beh, siete fuori strada! Il formaggio non va mangiato, ma fatto rotolare per strada, da squadre com-

poste da quattro elementi, come nella simpa-tica cittadina di Stilton. Ancora più inusuale quanto accade nel Gloucestershire: una forma di formaggio locale da 8 libbre (3,64kg) viene lanciata giù da una collina, lungo un percor-so di 220 yards con un fattore pendenza del 50%, i concorrenti si lanciano a capofitto lun-go il pendio e colui che riesce ad afferrare il formaggio, viene dichiarato vincitore. Inutile aggiungere che una simile disciplina ha un fat-tore di rischio elevatissimo, e gli infortuni – an-che piuttosto gravi – sono all’ordine del gior-no. Il premio? La forma di formaggio, of course.Meno pericoloso, ma altrettanto inusuale è il “Bog Snorkeling”, ovvero una gara di nuoto con pinne e boccaglio che si tiene ogni agosto presso Llanwrtyd Wells, in Galles, la più pic-cola città del Regno Unito. Cosa c’è di strano? Semplicemente che la gara non si svolge né in una piscina, né in un qualunque corso o spec-chio d’acqua convenzionale, bensì nella torbie-ra Waen Rhydd; i concorrenti (divisi nelle ca-tegorie Uomini, Donne, Junior e Travestimenti) devono attraversare due volte un percorso di 60 yards che è stato definito:“muddy, cold, wet, filthy and thick!” (nell’ordine: fangoso, freddo, bagnato, lurido e denso).L’elenco di questi caratteristici sport potrebbe essere molto, molto lungo: corsa delle frittel-le, lotta tra alluci, corsa nei sacchi, partite di calcio lunghe due giorni con porte a 3 miglia di distanza l’una dall’altra, e chi più ne ha più ne metta! Quello che veramente ci sta cuore è che queste tradizioni, vecchie anche di molti secoli, non vadano perdute, ma continuino ad arricchire il patrimonio culturale non soltanto inglese, ma di tutto il mondo.

58

SPORT

CABER TOSS

NIENTE CALCIO,SIAMO INGLESI

BOG SNORKELING

CHEESE ROLLING

Per saperne di piùsulle feste bizzarre

Page 59: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

DI GIUSEPPE [email protected]

L'avvicendamento della Cancellie-ri al Viminale potrà, stranamen-te, essere osannato dalla mag-

gioranza delle tifoserie organizzate? Poco probabile! Certamente il cambio di strategie e finalità della Tessera del tifoso sarà apprez-zato dalle curve italiane.Già il nome sarà diverso: “Fidelity Card”. In-fatti, oltre l'acquisto dei biglietti per ogni zona dello stadio, e soprattutto, per i settori ospiti durante le trasferte, sarà prevista la possibilità di: cedere a terzi i biglietti carica-ti sulla card; offerte di carnet di biglietti per un determinato numero di partite; ingressi gratuiti per gli under quattordici; acquisto biglietti online; offerte tariffarie vantaggiose per i mezzi di trasporto usati per le trasferte.Quello che traspare da questa decisione, ma-turata in seno dell'Osservatorio Nazionale

sulle Manifestazioni Sportive, è un cambia-mento netto rispetto alla linea dura di “maro-niana memoria”. Una politica d'inclusione del tifoso per far ritornare il pubblico negli stadi ormai vuoti o, com'è accaduto nello stadio Nereo Rocco di Trieste, riempito da giganto-grafie raffiguranti i tifosi di casa. Come, infatti, dichiara Roberto Sgalla, neo-presidente dell'Osservatorio nazionale sulle Manifestazioni Sportive: "La tessera del tifo-so dovrà evolversi in uno strumento che sia sempre più di fidelizzazione. (...) La possibilità di abbinare benefits alla tessera potrà far tornare la gente allo stadio". Lo stesso Sgalla, fautore di questa nuova politica, riconosce che la tessera del tifoso “ha sicuramente permesso di ridurre gli incidenti negli stadi”.Forse l'Osservatorio ha scoperto con ritar-do che già dai tempi del biglietto nominale le Questure incrociavano dati sensibili degli spettatori con black list di diffidati sogget-ti a Daspo, permettendo così un controllo maggiore del pubblico. Inoltre l'introduzione di criteri più rigidi per le concessioni delle licenze UEFA si muovono in tale direzione, visto che a partire dalla stagione 2012/13 il massimo Organo calcistico europeo obbliga

i clubs a munirsi di un funzionario per le re-lazioni con i tifosi (supporter liaison officer, SLO), pena il non rilascio del pass per dispu-tare Europa e Champions League. Estremamente significativa è stata la senten-za della VI Sezione del Consiglio di Stato che ha sancito “l’illegittimità della tessera del ti-foso, in quanto elemento strumentale di una pratica commerciale scorretta” per il fatto che per ottenere il suo rilascio, i tifosi sono costretti a possedere una carta di credito ricaricabile.In realtà si spera che sia finalmente giunto il momento di un cambiamento nel mondo del calcio: ciò può avvenire, in via prelimi-nare, con le già citate politiche d'inclusione dei tifosi cosiddetti “sani”, a cui però devono necessariamente seguire progetti per la costruzione di impianti più sicuri e conforte-voli. Tali elementi costituirebbero la base su cui fondare una cultura calcistica impronta-ta sul rispetto e il fair play. Purtroppo, però, gli intrecci perversi tra pallone, politica e alta finanza, e i recenti scandali legati al calcio scommesse, mostrano quanto questo cam-mino sia ancora lungo e tortuoso.

Da causa di scontro a strumento d'inclusione?

TESSERA: FASE 2

SPORT

59

Page 60: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Page 61: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

61

filetto diSCOTTONAal PEPE VERDE Lasciate sciogliere il burro con un cuc-chiaio di olio in una padella. Passate il filetto nella farina da entram-be le parti e fatelo rosolare in padella in-sieme al pepe verde girandolo un paio di volte. Scolate l’olio in esubero e sfumate con del brandy quanto basta. Rimettete sul fuoco facendo bruciare l’alcol, aggiungete del fondo bruno per le-garlo e portate a cottura (l’ideale medio-sangue).

suggerimentiServite il filetto con delle patate a spic-chio dorate in padella con aglio e rosma-rinoaccompagnate il tutto con un calice di Nero d’Avola

ingredienti

per 2 persone- 600 gr. di filetto di scottona o di manzo possibilmente di razza italiana- farina quanto basta- una noce di burro- brandy- olio extra vergine - pepe verde in salamoia - fondo bruno

www.latavernadibacco.comwww.sasapizzamia.it

Page 62: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

Page 63: MYGENERATION - Febbraio 2012

MYGENERATION

Page 64: MYGENERATION - Febbraio 2012

FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3


Recommended