Nella Messa d’inizio anno, Benedetto
XVI ha donato il suo augurio all’u-
manità che cerca la pace, che aspira alla giustizia
e desidera l’amore.
Con parole semplici ed evangeliche ha augurato
che si possa vivere la stessa esperienza dei
pastori di Betlemme: stare alla presenza di Dio e
della sua benedizione, non nella sala di un mae-
stoso palazzo, bensì in una stalla, davanti ad un
‘bambino adagiato nella mangiatoia’, proprio
perché “da quel Bambino si irradia una luce
nuova, che risplende nel buio della notte”.
La luce per il nuovo anno assume i colori dell’e-
ducazione, tema del messaggio per la Giornata
Mondiale della Pace: Educare i giovani alla
giustizia e alla pace è filo conduttore dell’impe-
gno della Chiesa in risposta alla dilagante emer-
genza educativa.
Educare oggi è una “sfida”, almeno per due
motivi, ha precisato il Papa: In primo luogo, per-
ché nell’era attuale, fortemente caratterizzata
dalla mentalità tecnologica, voler educare e non
solo istruire non è scontato, ma è una scelta libe-
ra e responsabile e che non sempre tutti fanno,
anche perché, sulla scia della cultura relativista
alcuni si pongono la domanda: ha ancora senso
educare?, e poi educare a che cosa?.
La risposta scaturisce dal tema stesso della Gior-
nata mondiale: “Per i giovani oggi è indispensa-
bile una solida educazione della loro coscienza,
così da metterli al riparo da questi rischi e ren-
derli capaci di lottare sempre e soltanto contan-
do sulla forza della verità e del bene”.
Mentre la realtà sociale in cui crescono può por-
tarli a pensare e ad agire in modo intollerante e
violento occorre che essi imparino il valore e il
metodo della convivenza pacifica, del rispetto
reciproco, del dialogo e della comprensione.
Emerge in questo la responsabilità educativa del-
A PAGINA 3
QUALE FUTURO?RIPARTIREDA MADRID
Lo scorso martedì 3 gennaio
2012 nella Cattedrale di
Catania si viveva in un cli-
ma di gioia, non soltanto
per le festività appena trascorse, ma
in particolare per il lieto evento del-
l’ordinazione sacerdotale di tre alun-
ni del nostro seminario arcivescovile.
L’abbraccio con cui l’Arcivescovo
ha accolto i neo-presbiteri ha dissol-
to la tensione che si leggeva nei loro
volti a testimonianza della solennità
del momento, percepito e vissuto dal-
l’assemblea che in maniera attenta
ha seguito ogni singolo gesto liturgi-
co.
Carissimi fratelli Presbiteri e Diaco-
ni,
Carissimi ordinandi Rosario,
Nuccio e Fabio,
Fratelli e Sorelle nel Signore,
1. La Celebrazione Eucaristica cui
stiamo partecipando è caratterizzata
dal fatto che avviene nei primi giorni
dell’anno 2012.
Questo incontro con il Signore Risor-
to, che è con noi tutti i giorni fino alla
fine del mondo (Mt 28,20), ci per-
mette di guardare all’anno nuovo con
quella fiducia che il Papa Benedetto
XVI ci ha indicato nel suo Messag-
gio per la 45ª Giornata Mondiale del-
la Pace.
Al riguardo, egli scrive: “Con quale
atteggiamento guardare al nuovo
anno? Nel salmo 130 troviamo una
bellissima immagine. Il Salmista
dice che l’uomo di fede attende il
Signore «più che le sentinelle l’auro-
ra» (v. 6), lo attende con ferma spe-
ranza, perché sa che porterà luce,
misericordia, salvezza. Tale attesa
nasce dall’esperienza del popolo
eletto, il quale riconosce di essere
educato da Dio a guardare il mondo
nella sua verità e a non lasciarsi
abbattere dalle tribolazioni. Vi invito
a guardare il 2012 con questo atteg-
giamento fiducioso” (n° 1).
Accogliamo l’invito del Papa, e chie-
diamo al Signore che la partecipazio-
ne a questa Santa Messa ci aiuti a
superare “il senso di frustrazione per
la crisi che sta assillando la società, il
mondo del lavoro e l’economia …”
(ib), crisi ben percepibile anche nei
nostri ambienti e vissuta con difficol-
tà, e in modo particolare, da tante
famiglie.
2. Nel calendario liturgico l’odierno
martedì 3 gennaio è così
descritto: II Settimana
di Natale, Feria di
Natale.
La Chiesa, cioè, si dedi-
ca alla prolungata con-
templazione del mistero
del Verbo incarnato per
accogliere ed assaporare
i frutti abbondanti che
scaturiscono dal mistero
adorabile del Natale.
Dalla contemplazione
sgorga la gioiosa esorta-
zione espressa nell’o-
dierna antifona dei
Vespri: “Rallegriamoci
nel Signore, esultiamo
di santa gioia: la salvez-
za è apparsa nel mondo, alleluia”.
Feria di Natale oggi, ma anche
memoria facoltativa del Santissimo
Nome di Gesù. Chi ha celebrato que-
sta memoria ha trovato nella colletta
un puntuale e prezioso riferimento al
tempo natalizio in cui ci troviamo:
“O Dio, nell’incarnazione del tuo
Verbo hai posto fondamento all’ope-
ra della salvezza del genere uma-
Catania - anno XXVIII - n. 1 - 8 gennaio 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
settimanale regionale di attualità
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
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(segue a pagina 4)
PAGINA
GIOVANIa pagina 5
(segue a pagina 2)
GUARDIA
COSTIERA:
BILANCIO
2011
a pagina 11
I EDIZIONE
PREMIO
PIRANDELLO
a pagina 12
Contare sulla forza della verità e del bene
Anno della fede e dell’impegno missionario
Nel mondo, ma
non del mondo
Ad inizio dell’anno tre novelli sacerdoti arricchiscono il presbiterio diocesano
Giuseppe Adernò
di S.E.R. Mons. Salvatore Gristina
no…”. Inoltre, nella preghiera dopola Comunione ha chiesto al Signorel’abbondanza della sua grazia “per-ché possiamo rallegrarci che anche inostri nomi sono scritti nei cieli”.È quest’ultima certezza che, in defi-nitiva, continua ad accompagnarcinel nuovo anno e in tutti i giorni del-la nostra vita. Sapere che i nostrinomi sono scritti in cielo è fonte diquella pace straordinaria in cui pos-siamo sempre trovarci e che il BeatoGiovanni XXIII così esprimeva: “IlSignore sa che ci sono, e questo mibasta”.Auguriamoci, fratelli e sorelle, dipoter giungere presto pure noi a que-sta liberante semplicità di pensieri edi vita.
3. Per le nostre Chiese di Sicilia il 3gennaio è anche occasione per ricor-dare due sante persone che come noihanno avuto il privilegio di esserenate in questa Isola e di avervi vissu-to in parte o interamente la loro esi-stenza cristiana.Si tratta di due insigni sacerdoti: S.Silvestro da Troina, religioso, e S.Giuseppe Maria Tomasi, cardinale.San Silvestro, nato intorno al 1110 aTroina (che oggi perciò lo onora conspeciale solennità), si lasciò attiraredall’ideale di seguire più da vicinoCristo. E così in Silvestro, come sot-tolinea la colletta della Messa in suoonore, il Signore ha potuto imprime-re, in tutto il suo splendore “l’imma-gine dell’uomo nuovo, creato nellagiustizia e nella santità”. Silvestrovisse la vita buona del Vangelo e citestimonia cosa significa essere liberida ogni egoismo e diventare ricchi diDio, unico bene (cfr. orazione sulleofferte).San Giuseppe Maria Tomasi, vissutodal 1649, anno in cui nacque a Lica-ta, al 1713, anno in cui morì a Roma,è stato canonizzato 25 anni or sono, il12 ottobre 1986, dal Beato GiovanniPaolo II. La colletta sottolinea che inLui Dio ha dato splendore all’ordinesacerdotale e lo presenta “illustre peraver coltivato con somma pietà lascienza delle sante Scritture e dellaLiturgia.Un tale impegno rende particolar-mente attuale ed eloquente la vita el’opera del Santo Cardinale. Perquanto riguarda, in particolare, ilcampo del culto liturgico, è opportu-no ricordare l’affermazione del Bea-to Giovanni Paolo II durante l’omeliadella Messa per la canonizzazionedel Tomasi: “La testimonianza delnuovo Santo cade particolarmenteopportuna ai nostri giorni, a vent’an-ni (allora dalla conclusione, oggi acinquant’anni dall’apertura) dal Con-cilio Vaticano II che tanto incremen-to ha dato al rinnovamento della vitaliturgica. Il Santo che oggi procla-miamo ci aiuta a comprendere e arealizzare questo rinnovamento nelsenso giusto”.
4. Mi sono alquanto dilungato sullecaratteristiche della giornata liturgicaodierna, perché mi pare che essecostituiscano lo splendido contestodell’evento che oggi allieta la nostraChiesa: l’ordinazione presbiterale deinostri carissimi diaconi Rosario Bal-samo, Nuccio Puglisi e Fabio Vassal-lo.L’ordinazione è illuminata e normataanzitutto dalla Parola che abbiamoappena ascoltata. Tuttavia, illumi-nante e stimolante può essere anchela testimonianza dei due ricordatisanti sacerdoti, in quanto la loro esi-
stenza è stata guidata dalla Parola diDio ed ha avuto come centro l’Euca-ristia, e particolarmente la celebra-zione della S. Messa.
5. Carissimi Rosario, Nuccio e Fabio,siete qui con la comprensibile trepi-dazione che tutti leggiamo nei vostrivolti e che comprendiamo in modospeciale noi, vostri fratelli presbiteri,che già abbiamo ricevuto il dono cheil Signore oggi elargisce anche a voi.Siete qui perché in voi si realizzi inmodo speciale quanto Gesù ha chie-sto al Padre per i suoi discepoli con leparole riportate nel brano evangelicopoc’anzi proclamato (cfr. Gv17,6.14-19).Nelle parole di Gesù ritorna martel-lante per ben nove volte il termine“mondo”. Questo termine “ha perGiovanni un duplice significato,positivo e negativo. È oggetto dellacreazione di Dio (cf. 1,10) e del suoamore (cf. 3,16), ma identifica anchetutti coloro che rifiutano la persona diGesù e odiano i suoi discepoli. Que-sto mondo malvagio è stato sconfittoda Gesù (cf 16,33) e dalla fede deidiscepoli (cf 1 Gv 5,20)” (La Bibbia
Via Verità e Vita, ed. S. Paolo 2009,p. 2223).Noi tutti facciamo parte del mondocreato da Dio, realtà che è “cosa buo-na”, come a più riprese annota l’au-tore del primo capitolo della Genesi,anzi “cosa molto buona”, come concompiacenza ha constatato lo stessoCreatore ponendo l’uomo al verticedella sua attività creatrice.Pur compromesso nella sua bontàoriginaria dalla caduta dell’uomo, ilmondo è sempre amato da Dio. Nediede la bella notizia Gesù a Nicode-mo: “Dio infatti ha tanto amato ilmondo da dare il Figlio unigenito,perché chiunque crede in lui nonvada perduto, ma abbia la vita eterna(Gv 3, 16). Tuttavia, il mondo èanche rifiuto di Dio e del Suo Invia-to: noi non dobbiamo appartenere aquesto tipo di mondo.In questo mondo dal volto moltepli-ce, noi cristiani sperimentiamo ilcomportamento descritto da Gesù emodellato su di Lui: essere nel mon-do, ma non del mondo. Gesù nonchiede al Padre di toglierci dal mon-do ma di custodirci dal maligno.Oggi potremmo dire che Gesù chiedeal Padre di farci vivere ed operare nelmondo con la sapiente consapevolez-za suggerita dalla CostituzionePastorale Gaudium et Spes del Vati-cano II sulla Chiesa nel mondo con-temporaneo.A ciò siamo abilitati dalla consacra-zione nella verità di cui parla Gesù eche giunge a noi tramite l’iniziazionecristiana nei sacramenti del Battesi-mo, della Cresima e dell’Eucaristia,momenti di grazia in cui agisce in noila forza trasformante dello Spirito delRisorto.
6. Carissimi Rosario, Nuccio e Fabio,la consacrazione nella verità implo-rata da Gesù per i suoi discepoli, tra
poco in voi sarà arricchita ulterior-mente, anzi essenzialmente, tramitel’ordinazione sacerdotale.L’unzione crismale delle palme dellevostre mani sarà il segno della nuovaconsacrazione che vi abilita alla san-tificazione del popolo santo di Dio eall’offerta del sacrificio eucaristico.Con questa nuova consacrazione eguidati dallo Spirito del Risorto sietemandati nel mondo dove agiretecome Gesù, anzi “in persona Chri-sti”. Annunzierete l’amore di Dio peril mondo e lo rinnoverete con la for-za della risurrezione di Gesù.Con l’ordinazione sacerdotale la mis-sione dell’antico profeta, che ci è sta-ta ricordata nella prima lettura (cfr. Is61,1-3) e che è stata pienamente rea-lizzata da Gesù, come Egli stesso sot-tolineò per i suoi concittadini diNazaret (cfr. Lc 4,14-21), viene affi-data anche a voi, carissimi RosarioFabio e Nuccio.In questi tempi di particolare disagio,siate testimoni della speranza cristia-na con cui vogliamo guardare alnostro e all’altrui futuro. Siate prontie generosi nel fasciare le piaghe deitanti cuori spezzati dalla sofferenza edal disagio. Consolate gli afflitti cheincontrerete; spargete generosamentecorone ed olio di letizia, fate intonarecanti di lode al Signore e di operosasolidarietà nella Chiesa e nel mondo.
7. Carissimi, Rosario, Nuccio eFabio, avete scelto come seconda let-tura dell’odierna liturgia alcune illu-minanti ed esigenti espressioni di S.Paolo. Sono tratte dalla sua secondalettera ai Corinti (4,1-2.5-7), lo scrit-to “che maggiormente ci rivela Pao-lo, la sua vitalità interiore, espressacon tutta spontaneità”; [dove] “è ingioco il suo essere più profondo edintenso: […] apostolo di CristoGesù…” (La Bibbia Via Verità e Vita,p. 2389). Con straordinaria forza,anche letteraria, Paolo comunicaquello che gli sta a cuore, cioè che
“nessuna ombra di interesse persona-le o di secondi fini deve inquinare lasua limpida vita di apostolo…” (ib).Con la vostra scelta, carissimi figliordinandi, volete pubblicamentemanifestare l’impegno di imitare l’a-postolo Paolo.Noi, carissimi fratelli presbiteri, dob-biamo essere assai grati ai nostri gio-vani confratelli che ci offrono, conquesta pagina, una provvidenzialeoccasione per esaminare il nostroministero allo scopo di rinverdirne leradici e rinnovarne il quotidiano stiledi esercizio.È bello poter affermare con Paoloche la nostra identità è frutto dellamisericordia che Dio ci ha usato.Sapendoci amati da Gesù con amoredi predilezione, dobbiamo rifiutare“dissimulazioni vergognose” e pre-sentarci limpidamente a tutti. Comeauguro ai nuovi Parroci consegnandoloro l’Evangeliario, la nostra vitastessa deve essere “un Vangelo scrit-to dallo Spirito, che tutti possiamo
leggere”.Inoltre, quanto è impegnativa, maanche come è fonte di serena opero-sità, l’affermazione di Paolo: “Noi …non predichiamo noi stessi, ma Cri-sto Gesù Signore; quanto a noi, sia-mo i vostri servitori, per amore diGesù”.
8. È nostro dovere predicare CristoGesù Signore, e ci sarà di grande uti-lità tener presente quanto sottolinea-va il Beato Giovanni Paolo II neiriguardi di S. G. M. Tomasi: eglimostra “specialmente ai pastori dianime, quanto è importante, nelsacerdote, una sana sensibilità cultu-rale, fondata su di un autentico amo-re alla verità, che si traduce nell’im-pegno generoso di comunicarla aifratelli. Un impegno che dà al suoministero una speciale dignità ed unaparticolare efficacia” (cfr. Omelia perla canonizzazione, 12 ottobre 1986).La sorgente dell’efficacia che implo-riamo dal Padre per il nostro ministe-ro è costituita, lo sappiamo moltobene, soprattutto carissimi fratellipresbiteri, dalla Liturgia.Per questo supplichiamo S. GiuseppeM. Tomasi affinché ci ottenga di imi-tarlo nell’atteggiamento che lo quali-ficò e che il Beato Giovanni Paolo IIcosì descriveva canonizzandolo: “Davero Ministro dell’Altare, il Tomasicomprese di dover cercare Cristo,come dice il Salmo, soprattutto «nelsuo Santuario» (Sal 62 [63], 3), «abi-tando nella casa del Signore» (cfr.Sal 22 [23], 6), vale a dire rendendoalla Sacra Liturgia il dovuto onore,che non si esaurisce in un atteggia-mento esteriormente ritualistico, mache sa vedere nel culto divino unasuprema fonte di luce e di energiaoperativa per tutta la giornata del cri-stiano, quasi che questa non sia nédebba essere altro che un prolunga-mento dell’azione liturgica, soprat-tutto quella eucaristica”.
9. Ad imitazione di Paolo, tutti i san-ti pastori di ogni tempo, si distinguo-no per la lucida consapevolezza diavere questo tesoro, cioè l’identità, lavita e il ministero sacerdotale, “invasi di creta”.Carissimi fratelli presbiteri, la veritàdella nostra fragilità non ci intristi-sce e non ci scoraggia poiché sappia-mo che così possiamo testimoniareche “il nostro aiuto è nel nome delSignore”.La consapevolezza di essere fragilidiviene per noi salutare monito a cer-care l’aiuto del Signore ogni giornoed anche con quei sussidi spiritualiche anche oggi sono offerti e racco-mandati a noi presbiteri.La coscienza della nostra fragilità noisacerdoti l’affidiamo anche a voi, fra-telli e sorelle nel Signore, affinché ciaccompagniate sempre con la pre-ghiera, come pure e se necessario,con l’evangelica correzione fraterna.Tanta abbondanza di grazia per tuttinoi, la propizino con la loro interces-sione la Vergine Santissima e i Santiche adesso invochiamo.L’ottengano particolarmente a voi,carissimi Rosario, Nuccio e Fabio,che oggi la misericordia di Dio miconcede la gioia di ordinare presbite-ri in questa nostra Santa Chiesa. Lavostra ordinazione è un dono specia-le del Padre alla nostra arcidiocesi,che al presente sperimenta l’altrogrande dono della Visita pastorale,già ricca di abbondanti frutti spiritua-li per quanti accogliamo con fede lavisita di Gesù, nostro Buon Pastore.Così sia per tutti noi.
®
2
Prospettive - 8 gennaio 2012
PRIMO PIANOIndietro nel tempointervistando Giuseppe Sciuti ___________3
Centinaia di visitatorial Presepe viventenell’insediamentorupestre xibetano __________4
INFORMADIOCESINotizie in breve___________6
Dalla Cancelleria: Nomine __6
Dall’Ufficio Beni Culturali __6
DIOCESIBilancio di fine annoal Centro per la promozionedella Famiglia di Paternò ___7
Al Museo diocesano mostra di icone antichee moderne _______________8
Buccheri Francesco,il celebre poeta dialettaleBoley nel 50° della morte ___9
Il Vescovo di NotoMons. Antonio Staglianò socioonorario del Lions CataniaStesicoro Centrum________11
sommario al n. 1
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Unione Stampa Periodica Italiana
Settimanale associato alla F.I.S.C.(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 4 gennaio 2012
Annunzierete
l’amore di Dio
per il mondo
e lo rinnoverete
con la forza
della risurrezione
di Gesù
La Chiesa si dedica
alla prolungata
contemplazione
del mistero del Verbo
incarnato
per accoglier
ed assaporare
i frutti abbondanti...
(continua da pag. 1)
NEL MONDO...
Come da copione, igiorni del passaggio
da un anno all’altro si riempiono dicommenti sul consuntivo dell’annoche va via e sul preventivo dell’an-no che viene.Dalle chiacchiere tra amici al baragli editoriali giornalistici è tuttoun far elenco e memoria dei fattidell’anno che ci lascia per poterescorgere segni positivi che faccianosperare in un anno migliore.Ai più l’avventura si mostra subitoardua e fallimentare.Appare loro difficile, tanto quantotrovare un ago in un pagliaio, scor-gere, tra gli eventi che hannosegnato l’anno trascorso, semi disperanza nel cui germogliare crede-re per potere guardare all’anno cheviene con animo disteso e fiduciosoper predisporsi all’operosità.L’elenco che scorre nella mente deipiù è nero: alluvioni, frane e crollifrutto, il più delle volte, dell’incu-ria umana e amministrativa che nonpare abbiano voglia di correggersi;scontri di piazza e primi accenni diuna insorgenza di vecchi terrorisminostrani anche se sino ad ora limi-tati a messaggi minatori, a qualcheproiettile di avvertimento speditoper posta o buste esplosive nonletali; sullo scenario internazionaleventi di guerra che non accennano aplacarsi, nuove crisi in mediooriente dalle quali potrebbe non
rimanere estranea l’Italia, il fer-mento di nuove aspirazioni totalita-rie in paesi appena liberatisi daantichi tiranni; crisi economicagaloppante e un ciclone di perditadi posti di lavoro, di tasse e imposteche si abbattono il più delle voltesulle classi già da sé in forte disa-gio; rincari del costo della vita eabbassamento continuo del poteredi acquisto dei salari, chiusura dipiccole imprese artigiane, gestiestremi di piccoli imprenditori tra-volti dal crollo economico.Gli animi divengono ombrosi,sospettosi, terrorizzati dal futuro,ognuno chiude i cordoni della borsae si apre la corsa alle cassette disicurezza per custodire e nasconde-re i propri averi, la fiducia nel siste-ma bancario è crollata e si vive nelterrore di un aggravarsi di quelleche oramai vengono definite dalsentire comune, a ragione o a torto,“rapine fiscali” da parte di uno sta-to gestito da una classe politica afiducia zero nella maggior parte deicittadini.In un sondaggio demos di quest’an-no la stragrande maggioranza degliitaliani, interrogata sull’andamentodelle cose nel corso degli ultimidieci anni, ha risposto che rispetto adieci anni fa il nostro è un paesemeno felice, meno rispettoso delleleggi, meno unito, meno solidale esi era ancora a marzo 2011, quando
la crisi doveva ancora emergere inpienezza.“Oroscopo”, “super enalotto” e“tarocchi” risultano tra le dieciparole che quest’anno hanno più ditutte affollato i motori di ricercamediatici assieme ad altri argomen-ti evasivi.Sembra che alla gente sia rimastasolo voglia di fuggire dalla realtà eche i più sentano di potersi affidaresolo alla vana speranza di improba-bili magie.I giovani, quelli sui quali il futuroconta, sembrano soccombere a tut-to questo e anche loro appaionoricurvi sotto il peso della vita.Eppure non è così, basta avereocchi per vedere, basta sapere sof-
fermarsi sulle meraviglie avvenutel’anno appena trascorso, basta ave-re qualcosa di saldo in cui credere,non per fantasia o per alienazione,ma per esperienze concrete ed esal-tanti, vissute o vedute.Circa due milioni erano i giovanipresenti e immersi nell’adorazioneeucaristica in un silenzio che nonpoteva che essere silenzio e immo-bilismo assoluto perché parlava diverità inesprimibili con parole ogesti.Era la Giornata Mondiale dellaGioventù, a Madrid, nei giorni diagosto di quel 2011 appena trascor-so.Due milioni di giovani che vannomoltiplicati per settanta volte sette
perché portatori dello spirito e del-la fede delle parrocchie e dei movi-menti cattolici nei quali si formanoe avanzano nella fede assieme atanti fratelli e sorelle, altri giovani eanche anziani, delle rispettivecomunità che avrebbero volutoesser lì ma che non sono potutiandare.Due milioni di giovani provenientida 193 nazioni di tutto il mondo permanifestare una gioia di vita globa-le tanto quanto globale è oggi ognicrisi, finanziaria e politica, dinnan-zi alla quale chi non ha il coraggiodi accogliere quel dono di Dio cheè la Fede soccombe.Giovani che per essere lì presentihanno dovuto anche lavorare permettere da parte i soldi necessari,non per le vacanze a mare o per farturismo ma per esser lì a testimo-niare nello scenario dell’aereoportoCuatro Vientos e per tutta Madridma a vantaggio del mondo intero, illoro essere “radicati e fondati inCristo, saldi nella fede”, questo eraquest’anno il tema, nel silenzio diadorazione quando c’era da farsilenzio e nell’esplosione di gioiadei canti e delle danze e semprenella letizia pur non essendo inden-ni dalla crisi che certamente attana-glia anche le loro famiglie, puravendo anche loro i problemi delladisoccupazione, dell’incertezza nelfuturo.Nella letizia con tutti i disagi, nellaletizia dinnanzi agli insulti e persi-no dinnanzi ai tentativi di aggres-sione che pure vi sono stati da par-te di scapestrati alla eterna ricerca
Accompagno mio maritoin uno studio medico.
Varcando la soglia di un palazzettosito nel centro storico della città edalla sobria architettura ottocente-sca, si ha l’impressione di entrare inuna sorta di stargate nel passato, unaporta del tempo che pare trasportarcinella Catania del secolo XIX, quan-do per le strade sentivi l’odore difinimenti di cuoio delle carrozze etimidi visi di donne imbellettati dicipria ogni tanto facevano capolinosotto pesanti e lunghi mantelli dilana d’inverno e scialli di lino o setad’estate. Ho sempre provato una for-te attrazione per la storia e quell’am-biente con il tipico arredo di finesecolo mi presenta l’opportunità divagheggiare nel tempo passato.Mentre alle pareti osservo le fotogra-fie ingiallite della Catania di primonovecento, cercando di individuareparticolari urbanistici che oggi nonesistono più, una gigantografia cat-tura la mia attenzione. La riconosco:è la riproduzione della “Battaglia deicatanesi sui libici” che caratterizza ilsipario del Teatro Massimo della cit-tà. L’opera è datata 1883 ed è di unaconnotazione scenografica particola-re: una folla numerosa e dalle tinteepiche si muove ai ritmi di una guer-ra che si consuma tra sgargianti tem-pli pagani e fragor d’armi. Quelloche l’autore ha voluto eternare è ilmomento della vittoria quando ilpopolo siciliano nel suo valore mili-
tare esprime tutto l’orgoglio e ladignità della palma gloriosa. L’indi-viduazione del territorio di Catania èdato dallo sfondo in cui si staglia daicontorni ben definiti l’Etna fumantee dalla cima innevata.È la forza del vulcano che pare siastata introiettata nel coraggio del suopopolo.Mentre assorta contemplo la gigan-tografia, non mi accorgo che undistinto e anziano signore dalla bar-ba bianca e abiti dimessi ma puliti,mi osserva compiaciuto e dopo qual-che minuto così si esprime: Sono
lusingato che ti piaccia il mio affre-sco. Il mio nome è Giuseppe Sciuti ela mia terra natale è Zafferana Etnea.Venni a questo mondo il 26 febbraiodel 1834. Ho iniziato a studiare pit-tura a Catania all’età di quindici annie i miei maestri sono stati il pittoreGiuseppe Rapisardi, lo scenografoGiuseppe Di Stefano, poi il ritrattistaGiuseppe Gandolfo. Mio padreavrebbe voluto fare di me un medi-co, ma io mi opposi e volli seguire lamia tendenza: l’arte.Nel 1852 a seguito dell’eruzione del-l’Etna, la mia famiglia riversò incondizioni economiche disastrose epertanto per sopravvivere in queglianni cominciai a lavorare comedecoratore nelle case borghesi dellecittà di Giarre e di Riposto come lacasa del fu Giuseppe Tabuso, in ViaGramsci, patrimonio architettonicodi un certo valore che meriterebbeessere salvaguardata perché lesiona-ta da scosse sismiche e da infiltra-zioni d’acqua.Nel 1857 ho sposato Antonietta Tor-risi e ho scelto Firenze e poi Napolicome città dove continuare i mieistudi ed entrare in contatto con i cir-coli artistici in auge in quel periodo.Nella città partenopea abitai in unoscuro palazzo sito in un vicolo ciecoe maleodorante e intanto approfondi-
vo le mie ricerche sulla pittura e sul-la scenografia, tanto che nel 1877vinsi il concorso bandito dall’Acca-demia San Luca per gli affreschi delPalazzo Provinciale di Sassari.Nel 1882 firmai il contratto per ilsipario del Teatro Bellini di Catania,ultimato nel 1883 e raffigurante “IlTrionfo dei catanesi sui libici”, even-to leggendario, di nessun fondamen-to storico ed esistente solo nella fan-tasia dello storico Pietro Carrera.Ho dipinto anche il sipario del TeatroVerdi di Salerno e nel 1894 quellodel Teatro Massimo di Palermo.A Catania nella Collegiata potraiammirare gli affreschi e due quadriper il presbiterio datati 1896, mentrenella Chiesa di Sant’Agata La Vete-re, è posta la tela “la Madonna deiBambini”.Ad Acireale, gli affreschi del Duomoe a Zafferana Etnea, mia città natale,quelli della Chiesa Madre e delMunicipio.Ti farà sorridere questo particolare:ero di bassa statura fisica, ero altoinfatti 1m e 50 cm ma ho amatodipingere tele di vaste dimensioni.Nella rappresentazione dei fatti sto-rici e delle battaglie celebri, ho con-siderato come l’emozione potessescaturire dalla grandiosità delle lineee dalla varietà dei particolari. Mi
hanno chiamato il pittore delle folle,mi hanno definito rievocatore di sce-ne storiche dagli abili effetti di luce edal senso scenografico, ma quelleopere di carattere allegorico, con ilpassare degli anni sono cadute nel-l’oblio, perché la critica successivanon le ha più considerate, valoriz-zando solo i prodotti della mercifica-zione. Lascio questa vita terrena aRoma il 13 marzo 1911 a 77 annicompiuti”.Pronunziate queste parole, mi rivol-ge un gaudioso saluto e lentamentescompare, quasi assorbito da quellagigantografia che solennemente raf-figurava uno dei suoi capolavori.Improvvisamente mi accorsi che lasala d’attesa di quello studio medicosi era pian piano affollata di pazien-ti: donne, anziani e qualche bambi-no. Ritornai con una punta di dispia-cere da quell’esperienza nel tempopassato, alle preoccupazioni del pre-sente. Osservai nuovamente le paretidello studio impreziosite da fotogra-fie d’epoca e da quel “Trionfo deicatanesi sui libici” che mi parve cosìacceso nei colori e così di spettaco-lare e sonora bellezza. Lì c’era l’ani-ma di colui che con il suo prodigio-so segno ha vivificato la storia.
Stefania Bonifacio
Prospettive - 8 gennaio 2012
3
Ripartire da Madrid
(segue a pagina 4)
Il PITTORE delle folleIndietro nel tempo intervistando Giuseppe Sciuti (affreschista 1834-1911)
intervista
Quale futuro dopo i disastri del passato e le incertezze del presente
L’idea del Presepe Vivente
di Calascibetta “In ricor-
do della notte che spaccò il tempo”
nasce nel 2009 su proposta dell’Asso-
ciazione Culturale “Xibet….l’Isola del
Sole”, con l’intento di valorizzare e
promuovere l’agglomerato rupestre
sito in via Carcere e per iniziativa del-
l’Amministrazione comunale e dei cit-
tadini xibetani. La città sorge sul
monte Xibet, ai confini del Val di
Noto; vanta origini normanne legate
a Ruggero d’Hauteville da cui trasse
notevoli vantaggi, fino ad ottenere il
ventiquattresimo posto nel Parla-
mento Siciliano, poiché la Sicilia
vanta il più antico parlamento di
Europa. Alla dominazione spagnola e
normanna seguirono gli aragonesi
con re Pietro II d’Aragona, che edifi-
cò nel 1340 la regia cappella Palati-
na, la seconda della Sicilia. La
costruzione del monastero dei Car-
melitani, con annessa chiesa, l’An-
nunziata, ospitava il gruppo marmo-
reo dell’annunciazione, opera di
Antonello Gagini, realizzato nel XVI
secolo, oggi posto dietro l’altare
maggiore dell’attuale chiesa di Maria
SS. del Carmelo. Sul colle Giudea,
venne edificato il convento dei frati
Minori dell’ordine Francescano
lasciando l’impronta nell’animo del
cittadino della tradizione del presepe,
in seguito anche all’influsso del pit-
tore fiorentino Filippo Paladini con
l’”Adorazione dei Magi”, eseguita
nel 1601 e collocata nella chiesa del
convento dei Cappuccini. In apertura
dell’evento con una notevole parteci-
pazione di pubblico il parroco P. G.
D’Anna ha impartito la benedizione,
e con partenza dalla piazza Umberto
I un corteo, costituito da una schiera
di angeli e dai protagonisti della
Sacra rappresentazione, ha raggiunto
il sito rupestre di via Carcere, in un
incantevole e suggestivo scenario;
all’interno una trentina di grotte
comunicanti tra loro, ospitano 20
postazioni ricavate nello storico
quartiere con la natività sulla parte
destra, mentre a sinistra ci sono i tre
cortili a forma circolare che accolgo-
no il castello di Erode e gli antichi
mestieri, accompagnati dalle melodie
natalizie dei cori polifonici “Pueri-
cantores” e “Mater Dei”. Circa 150
comparse indossano costumi tradi-
zionali, riportando le lancette del
tempo indietro di duemila anni.
Come nelle altre edizioni V. Di Venti
raffigura la Madonna ed A. Librizzi
San Giuseppe, i due piccoli F. Man-
cuso di mesi sei, e R. Mancuso di 10,
si sono alternati nel ruolo di Gesù
Bambino. All’interno del Presepe la
degustazione gratuita dei prodotti
tipici del luogo come lo “Sgrinfiato”,
torrone dei poveri, dolce tipico di
Calascibetta. Novità di quest’anno
l’arrivo dei Re magi da Enna, l’unici-
tà consiste nella concentrazione del
presepe in un unico quartiere, abba-
stanza grande costituito da grotte. Il
successo è stato coronato con il con-
ferimento alla seconda edizione da
parte della Commissione del Concor-
so Presepistico Regionale “Praese-
pium Siciliae”, del Premio Straordi-
nario per alti meriti presepistici. Dal
mese di Settembre sono già iniziati i
preparativi della terza edizione, con
il Concorso Regionale indetto dal-
l’Ass. Cult. “Xibet….l’Isola del
Sole”, che ha realizzato anche la ker-
messe con l’aiuto del Comitato Pre-
sepe, per l’individuazione del Mani-
festo Ufficiale. Diversi gli elaborati
pervenuti da tante località siciliane.
La Commissione Giudicatrice C.
Cimino, Vicesindaco, A. Leonforte,
Grafico Pubblicitario, Prof G. Sciot-
to, P. Di Venti, laureando in Architet-
tura, L. Castagna, Presidente del-
l’Ass. Cult. “Xibet….l’Isola del
Sole”, ha scelto l’elaborato di E. Vec-
chio e A. Del Popolo, studenti del
Liceo Artistico di Lentini; mentre al
secondo posto si è classificata L. Lo
Giudice di Enna e al terzo posto l’ar-
chitetto A. I. La Paglia di Calascibet-
ta. Inoltre è stato assegnato un pre-
mio fuori concorso per l’originalità a
G. Seguenzia, studente del Liceo A.
di Lentini. Tutte le opere sono state
esposte in una prima fase presso il
Museo del Combattente di Calasci-
betta; dall’8 al 15 gennaio saranno
esposti nella mostra, allestita nei
locali dell’Auditorium Comunale e,
realizzata con gli scatti dell’estempo-
ranea di fotografia che si concluderà
con la premiazione dei vincitori del
Concorso Regionale sia per il mani-
festo che per le più belle foto e la
consegna del premio al vincitore del-
la lotteria abbinata al Presepe Viven-
te di Calascibetta, in palio una cro-
ciera nel Mediterraneo per due perso-
ne. Il Vice Sindaco Catena Cimino
sottolinea “Il Presepe Vivente è per la
città motivo di vanto ed occasione di
promozione del territorio e delle
potenzialità dei nostri cittadini che,
con spirito di abnegazione, si dedica-
no a questo evento profondendo
energia, tempo e creatività con un
risultato che per poter essere apprez-
zato merita una visita attenta”.
Docens
La Nativitàtra le grottedi Calascibetta
Centinaia di visitatori al Presepe vivente nell’insediamento rupestre xibetano
PRIMOPIANO
4
Prospettive - 8 gennaio 2012
la famiglia, della scuola e anche del-
le religioni, chiamate a far conosce-
re che Dio è amore, è giusto ed è
pacifico.
“Si tratta essenzialmente, ha detto il
Papa, di aiutare i bambini, i ragazzi,
gli adolescenti, a sviluppare una
personalità che unisca un profondo
senso della giustizia con il rispetto
dell’altro, con la capacità di affron-
tare i conflitti senza prepotenza, con
il perdono e la riconciliazione”.
Augurando all’intero popolo italia-
no “ogni miglior auspicio di pace e
di prosperità per l’anno appena ini-
ziato”, Benedetto XVI ha rivolto un
pensiero ai giovani che guardano
con una certa apprensione al futuro,
e manifestano il desiderio di riceve-
re una formazione che li prepari in
modo più profondo ad affrontare la
realtà, la difficoltà a formare una
famiglia e a trovare un posto stabile
di lavoro, l’effettiva capacità di con-
tribuire al mondo della politica, del-
la cultura e dell’economia per la
costruzione di una società dal volto
più umano e solidale.
Il 2012, proclamato Anno della
fede, vedrà il suo culmine l’11 otto-
bre nel ricordo del 50° anniversario
del Concilio Vaticano II, che ha
segnato la storia della Chiesa in
questo mezzo secolo e chiama anco-
ra una volta in causa i laici per offri-
re il proprio contributo nell’edifica-
re comunità vive, che permettano
alla Parola di Dio di irrompere nel
cuore di quanti ancora non hanno
conosciuto il Signore o si sono
allontanati da Lui.
La missionarietà della Chiesa solle-
cita forme concrete di impegno e di
servizio nel costruire occasioni di
incontro con la Città, e proficuo dia-
logo con quanti sono alla ricerca
della Verità; sollecita i genitori che
sono i primi educatori alla fede dei
loro figli fin dalla più tenera età;
sostiene le famiglie nella loro mis-
sione educativa attraverso opportu-
ne iniziative a partire dal cammino
battesimale, prima tappa dell’itine-
rario formativo dell’iniziazione cri-
stiana e poi attraverso la consapevo-
le e degna preparazione alla celebra-
zione dei Sacramenti.
La fede, infatti, cuore della missione
della Chiesa, si alimenta di sacra-
menti, si consolida nella preghiera,
si testimonia con le opere buone.
Nel 2012 l’intera comunità ecclesia-
le è chiamata a riscoprire con rinno-
vato ardore missionario questo com-
pito imprescindibile e soprattutto le
giovani generazioni, che avvertono
maggiormente il disorientamento
accentuato anche dall’attuale crisi
non solo economica ma anche di
valori, hanno bisogno di riconoscere
in Gesù Cristo «la chiave, il centro e
il fine di tutta la storia umana»
come si legge nella Gaudium et
spes, n. 10.
Il percorso è tracciato, le ore e i
giorni procedono nel ritmo costante
del giorno e della notte, gli eventi
incalzano e sollecitano risposte ade-
guate per risolvere la crisi economi-
ca nazionale e mondiale e intanto il
cuore è inquieto, finché non trova la
pace nell’incontro con il Signore
che guida il tempo e la storia.
L’ottimismo e la speranza cristiana
guida i passi del nuovo anno dise-
gnato con tinte fosche e nere, e ci
consentirà di verificare che qualcosa
di buono è ancora possibile, basta
volerlo.
®
(continua da pag. 1)
CONTARE...
di capri espiatori sui quali riversare
la colpa dei loro malesseri interiori.
Nella strada della vita forse, pur-
troppo, molti di questi giovani si
perderanno tra gli inganni del mon-
do ma molti altri certamente ver-
ranno guadagnati, e sembra impro-
babile che tanti giovani di tutto il
mondo, che in giornate simili,
giunte ormai alla XXVI edizione di
una espressione esaltante della
Chiesa itinerante che ha già toccato
tutti e cinque i continenti, giovani
di tutto il mondo e di ogni color di
pelle che hanno danzato assieme, si
sono abbracciati, hanno riso e han-
no pianto assieme lacrime di com-
mozione per l’esperienza dell’in-
contro con Cristo, possano chiude-
re il loro cuore tra le lastre di
acciaio di una cassaforte e trasfor-
marsi in banchieri dalle mani inari-
dite, in governanti che abbiano a
cuore l’interesse di pochi eletti e in
disprezzo le sorti delle moltitudini
e degli umili, in soldati che fanno
guerre per servire ansie di conqui-
ste e di oppressione senza causa di
giustizia, in uomini che si scontra-
no e si odiano solo a motivo delle
muraglie create dalla paura che
dividono le nazioni e i popoli, per-
ché hanno conosciuto lo Spirito che
riunisce tutti popoli della terra.
Tutto questo ha fatto dire dal Santo
Padre a quei giovani, speranza viva
del domani: “che nessuna avversità
vi paralizzi!
Non abbiate paura del
mondo, né del futuro, né della
vostra debolezza” e non è speranza
solo per quelli che erano lì, è spe-
ranza a vantaggio di tutti perché è
la certezza che Dio assicura sempre
la presenza in ogni frangente di
uomini di buona volontà.
Ora, tutti protesi alle prossime
giornate della gioventù diocesane
dell’1 aprile 2012 che, cogliendo
l’esperienza di quella mondiale
madrilena, ci convoca con la parola
“siate sempre lieti nel Signore” e ci
prepara al prossimo pellegrinaggio
mondiale, a Rio De Janeiro nel
luglio del 2013 per consegnarci il
mandato: “andate e fate discepoli
tutti i popoli”.
Coraggio, c’è sempre speranza.
Alice vaccaro
(continua da pag. 3)
RIPARTIRE...
Acura dell’associazione
ex alunni del Collegio
Pennisi di Acireale, per due giorni si
è tenuto a Catania nei locali della
residenza SS. Crocifisso dei Miraco-
li della Compagnia di Gesù il consi-
glio nazionale della federazione ita-
liana tra le associazioni degli ex
allievi dei Gesuiti, per la prima volta
in Sicilia. Ospiti del più antico soda-
lizio laicale di ex alunni delle scuole
dell’Ordine religioso di s. Ignazio di
Loyola -presieduto dall’avv. Ezio
Vecchio che ha dato il benvenuto
assieme al dr Giuseppe Valenti dele-
gato per il Sud- sono intervenuti soci
laici e religiosi da
diverse parti d’Italia,
tra cui il padre assi-
stente della federazio-
ne nazionale Uberto
Ceroni e il delegato
per i collegi ignaziani
e gli istituti diretti dai
Gesuiti italiani padre
Vitangelo Denora.
Dopo una riflessione
su “Essere coraggiosi
testimoni di Gesù”
offerta da padre Gian-
ni Notari, superiore
della residenza di
Catania, il presidente nazionale dr
Giuseppe Mariano ha relazionato sul
congresso di Budapest, sulla confe-
derazione europea degli ex alunni,
sull’istituzione da parte della Provin-
cia d’Italia della Segreteria Laici-
Gesuiti per approfondire il sistema di
collaborazione. Il consiglio ha visita-
to la sede dell’associazione del Col-
legio Pennisi presso la residenza di
S. Tommaso Becket e Martiri inglesi
a Leucatia, dove sono stati graditi
ospiti del superiore, padre Francesco
Corsanegro.
A.B.
“Essere coraggiosi testimoni di Gesù”Consiglio nazionale Federazione Italiana Associazioni exalunni dei gesuiti
Dividere i ruoli e mante-
nere le distanze. Cosi
avrà agito il preside di un liceo vene-
to che in una circolare d’istituto ha
messo al bando i rapporti tra studen-
ti e corpo docente via social net-
work. Questo il contenuto: “Lo
scambio di mail, come di contatti via
Facebook, è un fatto in alcuni casi
consolidato nella prassi - dice - ma
deve in ogni caso per noi tutti essere
occasione di particolare attenzione:
perché la scuola è la scuola, i docen-
ti sono i docenti e gli studenti, stu-
denti”. In realtà, un po’, da tutta Ita-
lia è un’abitudine chiedere l’amici-
zia al proprio prof o alla propria pro-
fessoressa. E in molti rispondono.
Cosi s’instaura una sorta di rapporto
bivalente: formale di mattina tra i
banchi di scuola, informale nel
pomeriggio tra le mura domestiche.
L’equivoco nasce dalla troppa esube-
ranza di qualche ragazzo che poi non
ha saputo riconoscere il limite dove
fermasi. Cosi se un alunno si becca-
va una bella insufficienza in mate-
matica, bastava aspettare qualche
ora, per comunicare tutto il suo mal-
contento sulla pagina social del prof.
Senza usare eufemismi, è chiaro
quale sia stato il linguaggio postato
dall’abile studente. Poi magari il
giorno successivo tutto ritornava
come prima. Sono stati gli stessi
docenti, tuttavia, a chiedere chiarez-
za per una situazione che alcuni di
loro hanno definito imbarazzante.
Cosi il dirigente d’istituto ha impu-
gnato la circolare per sancire una
certa distanza dall’amico Facebook.
Ammonendo: “Attenzione ad atteg-
giamenti pseudo confidenziali – ha
proseguito il preside - sapendo bene
che, a volte, gli studenti usano Face-
book in modo improprio: i ragazzi
non sempre si rendono conto, quan-
do scrivono su un social network,
che non stanno scrivendo sul loro
diario personale. In realtà, il proble-
ma, riprodotto in chiave moderna e
interattiva, espone l’antico dilemma
tra autorevolezza e autorità. Quale
modello seguire per rendersi autore-
voli e non autoritari con i propri stu-
denti? Se capovolgiamo il problema,
sicuramente per i ragazzi è un falso
problema. Nel senso che abituati ad
un eccesso di confidenza, sempre più
dilagante, in molti diranno: ma che
problema c’è? Tutto rientra nella
logica della società globalizzata,
sempre più orientata a rapporti oriz-
zontali, aperti e quasi mai impostati
a un certo formalismo. Chissà a
quanti adulti sarà capitato di vedersi
dare immediatamente del tu da un
giovane, già al primo scambio di bat-
tute. Il problema vero è semmai
come maleducazione, vigliaccheria,
volgarità siano costanti che non si
apprendono sul social network. Scri-
vere su Facebook ad esempio con un
linguaggio scurrile è solo la conse-
guenza di un problema ben più radi-
cato. Per la serie: se si è educati, lo si
è anche sul Web, di contro, si può
essere cafoni in strada come al
supermercato. Siamo di fronte, a una
società che si apre alla scienza, all’e-
voluzione tecnologica e poi dimenti-
ca i fondamentali. Come un calciato-
re che, abile nelle rovesciate, dimen-
tichi, poi, in campo, fair-play, corret-
tezza e senso tattico (traduzione:
saper stare al mondo). Forse i calcia-
tori non sono l’esempio più calzante,
di certo, è come imparare a scrivere
canzoni senza sapere distinguere una
vocale da una consonante. Paradossi
moderni in chiave ironica e umoristi-
ca che cercano di tracciare la strada
del rispetto dei ruoli passando per
quei valori naturali, che in molti
dimenticano. Il prof è sempre un
prof, anche se s’incontra sul web o al
cinema.
E gli studenti rimangano, pur con
qualche volo pindarico di troppo,
sempre studenti. Cosi come si legge
nella circolare scolastica, da alcuni
definita anacronistica, visto il tempo
che stiamo vivendo. Perché “al di là
di uno stile colloquiale con gli stessi
studenti, è sempre bene ricordare il
contesto e i ruoli che devono segna-
re i rapporti educativi, oltre i giova-
nilismi o le forme amicali che poco
hanno a che vedere con un’etica del-
le reciproche responsabilità” Senza
dimenticare che: “va chiarito il ruolo
che i docenti sono chiamati ad assu-
mere in quanto adulti, e adulti chia-
mati ad una particolare significativi-
tà, anche nel senso di punti di riferi-
mento per i nostri giovani”.
Filippo Cannizzo
Prospettive - 8 gennaio 2012
555
Lo sguardo confusodella globalizzazione
Autorità e rispetto dei ruoli al tempo di Facebook
Il 13 e 14 gennaio, presso
il Liceo classico e scien-
tifico “Don Bosco” di Catania, si
svolgerà l’annuale e atteso Forum,
nato diversi anni fa dalla felice intui-
zione del Preside don Paolo Cicala. Il
tema è “Relazioni significative tra
mondo reale e mondo virtuale” e
come sempre i protagonisti saranno
gli studenti. Il 13 mattina, dalle ore
9.00 presso il Teatro “Don Bosco”,
dopo i saluti di don Pippo Ruta,
Direttore dell’Istituto San Francesco
di Sales, del Preside e dei Rappre-
sentanti degli studenti, avranno ini-
zio i laboratori tematici interclasse,
guidati da esperti, sulle relazioni
amicali, il rapporto figli-genitori e
quello tra alunni e docenti. Dopo il
pranzo insieme, alle 14.30, ci sarà il
cineforum sul tema dell’amore al
tempo del web. Giorno 14, dalle 8.30
alle 13, i ragazzi saranno coinvolti
dallo psicologo Dott. Tonino Solari-
no che aiuterà i presenti a riflettere
sul valore e sulle modalità di relazio-
ni oggi, in modo da trovare i percor-
si migliori per renderle significative.
Il Forum, aperto a rappresentanze di
studenti di altre scuole superiori, è
anche un’esperienza per riflettere e
confrontarsi giovani e adulti insieme.
Marco Pappalardo
Un Forum perstudenti liceali
Relazionisignificativetra mondo
reale e mondo
virtuale
Quest’anno sarà l’anno
del Sagittario. Anzi
del Toro, meglio prenderlo per le
“corna” il 2012. Invece sarà l’anno
del Cancro, cosi saremo tutti più
miti. Chissà quante ne abbiamo sen-
tite alla fine dell’anno. Tutti a fare
previsioni per il futuro e stilare la
lista dei buoni propositi e delle spe-
ranze a buon mercato. Nessuno è sta-
to escluso dai benefici delle “stelle”.
Dalla casalinga all’uomo d’affari,
dallo studente all’operaio.
L’anno appena cominciato, il 2012,
ha tutti i tratti caratteristici dell’apo-
calisse e che delineano le catastrofi
più disparate. Per di più è un anno
bisestile, dettaglio aggiuntivo che
piace ai superstiziosi e ai venditori di
disfattismo. In letteratura non man-
cano, poi, i riferimenti (nefasti) sul-
l’anno nuovo. Se aggiungiamo che
secondo il calendario dei Maya, il 21
dicembre 2012, sarà l’ultimo giorno
del nostro mondo, allora, il dado è
tratto. Eppure l’anno appena passato
ha dimostrato esattamente il contra-
rio. Ovvero, che tutte le previsioni
per il 2011 sono state sbagliate.
Maghi, astrologi, sensitivi hanno fat-
to un buco nell’acqua. Altro che doni
soprannaturali. Errori e cialtronerie a
vanvera. Purtroppo queste trappole
mediatiche attirano spesso soltanto i
più creduloni. Nuove leve affascina-
ti dall’oroscopo, dal tema natale,
dalle congiunture della Luna e del
Sole. Sempre più giovani che calco-
lano l’ascendente per trovare l’amo-
re, valutano il periodo migliore per
inviare un Cv, scelgono i giorni
migliori, solo perché sono segnalati
dalla guida astrologica di turno. Gli
italiani sono scaramantici e spesso
vale il principio, “io non ci credo
però…”. Ma dietro quel però si
nascondono trappole inattese.
Soprattutto, per quanti sono sprovvi-
sti del giusto discernimento. Il tempo
nel suo inesorabile scorrere, mostra
anche come le bugie hanno le gambe
corte. Come ogni anno il Comitato
italiano per il controllo delle afferma-
zioni sul paranormale ha smaschera-
to truffatori e novelli fattucchieri. Un
team di scienziati ogni anno racco-
glie e verifica gli oroscopi dei più
noti astrologi e veggenti italiani per
poi stilare una lista di clamorosi erro-
ri e previsioni errate.
Il tormentone dell’anno passato è
stato quello dei terremoti, si legge
nell’inchiesta del Cicap. “All’inizio
dell’anno si era diffusa la voce che il
sismologo autodidatta Raffaele Ben-
dandi, morto nel 1979, aveva previ-
sto un forte terremoto a Roma per
l’11 maggio. Il fatto che negli
appunti del curioso personaggio non
si trovasse alcun riferimento esplici-
to non è bastato a evitare la paura,
con la chiusura di qualche negozio e,
pare, una percepibile riduzione quel
giorno del proverbiale traffico roma-
no”. Peccato che nessuno abbia pre-
visto il terremoto in Giappone e in
quel caso sarebbe stata cosa gradita.
Di bufala in bufala, si scorre l’elen-
co delle fesserie. Nessuno prevedeva
l’apice della crisi. Di contro, l’Alma-
nacco di Barbanera, auspicava una
pronta ripresa economica per l’Italia
e l’Europa: “Giove entra nel Toro e,
incoraggiando i consumi (soprattutto
quelli di massa) incrementa la pro-
duzione. Nel continente si assiste a
un consistente rafforzamento della
moneta comunitaria”. Mentre per
luglio-agosto, altra previsione sba-
gliata, diceva che: “L’economia,
trainata dal settore degli investimen-
ti immobiliari”, sarebbe diventata il
volano per una pronta ripresa mon-
diale. Ma quale ripresa. Se si prose-
gue con le burle, per novembre la
previsione era ancora più incorag-
giante, nel senso che persino gli Sta-
ti Uniti, chiamati in causa, chissà
secondo quale potere divinatorio,
dovevano rappresentare il motore
che avrebbe trascinato l’economia
europea e di conseguenza anche
quella italiana. Magari, fosse andata
cosi. La storia racconta, purtroppo,
un’altra vicenda, ben nota a tutti.
Anche la politica non è stata rispar-
miata. Antonia Bonomi, volto noto
dell’astrologia italiana, aveva
espresso, in maniera, molto generi-
ca, che: “Vittorio Sgarbi non avreb-
be dovuto esagerare con le sgarbate”
oppure che “Roberto Maroni qualun-
que cosa avrebbe fatto avrebbe sfrut-
tato l’esperienza acquisita”. Ed infi-
ne che per “Umberto Bossi sarebbe
stato bene riguardarsi per la propria
salute perché soggetto a ipotetiche
ischemie”. Si ventilavano, addirittu-
ra, elezioni tra maggio e giugno, e
cambiamenti per molti uomini politi-
ci. Nulla di tutto ciò.
C’è stato chi aveva predetto persino
un attentato al primo ministro ingle-
se. Chiedere al Mago Oltema. Men-
tre la firma e l’interprete di Nostra-
damus, alias Luciano Sampietro,
aveva previsto il crollo del Re del
Marocco. Peccato che anche questo
è stato un errore. E che errore, in
quanto quello marocchino è stato
l’unico sovrano a salvarsi dalle rivo-
luzioni arabe…
Elbino
Le bufale migliori: le mozzarelle
Le profezie mancate del 2011: dal terremoto di Roma alla ripresa economica in Europa
- in data 28 novembre 2011, il Rev.do
Sac. SALVATORE ABATE Parroco
della parrocchia S. Agostino in Adrano;
ha altresì nominato:
- in data 28 novembre 2011, il Rev.do
Diac. ALESSANDRO MIRONE Col-
laboratore presso l’Azienda Ospedalie-
ra Cannizzaro di Catania;
- in data 05 dicembre 2011, il Rev.do
Mons. SALVATORE GENCHI Assi-
stente Ecclesiastico Diocesano di Azio-
ne Cattolica;
- in data 07 dicembre 2011, il Rev.do
Don ALFIO LUCIO BRUNO S.d.B.
Incaricato dell’ Oratorio S. Cuore alla
Barriera in Catania;
- in data 14 dicembre 2011, il Rev.do
P. GABRIELE SCUDERI C.P. Ret-
tore del Santuario dell’Addolorata in
Mascalucia;
- in data 21 dicembre 2011, il Rev.do
Sac. SALVATORE MAGGIO Rettore
della chiesa S. Giuseppe in Maletto;
- in data 29 dicembre 2011, il Rev.do
Mons. GIUSEPPE BATURI Rettore
della chiesa S. Maria della Consola-
zione in Catania;
- in data 30 dicembre 2011, il Rev.do
Sac. ANTONINO MINISSALE Ammi-
nistratore Parrocchiale della parrocchia
S. Maria del Rosario in Bronte.
®
6
Prospettive - 8 gennaio 2012
DOCUMENTI EINFORMAZIONI
degli UfficiPastorali dellaCuria diocesanadi Catania
Lunedì 9 - Venerdì 13
•• Guida un pellegrinaggio di sacer-
doti siciliani in Grecia.
Sabato 14
•• Ore 10.00 Catania, Basilica Catte-
drale: celebra la S. Messa e pren-
de parte alla presentazione del
volume “Il sacello di Sant’Agata
nella Cattedrale di Catania” edito
dall’arcidiocesi.
•• Ore 20.30 Partecipa al pellegri-
naggio “Con Agata in cammino”
organizzato dall’Ufficio diocesa-
no di Pastorale Giovanile.
Domenica 15
•• Ore 10.00 Pedara, parrocchia S.
Antonio: celebra la S. Messa.
•• Ore 18.00 Belpasso, parrocchia
Cristo Re: celebra la S. Messa in
occasione della Visita Pastorale.
®
Dall’Agenda dell’ArcivescovoNotizie in breve dal 9 al 15 gennaio
Cancelleria
Presentazionenuovo volume
Beni Culturali
Si rende noto che l’annuale Conve-
gno diocesano si terrà il prossimo
21/22 gennaio 2012 presso l’Istitu-
to “Leonardo da Vinci” in Via G.
B. de La Salle, 12 di Catania.
Il relatore del Convegno, dal titolo
“Il segreto di Nazaret per un’edu-
cazione alla fede” è il Prof. G.
Lavanco, professore ordinario di
Psicologia di comunità e presidente
dei Corsi di laurea in Scienze dell’E-
ducazione presso l’Università di
Palermo. Il Prof. Lavanco, già cono-
sciuto in occasione del Convegno
che ha preceduto l’Incontro con il
papa a Palermo nel 2010, in questo
secondo momento formativo sarà
sicuramente arricchente e proficuo. I
figli svolgeranno un percorso ludi-
co-formativo sul tema del convegno
a cura dell’equipe “Animatema di
famiglia”.
La serata del sabato sera (21) si
concluderà con una festa dedicata
ai fidanzati della nostra diocesi
dove si potrà consumare un dolce
preparato da ogni nucleo familiare
presente al convegno. Ogni famiglia
potrà sbizzarrirsi nella preparazione
come meglio crede.
Don Salvatore Alì
Il Direttore UPF
Giancarlo e Sabrina Grasso
Coppia responsabile UPF
“Il Segreto di Nazaret per un’educazione alla fede”
Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia
Turno dell’esposizionedella SS. Eucaristia a Catania
GENNAIO 2012
Sabato 14 gennaio alle ore 11.00 nella
Basilica Cattedrale di Catania sarà pre-
sentato il volume: Il sacello di Sant’A-
gata nella cattedrale di Catania.
Interverranno: la Professoressa Maria
Giulia Aurigemma, Università di
Chieti, Monsignor Giovanni Accolla,
Direttore dell’Ufficio regionale della
CESI per i Beni culturali.
La presentazione del volume sarà pre-
ceduta alle ore 10.00 dalla celebrazio-
ne della S. Messa nella cappella di
Sant’Agata da parte di S.E.R. Mons.
Salvatore Gristina.
Sac. Carmelo Signorello, Direttore
02-05 Cattedrale
09-11 Collegiata
12-14 Ss.Pietro e Paolo
16-18 Immac. Minoritelli
19-21 S. Euplio
23-25 S.Teresa
26-28 S. Famiglia
30-1 S. M. Ammalati
S.E. Mons. Arcivescovo ha confermato:
Prospettive - 8 gennaio 2012
77
In un’ambientazione di
magica atmosfera natal-
izia, ha avuto luogo all’Oasi Regina
Pacis di Motta S. Anastasia (Ct), per il
ciclo di eventi culturali legato al Pre-
mio “Oasi” di Poesia, un concerto del
Gruppo Vocale Polifonico “Armo-
saico” composto dai soprani C. Finoc-
chiaro, F. Amorini, P. Grasso, V.
Sapuppo; dai contralti L. Pappalardo,
F. Fiorito, S. Fiorito; dai tenori D.
Vitale, V. Cascio; dai bassi G.
Panebianco, L. Albanese. Il repertorio
di canti natalizi è stato molto gradito
dai pazienti ospiti del Centro comuni-
tario “Oasi Regina Pacis”, che hanno
con soddisfazione applaudito e parteci-
pato emotivamente al concerto dedica-
to ai brani tradizionali siciliani, cantan-
do con entusiasmo. Ai componenti del
Gruppo Vocale, oltre che la targa com-
memorativa, sono stati donati dai pazi-
enti ospiti, statuine in gesso decorate,
creati dal laboratorio di manifattura
artigianale della Comunità. La serata,
condivisa dalla presenza di numerosi
familiari, oltre che da un sensibile e
attento pubblico di visi-
tatori, è stata l’occasione
per lo scambio di auguri
con i rappresentanti del-
l’amministrazione del
Centro e i componenti
dell’équipe psicomedica.
La kermesse ha realizza-
to la cornice alla Presen-
tazione della III Edizione
del Premio poetico
nazionale sul “tema della
Psiche e dell’Uomo”, che vedrà il suo
momento più eloquente durante la cer-
imonia di premiazione prevista nel
mese mariano in omaggio all’Isti-
tuzione promuovente il Premio C.T.A.
“Oasi Regina Pacis”, che ha compiuto
trentatré anni di operato e impegno nel
territorio, e punto di riferimento per
l’esperienza accumulata.
Ideatore del Premio è il dottore Gio-
vanni Sollima, psichiatra, poeta, scrit-
tore e saggista. Impegnato nello studio
e ricerca dell’Espressività, è coordina-
tore, all’interno di campi di appli-
cazione psicosocioriabilitativi, e dei
laboratori. L’evento, in veste di
Rassegna Biennale, è caratterizzato dal
Premio Speciale “Mediterraneo” sui
Temi dell’Immigrazione e dell’Inte-
grazione, nato dal creativo lavoro dia-
logico e di confronto all’in-
terno della commissione
giudicatrice e d’onore, che
vuol essere finestra aperta
sul mondo. Aforisma uffi-
ciale del Premio rimane una
frase di John Fowles: “Noitutti scriviamo poemi; ilproblema è che i poeti sonoquelli che scrivono con leparole”. Sottolinea il Dott.
Sollima “C’è tanta poesia
non scritta in giro, ed è quella la più
importante. Viene, quindi, ricercata,
evidenziata ed al cospetto della Comu-
nità premiante applaudita la poesia
scritta, per dare attenzione sensibile
alla tanta non scritta in giro, e che pure,
e di certo, può coincidere con tutta una
vita di un uomo”.
L.B.
In occasione delle festività
natalizie i componenti del-
l’associazione Centro per la promo-
zione della Famiglia di Paternò si
sono riuniti il 21 dicembre presso la
parrocchia Maria SS. Annunziata per
la celebrazione Eucaristica e poi in un
locale per lo scambio degli auguri di
Natale. In tale occasione il Presidente
Carmelo Santangelo ha voluto sottoli-
neare che <<questa serata è statadesiderata come si desidera e si orga-nizza un incontro di preghiera o unaconferenza dibattito, poiché ci sonoalcuni eventi importanti che ci hannospinto a questa scelta, tra i quali gliauguri di Natale, il ringraziamento aPadre Salvatore Alì per gli anni dipresidenza, ma soprattutto il ringra-ziamento al prof Antonino Sambataroper l’impegno sociale e l’amore pro-fusi in 40 anni come direttore delnostro consultorio d’ispirazione cri-stiana il Cammino, il ringraziamento
agli animatori professionisti e a tutti i
volontari di quest’ultimo dell’Agorà,
del telefono del conforto. Alla nostra
associazione gli auguri affinché ci sia
una marcia che la rilanci, perché pos-
siamo promuovere più concretamente
e incisivamente la famiglia cristia-
na>>. Durante la serata anche il prof.
Antonino Sambataro ha espresso il
suo pensiero <<un grazie particolarea tutte quelle persone che mi hanno
coinvolto in questa avventura che èiniziata con il corso al matrimonio nel69 quando ancora non ero fidanzato eabitavo a Santa Maria di Licodia.Una persona che avete tutti conosciu-to ammirato e amato, padre Luggisi,avendolo conosciuto per caso, mi hadetto: “vieni e fammi compagnia”, aquel tempo di corsi alla preparazionedel matrimonio non se ne parlava.Dopo di ciò i corsi così si sono sempre
modificati, e abbiamo avuto tanti col-laboratori lungo gli anni. Un grazieche rivolgo a voi, un grazie a quantimi sono stati vicini in queste iniziativepro familia perché il confronto con lanecessità di rivedere quello che biso-gnava fare insieme alle persone concui mi incontravo, mi costringeva ariflettere su quella che era la miaposizione, come persona, come mari-to,come padre. Ho dato quello che hopotuto con tutte le mie manchevolez-ze. È doveroso dire un grazie a PadreLuggisi perché tutto questo è natograzie al suo suggerimento, dallaquasi costrizione amichevole familia-re di dirmi: Nino tu domani vai aMilano, vai a prenderti la specializza-zione in psicologia all’università cat-tolica, e così nella preparazione dellecoppie al matrimonio interagivo conun po’ più di competenza rispetto adaltri>>.A fine serata al professore
Sambataro l’associazione ha regalato
un quadro in pietra lavica realizzato
dal maestro Barbaro Messina e una
targa ricordo per i 40 anni di servizio
che ha svolto con amore, dedizione e
professionalità come direttore del
Consultorio d’ispirazione cristiana.
Caratteristiche del consultorio l’ispi-
razione cristiana, inoltre offre servizi
alla persona tra cui consulenza gine-
cologica, psicologica, psicopedagogi-
ca, legale ed etica e infine psicotera-
pia; servizi alla famiglia consulenza
psicologica, psicoterapia, corsi di pre-
parazione al matrimonio, scuola di
discussione sul rapporto genitori-figli
consulenze sui metodi naturali; servizi
al territorio corsi sulla educazione
relazionale-affettiva, corsi di forma-
zione per educatori, progetti educativi
per gli Istituti scolastici, attività for-
mative-educative nelle parrocchie.
Si riceve il lunedì, mercoledì, venerdì
dalle 16-20. L’agorà centro di discus-
sione per adolescenti è aperto merco-
ledì dalle ore 16.00 alle 17.30. il tele-
fono del conforto 095621180.
Anita Rapisarda
Terza edizione del premio nazionale “Oasi” di poesia sul tema della psiche e dell’uomo
Presso la basilica Cat-
tedrale è stato costi-
tuito il coro dei Piccoli Cantori
di Sant’Euplio, formato da gio-
vani elementi che desiderano
cantare insieme gioiosamente e
possiedono un voce intonata per
farlo. Gli scopi che hanno porta-
to alla fondazione sono: dare ai
ragazzi la possibilità di conosce-
re e approfondire le proprie atti-
tudini musicali, offrire un ulte-
riore momento di incontro per
socializzare sempre più nonché
animare il canto della Cattedra-
le in alcune solenni celebrazioni
liturgiche ed esibirsi in manife-
stazioni varie. Per aderire
occorre fare richiesta al parro-
co, superare un semplice “provi-
no” e avere per i ragazzi dai 9 ai
14 anni, per le ragazze dai 9 ai
16 anni. Fondatore e direttore
del coro è il m° mons. Nunzio
Schilirò, il quale si avvale della
collaborazione del m° Sandra
Fallica.
Antonino Blandini
Piccolicantori diSant’Euplio.Selezioneprossimascadenza
Il 28 Dicembre scorso è
stata celebrata, come di
consuetudine, presso il Santuario
Maria SS. Annunziata di Pedara, la
solenne Celebrazione Eucaristica in
ricordo della serva di Dio Giuseppina
Faro.
Ha presieduto la liturgia il Rev. P. Aba-
te Ildebrando Scicolone, hanno conce-
lebrato P. Salvatore Cucè e il Parroco P.
Sebastiano Cristaldi; i canti sono stati
animati dalla corale S Antonio Abate di
Aci S. Antonio guidata dal maestro A.
Capizzi con accompagnamento di
organo, tromba e violino.
A conclusione, si è tenuto il primo
“Concerto di Natale in memoria e lodedella serva di Dio Giuseppina Faro”.
L’inclita giovinetta pedarese, infatti,
come ci tramandano le biografie, ama-
va la musica ed il canto e come tutte le
ragazze appartenenti alla ricca borghe-
sia della seconda metà dell’ottocento
era stata avviata allo studio delle lette-
re e delle arti e spesso accompagnava i
genitori al teatro di Catania.
Fu proprio mentre cantava un pezzo di
un celebre autore che sentì nel profon-
do del cuore una voce che le diceva di
lasciare la musica terrena per imparare
quella celeste e da quel giorno corri-spose alla chiamata di Dio in modoaffatto straordinario.
In ricordo di questo evento totalizzante,
appunto, si sono radunate ben otto
corali della provincia di Catania. Per
festeggiare in armonia i coristi hanno
inaugurato quella che speriamo diventi
una tradizione che duri nel tempo. Pro-
fessionisti, maestri emeriti, dilettanti
con la passione per la musica, voci
bianche, insomma, proprio quello che
ci si aspetta da un concerto di Natale
con un repertorio vastissimo di celebri
brani natalizi e non , in italiano, in dia-
letto siciliano e quant’altro…
Queste le corali intervenute:
• Gaetano Recupero diretta dal M.°A.
Pappalardo di Pedara;
• Spirito Santo diretta dal M°L. Bonan-
no di Nicolosi
• Canticum Vitae diretta dal M.°S.
Signorelli di Belpasso;
• Cantate Domino Junior diretta dal
M.° D. I .Zuccarello di Trepunti di
Giarre;
• Cappella musicale Mater Puritatisdiretta dal M.° G. Ricca Giarre;• Beato Cardinale Giuseppe BenedettoDusmet diretta dal M.°G. Iudice di
Montepalma;
• Cantate Domino diretta dal M.° D.
Zuccarello di Trepunti di Giarre;
• S.Antonio Abate diretta dal M.° M.
Pappalardo di Trecastagni.
L’evento ha richiamato tantissimi spet-
tatori, mescolando armoniosamente
nella magia del Natale gioia ed entusia-
smo e superando tutte le frontiere arti-
stiche e culturali.
Nel salutare, ringraziare e consegnare
gli attestati di partecipazione ai coristi
…La domanda sorge spontanea…Chissà se qualcuno di loro ha intonatoil pezzo tanto eloquente per la “beataPeppina?”
Maria Rapisarda
Il canto del cuore
Costruire una società sana
Bilancio di fine anno al Centro per la promozione della Famiglia di Paternò
A Pedara è ancora vivo il ricordo della serva di Dio Giuseppina Faro
Da Venerdì 4 novembre
fino alla prima quindi-
cina di Gennaio 2012 è aperta al
Museo Diocesano di Catania la
mostra di icone antiche e moderne
dal titolo: “Immagine e Presenza”,
organizzata dal Museo Diocesano di
Catania e dall’Associazione Russia
Cristiana “San Vladimir” di Siracu-
sa, la quale nasce dalla consapevo-
lezza che diffondere il messaggio
della bellezza del Volto di Dio è uno
strumento di evangelizzazione privi-
legiato per la trasmissione della cul-
tura religiosa e artistica nata in seno
all’esperienza della Chiesa del primo
millennio.
Alla mostra “Immagine e Presen-
za” sono presenti 63 preziose opere
provenienti da collezioni private ita-
liane, realizzate da artisti anonimi
con antiche tecniche su sfondo in oro
zecchino puro, in tavole di tiglio,
noce, pioppo, ulivo e dipinte con lac-
che e tempera all’uovo.
Le icone più antiche in esposizione
risalgono alla fine del XVI secolo,
fra queste una, seppur di piccole
dimensioni, colpisce per la sua bel-
lezza e raffinatezza, è l’icona della
Madonna dell’elemosina, custodita
nella chiesa della Collegiata a Cata-
nia.
La mostra, realizzata all’interno
della suggestiva “cappella dell’anti-
co seminario” sede del museo, è sta-
ta elaborata e raggruppata su quat-
tro grandi temi cari all’iconografia:
le icone di Cristo, le icone della
Madre di Dio, le icone delle Feste,
le icone dei Santi.
Il ruolo dell’icona
Fondamento di ogni tema è il signi-
ficato artistico-teologico-estetico
insito nella struttura stessa dell’ico-
na. Il cammino percorso dagli artisti
che nel passato hanno elaborato in
comunione con la Chiesa il linguag-
gio pittorico iconografico, oggi trova
gradita accoglienza tra gli artisti ico-
nografi che scelgono il canone del-
l’icona per dire che Dio è bellezza.
La comprensione della bellezza va
sempre di pari passo con i termini
come armonia, ordine ed estetica,
inoltre sappiamo che l’icona si pre-
senta diversamente dall’ordinaria
arte naturalistica, anche se è confor-
me alle regole e ai principi di com-
posizione ordinata e di corrispon-
denza armoniosa dei colori. Riflet-
tendo sul significato dell’iconogra-
fia, dovremmo volgere la nostra
attenzione alle fonti dell’iconogra-
fia; per questo è importante capire
che l’icona non è stata creata nel
vuoto ma si è sviluppata ed è stata
preceduta da un’ atmosfera partico-
lare, perché era il tempo in cui il cri-
stianesimo era perseguitato. In que-
sto spirito di preghiera e di persecu-
zione è nato un nuovo tipo di imma-
gine che la Chiesa avrebbe portato
attraverso la sua storia, mantenendo
le sue tradizioni e simboli.
Infatti, si può dire che l’iconografia è
l’ unico ramo dell’arte che, malgrado
la persecuzione, è sopravvissuto a
quasi duemila anni di storia. Per que-
sto si può affermare che la storia del-
l’icona e la storia della Chiesa vanno
di pari passo.
In origine lo scopo primario dell’ico-
na era quello di essere la Sacra Scrit-
tura per gli analfabeti. Cristo è entra-
to in questo mondo sia come Parola
che come Immagine. L’icona ci apre
ai più essenziali significati teologici
e ci aiuta a comprendere i simboli
che sono nascosti negli strati di ver-
nice.
Le icone sono un tentativo di rappre-
sentare l’invisibile, nel senso che ci
ricorda il soprannaturale e concentra
la nostra attenzione sulla preghiera e
sulla contemplazione. Inoltre, Dio
parla molto spesso ai nostri cuori
attraverso i nostri occhi perché la
vista è il più forte dei sensi umani.
Questa verità è stata riconosciuta
molto presto nella storia del cristia-
nesimo ed è stata usata come mezzo
per far conoscere meglio il vangelo.
Le icone sono state un ottimo stru-
mento di evangelizzazione fatto
molto prima dell’arrivo della stam-
pa. L’importanza della rappresenta-
zione grafica è rivelata anche nella
prima iconografia dove lo scopo
didattico di alcune icone è evidente.
Tuttavia, dove è visibile lo scopo
didattico, questo è sempre accompa-
gnato dall’aspetto devozionale, che è
il vero fine.
Iconografia come lavoro d’amore
Nelle sue radici l’icona è una rap-
presentazione dell’immagine di Cri-
sto e della sua impronta nel mondo.
L’icona ci aiuta ad aprire il nostro
raggio di visione spirituale e ci con-
duce alla contemplazione più pro-
fonda, in un contatto mistico con la
dimensione divina.
Ciò è il fondamento della pittura nel-
l’arte cristiana.
L’iconografia è un lavoro d’amore;
l’iconografo si prepara per il suo
lavoro con la preghiera, la penitenza
e il digiuno e questo è parte essen-
ziale della sua vita mentre è al lavo-
ro. Nel rappresentare Cristo o la
Madonna, l’iconografo deve rimane-
re vicino a loro con la preghiera e la
contemplazione.
Nel parlare della vista, dovremmo
tenere presente che il modo con cui
si prega davanti ad un’icona è con gli
occhi aperti. Gli occhi di un’icona
sono sempre ingranditi, mentre la
bocca è corrispondentemente ridotta,
cosicché nella preghiera possiamo
più facilmente guardare dentro la
santa rappresentazione e, nei casi
rari e privilegiati, l’immagine può
guardare noi. Poiché Dio ci ama,
rivolge verso di noi un volto visibile,
un volto umano, un volto dalla bel-
lezza assoluta, a cui possiamo espri-
mere la nostra adesione.
Simbologia dei colori
Dopo aver visto sia il senso delle
icone che la maniera in cui le varie
componenti siano usate per esplici-
tarlo, passiamo ora ad analizzare
alcuni esempi e in che maniera sono
stati usati i vari artifici tecnici.
Cristo indossa una tunica rossa, sim-
bolo dell’umanità assunta con l’In-
carnazione, della Sua regalità, del-
l’amore dato agli uomini con il Suo
sacrificio sulla croce; il mantello blu
che gli ricopre la spalla sinistra è
simbolo della Sua divi-
nità: Egli è vero uomo
e vero Dio.
L’aureola color oro
indica la santità e la
divinità di Gesù, per-
ché l’oro è simbolo di
Dio, che è luce.
La croce inscritta nel
nimbo è il segno del
Suo sacrificio, per
mezzo del quale Cristo
ha portato la salvezza
all’umanità.
Il gesto della mano
benedicente, è simbolo
di Parola viva.
Significato Teologico
L’icona è, quindi, “Parola scritta”,
perché ci aiuta a contemplare con le
immagini la Verità proclamata nel
Vangelo. Nell’icona di Cristo Panto-
cratore, una prima cosa colpisce: nel
centro di questo quadro, con una
luce di un giallo intenso, vi è dise-
gnato un cerchio.
In questo cerchio è collocata una
croce a tre bracci, su cui si trova il
volto del Salvatore. Questa struttura
per noi occidentali non ha apparente-
mente nessun significato.
Per un orientale invece ha un signifi-
cato chiarissimo: è il santuario, il
tempio, la chiesa; il cerchio, ne
costituisce il centro, dove tutto con-
verge e tutto trova la sua spiegazione
e la sua identità. Tutta questa pienez-
za si comunica a noi attraverso il
Cristo .
Passando al volto del Cristo, possiamo
vedere che questo è costruito sullo
schema dei tre cerchi. Il primo cer-
chio non è visibile, è il punto centra-
le di tutti i cerchi e si trova in mezzo
agli occhi. Anche se non è visibile,
però in tutte le icone questa parte,
alla base del naso, è sempre ben visi-
bile e modellata, rappresenta lo spiri-
to, il luogo di abitazione dello Spiri-
to Santo.
Il secondo cerchio è concentrico al
primo e il suo raggio è uguale alla
lunghezza del naso. Racchiude, oltre
al naso, anche gli occhi e la fronte.
Rappresenta l’anima, cioè l’intelli-
genza, il sentimento, la volontà.
Il terzo cerchio, sempre concentrico,
ha il diametro doppio del secondo.
Contiene i capelli, la bocca e la bar-
ba e rappresenta il corpo.
Vi è poi un quarto cerchio, quello del
nimbo. In genere anch’esso è con-
centrico agli altri, qui però è legger-
mente spostato in basso per contene-
re completamente la barba e inscri-
versi nella tavola. Il nimbo è lo Spi-
rito Santo che, partendo dal centro
più interno, permea tutto l’uomo al
punto tale da essere visibile anche
all’esterno dagli altri uomini.
Se si uniscono i centri degli occhi
con la punta del naso si ottiene un
triangolo equilatero, il cui lato è
uguale al raggio del secondo cerchio.
Rappresenta la Trinità che sempre
opera nel cuore dell’uomo.
Sia la barba che i capelli sono bipar-
titi a indicare la duplice natura, uma-
na e divina, del Cristo.
Infine se prolunghiamo le “trecce” e
la barba, vediamo che convergono
tutte sul primo cerchio a ribadire la
centralità dello spirito per la vita del-
l’uomo.
Quindi lo scopo dell’ icona è di rive-
larci il vero significato dello “spiri-
tuale”. Questo non è qualcosa di
astratto o di disincarnato. Lo spiri-
tuale è l’azione dello Spirito Santo
che ci permea e ci fa conformi a Cri-
sto. Chi conduce una vita spirituale
diventa comunicatore di Dio, parola
di Dio agli uomini. A tal proposito
anche la mostra “Immagine e pre-
senza” ha lo scopo di dare una rifles-
sione sul rapporto tra arte e messag-
gio salvifico della fede.
Agli alunni di alcune classi del
Liceo Scientifico “G. Galilei”
accompagnati dai loro docenti è sta-
ta offerta l’opportunità di partecipa-
re alla mostra come momento d’in-
contro e conoscenza dell’iconografia
sacra. L’esaustiva guida dott.ssa
Roccasalva ha guidato i ragazzi nel
percorso che si è concluso con un
laboratorio didattico che ha coinvol-
to positivamente tutti.
La visita al Museo si è rivelata un’e-
sperienza interessante e ben organiz-
zata ed anche uno strumento efficace
perchè mediante l’uso sapiente del-
le immagini, dei colori e dell’astra-
zione dei “gesti immobili” le figure
sacre trasportano in una dimensione
trascendentale e in un dialogo perso-
nale con Dio. Il confronto diretto
con l’opera d’arte è risultato anche il
mezzo per capire e fissare determi-
nati concetti legati a un aspetto
essenziale della storia dell’arte, quel-
lo dell’iconografia bizantina, un’arte
profondamente radicata nel cuore
del cristianesimo.
Vincenza Maria Ignaccolo
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Prospettive - 8 gennaio 2012
L'iconografia
è un lavoro
d'amore…
ci si prepara
con la preghiera
che viene espressa
con gli occhi aperti
DIOCESI
Immagine e PresenzaAl Museo diocesano una mostra di icone antiche e moderne
Prospettive - 8 gennaio 2012
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Èpassata quasi inosser-vata la scomparsa,
avvenuta mezzo secolo fa, delfamoso poeta satirico cataneseFrancesco Buccheri, noto con lopseudomino Boley. Naturalmentedotato di una fluida ed immediatavena estemporanea e pur avendofrequentato solo le scuole elemen-tari, fin da ragazzo si era dedicatoalla poesia dialettale dai versi mor-daci che lasciavano il segno su cosee personaggi.Nella fase giovanile della sua pro-duzione poetica, il popolare autoredella bella descrizione del borgo diOgnina in cui si trovava la tavernadi Don Cicciu Tringali, cenacolopreferito dei poeti popolari etnei,esordì con versi pervasi di tenerisentimenti d’amore verso la naturae l’umanità.Nella poesia della maturità, la piùimportante ed apprezzata della suaattività artistica, esplose con versimordenti e satirici contro il malco-
stume sociale e politico del tempo.Buccheri, nato a Catania il 20 otto-bre 1878, era piccolo di statura esognava in versi. Dovette faticareper riuscire a collaborare assidua-mente ed intensamente, dal 1889 al1910, al giornale “D’Artagnan”fondato e diretto da Nino Martogliodi cui sarebbe diventato amico.Insieme a lui fu il poeta più letto ecelebre di tutta l’Isola, perché riu-scì ad interpretare in chiave catane-se la locuzione latina “castigatridendo mores” del poeta latinistafrancese secentesco Jean de San-teul, sferzando e nello stesso tempodivertendo il prossimo. La criticaha trascurato Boley poeta amorosoperché considerato letterario escontato, come afferma SalvatorePuglisi in “Poeti catanesi in dialet-to”.La poesia ironico-satirico-burlescaricca di salate ed umoristiche pun-zecchiature, invece, fu accreditatamolto di più di quella di carattere
sentimentaledominata da“ s c h e r z o s as e n s u a l i t à ,semplice gio-co intellet-tuale, estrosodivertimentoletterario”.Orologiaio egioielliere a tempo perso –il nego-zio familiare si trovava nei pressi dipiazza Duomo- e padre del poetadialettale Giuseppe Buccheri, spar-geva a piene mani il ridicolo e ilsarcasmo sui vizi e i difetti dei con-temporanei ed è passato alla storiadella città come irridente e durofustigatore di costumi, ispirato,come afferma Turi Nicolosi, da“una indignatio” forte quanto quel-la –o più di quella- di Giovenale.Costruiva anche nella ira, estempo-raneamente, i suoi versi impietosi eimpavidi; chi non s’adoperava peril bene della collettività, era da lui
colpito dal mottoe dalla sferzata.Quando nel 1898entrarono in fun-zione i tram aCatania, riuscì atrovar accentipatetici per poe-tare della “cop-pola” assegnata
ai tranvieri. La sua feconda, inesau-ribile ed abbondante vena poetica,spesso giocosa, divertente ed epi-grammatica, fu ben presto apprez-zata da tutti i periodici dialettalisiciliani e persino del Continente.Non poteva mancare nella poeticaumoristica di Boley, sempre prontoallo scherzo aristofanesco, la ferocee dura attenzione verso i politiciarrivisti e parolai, gli amministrato-ri disonesti ai quali riservava, inunione con la burocrazia inoperosaed incartata, indovinate e sarcasti-che sferzate di protesta e di sdegno,bene accolte dai lettori.
Boley scrisse centinaia di poesieche, pubblicate in diversi giornali eriviste, furono raccolte in 21 volu-mi (ormai una rarità bibliografica).Alcune composizioni sentimentali,anche se ripetitive e convenzionali,furono musicate dai maestri Taral-lo, Lombardo, Reina, Aiello. Cata-nia gli ha intitolato una via nelquartiere di Nesima inferiore.
Blanc
Buccheri Francesco, il celebre poeta dialettale Boley nel 50° della morte
Il mondo con gli occhidella SATIRA
Le domeniche agatine di gennaio in
preparazione alla festa della Santa
Patrona ci riportano anche quest’anno, a rac-
coglierci, aiutati da santi e stimati Padri Vesco-
vi, attorno al mistero di S. Agata e al significa-
to che ancora oggi riveste il suo martirio per la
nostra città e per il mondo intero.
PROGRAMMA
DOMENICHE 8-15-22-29 GENNAIO 2012Ore 11.00: S. Messa con omelia presieduta dalRettore del Santuario, Mons. Luigi Chiovetta.Al termine benedizione con la reliquia dellaMartire.
DOMENICA, 8 GENNAIOOre 18.00: S. Messa con omelia presieduta daS. Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Malandrino,Vescovo emerito di Noto.Ore 19.00: Concerto di Musica Sacra per clari-netto, violoncello e pianoforte a cura di A.
Fichera, L. Fabiano e A. Faliti.DOMENICA, 15 GENNAIOOre 18.00: S. Messa con omelia presieduta da S.Ecc. Rev.ma Mons. Pio Vigo, Vescovo emeritodi Acireale.Sarà presente una rappresentanza dei Cavalieridell’Ordine S. Maria della Mercede.Ore 19.00: Concerto di Musica Sacra per Arpae Violino a cura di Stefania Tosto e RosalbaNicolosi.
DOMENICA, 22 GENNAIOOre 18.00: S. Messa con omelia presieduta da S.Ecc. Rev.ma Mons. Alfio Rapisarda, Arcivesco-vo, Nunzio Apostolico emerito in Portogallo.Sarà presente una rappresentanza dei Cavalieridell’Ordine S. Maria di Betlemme.Ore 19.00: Esecuzione di brani di musica sacraa cura della Corale “S. Luigi” diretta dal Mae-stro A. Musumeci.
DOMENICA, 29 GENNAIO
Ore 18.15: S. Messa con omelia presieduta daSua Ecc. Rev.maMons. Salvatore Gristina, Arcivescovo Metro-polita di Catania.Al termine benedizione con l’insigne reliquiadel sacro Velo di S. Agata.Saranno presenti le Autorità cittadine e una rap-presentanza dei Cavalieri dell’Ordine del SantoSepolcro.Ore 19.15: Esecuzione di brani di musica sacraa cura della Corale “S. Agata al Carcere” direttadal Maestro Giovanni Raddino.
DOMENICA, 5 FEBBRAIOOre 8.00: S. Messa con omelia presieduta dalRettore del Santuario Mons. Luigi Chiovetta.Al temine benedizione con la reliquia della Mar-tire.
Nei giorni 3-4-5 febbraio il Santuario rimane
aperto dalle ore 8,00 alle 13.00 e dalle 15.00
alle 22,00 per la visita guidata ai luoghi del
martirio.
Il Rettore
Mons. Luigi Chiovetta
In attesa della festaLe domeniche Agatine al Santuario S. Agata al Carcere
La natività di Gesù Bam-bino nella parrocchia
Maria SS. In Cielo Assunta è statavissuta con fede e grande partecipa-zione. Nell’ambito dei programmidella festività natalizia, la parroc-chia, quest’anno, ha organizzato unaserie di eventi religiosi, di ricreazio-ne, musica, giochi familiari nataliziecc, per rendere più dignitosa laricorrenza e la vita della popolazionedel quartiere. Ha offerto, infatti, unnutrito programma natalizio per tuttele persone che si accostano alla chie-sa. Una delle iniziative più significa-tive è stata la partecipazione dell’as-sociazione musicale Stesicoros, suiniziativa dell’Associazione cultura-le “Haruka” di cui è presidente Cate-rina Campochiaro, che da tempo col-labora con la parrocchia, con proget-ti volti a sostenere le richieste delterritorio, come per esempio il pro-
getto della legalità. Sono intervenutidiversi personaggi della cultura,associazioni, religiosi, collaboratoriparrocchiali e un folto pubblico. L’i-niziativa ha avuto lo scopo di eleva-re il senso della nobiltà nella persona
umana, perché l’ascolto diuna buona musica, a volte, èpiù forte delle buone parole.Fondamentale è stata la par-tecipazione dell’Associazio-ne culturale “Haruka, che hasvolto un ruolo prevalentenell’organizzazione del con-certo “NOTE DI NATALE”.Il programma musicale è sta-to molto apprezzato dal pub-blico, che ha manifestato ilsuo gradimento con scro-
scianti applausi. È stata la prima vol-ta che si è registrato un evento cosìstraordinario in parrocchia. Il gruppomusicale “Stesicoros”, coordinatodal presidente Alessio Nicosia, hasuonato brani di Mozart, Vivaldi e
classici di Natale, eseguiti magistral-mente da bravi musicisti (alcuni diloro sono poco noti, altri di famanazionale ma tutti fanno parte delconcerto del teatro Massimo Bellinidi Catania).Un caloroso ringraziamento ai musi-cisti hanno espresso il parroco donSalvatore Cammilleri, la Presidentedell’Ass.Haruca, Catarina Campo-chiaro e la Vice presidente Haruka epresidente dell’AssociazioneEQUALITY- ITALIA con sede aRoma, D.ssa Simona Clivia Zuc-chett, che lavora al Parlamento per idiritti civili, “Questi bravi musicisti– ha sottolineato la D.ssa Zucchett -lavorano per guadagnare qualcosa;questa sera, invece di ricevere qual-
cosa, l’hanno donata. La parola illu-mina la mente, ma la musica va drit-ta al cuore, genera sentimenti esuscita emozioni. Non può esserci undono più bello nel tempo di Natale -cunclude la D.ssa Zucchett - in unmomento d’incontro, di letizie e disincera amicizia” .- “Se da un lato sitende ad alleviare i bisogni dellagente meno abbiente – sostiene ilparroco, don Salvatore Cammilleri-dall’altro la parrocchia non dimenti-ca di elevare lo spirito, dare forza edignità alla persona umana. Si cerca,altresì, di offrire segni particolariall’uomo senza dimenticare le neces-sità quotidiane. Questo lavoro mate-riale e spirituale è la base per acco-gliere nella fede il dono di Dio, cheha avuto il suo inizio nel giorno diNatale”.
Carmelo Santangelo
Natale tra dignità e comunione
Nella parrocchia Maria SS. Assunta, Tondicello della Plaia-Catania un lodevole concerto
Buccheri
esplose con versi
mordenti e satirici
contro il malcostume
sociale e politico
del tempo
10
Prospettive - 8 gennaio 2012
L’esortazione di Dio agli Israeliti è chiara:
“Su ascoltatemi e mangerete cose buone e
gusterete cibi succulenti. Porgete l’orec-
chio e venite a me, ascoltate e vivrete”.
Ascoltarlo e porgere l’orecchio significa
metterlo al centro della propria vita.
L’uomo non ha nulla da perdere da que-
sta comunione. Affinché gli Israeliti cre-
dano, Egli richiama loro la storia di David
come testimonianza. Questi da Dio fu
costituito re … testimone tra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni … e a chi
Lo ascolta verranno assicurati gli stessi
favori concessi a lui…un’alleanza eter-
na…”. La collaborazione che Dio ricerca
non riguarda il benessere di una sola per-
sona, ma di tutto il genere umano: “Ecco
tu chiamerai gente che non conoscevi,
accorreranno a te nazioni che non ti cono-
scevano a causa del Signore, tuo Dio, del
Santo d’Israele, che ti onora”. L’inviato di
Dio è Gesù Cristo che nel battesimo di
Giovanni viene accreditato come suo
figlio, l’amato, in cui pone il suo compia-
cimento. San Giovanni nella sua prima
lettera ricorda che chi crede che Gesù è il
Cristo, è stato generato da Dio, e chi ama
colui che ha generato, ama anche chi da
lui è stato generato.
Accettare Dio, vivere con lui per coopera-
re al suo progetto comporta anche osser-
vare le regole che portano alla realizzazio-
ne del suo disegno. Osservare queste rego-
le è il segno della nostra collaborazione
con Lui, del nostro amore verso di Lui,
del nostro essere stati generati da Lui.
Così si può vincere il mondo. Vincendo il
mondo si vince l’ingiustizia, la schiavitù, il
formalismo, la miseria e si dà a tutti gli
uomini la possibilità di vivere nella pace,
di lavorare con serenità rispettando la
natura, curando gli ammalati, i diseredati,
gli orfani, le vedove, chi non ha lavoro e
chi non ha cosa mangiare, chi ha perso la
sua dignità, prevenendo la violenza di
qualsiasi genere, i vari soprusi grandi e
piccoli. San Giovanni ci avverte che la
testimonianza di Dio è superiore a quella
degli uomini. Scoprire la presenza di Dio
nel mondo, rapportarci alla sua storia
significa ascoltarlo e vivere.
Leone Calambrogio
Riflessioni sul Vangelo
Battesimo del Signore - Is 55,1-11; al 12,2.4-6; 1Gv 5,1-9; Mc1,7-11
… ECCO TU CHIAMERAI GENTICHE NON CONOSCEVI …
DIOCESI
Mi ha mandato
Il sacerdote sa che Gesù applica a séle parole di Isaia dopo aver letto ilrotolo del profeta nella sinagoga diNazaret. È vero che la prima azione attribuitaallo Spirito nel brano di Isaia, ripre-so da Luca, è quella di consacrare, diungere con l’olio, di riempire di gra-zia il cuore di colui che sarà inviato.Ma il Sacerdote è consapevole che èanche vero che la persuasione che nederiva e che guiderà il consacratoverso i gesti da compiere (portare illieto annuncio, fasciare le piaghe,proclamare la libertà ecc.) è quellache esprime la coscienza di un man-dato, di un invio, di una missione:“mi ha mandato”.La consapevolezza di essere manda-ti da Dio stesso è stata la sorgentedella forza degli antichi profeti bibli-ci. La parola “lo ti mando” è quellache determina la vocazione di Mosé:“Ora va! lo ti mando dal Faraone. Fauscire dall’Egitto il mio popolo...”.È con queste credenziali che Mosé èinvitato a presentarsi ai suoi fratelli:“Dirai agli Israeliti: lo-sono mi hamandato a voi” .
I profeti
Il Sacerdote non dimentica che all’o-rigine della vocazione di Isaia sta ladomanda del Signore: “Chi manderòe chi andrà per noi?”, mentre il timi-do Geremia si sente dire: “Non dire
sono giovane, ma va a coloro a cui timanderò”.Ezechiele, caduto con la faccia a ter-ra di fronte alla visione della gloriadi Dio, ascolta la parola: “Figlio del-l’uomo, io ti mando agli Israeliti, aun popolo di ribelli, che si sonorivoltati contro di me... Ma tu, figliodell’uomo, non li temere, non averpaura delle loro parole”.Da queste esperienze il Sacerdotecomprende come la coscienza di unamissione personale ricevuta da Dio ècaratteristica essenziale del profeta edi ogni inviato, terrestre o celeste.Essa è la sua forza di fronte ai rifiutie alle contraddizioni, è il suo soste-gno nei giorni della desolazione edell’aridità.A questa consapevolezza del manda-to ricevuto il Sacerdote ritorna comea una roccia su cui è costruita tutta lasua esistenza.Le missioni possono essere diverseper ciascuno. Giuseppe viene inviatoprovvidenzialmente in Egitto perpreparare l’accoglienza ai suoi fra-telli: “Dio mi ha mandato qui primadi voi per conservarvi in vita”. L’an-gelo Gabriele è mandato per darel’annuncio a Zaccaria e poi a Mariariguardante la nascita di un figlio.Ciò che accomuna tutti gli inviati,pur nella diversità dei loro mandati,è la coscienza di una missione rice-vuta da Dio, la certezza di stare ese-guendo un compito che non deriva
da una propria forza o scelta o intui-zione ma viene dato dall’alto.Il Sacerdote si ricorda che Gesù sipresenta come l’inviato di Dio, di cuiparla la profezia di Isaia. Ma moltealtre volte e in molti modi Gesùesprime nei Vangeli la sua coscienzadi missione con frasi come “Sonostato mandato” o “Sono venuto per”.“Il Figlio dell’uomo è venuto perannunciare”, “per portare a compi-mento la legge e i profeti, “per porta-re il fuoco sulla terra”, “per portarenon la pace ma la spada”, “per chia-mare non i giusti ma i peccatori”,“per cercare e salvare ciò che eraperduto”, “per servire e dare la vitain riscatto per molti”. Gesù sa chetutto il suo agire è obbedienza allavolontà del Padre che lo ha mandatoe che questa volontà va affermatacontro ogni ripugnanza contraria. Diqui la preghiera di Gesù nel Getse-mani: “Abbà, Padre! Tutto ti è possi-bile, allontana da me questo calice!Però non ciò che io voglio, ma ciòche vuoi tu”.
La missione in Gesù
Il Sacerdote ha presente che è soprat-tutto nel Vangelo di Giovanni il man-dato ricevuto da Gesù da parte delPadre. Mandato che ritorna pratica-mente in tutti i discorsi di Gesù.Molte volte Gesù esprime la suacoscienza di essere inviato dal Padre.Il suo unico desiderio è di “fare la
volontà di colui che lo ha mandato”,di “compiere le sue opere”, di ritor-nare “a Colui che lo ha mandato”.Questo atteggiamento unifica tuttal’esistenza di Gesù ed è la radiceprofonda della sua forza, della suapace, della sua perseveranza. SanPaolo riassume tutto nella parola:“Quando venne la pienezza del tem-po, Dio mandò il suo Figlio”.Questa coscienza viene trasmessada Gesù agli apostoli e ai discepoliche egli manda davanti a sé perannunciare il Vangelo e per guarire imalati. Ma anche in altri modi e forme vieneespressa la missione data da Gesù ela persuasione dei discepoli di esseremandati.Essi si sentono inviati a mietere il
grano maturo. Sonosimili ai servitori man-dati a invitare tutti allenozze del figlio. Sonoresi consapevoli del fat-to di essere inviati comepecore in mezzo ai lupi.Apprenderanno dalleparole di Gesù risorto diessere mandati perannunciare il vangelo atutte le genti, per faredei discepoli da tutte lenazioni. Ma l’importan-te è che sempre hannocoscienza di essereinviati da Gesù cosi
“come il Padre ha mandato lui”.Il Sacerdote è consapevole che daquest’ultima parola di Gesù traspareanche il rapporto e la continuità tra ilPadre che manda Gesù e Gesù chemanda i suoi. Il Sacerdote intuiscecosi che attraverso il mandato diGesù i presbiteri vengono inseriti inquel mistero del Padre che è all’ori-gine di tutto e sono in qualchemaniera coinvolti in Gesù nel miste-ro trinitario: “Come tu mi hai man-dato nel mondo, così anch’io li homandati nel mondo”. Il Sacerdote sache questa coscienza della missionedegli inviati di Gesù e della suaChiesa è quanto mai feconda eimportante.
Padre Angelico Savarino
La visione di Paolo nel capitoloVIII è legata al fratello che tivede, ti osserva e con cui vivi. Laquestione riguarda le carni offerteagli idoli e conseguentemente loscandalo che può nascere di fron-te alle fratelli deboli nella cono-scenza. Infatti dà per scontato chela conoscenza potrebbe riempiredi orgoglio, mentre l’amore edifi-ca. Se qualcuno, afferma Paolo,crede di conoscere qualcosa, nonha ancora imparato come bisogna
conoscere. Mentre invece chi amaDio è da lui conosciuto. Non esi-stono dei né in cielo né sulla ter-ra, ma un solo Dio. Anche se nelmondo vi sono molti dei, “per noic’è un solo Dio, il Padre, da cuitutto proviene, ed un solo Signo-re, Gesù Cristo, in virtù del qualeesistono tutte le cose e noi esistia-mo grazie a lui”. Premesso tuttoquesto, non tutti hanno la cono-scenza per cui costoro, sapendo dimangiare carni immolate agli ido-
li, restano contaminati nella lorocoscienza. Sappiamo che mangia-re queste carni o non mangiarlenon ha alcun significato. Peròquesta conoscenza può essereoccasione di caduta per i deboli.“Se uno, infatti, vede te, che hai laconoscenza, stare a tavola in tem-pio di idoli, la coscienza di questouomo debole non sarà forse spin-ta a mangiare le carni sacrificateagli idoli?”. “Ed ecco, per la tuaconoscenza va in rovina il debole,
un fratello per il quale Cristo èmorto!”. In conclusione “peccan-do contro i fratelli e ferendo laloro coscienza debole, voi pecca-te contro Gesù Cristo. Per questose un cibo scandalizza mio fratel-lo, non mangerò mai più carne,per non dare scandalo al mio fra-tello”. Dovremmo seriamenteriflettere sulla coscienza deboleche possono avere i fratelli.
L.C.
San Paolo in briciole
…Non mangerò più carne, per non darescandalo al mio fratello…1 Cor 8,1-12
Il sacerdote continua la missioneGesù dice: «Come Tu mi hai mandato nel mondo, così anch’io li ho mandati nel mondo»
Nella splendida cornicedell’Hotel Villa Paradiso
dell’Etna si è tenuto il tradizionaleMeeting dello scambio di Auguri delLions Club Catania Stesicoro Centrum,con la partecipazione di S.E. Mons.Antonio Staglianò, vescovo di Noto.L’avv. Aldo Lazzaro, Presidente delClub, ha introdotto la serata chieden-dosi “se l’uomo del XXI secolo senteancora il Natale come una festa pro-fondamente religiosa, ovvero comeuna festa priva di ogni sentimento reli-gioso, atteso che ci si arriva dopo unintero anno di lettura dei giornali che cidanno lo spaccato di una società pro-fondamente immorale e corrotta”; hachiuso il suo intervento rivolgendo aS.E. Mons. Antonio Staglianò una
domanda: qual è il significato da darealla festa del Natale nel contesto in cuiviviamo e che cosa i Lions potrebberofare di più e di diverso? “L’uomo mod-erno, narcisista ed individualista, piùche guardare al bene comune e gen-erale ha come obbiettivo il soddisfaci-mento dei desideri e dei fini personali.Solo la ricerca dell’amore per gli altri edell’umanità come espressione del-l’amore di Cristo fattosi uomo per sal-vare gli uomini dal peccato, può con-sentire all’uomo moderno di ritrovare ilgiusto significato ed i veri valori delSanto Natale, superando in tal modo ilnarcisismo e l’individualismo in luiprofondamente connaturati”. L’Avvento è un “tempo per la nostravera vita”. Ricordo cosa Sant’Agostino
rispose agli scettici, i quali afferma-vano che il tempo non esiste. “Il pas-sato non c’è più, il presente fugge epassa all’istante e il futuro non è anco-ra”, dicevano; e allora cos’è il tempo?Risposta del sapiente Padre dellaChiesa: “Se me lo chiedi non lo so, senon me lo chiedi lo so”. Strana rispos-ta, eppure profonda”. Evidenzia “Iltempo non è dunque kronos, non sonoi minuti che passano, ma è l’anima del-la persona che si distende e respira, siriposa e avanza, rallenta e riprende piùspedita il cammino alla ricerca del bel-lo, del bene, del vero, del significatodelle cose che la circondano, della dig-nità dell’altro-persona che le sta davan-ti e invoca un gesto di amicizia, di vic-inanza, di compassione”. Allora si
capisce che il tempo dell’Avvento nonè semplicemente un certo numero digiorni che ci portano dritti al natale (loè anche, liturgicamente); piuttosto èattesa di accadimento che “cambi la
qualità del nostro tempo e lo renda
finalmente “tempo umano”. L’attesa
rompe il cerchio del “tempo alienato”in una attitudine materialistica e con-sumistica che ha tutti convinto dellanecessità del lavoro frenetico per “farsoldi”, per accumulare sempre più
beni”. In questomomento di grave dif-ficoltà, sottolinea, “ilfatto di trovarsi inemergenza economi-ca, nella transizione diquesta crisi finanziariache sta facendotremare un po’ tutti,rischia di ingrandirequesto ripiegamentosu se stessi, appro-
fondendo nell’animo di ogni persona latendenza sociale alla desolidariz-zazione, all’indifferenza del più poveroe del più disagiato”. L’attesa del-l’Avvento orienta la direzione delcuore. Si deve attendere, ma non si può“aspettare Godot” (un dio che nongiunge mai). “La fede cristiana - neltempo di Avvento - provoca l’attesadell’uomo a proiettarsi su coseimportanti, essenziali, profonde,divine, sulla nascita di un bimbo aNatale”. La riflessione: “l’attesa inquesto tempo punta dritto sull’uomonuovo che in Lui si manifesta”. Achiusura dell’evento il Presidentecomunica ai soci l’ingresso nel Clubdi S. E. Mons. Staglianò come socioonorario, autore di “Dieci parole perpensare, vivere e amare” Decaloghi perun’ecologia umana, sapienziale. Illibro contiene un decalogo per tutti igiorni, per cambiare il nostro stile divita personale, che può aiutare a livellocomunitario - famiglia, parrocchia,scuola e tutti quegli ambienti - a ritrovarela via smarrita della Felicità e delle Beati-tudini. Il ricavato della vendita del volumesarà destinato all’associazione onlus“Pino Staglianò” per la costruzione di uncentro cardiologico nella Diocesi gemelladi Butembo-Beni (Repubblica democrat-ica del Congo).
Lella Battiato
Presso il Circolo Unificatodell’Esercito si è svolta la
cerimonia ufficiale di premiazione deiConcorsi Nazionali di poesia “2000 e+” ed “Esculapio” per medici-poeti.Nell’occasione la Prof.ssa e artistaBianca Brancati Carlevani, Presidentedella Fondazione Carlevani Brancatiche ha promosso questi eventi, ha ricor-dato il pittore e poeta Armando Albini(Roma 1911- Catania 1993) che haconosciuto personalmente. Un uomointroverso, sensibile e rigoroso la cuimaturità artistica fu debitrice dellalezione dei maestri: Duilio Cambellotti(1876-1960), Carlo Carrà (1881-1966),Gino Severini (1883-1966), FeliceCasorati (1883-1963). L’Artista fu mili-tante nel movimento giovanile futuristae impegnato come documentaristapresso l’Istituto Luce. In ambito profes-sionale esordì come ceramista; nel1947 fu a Caltagirone dove insegnòpresso l’Istituto Statale d’Arte per laceramica. Fu docente anche ad Enna,Vizzini, Mirabella e a Catania doverealizzò una cospicua produzione diacqueforti, litografie, lavori ad olio etecnica mista. Le sue opere si trovano incollezioni private, al Palazzo Reale diTripoli, alla Camera dei Deputati diRoma e al comune di Caltagirone. Albi-ni è uno di quegli artisti che, a torto, èstato dimenticato. Sotto quel suo bascoalla Carrà, che indossava anche in pie-no luglio, brillavano una intelligenzaacuta e un talento audace che si manife-stava nella capacità di personalizzare lalezione dei maestri. La sua inventiva,però, fuggiva da ogni forma di improv-
visazione in nome della conoscenzadelle tecniche da cui, secondo Albini,nessun artista può prescindere, cosicchél’impianto compositivo delle sue opere
non è casuale. Nei suoilavori non vi è ricercaprospettica, bensì unastrutturazione ritmicadelle immagini. Ha sot-tolineato la Prof.ssaBrancati: “In un’atmos-fera surreale le figure diAlbini sono estrema-mente allungate, con artivolutamente smisurati,appaiono protesi versoun ipotetico cielo”. Negli
anni ’60, a Catania, Armando Albinidiede vita ad un cenacolo di studenti eartisti catanesi come Santacroce e Pie-tro Coco; si riunivano in un modesto
appartamento con ampio cortile in ViaGrotte Bianche n.136. Albini fu “comegli artisti del periodo d’oro dell’artemoderna: viveva con la passione e l’en-tusiasmo di un bohemien. Il suo mottoera “l’amore per vivere- l’arte per nonmorire”. La sua sensibilità gli fece com-porre anche dei versi come quello:“Vivere nel sogno/ integrati allaTerra/testa fra le nuvole”. Fu un pittoresenza aureola come tutti gli artisti chenon vengono alla ribalta nazionale per-ché sono schivi, lavorano in provincia ela critica resta abbagliata dalle icone edalle produzioni artistiche collaudate.
Laura Napoli
Èstato presentato, presso laCapitaneria di Porto di
Catania - sede della Direzione Maritti-ma della Sicilia orientale, il bilanciodell’attività effettuata nel corso dell’an-no 2011, dai militari della GuardiaCostiera in servizio presso i Comandidella giurisdizione (la cui competenzasi estende dalla foce del fiume Pollina anord, alla foce del fiume Dirillo a Sud).Tra i dati di attività di controlloPESCA, dell’Operazione “OCTO-PUS” e di attività di Polizia Marittima,presentati in una conferenza stampa dal
Direttore Marittimo, ContrammiraglioDomenico De Michele, è stata ancheresa nota l’Attivita di Ricerca e soccor-so in mare (con 273 interventi, 2.017persone soccorse, 150 unità assistite).Rilevante anche l’attività effettuata daimezzi aerei (velivoli ed elicotteri) dislo-cati presso la Base Aeromobili dellaGuardia Costiera di Fontanarossa(anch’essa dipendente dalla DirezioneMarittima etnea).L’Ammiraglio Domenico De MICHE-LE ha commentato come <<l’elevatonumero di controlli, a fronte dei com-
portamenti sanzionati, dimostra l’impe-gno e la professionalità del personaledipendente e la natura dell’attività dellaGuardia Costiera, sostanzialmente di
prevenzione e di informazione a favoredi tutti gli ‘utenti’ del mare>>.La conferenza stampa, infine, è statal’occasione per presentare - a livellolocale - l’iniziativa “Cuore di Mare”: lacampagna di solidarietà organizzata dalComando Generale del Corpo delleCapitanerie di Porto, in collaborazionecon la Conferenza Episcopale Italiana,la Caritas e la Società Imago, collegatacon la vendita del Calendario e dell’A-genda 2012 della Guardia Costiera.Il dieci per cento del ricavato dalle ven-dite di tali due pubblicazioni, entrambededicate all’impegno, al coraggio edall’abnegazione degli uomini e delledonne coinvolti nell’opera di soccorso afavore di migliaia di profughi, infatti,verrà destinato all’acquisto di beni diprima necessità, per gli immigrati ospi-tati presso i centri di accoglienza orga-nizzati dal Governo italiano. Beni diprima necessità verranno distribuitiattraverso la Caritas.Per saperne di più sulle attività e suicompiti del Corpo delle Capitanerie diPorto – Guardia Costiera è possibilevisitare il sito istituzionale, raggiungibi-le all’indirizzo www.guardiacostiera.it.Per il soccorso in mare è attivo il nume-ro telefonico gratuito “1530”, raggiun-gibile da rete fissa e mobile.
®
Asuo tem-po, Stur-
zo stigmatizzava lateoria politica machiavellica perchéinadatta al bene sociale.l’Autore di questo volume, facendotesoro della dottrina sociale dellaChiesa, ricorda le avversioni mossedalla politica del fine che giustifica i
mezzi e fa emergere piste di riflessio-ni desunte dall’Appello ai liberi e
forti di don Luigi Sturzo.Attraverso un’intervista immagina-ria, l’Autore ha elaborato una sintesi
del pensiero di don Luigi Sturzo,pioniere del rinnovamento socialedell’uomo. I valori, che ne derivano,sono luce ancora oggi e domani perchi vuole solcare una strada pura ericca di fratellanza evangelica.La ricerca si sofferma soprattutto suiprincìpi dell’ordine sociale, dai qua-li s’imposta una politica che valoriz-za la persona come componente pri-mario della società.
Nei dettagli: il principio di sussidia-rietà si basa sulla giustizia sociale edè un traguardo a cui tendere.È il movente del dinamismo di LuigiSturzo che ha come obiettivo l’ordi-namento democratico nei rapportisociali, ma qual è la sua grandezza?La grandezza di Sturzo sta nell’aversuperato i confini della politica.Oggi, dove tutto sembra inclinarsinel buio dell’indifferenza e del pre-
dominio, ilpensiero didon LuigiS t u r z odiventa unfaro pertutti coloroche intra-prendonola missio-ne dellapolitica.
Il siciliano
Prospettive - 8 gennaio 2012
11
eventi
La Visita che salvaIl Vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò socio onorario del Lions Catania Stesicoro Centrum
Sussidiarietà e giustizia sociale
“L’uomo che superò i confini della politica” scritto da Angelo Consolo
Prevenzione e vigilanza
“L’amore per vivere - l’arte per non morire”Armando Albini: un bohemien nella Catania degli anni ’60
Guardia Costiera: bilancio attività 2011 della Direzione Marittima della Sicilia orientale
RUBRICHE
12
Prospettive - 8 gennaio 2012
Da anni porta magistral-mente sulle scene
un’eterogenea campionatura umana,degno erede di quel popolo isolanoche, per dirla con Bufalino, Brancatie Pirandello, restituisce le contraddi-zioni di luce e lutto, comicità e tragi-cità, riso amaro. Sarà per questo (enon è poco!) come pure per quellasua disarmante umanità, che trasudaincondizionatamente, che ogniincontro con Leo Gullotta si trasfor-ma in un appuntamento con la pro-pria coscienza, con la vita. Nel suorivelarsi, l’affabulazione incantatricedella “persona”, che non si lasciacorrompere dalle lusinghe del “per-sonaggio”. Lo abbiamo incontrato inoccasione dell’attesa cerimonia diconsegna del Premio intitolato “L’at-
tualità del pensiero di Luigi Piran-
dello”, promosso dall’E.R.S.U incollaborazione con l’Universitàdegli Studi di Catania. Stipata di gio-vani, insieme ad autorità e personali-tà della cultura, la storica AulaMagna del Rettorato. Dopo il saluto del prorettore MariaLuisa Carnazza, che si è fra l’altrosoffermata sulla significativa, “emo-
zionante presenza di giovani” accor-si all’evento, l’intervento del vice-presidente dell’E.R.S.U. AntoninoRisitano, che ha posto l’accento sul-l’importanza di promuovere iniziati-ve presso le giovani generazioni pro-prio in un momento così difficilecome quello odierno. A seguire ilcapo ufficio stampa dell’E.R.S.UGiampiero Panvini, che ha ricordatocome il premio sia rivolto agli stu-denti di tutte le facoltà dell’ateneocatanese (oltre 150 i componimentipresentati). E ha destato non pocasorpresa, scardinando sterili stereoti-pi, la notizia dei vincitori annunciatadalla studiosa Sarah ZappullaMuscarà (presidente di una qualifi-cata giuria composta da GisellaPadovani, Sissi Sardo, Roberto Tufa-no e Vincenzo Spampinato), che ha
sottolineato il valore del dialogo coni giovani, “sempre stimolante ecostruttivo”. Primo premio a Carme-lo Cataldo, studente di Scienze bio-logiche, e secondo premio a PietroSantonocito, studente di Ingegneriaelettronica. L’ennesima testimonian-
za di come la scrittura non sia esclu-sivo appannaggio degli umanisti e dicome la lezione pirandelliana siaancora in grado di parlare al’uomocontemporaneo. Menzioni speciali a:Elena Bua, Marica Campo, Emanue-le Gullotta, Raimondo La Valle, Vin-
cenzo Lo Vortico, Martina Moncada,Alberto Montalto, Claudio Pane-bianco, Dario Penna, Fabio Domeni-co Santamaria, Irene Sipala, OrianaSipala, Maria Chiara Tropea, NicolòVolanti. A premiare i due studenti e a leggerei loro componimenti è stato Leo Gul-lotta, tra i massimi interpreti piran-delliani di tutti i tempi. Dal suo esor-
dio con Turi Ferro in “Questa sera si
recita a soggetto” il ragazzo del“Fortino” ne ha fatta di strada. Lotestimoniano, fra i tanti successi tea-trali, televisivi e cinematografici, lesue recenti fortunate tournée: “L’Uo-
mo, la Bestia e la Virtù” e “Il piace-
re dell’onestà”, entrambi per la sen-sibile regia di Fabio Grossi. Interpre-te pirandelliano ideale per la suacapacità di passare repentinamentedal comico al tragico, dall’ilare algrottesco. Lo rivedremo presto, alloStabile etneo, alle prese con la com-media “La allegre comari di Wind-
sor”. Acutamente intervistato dallagiornalista Michela Giuffrida, l’atto-re ha dichiarato: “Ho scelto Piran-dello per i suoi temi: il perbenismo,l’ipocrisia, la diversità, l’apparenza.Nell’interpretazione del personaggiodi Baldovino de Il piacere dell’one-
stà ho individuato la solitudine del-l’uomo. Oggi chi è un uomo onesto èun uomo solo, un alieno, un diver-so”. “I testi pirandelliani, come quel-li di Shakespeare e di Baudelaire, –ha affermato l’artista - sono paginecon le quali il mondo è cresciuto”.“Come interprete – ha poi aggiunto –recitare Pirandello significa attraver-sare il disfacimento della societàattuale e la fascinazione della parola,ma con quella semplicità e quellaverità tali da poter decodificare ciòche si vede. E quali tempi miglioridei nostri per riproporre il teatro conla T maiuscola?”.Trascorrendo momenti di intensoscambio umano oltre che culturalecon tutti i giovani accorsi, Gullottaha così ribadito il suo generoso gra-tuito amore per la città etnea comepure per i giovani: “Il futuro èvostro. Non rinunciate al diritto diparlare, di farvi sentire, oggi più chemai!”. Grazie all’E.R.S.U e all’Uni-versità degli Studi di Catania un’atti-vità di alto profilo che investe final-mente su giovani e cultura, unichevere risorse per poter auspicare (inun momento storico così critico) unaripresa in tutti i campi della vita pub-blica e privata.
Maria Valeria Sanfilippo
Nel 1971 le famiglie conuna media di 3,4 figli
erano quasi 16 milioni, mentre nel2011 il numero di famiglie è di pocosuperiore ai 25 milioni ed il numerodei figli diminuisce con un numeromedio di componenti pari a 2,4.Il numero medio dei figli diminuiscepassando da 2,50 nel 2006 a 2,13 nel2010.Dal 1980 i bambini da 0 a 4 anni sonodiminuiti del 19%, mentre di contro ilnumero dei nonni (da 60 a 64 anni)passa da 2 milioni a 4 milioni, con unincremento del 70%.Anche l’età media dei giovani che conil matrimonio formano una nuovafamiglia passa dai 24-27 anni, ai 30-33 anni nel 2008.La presenza dei maschi in famigliaera prima del 40% come figli e del30% come genitori; oggi i giovanimaschi sono circa il 50%, mentrequelli in coppia come genitori sonocirca il 20%.Mentre si registra il calo demograficodella popolazione italiana si constatache il numero dei cittadini stranieri inItalia aumenta visibilmente ed ilmilione e mezzo di presenze nel 2003,dopo sette anni ha raggiunto nel 2010i quattro milioni senza contare i circacinquecentomila stranieri irregolari.Sono questi i dati pubblicati nel volu-me edito da Laterza nel settembre2011 e che trova nel sottotitolo: “Rap-porto-proposta sul futuro dell’Italia”la direzione di marcia e, soprattutto,nella parola “proposta” la meta cuidirigere gli interventi.Il lavoro commissionato dalla Confe-renza Episcopale Italiana nell’ambitodel progetto culturale dal titolo “IlCambiamento Demografico” è statoelaborato dai demografi GiancarloBlangiardo e Antonio Golini, dal giu-
rista Francesco D’Agostino, ed havisto la partecipazione all’interno delComitato anche di Lorenzo Ornaghi eAndrea Riccardi, al tempo non ancoraMinistri della Repubblica, nonché dalpresidente dello Ior Ettore Gotti Tede-schi, e da uno staff di docenti e ricer-catori donne sia dell’Università Catto-lica che Statale, come Eugenia Scabi-ni, Giulia Rivellini, Graziella Caselli,Giovanna Rossi, Paola Ricci Sindoni,Gabriella Gambino, Elisa Barbiano diBelgiojoso.Come ha scritto Maria AntoniettaCalabrò sul Corriere della Sera: “Nonsi tratta di roba da preti né di predi-che”, ma è questa la fotografia dellasocietà italiana che si trasforma edassume nuove connotazioni e specifi-che identità, dalle quali dovrebbe sca-turire una specifica e puntuale azionedi supporto e di sostegno.Appare pertinente la citazione delCardinale Joseph Ratzinger, quandonel 2004 nel libro “Senza radici”, par-lando della crisi della cultura europeascriveva: “C’è una strana mancanza divoglia di futuro. I figli, che sono ilfuturo, vengono visti come unaminaccia per il presente. Ci portanovia qualcosa della nostra vita, così sipensa. Non vengono sentiti come unasperanza, bensì come una limitazio-ne”. E sempre nello stesso anno, ilsociologo Zygmunt Bauman, uno deimaggiori intellettuali europei, quasi acomplemento della riflessione di Rat-zinger, nel suo “Amore liquido” cosìrifletteva: ”La nostra è un’epoca nellaquale i figli sono prima di ogni altracosa e più di ogni altra cosa, oggetti diconsumo emotivo”.Occorre rimboccarsi le maniche e
prendere la questione di petto.L’espressione “governare i cambia-menti demografici” è oggi di usocomune nelle progettazioni dellepolitiche familiari e sociali e degliassessorati che attuano tali serviziper la comunità, ma occorre il neces-sario coinvolgimento delle persone,capaci di compiere scelte libere eresponsabili.È stato introdotto, quindi, il “Quozien-te familiare”, cioè il metodo per tassa-re il reddito familiare nel suo insieme(anziché quelli individuali) dividen-dolo per un coefficiente che tiene con-to del numero dei membri della fami-glia, dell’età, della salute e di altrevariabili.Vi sono poi una serie di sostegni diret-ti alle famiglie , alcuni di tipo econo-mico (cash) come il Fondo di creditoper i nuovi nati consistente nell’eroga-zione di un mutuo agevolato sino a5000 euro da restituirsi entro cinque
anni ed anche dei sostegni in servizi(kind), quali ad esempio quelli finaliz-zati a supportare le gestanti in difficol-tà oppure le madri sole, mediante l’as-sistenza domiciliare o la disponibilitàdi strutture residenziali disponibiliall’accoglienza.Inoltre, è stato ipotizzato il potenzia-mento dei servizi integrativi del nidopubblico, tramite l’adozione di alcuniprovvedimenti quali l’educatricefamiliare (assistenza a domicilio deibambini sino a tre anni), il nido infamiglia (predisposizione della pro-pria abitazione per ospitare un’educa-trice e massimo cinque bambini), altriservizi flessibili realizzati in partners-hip con organizzazioni del terzo setto-re che si caratterizzano per una mag-giore flessibilità oraria ed il cui acces-so può avvenire anche tramite unsistema di voucher o buoni di servizio.Anche l’assistenza ai ceti menoabbienti e ai disabili passa attraversoqueste nuove modalità organizzativedei servizi, ma non sempre e non intutte le realtà le proposte volte a quali-ficare una “demografia sostenibile”vengono attuate.Elaborare e perseguire una strategiadinamica e di lunga durata che mettala famiglia al centro della società e siaconsiderata come una dimensione ditutte le politiche sociali, economiche,educative è un traguardo alto che sca-turisce da questa attenta analisi socia-le e demografica, ridisegnando il ruo-lo paterno e materno nell’ambito delnucleo familiare, ma tutto ciò richie-de un radicale cambiamento di menta-lità e stili di vita.
Il condottiero
omnibus
Leo Gullotta, Pirandelloe le nuove generazioni
I edizione Premio Pirandello promosso dall’E.R.S.U e dall’Università di Catania
Ricollocare la famiglia al centroIl cambiamento Demografico e le nuove proposte
Da sinistra: Clara Lomonaco,Michela Giuffrida, Giampiero Panvini,
Antonino Risitano, Gisella Padovani,Maria Luisa Carnazza, Leo Gullotta,
Sarah Zappulla Muscarà, VincenzoSpampinato, Roberto Tufano.
(FOTO di ANDREA TRICOMI)