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n. 3-4-2013

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SAN FRANCESCO – IMT – EDILIZIA SCOLASTICA – MURA DI LUCCA – PALAZZO BOCCELLA – SANITÀ IN VERSILIA RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA 3 4| 2013
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piega costola

piega costola

SAN FRANCESCO – IMT – EDILIZIA SCOLASTICA – MURA DI LUCCA – PALAZZO BOCCELLA – SANITÀ IN VERSILIA

RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA

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hanno collaborato a questo numeroMarcello Bertocchini, Nadia Davini, Valentina Ferrante,Umberto Guidi, Iacopo Lazzareschi Cervelli, Marco Paoli, Alessandro Petrini, Andrea Salaniconsulenza editoriale: Publied – Editore in Luccaprogetto grafico ed impaginazione: Marco Riccucci

Marcello Bertocchinidirettore

Marcello Petrozziellodirettore responsabile

Comitato di redazioneGiorgio ToriMarcello BertocchiniMarcello Petrozziello

RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA

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FCRL MAGAZINE 3 4|2013 | NUMERO DOPPIO

© 2013, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

3 Editoriale4 San Francesco. 6 luglio 2013: una data storica16 10 luglio: Una memorabile Messa da Requiem incanta la città24 19 luglio: San Francesco o del puro amore30 14 settembre: La Divina Commedia in concerto38 21 settembre: Con The Towers/Lucca Hubris

va di scena l’onorevole arroganza 42 4 ottobre: Un grido, e una preghiera, per salvare l’Italia46 18 ottobre: … e Ilaria, solo Ilaria…50 Il gioiello ritrovato. Il complesso di San Francesco

diventa una risorsa per tutta la città54 A spasso nel San Francesco. Viaggio virtuale

tra le opere e l’architettura del complesso conventuale59 Nel Seicento San Francesco fu anche teatro di una spy story60 Dentro IMT61 Interviste, storie, racconti da una delle scuole

di dottorato più meritevoli d’Italia62 Imt secondo Alberto Bemporad65 Un passepartout per il futuro68 IMT è sistemi complessi. Intervista a Guido Caldarelli

70 IMT e territorio: l’imperativo è fare rete. Intervista a MassimoRiccaboni

72 Edilizia scolastica73 Venti milioni per mettere al centro la scuola e far ripartire

la provincia di Lucca82 Le mura di Lucca83 I 500 anni delle mura di Lucca89 Nove progetti per festeggiare i 500 anni96 Fondazione Palazzo Boccella97 MADE: a San Gennaro una scuola di alta

formazione nel campo dell’enogastronomia 102 Sanità in Versilia103 Tre anni di interventi per un totale di cinque progetti104 Residenza sanitaria assistenziale Giuseppe Tabarracci108 Leggeri e tecnologici: ecco i nuovi ferri dell’ospedale «Versilia»109 L’eccellenza oculistica passa dal nuovo microscopio

operatorio111 Cuore, nuovi farmaci sperimentali e pazienti anziani112 Flash

In breve dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

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Il territorio, i beni culturali e la scuola: ecco gliambiti strategici verso cui la FondazioneCassa di Risparmio di Lucca ha prevalente-mente indirizzato nel 2013 le proprie risorse.In primo luogo Lucca, la tutela dei suoi mo-numenti e l’affermazione delle sue eccellenzeculturali e scientifiche. L’inaugurazione del ri-trovato Complesso di San Francesco, la de-stinazione dei suoi ambienti ad IMT ed il co-rollario di eventi e manifestazioni durante imesi di luglio, settembre ed ottobre, hannodi fatto riconsegnato alla zona Est della cittàun ruolo come polo culturale e centro di ag-gregazione sociale all’interno delle Mura ur-bane.Quello del sostegno al sistema scolasticoprovinciale è l’altro fronte che ha visto la Fon-dazione moltiplicare i propri sforzi sul pianodelle risorse e delle iniziative intraprese. Unimpegno che ha investito il mondo dellascuola secondo diverse prospettive: mettendoa punto un progetto strategico per l’ediliziascolastica finalizzato alla ristrutturazione dellescuole esistenti ed al loro adeguamento allenorme vigenti; ma anche contribuendo con-cretamente alla fornitura di attrezzature utiliad una didattica aggiornata e proponendocorsi e seminari legati alle nuove tecnologie.L’obiettivo è dunque contribuire alla creazionedi una scuola di qualità, attraverso azioniconcrete e tangibili, sostenendo senza esita-zioni un’idea: la convinzione che solo unasocietà basata sulla conoscenza, intesa inmaniera ampia e non elitaria, sarà in grado diproporre soluzioni sostenibili per il rilancio delpaese, attraverso la coesione sociale e laformazione di una classe dirigente preparataalle sfide del presente e del futuro.

EDITORIALE

Arturo LattanziPresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

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I servizi fotografici sono stati curati da Foto Alcide, Lucca

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La lunga attesa è finita alle ore 10 di sabato 6 luglio,quando la senatrice Stefania Giannini ha proceduto altaglio di un nastro tricolore sostenuto in maniera più chesimbolica dal presidente della Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Lucca Arturo Lattanzi e dal presidente della

Regione Toscana Enrico Rossi. Il complesso conventuale di SanFrancesco, dopo una magistrale opera di recupero e riqualifica-zione ultimata a tempo di record, viene idealmente riconsegnatoalla città e a una funzione di promozione delle eccellenze lucchesinel mondo attraverso l’apertura del campus Imt.Le oltre mille persone presenti hanno letteralmente assiepato ognispazio disponibile, occupando tutti gli ordini di posti della chiesa,l’auditorium della Cappella Guinigi e le sedute messe a disposi-zione nella piazza, dove è stato istallato un maxischermo.Molti e significativi gli interventi che si sono susseguiti sul palco,che senza indugiare in congratulazioni di circostanza hanno ap-profondito, ognuno secondo una personale prospettiva istituzio-nale, le tematiche della riqualificazione urbana, della valorizzazionedei beni culturali e della promozione delle eccellenze scientifichee intellettuali. Tematiche di ordine generale ma quantomai appro-priate per descrivere tutto quello che la città di Lucca ha concre-tamente acquisito grazie agli sforzi della Fondazione Cassa diRisparmio. «Il recupero è un valore in sé indipendentemente dall’uso che sene farà. Averlo è importante per la funzione di comunità» sostieneil sindaco Alessandro Tambellini riassumendo con parole sempliciun’idea condivisa e ampliata dall’intervento del Presidente dellaRegione Toscana Enrico Rossi, che ha tenuto a precisare come«dal punto di vista urbanistico, il recupero dentro la città è una dellelinee guida su cui vogliamo lavorare in tutta la Toscana».Col restauro del San Francesco si concretizza una vera e propriaridefinizione di una zona della città, quella orientale, che di certonon versava in condizioni di degrado o abbandono, ma sicura-mente da quest’anno è stata protagonista di un netto salto di qua-lità, destinato a consolidarsi con altri interventi come quello in attopresso l’adiacente Casa del Boia, uno dei molti cantieri che rinno-veranno le Mura nel loro cinquecentesimo compleanno. Particolarmente significative le parole del Ministro dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, che ha sot-tolineato l’importanza dell’esperienza di Imt come «simbolo di ri-cerca e alta formazione, un esempio in cui il governo Letta crede»,e ribadendo che «l’azione del Governo sarà sempre intrecciatacon Lucca e Imt, dobbiamo lavorare insieme per far crescere que-sta comunità accademica che forma grandi menti. Solo con unsistema di istruzione superiore il paese può crescere».

UNA DATA STORICADopo tre anni di restauri e trent’anni di oblio,

il 6 luglio 2013 torna a nuova vita il complesso conventuale di San Francesco

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Le potenti note della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi eseguita dall’Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo di Napoli diretti da Nicola Luisotti hanno riempito lagrande aula della chiesa di San Francesco a Lucca nella serata di mercoledì 10 luglio 2013.Con questo evento, destinato a rimanere negli annali musicali lucchesi, la FondazioneCassa di Risparmio di Lucca ha inteso solennizzare la riapertura dopo i restauri delgrande complesso di San Francesco, uno dei templi della storia di Lucca. La città harisposto in massa all’evento che ha visto andare esauriti in poche ore i biglietti gratuiti,con quasi seicento persone che affollavano la navata della chiesa assieme alleautorità cittadine ed altre centinaia accalcate fuori per seguire il concerto trasmessosu un maxischermo sul sagrato della chiesa.Quando la Messa da Requiem di Verdi fu eseguita trionfalmente la prima volta a Milano il 22 maggio 1874, in occasione del primo anniversario dalla morte di Alessandro Manzoni, fu scelta la chiesa di San Marco, la più grande a disposizione

Divina l’esecuzione di Nicola Luisotti e dei cantanti solisti

Una memorabile Messa da Requiem incanta la cittàdopo il Duomo di Milano. Ma l’acustica dell’edificio che è conosciuta oggi per esserepessima, forse consigliò dopo il debutto di spostarsi direttamente al Teatro alla Scala,dove per soddisfare le richieste furono eseguite altre tre repliche.Per la chiesa di San Francesco a Lucca poteva esistere un problema simile. I vastispazi e le ampie superfici murarie riflettenti potevano far sorgere echi e rimbombi. Ildubbio è stato immediatamente fugato: la resa acustica dell’edificio è stata perfetta eha risposto come una grande cassa armonica all’intensa gamma cromatica di voci estrumenti, con un alone sonoro dello spazio che si è spento in modo uniforme e chiaroa ogni movimento vocale e orchestrale. Eccellente l’esecuzione da parte dell’Orchestrae del Coro del Teatro di San Carlo di Napoli che ha celebrato il bicentenario dallanascita di Verdi presentando a febbraio dell’anno scorso a Napoli il suo capolavorosacro.La Messa da Requiem nacque inizialmente su proposta di Verdi come opera a piùmani a cui avrebbero dovuto contribuire tredici fra i maggiori musicisti italiani percelebrare a Bologna Gioachino Rossini nel novembre del 1869, primo anniversariodella morte. A Verdi toccò in sorte la composizione del Libera me. Il lavoro, però, unavolta raccolti tutti i contributi, risultò essere un ‘patchwork’ qualitativamente discontinuoe frammentario, mentre si palesarono difficoltà finanziarie. Il Teatro di Bologna si ritiròinfatti dalla produzione. Giulio Ricordi, segretario del comitato organizzatore, proposeun trasferimento a Milano, ma a questo punto fu lo stesso Verdi a dissuadere l’editore,relegando negli archivi gli spartiti dell’ambizioso evento fallito.Il progetto mutò strada e già nel 1871 Verdi accarezzava l’idea di comporreinteramente da solo la Messa da Requiem utilizzando il Libera me già scritto perRossini e forse iniziò subito il lavoro. Alla morte di Alessandro Manzoni, il 28 maggio1873, Verdi ne propose l’esecuzione nel primo anniversario della morte del grandescrittore italiano. La Messa da Requiem ebbe immediato successo. Dopo Milano, già a giugno 1874, Verdi era a Parigi dove diresse personalmente ben sette esecuzioniper poi portarla a Londra e a Vienna.Anche per chi conosce bene questa composizione, riascoltarne dal vivo i ritmi, i braniconcatenati e costruiti con ponderate simmetrie provoca ancora stupore; un’alternanzadi movimenti corali di massa impressionanti e in alcuni punti violenti, vorticosi, alternati a momenti meditativi e riflessivi, dove le voci soliste e le parti strumentalisembrano descrivere l’anima che riflette sul suo viaggio terreno in un’atmosferametafisica e incerta. Nicola Luisotti ha governato un’ottima esecuzione misurata e attenta ai particolari,molto serrata fra un brano e l’altro, mantenendo alta e costante dall’inizio alla fine latensione esercitata sul pubblico. Ai solisti Maria Agresta (soprano), MargaretMezzacappa (mezzosoprano), Francesco Demuro (tenore), Andrea Mastroni (basso), il non facile compito di competere ed emergere contemporaneamente con agilità e chiarezza d’esecuzione all’interno delle masse corali e orchestrali, un ruolodecisamente riuscito senza sbavature.

È con GiuseppeVerdi e con

l’Orchestra del San Carlo di Napoli

che si apre il primo evento per il restaurodell’ex convento

10 luglio

Iacopo Cervelli Lazzareschi

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Francesco il Santo, Francesco l’uomo,Francesco il poeta: due ore nella chiesa a luidedicata per comprendere a pieno, attraverso leparole dello storico Franco Cardini e l’inimitabilevoce di Giancarlo Giannini, una figura storicalontana nel tempo, ma che ha lasciato un’ereditàsempre attualissima.La poetessa lucchese Alba Donati ha fatto glionori di casa in una San Francesco gremita,introducendo l’intervento di Franco Cardini: lostorico, che ha al suo attivo numerosepubblicazioni inerenti al santo assisiate, hatracciato un profilo preciso, spogliato daglielementi fantasiosi e semi-leggendari, che nei

San Francesco o del puro amoresecoli hanno condizionato non solo ladevozione ma anche certa storiografia.Superando le interpretazioni che individuavanoin Francesco «l’araldo di un cristianesimodolciastro, melenso, ecologico-pacifista»,Cardini ha tracciato l’immagine di un uomovolitivo, determinato nelle sue convinzioni esempre caratterizzato da una straordinariacoerenza. Una ricostruzione fondata sulladocumentazione storica, in primis la biografiadel santo di Tommaso da Celano, e sugli scrittidi Francesco stesso, che sono statimagistralmente interpretati da GiancarloGiannini.Noto come attore, regista e stimatissimodoppiatore – presta la sua voce ad Al Pacino daanni –, Giannini ha dato voce alle parole diFrancesco, selezionate tra gli Ammonimenti, iFioretti e il Cantico delle Creature per illustrare lapoetica dell’amore, chiave di lettura universaledell’insegnamento del santo. Il flauto traverso diMario Ancillotti e l’arpa di Alessia Luise hannoaccompagnato l’attore in un percorso tra fede epoesia, affrontando le tematiche dell’umiltà, dellagioia e della fusione tra uomo e creato.Particolarmente coinvolgenti e attuali il passodedicato alla «perfetta letizia», tratto dai Fioretti, eil sempre toccante Cantico delle Creature,manifesto indiscusso della visione del mondo diFrancesco. La chiesa, che come tutte le basilichefrancescane è una suggestiva combinazione diausterità ed eleganza, si è ricongiuntapienamente con lo spirito che ne animò lacostruzione molti secoli or sono, proponendouna serata che tramite riflessione, ascetismo epoesia ha fornito l’occasione per raccontareconcretamente, senza svilirne la dimensionespirituale, l’eredità di un uomo che ha fatto dellasua stessa vita un testamento che è messaggioetico universale e non solo religioso.

La conoscenza di Franco Cardini

e la voce di Giancarlo Gianniniraccontano il santo

di Assisi

19 luglio

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19 LUGLIO 2013: SAN FRANCESCO O DEL PURO AMORE

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I piacevoli tepori di una serata di tarda estate hanno accoltoun folto pubblico nella chiesa di San Francesco, doveancora una volta poesia e pentagramma sono statiprotagonisti. Va in scena la Divina Commedia, riadattamentoin forma di concerto del fortunato musical che il maestroMonsignor Marco Frisina ha portato in giro per l’Europa,riscuotendo unanimi consensi. Frisina, presidente della Commissione Diocesana Vaticanaper l’Arte Sacra ed i Beni Culturali, è autore conosciuto per i suoi canti liturgici e ha fondato il Coro della Diocesi diRoma, che proprio a Lucca ha interpretato per la primavolta la Divina Commedia, con l’accompagnamentomusicale della Filarmonica Gaetano Luporini di SanGennaro, diretta dal maestro Giampaolo Lazzeri,

La Divina Commediain concertoe degli Archi dell’Istituto Luigi Boccherini di Lucca.L’evento ha segnato l’ennesima tappa dei festeggiamenti perla riapertura del Complesso di San Francesco; in luglio ilRequiem verdiano interpretato dal San Carlo di Napoli e ilreading di Giancarlo Giannini avevano suscitato grandeinteresse tra gli appassionati di musica, arte e letteratura.Elementi che hanno trovato nella Divina Commedia unasintesi studiata, proprio perché l’opera monumentale dellaletteratura italiana non viene trasposta in forma operisticasenza un’accurata analisi testuale, ma, al contrario, tracciauna sensibilità capace di accordare, in maniera adeguata esempre brillante, i versi danteschi con i generi musicali, letonalità e i timbri.Monsignor Frisina, che ha realizzato anche questoriadattamento in forma di concerto, si è misurato con ledifficoltà di tradurre emozioni, stati d’animo e concettipresenti in un’opera densa e stratificata come il capolavorodantesco.Non a caso lo stesso maestro è intervenuto prima dientrambi gli atti per dare una specifica chiave di lettura delsuo riadattamento, improntato sulle tematiche dell’amore.«Dante scrive in un momento difficile. – racconta Frisina –Aveva appena perso l’amata Beatrice e non riusciva più adare un senso alla sua vita. Scoprirà poi, nel suo lungoviaggio, che l’Amore, con la A maiuscola, è ciò che ci rendevivi e che ci avvicina a Dio, che è egli stesso amore. Unconcetto filosofico e teologico che diventa poesia e musica».Dalla toccante vicenda di Paolo e Francesca alla terribilestoria di Ugolino, dal drammatico Pier delle Vigne alsuggestivo discorso di Ulisse, fino al paradisiaco incontrocon Beatrice. Le storie interpretate sono le più celebri e lafedeltà al poema è sensibile, col pregio di coniugare sacralitàe solennità con le capacità dello straordinario gruppo disolisti, rimasti decisamente colpiti dalla straordinaria affluenzae dalla splendida cornice della chiesa. «Potersi esibire in unsimile contesto e con un’orchestra d’eccellenza comestasera, è sempre una grande emozione» confessa LaloCibelli, interprete di Virgilio, confermando la diffusaimpressione di una serata ben riuscita, durante la quale ilSan Francesco si è riappropriato della sua dimensione piùpoetica e spirituale.

La creatività diMarco Frisina,

il Coro della Diocesidi Roma

e le eccellenzemusicali lucchesi per una serata

nel segno di Dante

14 settembre

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14 SETTEMBRE 2013: LA DIVINA COMMEDIA IN CONCERTO

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Non è un film, non è un documentario, ma neppureuna video-istallazione. «The Towers/Lucca Hubris»,opera firmata dal regista britannico Peter Greenaway,è un esempio di cinema architettonico, che ha avutonella facciata della chiesa di San Francesco uninsolito ‘grande schermo’. Il progetto, promosso efinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, è stato realizzato in collaborazione con ilLucca Film Festival e con Aldes, associazione direttadal danzatore e coreografo Roberto Castello.Per due serate la piazza e la chiesa sono state ilteatro en plein air di un’iniziativa di grandeavanguardia: Greenaway, storicamente sedottodall’Italia e presente per illustrare la sua opera, ha

La facciata della chiesa di San Francescodiventa per due sera lo schermo di un cinema

Con The Towers/Lucca Hubrisva di scena l’onorevole arroganza trasformato uno spazio non convenzionale in undinamico e inusuale telo cinematografico fatto dimarmo. La proiezione, che è stata letteralmente‘sagomata’ per essere riprodotta sul San Francesco,racconta in maniera teatrale e originale storie dellaLucca del Duecento, che, oltre ad essere la cittàdelle cento chiese, contava al suo interno circacentotrenta torri. Proprio queste torri, che i nobililucchesi pretendevano sempre più alte persottomettere simbolicamente i propri pari, hannocatturato l’attenzione del regista in quanto simboli disuperbia: vizio capitale che Greenaway ha qui volutointerpretare con la parola greca «hubris», traducibilecon termini come «tracotanza», «eccesso» o«prevaricazione», e peccato ricorrente di uomini ederoi all’interno delle tragedie greche.Gli episodi in cui è diviso il film raccontano dipersonaggi estremi, come la Contessa Verrachimurata nella Torre Nera del fratello per pauradell’amore che provava per lui, o il diabolico LeoneMorgantini, che costruì la torre di famiglia conmateriali scadenti sperando che potesse crollaresulla sua ambiziosa moglie. Ma anche vitaquotidiana, eventi tragici e storie curiose tradotte inun montaggio suggestivo e mai banale, nello stile piùconosciuto di un regista da sempreanticonvenzionale e votato a ribaltare le tradizionalimodalità di visione.Proprio in tal senso è nata l’idea di utilizzare la chiesae la piazza antistante per proporre un’esperienzavisiva e percettiva senza precedenti in ambitolucchese. L’imponente e maestosa facciata, che ilrestauro ha restituito a un candore ideale per questafunzione, ha ispirato il montaggio finale del film,ridefinendo gli spazi dell’area e coinvolgendodirettamente i numerosi spettatori: non soloappassionati, ma anche passanti e casuali avventori,coinvolti in un evento che ha celebrato l’arte efesteggiato il complesso di San Francesco anchenella sua dimensione esterna di spazio restituito allaquotidianità della città.

Il cinemaarchitettonico diPeter Greenawayracconta la Luccadel Duecento

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21 SETTEMBRE 2013: THE TOWERS/LUCCA HUBRIS

Peter Greenaway vede il complesso di SanFrancesco a Lucca per la prima volta adaprile del 2013.È ancora un cantiere. Gira silenzioso, fapoche domande, ascolta alcunespiegazioni, più per garbo che per verointeresse (così pare). Quel giorno vedràanche altri luoghi della città.È probabile che il tema di quanto siaeffimera un’affermazione di potere umanobasato sull’imposizione visiva e fisica dicostruzioni sempre più alte, Greenawayl’avesse in mente da tempo. Una cittàchiusa dentro un cerchio possente di muranon può che espandersi in altezza. Equando le Mura erano veri confiniinvalicabili, le torri erano evidenti segnali dipotere affermato da chi le possedeva. Tantetorri in una città chiusa da mura sicureesplicitano meglio di qualunque altrosegnale il carattere dominante nellamaggioranza dei cittadini. In un talecontesto l’alterigia non è più un elemento diun carattere che definiremmo pessimo, maun vezzo comune e come tutti i vezzi èsempre in bilico tra l’autoironico ed il tragico.Lucca, proprio per come è fatta dentro ilsuo cerchio di mura intatte, ha datoconcretezza e capacità espressiva al tema.La stupenda facciata della chiesa di SanFrancesco ha poi fatto il resto, ha resounico ed irripetibile l’evento.Il cinema – quando è avanguardia,sperimentazione, ricerca – consente formeespressive che nessun’altra manifestazioneartistica è in grado di assicurare. Quantoavvenuto in piazza San Francesco il 21 e 22settembre scorso ne è, nel suo piccolo,evidente testimonianza.Lucca e Greenaway si sono incontrati percaso, ma tutto quello che è avvenuto daaprile in poi non è stato il caso a guidarlo,bensì un atto non scritto di fiducia cheLucca (nella fattispecie, la FondazioneCassa di Risparmio) ha dato, senza porrecondizioni, al talento del maestro gallese.Ne è stata ripagata con moneta mai vista.

Thank you Mr. Greenaway, Thank you so much!

*Direttore della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

Marcello Bertocchini*

Peter Greenaway

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Philippe Daverio non avrebbe probabilmente potutotrovare un luogo più azzeccato per lanciare il suogrido Save Italy!, qui arricchito di un Amen cheallude alla sacralità del luogo. La rinnovata SanFrancesco, protagonista di una delle operazioni direcupero architettonico più imponenti degli ultimianni, è parsa infatti la sede più adeguata per parlaredi salvaguardia del patrimonio artistico e perimmaginare i possibili scenari futuri.Ancora una volta grande successo di pubblico:appassionati, addetti al settore dell’arte e tutte lemaggiori istituzioni lucchesi hanno ascoltato il criticod’arte intervistato da Maria Luisa Catoni, esperta diarcheologia ed arte antica e coordinatrice del

Con Save Italy! Amen il San Francescodiventa luogo di alta cultura e criticaartistica

Un grido, e una preghiera,per salvare l’Italiadottorato in Gestione e Sviluppo del patrimonioculturale presso l’Imt Alti Studi Lucca. Le doti dialettiche di Daverio hanno come sempreincantato, supportate da quella sua innata capacitàdi trovare termini mai banali, utilizzati anche fuoricontesto, ma capaci di spiegare in un attimo unconcetto o una sensazione che le parolenormalmente non esprimono con efficacia.Definendo l’Italia un «paese di pazzi di buonavolontà», Daverio ha esordito esponendo le sueidee sulle condizioni difficili in cui versano i beniculturali italiani. «L’Italia – ha spiegato – ha uno deipiù grandi patrimoni al mondo, eppure sembraquasi infastidita…». In una congiuntura storica chevede il soffocamento delle radici culturali locali, innome della vituperata, quanto mai perseguitaglobalizzazione, è proprio la valorizzazione deipiccoli centri la via alternativa per la rinascita, conprogrammi di recupero e tutela del nostropatrimonio artistico. Daverio suggerisce, anchecitando Kennedy, l’adesione ad una prospettiva piùampia di benessere, dove il prodotto interno lordocontinui ad avere il suo peso, ma si confronti conaltri indicatori.Dal localismo, dice Daverio, nasce l’identità: lerealtà locali sono gli unici contesti dove saràpossibile tornare a fare architettura e non più soloedilizia, anche grazie al contributo delle fondazioniche suppliscono le oramai congenite carenze delleistituzioni. Lucca ha avuto la lungimiranzanell’Ottocento di non abbattere parte delle Mura perfavorire l’espansione della città, e tutt’oggi, graziead una fondazione appunto, investe nella loromanutenzione comprendendone il ruolo di custodidell’integrità architettonica e urbanistica. Sono queste le realtà dove è possibile farepianificazione e programmazione. «Se parlo diLucca – ha concluso – l’esperimento si puòdavvero fare. Qua la città del futuro è possibile». E la platea non poteva che idealmente risponderecon un semplice Amen!

Philippe Daverioparla di patrimonioartistico, possibilità

di recupero e valorizzazione dei beni culturali

4 ottobre

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… e Ilaria, solo Ilaria… è un passo della poesia l’«Appennino»di Pier Paolo Pasolini che qualifica perfettamente l’eventoorganizzato in San Francesco dalla Fondazione: lacelebrazione di Ilaria del Carretto. Un appuntamentoveramente speciale tra teatro, storia, arte e scienza, che haunito in maniera equilibrata la divulgazione e l’intrattenimento.L’istallazione di scanner art «Ilaria», ispirata dal cenotafio diJacopo della Quercia e realizzata dall’artista lucchese RobertoBaronti, ha fatto da sfondo alla serata, che si è aperta colmonologo «Ilaria, la bellezza che vive»: una rivisitazione dellabreve vita della moglie prediletta di Paolo Guinigi, scritto einterpretato (lei direbbe narrato) da Elisabetta Salvatori, attricee autrice versiliese che da anni porta in scena appassionatericostruzioni di vicende legate alla sua terra natale e toccanti

… e Ilaria, solo Ilaria…

esempi di teatro civile. Il violino di Matteo Ceramelli haaccompagnato la Salvatori in un percorso di racconto eimmedesimazione: l’infanzia, l’abbandono di Zuccarello, paesenatale di Ilaria, il matrimonio con Paolo e l’estremo momentodella morte, sino all’incontro postumo con Jacopo della Quercia,l’artista che, per dirla sempre con Pasolini, «con Ilaria scolpìl’Italia». Alla fine del monologo ha fatto letteralmente irruzione sul palcoSilvano Vinceti, un personaggio discusso ma preparato, notoper le sue ricerche relative all’individuazione dei resti mortali diCaravaggio e della modella che posò per la Gioconda diLeonardo. Vinceti, che è stato definito anche art detective, haillustrato le proprie esperienze concrete, portandosostanzialmente una testimonianza. Una prassi di studio einvestigazione pensata per avvicinare la sensibilità degli italiani alproprio passato attraverso una metodologia di ricerca avvincentee un po’ avventurosa, che lui stesso ha ben focalizzato in unarecente intervista. «Noi scegliamo di dedicare i nostri studi agrandi uomini del passato – dice – perché crediamo chequesto tipo di ricerche abbiano un risvolto educativo sui giovani,intendiamo stimolarli nello studio della storia, concentrandoci inparticolare sui personaggi straordinari che hanno contribuito, perun verso o per l’altro, a dar lustro al nostro paese».Il pubblico ha ascoltato con interesse l’originale propostadivulgativa di Vinceti, per poi tuffarsi nella Lucca delQuattrocento col documentario «Il sonno di Ilaria», realizzato daCristina e Maurizio Bernardi e prodotto da Infinity Blue. Unaricostruzione panoramica della vita di Ilaria del Carretto, dalleorigini liguri sino alle circostanze della scomparsa, indagateanche attraverso le analisi sui resti mortali a lei attribuiti,recentemente rinvenuti nella Cappella Guinigi proprio in SanFrancesco. Ogni aspetto è stato curato col piglio della ricercascientifica rigorosa, coinvolgendo studiosi ed esperti di ambitolucchese e non, ognuno dei quali ha portato il proprio tassello almosaico che ha restituito il profilo di Ilaria. Archivisti, storici, storici dell’arte e paleopatologi hannocontribuito a marcare i contorni della storia terrena di unamatissimo personaggio, senza però limare l’aura di mistero esuggestione che da sempre avvolge le vicende della famigliaGuinigi e in particolare di questa fanciulla resa eterna dal marmoe dal genio artistico di Jacopo.

Una serata per Ilaria del Carretto,

tra teatro,divulgazione

e ricerca storica

18 ottobre

Andrea Salani

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18 OTTOBRE 2013: E ILARIA, SOLO ILARIA

Il monumento di Ilaria del Carretto èstato oggetto di numerosi studi chehanno affrontato le principali questioniconnesse alla storia e alla forma delsepolcro e cenotafio. L’interesse deglistorici dell’arte e degli eruditi è statoalimentato principalmente da due fattori:da una parte la singolare bellezzadell’insieme che ne fa, per la mirabilefusione degli elementi tardogotici eprotorinascimentali, uno degli episodipiù alti della scultura quattrocentesca, edall’altra l’aura di indeterminatezzadocumentaria che impedisce unaesauriente storicizzazione dell’opera eche quindi incoraggia la formulazione diipotesi e congetture.Il monumento fu voluto da Paolo Guiniginell’attuale forma isolata, ispirata amodelli del classicismo greco in etàromana, e la figura di Ilaria è dipendenteda analoghe sculture sepolcrali italianee francesi; da modelli oltremontanidiscende la considerevole altezza delrilievo, la perfetta centralità della posa el’elemento iconografico del cagnolino. In maniera bizzarra ad una vita interrottaseguiva, con il mezzo dell’arte diJacopo, l’immortalità. Per questaragione in poche altre opere si assistecome in questa alla stessa intimafusione tra forma e contenuto, travicenda artistica e vicenda umana.

In Il monumento di Ilaria del Carretto di Jacopo Della Quercia, Maria PaciniFazzi, Lucca 1999

*Direttore della Biblioteca statale di Lucca

Marco Paoli*

Il monumento di Jacopo della Quercia

Ilaria di Roberto Baronti, scanner art. Stampa digitale su carta fotografica e plexiglas. Retroilluminata

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Non solo una chiesa che rappre-senta la storia della città e unconvento riadattato a scuola diperfezionamento post universita-rio di primissimo livello. Il recupero

e la valorizzazione del complesso di SanFrancesco rappresenta una fetta importantedi città che torna a essere in vita. Fruibile ealla portata di tutti come lo è stato per secolie come poi aveva smesso di esserlo negli ul-timi anni a causa del progressivo degrado.Durante il lavoro di restauro invece le personearrivavano in piazza in bicicletta, più spessoa piedi, e piazzandosi vicino alle transennecercavano con la sguardo di rubare qualcosain anteprima, si fermavano a scambiare dueparole con gli operai e i professionisti del can-tiere per carpire un particolare. Questo rap-presenta una sorta di piccolo miracolocompiuto dalla Fondazione Cassa di Rispar-mio che ha riavvicinato i lucchesi a questaparte del centro storico, quasi 12mila metriquadrati, che per anni è rimasta chiusa comeuna sorta di scrigno.E ora che l’intero complesso è tornato adaprirsi verso l’esterno, le persone hanno ini-ziato a poco a poco a riprendere confidenzacon quel luogo e quella chiesa che nei secoliera stata scelta come una sorta di Pantheondella Repubblica. Per questo il San Francesconon è e non sarà un edificio chiuso, riservatoesclusivamente a Imt. Buona parte dei quattrochiostri che compongono l’ex convento sonoinfatti aperti al pubblico con un cammina-mento di circa 300 metri che connette diret-tamente piazza San Francesco con il giardinodegli Osservanti e quindi anche con il par-cheggio sotterraneo della caserma Mazzini.Un bellissimo percorso attraverso la storia, cir-condati dal verde dei chiostri francescani edalle lapidi e i marmi, interamente recuperati,delle centinaia di tombe che erano state sep-pellite da colate di cemento. In questo modosi è creata un’alternativa pedonale al percorsodi via della Quarquonia e a quel passaggio apiedi sotto un portone che è stato tolto du-rante i lavori seguendo sempre la filosofia divoler aprire una parte della città.

Ma anche la chiesa è tornata a essere frui-bile. Chiusa ormai da anni, dietro la cui ab-side è stato allestito un piccolo museoarcheologico, dove sono esposti i risultatidelle campagne di scavo effettuati durante ilavori per i quali la Fondazione ha speso circa50 milioni di euro. Il corpo centrale, ancoraconsacrato, ora diventa un centro congressi,un luogo per organizzare eventi e convegni.Tutto a disposizione della città. E infatti, se-condo quanto disposto dal contratto di ven-dita tra il Comune e la Fondazione Cassa diRisparmio, sia l’Amministrazione che la So-printendenza avranno diritto a utilizzare lastruttura a titolo gratuito per 50 giorni all’anno.L’intero immobile è stato completamente ri-strutturato a partire dal tetto, che è statomesso in sicurezza, e ora può ospitare 550persone ed è omologato con le uscite di si-curezza. A questo si aggiunge un lavoro direstauro meticoloso e l’altare che nascondesul suo retro una cabina di regia altamentetecnologica dalla quale è possibile regolareluci, telecamere e microfoni.Nella porzione nord della Stecca c’è poi lamensa di Imt, che ha una regolare licenza diristorazione e in seguito all’aggiudicazione delbando di gara da parte della ditta Del Monterimane aperta tutti i giorni, sia a pranzo che acena. Un’attività che attualmente è sfruttatasoprattutto dagli studenti – è normalissimosedersi e sentire parlare inglese agli altri tavoli– e dai dipendenti della Fondazione Cassa diRisparmio ma che è destinata a diventare unpunto d’attrattiva importante, anche in virtùdello spazio all’aperto nel giardino degli Os-servanti che potrebbe consentire alla mensadi allestire tendoni e tavoli da sfruttare in pri-mavera e durante l’estate. Infine c’è lo spaziodel San Franceschetto, la chiesa che unavolta ospitava il cinema Eden e che poi neltempo è diventata il punto di accesso alla co-munità di recupero degli ex carcerati. Si trattadi un’altra struttura funzionale, completamenteristrutturata e dotata di servizi igienici, che neipiani della Fondazione è destinata a essereutilizzata dal quartiere e dagli abitanti del cen-tro storico. Una stanza a disposizione di tutti

Il gioiello ritrovato.Il complesso di San Francesco

diventa una risorsa per tutta la cittàAlessandro Petrini

Perfetta integrazione tra storia e tecnologia

per Imt

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IL GIOIELLO RITROVATO. IL COMPLESSO DI SAN FRANCESCO DIVENTA UNA RISORSA PER TUTTA LA CITTÀ

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che può essere utilizzata attraverso una ri-chiesta diretta alla Fondazione Cassa di Ri-sparmio, proprio come già succede con ilSan Micheletto.Una riapertura nei confronti della città che harianimato l’intera zona est del centro storico,quella che negli ultimi anni era rimasta de-centrata rispetto alle vie tradizionali del com-mercio, rendendo il quartiere più sicuro,frequentato e sicuramente più vivibile. Inpoche parole si è passati da una zona peri-ferica e quasi dimenticata, a una in grado diattrarre i turisti che, grazie al fascino deiFossi, della Madonna dello Stellario e dellavicinissima Villa Guinigi, è in grado di attirarei turisti e di diventare la zona più nobile dellacittà. Per questo un gruppo di negoziantidella piazza ha voluto incontrare Arturo Lat-tanzi, presidente della Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca, per ringraziarlo per l’im-pegno messo dall’ente per il restauro delcomplesso conventuale.Non solo città. Una parte rilevante del SanFrancesco, infatti, sarà destinata a Imt, l’istitutodi Alti Studi, in un ambiente di primissimo livellointernazionale che è in grado di far spiccare ilvolo alla scuola verso l’eccellenza. Arrivati inpiazza è davvero difficile sbagliare, perchéguardando il portone della chiesa, l’ingressodi Imt si trova sul lato sinistro, subito dopo SanFranceschetto. A farla riconoscere ci sonodue bandiere, quella italiana affiancata daquella dell’Unione Europea, e poi la scritta in

inglese «Institute for advanced studies Lucca»,sullo stipite sinistro, in netto contrasto con lafessura in marmo bianco che si trova a destra,con su scritto «buca per le lettere». La fusionetra passato e presente, tra tecnologia e ri-spetto per la storia, si vede fin dall’esterno diuna struttura che potrà contare su 7mila metriquadrati di spazi coperti e poco più di altri5mila sistemati a verde.Un campus universitario a tutti gli effetti, eforse la definizione potrebbe anche risultareriduttiva se si pensa al patrimonio storico eartistico dell’ex convento immerso nel verdee incastonato nel cuore della città. Dopo l’in-gresso sulla destra si trova il bancone del-l’accoglienza con un addetto che smista lepersone a seconda delle loro necessità. Dalì poi si accede alle zone chiuse dei loggiatiche disimpegnano le varie funzioni della strut-tura. I loggiati che si affacciano sui chiostrisono protetti da vetrate che hanno il duplicecompito di salvaguardare la tranquillità dellascuola e di evitare che persone esterne e tu-risti possano intrufolarsi nelle aule distur-bando le attività didattiche e lo studio. In piùquesto sistema di chiusura consente di man-tenere la temperatura gradevole anche durante i mesi invernali perché sotto il pavi-mento in cotto è stato installato un impiantodi riscaldamento. Per l’estate invece è previ-sto un sistema di areazione e ventilazione,con il compito di refrigerare gli ambienti evi-tando che si trasformino in serre.In poche parole qui gli studenti e i professorihanno trovato uno spazio estremamente fun-zionale ma anche dotato di ogni comfort e deltutto autosufficiente rispetto all’esterno. Alpiano terra ci sono due aule didattiche con25 posti per gli allievi e la postazione per il do-cente, poi andando avanti nel secondo chio-stro sul lato nord si trovano gli ambienti per iricercatori, gli uffici singoli per il personale do-cente di ruolo e due dei cinque bilocali previstiper i soggiorni dei visiting professors. Al primopiano si trovano le antiche celle completa-mente affrescate, che sono state trasformatein uffici doppi per i ricercatori; gli allievi pos-

sono contare su 100 postazioni singole,ognuna personalizzata, poste al primo pianoe con vista sui chiostri. E poi ancora ci sono12 uffici singoli destinati al personale docentedi ruolo, un ufficio di rappresentanza, 3 per ilpersonale amministrativo e poi uno spazio peri ricercatori suddiviso tra 13 uffici singoli e 4doppi. Inoltre altri 7 uffici sono a disposizionedei visiting professors assieme agli altri 3 bi-locali che si trovano al secondo piano e ai 4monolocali al primo piano. Il convento di SanFrancesco ha infatti anche una foresteria con52 camere doppie per gli allievi di dottorato ealtre 7 singole per allievi o ospiti di Imt. E cosìsono stati raddoppiati i posti letto già previstiall’interno della Stecca. La parte riservata allascuola di Alti studi si completa poi con laCappella Guinigi, una grande aula magna conoltre 120 posti a sedere. E poi la mensa, il ri-storante e gli spazi ricreativi nella ‘Ca’ Nova’,antico deposito del grano, un’area già ristrut-turata e consegnata a Imt nel 2009.Tutto con rifiniture di alto livello, nel segno dellaefficienza e della funzionalità, ma nel completorispetto della storia. Niente è stato buttato via.Anzi, quello che nel corso dei secoli era statoprogressivamente nascosto, è stato riportatoalla luce attraverso la ristrutturazione. Solo perfare alcuni esempi, sono riemersi gli affreschiche, al secondo piano, decoravano l’esternoe l’interno delle vecchie celle dei frati e sonostate recuperate le decorazioni geometriche,a effetto mosaico, della sagrestia.

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Da lontano piazza San Francescosembra quasi in discesa. Il solesquarcia a metà il portone verdedella chiesa, chiuso. E da fuori èimpossibile anche solo immagi-

nare cosa ci sia custodito all’interno. Tren-t’anni. Poco più, poco meno: tanti sonopassati da quando l’ultimo frate viveva dentroil convento. Tanti sono passati da quando ilucchesi, credenti e non, sono entrati per l’ul-tima volta dentro la chiesa. Accanto al portone verde ce n’è un altro, piùpiccolo, di un marrone intenso: è aperto. Da lìinizia il viaggio nel San Francesco, da un per-corso fatto di chiostri, giardini, volte, lapidi,tombe, iscrizioni, affreschi, celle, quadri, museiinaspettati e visuali mozzafiato.Si entra da San Franceschetto, fondato nel1309 con l’obiettivo di aiutare i bisognosi dicure e i malati, il cui ingresso, adiacente aquello della Chiesa, affaccia su piazza SanFrancesco. Ad accoglierci c’è il primo chio-stro. Il più antico del complesso conventuale.Subito il cuore resta colpito dalla vastità degliambienti, che rievocano un senso diffuso diintimità e di scambio. Di silenzio e di studio. Molti neppure se li ricordavano, i chiostri, levolte, gli affreschi e la grandezza degli spazi.Molti neppure potevano sospettarlo che den-tro le Mura, nella zona più popolare della città,ci fosse un gioiello di questa portata. A volteriemergono. Nei luoghi più impensati, nellemaniere più rocambolesche, nelle forme piùinattese, pagine, monumenti e protagonistismarriti della storia e delle vicende di una cittàtornano a galla, a smentire chi era ormai ras-segnato a considerare “perduti” interi capitolidel suo sviluppo. Ma questa volta la scopertaha dell’incredibile: non si è trattato solo di re-cuperare un libro, un affresco o una sepoltura.Dal buio dell’oblio è tornato alla luce un interocomplesso conventuale, un’intera cittadella di-menticata e sconosciuta ai più. Qui c’è la sto-ria che traccia parte dell’ossatura della città,riconducendo ogni cittadino a un passato col-lettivo più o meno remoto. Otto secoli: tanti quanti quelli che legano l’exconvento alla storia della città. Il monastero,

A spasso nel San Francesco.Viaggio virtuale tra le opere e l’architettura

del complesso conventualeinfatti, ha sempre avuto una visione privile-giata dal basso di quella che è stata la societàlucchese negli ultimi ottocento anni. È con ilBasso Medioevo che Tracchiassi – come sichiamava questa contrada – ritrova vita, conedifici rurali e le connesse aree a orto o vignae, grazie a una politica di donazioni e con ac-quisti mirati, dal secondo quarto del Due-cento i Francescani porranno qui la loro sedelucchese. L’area è coerente con le scelte ur-banistiche delle fondazioni francescane: pe-riferica rispetto al tessuto urbano, già copertoda una consolidata rete di edifici ecclesiasticicon cui evitare sovrapposizioni conflittuali (aLucca, oltre ai francescani, c’erano altri tre or-dini monastici: i domenicani in San Romano,gli agostiniani in Sant’Agostino e, soprattutto,in San Frediano e i servi di Maria nella Chiesadei Servi), ma in stretta relazione con la cittàe con il suo territorio. San Francesco si trovava nella zona subur-bana, fuori dalle Mura, in aperta campagna edove ora c’è il parcheggio Mazzini all’epocac’era un bosco. I frati, così, organizzavano lapropria giornata di meditazione, preghiera e la-voro. Accoglievano i viandanti e i malati, par-lavano con il popolo, quello più semplice elaborioso, tagliavano la legna nel bosco adia-cente alla struttura e la disponevano in cas-sette regolari una sopra l’altra, pronta per l’uso.I chiostri, invece, erano organizzati secondo levarie esigenze e ogni spazio rispondeva a unareale necessità: c’era quello dedicato allepiante aromatiche, quello affidato al garzoneper la biada per i muli e quello pieno di ortaggida offrire ai più poveri. Riscoprire l’importanzastorica di un cortile o di un chiostro significaascoltare ciò che ha da raccontare l’intero edi-ficio che li custodisce. Essi ricordano e par-lano di usanze, di costumi, di abitudini eviaggi, di stratificazione storica e di cambia-menti religiosi e politici. I tre del San Francesco proteggono tombe elapidi dei più significativi esponenti della no-biltà e della politica lucchese, all’ombra del-l’abside e del campanile. In origine c’era ununico grande chiostro, il primo che incon-triamo entrando da San Franceschetto, uti-

Nadia Davini

Ottocento anni di storialucchese incastonati nel cuore della città

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lizzato per gli ortaggi. Tutt’intorno, al primopiano, il dormitorio. Che poi fu ampliato nelcorso dei secoli e le celle dei frati furono di-slocate su tutti i piani superiori, affacciatesugli altri chiostri che compongono il com-plesso. Erano ambienti spartani, spogli, conpochi accessori e scarsissima mobilia. Legrate in ferro battuto, gli spioncini alle porte,spesse, di legno massiccio. Era una vita di-gnitosa e dedita allo studio: i francescani sidilettavano in attività pedagogiche, impegna-vano molto del loro tempo alla scrittura e aisaperi, tant’è che nel giro di pochi decenni il

complesso di San Francesco a Lucca di-venne un importante polo culturale, oggi po-tremmo dire universitario, raggiunto anchedai frati degli altri conventi.E così pezzo dopo pezzo, anno dopo anno,i francescani che operavano a Lucca detterovita al complesso conventuale nella sua inte-rezza. Per costruirlo non arrivarono mai soldidallo Stato, ma sui mattoni e nelle venaturedelle pietre che lo compongono porta le do-nazioni, infinite, della città che, una per una,consentirono la creazione di un patrimoniocosì grande e così bello. E ancora i soldi de-

rivanti dalle confische, dall’usura (il Papa dettela possibilità agli usurai di continuare la propriaattività con l’obbligo, però, di cedere unaparte del ricavato ai francescani) e dalle se-polture. In particolare da quest’ultime e, peraverne un’idea, basta guardarsi intorno men-tre si passeggia dal primo al secondo chio-stro. Più ne commissionavano e meglio eraper la vita del convento. E più chi le richiedevaera ricco, nobile, prestigioso e più i france-scani potevano garantirsi l’esistenza. Ci sonole tombe ad arco (arcosoli), le più antiche ri-salgono al 1249 e sono delle famiglie Vettori

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e Ricciardi; c’è il sepolcro di Bonagiunta Ti-gnosini, un arcosolio decorato da un affrescodi Deodato Orlandi e datato 1274. Un affre-sco unico che raffigura la Madonna al centro,a sinistra San Francesco, povero e pulito e adestra il mercante con pelliccia. È una testi-monianza importante che ci dice che nel tredicesimo secolo la Madonna veniva raffi-gurata in posizione centrale, ma ancora di trequarti (e non frontale), che guarda verso il de-funto. Anche l’immagine di San Francescocontiene un’informazione non di poco conto:Orlando, infatti, ha disegnato l’assisiate con itratti molto simili a quelli dell’affresco presentea Pescia, considerata la rappresentazione delsanto più vicina alla realtà. Questo significache Francesco era conosciuto, anche se nonvenne mai a Lucca; che qualche frate luc-chese, o forse pittore, o forse mercante, oforse cittadino, l’aveva probabilmente incon-trato e si era poi adoperato per descriverlo eper narrarne le gesta, gli aneddoti e i momentisalienti di quell’incontro che deve essere statoun avvenimento sensazionale, di grande im-patto emotivo e spirituale. Sempre nel secondo chiostro riaffiora alla lucela tomba di Bettega Cordoni, figlia di Castruc-cio Castracani (e questo la dice lunga sucome anche i francescani prendessero partealle vicende politiche della città), mentre nel-l’angolo settentrionale emerge imponente latomba di uno dei Della Scala. Nobile famigliaveronese che tenne Lucca per sei anni: dopola caduta di Castracani, infatti, la città fu ac-quisita da Mastino Della Scala che estese il suo dominio in subappenino, utilizzandoLucca come base strategica per avvicinarsi aFirenze. Non c’è mai stata testimonianza dellamorte (con annessa sepoltura) a Lucca di unmembro della famiglia Della Scala, ma ciò cheè venuto fuori durante l’imponente campagnadi scavi riporta a una storia diversa. La lastradi marmo bianco con al centro lo stemma difamiglia, raffigurante, per l’appunto, una scala,spicca tra le mattonelle di cotto che compon-gono i corridoi dei chiostri. Una data: 1334. Eun nome: forse Arrigo, forse Ubaldo, forseUberto. Difficile decifrare, perché i secoli, ac-

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A SPASSO NEL SAN FRANCESCO.VIAGGIO VIRTUALE TRA LE OPERE E L’ARCHITETTURA DEL COMPLESSO CONVENTUALE

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stria della città. Ai lati brillano le lapidi di Gia-como Puccini e Luigi Boccherini, la tomba diCastruccio Castracani, sepolto con tutti glionori e vestito col saio francescano, il monu-mento funebre di Giovanni Guidiccioni; l’altaredella Compagnia dei Testori con un’iscrizionedorata su sfondo nero, posizionata dopo la ri-volta degli Straccioni. «A San Francesco, per-ché abbia cura del suo popolo», si legge. Eancora vere e proprie opere d’arte, capaci difar sorridere e commuovere: come il quadroraffigurante la Madonna del Soccorso, Ma-donna a cui i lucchesi erano più devoti, o letre opere del caravaggista Pietro Ricchi, checon la Controriforma scappò da Lucca, dis-seminando il nord Italia con i suoi dipinti, o ilciclo di affreschi della Cappella Pagnini, il piùimportante del XV secolo conservato a Lucca,che rappresenta la storia della vita della Ver-gine, realizzato da Baldassarre di Biagio.Terminata la visita un brivido corre lungo laschiena. Resta la sensazione di aver passatoun’ora, o forse più, immersi in un’epoca lon-tana: un po’ come se il San Francesco fossela macchina del tempo dell’anima dell’uomo edel suo modo di pensare.

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compagnati da una buona dose di incuria edi colate di cemento di età napoleonica, sisono inghiottiti una parte della tomba. Proseguendo nel silenzio generale entriamonel terzo chiostro, l’arometo, con al centro lacisterna. Pare che in origine ci fosse un fico,ma che poi fu abbattuto per portare l’acquaproprio dentro il complesso. E pare che i fratidi allora non l’avessero presa molto bene que-sta decisione: a dirlo è un manoscritto, recu-perato durante il restauro, gli «Annali delConvento di San Francesco cominciandodall’anno 1228 fino al 1699», ovvero la cro-naca di quanto è avvenuto nell’ambito delcomplesso conventuale nel corso della suaquasi millenaria vicenda. Fatti, aneddoti, rac-conti, ricordi, leggi: a redigerlo, sul finire delSeicento, il frate francescano Giovanni Fran-cesco Biagi di Limano. È lui a raccontare dicome si sia sviluppato il complesso nel corsodei secoli, è lui a farci sorridere con storie quo-tidiane (come l’ordinanza emessa dalla Re-pubblica di Lucca per porre delle catene sullestrade cittadine, per obbligare i giovani che sispostavano a cavallo ad andare più piano) ea farci riflettere con vicende lontane, ma dal-

l’alto significato politico e storico, come la spy-story consumatasi all’interno del convento aidanni di un mercante francese, nelle stanzeche affacciano sul terzo chiostro, propriosopra la distilleria (vedi a lato). Distilleria, infermeria, spezieria: sono gli am-bienti che si incontrano camminando tra la la-vanda, il rosmarino e la salvia piantate, non acaso, nel terzo chiostro. Poi c’è il refettorio e,a seguire, le scale per i dormitori che conser-vano un affresco di Nicodemo Ferrucci; quindile vecchie celle dei francescani. Dopo avertoccato i temi principali della tradizione storicoartistica che rendono il San Francesco unicoe originale, averlo svuotato sotto e sopra, sa-lito e disceso, ammirato e odorato, sognatoda lontano o contemplato nella sua pluriseco-lare stratificazione, si arriva alla Chiesa. È come un climax ascendente: passo dopopasso lungo i portici, costeggiando i chiostri,passeggiando nel refettorio e in quella che fula distilleria per la grappa. E infine una porta,un tendone e, d’un tratto... la navata unica.Maestosa e imponente: il tempio della vita luc-chese, dove trovano casa gli esponenti dispicco della musica, della politica e dell’indu-

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Il libro degli avvenimenti e della memorialucchese. Potrebbe essere definito cosìil preziosissimo documento conservatoall’interno del complesso conventuale diSan Francesco, redatto alla fine del Sei-

cento dal frate francescano Giovanni Fran-cesco Biagi di Limano ed emerso dallapolvere durante gli scavi che hanno accom-pagnato l’opera di restauro del complesso diSan Francesco. Gli «Annali del Convento diSan Francesco cominciando dall’anno 1228fino al 1699», ovvero la cronaca di quanto èavvenuto nell’ambito del complesso conven-tuale nel corso della sua quasi millenaria vi-cenda. Trovato per caso, riconosciuto nonsenza qualche perplessità, il manoscritto ri-schia di diventare un reperto storico di gran-dissimo valore. Una sorta di archivio di tutti ifatti che hanno percorso la città per secoli. Ilfrate francescano, infatti, era stato incaricatodi trascrivere gli avvenimenti che avevano se-gnato la Repubblica di Lucca dalla nascitadella chiesa di San Francesco (1228) fino aisuoi giorni. Così fra’ Giovanni inizia a riportarefatti, notizie ed eventi con uno stile puntualee asciutto, mai ridondante. Rintraccia docu-menti, si confronta con i più anziani, cerca ditrovare un nesso storico tra i luoghi comuni,le dicerie e gli episodi realmente accaduti,elaborando con dovizia di particolari unacommistione tra la tradizione popolare e orale

e il giornalismo ante litteram. Tra gli episodiincuriosisce una spy-story, legata all’omicidiocompiuto all’interno del convento da due fratifrancescani predicatori, uno còrso, l’altro mi-lanese, giunti a Lucca da Livorno per accom-pagnare un ricco mercante francese. Ed èproprio per rapinare il mercante che i due fratisi macchiano del delitto. In realtà, pare chedietro il movente della rapina si celasse unastoria di spionaggio. Da non sottovalutare, in-fatti, il fatto che si fosse ai tempi del CardinaleMazzarino, dei moschettieri e di un’Europaattraversata dagli intrighi. Irremovibile, però,fu la posizione dello Stato di Lucca che, difronte alle continue pressioni della Chiesa edel Papato, che chiedevano l’estradizione deidue predicatori in forza di un preteso dirittodi territorialità, volle invece processare e con-dannare a morte i due assassini. Una con-danna esemplare, secondo il codice dellaRepubblica. Condotti in catene e portandouna croce come simbolo di penitenza, giun-sero dalle carceri in piazza San Michele,dove furono decapitati ed esposti per moltigiorni. Lì furono sepolti. Ancora oggi le lorospoglie si trovano sotto i gradini della chiesa.Un messaggio chiaro a tutto il mondo:Lucca, la piccola Repubblica di Lucca, nonè terra di scorrerie, ma una città pacifica, in-dustriosa e libera da qualsiasi condiziona-mento esterno.

Nel Seicento San Francesco fu anche teatro di una spy story

Un omicidio commessoda due frati predicatori

a danno di un riccomercante francese

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Atu per tu con Imt, l’istituto di AltiStudi di Lucca, la scuola sta-tale, pubblica, di istruzione universitaria ad ordinamentospeciale che ha appena com-

pletato il trasferimento nel restaurato com-plesso di San Francesco. Quattro areeprincipali, scienze informatiche, decisionali edei sistemi, economia, storia politica, ge-stione e sviluppo del patrimonio culturale,nove professori di ruolo, ventinove ricercatoricon contratto a termine, ventitré docentiesterni (visiting professor) e centotrenta allievidi dottorato. E collaboratori, assistenti, re-sponsabili amministrativi, di segreteria e dicomunicazione che lavorano ogni giorno inuno degli istituti più quotati, ambiti e presti-giosi d’Italia. Imt nasce nel 2004 grazie allaconvergenza e alla cooperazione di tre sog-

I M TInterviste, storie, racconti da una delle scuole

di dottorato più meritevoli d’Italia

getti: il Consorzio Interuniversitario di StudiAvanzati (Cisa), formato dall’Università Luissdi Roma, la Scuola Superiore Sant’Anna diPisa e il Politecnico di Milano, l’Università diPisa e la Fondazione Lucchese per l’Alta For-mazione e la Ricerca (Flafr). Quest’ultima so-stenuta da: Comune di Lucca, Provincia diLucca, Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, Fondazione Banca del Monte diLucca, Camera di Commercio di Lucca eAssociazione degli Industriali della provinciadi Lucca.Una parte importante dei contributi è costi-tuita dai fondi del Miur: 5,2 milioni di eurol’anno. Un’altra fetta, che ammonta a circa3,6 milioni di euro, è quella dei progetti di ri-cerca dei docenti: in sostanza, finanziamentiche i professori ricevono per i propri studi.Fondi soprattutto pubblici, europei o ministe-

riali. Gli enti e le istituzioni locali non finanzianodirettamente Imt. Il loro supporto, infatti, av-viene attraverso la Flafr. In totale, nel 2013,da questo canale sono arrivati a Imt2.107.000 euro, mentre 530mila andrannoa Campus e altre 619mila ad altre attività.Elogi sulla stampa internazionale e italiana,rapporti ottimi con tutti e un investimento chela Flafr e, in particolare, la Fondazione Cassadi Risparmio di Lucca, fa ogni anno all’Istituto,a partire dalla cessione in comodato gratuitodella sede. Tanto che il complesso conven-tuale di San Francesco, appena restaurato,è diventato il Campus universitario più belloal mondo, capace di coniugare modernità evalore artistico e storico, in grado di ospitarela sede di Imt, pur lasciando ampi spazi fruibiliai cittadini, che potranno attraversarlo inlungo e in largo tutti i giorni dell’anno.

Nadia Davini

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L’Institute Markets Technologies,che in inglese non ha solo il nome,ma anche i moduli di accesso, lelezioni e i documenti contabili, ècome se fosse rinato alla sua se-

conda vita. Partito in sordina, nel giro di pochianni ha scalato tutte le classifiche e oggi èuna delle scuole di dottorato più importanteal mondo, come spiega il direttore AlbertoBemporad, professore di ingegneria dell’au-tomazione, che, a 43 anni, è uno dei più gio-vani rettori italiani. Eppure sembra che ci sia una parte dellacittà, anche quella istituzionale, che non ca-pisce il concreto contributo che Imt porta alterritorio. E un’altra parte, meno istituzionalee più vicina agli studenti, che continua a de-finire Imt «istituto privato», dove, per acce-dere, «oltre al merito, occorre mettere manoal portafogli». Come mai?Credo ci sia stato un problema di comunica-zione e di informazione alla base, fin daquando Imt è nata. A volte, forse, basterebbeaccedere al sito internet di Imt e leggere lemodalità di selezione, i contributi, i finanzia-menti, i progetti. E forse sarebbe tutto piùchiaro, tutto più consapevole.Quindi è un istituto pubblico a tutti gli effetti?Certo: fa parte del sistema pubblico italiano.È una scuola di dottorato di alta formazione adordinamento speciale. Gran parte dei finanzia-menti di Imt derivano dal Miur, poi ci sono unaserie di contributi provenienti dalla Flafr, soprat-tutto per quanto riguarda l’assunzione di gio-vani ricercatori, italiani e non solo. Mentre lasede dell’istituto ci è stata data, in comodatogratuito, dalla Fondazione Cassa di Risparmiodi Lucca.Imt ha ottenuto il punteggio assoluto più altonella graduatoria statale dell’Anvur, pubbli-cata a luglio scorso. Non solo nell’area di ri-cerca delle scienze economiche e giuridiche,l’unica in cui è stato valutato, dove, con la vo-tazione di 2,83, ha distaccato di diversi puntila Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Nellealtre 14 aree valutate dall’Agenzia, però, nes-suna scuola o Ateneo ha raggiunto un pun-teggio così alto. Siete rimasti soddisfatti?

Molto. È un successo straordinario, dato cherisultati simili non sono stati raggiunti da nes-sun altro ateneo in nessuna delle 14 aree va-lutate. Il nostro punteggio è doppio rispettoalla media nazionale dell’area e ha una per-centuale di prodotti eccellenti quattro voltesuperiore alla media nazionale. Tuttavia, sareistato più contento se fossero stati valutatianche gli altri settori di eccellenza presenti aImt: siamo risultati primi nell’unico campo incui siamo stati giudicati, in quanto è l’unicoche aveva la numerosità sufficiente di docentistabilita dal Ministero per valutare la ricerca. Pensa che potevate eccellere anche nellealtre aree?Considerato il risultato ottenuto nell’area discienze economiche, penso proprio di sì.Siamo la scuola più eccellente anche perquanto riguarda l’ingegneria, l’informatica e lafisica: tre settori nei quali abbiamo investito estiamo investendo molto. Purtroppo questearee, che sono il fiore all’occhiello dellascuola, non sono neppure state prese inconsiderazione, perché al di sotto dei quattrodocenti. Resta comunque un fatto inequivo-cabile: i dati che ci riguardano parlano moltochiaramente e testimoniano la qualità del no-stro lavoro. Mi auguro che il Ministero utilizziquesti indicatori come strumenti di attribu-zione del finanziamento in base al merito. Alivello locale gli investimenti hanno ricono-sciuto il lavoro e l’impegno di Imt. È ora che

anche a livello nazionale il nostro istitutovenga premiato.Come si accede a Imt?Unicamente attraverso il merito. È l’unico, e ilpiù importante, indicatore d’accesso. Noi vo-gliamo i più bravi, siamo alla ricerca degli ele-menti migliori. Diversi mesi prima dell’aperturadel bando avviamo una massiccia campagnapubblicitaria attraverso siti specializzati, data-base, mailing list, fiere di settore sparse pertutto il mondo, articoli e inserzioni sulla stampanazionale e internazionale. Dopo una prima va-lutazione dei titoli, i candidati selezionati ven-gono convocati per i colloqui orali, chesolitamente si tengono nel mese di settembre.Entro ottobre viene pubblicata la graduatoriadegli ammessi. Non ci sono tasse da pagare:gli studenti di dottorato ricevono la borsa, men-tre il vitto e l’alloggio fanno parte del benefit cheviene riconosciuto ai vincitori una volta chesono entrati nella scuola. Devo dire che questosistema negli anni sta funzionando: arrivanosempre più domande e noi abbiamo la possi-bilità di scegliere i più meritevoli.Un altro successo, dunque.Può suonare strano, ma è proprio così: quafunziona tutto per il meglio e negli ultimi quattroanni siamo cresciuti anche come numeri.Basti pensare che, in soli quattro mesi dallapubblicazione della call internazionale per idottorandi, sono state ricevute ben 7893 ma-nifestazioni d’interesse, di cui 2496 sono ledomande ad essere state valutate. In totale leborse di studio offerte dall’istituto per il triennio2013-2016 erano 36, alle quali se ne sonoaggiunte altre sei, messe a disposizione graziead un accordo con il CNR. Possiamo dire cherispetto alla scorsa edizione c’è stato un incre-mento del 25 per cento e questo ci confermache stiamo andando nella direzione giusta.Mi spieghi come funziona Imt: perché un isti-tuto con sede in Italia, i cui professori sonotutti italiani, ha scelto l’inglese come unicalingua?Abbiamo una vocazione internazionale chevogliamo confermare. L’inglese è la lingua piùparlata al mondo, soprattutto negli ambientiscientifici.

IMT secondo Alberto Bemporad

Intervista al direttore della scuola di Alti Studi

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Questo non rischia di farvi diventare un isti-tuto ad alta vocazione straniera, ma pocoitaliana?In Italia c’è un problema con le lingue straniereche va risolto. In ogni caso è vero che le do-mande che ci arrivano sono soprattutto stra-niere. Ancora una volta parlano i dati: delle2496 domande, 2055 provenivano da citta-dini stranieri, mentre 441 da italiani. 296 i lau-reati di cittadinanza europea, mentre dal NordAmerica sono arrivate 47 domande. Potremmo definirla un’inversione di ten-denza: mentre dall’Italia molti studenti vannoa seguire il dottorato all’estero, Imt importatanti cervelli dall’estero e offre loro una pre-parazione eccellente. Vale anche per docentie ricercatori?Per quanto riguarda i ricercatori a tempo de-terminato manteniamo un equilibrio di cin-quanta e cinquanta: metà stranieri e metàitaliani. Provengono da tutto il mondo, sonoventicinque e insegnano nella scuola concontratti annuali, a volte biennali o triennali, rin-novabili per altri tre anni. I docenti, invece,sono nove e vengono selezionati in base acampagne di scouting.E qua il dato va in una direzione totalmenteopposta alle osservazioni precedenti. I noveprofessori di Imt sono tutti italiani.È vero, i docenti di ruolo sono tutti italiani, acausa di una stortura nella legislazione italiana.Per essere assunto come docente bisognaavere un’idoneità scientifica particolare ed ènecessario seguire una procedura difficile. Epoi ci sono le gabbie salariali: in Italia il salarionon è negoziabile e tenere nel nostro paesedocenti stranieri, che all’estero guadagnanocome minimo il doppio, è molto complicato.Gli italiani, invece, restano perché hannoanche una componente affettiva che li tienelegati. Uno dei nostri obiettivi è quello di reclu-tare nuovi docenti: contiamo di incrementaredi tre, quattro unità il numero dei professori.Cerchiamo tuttavia di compensare la man-canza di docenti stranieri dentro l’istituto con ivisiting professor: ne arrivano in continuazione,ognuno con la propria specificità e disciplinae questo crea un circolo costante di popola-

zione internazionale che vive, anima e lavoranella scuola. Una peculiarità, quest’ultima, chepossiamo apprezzare ancora di più ora chesiamo nel San Francesco.A proposito di San Francesco, avete un in-tero complesso conventuale a vostra dispo-sizione. Un bel traguardo?Si tratta di un’opportunità unica, un interventograndioso, una lungimiranza non comune. Lastruttura cambierà le attività dell’istituto: oltrealla bellezza, «e un po’ il mondo l’ho girato edi opere del genere non ne ho viste da altreparti» – ammette - abbiamo la possibilità di uti-lizzare ampi spazi per fare ricerca, seguire lelezioni e i corsi, per ospitare i visiting professore per tenere conferenze e convegni. Il tutto in-tegrato con gli alloggi degli studenti, la mensae la foresteria per un risultato importante: lacreazione di una struttura unica, integrata colpassato, rispettosa della storia e capace diessere moderna e tecnologica, complemen-tare con la qualità scientifica di Imt. La scuoladiventerà un fantastico polo di attrazione dellaricerca.A livello locale, invece, il fatto di parlare in-glese e di essere popolato da tanti stranieriche conoscono poco le dinamiche e le pe-culiarità lucchesi, non rischia di tagliarvi fuoridalla vita cittadina?Non credo. Come Imt promuoviamo conve-gni, incontri pubblici, presentazioni di libri sutematiche attuali per la vita del paese e gior-nate di approfondimento su temi cruciali perla città. Tutto in italiano, ovviamente. Il com-plesso di San Francesco, inoltre, ci offre lapossibilità di integrarci meglio con la città: icamminamenti all’interno dell’ex convento,parte dei chiostri, il giardino degli Osservanti ela Chiesa resteranno aperti ai cittadini, ci saràuno scambio positivo tra studenti, professori,ricercatori e residenti, visitatori e turisti.Lei, oltre ad essere il direttore, a Imt lavoraanche come professore di ingegneria del-l’automazione. Nel concreto cosa significa?Ci occupiamo di varie applicazioni dall’energiaall’industria automobilistica a quella aerospa-ziale fino al processo chimico nella produzionedi manufatti. Ho seguito molti progetti di ri-

cerca a livello europeo e americano e a Luccaho importanti collaborazioni.La prima che le viene in mente?Ad esempio il progetto molto grosso con Mil-ltek e la Fabio Perini per l’ottimizzazione dellegabbie d’aspirazione per la carta tissue. Inpoche parole si tratta di aumentare l’efficienzaenergetica della produzione della carta. Lamaggior parte delle applicazioni che studiamocome ingegneri dell’automazione riguardanoproprio il risparmio energetico. Tra queste rien-tra anche quella che stiamo analizzando perla Smart grid: è l’insieme di una rete di infor-mazione e di una rete di distribuzione elettricain modo tale da consentire di gestire la reteelettrica in maniera ‘intelligente’ sotto variaspetti. L’obiettivo è quello di prevedere unamaggiore automazione delle energie rinnova-bili sulla rete e di mantenere pulite le energiepulite. Altri progetti che interessano o che hanno lecaratteristiche per interessare la città?In generale l’attività di studio e di ricerca di Imtè interessante anche per chi lavora nell’ambitodell’industria, dei controlli gestionali, dell’effi-cienza energetica, della progettazione. Sia perenti pubblici sia per aziende private. Nello spe-cifico penso al progetto realizzato insieme allaUsl di Lucca che vedrà piena attuazione conl’entrata nel nuovo ospedale: si tratta dell’otti-mizzazione dell’uso delle sale, rispettando iturni del personale e migliorando i tempi di at-tesa. Il progetto porterà alla creazione di unsoftware che aiuta a gestire le sale, rendendopiù efficiente la prestazione dell’ospedale e lafruizione del servizio da parte dei cittadini. Unaltro progetto riguarda il tavolo di lavoro per laprogettazione europea realizzato insieme alComune, alla Provincia, alla Camera di Com-mercio e, in particolare, a Lucca Promos.L’obiettivo è quello di aumentare la capacitàprogettuale della città: per vincere un bandoeuropeo ci vuole l’idea e bisogna saperla scri-vere bene in inglese. Infine ci sono tante altrecollaborazioni potenziali nel campo della ge-stione e dell’utilizzo delle energie rinnovabili: lecosiddette smart cities. Infine penso all’auto-mazione di punta su meccanica ed elettro-

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meccanica, spendibile nel settore cartario enautico.Cos’è Odys?È l’azienda spin-off, con sede nel Polo Tecno-logico Lucchese, dell’unità di ricerca Dynami-cal Systems, Control and Optimization(DYSCO) di Imt Alti Studi. Il nome Odys rac-chiude il nucleo tecnologico dell’azienda: otti-mizzazione di sistemi dinamici (Optimization ofDynamical Systems). È nata nel 2011 ed èspecializzata nello sviluppo di modelli mate-matici, algoritmi e strumenti software per laprogettazione di sistemi di controllo e sup-porto alle decisioni basati su controllo predit-tivo e ottimizzazione numerica, per moltepliciaree di applicazione. Dal controllo di autovei-coli all’aerospazio, dalla Smart grid e mercatoelettrico al controllo di processo. Facciamo ri-cerca, ma seguiamo soprattutto l’ingegneriz-zazione del processo per arrivare al prodottoche poi viene dato all’azienda. Nasce per av-viare collaborazioni a livello locale e per dareanche uno sbocco occupazionale a chi hastudiato a Imt, cercando così di trattenere sulterritorio le professionalità che si formano aLucca.Come è possibile far diventare questo isti-tuto un centro propositivo e di crescita perla città?Credo che l’utilità di Imt si veda nel lungo pe-riodo. In ogni caso mi viene da lanciare un ap-pello: usateci. Saremo lieti di mettere a fruttoe a disposizione le nostre conoscenze e ca-pacità.

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Cosa hanno in comune un’ingleseappassionata di storia dell’artecon il pallino per la gestione deimusei, un tedesco economistaavventuriero, una matematica

italiana nata a Macerata e un fiorentino inge-gnere dell’automazione? Potrebbe sembrarel’inizio di una novella o di una barzelletta, mala realtà è che non c’è niente di più vero. Incomune hanno molto e cioè il dottorato di ri-cerca a Imt Alti Studi Lucca. Si chiamanoAlice Kate Lambert, Roberta Lanciani, AlbertoGuiggiani e Michael Rochlitz, provengono dadiverse culture europee, hanno seguito per-corsi di studio importanti e molto differenti ep-pure si sono ritrovati tutti e quattro a Imt. Sisono conosciuti a lezione nei locali di San Mi-cheletto, hanno parlato la prima volta mentrestudiavano nella biblioteca di piazza San Pon-ziano o mentre chiedevano un libro in prestitoe sono entrati in profondità delle rispettive vitemangiando insieme in San Francesco. Hannomeno di trent’anni, tre di loro (Alice Kate, Ro-berta e Alberto) stanno frequentando il primoe secondo anno della scuola, mentre ilquarto, Michael, ha finito la borsa di dottoratoa luglio e da settembre si trova a Moscacome ricercatore post-doc. Hanno scelto Imtperché ne hanno sentito parlare molto bene,hanno letto articoli prestigiosi e sono staticonsigliati dai loro professori universitari acontinuare la formazione nel campo della ri-cerca nell’istituto lucchese. In più, cosa im-portante, «la possibilità di entrare solo grazieal merito è un parametro molto poco diffusoin giro per il mondo», raccontano. «Quandoho visto – spiega Alice Kate – che le trentaseiborse previste da Imt erano totalmente co-perte sono rimasta colpita. È un’opportunitàrara nell’ambito dei beni culturali». Gestione esviluppo del patrimonio cultuale, economia escienze informatiche, decisionali e dei sistemi:tre aree di interesse e quattro dottorandi conle idee molto chiare, che hanno deciso di rac-contarsi per la prima volta. Alice Kate Lambert viene dall’Inghilterra e havinto il dottorato di ricerca per l’area di Mana-gement and Development of Cultural Heri-

Un passepartout per il futuro

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tage, sotto la guida della professoressa MariaLuisa Catoni. Laureata con lode in storia del-l’arte all’University of London, ha vinto unaborsa di studio per finanziare i suoi studi esuccessivamente ha conseguito il titolo, sem-pre con lode, nel Master in Art Gallery andMuseum Studies presso l’Università di Leeds(membro del Gruppo Russel). «Ho lavoratoper il patrimonio inglese e il National Trust –spiega – nel settore del turismo, della conser-vazione, della marcatura di inventario, la cata-logazione, la manipolazione degli oggetti etutte le attività di ricerca connesse. Ho anchepartecipato alla creazione del primo archivio diOpera North, la seconda compagnia operi-stica più grande del Regno Unito e ho co-cu-rato la mostra sulle ceramiche del XVIII secoloalla Stanley e Audrey Burton Gallery di Leeds».Il suo sogno è quello di lavorare nei museicome consulente, molto probabilmente tor-nerà in Gran Bretagna o nei paesi emergentiche hanno uno stretto collegamento con ilRegno Unito: uno su tutti, l’India. «Lavorare inun museo nel Regno Unito – continua – èmolto difficile: ci sono poche posizioni aperteed è un mondo molto competitivo. Chiedonouna formazione altamente specializzata, con-seguita anche attraverso Master e importanti

dottorati di ricerca. Ecco perché ho scelto Imt:ho scoperto questa scuola durante una fieradi orientamento organizzata dalla mia univer-sità a Londra. Trovare un corso nel mio settoree la possibilità di accedervi solo per merito mihanno resa molto felice e così ho provato». Edè andata bene. Alice Kate è arrivata a Luccache neanche conosceva l’esistenza di questacittà e subito si è immersa nello studio. Comevengono gestite ed esposte le collezioni neimusei? Cosa se ne fa un museo di oggettiche non servono più? Vengono esposti, do-nati, catalogati o venduti? «A me interessa so-prattutto l’aspetto della vendita – racconta – Inparticolare sto effettuando una ricerca permettere a confronto il Regno Unito con alcunipaesi emergenti, come l’India. In Italia la ven-dita non è consentita per legge e quindi è dif-ficile poter fare un raffronto. È difficile anchepoter studiare la legislazione italiana, ancheper un fatto meramente linguistico». Di Imt lepiace la forte interdisciplinarità. Allo stessomodo, la pensa anche Roberta Lanciani, lamatematica di Macerata che è entrata nellascuola di dottorato a febbraio scorso ed èmembro dell’unità di ricerca Sysma. «C’èun’interdisciplinarità che ti consente di avereuna conoscenza trasversale sulle varie materie– racconta – rispetto alla maggior parte deidottorati italiani, Imt offre molti più vantaggi eopportunità. Nel mio caso, ad esempio, mi hapermesso di portare avanti il progetto chestavo già seguendo a Edimburgo». Roberta,infatti, si è laureata in matematica teorica al-l’Università di Camerino e si è poi specializzatanella Scuola Internazionale Superiore di StudiAvanzati (Sissa) di Trieste. Da qui ha prose-guito gli studi alla Scuola di Informatica diEdimburgo sotto la supervisione del profes-sore Luca Bortolussi e ora a Imt si concentrasu metodi formali applicati alla progettazionee all’analisi di sistemi complessi adattivi in-sieme al prof. Rocco De Nicola. «Faccio partedel gruppo di ricerca computer science – dice– studiamo tecniche matematiche applicate almodel checking. Analizziamo i sistemi e utiliz-ziamo queste tecniche per controllare che icodici dei software siano corretti e funzionino

correttamente. Controlliamo l’affidabilità delsoftware: questi sistemi li abbiamo già appli-cati per il trasporto urbano di Edimburgo e peril bike sharing a Parigi. Imt è un microcosmobellissimo: viviamo in un ambiente internazio-nale, ci confrontiamo con persone che hannoviaggiato e che provengono da ogni parte delmondo e alla fine è come se fossimo unagrande famiglia. E poi non è da tutti studiarecon professori di così grande livello: quelloche posso dire senza dubbio è che più sei indipendente, più apprezzi questa scuola di ri-cerca. I professori sono in grado di accompa-gnarti nel percorso di ricerca non soloindicandoti la strada, ma coinvolgendoti e la-sciandoti libero. Io mi sono presentata alle se-lezioni di Imt con un progetto di ricerca giàavviato, che sapevo che qua avrebbe trovatouna buona risposta. Il fatto di seguire lezionicomplementari al tuo campo è un’esperienzaunica, perché oltre ad allargarti la visuale ticonsente di vedere applicato quello che studi.Nel mio caso, ad esempio, gli strumenti chestudio sono gli stessi che usano nella finanza».«Sono perfettamente d’accordo su questa va-lutazione di Imt – incalza Alice Kate – Per lamia ricerca, ad esempio, l’interdisciplinarità èfondamentale. Il primo anno e mezzo segui le-zioni in aula, nel Regno Unito, invece, sono treanni di dottorato solo di pura ricerca. Tuttavianella mia aerea, quella dei beni culturali, sa-rebbe opportuno che la ricerca venisse inglo-bata fin da subito con la parte teorica, comeavviene anche per gli altri settori. Una voltache finisco qua, mi piacerebbe trovare lavoroin un museo come consulente su come ge-stire le collezioni a livello economico e finan-ziario: se ci riuscirò, dovrò ringraziare Imt.Perché ti apre molteplici strade, non soloquelle accademiche». Il mondo accademico,invece, è quello preferito da Roberta Lanciani,che nel futuro si augura di continuare a fare ri-cerca in modo adeguatamente retribuito. Italiao estero non importa. «Non mi sono fattatroppi programmi – conclude – tuttavia mi pia-cerebbe continuare la carriera accademica,cosa che, considerata la situazione in Italia, miporterà all’estero. Valuterò le varie opportunità

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UN PASSEPARTOUT PER IL FUTURO

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che mi verranno offerte: chi studia nel miocampo trova con facilità un lavoro nell’am-biente bancario e assicurativo. Il motivo per cuinon ho ancora del tutto scartato l’ipotesi di in-terrompere con la ricerca è che fuori dalmondo accademico pagano il doppio rispettoa quanto prenderei restando all’università. Magli stimoli che ti vengono offerti operando neigruppi di ricerca non hanno paragoni». «Sogno di restare in Italia, ma in questo settoreun’esperienza all’estero è obbligatoria. Però mipiacerebbe investire le conoscenze e le ca-pacità acquisite nel mio paese». A dirlo è uningegnere dell’automazione al secondo annodi Imt. Lui si chiama Alberto Guiggiani, ha 28anni, fiorentino di nascita e formazione ed èinserito nel gruppo di ricerca del prof. Bempo-rad. «Mi sono laureato a Firenze nel 2008 iningegneria elettronica, nel 2011 ho seguito ilMaster in ingegneria dell’automazione semprea Firenze e in quel periodo mi sono trasferitoper alcuni mesi nel Regno Unito all’Universitàdi Lancaster e a Genova, nell’Istituto Italiano diTecnologia. Sono arrivato a Imt dopo un pe-riodo come collaboratore nel Consiglio Nazio-nale delle Ricerche di Italia. È stato il mioprofessore a consigliarmi di provare le sele-zioni per Imt. Mi occupo del settore di controllodi veicoli, dalle auto agli aerei fino ai satelliti, mioccupo del cervello. Da gennaio sono negliStati Uniti per portare avanti un progetto conla Ford sullo studio delle apparecchiature disicurezza delle auto, sia da corsa sia quellenormali». Attraverso il professore di riferimentopassano i progetti di ricerca che riguardanoanche la permanenza di periodi più o menolunghi all’estero: Imt pensa a tutto, al trasferi-mento, ai contatti, alla rete di studio e di ri-cerca. «L’area in cui opero trova applicazionein moltissimi settori. A livello locale, per esem-pio, è partito un progetto con l’Asl di Luccaper l’ottimizzazione dei turni di lavoro dell’ospe-dale. Ma un sistema simile possiamo usarloper la rete di distribuzione dell’acqua, attra-verso il controllo e l’ottimizzazione di tutti i si-stemi idrici. In generale seguiamo la parte diottimizzazione ed estrapolazione, analisi edelaborazione di dati. Affrontiamo i problemi dal

punto di vista matematico e proponiamo lasoluzione». Lavorare con strumenti informaticiche permettono di analizzare tutte le informa-zioni presenti in un sistema (da quello idrico aquello virtuale, come Twitter), estrapolare i datipiù interessanti e più utili alla ricerca, fornire unservizio e vederne l’applicazione: ecco di cosasi occupa Alberto, che non ha ancora persole speranze di veder trasformato tutto questosapere in lavoro. «Le strade che posso intra-prendere sono due – conclude – o la ricercain ambito accademico o entrare in un’aziendaprivata. Lo sbocco accademico è quello piùduro, ma è anche quello che dà più soddisfa-zione: mi piacerebbe continuare a fare ricercacol mio professore di Imt, andare all’estero peralcuni periodi per completare la mia forma-zione e poi tornare in Italia». Muoversi, spo-starsi, conoscere, parlare con le persone,annotare avvenimenti, date, passaggi, viag-giare. E fare ricerca. È la vita di Michael Ro-chlitz, tedesco di Stoccarda, appassionato dipolitica economica. In particolare la sua ricercasi concentra sui rapporti tra Stato e businessin Russia e in Cina. Ha completato il dottoratodi ricerca a Imt a luglio e ora si trova a Moscanella Scuola Superiore di Economia. «La primavolta che sono venuto a Lucca – confessa –era dieci anni fa. Quando poi ho trovato su in-ternet l’annuncio di dottorato in Italia, a Lucca,ho pensato: “devo tornare”. La Russia mi af-fascina, mi intriga: il mio progetto di ricerca,portato avanti col prof. Fabio Pammolli, si oc-cupava proprio di questo paese. Delle istitu-zioni politiche russe, i legami tra scienzapolitica ed economia, tra governo centrale egovernatori locali, soprattutto per quanto ri-guarda le questioni economiche. A partire dalpetrolio e dalle compagnie petrolifere. Mi sonointeressato ai casi che via via ho letto e rac-colto e sono andato indietro nel tempo fino al1999 per arrivare poi ai giorni nostri: in parti-colare il mio studio si concentra su quelleaziende di petrolio che sono state espropriatedal governo russo e su come il potere centralecol passare degli anni sia subentrato semprepiù nell’economia privata. Più i governi localiriuscivano a portare i voti al governo di Putin e

più il governo riusciva a subentrare in questeaziende fino a prendere pieno controllo». Unargomento particolare, sul quale, anche cer-cando su Google, si trova molto poco a livelloscientifico. «Ho deciso – conclude Michael –di continuare su questo filone e studiare diret-tamente sul campo, a Mosca, mi consentiràdi approfondire ulteriormente la ricerca. Il si-stema politico russo presenta un problemacomplesso: il più grande è l’esistenza di un si-stema di leggi, contratti, regole e forme dicomportamento di tipo informale, cioè nonscritto. E questo ha un impatto negativo sul-l’economia: in Russia si sta sacrificando la cre-scita del paese per mantenere e arricchire ilsistema politico esistente. Il mio obiettivo èquello di affrontare questa situazione dall’in-terno per arrivare a soluzioni concrete, propo-nendo un percorso metodologico». Il tuttocontinuando a muoversi, soprattutto tra Rus-sia e Cina, e a viaggiare per diventare un veroe proprio «economista avventuriero».

Vite diverse, passioni diverse, capacità di-verse. Che dentro Imt hanno trovato un’unicacasa, un comune filo conduttore e una con-divisa speranza di dare forma al sogno diognuno.

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Alle sue spalle, nella penombradella sala conferenze di piazzaSan Ponziano (sede, ancora perpoco, della direzione e ammini-strazione di Imt), migliaia di pallini

rossi si legano tra loro attraverso lunghi fili lu-minosi. Che si tratti dei tweet sulle ultime ele-zioni italiane, dei flussi epidemiologici, delle retielettriche e delle interazioni tra sistemi finanziaried economici, l’immagine cambia poco: con-nessioni e interconnessioni che seguono unoschema, che gravitano intorno a poli ben pre-cisi. Guido Caldarelli è abituato a leggere ciòche lo circonda attraverso questi schemi. Sa,infatti, analizzare, scorporare, descrivere econfrontare i sistemi complessi, che, per sin-tetizzare, sono tutte quelle situazioni chehanno a che fare con interazioni tra di loro.Anche questi, proprio come i grandi aggregatiumani, seguono delle ricorsività che possonoessere previste, se si sa cosa nascondonoquei puntini che sembrano tutti uguali, tutti ap-parentemente indecifrabili. Gli studiosi comeCaldarelli e come quelli che compongono ilsuo gruppo di ricerca a Imt fanno questo ehanno imparato a farlo bene, tanto che Luccail prossimo anno, a settembre, ospiterà la con-ferenza europea per i sistemi complessi. Studialla Sapienza di Roma, come fisico statistico,ricercatore alla Sissa di Trieste, poi a Manche-ster e infine a Cambridge. Tornato in Italia halavorato presso l’Istituto Nazionale per la Ma-teria Condensata (INFM) e poi come primo ri-cercatore presso l’Isituto dei SistemiComplessi del Consiglio Nazionale delle Ricer-che. Esperto di reti complesse e delle loro ap-plicazioni nel campo della finanza edell’economia, Caldarelli è professore ordina-rio di fisica teorica a Imt. Ciascuno di noi ogni giorno produce dati. Datiche, ad esempio, possono essere utilizzati percapire e conoscere le preferenze (durante leelezioni, di un determinato prodotto o di unevento) o in quale periodo dell’anno c’è piùalta concentrazione di influenze. Ma cosa ci rivelano tutti questi dati?Ci dicono un sacco di cose. Centinaia di mi-gliaia o milioni di essere umani possono es-

sere studiati grazie ai dati che producono: ri-cerche su Google, hashtag su Twitter, inte-ressi su Facebook, segnali GPS e così via.Enormi masse di dati che ci rivelano qualisono le tendenze future, quando e come sidiffonderà l’influenza, qual è il candidato piùseguito e favorito, quanto sono stabili e con-nessi i sistemi finanziari. Avete avuto a che fare anche voi con questidati?Certamente. Ad esempio abbiamo collabo-rato con La Stampa per le ultime elezioni po-litiche e abbiamo monitorato le opinioni e icandidati favoriti tramite Twitter. I social net-work sono un indicatore molto più attendibiledei sondaggi, perché quando noi ci mettiamo

di fronte al pc e scriviamo un commento aqualcosa che è accaduto o che sta acca-dendo quasi mai diciamo una bugia. Pen-siamo di essere soli, ma non è così. Bastipensare che Google analizzando quante voltela parola ‘influenza’ era stata digitata sulla barradi ricerca è riuscito a dire in quali mesi del-l’anno c’è stata, negli Stati Uniti, la concentra-zione più alta di malanni. Il risultato è statoperfettamente identico a quello stabilito dal Si-stema sanitario americano, solo che gli analistidi Google sono usciti con i dati trenta giorni inanticipo rispetto a quelli governativi. E questaè la conferma che l’analisi di Twitter è moltoveritiera.Cosa sono i sistemi complessi e perchésono importanti?Sono quei sistemi in cui l’insieme delle parti,una volta interconnesse, porta all’emergere diuna struttura organizzata. Ecco perché,quando si parla di sistemi complessi, si ana-lizzano dati e le relazioni che vengono gene-rate per creare questi sistemi. Collegando duecavi è nato internet: questo esempio è il piùimmediato per capire come da una sempliceazione microscopica possa generarsi un si-stema che ha delle complessità. Analizzandointernet, poi, si vede come questo sistema siamolto simile a quello delle amicizie, delle inte-razioni, delle relazioni tra crediti e debiti. Stu-diare la rete che compone un sistema èfondamentale anche per capire come poterprevenire eventuali crolli e per rendere più so-lido il sistema stesso. A questo proposito stocoordinando un progetto europeo, FOC, cheterminerà a marzo dell’anno prossimo. Di cosa si tratta?È un progetto scientifico europeo che si pro-pone di comprendere e possibilmente preve-dere il rischio sistemico e di instabilitàfinanziaria globale. Il nostro obiettivo è quellodi offrire, da un lato, un quadro teorico per mi-surare il rischio sistemico nel mercato finan-ziario e nelle reti finanziarie globali. E dall’altrovogliamo consegnare una piattaforma ICT dicollaborazione per il monitoraggio della fragilitàsistemica e della propagazione della crisi fi-nanziaria tra le istituzioni e i mercati di tutto il

IMT è sistemi complessi

Intervista a Guido Caldarelli

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mondo. Per questo progetto stiamo collabo-rando con la Bce e la Banca centrale d’Inghil-terra.E qual è l’andamento?Che non c’è tutta questa stabilità nei sistemifinanziari. Le crisi sono un po’ come i terre-moti, non si possono prevedere. Però si pos-sono costruire delle case solide: ecco, lanostra analisi e il nostro lavoro va in questa di-rezione. Ad esempio una banca può essereesposta verso molte altre banche, essendoperò una banca medio-piccola farà minordanni di una grossa. Per la stabilità dei sistemiè opportuno concentrarsi sulle banche piùconnesse.Sentendola parlare, viene da pensare chequeste analisi si possano applicare a qual-siasi sistema, a qualsiasi rete, grande o pic-cola che sia. È giusto?Esattamente. L’attenzione all’analisi dei sistemicomplessi è relativamente nuova: sono dieci,dodici anni che vengono studiati. Nelleaziende, così come nella politica non tutti ap-plicano questi sistemi, anche se è tutto cal-colabile. Noi diamo strumenti quantitativi perpoter avere qualche grandezza quantitativa.Se sei un politico, per esempio, convieneavere spazio su moltissimi blog che però sonoseguiti da poche persone o su pochi blog chehanno tantissimi utenti e condivisioni? L’analisici dice che la seconda strategia è sempre vin-cente. Inoltre si può utilizzare lo strumentodella rete partendo da una politica dal basso:prendere piccoli circoli, associazioni, comitatie metterli in rete e capire da queste relazioni econnessioni gli andamenti sociali, economicie politici. A livello territoriale e locale questi progetticome possono trovare applicazione?C’è tutta la partita dell’ottimizzazione della filieraalimentare e dei trasporti. Collaboro anchecon Crisis Lab e mi occupo dell’ottimizzazionedella rete elettrica, di quella dei trasporti e delleenergie rinnovabili, che hanno un’efficienza di-scontinua. Sa che le tematiche del trasporto pubblicoe del pendolarismo sono due questioniaperte: prima parlava di studiare i sistemi

complessi dal basso, partendo proprio daimovimenti, dai comitati, dalle reti cittadine.Perché è così interessante?Basti pensare che con i dati dei pendolari sipuò vedere quali siano le zone con maggiortraffico e quindi, ad esempio, intervenire solosu quelle dal punto di vista urbanistico. A Ca-gliari studiando il pendolarismo si sono accortiche la città veniva divisa in quattro zone di traf-fico principali, riproponendo e rispecchiandola divisione amministrativa. Questo quindi è unindicatore importante che ci dice che la pro-vincia è stata suddivisa in modo corretto e fun-zionale. I movimenti dei pendolari tisuggeriscono cosa sia meglio per i cittadini equali siano le soluzioni migliori.Una bella sfida.Una gran bella sfida, sì: per Imt, per la città,per la politica, per il futuro del nostro paese.Sono coordinatore di un progetto europeoche coinvolge ventidue istituzioni di tutta Eu-ropa: si chiama Multiplex ed è un progettoteorico, che durerà fino al 2016, nato per de-finire la matematica di questi sistemi com-plessi. L’idea è quella di creare dentro Imt unlaboratorio nazionale ed europeo per l’analisidel rischio in questi sistemi complessi e perl’ottimizzazione degli stessi. Un laboratoriodove si raccolgono dati e si forniscono solu-zioni su tutti i livelli; dove vengono creati deisoftware in cui si simula cosa capita, adesempio, se cade un traliccio o se per la nevesi blocca un tratto di strada. Creare dentro Imtun laboratorio di questo tipo significherebbeportare Lucca e questa scuola nel mondodella ricerca.Intanto per l’anno prossimo siete riusciti a fardiventare Lucca sede della conferenza eu-ropea del progetto Multiplex. Soddisfatto?Molto. Si tratta dell’appuntamento europeo piùimportante per quanto riguarda i sistemi com-plessi: in quell’occasione presenteremoLucca come luogo dove si fa ricerca nelcampo dei sistemi complessi. E questo po-trebbe posizionare la città nel mirino di tuttiquelli che vogliono fare ricerca in questocampo. Teniamo presente che il progetto Mul-tiplex è il migliore a livello mondiale.

Migliore anche di quelli che si vedono negliStati Uniti?Il migliore in assoluto. Solo che se lo fanno adHarward o a Cambridge suona tutto diverso.Perché?Parlo di Cambridge, che è una realtà che co-nosco da vicino: si tratta di un posto in cui siinveste continuamente, dove non ci si accon-tenta. È questo il fattore che ne determina ilsuccesso. Ora Lucca può puntare a tanto:Imt, infatti, ha il campus più bello del mondo,nel quale si accede solo grazie al merito equesto garantisce un alto livello qualitativo giàin ingresso. Per quanto riguarda il progettoMultiplex, Imt sta partendo alla pari di Cam-bridge.Cosa fare, dunque, per affermare questo pri-mato?Creare ricette nuove e studiare cose nuove.Arrivare prima degli altri e sapersi confrontarecon chi opera nel tuo stesso settore di ricerca.Queste sono le carte vincenti. Questo è ilmodo migliore per attrarre le persone a Luccae fare in modo che ci restino.

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“Imt inverte le tendenze. Mentre dal-l’Italia si fugge, con Imt o si resta osi torna o si importa”. A sostenerloè Massimo Riccaboni, vicedirettoredi Imt Alti Studi di Lucca, profes-

sore di economia manageriale e dell’innova-zione e direttore dell’unità di ricerca LIMEpresso la scuola di alta formazione. Organiz-zazione industriale, analisi di rete, economiadella scienza, con particolare riferimento allescienze della vita, tra biotecnologia europea,farmaceutica e competitività della spesa sa-nitaria pubblica. Crisi e innovazione: a che punto siamo in Ita-lia dopo cinque anni di disoccupazione, tagli,mancanza di crescita e di grande difficoltà?Tipicamente la crisi fa aguzzare l’ingegno:quando c’è crisi c’è maggiore attenzione allenovità. Anche a livello locale, come in moltealtre parti d’Italia, nonostante la profonda crisi,c’è voglia di aprirsi alle novità e anche l’atten-zione all’innovazione è maggiore rispetto aglianni passati. Si ritrova il desiderio, e il bisogno,di confrontarsi con gli altri. Questo lo vediamoanche dentro la scuola: le aziende ci chia-mano per studiare progetti e sistemi per mi-gliorare i macchinari e renderli più efficienti. Equesto è un buon segno. Per quanto riguarda l’organizzazione indu-striale come siamo messi nel Paese?Da molto tempo si investe, anche in Toscana,nel modello del cluster innovativo. Si tratta diinnovatori che si relazionano tra di loro e svi-luppano in forma innovativa la propria attivitàproduttiva. Ma è un modello che non ha fun-zionato: il mito della Silicon Valley è un disastroin Italia. Trapiantare un’esperienza ottima incontesti totalmente diversi, come possonoessere gli Stati Uniti, è sempre molto difficile.Nel nostro paese si è cercato di saltare dai di-stretti industriali ai cluster e il risultato è chesiamo rimasti sospesi a metà. Quale potrebbe essere una buona soluzioneper uscire dall’impasse?Una delle soluzioni potrebbe essere quella diripartire dai distretti: fanno parte della nostratradizione, sono coerenti col nostro sviluppoindustriale ed è quello che sappiamo fare me-

glio. Ripartire dai distretti puntando su speri-mentazione e innovazione, concentrandosi sudiversi settori specifici. Ne cito due: rinnovabilie smart cities. In generale, poi, sarebbe im-portante fare ricerca attraverso programmi checoinvolgano più paesi europei.L’Italia sa fare rete?Ho pubblicato da poco un articolo sull’attivitàdell’Ue per favorire i programmi di ricerca, i co-siddetti programmi quadro. Ho studiato unaserie di attività e di programmi per capire se,quando si fanno i progetti di ricerca, vengonocoinvolti i partner europei, se c’è mobilità degliscienziati tra i vari paesi e se c’è interazione trale aziende europee. E il risultato è che dallametà degli anni Ottanta ad oggi l’integrazione

e l’innovazione ci sono state solo nei paesi delNord Europa, ma per il resto si va molto a ri-lento. In questo senso Imt è un’eccezione delsistema italiano, perché riesce a fare sistematra professori, ricercatori e studenti di ogniparte d’Europa e del mondo.Cercate di trasmettere questa capacità difare rete anche al di fuori di Imt?Personalmente mi occupo di creare relazionicon l’imprenditoria locale. Stiamo sviluppandouna serie di attività con i giovani di Assindu-stria, in particolare sul management econo-mico. Innanzitutto spingiamo i nostri studenti,soprattutto quelli che studiano management,a prendere parte alle iniziative promosse dal-l’Associazione degli Industriali. Nel lungo pe-riodo, invece, vorremmo organizzare una seriedi incontri aperti alla città su questioni scienti-fiche, economiche e ingegneristiche. A Trentohanno già promosso l’idea dei caffè scientifici,rivolti a chiunque, e stanno ottenendo moltosuccesso. Gli ambiti di interesse sono quelliattuali: come stimolare la crescita, come inter-pretare gli effetti della crisi, come cambiare l’at-tività manageriale dell’azienda per renderla piùcompetitiva. In generale come vede la situazione in Italia?Non è delle migliori: le nostre risorse sonomolto scarse. Fare economia e occuparsi dieconomia significa vedere cosa si può fareavendo a disposizione pochi mezzi. Non ab-biamo un sistema molto efficiente e in questocontesto è impossibile fare finta di nulla: biso-gnerebbe rendere più eque le spese e spal-marle su tutta la collettività. Se non si fannodelle riforme i costi resteranno alti e non ci saràcrescita. Quando ti accorgi che le giovani ge-nerazioni ci mettono sette anni in più delle ge-nerazioni passate a fare progetti, a trovare unlavoro e a dare una stabilità alla propria vita,capisci che parlare di crisi non è solo una que-stione economica, ma culturale, sociale, di re-lazione.Lei è anche il vicedirettore di Imt. Come ri-sponde alle critiche che vengono mosse al-l’Istituto?Mi sembra necessario conoscersi meglio: Imtnon è mai stata una scuola privata. Rispetto

IMT e territorio: l’imperativo è fare rete

Intervista a Massimo Riccaboni

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alle richieste di diminuire, se non azzerare, ilcontributo del comune di Lucca a Flafr e,quindi, anche a Imt mi viene da fare questa ri-flessione: il comune ha un proprio budget edeve spenderlo come meglio crede. È unascelta che compete all’amministrazione comeinvestire i propri soldi ed è a tutti gli effetti unascelta politica. Quello che posso dire è che,proprio perché Imt è un istituto pubblico, lamaggior parte dei finanziamenti arrivano da unfondo ministeriale. La scuola non è un sistemachiuso, noi vogliamo relazionarci con tutti esiamo aperti per ricevere spunti e adottare ini-ziative, dibattiti, momenti di confronto. Ma gli studenti di Imt cosa dicono della città?La apprezzano perché essendo piccola per-mette loro di concentrarsi sullo studio, peròhanno difficoltà a relazionarsi col territorio, so-prattutto quelli stranieri. Non vogliono viverecome turisti, si sentono studenti e abitanti diLucca a tutti gli effetti.Cosa risponde a chi dice che Imt si mangiapezzi di città?Che sta dicendo una cosa sbagliata: noisiamo ospiti di una struttura che fino a qualchemese fa era chiusa, abbandonata, degradata.Il recupero ha portato e porterà benefici a tuttala città, che potrà usufruire di nuovi spazi. Ingenerale comunque vorrei concludere di-cendo che è sbagliato leggere e rapportarsi aquesta scuola per contrarietà e sempre incontrapposizione. Fra un po’ faremo il bilanciodi quello che porta e che ha portato Imt inquesti anni: siamo una risorsa per il territorio,ma se ci chiudessimo solo su Lucca non sa-remmo produttivi neppure per la città.

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EDILIZIAFCRL EDILIZIA SCOLASTICA

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«Investire nell’edilizia scolastica per far ripar-tire l’Italia». Le parole sono quelle del Presi-dente del Consiglio Enrico Letta quando hapresentato il cosiddetto «decreto del fare»che prevedeva 100 milioni di euro per la ma-nutenzione e la messa a norma degli edifici.Una media di circa un milioni di euro per ogniprovincia che sicuramente dà una mano manon riesce a risolvere i tanti problemi struttu-rali e logistici della scuola italiana. Ma laddovenon arriva il governo centrale è la FondazioneCassa di Risparmio di Lucca a provvederepresentando un progetto scuola ambiziosoper il quale ha messo a disposizione 20 mi-lioni di euro per i prossimi tre anni per la co-struzione di nuovi edifici scolastici, laristrutturazione delle scuole esistenti e il loroadeguamento alle norme vigenti e alle mo-derne esigenze. Un’iniziativa strategica già in-dicata anche nel documento programmaticopluriennale 2012-2015 e che ha trovatoun’importante conferma nel protocollo d’in-tesa promosso dalla stessa Fondazione esottoscritto in San Micheletto da Regione,Comune e Provincia. Tutto con l’obiettivo dicontribuire a realizzare nella nostra provinciauna scuola di qualità, che sia sicura, energe-ticamente efficiente, aperta al territorio eanche esteticamente gradevole. L’obiettivo èpermettere ai bambini e ai giovani di poterstudiare immersi in un ambiente confortevolee stimolante.Come spiega il presidente della Fondazione,Arturo Lattanzi, «sia il progetto strategicodell’edilizia scolastica, sia gli altri contenutinell’accordo di San Micheletto nascono dallavolontà della Fondazione di assumere sem-pre più un ruolo attivo nella progettazione e

Garfagnana e il rimanente alla Versilia. Si trattasoprattutto di interventi di manutenzione stra-ordinaria (9,9 milioni), in seconda battuta dinuove scuole o di ampliamenti di quelle esi-stenti per 5,4 milioni, e stanziamenti destinatiall’adeguamento normativo (4,7 milioni). Il tuttosarà supportato dalle amministrazioni checomplessivamente contribuiranno per 8 milioniche si andranno ad aggiungere ai 20 dellaFondazione.Tra i criteri di scelta, fondamentale è stata lacantierabilità del progetto, circa la metà degliinterventi infatti ha un livello di progettazioneesecutivo o definitivo, la presenza di elementidi criticità e, quindi, di urgenza, e la possibilitàdi catalizzare, e quindi di smobilitare, le risorsedelle amministrazioni.Questo progetto strategico finalizzato al mi-glioramento dell’edilizia scolastica si integrainoltre con un progetto di efficienza energe-tica, avviato in collaborazione con Sinloc Spae rivolto alle amministrazioni locali. Lo scopoè quello di strutturare un progetto di areavasta che possa concorrere all’acquisizionedi fondi della Banca europea per gli investi-menti per l’attività di assistenza tecnica, perpoi progettare e realizzare gli interventi senzaoneri a carico degli enti. Il valore dei lavori,che sarebbero aggiuntivi rispetto a quelli chesaranno deliberati dalla Fondazione, è dicirca 2 milioni di euro, limitatamente agli edi-fici scolastici di competenza provinciale. In-fine si propone di realizzare un monitoraggiodegli interventi oggetto di contributo. Un con-trollo che sarà affidato a un gruppo ristrettocomposto da due rappresentanti della com-missione sviluppo del territorio affiancati daun tecnico della Fondazione.

SCOLASTICA

Alessandro Petrini

Venti milioni per mettere al centro la scuola e far ripartire la provincia di Lucca

Un bando da venti milioni di eurointeramente dedicatoall’edilizia scolastica

nella realizzazione di interventi rispondenti alleistanze del territorio e trainanti per il suo svi-luppo economico e sociale. In questo modointendiamo fare sistema, secondo un mo-dello virtuoso che fa delle risorse messe a di-sposizione dalla Fondazione Cassa diRisparmio un vero e proprio catalizzatore diulteriori finanziamenti resi disponibili da altrisoggetti pubblici e privati».Dei 127 progetti presentati dalla Provincia edai Comuni, 55 sono stati accolti e sono giàstati avviati circa venti cantieri su quelle chesono individuate come priorità. Nel 2013 sonostati spesi i primi sei milioni e mezzo, altrettantiper il 2014 e 7 milioni andranno per i cantieridel 2015. Uno sforzo immane nel mare scon-finato delle esigenze della scuola. Dei 20 mi-lioni, 9,3 saranno destinati alle scuole di ogniordine e grado della Piana lucchese, 3,9 aquelle della Mediavalle del Serchio, 1,1 alla

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Scuola primaria, Badia Pozzeveri (Altopascio) [1]Il Comune di Altopascio ha presentato un progetto per l’ampliamentodella scuola elementare di Badia Pozzeveri, diventata ormai insufficienteper accogliere l’aumento delle iscrizioni degli ultimi anni. Per questo haprevisto la realizzazione di nuove aule didattiche forniti di servizi igienicia corredo. Vista la limitata possibilità di sfruttamento degli spazi esterni,e soprattutto vista la disomogeneità morfologica del complesso ediliziogià esistente, l’ampliamento presenta diverse problematiche che hannoportato alla decisione finale di procedere con la demolizione dei duefabbricati a un piano dove ora si trovano la mensa e la palestra, chesaranno ricollocate al piano terra di un nuovo fabbricato. Qua al primopiano ci saranno cinque nuove aule per lo svolgimento delle attività di-dattiche. Sarà realizzato anche un nuovo vano scala completo diascensore in modo da alleggerire il flusso di persone sull’attuale scalainterna. Infine si provvederà all’adeguamento sismico dell’edificio esi-stente e alla creazione di nuovi servizi igienici. Un progetto complessivoda 1 milione di euro, 700mila dei quali erogati dalla Fondazione.

Scuola per l’infanzia, Lunata (Capannori) [2]Il Comune di Capannori ha presentato un progetto da 900mila euro,500mila dei quali erogati dalla Fondazione, per il completamento delterzo lotto della nuova scuola per l’infanzia di Lunata. Si tratta dellanuova struttura che andrà a ospitare i bambini da 3 a 6 anni, un’esi-genza dovuta alla razionalizzazione del patrimonio scolastico comunalee al notevole aumento delle iscrizioni in questa fascia di età. La pro-gettazione è stata basata su criteri di edilizia sostenibile. Vengono pre-viste quattro sezioni, un’aula per computer, una biblioteca, uno spaziopolivalente, la mensa, la cucina, lo spogliatoio e uno spazio insegnanti.La progettazione è stata basata su criteri di edilizia sostenibile, preve-dendo l’uso di tecnologie legate al risparmio energetico nel rispettodelle normative vigenti. Per questo viene prevista un’adeguata esposi-zione dell’immobile privilegiando quella a sud per le attività più impor-tanti. La struttura poi prevede l’isolamento termico delle murature edelle coperture, il riscaldamento a pavimento, l’utilizzo di domotica pergli impianti elettrici e il riscaldamento per una regolazione delle tempe-rature interne.

Istituto Tecnico Commerciale Francesco Carrara, Lucca [3]L’amministrazione provinciale ha presentato un progetto da 3,4 milionidi euro, dei quali 2,2 messi a disposizione dalla Fondazione, per la ma-nutenzione degli elementi non strutturali e il miglioramento statico del-l’immobile che ospita l’Itc. Si tratta di una serie di interventi cheriguardano la ripresa del calcestruzzo armato a vista delle facciateesterne attraverso il trattamento dell’acciaio con prodotti fosfatanti e laricostruzione delle parti mancanti. Si procederà poi con il rifacimentodelle coperture con il posizionamento di pannello isolante e guaina ela realizzazione di linee vita per la sicurezza dei futuri interventi manu-tentivi. Questa copertura sarà adeguata alla normativa nazionale ga-

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VENTI MILIONI PER METTERE AL CENTRO LA SCUOLA E FAR RIPARTIRE LA PROVINCIA DI LUCCA

rantendo una riduzione dei consumi per il riscaldamento di circa il 20%.Infine si procederà con la manutenzione straordinaria dell’impianto fo-tovoltaico per consentirne la rimessa in funzione che garantirà la co-pertura di almeno il 50% del fabbisogno di energia elettrica dell’edificio.

Istituto artistico Augusto Passaglia, Piazza Napoleone, Lucca [4]È un progetto da 1.025.000 euro, dei quali la Fondazione ne finanzia400mila, per la manutenzione straordinaria delle coperture e delle fac-ciate dell’istituto artistico in piazza Napoleone a Lucca. Si prevede infattiil restauro delle facciate che presentano segni di degrado a causa del-l’azione dell’acqua nel tempo. Si procederà con la demolizione dellesuperfici intonacate che si stanno distaccando e poi con la ricostru-zione delle modanature e delle superfici a intonaco avendo cura dellapulizia e della protezione delle parti lapidee e riportando le tinteggiaturealla lucentezza originale. Poiché si tratta di un immobile sottoposto avincolo si dovrà procedere al suo recupero e alla sostituzione dei vetricon altri di tipo antinfortunistico. Per la copertura si prevede la rimozionedel manto e delle mezzane, la posa di uno stato isolante e impermea-bilizzante con funzione di tetto ventilato e la posa del manto rimossocon sostituzione degli elementi rotti o deteriorati.

Liceo artistico Augusto Passaglia, succursale via del Cantiere,LuccaSi tratta di un intervento su un immobile di antica costruzione che ospitalaboratori specialistici delle discipline d’arte praticate nella scuola. Lecondizioni dell’immobile sono peggiorate a causa delle infiltrazioni diacqua dalla copertura. L’amministrazione provinciale ha presentato unintervento da 370 mila euro – dei quali 330 mila sono messi a dispo-sizione dalla Fondazione – per la manutenzione straordinaria delle co-perture a falde inclinate, con smontaggio del manto esistente,rimozione dello scempiato di cotto, sostituzione parziale dell’orditura li-gnea primaria e secondaria, posa in opera di tavolato in sostituzionedelle mezzane, realizzazione di massetto con interposta rete elettrosal-data, sovrastante pacchetto isolante di adeguato spessore, posa diguaina impermeabilizzante e nuovo manto di copertura in coppi ed em-brici. La copertura sarà adeguata alla normativa nazionale garantendouna riduzione dei consumi per il riscaldamento di circa il 20%.

Liceo artistico Augusto Passaglia, via Fillungo, Lucca [5]L’amministrazione provinciale ha presentato un piano di intervento peril restauro conservativo dell’immobile dell’istituto artistico Augusto Pas-saglia che si trova in via Fillungo e si presenta in cattivo stato di con-servazione. Un progetto da 1.705.000 euro, 900 mila dei quali erogatidalla Fondazione, che prevede il rifacimento della copertura e il restaurodelle facciate. In particolare: la rimozione del manto di copertura esi-stente e il suo recupero con integrazione parziale degli elementi dete-riorati, la posa di uno strato isolante impermeabilizzante che consentaanche di realizzare un tetto ventilato, la posa finale del manto prece-

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dentemente rimosso di coppi ed embrici. Lo stato di degrado di alcunecornici delle facciate dovuto alla corrosione degli agenti atmosferici sullapietra arenaria rende necessario un intervento complessivo di restauroe l’applicazione di una vernice protettiva su tutte le cornici che ne ga-rantistica la conservazione nel tempo. Gli infissi necessitano di un in-tervento di conservazione integrale per adeguarli alla normativa disicurezza e ripristinarne la funzionalità.

Liceo classico Nicolò Machiavelli, Lucca [6]L’amministrazione provinciale ha presentato un progetto di manuten-zione straordinaria della copertura e di restauro consecutivo delle fac-ciate per palazzo Lucchesini, dove attualmente si trova il liceo classicoNicolò Machiavelli. Un intervento da 1.420.000 euro che la Fondazionefinanzia con un contributo di 600 mila euro. Si prevede il risanamentodella copertura mediante la rimozione del manto esistente e il suo re-cupero con integrazione degli elementi deteriorati, la rimozione dellostrato di pianelle in cotto, la rimozione e la sostituzione degli elementilignei deteriorati, la posa di uno strato isolante e impermeabilizzanteche consenta anche di realizzare un tetto ventilato. L’intervento sullecoperture prevede anche il consolidamento del perimetro murario e in-terventi volti al miglioramento sismico come cerchiature, controventa-ture e tiranti da porre in opera nei locali sottotetto. Le facciatepresentano cornici in pietra serena in stato di degrado a causa dellacorrosione degli agenti atmosferici, per questo è necessario un inter-vento complessivo di restauro che preveda il ripristino di alcuni trattidelle modanature mancanti.

Scuola primaria Fornaciari a Lucca, San Filippo [7]Per l’ampliamento della scuola primaria Fornaciari di San Filippo, il Co-mune di Lucca ha presentato un progetto da 800 mila euro al quale laFondazione ha contribuito con un finanziamento da 600 mila euro. Inquesto caso il piano degli interventi prevede la realizzazione di unanuova ala su due livelli da costruirsi all’interno della resede della scuola.Una struttura su due livelli in cui il piano terra sarà interamente destinatoalla mensa con i relativi servizi mentre il piano superiore sarà intera-mente dedicato ai laboratori e alle attività ludico-motorie, con annessiservizi. In questo modo, una volta terminati ai lavori, si potrà procederecon la riconversione in aule scolastiche dei due locali che attualmentevengono utilizzati come refettorio. Così si potrà finalmente dare una ri-sposta definitiva alle richieste di nuovi spazi necessari per l’attività di-dattica.

Istituto Tecnico Commerciale Arrigo Benedetti, Porcari [8]L’amministrazione provinciale ha presentato un progetto da 600 milaeuro – 446.667 erogati dalla Fondazione – per una serie di opere perl’adeguamento normativo e la manutenzione straordinaria dell’Itc Be-nedetti di Porcari. Su questo edificio si prevede una serie di opere perottenere il certificato prevenzione incendi approvato dai vigili del fuoco

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e per le quali era già stato ammesso a finanziamento da parte dellaRegione. Si procederà con la realizzazione della vasca di accumuloper il sistema antincendio e la stazione di pompaggio e relativa rete di-stributiva. Poi la creazione di una scala a prova di fumo e la modifica diuna scala interna per la corretta evacuazione in caso di emergenza. Siprevede inoltre un intervento sulla copertura con sostituzione di partedel manto in cotto con l’apposizione di pacchetto termoisolante e re-visione della struttura portante con la messa in sicurezza di una partedi orditura primaria e secondaria. La copertura così realizzata sarà ade-guata alla normativa nazionale garantendo una riduzione dei consumiper il riscaldamento di circa il 20%.

Scuola primaria, Fornaci di Barga (Barga) [9]Il Comune di Barga si è trovato a dover adeguare le proprie scuole allenormative antisismiche in vigore e ha scelto di abbandonare la sedeattuale della scuola elementare di Fornaci di Barga per costruire unnuovo edificio, più moderno ed efficiente, in un’altra zona. Il nuovo com-plesso prevede la palestra, dotata di spogliatoi, il corpo aule, l’aulamagna e i locali della mensa. Nel primo lotto di interventi la nuova pa-lestra è già stata realizzata, così come nel secondo lotto si è già pro-ceduto con la costruzione delle aule, e degli spogliatoi. Ora con il terzolotto di completamento si andranno a eseguire i lavori di impiantisticae rifinitura in genere per consentire l’utilizzo del nuovo edificio in modopoi da poter definitivamente trasferire le classi e tutte le attività didatti-che. Un progetto da 1.385.637 euro che la Fondazione finanzia peroltre la metà dell’importo erogando 700.000 euro.

Istituto Tecnico Industriale E. Ferrari, Borgo a Mozzano –progetto [10]Il Comune di Borgo a Mozzano ha elaborato un progetto di ristruttura-zione di un fabbricato di suo proprietà che si trova in via Roma, chenei piani deve diventare la nuova sede dell’ITIS E. Ferrari. Questo im-mobile è già stato oggetto di due interventi importanti: il primo per l’ade-guamento delle parti strutturali del corpo principale alle vigenti normativeantisismiche, il secondo alla realizzazione di impianti al piano terra. Ilprogetto attuale invece riguarda il completamento del corpo principalee la ristrutturazione di un secondo corpo che nei piani sarà destinatoai laboratori. Un progetto complessivo da 1.357.624 euro, dei quali laFondazione ne eroga 1.197.624. Grazie a queste opere, l’ITIS potràessere spostato dalla sede attuale che non può essere adeguata allenormative antisismiche in vigore. La richiesta di finanziamento è statapresentata dal Comune di Borgo a Mozzano in qualità di ente proprie-tario dell’immobile anche se la competenza in materia di scuole supe-riori spetta all’amministrazione provinciale.

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Istituto superiore Francesco Vecchiacchi e Ipsia Simoni,Castelnuovo Garfagnana [11]Il progetto presentato dal Comune di Castelnuovo Garfagnana prevedeil completamento dell’adeguamento antisismico dei due blocchi delcomplesso scolastico. Un’operazione da 1.130.000 euro dei quali laFondazione Cassa di Risparmio ne ha messi a disposizione 540.187.Si prevede la costruzione di giunti con la realizzazione di setti in ce-mento armato e il rinforzo dei pilastri che si trovano tra le fondamentae il piano terra. A questo si aggiunge il recupero dei pilastri esterni e ilrinforzo delle travi. Per gli interventi strutturali sono indispensabili opereaccessorie di scavo e demolizione mentre è previsto anche l’adegua-mento igienico e sanitario con la realizzazione di un bagno per portatoridi handicap. In più si procederà con l’adeguamento e la messa enorma degli impianti elettrici, con la sostituzione di porte e vetrate in-terne e degli infissi esistenti. Un’altra novità sarà l’impianto di teleriscal-damento con un sistema di produzione centralizzata del calore. Infinesaranno rifatti alcuni tratti della pavimentazione, sarà posato un cap-potto termico di 8 centimetri mentre l’isolamento del tetto sarà garantitoda un solaio di copertura di 10 centimetri.

Scuola dell’infanzia e primaria, Coreglia Antelminelliprogetto [12]A seguito della classificazione in zona sismica di classe 2 del territoriodi Coreglia Antelminelli, sono state effettuate alcune verifiche agli edificiscolastici che hanno certificato l’inadeguatezza della costruzione cheattualmente accoglie la scuola dell’infanzia e la scuola primaria a Co-reglia. Un intervento di adeguamento è risultato eccessivamente one-roso e quindi non conveniente, anche a causa dell’altezza internainsufficiente del piano terra che ospita la scuola per l’infanzia, già di-chiarata inagibile per le cattive condizioni igienico-sanitarie. Il nuovo pro-getto costa 1.412.610 euro, dei quali 939.279 erogati dallaFondazione, e prevede la costruzione di un fabbricato su due piani checonterrà le due scuole, completo di giardini esclusivi e con un’areaesterna comune. Sarà realizzato nel pieno rispetto delle normative si-smiche e del contenimento di consumi energetici. Per questo è previ-sta la produzione di energia da fonti rinnovabili, tramite l’impiantofotovoltaico, sia per quanto riguarda il riscaldamento, mediante unacaldaia a pellet. È previsto inoltre il cappotto esterno per l’isolamentotermico e il riuso delle acque piovane che saranno raccolte, clorate eutilizzate per gli scarichi dei bagni.

Palestra del polo scolastico, Pieve FoscianaLa Fondazione si è interessata del progetto presentato dal Comune diPieve Fosciana per l’adeguamento alla normativa antisismica della pa-lestra a servizio del polo scolastico del paese. Un progetto di adegua-mento che, redatto secondo le direttive emanate dal Servizio sismicoregionale della Toscana, avrebbe comportato un impegno economicoche, rapportato al metro quadrato di superficie, risultava superiore alla

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soglia di 600 euro al metro quadrato che viene fissata nel regolamento.Senza considerare che il vecchio impianto non raggiungeva nemmenole dimensioni regolamentari. Per questo motivo si è ritenuto più con-veniente procedere alla demolizione della struttura esistente, per co-struirne una completamente nuova, realizzata secondo le nuovenormative antisismiche, con dimensioni regolamentari che consentanoanche l’eventuale disputa di partite di pallacanestro. Un lavoro da800mila euro dei quali 150mila finanziati dalla Fondazione.

Scuola primaria Giosuè Carducci, Lido di Camaiore (Camaiore)Il Comune di Camaiore ha presentato un progetto per la riqualificazionedella scuola primaria Carducci a Lido di Camaiore. Un intervento com-plessivo da 240 mila euro quasi interamente finanziato dalla Fonda-zione, che ne ha messi a disposizione 228 mila. L’elenco degliinterventi riguarda la riqualificazione degli elementi non strutturali e la ri-visitazione delle superfici interne delle aule, del refettorio e degli spazia disposizione degli insegnati. Tutto questo per rendere più efficienti efruibili gli spazi interni dell’istituto e per migliorare il tenore di vita scola-stica degli anni del comprensorio. Grazie a questa iniziativa tutto l’istitutosarà in regola per aderire al progetto «Senza zaino», promosso dallaRegione. Grazie agli ambienti ben organizzati, i ragazzi potranno utiliz-zare una semplice valigetta per i compiti a casa mentre nelle classi tro-veranno schedari, computer, giochi, enciclopedie e materiale perscrivere, ascoltare, disegnare e dipingere.

Scuola primaria, Stiava (Massarosa) [13]La struttura della scuola è attualmente occupata dalla scuola primariache utilizza il piano terra e il primo piano del fabbricato. Il secondo pianoattualmente è inutilizzato a causa dei danni alla copertura. Il Comunedi Massarosa ha presentato un progetto da 550 mila euro – dei quali440 mila messi a disposizione dalla Fondazione – che prevede l’ade-guamento della copertura in base alle normative vigenti in materia si-smica in modo da consentire l’utilizzazione anche dei locali al secondopiano. L’intervento prevede l’abbattimento delle barriere architettonichecon l’installazione di una rampa a norma e di un ascensore all’internodella scuola. Sarà inoltre prevista la sostituzione dell’attuale scala an-tincendio con una nuova che permetta di adeguare tutto il fabbricatoalla normativa antincendio attualmente vigente. L’intervento rientra inun piano di razionalizzazione dei plessi scolastici voluta dall’amministra-zione che andrà ad accorpare nella stessa struttura anche la scuolamaterna da collocarsi a piano terra.

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Istituto d’arte Stagio Stagi, Pietrasanta [14]L’istituto necessita di un intervento di riqualificazione edilizia ed ener-getica della palestra che presenta criticità legate a infiltrazioni d’acquadalla copertura che stanno pregiudicando la fruibilità della strutturasportiva utilizzata dagli studenti e anche dalle associazioni sportive inorario extrascolastico. Per questo l’amministrazione provinciale ha pre-sentato un progetto da 1.250.000 euro per il quale la Fondazione neeroga 600 mila. Si prevede l’impermeabilizzazione e l’isolamento ter-mico della copertura attraverso l’apposizione di un pacchetto isolanteche permetta alla struttura di essere adeguata alla normativa nazionalegarantendo una riduzione dei consumi per il riscaldamento di circa il20%. In più si procederà con la ripresa del calcestruzzo armato dellafacciata attraverso il trattamento dell’acciaio e la ricostruzione delle particementizie distaccate. L’impianto fotovoltaico sarà smontato e rimon-tato con la sostituzione delle componenti non funzionanti, sarà realiz-zato un impianto solare termico per l’acqua calda sanitaria, si procederàcon la riqualificazione dei servizi igienici e degli spogliatoi.

Istituto comprensivo Martiri di Sant’Anna, Pontestazzemese(Stazzema) [15]Il Comune di Stazzema ha presentato un progetto per l’ampliamento el’adeguamento alle normative nazionali del complesso scolastico Martiridi Sant’Anna di Pontestazzemese. Un progetto complessivo da 750mila euro quasi interamente finanziato dalla Fondazione che ha messoa disposizione 630 mila euro. L’intervento prevede la demolizione diuna parte dell’attuale struttura dell’istituto che sarà ricostruito seguendole normative nazionali e soprattutto sarà alzato di un piano che saràcompletamente dedicato all’accoglienza degli alunni provenienti dalledue scuole materne del territorio che sono destinate alla chiusura. Unintervento che quindi s’inserisce in un’ottica di razionalizzazione del ser-vizio scolastico e conferma alla struttura il ruolo di polo scolastico prin-cipale del territorio comunale con la sezione delle scuole elementari,delle medie e, dallo scorso anno, dell’asilo nido.

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Liceo classico Giosuè Carducci, Viareggio [16]Si prevede il restauro conservativo delle facciate e la manutenzionestraordinaria di coperture e gronde del liceo classico Carducci. L’am-ministrazione provinciale ha presentato un progetto da 1.365.000 eurodei quali 400 mila vengono messi a disposizione dalla FondazioneCassa di Risparmio. Si interviene per realizzare un ponteggio perime-trale per il restauro delle facciate e alcune opere per il miglioramentodell’efficienza energetica del fabbricato. L’obiettivo è ridurre fenomenidi surriscaldamento estivo degli ambienti interni. Le facciate presentanocornici e modanature in stile neo-rinascimentale realizzate in intonacoche in alcuni punti, specialmente nel sottogronda, si sono distaccati. Ilrestauro prevede la ricostruzione integrale delle modanature deterioratee non più leggibili e la totale tinteggiatura con colori a calce delle fac-ciate intonacate. Per l’impianto di riscaldamento si prevede la sostitu-zione di parti dell’impianto di produzione calore e messa in opera divalvole termostatiche sui corpi radianti al fine di ottimizzare i consumi.

Scuola secondaria Lorenzo Viani, Viareggio [17]La messa a norma della scuola secondaria Lorenzo Viani è un progettoda 2,3 milioni di euro presentato dal Comune di Viareggio e al quale laFondazione partecipa con un contributo di un milione. Si punta alla ri-qualificazione complessiva dell’immobile in relazione alle mutate enuove esigenze della popolazione scolastica e all’adeguamento di tuttala parte edile e impiantistica alle normative vigenti. Si provvederà alla ri-mozione e alla sostituzione di tutti quei manufatti fortemente deterioratie alla ristrutturazione completa dell’edificio che presenta problematicheimportanti a causa della sua vetustà e della scarsa manutenzione do-vuta all’indisponibilità di fondi. Gli interventi consistono nel ripristino dellacopertura, nel recupero della struttura in cemento armato a vista, nellasostituzione degli infissi interni ed esterni. Poi si procederà al rifacimentodi intonaci, rivestimenti e tinteggiature per arrivare a un’eventuale rior-ganizzazione degli spazi interni.

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Lucca si identifica con le sue mura,la prima cosa che il viaggiatore in-contra. Un grande anello verde, ungrande parco, ma anche una scis-sione netta fra ciò che è città e ciò

che sta fuori, ciò che antico e ciò che è mo-derno. Una divisione urbanistica forte che ap-partiene a pochi centri storici dell’Occidente.Le mura, la cui costruzione iniziò nel 1513,sono la storia e il presente di Lucca, il giardinodi ogni cittadino; una memoria personale euna collettiva nello stesso tempo, tanto in-tense da aver in qualche modo forgiato il ca-rattere e gli affetti dei Lucchesi che non hannomai pensato di potersene privare, nemmenoquando il Governo del Regno d’Italia se neimpossessò costringendo il Comune diLucca a ricomprarsele fra 1863 e il 1870.

IL CINQUECENTO: UN SECOLOINQUIETOGli eserciti stranieri che iniziarono sempre piùspesso ad attraversare l’Italia della fine delQuattrocento impensierirono i governanti luc-chesi. Lucca era ormai una città Stato con unterritorio molto ridotto. Nel 1429 i Fiorentinil’avevano cinta d’assedio e Filippo Brunelle-schi, il famoso architetto della cupola di SantaMaria del Fiore, aveva perfino deviato le acquedel Serchio con una diga e un grande canaleper abbattere le mura medievali della città. Mal’assedio fallì. Lucca uscì molto indebolita daquegli eventi e negli anni successivi perse laGarfagnana invasa dagli Estensi e le costa diPietrasanta e Motrone furono invase dai Ge-novesi e poi dai Fiorentini. L’assedio e la ca-duta di Pisa nel 1509 convinsero i Lucchesiche i lavori di ammodernamento delle muraurbane non erano più rimandabili.Lucca era ancora difesa dalle mura medievali,una mirabile opera di fortificazione possente escenografica, con le sue torri semicircolari e isuoi merli, con tutto un tratto di mattoni cheaveva inglobato i borghi della parte est, ma deltutto obsoleta e incapace di difendere la cittàdall’attacco di armi da fuoco dal calibro sem-pre più grande e potente. Inoltre intorno alleporte principali erano cresciuti quartieri popo-

losi indifendibili in caso di assedio, nei quali letruppe e le artiglierie di un nemico avrebberopotuto asserragliarsi senza rimedio.Per questo dall’estate 1513 iniziarono i primiurgentissimi lavori di costruzione della nuovacinta difensiva ed ebbero un impatto ‘deva-stante’ sull’urbanistica della città. Fu realizzatala cosiddetta ‘tagliata’: un anello profondocirca 800 metri assolutamente libero da al-beri, edifici e arbusti. Furono divelte perfinole viti e gli alberi da frutto. Furono abbattutimolti edifici e due grandi borghi fuori dalleporte sud e a ovest della città con duechiese antichissime e monumentali. Il 29agosto 1513 «abbiamo gittato a terra lachiesa di San Donato fuori dalla Porta e chosìsi è ordinato delle case del ditto borgo. Et alprimo settembre anchora si mandò in terraSanpiero e questo si fa per paura dei signorifiorentini, li quali ci hanno rotto la lega e vo-gliono per forsa Pietrasanta e Motrone» scri-veva Paolo di Poggio nel suo diario.Ed effettivamente i Fiorentini ottennero ciò chevolevano pochi giorni dopo con il lodo arbitraledel potente alleato, papa Leone X de’ Medici,che affidò per sempre Pietrasanta e Motroneal Governo dei suoi concittadini. Lucca si sen-tiva assediata, nel 1515 si iniziarono a alzareterrapieni dietro le mura medievali per cercaredi renderle atte a sopportare un attacco conartiglieria. Agli angoli principali della cinta fu-rono progettati e realizzati i primi nuclei degliattuali baluardi: sette torrioni semicircolari do-tati di cannoniere moderne corrispondenti agliattuali baluardi Santa Croce, San Paolino, SanColombano, La Libertà, il Bastardo, San Pie-tro, San Martino eretti fra il 1516 e il 1522.In quegli anni la Repubblica era agitata ancheda problemi interni mentre i primi segni dellacrisi economica minavano alla base i rapporti

sociali del piccolo Stato. Nel 1522 ci fu l’as-sassinio del Gonfaloniere in carica in un ten-tativo di colpo di Stato da parte del consortatodei Di Poggio; nel 1531 la Rivolta degli Strac-cioni, ossia dei tessitori colpiti dalla ristruttura-zione dell’industria serica, che chiedevanoriforme istituzionali. Infine la Riforma prote-stante e il desiderio di moralizzazione del cleroche arrivano a Lucca attraverso i mercanti e ibanchieri che operavano nel nord Europa at-tecchirono nel cuore di molti cittadini.La prima fase dei lavori urgenti alle mura si eracomunque conclusa e l’imperatore Carlo V, invisita nel maggio del 1536, dopo aver caval-cato sugli spalti lodava la nuova fortificazione«tanto forte che essendo ben munita di gente,munitione e vettovaglie si peneria molto tempoad espugnarla». Le parole lusinghiere e cortesidell’imperatore non mutavano una cruda re-altà, le mura erano ancora deboli e la città vul-nerabile, i nuovi torrioni coprivano con latraiettoria delle artiglierie solo una piccola partedella cortina, lunghi tratti della fortificazioneerano deboli, vi erano rientranze nel tracciatoindifendibili, inoltre le mura medievali riadattatenon erano fatte per sostenere il peso dei ter-rapieni e in pochi anni avrebbero mostrato dis-sesti statici.La Repubblica di Lucca iniziò quindi la ricercadi architetti militari a cui affidare un progettogenerale al passo con la veloce evoluzionedelle armi da fuoco e delle tecniche di asse-dio. Attraverso i suoi ambasciatori ed emis-sari selezionò i migliori professionisti delsettore consultandosi poi con esperti lontanie disinteressati come ad esempio Alessan-dro Farnese, governatore generale delleFiandre che esaminò e consigliò gli amba-sciatori lucchesi sui progetti di sistemazionedel lato ovest delle mura.Lucca città imperiale doveva barcamenarsi neicruenti conflitti fra Francesco I di Francia eCarlo V d’Asburgo senza rischiare di esserecoinvolta direttamente nelle guerre e nelle ri-picche dei due giganti europei. I Medici eranotornati al potere a Firenze prima con Alessan-dro e poi con Cosimo I il quale, rinnovandouna politica aggressiva e espansionistica, non

DI LUCCAI 500 anni delle mura di Lucca

Iacopo Lazzareschi Cervelli

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mancava di cogliere ogni occasione per met-tere in cattiva luce i Lucchesi con l’Imperatoree preparare un buon motivo per giustificarel’invasione della piccola repubblica vicina. Il pretesto sembrò presentarsi nel 1545quando il Gonfaloniere lucchese in carica,Francesco Burlamacchi, organizzò una con-giura col proposito di abbattere il governo deiMedici attraverso la rivolta di Pisa e l’appoggiodi fuoriusciti fiorentini. Ma fu scoperto. Per evi-tare una guerra col duca di Firenze, Burlamac-chi fu consegnato con molte scuseall’Imperatore che lo fece giustiziare nel 1548. Un secondo buon pretesto per il duca di Fi-renze poteva essere costituito dal cospicuonumero di protestanti che avevano resoLucca una «città infetta» dall’eresia. Compren-dendo i rischi di una ‘crociata’ contro la cittàche non avrebbe potuto proteggerli, nel girodi due decenni gli ‘eretici’ scelsero volontaria-mente la via dell’esilio verso la Ginevra di Cal-vino portandosi dietro ingenti capitali finanziaried umani, mentre il Governo lucchese si irri-gidiva e si trasformava in un’oligarchia riservatasolo alle più antiche famiglie cittadine.Il culmine della tensione coincise con l’assedioe la conquista di Siena da parte di Cosimo Inel 1555. In quest’atmosfera di timori e di an-teprima della fine, nel 1559, perfino il pittoreGiorgio Vasari, impegnato ad affrescare gli ap-partamenti di Palazzo Vecchio con le glorie ele imprese medicee, si sentì autorizzato a farsibeffa di un esterrefatto ambasciatore Lucche-sini a cui raccontò che aveva «lasciato certoquadro bianco» in una parete di una sala, inattesa di raffigurarvi Lucca.Grazie all’intervento dell’architetto Iacopo Se-ghizzi, il Governo lucchese dal 1544 mise inatto il progetto generale per il rinnovamento to-tale delle mura. Entro il 1550 fu realizzata lanuova cortina fra i baluardi San Colombano eLa Libertà. Entro il 1575 Balbassare Lanci co-struì a nord la piattaforma San Frediano e asud, Alessandro Resta la nuova Porta SanPietro con il Baluardo Santa Maria e le duecortine limitrofe. Entro la fine del secolo GineseBresciani chiuse la rientranza del circuito forti-ficato a nord con la nuova Porta Santa Maria

e il baluardo San Martino, a est fu eretto il ba-luardo San Salvatore, a ovest il baluardo SanDonato vecchio e i baluardi Santa Croce eSan Paolino.Una nuova sciagura sembrò quasi indicare uncastigo divino sulla città: nella notte fra 28 e il29 agosto 1576 un fulmine colpì una polve-riera del Palazzo degli Anziani, provocandouna forte esplosione che squarciò l’edificiocon morti e feriti. Fu l’occasione per avviare laricostruzione del Palazzo sotto la guida dell’ar-chitetto fiorentino Bartolomeo Ammannati e dirinnovare l’altare della Libertà in San Martino,un vero e proprio altare di Stato, ricostruito informe monumentali e moderne dallo scultoreGiambologna, prestato dal nuovo Granducadi Toscana Francesco I. Nella predella si vollerappresentata una veduta della città con lenuove fortificazioni appena erette. Alla fine delsecolo il rifacimento del Palazzo degli Anzianifu interrotto per concentrare le risorse finan-ziarie sul completamento delle nuove mura.Mentre Lucca era impegnata nell’ultima azionebellica della sua storia, la guerra in Garfagnanaper difendere i confini dagli Estensi che vole-vano annettersi parti del territorio lucchese,l’architetto Pietro Vignarelli realizzava i baluardi,San Regolo, San Pietro, e completava il SanColombano e La Libertà. Infine l’urbinateMuzio Oddi completava la cerchia che ve-diamo ancora oggi, ricostruendo sul lato ovestin posizione più avanzata il baluardo San Do-nato con la porta omonima, adattando e rac-cordandovi i due baluardi vicini. Il tutto entro il1650.

IL FUNZIONAMENTO DI UNA MACCHINADIFENSIVA COMPLESSALa difesa in periodo di pace era particolar-mente concentrata sulla notte, il momento piùpropizio per cogliere di sorpresa la città. Al tra-monto le porte venivano serrate e se non sifaceva attenzione poteva succedere di rima-nere chiusi irrimediabilmente fuori o dentro lacittà fino al giorno dopo. Le chiavi delle treporte, affidate a un targetto, rientravano velo-cemente a Palazzo degli Anziani dove eranocostodite direttamente dal capo di Stato: il

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gonfaloniere. Contemporaneamente tutta lamacchina difensiva delle mura era già attivata:i commissari dei baluardi sorteggiavano gli av-vicendamenti dei soldati a guardia delle can-noniere e dei parapetti. Due gruppi di rondapercorrevano la cinta muraria in sensi opposti,sorvegliando e verificando tutta l’organizza-zione e chiedendo la parola d’ordine a ognisoldato incontrato. Dalla torre del Palazzo si tenevano d’occhiocon traguardi fissi le torri e i punti di segnala-zione di tutto lo Stato e ogni quanto d’ora conun tocco di campana venivano ‘chiamati’ i ba-luardi San Colombano, Santa Maria, San Pao-lino, San Donato, Santa Croce e SanFrediano. Analoga chiamata era fatta per i re-stanti baluardi della parte est dalla vecchiaPorta San Gervasio. Questo scambio sonorocontinuo per tutta la notte rassicurava i cittadiniche potevano dormire sonni tranquilli. All’alba, dai baluardi Santa Maria e San Pietroun rullo di tamburi prolungato annunciava l’ar-rivo del giorno e la prossima riapertura delleporte: la fase più delicata e complessa di tutto.I commissari accompagnati da una numerosasquadra di soldati armati si accertavano con ilcastellano della porta del buon esito del rap-porto fatto dai soldati che avevano trascorsola notte nella casetta esterna alle mura. Se tuttoera tranquillo, dopo un appello dei soldati diguardia, si passava alle operazioni di aperturavera e propria, condotta con estrema circo-spezione. I targetti arrivati dal Palazzo con lechiavi, permettevano l’apertura dei piccolo por-tello, ricavato nei grandi portoni che consentival’ingresso dentro l’edificio di una persona allavolta. I commissari, il maziero, il targetto e i sol-dati penetrati all’interno della porta, richiude-vano il portello alle proprie spalle, aprivanol’altro verso l’esterno delle mura mentre venivaabbassato il ponte levatoio. A questo punto,dopo un’ispezione del gruppo armato fino allecasette esterne alle porte, in mancanza di pe-ricoli veniva dato l’ordine di apertura dei grandiportoni, il targetto riprendeva le chiavi e le ri-portava al gonfaloniere, la campana della torresuonava, mentre il traffico cominciava a entraree a uscire dalla città.

Fulcro del sistema era la torre del Palazzo degliAnziani che sorgeva in piazza Napoleone aLucca ed era collegata al palazzo da un ca-ratteristico cavalcavia. Alla sommità dell’edifi-cio (abbattuto nel 1806 da Elisa Baciocchi peraprire la piazza) i torrigiani oltre a mandare se-gnali sonori con le campane, attraverso tra-guardi fissi e cannocchiali tenevano d’occhioundici altre torri e punti di segnalazione princi-pali dello Stato: Collodi, San Martino in Colle,Porcari, Catello di Compito (San Ginese), SanPietro a Forcore, Vaccoli, Nozzano, Vecoli,Fiano, Bargiglio e Brancoli. Fra questi partico-lare importanza avevano la torre di Vecoli, cheattraverso una seconda torre a Pedona co-municava con la Torre Matilde di Viareggio e ilBargiglio, detto l’occhio della Repubblica diLucca, perché oltre a mettere in comunica-zione Lucca con Coreglia, Castiglione Garfa-gnana e Treppignana, era visibile direttamenteda molti punti della piana e osservava diretta-mente altre tre torri al centro del sistema di-fensivo: Brancoli, Vecoli e Fiano.Il sistema funzionava grazie a grossi fanali ebracieri di ferro battuto che al bisogno veni-vano accesi. Ma i segnali soprattutto di giornopotevano essere anche sonori con campaneo con lo sparo di piccole artiglierie e archibugi.L’allarme serviva in particolare per far confluirein città le truppe provenienti dalle vicarie dellaRepubblica per fare fronte a nemici esterni osedare eventuali rivolte interne. In città la miliziaurbana era composta da circa 1500 cittadinifra i 18 e i 50 anni che entravano in gioco incaso di massima allerta. Normalmente le muradisponevano di un contingente di circa 300soldati, ogni baluardo aveva un commissario,tre bombardieri (addetti alla cura e al perfettofunzionamento delle artiglierie) e un numero disoldati che oscillava da 17 a 26 per baluardo.Ad ogni porta erano assegnati 30 soldati e uncastellano che controllava il ponte levatoio ele saracinesche.

LA PROVA GENERALE D’ATTACCOIl dispositivo bellico della Repubblica non servìmai, ma la massima allerta scattò una voltanella notte fra il 4 ed il 5 novembre 1642.

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I 500 ANNI DELLE MURA DI LUCCA

Dopo le segnalazioni di rito, le truppe dellamontagna si misero in marcia per la città.Verso le 10 di sera un migliaio di ‘dragoni’ delduca di Parma che erano transitati in territoriofiorentino, allarmarono gli abitanti di Altopascioche chiamarono in difesa truppe da Pescia.Passato il pericolo le truppe pesciatine torna-rono a casa sparando per «allegrezza» unadecina di archibugiate che però in territoriolucchese furono interpretate dagli abitanti diSan Martino in Colle e di San Gennaro comesegno di uno scontro fra i locali e i soldati intransito; temendo che i dragoni potessero es-sere costretti a passare il confine lucchese fudato l’allarme alle frazioni vicine con le cam-pane a martello. L’allarme arrivò a Lucca, ilBargiglio, ricevuto il segnale dalla città iniziò adallertare le vicarie più lontane. Solo Pedona (equindi Camaiore e Viareggio) non videro il se-gnale lanciato da Vecoli, ma nel resto dellostato le truppe si riunirono nei punti stabiliticome a Borgo a Mozzano, dove ben tredicicompagnie si fermarono in attesa di istruzioniper quattro ore. Cessato il pericolo, chiaritol’equivoco, tutti furono rimandati a casa.

I LUCCHESI E LE MURA: UN PARCOPUBBLICO ANTE LITTERAMLe mura di Lucca non furono mai coinvolte ineventi bellici proprio perché incarnarono beneuna forte funzione deterrente: un assedio allacittà sarebbe stato molto lungo e costoso.Superate le ultime difficoltà di politica interna-zionale all’inizio del Seicento, Lucca visse finoalle soglie dell’era contemporanea con tran-quillità mostrando con orgoglio quest’operamirabile ai viaggiatori e utilizzando da subito ilcircuito sopraelevato, come un parco pub-blico nel quale passeggiare ammirando il pa-norama sotto l’ombra degli alberi.Francesco Bendinelli racconta come già nel1546 il primo tratto completato, dove eranostati piantati filari di alberi, divenne meta di pas-seggio per i Lucchesi: «la prima tagliata fecein breve una grandissima impressione asegno che il popolo tutto ne restò soddisfatto,per la comodità dello spasso che ne pren-deva per passeggiarla come se fosse suapropria villa. Questa prima piantata fu fatta nelterrapieno alla cortina principiata al torrioneSan Colombano».

Nella prima metà del Settecento Georg Chri-stoph Martini scriveva: «La scarpa internacome pure i bastioni sono coperti di alberi bellie di grandi proporzioni che producono all’era-rio una considerevole entrata, e al tempostesso, ombra per chi vuol passeggiare ren-dendo più solido il terrapieno. La via sulle muraè così larga che tre carrozze affiancate pos-sono percorrerla con comodità».Gli alberi delle mura in quell’epoca erano so-prattutto pioppi e olmi che fornivano legna daardere e fascine per il Palazzo degli Anziani,oppure periodicamente venivano venduti al-l’asta per poi essere ripiantati da capo. Ma lemura erano teatro anche di attività popolariabusive, che in alcuni casi erano tollerate,come gli orti improvvisati, in altri dovevano es-sere limitate e punite come l’impianto di alberida frutto sugli spalti o il pascolo abusivo di ani-mali domestici e cavalli. La funzione militare delle mura cessò definiti-vamente nel luglio 1799 dopo la battaglia dellaTrebbia quando i francesi si ritirarono da Luccache fu occupata dagli austriaci. Il generale Jo-hann von Klenau ordinò la requisizione di tutte

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le artiglierie delle mura per impegnarle controi «comuni nemici». Nel mese di agosto i 124cannoni di grosso calibro furono tolti dallemura e spediti a Mantova assieme a tutta l’ar-meria storica di Palazzo degli Anziani e non fu-rono mai più restituiti con grande rammaricodei lucchesi.Elisa Baciocchi iniziò i lavori di trasformazionedella cinta muraria in un vero parco per il pas-seggio, ma chi aveva visto gli splendori delpassato militare, come l’abate Iacopo Chelini,non riusciva a mandare giù il nuovo stato: «Lemura di Lucca – scriveva – una volta tantocelebri per la loro fortificazione e con undicibaluardi fatti benissimo armati con bellissimicannoni di bronzo che erano la meravigliad’ogni forestiere ed unica fortezza che fossein tutta la Toscana, presentemente sono ri-dotte un nulla che fanno vergogna e rossorenon essendovi più un cannone né una sen-

tinella che le guardi potendoci ciascuno an-dare liberamente ancora di notte. Ed in con-seguenza aperte a qualunque iniquitàspecialmente la notte. Ridotte così affattoinutili per la fortificazione, ha procurato il Go-verno di renderle almeno più piacevoli al pas-seggio con l’ingrandire tre cortine cioè quellache dal baluardo dirimpetto a San Martinoviene a Porta San Pietro, quei due che daPorta San Pietro vanno a Porta San Donatocollo sbassare il parapetto esteriore per go-dere la campagna avendoci fatto due sedilidi sosta per comodo delle persone che pas-seggiano; e giacché non era più una fortifi-cazione ridurle almeno in parte a qualchegrado di delizia per il passeggio della sta-gione estiva. Ma chi l’ha vedute tutte armatecome l’ho vedute io, è veramente un pian-gere a vederle adesso, dirò così, alla mise-ria». L’adattamento del grande complesso

militare a parco e passeggiata soprelevata, or-namento paesistico della città, proseguito conconvinzione anche sotto Maria Luisa di Bor-bone, fu la salvezza delle mura che manten-nero l’antica popolarità e sopravvissero, casoquasi unico in Italia, alle demolizioni e all’ag-gressione dell’urbanistica dell’Ottocento e nelNovecento.

Per saperne di più: S. Bongi, a cura di, Inven-tario del R. Archivio di Stato in Lucca, voll. I-IV, Lucca 1872-1888; C. Sardi, Esecuzionicapitali a Lucca nel secolo XIX, Lucca 1911;M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca delCinquecento, Torino 1965; R. Martinelli, G.Puccinelli, Lucca. Le mura del Cinquecento,Lucca 1986; R. Silva, C. Sodini, a cura di,1863-1897. Lucca e le mura. Itinerari del Ri-sorgimento, Lucca 2011; R. Martinelli, Luccae le sue Mura, Lucca 2013.

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Nel corso del 2013 ha preso il viail programma di lavori finanziatidalla Fondazione Cassa di Ri-sparmio per riqualificare il princi-pale monumento della città di

Lucca. L’intervento fa seguito ad un proto-collo d’intesa sottoscritto dal Comune diLucca e dalla Fondazione che, in vista dellecelebrazioni del 500esimo anniversario dal-l’inizio della costruzione delle mura, hannodeciso di dare vita ad un imponente pro-gramma di interventi di restauro e di recu-pero, di conservazione e di valorizzazionedella cinta muraria. L’accordo tra i due enti hareso operativo il protocollo d’intesa firmatonel marzo 2012 con la Regione Toscana. Peri lavori, partiti a più riprese nel corso del 2013e che proseguiranno fino al 2015, sono statistanziati 9,5 milioni di euro, di cui 7 stanziatidalla Fondazione Cassa di Risparmio diLucca e 2,5 dalla Regione Toscana.Il Comune di Lucca ha indicato alcune prioritàin cui i cantieri hanno preso inderogabilmenteavvio già nel corso del 2013: la Casa del Boia(1,5 milioni di euro stanziati), casermetta delbaluardo San Salvatore (450 mila euro), lepiste ciclabili (250 mila euro), la CasermettaPorta San Pietro (150 mila euro), la Sortita SanPaolino (200 mila euro), la riduzione dell’asfalto(180 mila euro), la sostituzione dei corpi illumi-nanti (200 mila euro), il restauro paramento(200 mila euro) e il restauro di Porta Elisa (60mila euro).

Il primo ad essere completato, e già pronto damesi, è stato il restauro di Porta Elisa, mentresono di fatto terminati i lavori di ristrutturazionedella casermetta del baluardo San Salvatore(ex canile).

Nove progetti per festeggiare i 500 anni

Le opere di restauro,conservazione e valorizzazione

delle mura di Lucca

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Il complesso della Casa del Boia e del ‘Ba-stardo’ con i suoi sotterranei nel suo aspettoattuale è frutto di una serie di stratificazioni edi-lizie che si sono sommate nei secoli e lo ren-dono una piccola ‘enciclopedia’ della storiadelle mura di Lucca.Le porzioni più antiche sono quelle dellemura in mattoni erette nel corso del Trecentoa difesa dei Borghi con i resti di una torrettaintorno alla quale fu edificato entro il 1524 untorrione semicircolare detto ‘il Bastardo’. Ilnome deriva dal fatto di non essere un tor-rione completo, ma un mezzo torrione. Nel1570, su progetto di Alessandro Resta, ven-nero aperte quattro cannoniere lungo il pa -rapetto. Tuttavia il torrione giudicato in-suf ficiente, come gli altri consimili, per la di-fesa dei lunghi tratti di cortina, tra il 1590 e il1592 fu sostituito dal nuovo baluardo SanSalvatore e nel 1612 inglobato nella nuovacortina di collegamento con il baluardo SanPietro. La struttura con i suoi sotterranei nonfu abbattuta ma sopra la galleria di accessoai sotterranei fu realizzata una costruzione lecui prime chiare attestazioni risalgono al XVIIsecolo, anche se allo stato attuale delle ricer-che non sono emerse testimonianze sul-l’epoca di costruzione dei due piani superiori.Documentata nella mappa di Antonio Pelosi(1837-1838), la prima descrizione completadegli ambienti si deve al catasto del 1860:due stanze al piano terra con accesso dallapubblica via, una delle quali adibita a legnaia,l’altra direttamente collegata al sotterraneodel torrione; tre stanze al piano superiore conscala che fa capo a un porticato coperto apalco, una saletta, una camera e una cucinaper luogo di comodo; tre stanze al piano se-condo adibite a usi diversi, una delle quali ac-cessibile dal camminamento sulle mura. La casa deve il suo nome all’essere stata as-segnata intorno al 1825 al boia TommasoJona. Cesare Sardi narra come nella tran-quilla Lucca repubblicana tra il 1629 e il 1783si erano contate in tutto ottantadue esecu-zioni capitali eseguite secondo vecchi sistemidell’impiccagione o con la decapitazione conuna mannaia. Con il Principato di Elisa Ba-

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ciocchi fu introdotto il Codice penale napo-leonico particolarmente severo nel definire lepene capitali, ma per le esecuzioni fu adot-tata la più moderna ghigliottina che nei casidi necessità veniva affittata con l’esecutoredalla vicina Pisa. Con il Ducato Borbonico,restato in vigore il codice napoleonico nellasua forma più severa, si decise di far co-struire una ghigliottina lucchese, copiando ilmodello utilizzato a Firenze chiesto in prestitoproprio per questo scopo. Fu inoltre assuntocome esecutore di giustizia fisso, il romanoTommaso Jona, che non trovando ospitalitàda nessuno, fu sistemato in questo edificioisolato in origine adibito a magazzino e ca-serma dei bombardieri. Jona ebbe fortuna-tamente poche occasioni di impiego: nel1831, e nel 1834. Ma nel 1845 quando fupronunciata la condanna a morte di ben cin-que imputati rei di furti violenti e sacrileghi, ilsettantaduenne Jona, vista l’età, fu dispen-sato dal lavoro, si offese e consegnò le suedimissioni. A eseguire le cinque decapitazionicon la ghigliottina sistemata sul prato di PortaSan Donato, fu il boia di Parma aiutato da trefigli. Jona nell’autunno 1846 fu poi sostituitoda Benedetto Paltoni ma l’annessione diLucca alla Toscana e l’abolizione della penadi morte, provocarono l’assalto popolare alCarcere di San Giorgio, dove la ghigliottinaera conservata. Portata sugli spalti di PortaSan Donato, la lugubre macchina fu data allefiamme e la lama, secondo alcune testimo-nianze fu portata a Viareggio, caricata su unabarca e gettata al largo, nel mare.

Fino all’avvio del cantiere la Casa del Boiaversava in condizioni fatiscenti, dovute allostato di abbandono prolungato e alla man-canza di manutenzione. Una parte consi-stente del tetto era crollata insieme allerelative murature perimetrali. Gli impalcati li-gnei dei solai erano gravemente compro-messi e, in alcune sezioni, pericolanti per lacontinua esposizione agli agenti atmosferici;alcuni tratti di muratura erano sciolti e pros-simi al crollo, parte delle partizioni interne col-lassate, la scala interna pericolante, lo stato

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Il baluardo San Salvatore costituisce l’estre-mità orientale delle attuali mura urbane e fuedificato in sostituzione del torrione detto ‘ilBastardo’ nell’ambito del rifacimento di tutta latratta est della fortificazione fra il 1590 ed il1592 su progetto di Ginese Bresciani. La casermetta al centro del baluardo riferibile aquesto periodo, ospitava il commissario, ibombardieri e i soldati addetti alla sorveglianzae funzionamento della baluardo. La strutturadocumentata nelle mappe del XVII secoloanche se in forma più piccola, è rimasta so-stanzialmente immutata rispetto alla primamappa catastale del 1873, redatta dall’inge-gnere Massimiliano Puccini. Da allora la ca-sermetta è stata utilizzata come magazzino,ricovero e nel secolo scorso come canile mu-nicipale.L’edificio si presenta attualmente chiuso e ina-gibile privo di intonaci, essendo stato utilizzatoprevalentemente come magazzino e cantieredidattico per gli allievi della scuola edile. For-tunatamente le murature e il tetto sono inbuono stato grazie a un restauro avvenutopochi anni fa. Il progetto destinato a succes-sivi approfondimenti prevede il recupero fun-zionale e l’installazione di bagni e locali diservizio per il pubblico e, in particolare, per gliamanti dello sport all’aria aperta nel pieno ri-spetto della struttura storica. Al piano terra sono presenti una grande salacentrale con pavimentazione in terra battuta,in continuità con il terrapieno del baluardo, edue spazi laterali nei quali è presente un li-vello interrato. Nel progetto si prevede loscavo del locale centrale (da eseguirsi es-senzialmente a mano, sotto la supervisionedella Soprintendenza Archeologica) in mododa ottenere una superficie di analoga consi-stenza per entrambi i piani. A piano terra sa-ranno ricavati un ampio ingresso attrezzatoper l’accoglienza, un punto di ristoro da de-finire meglio in fase successiva.

degli infissi e degli intonaci era pesantementecompromesso. Il progetto di ristrutturazione e restauro pre-vede il pieno recupero materiale e storicodell’immobile valorizzando le sue caratteristi-che e introducendo alcuni adeguamenti perrenderlo fruibile ad un’utenza allargata, conuna possibilità di destinazione di utilizzo piùampia. I primi interventi hanno necessaria-mente riguardato la messa in sicurezza e ilripristino statico dell’edificio. Una delle carat-teristiche più interessanti del complesso ècostituita dall’architettura monumentale esuggestiva dalla sala a volte all’interno del tor-rione cinquecentesco che sarà riportata allostato originario di collegamento con la galleriad’accesso. È previsto anche il ripristino delloggiato aperto così come indicato nel cata-sto del 1860. Per quanto riguarda gli internisi prevede la demolizione di tutte le tramez-zature individuabili come recenti, così da ri-pristinare gli ambienti nella loro spazialità. Laconfigurazione distributiva dell’edificio verràriorganizzata, in modo da permettere un col-legamento più funzionale tra tutte le parti delcomplesso. In particolare è previsto lo sman-tellamento dell’attuale corpo scale, con l’in-serimento di uno nuovo nella sezione piùrecente dell’edificio (frutto di un successivoampliamento, datato dopo il 1879). Al-l’esterno, nella zona del cortile, è previsto l’in-serimento di un ascensore che migliori ladistribuzione verticale e che permetta la frui-zione dell’immobile anche ai disabili. Semprecon questa prospettiva l’installazione del-l’ascensore permetterà, tramite una rampa didisegno estremamente leggero e non impat-tante, l’accesso diretto alla passeggiata dellemura per i disabili, in maniera molto più agilerispetto alle condizioni attuali. La Casa delBoia diventerà luogo d’incontro e di aggre-gazione culturale centrato sulla via Franci-gena e il territorio di Lucca.

La casermettadel baluardo San Salvatore

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Il baluardo San Pietro fu costruito su pro-getto di Ginese Bresciani fra il 1618 ed il 1612chiudendo gli interventi di costruzione dellemura nella zona orientale della città. La caser-metta fu costruita sopra la galleria d’accessoai sotterranei che collegano le due cannoniereinferiori e vi si accede direttamente dalla pas-seggiata delle mura. Nel lato verso la cittàsopra un cartiglio con la data 1612 si vedeuno stemma trecentesco recuperato dalla de-molizione delle mura medievali con la balzanalucchese e San Pietro, simbolo del popolo diLucca.

La casermettadel baluardo San Pietro

L’intervento di restauro consiste nell’esecu-zione di alcune opere per la messa in sicurezzadel solaio di copertura con rinforzo in acciaiosulle capriate lignee attualmente puntellate edeteriorate. La copertura necessita di una re-visione del tetto: smontaggio, pulitura, posa diguaina impermeabilizzante. Inoltre, sarà realiz-zato un bagno con accesso esterno alla ca-sermetta, quindi lungo la passeggiata dellemura urbane, accessibile ai disabili. La stanzaindividuata è quella attualmente destinata acentrale termica: uno spazio che presenta unaccesso indipendente. La centrale termicasarà spostata all’interno della casermetta.

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Porta Elisa con la via omonima fa parte dellarisistemazione urbanistica voluta da Elisa Ba-ciocchi, principessa di Lucca e Piombino, perdare nuovo decoro alla parte est della città eper ricostituire un collegamento diretto e mo-numentale con la via per Firenze. Nella rico-struzione delle mura rinascimentali il Governolucchese aveva infatti rinunciato a realizzareuna nuova porta verso est, limitando, per que-stioni di difesa, il numero degli accessi a tre:Porta San Pietro, Porta Santa Maria e PortaSan Donato. Il progetto ideato dall’architetto Giovanni Laz-zarini fu approvato nel 1809 quando iniziaronoi lavori. Per l’edificazione del nuovo ingressodalle linee neoclassiche furono utilizzati marmie colonne provenienti dalla chiesa di San Pie-tro Maggiore, abbattuta pochi anni prima perfare spazio alla nuova piazza Napoleone. Laporta fu inaugurata l’8 giugno 1811 ma nonebbe una buona accoglienza, sia per le note-voli variazioni di spesa dovute a errori nella pe-rizia iniziale, sia per i difetti della costruzionesoggetta a infiltrazioni d’acqua che resero in-servibili i locali laterali adibiti a dazio. Anche la

Porta Elisa

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semplicità dell’architettura venne criticata dagliarchitetti Berthault e Antolini tanto che già nel1812 erano stati redatti dei progetti di miglio-ramento che prevedevano la costruzione diuna galleria coperta nel piano superiore, perlimitare le infiltrazioni d’acqua e interventi di ab-bellimento mai realizzati. Nel 1937 furonoaperti due passaggi laterali pedonali.L’intervento di restauro urgente si è reso ne-cessario per i segni di cedimento che hannointeressato sul lato verso la città, il muro meri-dionale di contenimento del terrapieno dellemura interessato da una profonda fenditura incorrispondenza di uno spigolo. Le strutturesono state interessate da importanti lavori diconsolidamento e impermeabilizzazione, rifa-cimento di intonaci, imbiancature e puliziadelle superfici lapidee. L’epigrafe dedicatoriasul fastigio esterno è inoltre di nuovo leggibile.La pavimentazione dei passaggi pedonali la-terali è stata rinnovata ed è stato interamenterifatto l’impianto di illuminazione. Infine l’im-pianto semaforico è stato allontanato dallaparte esterna del fornice centrale per lasciarelibera la visuale sull’edificio.

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FONDAZIONEFCRL PALAZZO BOCCELLA

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Il 2014 per il Comune di Capannori e in particolare perSan Gennaro non sarà un anno qualsiasi. Tra le altrecose che bollono in pentola, infatti, verrà celebrato ereso fattivo l’imponente restauro di Palazzo Boccella,iniziato dieci anni fa e ora giunto a conclusione. «E per

onorare un avvenimento tanto importante – spiega RomanoCitti, presidente della Fondazione Palazzo Boccella – nonabbiamo pensato a una mostra o a una visita guidata, maalla creazione di una scuola di alta formazione nel campodell’enogastronomia e di uno spazio che, per cento giornil’anno, potrà diventare anche luogo di arte, incontri e pro-duzione culturale sempre nell’ambito di manifestazioni chevalorizzino i prodotti della nostra terra: cibo, olio e vino». Gliscorci, la visita, i pavimenti e le parole di chi ti racconta cosaci verrà fatto dentro quelle stanze che profumano ancora dinuovo, davvero mozzano il fiato. L’affaccio è direttamentesulle colline pizzicate dal sole e, più in là, in fondo, sullapiana di Lucca (a destra) e su Collodi e le sue case abbar-bicate sul monte (a sinistra). Qua si respira un’aria rinasci-mentale che sembra intatta, una voglia trasognata diarricchire il territorio, diventando centro di promozione, va-lorizzazione e studio «di quello che si ha» e di ricerca pergiovani talenti. Una storia moderna che intreccia le propriemaglie con i racconti passati, a metà tra mito, verità storicae fantasia, che riporta gli appassionati di viste panoramiche,buona cucina, buon vino e buon olio, quest’ultimi prodotti,in parte, con metodi artigianali e di antichissima ricetta, alleorigini di San Gennaro. Comunità nata a seguito dell’eru-zione del Vesuvio che avrebbe obbligato dopo un lungoviaggio gli scampati dalla furia del vulcano a cercare nuoviterritori tra le colline lucchesi dove ricostruire i tratti della pro-pria religione – San Gennaro – e della propria economia –la vite e l’olivo. Quello che oggi si può apprezzare è quindiil frutto del lavoro umano stratificato nei tempi, svolto in forzadella continuità di generazioni che si sono susseguite, chehanno assecondato la morfologia dei luoghi, che ne hannorimodellato l’assetto fisico superficiale, rendendolo piùadatto alle coltivazioni nel rispetto dei caratteri suoi, strutturalie originari. È così che le distese di vigneti assecondano conlunghi filari rettilinei l’andamento dei versanti, ne tratteggianoil profilo, creando disegni diversi a seconda del loro orien-tamento con una trama geometrica e flessibile e basta per-correre alcune strade delle colline ai piedi delle Pizzorne, odelle vallate del Compitese, o delle pendici di Montecarlo,per apprezzarne il valore. Mentre la strada panoramica daTofori a Petrognano fino a San Gennaro consente un’osser-vazione completa, un’introduzione lenta e graduale nellacampagna e nel tempo che scorre piano.

PALAZZO BOCCELLAMADE: a San Gennaro una scuola di alta formazione nel campo dell’enogastronomia

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IL PALAZZOSarà una gioia, dunque, per chi ama l’archi-tettura vedere questo ‘nuovo’ Palazzo Boc-cella, che si presenta come luogo dellarinascita, ma anche del rinnovamento e dellesfide, inaugurato ufficialmente a metà dicem-bre alla presenza del Sindaco di Capannori,Giorgio Del Ghingaro, del Presidente dellaProvincia, Stefano Baccelli, di Claudio Guer-rieri, presidente della Camera di Commerciodi Lucca, di Arturo Lattanzi, presidente dellaFondazione Cassa di Risparmio di Lucca, delpresidente della Fondazione Banca delMonte di Lucca, Alberto Del Carlo, del diret-tore della Fondazione Campus, Paola Pardinie di Romano Citti, presidente della Fonda-zione Palazzo Boccella. Ed è proprio grazieall’omonima Fondazione (ente che vede ilcoinvolgimento del Comune di Capannoricome socio di maggioranza, la Provincia diLucca, la Camera di Commercio di Lucca, laFondazione Cassa di Risparmio di Lucca e laFondazione Banca del Monte di Lucca) cheil palazzo settecentesco è tornato all’anticosplendore. Sorge a due passi dalla Pieve diSan Gennaro, splendida, bellissima, unica,baciata dal sole e dalla luna, con uno speci-fico ruolo, perno dell’organizzazione urbani-stica del paese, punto di arrivo, luogo verso ilquale si sale (dal Borgo) o si scende (dal Ca-stello), e forse già questo gli dona un valoreaggiuntivo, difficile da eguagliare. Fu realizzato da Enrico Boccella nei primi annidel XVI secolo, di fronte ad esso, oltre la stradache sale verso il Castello, detta il ‘Cordonac-cio’, si apre il giardino (l’Orto dei Boccella) cheera probabilmente connesso con il palazzo,prima della realizzazione del Cordonaccio. Delprimo periodo della storia del palazzo non sihanno notizie certe fino a quando Cesare Boc-cella, nato nel 1810, dopo aver studiato traParma e Montpellier, tornò a Lucca dove fu no-minato ministro della pubblica istruzione daGranduca di Toscana Leopoldo II. Durante ilsuo incarico durato dal 1849 al 1854 maturòl’idea di unificare le Università di Pisa e di Siena.Il Granduca, riluttante, non glielo permise. Sinarra, allora, che il rifiuto e l’impossibilità di por-

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MADE: A SAN GENNARO UNA SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE NEL CAMPO DELL’ENOGASTRONOMIA

tare a termine il suo progetto, gettarono Boc-cella in uno stato di prostrazione tale da ritirarsia vita privata nel palazzo di San Gennaro. Morìa Lucca nel 1877. Dopo quella data la pro-prietà fu acquistata dai Fatinelli, già proprietaridi estesi beni nel paese e nel territorio circo-stante, che trasformarono le scuderie del pa-lazzo in cantine, all’interno delle quali eranocustodite le grandi botte in legno, allineatelungo un percorso centrale di servizio lastricatoin pietra. Il primo piano dell’edificio fu usatocome scuola elementare e le stanze del sot-totetto, una volta abitate dalla servitù del pa-lazzo, furono usate per la collocazione deicannicci per appassire l’uva necessaria al go-verno del vino e alla produzione del vin santo.C’era anche un piccolo appartamento perl’amata maestra Belli che, con la sua finezza,era riuscita ad insegnare non solo ai ragazzi,ma anche a tutti gli abitanti del borgo. Neglianni a venire la proprietà fu oggetto di variespeculazioni edilizie fino all’intervento del Co-mune di Capannori nel 1998. Dopo averlo ac-quistato, salvandolo dall’inesorabile declino, il

Comune ha conferito Palazzo Boccella al-l’omonima Fondazione, nata con il precisoscopo di farlo restaurare a regola d’arte e direnderlo di nuovo vivo e attivo con attività le-gate alla promozione dei prodotti del territorio. Articolato su tre piani, il Palazzo ricopre unasuperficie complessiva di millecento metriquadrati: il salone ampio è giocato sui bianchie sugli ori di affreschi con un’eleganza ed es-senzialità che inducono lo sguardo ad ammi-rarne il risultato scenografico di aumento dellaspazialità. Così le aule dalle cui finestre si godeun paesaggio mozzafiato, che esalta lo spiritoe libera la mente dagli affanni quotidiani: nona caso, dunque, troverà qui casa la scuola diAlta Formazione in Management dell’Acco-glienza e delle Discipline Enogastronomiche(MADE), dalla quale usciranno operatori qua-lificati nei settori della ristorazione e dell’acco-glienza turistica. Sempre qui, inoltre, i cittadinipotranno usufruire di un variegato programmache si articolerà, nei cento giorni di chiusuradella scuola, per corsi di specializzazione e in-contri su temi della cucina del vino e di pro-

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FCRL PALAZZO BOCCELLA

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MADE: A SAN GENNARO UNA SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE NEL CAMPO DELL’ENOGASTRONOMIA

dotti tipici. Al secondo piano, invece, si tro-vano le nove camere con arredo funzionale eil tutto giocato sulla spazialità e funzionalità,mentre al piano terra la cucina modernissima,il salone ristorazione, il punto espositivo (vinoe olio) e quello multimediale.

MADEScuola di Alta Formazione inManagement dell’Accoglienza e delleDiscipline EnogastronomicheFormazione post diploma professionalizzanteper il turismo e promozione del territorio: èquesto l’obiettivo di MADE, che offre un per-corso formativo annuale per giovani lucchesie toscani che vogliono perfezionarsi dopo lescuole superiori. La scuola, che prevede laresidenzialità per 25 studenti all’interno dellabellissima struttura di San Gennaro, intendecompletare la formazione dei diplomati conun percorso a carattere professionalizzante,rivolgendosi principalmente a giovani prove-nienti da istituti alberghieri e istituti tecnici peril turismo. L’impostazione della Scuola tieneassieme le caratteristiche tipiche dell’inse-gnamento accademico e di approfondi-mento teorico sui temi dell’accoglienza edella cultura del cibo, del vino e dell’olio conesperienze formative a carattere pratico espiccatamente legate al mondo delle profes-sioni. I partecipanti seguiranno infatti sia le-zioni d’aula sia laboratori esperienzialicollegati al trattamento e al buon utilizzo delcibo. Il progetto formativo intende anche raf-forzare il legame fra il territorio capannorese,lucchese e toscano, con le aziende impe-gnate nella filiera produttiva dell’accoglienza,dell’enogastronomia e del turismo, con gliIstituti scolastici superiori e i corsi di laureacollegati alle discipline oggetto della scuola. MADE aprirà i battenti con l’anno scolastico2014-2015: dopo la fase di progettazione,organizzazione e promozione, che si svolgerànel primo semestre del prossimo anno, i primi

studenti iscritti inizieranno a seguire le lezioniil primo ottobre 2014. Il progetto formativo èarticolato in tre trimestri. I primi due trimestriprevedono attività formative d’aula con l’ero-gazione di quattro corsi per trimestre. Oltreagli insegnamenti curricolari, gli studenti fre-quenteranno almeno due ‘laboratori’ collegati.Le attività di laboratorio vedranno anche l’at-tivo coinvolgimento di aziende del territorio. Ilpercorso curricolare sarà integrato da attivitàextra curricolari finalizzate a stimolare gli stu-denti in attività formative a contenuto profes-sionalizzante e curate da formatori provenientidal mondo dell’impresa e delle professioni delterritorio.Nel terzo trimestre è previsto lo svolgimento diuno stage conclusivo, in Italia o all’estero, coe-rente con il percorso formativo della scuola. Altermine del terzo trimestre, gli studenti po-tranno decidere se continuare la propria attivitàdi studio, iscrivendosi all’Università, o se en-trare nel mondo del lavoro. Nel primo caso, glistudenti potranno chiedere il riconoscimentodi Crediti Formativi Universitari (CFU) presso ilcorso di laurea triennale in Scienze del turismodi Lucca e presso corsi di studio triennali atema enogastronomico erogati da altri Ateneiitaliani con cui la Scuola avrà stabilito accordiin questo senso. Nel secondo caso, gli stu-denti che vorranno entrare nel mondo del la-voro saranno supportati dal servizio CareerService della Fondazione Campus.

Un’energia nuova, dunque, scorre tra lestanze di questo Palazzo, per portare nelmondo la bontà dei prodotti della terra uniti aconsapevolezza culturale e paesaggistica, ri-spetto della natura e dell’ambiente, innova-zione e straordinaria bellezza, dove passato epresente si abbracciano e si rincorrono, fa-cendo da cornice alle eccellenze. Enogastro-nomiche e artigianali che vorrebbero fare diPalazzo Boccella un simbolo.

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OBIETTIVO FCRL SANITÀ IN VERSILIA

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QUALITÀ IN VERSILIA

Continuo, consistente e mirato.Non esistono aggettivi più ap-propriati per descrivere il soste-gno della Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca a favore dei

progetti dell’Asl 12 di Viareggio. Una collabo-razione che lo stesso presidente, Arturo Lat-tanzi, ha definito come «doverosa in unsettore così importante per tutti».A Viareggio, è stata inaugurata la residenzasanitaria assistenziale «G. Tabarracci», risultatodella ristrutturazione di alcuni ambienti dell’exospedale. Una residenza pensata per gli an-ziani non autosufficienti.Ma la presenza della Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Lucca si è fatta sentire con unaserie di progetti orientati a portare l’innovazionetecnologica dentro l’ospedale versiliese: alcunigià avviati, altri in via di definizione, per un to-tale di cinque interventi. Una presenza moltoapprezzata anche dallo stesso direttore gene-rale dell’Asl 12, Brunero Baldacchini.

Si chiama «Information Technology del pa-ziente cardiologico – DICOM Cardiologico»ed è il progetto presentato nel 2011 dal dr.Giancarlo Casolo. Dello stesso anno fannoparte «…e io avrò cura di te», curato dal dr.Giorgio Pini. Intervento mirato alla sperimen-tazione di un nuovo farmaco per la Sindromedi Rett, la grave patologia neurologica checolpisce nella maggior parte dei casi soggetti

di sesso femminile, creando ritardi nell’acqui-sizione del linguaggio e della coordinazionemotoria. Notevole attenzione, poi, è stata de-dicata nel corso di questi anni agli anziani: edè proprio all’interno di questa sensibilità chesi inserisce il progetto «Personalizzazionedell’assistenza nel paziente anziano: dall’in-tensità di cura al territorio», coordinato dalladr.ssa Paola Lambelet.L’eccellenza oculistica in sala operatoria, in-vece, è stato l’obiettivo perseguito e raggiuntograzie all’acquisto di un microscopio operato-rio e di un biometro IOL master per quasi200mila euro di intervento. È stato questo ilprogetto più importante del 2012, curato daldr. Andrea Vento, dal titolo: «L’eccellenza dellecure oculistiche in Versilia: il microscopio ope-ratorio per interventi sul segmento anteriore eposteriore dell’occhio». Infine il 2013: durante l’anno appena passatogli sforzi economici si sono incentrati sulla do-tazione dell’Ospedale Versilia di ferri chirurgicinuovi di zecca. «In sala operatoria con qualitàe sicurezza»: il titolo dell’intervento, seguito daldr. Massimo Cecchi, non lascia dubbi. LaFondazione Cassa di Risparmio di Lucca si èimpegnata a firmare una convenzione con l’Asl12 per un importo di 200mila euro, fondi chesaranno utilizzati, per l’appunto, per il totale rin-novo dei ferri chirurgici utilizzati in sala opera-toria, nell’ambito di un investimento, diluito neltempo, di un milione di euro.

Ecco come la Fondazione sta investendo

sulla sanità pubblica della Versilia

Tre anni di interventi per un totale di cinque progetti

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Residenza sanitaria assistenziale Giuseppe Tabarracci

Umberto Guidi

Ècollocata in una zona ideale, difronte alla pineta, a due passi dalmare. La nuova Residenza sani-taria assistenziale Giuseppe Tabarracci, inaugurata nel set-

tembre 2012, è una risposta moderna ed ef-ficiente che il settore pubblico ha saputo dareai crescenti bisogni degli anziani. Una strut-tura accogliente, con la capienza di sessantaposti letto, frutto della ristrutturazione di am-bienti dell’ex Ospedale Tabarracci che a suotempo ospitavano i reparti di otorino, gineco-logia e medicina. L’intervento è stato proget-tato dall’architetto e ingegnere FrancescoTomassi. La costruzione e la gestione dellaResidenza sono stati affidati all’Asp, l’AziendaSpeciale Pluriservizi, ente strumentale del Co-mune di Viareggio, che gestisce farmacie co-munali, servizi sociali, refezione scolastica ecimiteri. La Residenza, progettata per gli anziani nonautosufficienti, si articola su tre livelli e ha unacapienza di dodici letti al piano terreno, venti-quattro al primo piano e altri ventiquattro al se-condo. Al piano terreno e al primo pianotrovano posto pazienti convenzionati. Nel se-condo piano ci sono spazi a disposizione deipazienti privati. La Rsa viareggina dispone di camere arre-date in maniera funzionale e confortevole,con uno o due posti letto, con servizi privatie letti di ultima generazione. Un computer re-gistra le chiamate dei degenti e i tempi di in-tervento attraverso un sofisticato sistema dimicrochip, così che si possa certificare latempistica e la qualità dell’assistenza. Vi sonospazi comuni, palestra, soggiorni, terrazzasolarium. Gli ambienti sono tutti condizionatie particolarmente moderne sono le attrezza-ture per le pulizie e l’igiene personale dei ri-coverati. Personale specializzato, in grado digarantire una qualificata assistenza, è pre-sente nell’arco delle 24 ore.

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La nascita di questa struttura, una delle piùmoderne dell’intero comprensorio, si inquadranella riconversione ‘virtuosa’ dell’ex OspedaleTabarracci. Il vecchio nosocomio viaregginovenne inaugurato nel 1920 ed è stato di-smesso nel 2002, in seguito all’apertura delnuovo Ospedale Versilia di Lido di Camaiore. Il progetto di riconversione, già previsto in unpiano di recupero urbanistico approvato dalComune di Viareggio d’intesa con l’Asl Versilianel 2005, ha preso il via il 15 novembre del2006, quando il Comune ha dato mandatoall’Azienda speciale pluriservizi, un proprioente operativo, di realizzare l’intera operazione,che a conti fatti è costata circa undici milionidi euro. L’Asp è stata incaricata, oltre che dellacostruzione, della gestione della Residenzasanitaria assistenziale.

L’obiettivo era quello di dotare la città di unastruttura in grado di accogliere anziani non au-tosufficienti. La previsione iniziale era di 38posti, ma nel corso della ristrutturazione sonointervenute modifiche e ampliamenti, inclusala costruzione della nuova sede di Asp. I postiletto sono stati così portati a 60. Il finanziamento – comprensivo dell’acquistodel fabbricato di proprietà dell’Azienda sanitaria– è stato garantito da un mutuo contratto conla Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno di6 milioni di euro, da contributi del Piuss regio-nale (Piano integrato di sviluppo urbano soste-nibile) per un milione e 800mila euro, da unsecondo mutuo da 2 milioni e 250mila perl’acquisto dell’edificio e da un milione e 350milaeuro provenienti dalla dismissione della vec-chia sede dell’Asp in zona Bicchio.

Il contributo della Fondazione Crl – che si èfatta carico degli interessi sul mutuo da 6 mi-lioni di euro, lungo l’arco di 13 anni - è moltoimportante, perché esso consente di non gra-vare oneri finanziari sul bilancio d’eserciziodella gestione.«Il sostegno a questa iniziativa – ha commen-tato in proposito il presidente della FondazioneArturo Lattanzi – è il frutto di un ascolto attentodei bisogni del territorio e conferma il forte im-pegno della Fondazione Cassa di Risparmiodi Lucca in ambito sociale e, in particolare, nelsettore dell’assistenza agli anziani. Il progettodell’Asp ha contribuito a migliorare un servizioche è diventato negli ultimi anni sempre piùprezioso, dato che sta aumentando il numerodi persone anziane bisognose di essere se-guite da personale qualificato in strutture spe-

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cializzate. Ma l’intervento si arricchisce di si-gnificati anche alla luce dell’importante operadi restauro che ha consentito di restituire al-l’uso pubblico un bene che da sempre appar-tiene alla comunità viareggina. E anche inquesto si compie pienamente la missionedella Fondazione». Il 4 aprile del 2008 è iniziata dunque la fase diprogettazione, che si è conclusa nel giugnodel 2009 con l’approvazione del progetto ese-cutivo, opera dell’architetto e ingegnere Fran-cesco Tomassi. Nel settembre dello stessoanno i lavori di costruzione sono stati appaltatial Consorzio stabile Impromed, che ha incari-cato dell’esecuzione la ditta Cinquegrana srl.Il 26 settembre del 2012 la struttura è statacosì inaugurata ufficialmente.«Si tratta – spiega il direttore di Asp MarcoFranciosi – di una data simbolica: il 26 settem-bre del 1920 venne infatti inaugurato il vecchioospedale cittadino, voluto con forza dalla col-lettività viareggina. L’Asp e il Comune hannovoluto così sottolineare la continuità tra la vi-cenda dell’ospedale civico e la nuova strutturasanitaria nata dal recupero di una parte impor-tante del vecchio ‘Tabarracci’. Con questaoperazione infatti si sono colti due risultati: siè data risposta a una crescente domanda diassistenza specialistica per gli anziani non au-tosufficienti ed è stata recuperata un’area dipregio della città e una struttura storica comeil ‘Tabarracci’, percepita da sempre come unpatrimonio della collettività viareggina». Ma ai gestori di Asp non basta aver tirato sule mura e arredato stanze e spazi comuni. Sitratta adesso di far funzionare al meglio la Re-sidenza, perché essa non sia soltanto – ci siperdoni la brutalità dell’espressione – un luogodi ‘parcheggio’ per anziani dei quali la societànon ha più bisogno. Ecco dunque la promo-zione immediata di iniziative di animazione e dicultura in grado di favorire quell’invecchia-mento attivo teorizzato dalla scienza e perse-guito dall’Organizzazione Mondiale dellaSanità a vantaggio della terza e quarta età.La Rsa Tabarracci di Viareggio ha così strettosubito i legami con il territorio. Nella primavera-estate del 2013 sono state stipulate conven-

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RESIDENZA SANITARIA ASSISTENZIALE GIUSEPPE TABARRACCI

zioni con Avo (Associazione volontari ospeda-lieri) e Auser (Autogestione servizi) per iniziativedi animazione e assistenza all’interno dellastruttura. È stato inoltre varato un ciclo di in-contri culturali estivi dedicati agli ospiti dellaRsa, alle loro famiglie e alla cittadinanza. La stipula delle convenzioni con Avo e Auserha consentito di aumentare la qualità della vitadegli ospiti della casa di riposo. Per incremen-tare ulteriormente i rapporti con la città, Asp hamesso in cantiere una serie di incontri culturaliche si sono svolti tra luglio e settembre 2013all’interno della Residenza sanitaria, su temi le-gati a Viareggio. Si tratta di appuntamenti de-dicati al teatro dialettale, al rapporto traViareggio e il cinema, alla musica lirica. Il 26settembre è stato presentato inoltre un volumedi ricerca storica che ripercorre le vicende

dell’Ospedale Tabarracci, finanziato dalla Fon-dazione Cassa di Risparmio di Lucca.Nei progetti di Asp il ciclo proseguirà anchenel periodo invernale e primaverile, fino a di-ventare un appuntamento fisso – almenomensile – per coinvolgere sempre di più gli an-ziani ricoverati e anche gli abitanti di Viareggio,mentre saranno potenziate le iniziative di intrat-tenimento rivolte agli ospiti. Tutto questo, sem-pre in nome del principio dell’invecchiamentoattivo, che rimane una meta fondamentale peri gestori della Rsa, insieme alla prestazioni diassistenza e di cura.L’obiettivo di Asp, spiega ancora il direttoreMarco Franciosi, è adesso quello di incremen-tare le presenze ‘a convenzione’, garantendosia un ricovero confortevole in una zona pre-giata della città ad anziani viareggini, sia una

gestione economica della struttura, dove oggilavorano una ventina di addetti della Coope-rativa Di Vittorio, sotto il diretto controllo di ge-stione dell’Asp.La struttura, compatibilmente con le esigenzedi buon funzionamento dei servizi, è apertaall’esterno: parenti, volontari, e più in generalealla città. Il modello organizzativo e gestionalerealizzato è in sintonia con quello, ‘unico’, giàsperimentato per il settore della refezione sco-lastica, cioè una gestione dove alcuni seg-menti di attività vengono gestiti in forma diretta,attuando sinergie con gli altri settori aziendali.Quelli specialistici, invece, sono dati in ap-palto. L’Asp con il suo settore dei servizi so-ciali, coordinato dalla dottoressa MichelaCordoni, ha il contatto diretto con gli utenti edirige la struttura.

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Ferri nuovi in sala operatoria. La Asl12, infatti, prima in Toscana, prov-vederà al graduale rinnovo della do-tazione chirurgica. Una scelta chesi rende necessaria, visti gli oltre

15mila interventi l’anno con una crescita delleoperazioni nel 2013 rispetto all’anno prece-dente. Attrezzi che, in alcuni casi, risalgono aoltre dieci anni fa, vecchi per usura e tecno-logia. E così, grazie al contributo di 200milaeuro erogato dalla Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Lucca, che si aggiunge ai 70milastanziati dall’Asl 12, l’azienda sanitaria ha co-minciato a rinnovarli: già terminato l’inventario,prima della fine dell’anno 2013 sono arrivati iprimi attrezzi e nel corso dei prossimi mesicontinuerà l’operazione, tanto delicata quantofondamentale. «In sala operatoria con qualitàe sicurezza»: ecco il nome del progetto, per ilquale è stata sottoscritta una convenzioneapposita. È il dottor Massimo Cecchi, diret-

Leggeri e tecnologici: ecco i nuovi ferridell’ospedale «Versilia»

tore dell’area chirurgica del «Versilia», a coor-dinare la sostituzione: lo staff versiliese, infatti,ha compiuto una prima spedizione in Germa-nia, vagliando 133 marchi di ferri chirurgici.Un primo step per una sostituzione che saràprogressiva, dando priorità agli strumenti piùusurati. «Si tratta di una piccola rivoluzioneanche dal punto di vista metodologico – rac-conta il dottor Cecchi – Questo perché laditta tedesca realizza set di peso più ridottoe di tipologia standard per tutte le specialità:avremo quindi attrezzi più leggeri e apparec-chiature che modificheranno la gestione dellasala operatoria. Per questo è necessario unperiodo di formazione per gli operatori sanitari

interessati». Molto soddisfatto dell’interventoanche il direttore generale dell’azienda sani-taria, Asl 12, Brunero Baldacchini che spiegacome la convenzione con i fornitori «si pro-lungherà negli anni includendo anche manu-tenzione e assistenza sul materiale: il costototale di tutta questa operazione sfiora un mi-lione di euro». Un passaggio necessario, che conferma ilruolo della Fondazione Cassa di Risparmio diLucca nella sanità pubblica versiliese. «Dal2007 ad oggi – sottolinea il presidente Lat-tanzi – abbiamo erogato quasi 9 milioni dieuro per la sanità, una parte consistente èstata destinata alla Versilia: per l’ex Tabarracci,per la Croce Bianca di Querceta, per la Fon-dazione Tiamo e per molti altri progetti. Pur-troppo le esigenze sono aumentate anche afronte delle maggiori difficoltà degli enti pub-blici, ma noi continueremo a garantire la no-stra collaborazione».

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L’eccellenza oculistica passa dal nuovomicroscopio operatorio

Microscopio operatorio di ultimagenerazione per l’oculisticadell’ospedale «Versilia». Un in-vestimento di circa 190milaeuro, possibile grazie al sup-

porto della Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, per migliorare ulteriormente le presta-zioni del reparto diretto dal dottor AndreaVento, fiore all’occhiello tra i tanti dell’Asl 12. Ilmicroscopio è stato montato al soffitto, ridu-cendo così il numero di fili elettrici stesi a terrae rendendo più agibile il passaggio nella zonadei macchinari e del personale durante levarie fasi operatorie. Un microscopio di ultima generazione, si di-ceva. Dotato di ottiche Zeiss che rendono lavisione dei particolari dell’occhio (organo dipiccole dimensioni) molto nitida e di ottimaqualità. Gli accessori inseriti all’interno dellostrumento e la pedaliera wireless permettonodi ridurre i tempi chirurgici, soprattutto per gliinterventi che prevedono il passaggio dalsegmento anteriore (ad esempio cataratta ocornea) a quello posteriore (retina). È in dota-zione anche un software (Callisto) che pre-vede, con un semplice tasto, l’inserimentonell’oculare dell’operatore di un’immagine,grazie alla quale possono essere impiantatelenti intraoculari che permettono di vedere dalontano e da vicino senza occhiale e di cor-reggere astigmatismi elevati. Con l’utilizzodello Iol master, infine, è possibile calcolarecon precisione il potere delle lenti che ven-gono impiantate durante l’intervento di cata-ratta: i dati ottenuti con questo strumento,infatti, possono essere inseriti nel software delmicroscopio. Per migliorare i risultati, viste le numerosepossibilità di impiego dello strumento, è statocoinvolto anche il personale, con un corso diformazione a cui hanno partecipato cinquemedici e dieci infermieri, fra reparto e salaoperatoria. I risultati, d’altronde, sono già sottogli occhi di tutti. I primi interventi effettuatihanno permesso di abbreviare, in sicurezza,i tempi chirurgici e quindi di aumentarne il nu-mero, con conseguente beneficio (e ridu-zione) per la lista d’attesa.

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Software modernissimo capace diindividuare ogni minima situazioneanomala, comparando ancheesami vecchi e nuovi. Si chiamaDicom cardiologico ed è lo stru-

mento che l’Asl 12 ha potuto acquistareanche grazie al contributo, da 60mila euro,della Fondazione Cassa di Risparmio diLucca (i restanti 73mila euro saranno messia disposizione dalla Asl). L’impegno dell’Ente di San Micheletto, poi, siè incentrato nei mesi scorsi anche sul pro-getto «E io avrò cura di te»: per la sperimenta-zione in Italia di un farmaco rivoluzionario chegarantisce risultati positivi nei soggetti affetti dasindrome di Rett. A dicembre 2013, ha spie-gato il neuropsichiatra infantile, Giorgio Pini, èstato somministrato il ciclo di trattamenti all’ul-tima delle bambine coinvolte nel progetto.Bambina, non a caso: perché questa malattia

Cuore, nuovi farmaci sperimentali e pazienti anziani

genetica è solo femminile e colpisce un casosu 10mila. «Contrariamente a quanto la medi-cina riteneva in passato – ha raccontato il dottor Pini – abbiamo scoperto che è una sin-drome reversibile: i dieci pazienti provenientida tutta Italia che hanno iniziato il trattamentohanno riscontrato risultati positivi. In alcuni casisolo sull’attenzione, in altri addirittura sull’ap-prendimento».Geriatria più tecnologica: un nuovo pro-gramma informatico consente la gestione dei

pazienti anziani dell’ospedale «Versilia». Lohanno annunciato prima della fine dell’anno, ildirettore della medicina generale, Paola Lam-belet e il responsabile di geriatria, Stefano Fa-scelti. Grazie a un cofinanziamento di 135milaeuro della Fondazione Carilucca, infatti, è statoacquistato un programma che cataloga erende disponibili in ogni momento le informa-zioni cliniche di centinaia di pazienti anziani. Informazioni che saranno consultabili dal-l’ospedale e dai distretti sanitari, permettendocosì a medici e a infermieri di avere il quadroclinico sempre sotto controllo e disponibile intempi rapidi, senza dover telefonare o aspet-tare i fogli via fax. «Lo chiedevamo da anni»,ha sospirato la dottoressa Lambelet, ren-dendo così chiaro a tutti come l’interventofosse atteso dalla comunità e come sarà riso-lutivo dell’organizzazione funzionale dell’ospe-dale stesso.

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in breve dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

La Fondazione CRL premiata per il re-stauro del San Francesco La FondazioneCassa di Risparmio di Lucca ha ricevuto ilprimo premio del concorso «La Fabbrica nelPaesaggio», indetto dal Club UNESCO di Fo-ligno e della Valle del Clitunno, per il restaurodel Complesso di San Francesco. La Fonda-zione, la cui candidatura è stata proposta dalClub UNESCO Lucca, si è confrontata nel-l’ambito di una selezione rivolta a imprenditori,amministrazioni e istituzioni che hanno attivatoiniziative e progetti dimostrando una partico-lare sensibilità nei confronti del Paesaggio. Unimportante riconoscimento per il lavoro svoltodalla Fondazione, che ha ottenuto una men-zione speciale per «aver rinnovato una storialunga nove secoli con il restauro attento equalificato di un complesso conventuale, cherappresenta la concreta realizzazione di edu-cazione al paesaggio e al rispetto dell’am-biente urbano».

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La Fondazione CRL finanzierà i progettiper la scuola 2.0 Sarà la Fondazione Cassadi Risparmio di Lucca a sostenere i progettiche l’Ufficio Scolastico Regionale realizzerà inToscana per promuovere l’utilizzo delle nuovetecnologie informatiche applicate ai più ag-giornati strumenti didattici e di apprendimentoe supportare così il processo di innovazioneall’interno del sistema scolastico. Oltre a so-stenere i progetti concordati sotto gli aspettilogistici, economici e professionali, la Fonda-zione Cassa di Risparmio di Lucca potràanche proporre specifiche iniziative corrispon-denti alle finalità indicate nel Piano NazionaleScuole Digitali.È questo, in buona sostanza, il contenuto delprotocollo sottoscritto dal rappresentantedell’Ufficio scolastico regionale, Claudio Ba-caloni, e dal presidente della Fondazione CrLucca, Arturo Lattanzi. Teatro non casualedell’accordo è stata la chiesa di San France-sco, nella giornata di apertura di futurText, ilprimo festival internazionale dedicato appuntoai nuovi stili, alle nuove metodologie educativee alle nuove prospettive di apprendimento einsegnamento. Nuovi finanziamenti per l’abbazia di Badia Pozzeveri Dopo il finanziamento della Fonda-

zione Cassa di Risparmio di Lucca, il Comune di Altopascio riceverà 420 mila euro dalla Re-gione, destinati al recupero dell’abbazia di Badia Pozzeveri, che il Comune di Altopascio haottenuto dalla Curia in diritto di superficie per 50 anni. Il contributo della Regione dunque siaggiunge a quello già stanziato dalla Fondazione, che ammonta a 280.000 euro. Obiettivisono la creazione di una foresteria e di un centro di documentazione della via Francigena inquesto sito di grande interesse che è inoltre interessato da una campagna di scavi eseguitadall’equipe di paleopatologia dell’Università di Pisa coordinati dal professor Gino Fornaciari.Il restyling della struttura, che era ormai in uno stato di abbandono, ha incontrato un consensogenerale anche grazie ai risultati della campagna di scavi che ha attratto l’interesse delle tvnordamericane e trovato visibilità con l’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Science. Gliscavi, resi possibili proprio grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Luccae del Comune di Altopascio, hanno permesso di portare alla luce i resti dell’antico chiostroabbaziale, risalente alla fine dell’XI secolo, e la facciata della originaria chiesa romanica di SanPietro, oltre a reperti di varia natura. In particolare le analisi sui resti umani hanno permesso alprofessor Fornaciari di effettuare studi sulle patologie che hanno afflitto questi altopascesi deisecoli passati e quindi realizzare un excursus su oltre mille anni di malattie.

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IN BREVE DALLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA

Napolitano consegna la targa all’Associazione Musicale Lucchese Prestigioso riconosci-mento conferito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’Associazione MusicaleLucchese. L’associazione, che è sostenuta con impegno e convinzione dalla FondazioneCassa di Risparmio di Lucca, celebra al meglio il suo cinquantesimo anniversario con unatarga che certifica l’importanza del prezioso servizio culturale reso alla città e al territorio. Rico-noscimento che va ad aggiungersi al patrocinio del Ministero dei Beni e delle attività culturalie del turismo e alla collaborazione con Rai Radio Tre, il canale della cultura e della musicaclassica per eccellenza in Italia, che ha concesso all’AML la media partnership per la grandequalità espressa nei suoi progetti. Il presidente dell’Associazione, Marcello Parducci, ha ac-colto con emozione ed entusiasmo la notizia dell’attribuzione della targa, dicendosi molto «ono-rato»: un ottimo auspicio per il 2014 «che ci vedrà impegnati in una stagione cameristicainvernale di prestigio».L’AML, nata nel 1964 e da sempre impegnata nella promozione delle eccellenze musicali luc-chesi, prosegue dunque con un nuovo slancio la propria linea culturale che ha portato a 50anni di attività ininterrotta, caratterizzata da più di 1400 concerti e manifestazioni e dalla pro-gettazione di stagioni musicali di livello internazionale.

Entro il 2014 riaprirà la Pieve di San Mar-tino alla Cappella Potrebbe essere riapertaentro la fine dell’anno la Pieve di San Martinoalla Cappella, famosa per il rosone attribuitoa Michelangelo. All’importante contributo dellaFondazione Cassa di Risparmio di Lucca in-fatti si aggiunge quello della Fondazione MiteGiannetti D’Angiolo di Azzano. Da due anni icomitati per la «Salvaguardia della Pieve» e«Salviamo la chiesa di Michelangelo» hannoiniziato a collaborare col parroco don HermesLuppi per evitare che l’edificio crolli e mancadi fatto poco al raggiungimento della cifra di520mila euro necessari per i lavori di recu-pero, 150mila dei quali già stanziati dalla Fon-dazione Cassa Risparmio di Lucca. Si trattadi un significativo progetto di riqualificazionee restauro che beneficia anche del sostegnodella Conferenza Episcopale Italiana e dell’Ar-cidiocesi di Pisa.Questi nuovi fondi consentiranno di prose-guire i lavori che entro la fine dell’anno dovrebbero concludersi, in modo da raggiun-gere il consolidamento della struttura e la suaprogressiva riapertura alla comunità

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Una nuova scuola d’infanzia per San Ro-mano Lavori completati per la scuola ma-terna di San Romano in Garfagnana. Lanuova struttura, costruita con tecniche inno-vative e secondo le più moderne norme anti-sismiche, ha beneficiato di contributi statali eregionali ed è stata realizzata anche grazie allostanziamento di 180.000 euro da parte dellaFondazione Cassa di Risparmio di Lucca.Il contributo della Fondazione rientra nel piùampio piano di interventi che interessanomolti istituti della Garfagnana, e più in gene-rale di tutta la provincia di Lucca, per i qualisono stati stanziati 20 milioni di euro nei pros-simi tre anni. Oltre alla costruzione ex novo diedifici scolastici all’avanguardia sono previsteristrutturazioni ed adeguamenti delle struttureesistenti alle normative vigenti in fatto di sicu-rezza e agibilità.«I ragazzi avranno a disposizione un ambienteben attrezzato, colorato, e antisismico» ha di-chiarato il sindaco di San Romano, Pier Ro-mano Mariani, che ha espresso tutta la suasoddisfazione sottolineando come sia fonda-mentale «specialmente in una terra sismicacome la Garfagnana, garantire la sicurezzadegli edifici, a maggiore ragione se si trattadelle scuole».

Al via il primo seminario UiBi su scuola enuove tecnologie Col seminario «La scuoladopo le nuove tecnologie» si è aperto il ciclodi incontri per docenti promossi in San Mi-cheletto da UiBi, il ‘contenitore’ nato per vo-lere della Fondazione Cassa di Risparmio diLucca con l’obiettivo di formare gli insegnantialle teorie e agli strumenti utili ad una didatticaaggiornata ed efficace.Dando seguito al protocollo d’intesa firmatonel dicembre 2013 con l’Ufficio scolastico re-gionale toscano, UiBi ha dunque avviato unpiano di formazione dei docenti che, attra-verso corsi della durata di un giorno, potrannoaggiornare le proprie metodologie didattichee comunicative, affrontando un percorso diperfezionamento e crescita professionale. Il seminario del 21 gennaio, tenuto dal pro-fessor Pier Cesare Rivoltella, docente di Tec-nologie dell’istruzione e dell’apprendimentopresso l’Università Cattolica di Milano, rappre-senta l’ideale punto di partenza di un nutritoprogramma di incontri che vedranno lo staffdi UiBi collaborare, tra gli altri, con l’Universitàdi Firenze e con la Apple Italia.

Premio Rotary Giacomo Puccini Il RotaryClub di Lucca e la Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Lucca, d’intesa con il Centro studiGIACOMO PUCCINI, bandiscono il «Premio Ro-tary Giacomo Puccini Ricerca», di 10.000euro, da assegnarsi ad uno studioso che in-tenda svolgere ricerche di argomento pucci-niano. Le ricerche dovranno concludersi conla presentazione di uno studio monografico,che potrà essere pubblicato dal Centro studiGIACOMO PUCCINI.

Le domande devono pervenire alla sede delCentro studi GIACOMO PUCCINI entro il 31 mag-gio 2014.

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IN BREVE DALLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA

Alla Casa del boia un centro multimediale sulla Via Francigena Nuova vita per l’ex Casadel Boia. Al termine degli interventi di restauro e riqualificazione, in fase di realizzazione graziealla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, diventerà un centro multimediale dedicato allaVia Francigena. Questa nuova destinazione sarà possibile grazie al finanziamento concessodalla Regione Toscana, pari a 900 mila euro, nell’ambito del Piano Operativo della Via Franci-gena 2012-2014. Si inserisce in questo percorso la volontà di dedicare alla Via Francigena un luogo strategicodi Lucca e in particolare delle Mura Urbane: un ambiente deputato all’accoglienza turistica ealla divulgazione culturale, che incontri le esigenze del turista/pellegrino in linea con le politichedella Regione Toscana per la valorizzazione di questo storico asse viario. Le Mura sono dunque l’elemento centrale di un programma integrato per lo sviluppo e la pro-mozione della filiera turistico-culturale su tutto il territorio, che vede nel cammino della Franci-gena il fulcro di un percorso di valorizzazione e troverà nella Casa del Boia una stazione disosta polifunzionale. Proseguono i lavori anche all’ex canile del Baluardo San Salvatore, sempre nell’ambito delprogetto di riqualificazione previsto dal Comune di Lucca e dalla Fondazione Cassa di Rispar-mio. Questa struttura, in stretto rapporto con il Museo che sorgerà nella Casa del Boia, ospiteràun centro di informazione sull’ospitalità lucchese e la Francigena tutta, dotato sia di personale,sia di supporti che permetteranno al visitatore di costruirsi il suo viaggio in libertà. L’ex Canileinoltre potrà rappresentare, con le opportune dotazioni, punto di appoggio per le attività sportiveda praticare sulle Mura.

Dalla Fondazione Crl 50.000 euro ai «po-veri vecchi» di Viareggio È di 50.000 euroil contributo elargito dalla Fondazione Cassadi Risparmio di Lucca per superare l’emer-genza finanziaria della Casa di Riposo «SacroCuore di Gesù» di Viareggio.Nato nel 1920 sul terreno del vecchio cimi-tero cittadino, questo centro, noto anchecome «Poveri Vecchi», fu fondato per acco-gliere gli anziani in difficoltà. L’istituto, che findall’inizio ha sostenuto le proprie attività graziealle offerte dei viareggini, è adesso gestito daun’associazione di volontariato ONLUS, cheha per scopo statutario l’assistenza materialee morale di persone anziane che si trovano instato di indigenza. L’erogazione di questo contributo fa seguitoad un preciso impegno che la Fondazione,attraverso il suo presidente Arturo Lattanzi,aveva assunto già nel settembre 2013. Im-pegno che conferma, nel quadro dell’attualecongiuntura sociale ed economica, l’atten-zione della Fondazione nei confronti delle ca-tegorie più deboli, che la crisi ha colpito inmaniera più significativa.È dunque considerato strategico indirizzare leiniziative di sostegno verso istituti, comequello del Sacro Cuore, che, per tradizione,impegno e dedizione, vengono riconosciuti intutto il territorio come punti di rifermento perl’accoglienza, la solidarietà e il valore sociale.I «Poveri Vecchi» sono una delle realtà piùcare ai viareggini proprio per aver consolidatoil proprio ruolo nell’ambito dell’assistenza aglianziani: una missione che negli ultimi anni hapiù volte rischiato di essere messa in predi-cato dalle sempre maggiori spese di gestionee dalle crescenti necessità di adeguamentodelle strutture.

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Un libro per ricordare Tommaso Fanfani Èstato presentato nella Sala dei Convegni delComplesso di San Micheletto il volume Studiin ricordo di Tommaso Fanfani alla presenzadei curatori dell’opera: Marcello Berti, AlbertoBianchi, Giuseppe Conti, Daniela Manetti, Mi-chèle Merger e Valeria Pinchera.Tommaso Fanfani, scomparso nel 2011, èstato Presidente della Fondazione Piaggio diPontedera, creatore dell’Archivio Storico e delMuseo Piaggio, docente universitario, autoredi numerose monografie e di saggi storici edeconomici, per alcuni anni coordinatore deiMaster in Finanza promossi dalla FondazioneCassa di Risparmio di Lucca, di cui era socio,in collaborazione con l’Università di Pisa.L’opera raccoglie i saggi che i professori distoria economica di tutte le università italiane,gli allievi e gli amici hanno voluto dedicare aTommaso Fanfani. Un modo per ricordare,evitando che vada perduta, la sua lezione,fondamentale per il territorio su cui operava e,per l’Italia intera, una risorsa straordinaria nelcampo dell’economia e del sociale.

Lavoro, inclusione e sviluppo locale: unpercorso per la lotta alla disoccupazioneSi chiama «Lavoro, inclusione, sviluppo locale» il nuovo progetto per contrastare la di-soccupazione realizzato da Comune, Provin-cia e Caritas diocesana. Il percorso, miratoall’inserimento lavorativo dei giovani e degliadulti che vivono situazioni di disagio, si at-tuerà grazie allo stanziamento di 160mila euroda parte della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Lucca e prevede stage, tirocini forma-tivi retribuiti per giovani e adulti oltre aconcrete azioni di supporto per persone over40 inoccupate. La capacità di includere le istituzioni e le re-altà più rappresentative del territorio costitui-sce il vero valore aggiunto di questa iniziativache si basa sul coinvolgimento e la condivi-sione degli obbiettivi. Solo attraverso la na-scita di tavoli territoriali sarà possibile innovarele politiche e sperimentare nuovi metodi di in-tervento per affrontare il drammatico pro-blema della disoccupazione con le suedinamiche di impoverimento sempre più pro-fonde e diffuse.Nel futuro si prevedono incontri con i rappre-sentanti delle istituzioni, delle realtà imprendi-toriali, associative, del mondo della coope -razione e della Camera di Commercio, nellaconcreta speranza di attuare un circuito vir-tuoso in grado non solo di dare concretosupporto ma pure di proporre adeguate so-luzioni per arginare una delle ferite più pro-fonde della nostra società.

Casermetta San Pietro, approvato il pro-getto di recupero Approvato dal Comune diLucca il piano per la ristrutturazione e il con-solidamento della casermetta San Pietro,nell’ambito del processo di riqualificazionedelle Mura Urbane sostenuto dalla Fonda-zione Cassa di Risparmio di Lucca.È proprio la Fondazione, con un contributocomplessivo di 350 mila euro, a finanziarequesto progetto, che, oltre al rifacimentocompleto del tetto e al consolidamento dellastruttura, prevede la realizzazione della pavi-mentazione al primo piano, dell’impianto elet-trico e un complessivo miglioramento dalpunto di vista sismico.Come ha sottolineato il Presidente della Fon-dazione Cassa di Risparmio di Lucca, ArturoLattanzi, si tratta dell’ennesima tappa di unpercorso, «una grande operazione che vedeenti pubblici e privati ‘fare sistema’, secondoun modello virtuoso in grado di fornire risposteadeguate alle attese della comunità e impri-mere una spinta al rilancio dell’economia e dellavoro. Oltre, naturalmente, a proteggere evalorizzare un bene-simbolo per la città e peril mondo».

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Un archivio storico dedicato a Mario Seghieri Sorgerà all’internodei locali della ex Fondazione Pellegrini Carmignani, il nuovo archiviointitolato alla memoria di Mario Seghieri. L’intervento, finanziato dal Co-mune di Montecarlo con il contributo della Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Lucca, ha consentito la creazione di un ambiente chiamatoad ospitare i documenti e i testi fondanti la storia del territorio e dellacomunità montecarlese, consultabili da oggi grazie a moderne posta-zioni per gli utenti.Fu proprio lo stesso Seghieri, studioso della storia di Montecarlo, ainventariare analiticamente, tra 1967 e 1981, documenti e testi fino al1970 per un totale di 1641 pezzi, ponendo le basi per l’impegnativolavoro di allestimento che ha recentemente coinvolto concittadiniesperti di archivistica affinché lo spazio sia perfettamente aderente allenecessità ed ai materiali conservati. Garantiti tutti gli standard di sicu-rezza come il sistema antincendio e un deumidificatore a soffitto ingrado di mantenere gli adeguati livelli di umidità indispensabili allabuona conservazione del materiale catalogato. «Il nuovo archivio sto-rico rappresenta il luogo sacro della nostra memoria» ha sottolineatoil sindaco di Montecarlo Vittorio Fantozzi, che ha salutato con soddi-sfazione i risultati di un percorso orientato a favorire la fruizione e laconoscenza senza trascurare le regole della tutela e della corretta con-servazione del patrimonio storico di un’intera comunità.

Nuovi interventi per l’area archeologica di Massaciuccoli Riguar-derà principalmente la sostituzione della tensostruttura posta a prote-zione degli scavi l’intervento previsto nell’area archeologica diMassaciuccoli, che verrà realizzato grazie ai fondi provenienti dallaRegione Toscana e dalla Soprintendenza per i beni archeologici dellaToscana, cui si è aggiunto un decisivo contributo di 280.000 euro daparte della Fondazione CRL. L’area circostante il lago di Massaciuccoli accoglie oggi una delle piùimportanti realtà archeologiche della Provincia, con le sue evidenze ri-salenti al periodo etrusco e romano, tra le quali spiccano il sito dellacosiddetta Villa dei Venulei e una bellissima area termale.Un patrimonio inestimabile della Versilia interessato dunque da un si-gnificativo intervento che, oltre alla costruzione di una nuova strutturaprotettiva, prevede anche il restauro delle murature antiche, la crea-zione di percorsi di visita e camminamenti all’interno delle struttureromane oltre ad una generale sistemazione per un sensibile miglio-ramento degli accessi agli scavi.

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Periodico della Fondazione Cassa di Risparmio di LuccaAutorizzazione del Tribunale in corso

Finito di stampare nel mese di febbraio 2014da Tipografia Tommasi

Referenze fotografiche:Archivio fotografico Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, Archivio fotografico Publied Editore in Lucca,Sarah Binotto, Carlo Cantini, Croce Verde di Lucca,Foto Alcide, Lucio Ghilardi, Luca Lupi

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piega costola

piega costola

SAN FRANCESCO – IMT – EDILIZIA SCOLASTICA – MURA DI LUCCA – PALAZZO BOCCELLA – SANITÀ IN VERSILIA

RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA

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