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N.13-2013 Magazine...coce. Questa della precocità è la tendenza che si è affermata oggi e che...

Date post: 03-Feb-2021
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N.13-2013 Magazine Magazine
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  • N.13-2013 MagazineMagazine

  • SAHMagazine

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    3 EditorialE Innovazione, coerenza, buon senso di Giuseppe Failla

    4 CardioCHirUrGia Con l’ECMO team cresce il livello di sicurezza

    9 StaFF MEdiCo Nuovo direttore all’Unità di Elettrofisiologia

    12 CoNVEGNi Nuovo appuntamento per l’angiologia italiana

    14 CardioCHirUrGia Il S.Anna entra a far parte dello studio Foundation

    15 PSiColoGia Stress fisici ed emotivi nemici del cuore

    17 lo PSiColoGo al tUo FiaNCo

    19 lEttErE al MaGaZiNE

    S. Anna Hospital Magazine Viale Pio X, 111- 88100 CatanzaroTel. 0961 5070456

    Direttore ResponsabileMarcello Barillà[email protected]

    Direttore EditorialeGiuseppe FaillaDirettore Generale S. Anna Hospital

    Direttore ScientificoProf. Benedetto Marino

    Referente MedicoAlfonso AgninoDirettore Dipartimento Chirurgia Cardiovascolare S. Anna Hospital

    Progetto graficoIl segno di Barbara [email protected]

    Stampato in 27.000 copie presso Rubbettino print - Soveria Mannelli (CZ)

    Registrazione Autorizzazione Tribunale di Catanzaron. 3 del 6 aprile 2009

    postatarget magazine NAZ/571/2009

    N.13-2013 MagazineMagazine

    Chi non desidera ricevere il S.Anna Hospital Magazine

    può comunicarlo all’[email protected]

    SoMMario

    AVVISO IMPORTANTE PER I LETTORI

    L’equipe medica del S.Anna Hospital, nell’intento di rendere sempre più veloci e proficui i contatti con i pazienti, chiede loro e/o ai loro familiari di voler fornire il proprio indirizzo di posta elettronica. Chi intende aderire a tale richiesta, può comunicare il suddetto indirizzo scrivendo direttamente a: [email protected] www.santannahospital.it

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    Questo primo numero del S.Anna Hospital Magazine del 2013 ci segnala sia delle novità, sia del-le conferme. Tutto, comunque, nel segno della continuità. Quanto alle prime, come i lettori potranno facilmente constatare, lo staff medico si è ulteriormente implementato e qualificato, a conferma di quanto andiamo ripetendo da tempo e cioè: la forza e l’affidabilità di un presidio sanitario stanno nel suo essere un’organizzazione complessiva, che è si-nonimo della capacità di innovare, anche nel profondo ma senza scalfire minimamente la costanza e il livello qualitativo delle proprie risposte alla domanda di salute dei cittadini.Le conferme invece vengono da più fronti. Innanzi tutto da Emodinamica, che fa segnare il supera-mento della media storica nel numero di procedure interventistiche. Non solo, ma questo accade in associazione a un altro dato e cioé la modificazione del regime in cui le stesse procedure interven-tistiche sono state effettuate. Distinguendo infatti tra quelle rese in emergenza/urgenza e quelle rese in elezione, queste ultime risultano essere cresciute sensibilmente. Ciò significa che quei malati che hanno potuto pianificare e programmare l’intervento (perché non colpiti da un evento improvviso) hanno scelto liberamente di affidarsi al S.Anna. Dunque, due ri-sultati positivi in un solo dato: aumento del volume di prestazioni e aumento della fiducia nei con-fronti della struttura. Tutto questo in un ambito in cui, una volta di più, l’ospedale ha contribuito a orientare le scelte di chi studia, progetta e produce supporti tecnologici finalizzati alla cura: è il caso della chiusura del forame ovale pervio, come spiega bene l’articolo dedicato. Altra conferma: l’ap-puntamento che, per iniziativa del S.Anna, il meglio dell’angiologia italiana si è dato per la seconda volta in Calabria, dopo il convegno di maggio 2012. Due giorni di lavori - per il Corso di diagnostica a ultrasuoni della SIDV e per il IX congresso Fleboforum - grazie ai quali la nostra regione entra stabilmente nel circuito di quelle che ogni anno ospitano i momenti più qualificati di confronto e formazione della comunità medico scientifica im-pegnata in questa particolare branca della medicina.Sarebbe superfluo spendere ulteriori parole, se non per stressare un concetto richiamato all’inizio: quello di continuità. Noi pensiamo che per fare sanità di eccellenza ma anche più semplicemente buona sanità, serva un progetto, una visione, un orizzonte definito, nel quale vengono investite risorse che debbono portare risultati utili ai cittadini. Occorre coerenza tra l’obiettivo che si afferma di voler raggiungere e le scelte che concretamente vengono fatte per coglierlo: tutto questo è con-tinuità. O, se si preferisce, è governo. Buon governo. Altrimenti, è un’altra cosa. È improvvisazione, è velleità, è scontro di interessi particolari consumato sulla testa, sulle tasche e soprattutto sulla pelle dei cittadini. Viviamo tempi difficili, che in Calabria sembrano essere addirit-tura peggiori. Tempi che sono il risultato inevitabile di comportamenti e scelte, adottati nel tempo, che poco o nulla hanno a che fare con il concetto di continuità o di governo, così come lo abbiamo declinato: non in virtù di una presunta diversità, che non ci appartiene ma in virtù di un banale buon senso, quello che avrebbe, che ha una qualunque persona normale. Ecco: è proprio quel buon senso che spesso sembra mancare. È come se nulla fosse accaduto, come se non fossimo nel pieno di una crisi politica, economica e sociale senza precedenti, in cui anche il diritto alla salute rischia di essere pericolosamente compromesso. Tutto questo preoccupa e al contempo segnala che servirebbe proprio il buon senso. Invece, purtroppo, è forte il dubbio che improvvisazione, velleità e scontro di interessi particolari occupino ancora troppo spazio. Molto di più di quello che ormai può essere consentito.

    Giuseppe Failla

    innovazione, coerenza, buon sensoEditorialE

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    CardioCHirUrGia

    Con l’ECMo team cresce il livello di sicurezza

    L’ Extra Corporeal Membrane Oxygenation è una tecnica di supporto circolatorio in grado di fare la differenza nel percorso terapeutico

    L’acronimo inglese “ECMO” sta per Extra Corporeal Membra-ne Oxygenation. La traduzione letterale, in italiano, dice poco. Il concetto, in realtà, è quello di ossigenazione attraverso una membrana extracorporea e ci fa comprendere che siamo di fronte a una “macchina”. «L’ECMO - spiega infatti Vito Giovanni ruggieri, chirurgo cardiova-scolare al S.Anna Hospital - è una tecnica di supporto delle funzioni vitali, che permette di mantenere il cuore e/o i polmo-ni a riposo consentendo così il loro recupero mentre, proprio attraverso tale supporto circolatorio e respiratorio, altri organi fondamentali come rene, fegato e cervello, ven-gono tenuti in continuità funzionale. L’ECMO è costituito da una pompa centrifuga, da un ossi-genatore e da circuiti (cannule e tubi) che per-mettono di drenare il sangue del paziente, ossi-genarlo e reinfonderlo nel paziente stesso; può essere impiantato in sala operatoria, alla fine di un intervento cardiochirurgico nel quale lo svezzamento dalla circolazione extra corporea (CEC) standard non è possibile o può essere im-piantato in terapia intensiva, quindi al letto del paziente, in condizioni di emergenza/ urgenza. In ogni caso, occorre essere in presenza di un’in-sufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave, potenzialmente reversibile ma refrattaria a un trattamento medico-farmacologico convenzio-nale. Nei casi in cui i sanitari decidono di ricorre-re all’ECMO, questo comporta la cooperazione

    tra il cardiochirurgo che impian-ta la macchina, l’anestesista, il perfusionista e il cardiologo eco-grafista, tutte figure indispensa-bili per ottimizzare questo tipo di assistenza e costituiscono il cosiddetto ECMO team». Con l’ECMO, dunque, cresce il livello di sicurezza per i pazienti e si ab-bassa di conseguenza il rischio di mortalità, che accompagna determinate situazioni patolo-giche. «I malati che presentano una insufficienza cardiaca acu-ta, a seguito di un intervento cardiochirurgico oppure legata

    ad altre condizioni patologiche quali un infarto miocardico acuto o una miocardite (infezione del muscolo cardiaco, ndr) ma anche quei pa-zienti sottoposti a procedure di angioplastica particolarmente complesse - prosegue Ruggie-ri - trovano nell’ECMO una tecnica di supporto circolatorio assolutamente dirimente in termini di ulteriore sicurezza e quindi di ridimensiona-mento dei rischi». Siamo in presenza, insomma, di un valore aggiunto nel percorso terapeutico, soprattutto perché il suo utilizzo consente di su-perare quei problemi che accompagnano l’uti-lizzo dei farmaci, a cominciare dal problema dei dosaggi. Questi ultimi, infatti, hanno un limite che non può essere superato perché altrimenti verrebbe indotta una refrattarietà del cuore ai farmaci inotropi stessi. «L’uso dell’ECMO, però - puntualizza Ruggieri - deve essere fatto con competenza e tempestività. Sovente si è ricor-so a tale supporto solamente in fase tardiva ma,

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    nel corso del tempo, vari studi condotti a livello mondiale hanno dimostrato che i risultati pos-sono non essere positivi per i pazienti. Negli ulti-mi anni, invece, lo sviluppo ed il miglioramento dei circuiti, delle cannule e del sistema nel suo complesso, hanno consentito non solo l’utilizzo del supporto al di fuori dalla sala operatoria e al letto del paziente ma soprattutto ne hanno con-sentito un impianto più rapido e in fase più pre-coce. Questa della precocità è la tendenza che si è affermata oggi e che stiamo seguendo anche noi al S.Anna, posto che l’utilizzo dell’ECMO è sicuramente appannaggio delle strutture e dei pool medici di eccellenza, considerato il livello di competenza necessario che l’utilizzo stesso presuppone». Nell’illustrare l’Extra Corporeal Membrane Oxyge-nation, Ruggieri ha introdotto il concetto di pre-cocità nell’utilizzo del supporto insieme con quello di emergenza/urgenza come condizione per l’utilizzo medesimo. I due concetti, apparen-

    temente in contraddizione tra di loro, si coniu-gano attraverso il monitoraggio delle funzioni vitali degli organi complementari. «Quando sia-mo di fronte a un’insufficienza cardiaca - spiega il cardiochirurgo - essa può determinare, con il passare delle ore, anche un’insufficienza multi organo, coinvolgendo appunto altri organi no-bili quali il fegato o i reni. La precocità si riferisce alla fase in cui l’insufficienza multi organo non si è ancora manifestata ma il monitoraggio ce la segnala come scenario probabile. È lì che allora bisogna intervenire perché questo scenario non si concretizzi; in caso contrario, l’ECMO potreb-be non avere gli stessi risultati positivi per il pa-ziente ».Per quanto riguarda infine le indicazioni, c’è da dire che l’ECMO è un supporto estremamen-te versatile; l’ambito delle patologie cardiache, infatti, è solo uno di quelli in cui può essere uti-lizzato. «Oltre che nelle situazioni patologiche precedentemente citate, l’ECMO si può utilizza-

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    re - spiega ancora Ruggieri - nel caso di angio-plastiche particolarmente difficoltose e a rischio di insufficienza cardiaca acuta. In quei casi é in grado di mettere in sicurezza la procedura. Così come nel caso di intossicazione da farmaci stabi-lizzatori di membrana, responsabili anch’essi di possibile insufficienza cardiaca: al paziente può essere impiantato l’ECMO e il recupero miocar-dico è eccezionale nell’arco delle quarantotto/settantadue ore successive. Nelle miocardio-patie dilatative non responsive al trattamen-to farmacologico poi, la macchina consente la

    mobilizzazione e il trasporto del paziente verso strutture alternative nell’ottica dell’impianto di assistenza ventricolare meccanica definitiva o di trapianto d’organo. Un’altra applicazione dell’ECMO riguarda l’ambito delle insufficienze respiratorie acute non responsive al trattamen-to convenzionale e nel corso delle quali la mac-china consente di mettere a riposo i polmoni del paziente nell’attesa del loro recupero funziona-le, quando possibile». Ecco dunque i diversi qua-dri patologici che possono beneficiare dell’im-pianto dell’ECMO, supporto attualmente dispo-nibile nell’armamentario terapeutico del team del S.Anna Hospital.

    CHi È Vito GioVaNNi rUGGiEri

    Il dottor Ruggieri è entrato a far parte dell’équipe del S.Anna Hospital nel genna-io di quest’anno. Barese di origine, consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’U-niversità degli Studi di Bari ed il Diploma di Specializzazione in Cardiochirurgia presso l’Università di Pavia, esperienza quest’ultima che segnerà l’inizio della sua formazione nel campo della chirurgia mini-invasiva e delle procedure ibride cardiovascolari (chirurgia convenzionale/endovascolare). Dopo la spe-cializzazione si trasferisce in Francia dove prosegue la propria formazione presso la Divisione di Chirurgia Cardiovascolare e To-racica di Rennes in Bretagna, primo centro francese di chirurgia valvolare, acquisendo una competenza multi-disciplinare in chi-rurgia vascolare/endovascolare, impianto di valvole trans-catetere (TAVI), chirurgia cardia-ca convenzionale/mini-invasiva, trapianti di cuore ed assistenze ventricolari temporanee (ECMO) e definitive. Viene assunto dal centro francese in qualità di «Chef de Clinique» con una doppia valenza: da un lato clinico-chirur-gica dall’altro universitaria volta all’insegna-mento. Consegue il Diploma Universitario in Terapia Endovascolare presso l’Università di Creteil/Ospedale Henri Mondor (Parigi), riconosciuto nel campo delle procedure en-dovascolari. In ambito universitario e della ricerca partecipa a diversi studi clinici interna-zionali e si distingue conseguendo prima un Master in Biomeccanica e Ingegneria Biome-dica presso l’Università di Tecnologie di Com-piègne, poi il titolo di Dottore dell’Università di Rennes dopo aver finalizzato un Dottorato di Ricerca in Ingegneria Biomedica. Nel 2012 riceve il premio di «miglior ricercatore dell’an-no» dalla Società Francese di Chirugia Cardio-vascolare e Toracica. È coautore di numerose pubblicazioni e comunicazioni internazionali.Partecipa a numerosi corsi di formazione con particolare interesse alle nuove tecnologie in ambito cardiovascolare. È coautore di alcuni libri di testo tra cui “ECLS et ECMO” (edizioni Springer, 2010).

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    EModiNaMiCa

    dieci anni nel segno della qualità

    Il 2012 è stato un anno record con oltre 900 procedure interventistiche suun totale di circa 2500. Raddoppiati gli interventi sul forame ovale

    Sono trascorsi dieci anni, da quando il dot-tor Bindo Missiroli ha assunto la direzione dell’unità di Emodinamica del S.Anna Hospital. Due lustri che fanno di lui una delle presenze “storiche” nello staff sanitario del Centro regio-nale di Alta Specialità del Cuore. «Sono momenti che rimangono per sempre vivi nella memoria di un medico - dice Missiroli - anche con il passa-re degli anni. Ricordo benissimo quando lasciai Torino e il mio maestro, Alessandro Alberti, per iniziare un’avventura dagli esiti tutt’altro che scontati allora. Il salto di qualità nella vita mia professionale era sicuramente importante ma nessuno avrebbe potuto prevedere all’epoca ri-sultati come quelli che si sono susseguiti presso-ché regolarmente sin da subito, con almeno una media di 2500 procedure totali all’anno, di cui 600 interventistiche».

    Proprio in coincidenza del decennale, l’Unità di Emodinamica ha fatto registrare un dato assai si-gnificativo: è stata infatti superata la media stori-ca, portando a oltre 900 il numero di sole proce-dure interventistiche (nel complesso sono state 2498) effettuate da Missiroli e la sua équipe nel 2012. «Le angioplastiche coronariche - dice - re-stano il nucleo duro delle nostre attività; nel tem-po, si è modificato piuttosto il regime in cui esse sono state effettuate: prevalgono infatti quelle in elezione rispetto a quelle in urgenza. Una mo-difica comprensibile visto che negli anni sono stati formati, anche grazie al nostro contributo di conoscenza e di esperienza, molti operatori e di conseguenza sono stati aperti nuovi laborato-ri sul territorio regionale. Il ruolo che anche noi abbiamo giocato “insegnando il mestiere” ad al-tri colleghi ci inorgoglisce sicuramente ma con-

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    sideriamo ancora più significativo il dato sull’ele-zione. Elezione - spiega Missiroli - significa che il ricovero è programmato, d’intesa con il paziente e con il suo medico curante. Siamo dunque in presenza di una scelta autonoma, che dimostra come siamo riusciti nel tempo a conquistare la stima e la fiducia dei malati e dei cardiologi che li indirizzano verso la nostra struttura. L’emergen-

    za urgenza, al contrario, viaggia su logiche dif-ferenti: il paziente o il suo medico, in quel caso, non fanno una scelta, perché da un lato abbia-mo l’autonomia decisionale del servizio di pron-to soccorso che accoglie il malato, dall’altro lato incide la modalità di funzionamento della rete dell’emergenza che ha ampliato notevolmente il ruolo dell’università, nonostante l’assenza del pronto soccorso». Al volume di prestazioni raggiunto dall’Emodi-namica del S.Anna nel 2012, hanno contribuito anche i 62 interventi di chiusura forame ovale pervio, un numero all’incirca doppio rispetto all’anno precedente. Di cosa si tratti, lo abbia-mo spiegato nel numero 9/2011 del Magazine: è la comunicazione interatriale che a suo tempo costrinse al ricovero d’urgenza il calciatore An-tonio Cassano. È un’area di intervento cui Missi-roli tiene particolarmente, anche per la stretta collaborazione instaurata con il professor Eu-staquio onorato, ritenuto uno tra i massimi

    esperti in materia. «Il lavoro sulla cura del forame ovale va avanti da oltre due anni - spiega il diret-tore dell’Unità di Emodinamica del S.Anna - nel corso dei quali, insieme con Onorato, abbiamo allestito un vero e proprio team “cuore-cervello”, viste le implicazioni neurologiche che dobbia-mo fronteggiare e che impongo una pluralità di profili professionali. Un’esperienza dunque mol-to stimolante da questo punto di vista ma anche per l’approccio particolare che utilizziamo e che pone il nostro laboratorio al terzo posto in Italia per numero di interventi eseguiti. La procedura di chiusura del forame ovale infatti - continua Missiroli -viene effettuata in anestesia locale, quindi con il supporto dell’ecografia intracavi-taria piuttosto che quella transesofagea, solita-mente utilizzata. Ciò significa evitare al paziente l’anestesia generale, necessaria in guida tran-sesofagea, sia soprattutto una procedura inva-siva, com’è appunto il supporto transesofageo. Grazie alla sonda miniaturizzata introdotta per via transcatetere nel sistema venoso, riusciamo dunque a garantire al paziente una procedura più snella, che contribuisce anche ad alleggerire il carico di lavoro sull’équipe medica».Se questo è il dato che sicuramente interessa di più il paziente, in realtà dietro il risultato finale c’è un importante lavoro teorico, svolto a mon-te da Onorato, che poi ha trovato applicazione concreta nella collaborazione con Missiroli e il S.Anna. «In effetti - spiega il direttore di Emodi-namica - il professore aveva scritto molto e mol-to autorevolmente per dimostrare la fattibilità di una procedura che, occorre dirlo, si avvale di un supporto ecografico pensato originariamente per il solo ambito elettrofisiologico. Nonostante l’intenso lavoro di Onorato, il ripo-sizionamento della tecnologia stentava però a venire, anche perché le grandi multinazionali in campo medico pianificano il loro lavoro su vasta scala, tracciando percorsi che è estremamente arduo cambiare in corso d’opera. L’esperienza del professore, associata alla stretta collabora-zione che abbiamo condotto insieme, ha fatto sì che alla fine siamo riusciti a cogliere il risultato, valorizzando come meritava e com’era giusto l’importantissimo contributo che Onorato ha dato alla comunità medico scientifica nazionale e internazionale».

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    StaFF MEdiCo

    Nuovo direttore all’Unità di Elettrofisiologia

    Determinazione, entusiasmo e spirito di equipe segnano il nuovo corso dell’aritmologia del S.Anna, con l’obiettivo di ridurre l’emigrazione sanitaria

    Dgennaio scorso, il dottor Francesco Borrello è direttore dell’unità di Elettrofisiologia e Car-diostimolazione del S.Anna Hospital, un’area di attività diagnostica e terapeutica il cui volume di prestazioni pone il Centro regionale di Chirurgia Cardiovascolare ai primi posti in Italia. A dispetto della sua giovane età, Borrello ha già alle spalle un robusto curriculum professionale (sintetiz-zato nel box di pagina 11) ma ciò non toglie che stia affrontando con entusiasmo questa nuova

    esperienza. «Il S. Anna - dice - è un ospedale il cui prestigio è fuori discussione, per la qualità delle prestazioni erogate e per l’organizzazio-ne complessiva su cui si regge. Per un medico, lavorare in questo contesto significa dunque essere fortemente stimolati nel dare il proprio contributo a un ambiente ricco di competenze cardiologiche e cardiochirurgiche, tutte fruibili nella medesima struttura; rappresenta un’op-portunità personale di arricchimento e crescita

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    e insieme di risposta sanitaria all’avanguardia per la popolazione calabrese. Indaghiamo e trattiamo sempre di più pazienti che hanno con-sapevolezza della malattia aritmica e del rischio di morte improvvisa. Considerate le peculiarità del centro, una quota significativa di essi è affet-ta da comorbidità cardiochirurgiche, presentan-do implicazioni elettrofisiologiche che meritano spesso una strategia condivisa con le altre com-petenze che caratterizzano il S.Anna». L’aritmologia è un campo della cardiologia in continua espansione e noi, aggiunge Borrello,

    «siamo molto ben supportati da un armamen-tario tecnologico sempre più efficace nel tratta-mento delle aritmie; utilizziamo soluzioni, pen-so a pacemaker e defibrillatori biventricolari, che sono sempre meno invasive e più compatibili con altre procedure diagnostiche (come la riso-nanza magnetica). Abbiamo attivato program-mi finalizzati a ridurre ulteriormente il fenome-no dell’emigrazione sanitaria per dare ai pazienti che ne hanno bisogno risposte alla domanda di salute nella nostra regione, come nel caso dell’e-strazione di cateteri infetti. Ma pensiamo di de-dicare attenzione anche a device spcifici (chiusu-ra dell’auricola per ridurre il rischio di trombosi

    in fibrillazione atriale)”. A proposito di questi ul-timi aspetti, “nell’ambito di una unità di Elettro-fisiologia e Cardiostimolazione”, spiega ancora Borrello semplificando, “la parte più consistente e significativa del lavoro attiene alle ablazioni e agli impianti ex novo di dispositivi atti a sostene-re il cuore quando batte poco (è il caso del pace-maker) o ad aiutarlo qualora il muscolo cardiaco presenti sintomi o segni di scompenso (defibril-latori e dei pacemaker biventricolari). Esiste, poi, una nicchia di pazienti che va incontro a una remota ma gravissima complicanza, connessa

    con l’impianto di que-sti dispositivi salvavita, che è l’infezione. Essa si affronta attraverso una rimozione non solo del dispositivo stesso ma anche dei cateteri che, collegate al dispositivo, sono posizionati diret-tamente nel cuore. Questa dell’estrazio-ne, prosegue Borrel-lo, continua ad essere una delle voci in rosso del bilancio regionale proprio a causa dell’e-migrazione sanitaria; noi contiamo di dare un contributo signifi-cativo nell’invertire la tendenza, secondo la tradizione consolidata, che vede da tempo il S.

    Anna protagonista della buona pratica di offrire qui un’opportunità di cura senza doversi sposta-re altrove, con costi elevati in primis sociali e poi, ovviamente, economici. La nostra struttura pre-senta infatti il vantaggio di disporre di un grup-po di operatori esperti, grazie ai quali il lavoro viene svolto in sicurezza, perché il vero back-up cardiochirurgico nell’estrazione dei cateteri è l’e-lemento chiave per affrontare procedure com-plesse, a significativo rischio di morbidità e mor-talità”.Coloro che conoscono il S. Anna e soprattutto i lettori del Magazine, sanno bene che il Centro regionale di Chirurgia Cardiovascolare è parte di

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    una rete internazionale di strutture, nell’ambito della quale, oltre alla diagnostica e alla cura, ven-gono svolte diverse attività di studio e ricerca ma anche di verifica sul campo dei supporti medica-li. Ovviamente, anche l’unità di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione gioca un ruolo in questo. «Nella breve lasso dei due mesi di esperienza lavorativa e clinica - racconta Borrello - siamo stati già inseriti in due distinti protocolli inter-nazionali: uno attinente all’impianto di defibril-latori, l’altro al trattamento delle ablazioni; due coinvolgimenti che ci fanno ben sperare in un percorso virtuoso, nel quale procedano di pari passo la competenza che viene applicata quoti-dianamente sul campo e la riflessione culturale, che ha il compito di aumentare sempre di più il know how da mettere a disposizione dei pazien-ti. Entrambi i protocolli in cui siamo stati inseriti hanno come scopo il miglioramento della prati-ca clinica; in particolare, stiamo cercando di con-durre un’analisi su quale sia l’operato ottimale, nel caso di impianto o sostituzione dei defibril-latori, per giungere a un protocollo standard per le strutture sanitarie italiane. Per quanto riguar-da invece l’elettrofisiologia, stiamo cercando di comprendere se alcuni cateteri, accreditati nell’ambito dell’Unione Europea e quindi sicuri per il paziente, abbiano anche la capacità di trat-tare specifiche aritmie il più velocemente possi-bile, con minor rischio di recidive e in condizioni di sicurezza per il paziente».

    CHi È FraNCESCo BorrEllo

    Il dottor France-sco Borrello è nato a Siena il 26 agosto del 1975 e in quella cit-tà, nel 1999, ha

    conseguito con il massimo dei voti la laurea in Medicina e Chirurgia. Nel 2002 ha otte-nuto il titolo USMLE (United States Medical License Examination), superando l’esame di abilitazione alla professione medica negli States.Nel 2003, ha conseguito presso l’U-niversità degli Studi di Siena, con la vota-zione finale di 70/70 e Lode, la Specialità in Cardiologia, approfondendola presso il Di-partimento di Imaging del Policlinico “San Donato Milanese”; esperienza, questa, che gli ha consentito successivamente di cer-tificarsi in Ecografia trans toracica e trans esofagea presso la Società Italiana di Eco-cardiografia. Francesco Borrello ha eserci-tato la professione medica negli Stati Uniti dove ha occupato la posizione di Research Associate e successivamente di Consultant presso il Dipartimento di Cardiologia della Northwestern University diretto dal Prof . R. Bonow. Dal 2005, rientrato in Italia, dopo un’esperienza di un anno presso il diparti-mento di Elettrofisiologia del Sant’Anna Hospital, ha vinto il concorso pubblico per dirigente medico di primo livello, classifi-candosi al primo posto, presso l’Ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, Diparti-mento di Cardiologia-UTIC, occupandosi di UTIC ed Elettrofisiologia. Il dottor Borrello ha partecipato a numerosi master europei di elettrofisiologia e training presso centri aritmologici Italiani ed europei. È iscritto alle seguenti società scientifiche: Società europea di aritmologia, Società italiana di aritmologia, Società americana di ecocar-diografia, Società italiana di ecocardiogra-fia. È autore di numerosi articoli pubblicati su riviste internazionali indexate, di ottanto abstract e inoltre è stato relatore in con-gressi e meeting nazionali e internazionali.

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    Due giorni di lavoro che si annunciano intensi e ricchi di contenuti, fissati per il 24 e 25 maggio prossimi. Il S.Anna Hospital si appresta a mettere insieme, per la seconda volta, il gotha dell’angio-logia italiana, dopo il convegno dello scorso anno su Clinica e ultrasuoni in patologia vascolare e dopo che la Siapav, la Società italiana di angiologia e patologia vascolare, ha conferito nei mesi scorsi l’accreditamento di eccellenza all’ambulatorio di angiologia del Centro regionale di Alta Specialità del Cuore. Due gli eventi in programma. «Il primo - spiega il dottor Elia diaco, organizzatore dell’appunta-mento di maggio e responsabile dell’ambulatorio di angiologia - è il corso istituzionale di aggiorna-mento sulla diagnostica a ultrasuoni promosso dalla SIDV, la Società Italiana di Diagnostica Vasco-lare; un’iniziativa itinerante, che vedrà la Calabria come punto di aggregazione dei colleghi delle regioni del centro sud. Il programma scientifico dei lavori ha riscosso un tale successo che abbia-mo raggiunto con largo anticipo il massimo delle adesioni possibile. Presenteremo tutte le novità in campo tecnologico per quanto riguarda la diagno-stica vascolare e l’Eco Color Doppler in particolare. Un ambito in continua evoluzione: al congresso, in-fatti, si vedrà una novità pressoché assoluta e cioè l’Eco Color Doppler che ci consente di disporre di una visione in 4D piuttosto che quella bidimensio-nale. Un’innovazione che ci permetterà di navigare all’interno del vaso e valutare così le diverse tipolo-gie di placca, eventualmente presenti. Con questa tecnologia, non sostituiamo certo l’Angiotac ma i risultati finali cominciano a poter essere comparati. Il secondo evento - continua Diaco - è il IX Congres-so Nazionale Fleboforum, che lo scorso anno si è tenuto a Napoli e che nel 2013 “sbarca” in Calabria.

    L’assise vedrà insieme i flebologi italiani. Eminenti personalità presenteranno le novità terapeutiche in questo ambito della medicina. Di particolare in-teresse si annunciano quelle sulla pannaculopatia, comunemente conosciuta come cellulite; discute-remo anche di acrosindromi, una malattia in conti-nua evoluzione. La terapia medica e quindi i nuovi farmaci per quanto riguarda le arteriopatie oblite-ranti, sarà un altro dei temi di rilievo. Si parlerà an-che del linfedema e delle ulcere vascolari. L’impor-tanza del Congresso risiede nel fatto che oltre alle figure mediche, verranno coinvolti i fisioterapisti e particolarmente gli infermieri, figure professionali interessate al tema del bendaggio nel linfedema, un aspetto importante nel trattamento di questa patologia».Gli appuntamenti di fine maggio prossimo, dun-que, appaiono di assoluto spessore medico e scientifico; non solo per il parterre dei partecipanti in veste di relatori ma soprattutto per il significato che i due eventi hanno per la Calabria. «Possiamo dire - sostiene Diaco - che la nostra regione esce definitivamente dall’anonimato. Non perché nel tempo non sia riuscita a esprimere personalità di alto valore medico nel campo dell’angiologia, anzi tutt’altro. Finora però non eravamo riusciti a fare, come si suol dire, “scuola”; non eravamo cioè riusci-ti a creare momenti di confronto e di approfondi-mento corale, che fossero al contempo formativi e informativi per i colleghi e dessero loro l’oppor-tunità di un contatto diretto con il meglio dell’an-giologia italiana, sia ospedaliera e sia universitaria. Il fatto poi che questo risultato si riesca a coglierlo grazie al S.Anna Hospital e alla sua vocazione ad andare al di là delle tradizionali attività di diagnosi e cura, ci inorgoglisce molto come medici ma so-prattutto come calabresi».

    Nuovo appuntamento per l’angiologia italiana

    CoNVEGNi

    A fine maggio, due eventi confermano il protagonismo del S.Anna in ambito angiologico: il Corso istituzionale di diagnostica a ultrasuoni e il IX Fleboforum

  • IXCONGRESSONAZIONALEFLEBOFORUM

    24 maggio 2013

    Villaggio SolemareLoc. Baia del TonoS. Nicolò di Ricadi (VV)

    S. Anna Hospital Catanzaro Biocontrol Cosenza

    INFORMAZIONI GENERALIECMMAX 100 partecipanti - 5 crediti ECM Accreditato per Infermieri, Fisioterapisti, Tecnici di Radiologia e Mediciappartenenti alle seguenti discipline: Angiologia, Chirurgia generale,Chirurgia vascolare, Medicina Generale, Cardiologia, Cardiochirurgia eRadiologia.

    ISCRIZIONE€ 50,00 per tutte le categorie accreditate.L’iscrizione comprende attestato di partecipazione e ECM.

    SEDE DELL’EVENTOVillaggio SOLEMARE - Loc. Baia del TonoS. Nicolò di Ricadi (VV)

    RESPONSABILI SCIENTIFICIE. DiacoResponsabile Ambulatorio di Angiologia e Medicina VascolareS. Anna Hospital - Catanzaro

    R. Del GuercioCattedra di Angiologia II Università di Napoli

    M. M. Di SalvoDirettore UOC Angiologia - Policlinico Vittorio Emanuele - Catania

    G. FaillaDir. Medico UOC Angiologia - Policlinico Vittorio Emanuele - Catania

    SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

    PROMO dea srlPiazza A Serravalle 9 88100 CatanzaroTel e fax 0961 722253 [email protected] www.promodea.it

    PROVIDER ECM

    E-COM srl Divisione FormazioneVia Marvasi 8/c - Reggio CalabriaTel. e Fax +39 0965 29547Cell. +39 393 6848466e-mail: [email protected] www.e-comitaly.com

    IXCONGRESSONAZIONALEFLEBOFORUM

    24 maggio 2013

    Villaggio SolemareLoc. Baia del TonoS. Nicolò di Ricadi (VV)

    PROGRAMMA

    08.00 Registrazione dei partecipanti

    08.30 Presentazione del congresso

    I SESSIONE Presidente R. Del Guercio Moderatori: P.L. Antignani

    A. VisonaM. Di Salvo

    09.00 LE MALATTIE FUNZIONALIA. Orsini

    09.15 LA CELLULITEC. Allegra

    09.45 ACROSINDROMI CIANOTICHEP.E. Mollo

    10.00 LA TERAPIA MEDICA N. Barbera

    10.30 DiscussioneDisussantsE. DiacoG. PaganoL BagnatoL. Battaglia

    11.00 Assemblea dei soci e rinnovo Consiglio Direttivo del FLEBOFORUM

    II SESSIONE Presidente S. de FranciscisModeratori: G. Illuminati

    B. LigasM. Rambotti

    11.30 MARKERS E NUOVI BERSAGLI TERA-PEUTICI NELLE PATOLOGIE VASCOLA-RI: LE METALLO-PROTEINASI (MMPs)F. Mannello

    11.45 LA SCLEROTERAPIAM. Del Guercio

    12.00 ULCERE FLEBOLINFATICHEF. Giacinto

    12.15 LA TERAPIA COMPRESSIVA G. Failla, F.P. Palumbo

    12.30 IL LINFODRENAGGIO: RISCHI E BENEFICI S. Rucci

    12.45 NUOVI ORIENTAMENTIF. Calcopietro

    13.00 CORRELAZIONI TRA ALTERAZIONIPOSTURALI E FLEBOLINFOPATIEO. Manferoce

    13.15-13.45 DiscussioneDiscussantsV. CarabettaA. ContiC. BaraldiC. MinacapelliA. Talerico

    13.45 -14.00 Conclusioni

    14.00 Fine del congresso e verifica ECM

  • SAHMagazine

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    CardioCHirUrGia

    il S.anna entra a far parte dello studio Foundation

    Servirà a verificare sul campo l’efficacia applicativa e funzionale della bioprotesi valvolare Intuity. Nove, i centri italiani coinvolti

    Dalla fine dello scorso mese di gennaio, il S.Anna Hospital è entrato a far parte uffi-cialmente dei centri italiani di Alta Specialità del Cuore (sono in tutto nove), che partecipano allo studio denominato “Foundation”, promosso a livello europeo dalla multinazionale americana Edwards. Si tratta in particolare di uno studio multicentrico, che ha lo scopo di verificare sul campo l’efficacia applicativa e funzionale della bioprotesi valvolare “Intuity”, anche nella pro-spettiva dello sviluppo e della ricerca per un ulte-

    riore miglioramento del prodotto. Attualmente, quindi è in atto l’arruolamento di quei pazienti che, nel post intervento, verranno monitorati continuativamente per due anni, secondo cri-teri e parametri condivisi tra i circa trenta Centri, disseminati sul Vecchio continente. I risultati del monitoraggio verranno inviati con cadenza re-golare al Centro unico di raccolta dati che si trova a Bordeaux, in Francia e che nel 2015 dovrà trarre le conclusioni finali dello studio. Naturalmente “Intuity” gode già di tutte le auto-rizzazioni necessarie al suo regolare utilizzo da parte delle strutture ospedaliere; tuttavia, per la Edwards, è buona norma testare comunque

    i risultati dell’applicazione concreta del device allo scopo, come si diceva, di implementare la ri-cerca per sviluppare e migliorare il prodotto. Da questo punto di vista, l’inserimento del S.Anna Hospital nello studio “Foundation” dimostra una volta di più l’affidabilità del Centro calabrese di eccellenza per la cura delle malattie cardiovasco-lari. «Non è la prima volta che collaboriamo a que-sto tipo di attività - spiega il direttore generale, Giuseppe Failla; è già successo infatti con il regi-stro “Source”, dedicato alla protesi transcatetere “Sapien XT” e promosso anch’esso dalla Edwards. Per noi, tutto questo significa che il lavoro che facciamo viene collocato a un livello di professio-nalità, sul piano interno e su quello internaziona-le, tale da poter contribuire in modo significati-vo non soltanto alla cura dei pazienti ma anche a tutte quelle attività parallele e di supporto alla ricerca che, svolte oggi, serviranno domani a cu-rare ancora meglio e più efficacemente i malati. È una dimostrazione di fiducia nei confronti del S.Anna, della sua organizzazione complessiva, della scrupolosità e del rigore con cui l’ospedale svolge da sempre il suo ruolo». La bioprotesi val-volare “Intuity” - come abbiamo raccontato nel n.12/2012 del SAHMagazine - è stata introdotta al Sant’Anna nell’ottobre dello scorso anno con lo scopo di garantire ai pazienti tempi chirurgici e di degenza post operatoria ancora più ridotti e quindi meno stressanti per il cuore e per il resto dell’organismo; si tratta, inoltre, di una bioprotesi valvolare che sposa perfettamente le tecniche di chirurgia mini invasiva, ben collaudate nel Cen-tro regionale di Alta Specialità del Cuore, insieme con quelle di chirurgia tradizionale e con le me-todiche transcatetere come la Tavi.

  • SAHMagazine

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    Sul numero 11/2012 del nostro magazine, ab-biamo visto come possa esservi relazione tra il rischio infarto e il carattere di un indi-viduo e come, proprio per questo, sia stata identificata la cosiddetta “personalità coronarica”. Il dato ha trovato con-ferma nel corso del X Meeting Internazionale su Fibrillazione Atriale e Infarto; dagli studi è emerso infatti che in un caso su due i problemi al cuore sono causati da un fattore specifico e che dietro un caso su sei di aritmia o infarto, si na-scondono due elementi negativi che hanno provocato conseguen-ze sul muscolo cardiaco. Arrabbiarsi di brutto, dunque, fa aumentare il rischio di infarto fino a nove volte nelle ore immediata-mente successive all’arrabbiatura. Questo per-ché si hanno un innalzamento della pressione e della frequenza cardiaca, nonché una modifica dei normali equilibri ormonali. Ovviamente non accade che chi si arrabbia, anche molto, finisce automaticamente in ospedale ma in presenza di patologie associate (per esempio una placca aterosclerotica della parete arteriosa), una vio-lenta alterazione emotiva può diventare real-mente pericolosa. Quello della forte arrabbiatura è solo un esem-pio. Gli studi indicano tra i fattori di pericolo anche una forte e imprevista pressione deter-minata dal lavoro (il rischio di aritmie o infarto aumenta di sei volte); l’emozione di una partita allo stadio (il rischio si quadruplica) e finanche la passione politica di candidati e supporter, per

    i quali il rischio di evento nefasto in caso di for-ti alterazioni emotive si triplica. Insomma,

    c’è un minimo denominatore comune ed è lo stress emotivo acuto, che provoca un

    incremento considerevole e rapido del suo ormone, il cortisolo. Un

    evento, questo, che può altera-re il metabolismo del gluco-sio, favorire, come abbiamo detto, la rottura di placche, causare aritmie. Ma atten-zione: c’è un secondo de-nominatore comune ed è la

    casualità o l’imprevedibilità dello stress emotivo. Più l’even-

    to è inatteso, oltre che intenso e più aumentano le possibilità che il

    sistema cardiovascolare non sia in grado di gestire lo squilibrio che l’evento stesso provoca. Tutti, del resto, subiamo il famoso “logorio della vita moderna” ma non è detto che tutti si finisca in ospedale. Per quanto infatti possa sembrare paradossale, lo stress quotidiano, pur pesan-do sugli equilibri naturali dell’organismo, fini-sce per essere gestito e attutito nei suoi effetti dall’apparato cardiovascolare, proprio perché quel logorio è una caratteristica divenuta ormai, per così dire, un fatto “ordinario”.Gli elementi di natura emotiva, considerati fi-nora, non sono comunque i soli che possono mettere in crisi un sistema cardiovascolare non in perfetta salute. Anche l’attività fisica, infatti, può diventare fattore di rischio. Sforzi rapidi e intensi, specie se non si è allenati, magari perché non più giovani, vanno tenuti in considerazione come possibili fattori di rischio. Occorre poi dor-

    Stress fisici ed emotivinemici del cuore

    Arrabbiature, alterazioni emotive impreviste ma anche sforzi rapidi e intensi, specie se è presente una potologia associata, possono diventare un rischio

    PSiColoGia

  • SAHMagazine

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    mire bene e il numero di ore necessarie, perché è proprio durante il sonno che la pressione e la fre-quenza cardiaca rallentano. Un organismo che non riposa come si deve è un organismo il cui cuore non “prende fiato”. Prendiamo, ad esem-pio, quel milione e seicentomila italiani che sof-fre di apnee ostruttive e che dunque, nelle ore notturne, trattiene il respiro per qualche secon-do. Ebbene, secondo la statistica, una persona su tre di quella particolare popolazione svilup-pa una fibrillazione atriale, l’aritmia più comune. Quando questa si associa all’apnea, aumenta di quattro volte la mortalità perché il cuore si sfian-ca più spesso andando incontro a scompenso. Trattenere il respiro per qualche secondo, come accade appunto a chi ha le apnee notturne, pro-voca un aumento consistente di elementi come l’adrenalina, determinando così un innalza-mento della pressione fino a vere e proprie crisi ipertensive. Il battito cardiaco diventa più facil-mente irregolare, con tutti i rischi che si posso-no facilmente immaginare. Tra gli sforzi fisici, si potrebbero declinare anche le scorpacciate di cibo, pranzi e cene in cui si esagera decisamente. Quello che accade in questi casi è noto anche a chi medico non è: il sangue va in aiuto dell’ap-parato digerente a scapito delle coronarie. Se queste ultime non sono in condizioni di perfetta

    efficienza, allora l’abbuffata può diventare fonte di problemi seri. Il tema dello sforzo fisico (ferma restando l’uti-lità dell’attività fisica, che è cosa diversa dallo sforzo) non è affatto da sottovalutare. Capita infatti che, dopo avere usato o abusato delle proprie energie, si rimanga in debito di ossige-no attribuendo la mancanza di fiato al peso, alla mancanza di allenamento, all’abitudine alla vita sedentaria.E invece si è in presenza di un campanello d’al-larme, perché potrebbe trattarsi del segnale di un’insufficienza cardiaca o di una coronaropa-tia. Ecco perché bisognerebbe usare quegli ac-corgimenti utili a non farsi prendere in contro-piede da stress, emotivi o fisici che siano. Basta infatti fare dei controlli regolari della pressione, almeno una volta al mese; l’esame annuale del sangue, per verificare i livelli di colesterolo, gli-cemia, eccetera; un elettrocardiogramma ogni cinque anni; i test da sforzo o altri esami quan-do il proprio medico li ritiene necessari. E poi, infine, fare bene le cose della vita di tutti i gior-ni: mantenere il peso forma, coltivare l’esercizio fisico e riposare, come dicevamo, il necessario. Se poi si riesce a fare proprio il concetto che la propria salute è al di sopra di ogni altra cosa, che significa restare sereni, è ancora meglio.

  • SAHMagazine

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    L’intervento di cardiochirurgia, effettuato al S.Anna Hospital di Catanzaro, ha risolto i miei problemi cardiaci sortendo anche un inedito effet-to sulla mia psiche, quello di rendermi più sensibile alle “ragioni del cuore”. Quando lei, dottor Ruga, si presentò nella mia stanza, stavo riflettendo su que-sta mia situazione, l’intervento mi aveva in un certo messa in contatto con una parte di me, una “regio-ne del cuore” intollerante all’idea di essere violata, alla quale nessuno, forse, ha mai avuto accesso; un luogo che non sopporta intervento umano. A com-plicare la situazione, l’evidenza che ogni mio sforzo compiuto verso la presa di coscienza della condi-zione interiore nella quale mi trovavo, naufragava miseramente. Questa era la mia condizione, non certo propensa all’a-pertura confidenzia-le verso un estraneo. Durante i colloqui lei riusciva, molto cauta-mente, a cogliere ciò che mi stava succeden-do facendomi sentire capita. Ma come spes-so accade, all’inizio l’a-iuto incontra un muro, che bisogna astenersi dall’abbattere, poiché alle sue spalle esiste un mistero, che non ammette alcuna vio-lazione. Non posso dire di aver superato quel muro, ma le ferite che la vita ha inferto al mio cuore sono divenu-

    te “feritoie”, giusto per usare un termine a lei caro, dalle quali osservare attraverso quel muro il mio mondo interiore. Le sono profondamente grata per il rispetto che ha avuto verso il mio malessere e la fiducia che nonostante tutto è riuscito ad infonder-mi. (Lettera firmata)Nel commentare questa testimonianza, vorrei fare una considerazione che spesso viene ta-ciuta perché ritenuta inopportuna o scomoda. Va detto invece che, qualche volta, quando una persona sofferente si presenta davanti a noi con tutto il suo male di vivere, cercando il nostro soc-corso e la nostra assistenza, ci capita di provare la sensazione che non vi sia nulla da fare. È neces-sario però riflettere sulle implicazioni di un tale

    convincimento, poi-ché ciò che emerge è una problematica fondamentale per chi svolge una professio-ne d’aiuto. Tutti noi siamo perfettamente consapevoli che i mo-tivi ultimi dell’esisten-za umana si pongono al di là di ogni com-prensione razionale e che il destino di cia-scun individuo per-segue un suo segre-to percorso, una sua legge interna, inac-cessibile allo sguardo indagatore del mon-do. Malgrado ciò, cerchiamo sempre di

    lo psicologo al tuo fianco

    La rubrica “Lo psicologo al tuo fianco” ospita la voce dei pazienti attraverso le loro testimonianze, che vengono commentate a cura del Servizio di Cardiopsicologia del S.Anna, di cui è responsabile il dottor Roberto Ruga.

  • SAHMagazine

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    impegnarci, in ogni modo e con ogni mezzo, per consentire a chi soffre di uscire dal suo stato di di-sagio. Inoltre, è nostra profonda convinzione che nessun psicologo possa dimostrare la sua totale indipendenza emotiva dall’esito dei suoi sforzi, cioè la possibilità di recare un sostanziale aiuto a chi soffre. Ma torniamo all’idea della paziente, secondo la quale ci sono destini che non sopportano in-tervento umano. Questa è un’esperienza a cui difficilmente può sottrarsi uno psicologo e nel-la quale emergono i limiti di un intervento psi-coterapeutico sulla sofferenza del paziente. Del

    resto, il termine sofferenza, dal latino sub fero, indica, come ci ricorda il suo etimo, qualcosa che sta sotto, cioè che non è esplicita; una cosa di cui non si può parlare apertamente, sia per-ché si presenta in maniera sfumata, sia perché si tratta comunque di un sentimento vago a cui è difficile attribuire un nome, una definizione che lo isoli, tracciando nettamente i suoi confi-ni all’interno del magmatico mondo dell’anima. La cardiopsicologia si incontra spesso con que-ste situazioni difficili, nelle quali però è possibile scorgere il dispiegarsi di un percorso che alcuni chiamano destino. Se ci chiedessimo cosa abbia funzionato in questo caso, potremmo rispondere che solo il vivo interesse verso l’altra persona e la sua condizione può suscitare un cambiamento significativo. Concludiamo allora che il rappor-to con un altro essere umano e non l’adozione

    di tecniche o strategie particolari è l’origine di quelle manifestazioni che si verificano nella cura psicologica, in particolare nei casi che sviluppano una problematicità non riconducibile ad alcun modello. Pertanto, dovendo confrontarci con l’unicità dell’altro, lo psicologo deve rispondere con l’unicità delle sue scelte. Questo profondo mistero, che ogni relazione tra due esseri uma-ni custodisce dentro di sé è, in realtà, il segreto ineffabile dell’esistenza. Il colloquio psicologico è l’incontro di due personalità, di due destini che proprio con il loro incrociarsi, a volte è capace di imprimere a un’esistenza una direzione nuova, sbloccando una precedente situazione di paralisi e di sofferenza. La nostra paziente non ha certo risolto tutte le sue problematiche, forse ve ne ha aggiunte delle altre; eppure si è potuta confrontare in modo più autentico con se stessa e con le ragioni/regioni del cuore. Di fronte a que-ste storie i nostri parametri di sanità, di curabilità o incurabilità, di ciò che è giusto o no fare, hanno ben poco valore. È l’anima che ha imposto la sua strada, la sua soluzione, con l’inquietudine che le è propria e che resiste a qualsiasi approccio tradizionale. In questi casi, allora, qual è la strada da seguire? La conclusione di questo “caso clini-co” possiamo lasciarla aperta, come avviene per le parabole e per tutte quelle produzioni uma-ne che non esauriscono mai il loro significato, poiché possiedono una ricchezza di contenuti inesauribile. Probabilmente la paziente doveva prendere coscienza e rapportarsi a quella che era una modalità precipua della sua psiche; non possiamo dire a priori se era bene modificare radicalmente questo suo atteggiamento con il fine di renderla più felice. Siamo poi così sicuri di sapere che cosa è bene per una persona? Le scelte di vita sono sempre individuali e la gua-rigione, per alcuni, non coincide affatto con l’a-dozione di criteri collettivi e con l’adattamento a una realtà che spesso non rispecchia la propria verità interiore. Qui si nasconde quella che ci piace chiamare terapia inquieta. Essa va per una strada completamente diversa da quella che è stata programmata, perché risponde a destini del tutto personali e non generalizzati. Rimane sempre il dubbio che la soluzione sarebbe potu-ta essere un’altra, ma uno psicologo deve saper accettare questo limite e scegliere.

  • SAHMagazine

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    Ringrazio vivamente e mi compiaccio per lo splendido format della vostra rivista. La visita per l’accreditamento dell’Ambulatorio di Angiologia è stata l’occasione per conoscere la bella struttura in cui operate e di cui ho avuto modo di apprezzare l’organizzazione ed il livello di aggiornamento. La calda accoglienza riservata a noi accreditatori rimarrà come uno dei migliori ricordi della nostra vita professionale. Cordiali saluti.

    Prof.ssa Elsa Marchitelli Responsabile Ufficio Accreditamento SIAPAV

    Nel rinnovare la mia stima e la mia gratitudine per quello che avete fatto per me e la mia famiglia.Vi porgo un Grazie di Cuore.Barresi Pasquale , Bologna

    Mi chiamo Nicodemo Condello e sono stato operato recentemente al S. Anna per una valvulopatia. Voglio espri-mere tutto il mio apprezzamento per la professionalità del personale medico e infermieristico, oltre che per l’or-ganizzazione complessiva dell’ospedale. Ma quello che mi ha colpito più di ogni altra cosa è la disponibilità di tutti a comprendere il disagio di chi è malato e per questo ha bisogno non solo di cura ma anche di conforto morale. Non solo il gesto ma anche la parola, a volte, è necessaria per sentirsi meglio, per convincersi che la malattia può essere superata. Io la penso così e per questo mi ha colpito molto quello che trovato al S. Anna. Per un malato, l’augurio è sempre quello di non avere più bisogno dell’ospedale in futuro ma, se dovesse capitare di nuovo, so almeno di essere in buone mani in tutti i sensi. Grazie ancora per tutto quello che avete fatto.

    Nicodemo Condello

    lettere al Magazine

    Ciao Maria

    Fino a un mese prima di morire, Maria Franzone si è sempre recata regolarmente al lavoro. A lei importava nulla di essere in pensione già da un bel po’ di tempo, ogni mattina indossava lo stesso la divisa blu e chiedeva di essere accompagnata lì. Perché il S. Anna, per Maria, non era un posto di lavoro qualsiasi ma era tutta la sua vita. C’aveva trascorso più o meno mezzo secolo e dunque si può dire che fos-se coetanea dell’ospedale. C’era arrivata con una caparbietà non comune per una giovane donna degli anni Sessanta, così diversi per mentalità da quelli di oggi: l’al-lontanamento da Filandari, il paese in cui era nata nel 1930, la voglia di emancipar-

    si e di rendersi autonoma proprio attraverso un lavoro, l’incontro quasi casuale, a Catanzaro, con il profes-sore Frontera e da lì, l’avvio di una collaborazione mai più interrotta e che pian piano ha fatto di Maria una specie di icona del S. Anna. Era un punto di riferimento per tutti, racconta chi ci ha lavorato insieme. Medi-ci, infermieri, ausiliari, chiunque avesse un problema o un’esigenza alla sua portata poteva rivolgersi a lei, sicuro che avrebbe fatto tutto ciò che le era possibile per dare una mano. Perché Maria era essenzialmente quello che in genere definiamo “una persona di fiducia” ma che nel suo caso non è affatto un modo dire come un altro. Lei era una di quei lavoratori che prima ancora del senso del dovere avvertono quello della lealtà e dell’appartenenza verso una comunità e per questo diventano doppiamente preziosi. Era la colle-ga, l’amica dell’ascolto paziente e delle parole concilianti. Ne hanno tratto beneficio anche e soprattutto i malati e sarebbe superfluo spiegare cosa e quanto, sul piano umano prima ancora che professionale, una persona così possa aver dato a chi era fiaccato dalla sofferenza. La sanità dal volto umano, la capacità di accoglienza di un ospedale: spesso sono temi di dibattito, obiettivi a cui tendere ma che sovente restano semplicemente tali. Maria, invece, li aveva già dentro, li portava con sé come fatto naturale, un concetto dato per scontato. Ha lasciato questa eredità. La migliore possibile.

    “Io da medico ragiono esattamente così: la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa.”

    Grazie, dottore Jannacci. Sentiremo la sua mancanza.

  • evento istituzionale

    CORSODI AGGIORNAMENTO SULLA DIAGNOSTICA AD ULTRASUONI24/25 maggio 2013 Villaggio Solemare - Loc. Baia del Tono S. Nicolò di Ricadi (VV)

    programmavenerdì 24 maggio 2013

    ore 14.00Registrazione dei partecipanti

    ore 14.30Inaugurazione del corso

    Saluti del presidente nazionale SIDV -GIUVP.L. Antignani (Roma)

    ore 15.00Lettura: Glicocalixrestoring: dalla fisiopatologia alla clinica G.M.Andreozzi (Padova) presenta S. de Franciscis (Catanzaro)

    I SESSIONE: LE BASI E LE NOVITA’ TECNOLOGICHEModeratori:P.L. Antignani (Roma)M. Di Salvo (Catania)

    ore 15.30Il settaggio dell’ecografo per la valutazione ottima-le dei diversi distretti vascolari L. Aluigi (Bologna)

    ore 15.50Color Power B-Flow ed enhasncement; indicazio-ni ed applicazioniA. Amato (Bologna)

    ore 16.10Compilazione interattiva di referti eco color dop-pler,da immagini normali o patologiche D. Righi (Firenze)

    ore 16.30Fly thru 4 d real time nelle carotidi E. Diaco (Catanzaro)

    ore 16.50Coffee break

    ore 17.15Nuove tecnologie ecografiche per l’identificazio-ne precoce del danno vascolare (quality intimamedia thickness e quality arterial stiffness)G. Lessiani (Chieti)

    ore 17.35L’auto doppler e la VPQ Vascular PlaqueQuantification G. Ardita (Catania)

    ore 17.55Lo studio dell’insufficienza venosa cronica cere-bro-spinale con la tecnologia “Multigate Quality Doppler Profiles” nel pazientecon sclerosi multipla M. Amitrano (Avellino)

    ore 18.15/19.05DiscussioneS. Ciranni (Catanzaro)G. Torcia (Catanzaro)O. Manferoce (Reggio Calabria)V. Emanuele (Catanzaro)A. Giacobbe (Lamezia Terme)A. Barone (Reggio Calabria)

    programmasabato 25 maggio 2013

    ore 09.00Lettura “Crossectomia sì, crossectomia no”C. Allegra (Roma) presenta N. Barbera (Reggio Calabria)

    II SESSIONE: le trombosi venose e la malattia varicosaModeratori: T.A. Baroncelli (Prato) G. Failla (Catania)

    ore 09.30La diagnosi di trombosi venosa profonda: CUS,eco color Doppler, D-Dimero R. Pepe (Roma)

    ore 09.50Nuove frontiere terapeutiche nella trombosi veno-sa profonda G. Palareti (Bologna)

    ore 10.10Il controllo del paziente con trombosi venosa pro-fonda dopo la dimissione e nel territorio F. Lione (Cosenza)

    ore 10.30Il controllo eco color Doppler dopo trombosivenosa profonda M. Del Guercio (Napoli)

    ore 10.50Mapping venoso M. Gallucci (Roma)

    ore 11.10Coffee break

    ore 11.40La terapia conservativa e chirurgica delle varici.Indicazioni strumentaliR. Serra (Catanzaro)

    ore 12.00Scleromousse e laser endovenoso a confrontoG. Rosi (Perugia) C. Baraldi (Catanzaro)

    ore 12.20La terapia compressiva post trombosi venosa pro-fonda, post scleromousse, laser e stripping F. Mariani (Siena)

    ore 12.40DiscussioneA. Talarico (Crotone)L. Pilegi (Vibo Valentia)C. Minacapelli (Catanzaro)A. Conti (Cosenza)L. Bagnato (Reggio Calabria)M. Rendace (Cosenza)G. Muleo ( Catanzaro)

    ore 13.30Lunch

    III SESSIONE: l’aorta addominaleModeratori:F.G. Caliò (Catanzaro)P. Volpe (Reggio Calabria)

    ore 14.30Il paziente con aneurisma dell’aorta addomina-le. I parametri per l’indicazione ad intervento chi-rurgico convenzionale o endovascolare B. Gossetti (Roma)

    ore 14.50La diagnostica strumentale ecocolordoppler pree post interventoA. Apollonio (Roma)

    ore 15.10La diagnostica Angiotac pre e post intervento G. L. Odoardi (Catanzaro)

    ore 15.30DiscussioneS. Filippo (Cosenza)P. Grillo (Catanzaro)R. Gigliotti (Catanzaro)B. Missiroli (Catanzaro)A. Agnino (Catanzaro)

    ore 16.00/18.00PARTE PRATICA - EcocolordopplerE. Diaco (Catanzaro)O. Manferoce (Reggio Calabria)A. Talerico (Crotone)C. Minacapelli (Catanzaro)L. Pilegi (Vibo Valentia)G. Failla (Catania)G. Ardita (Catania)

    ore 18.00ConclusioniE. Diaco (Catanzaro)

    ore 18.20Verifica ECM

    responsabile scientifico del corsoElia DiacoResponsabile Ambulatorio di Angiologiae Medicina VascolareSant’Anna Hospital Catanzaro Viale Pio X n. 111 88100 Catanzaro [email protected] www.eliadiaco.it

    segreteria organizzativa

    PROMO dea srlPiazza A Serravalle 9 88100 CatanzaroTel e fax 0961 722253 [email protected] www.promodea.it

    provider ecmSIDV-GIUVVia P. Borsieri, 12 - 00195 Romatel. 06 3729466 fax 06 [email protected] www.sidv.net

    patrocini

    Regione Calabria

    Università degli Studi di Catanzaro

    Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoriatri delle Province di Catanzaro e Vibo Valentia

    S. Anna Hospital Catanzaro

    Biocontrol Cosenza

    Familiari Crotone

    Dubium sap ien t iae in i t ium

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    Per informazioni e prenotazioni contattare la segreteria organizzativa o consultare il sito www.promodea.it

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